Frosinone, diffidata l'azienda Saf: accusata di utilizzare logo Legambiente

 

Redazione

 
FROSINONE – Dopo le ultime inchieste sui rifiuti nel Lazio, che hanno visto nei giorni scorsi molte aziende e gestori indagati con l'accusa di declassificare in modo illecito lo status di rifiuti da pericolosi a non pericolosi, modificandone il codice CER e gestendoli a costi inferiori di quelli corretti, emerge che una delle aziende coinvolte ha addirittura illecitamente inserito il logo di Legambiente nel proprio sito come se l'associazione ne fosse partner. Dura e determinata la risposta degli ambientalisti: "Abbiamo diffidato l'azienda Saf dall'utilizzo del nostro logo sul sito della società chiedendone l'immediata rimozione -dichiarano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani direttore generale di Legambiente- mai abbiamo concesso l'uso del logo tantomeno siamo partner in alcun modo dell'azienda che ha evidentemente tentato di speculare con il buon nome dell'associazione. Continueremo invece a seguire le vicende giudiziarie appena emerse, sostenendo a piena forza il lavoro degli inquirenti e delle forze di polizia. Visto il tentato coinvolgimento in maniera illegittima della nostra associazione da parte di soggetti implicati dell'inchiesta, valuteremo quando sarà il momento, anche la costituzione come parte civile in eventuali processi, contro chi, in barba alle regole e al rispetto di ambiente e salute dei cittadini, ha gestito illegalmente i rifiuti nel Lazio, millantando addirittura una partnership con Legambiente, associazione dove ogni attivista, circolo o volontario, lavora incessantemente da anni e continuerà a farlo per scardinare i vecchi, illegali e feroci metodi di smaltimento dei rifiuti".



Maturità, ecco le materie: latino al Classico e matematica allo Scientifico

 

Redazione

Latino al Liceo classico, Matematica allo Scientifico, Economia aziendale per l'indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing degli Istituti tecnici, Tecniche professionali dei servizi commerciali per l'indirizzo Servizi commerciali degli Istituti professionali. Sono alcune delle materie scelte per la seconda prova scritta della Maturità 2017, annunciate oggi dalla Ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, con un video lanciato sulla pagina Facebook e sui social del Ministero.Dopo la prima prova, quella di italiano, uguale per tutti gli studenti, la seconda prova sarà diversificata per ciascun indirizzo. Ricerca delle Materie degli Indirizzi d'Esame sul sito del MIUR. Quest'anno la Maturità avrà inizio mercoledì 21 giugno, con la prova di Italiano. Il 22 giugno sarà la volta della seconda prova scritta, nella materia caratterizzante ciascun indirizzo. Stavolta la prima prova scritta è affidata a commissari esterni, mentre la seconda prova scritta è affidata a commissari interni.

Per la scelta delle materie è stato utilizzato in alcuni casi il criterio dell'alternanza, in altri – si spiega – si è preferito "il consolidamento della materia più rappresentativa del percorso di studi e maggiormente qualificante rispetto al profilo in uscita degli studenti". In occasione della comunicazione delle materie della seconda prova scritta è stato anche lanciato il canale Instagram del Ministero: "continuiamo ad ampliare la nostra presenza sui social per raggiungere un'utenza sempre più trasversale in modo diretto e immediato, con una nuova attenzione rivolta in particolare a studentesse e studenti". Il percorso di avvicinamento alla Maturità sarà accompagnato da una serie di attività di comunicazione dedicate alle ragazze e ai ragazzi che faranno l'esame a giugno, con video di esperti, curiosità e informazioni sulla preparazione delle prove.

I LICEI – Le materie per la seconda prova sono: Latino al Liceo classico; Matematica al Liceo scientifico; Matematica al Liceo scientifico – opzione Scienze Applicate; Lingua straniera L1 al Liceo linguistico; Scienze umane al Liceo delle scienze umane; Diritto ed economia politica al Liceo delle scienze umane – opzione Economico sociale; Discipline artistiche e progettuali, caratterizzanti l'indirizzo di studi nel Liceo artistico; Teoria, analisi e composizione al Liceo musicale; Tecniche della danza al Liceo coreutico.GLI ISTITUTI TECNICI – Tra le materie scelte per i Tecnici: Economia aziendale per l'indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing; Discipline turistiche e aziendali per il Turismo; Impianti energetici, disegno e progettazione per l'indirizzo Meccanica, Meccatronica ed Energia – articolazione Energia; Struttura, costruzione, sistemi impianti del mezzo per l'indirizzo Trasporti e Logistica; Topografia per l'indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio.

GLI ISTITUTI PROFESSIONALI – Tra le materie scelte per i Professionali: Scienza e cultura dell'alimentazione per l'indirizzo Servizi enogastronomia e ospitalità alberghiera – articolazione Enogastronomia; Tecniche professionali dei servizi commerciali per l'indirizzo Servizi commerciali; Tecniche di produzione e di organizzazione nell'indirizzo Produzioni industriali e artigianali – articolazione Industria; Linguaggi e tecniche della progettazione e comunicazione audiovisiva per l'indirizzo Produzioni industriali e artigianali – articolazione Industria, opzione Produzioni audiovisive. Sulla pagina del sito del Miur dedicata all'Esame di Stato è disponibile l'elenco di tutte le materie. È disponibile anche l'elenco delle discipline affidate a commissari esterni.




Regione Lazio: si è insediata la commissione terremoto

Redazione

 
LAZIO – Si è insediata oggi la commissione speciale sul terremoto del Consiglio regionale del Lazio, istituita con la legge regionale n. 17 del 2016 (legge di Stabilità 2017). Eletto presidente Pietro Di Paolo (Cuoritaliani), con 12 voti, vicepresidenti Daniele Mitolo (Pd) e Devid Porrello (M5s). Il nuovo organismo avrà il compito “di effettuare studi, esami, indagini, ricerche, approfondimenti sulle misure a favore delle zone del Lazio colpite da eventi sismici, con particolare attenzione all’attività di prevenzione e gestione dei conseguenti interventi”, come stabilito al comma 154 dell’articolo 3 della legge.
 
La commissione, inoltre, potrà: a) elaborare proposte legislative e amministrative per definire e programmare interventi per neutralizzare o quantomeno ridurre i danni legati al terremoto; b) promuovere incontri, seminari e convegni sui temi di propria competenza; c) scambiare, rendere pubblici e diffondere i dati, le informazioni e le esperienze dei soggetti istituzionali, al fine di promuovere una maggiore conoscenza del fenomeno e una cultura di prevenzione dello stesso; d) fornire al Consiglio regionale il quadro dettagliato in merito all’attività, ai risultati conseguiti e ai benefici prodotti dagli interventi posti in essere a favore delle popolazioni colpite dal terremoto, con particolare riferimento ai fondi disponibili, alle risorse impegnate ed erogate e, infine, alle modalità e ai criteri per la concessione di contributi ai soggetti coinvolti, pubblici o privati.
 
“Privilegeremo soprattutto la fase dell’ascolto e punteremo a favorire la semplificazione burocratica a beneficio dei terremotati che ce la stanno mettendo tutta per ripartire”, ha dichiarato il neo presidente Di Paolo. È previsto che la commissione duri in carica fino alla fine della legislatura e che presenti annualmente all’Aula una relazione sull’attività svolta. Ne fanno parte, oltre ai tre consiglieri eletti nell’ufficio di presidenza: Enrico Panunzi (Pd); Daniela Bianchi (Si-Sel); Gianluca Quadrana (Lista Zingaretti); Daniele Fichera (Psi); Marino Fardelli (LB-OL); Piero Petrassi (Cd); Antonello Aurigemma (Pdl-FI); Giancarlo Righini (FdI); Francesco Storace (La Destra); Olimpia Tarzia (Lista Storace).



Parchi Regionali del Lazio: finisce la gestione commissariale

Redazione

La Regione Lazio ha nominato i Presidenti dei Parchi Regionali mettendo la parola fine al lungo periodo di commissariamento degli Enti Parco e ponendo le basi per il rilancio del sistema regionale dei parchi che conservano habitat, specie e paesaggi di elevato pregio, e coinvolgono territori interessati da attività turistiche e agro-silvo-pastorali di enorme valore. Con la stabilizzazione della governance dei Parchi la Regione Lazio, oltre a rafforzare il loro impegno nella conservazione della biodiversità, si pone in controtendenza positiva rispetto ad altre regioni che, in questa fase, stanno indebolendo i loro sistemi di aree protette anziché rilanciarne il ruolo e la funzione come hanno fatto il presidente Zingaretti e l’assessore Buschini. In questo contesto positivo Legambiente esprime un plauso, in partiolare, per la nomina di Maurizio Gubbiotti a Presidente di RomaNatura. Finisce una lunghissima fase commissariale iniziata ad agosto 2010, e si ritorna ad una gestione ordinaria degli Enti con il ripristino anche dei consigli direttivi e delle comunità dei parchi, secondo quanto previsto dalla Legge Regionale 29/97 e le modifiche apportate con L.R. 10 agosto 2016.
 
“Siamo soddisfatti per la fine dei commissariamenti nei Parchi e felici che Maurizio Gubbiotti sia diventato Presidente di RomaNatura – commentano Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente e Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio  -, certi che porterà avanti il lavoro straordinario già avviato da commissario dell’Ente in questi ultimi tre anni. Maurizio Gubbiotti, ambientalista e legambientino da tutta la vita, al quale vanno i nostri auguri, ha saputo raccogliere una sfida tutt’altro che semplice, rilanciando il protagonismo delle aree protette a Roma come mai si era visto prima di oggi, attraverso progetti capaci di coniugare la tutela della biodiversità con lo sviluppo sostenibile, fino anche alla nascita di un nuovo e positivo senso di appartenenza per operatori, associazioni, aziende agricoli e cittadini delle aree protette. Ora la Regione deve proseguire il lavoro intrapreso per valorizzare e rilanciare i Parchi, continuando a portare in consiglio e approvare il più velocemente possibile i Piani di Assetto che ancora mancano, – concludono Muroni e Scacchi – è in questo modo che si forniscono alle aree protette, tutti gli strumenti necessari nell'assumere un nuovo e forte ruolo per la promozione dello sviluppo sostenibile e la tutela della biodiversità”.



Lazio, migliora la situazione per i trasporti. Maglia nera a Roma e per le tratte Atac

Redazione

Legambiente ha pubblicato il dossier nazionale Pendolaria 2016, con tutti i numeri relativi al trasporto ferroviario, metropolitano e tramviario d’Italia. Nel Lazio ci sono ben 540.000 pendoalari sulle tratte ferroviarie, quasi tutte tra i primissimi posti nella classifica delle più frequentate. Nel Lazio ci sono un totale di 383 treni, la cui età media è di 16,9 anni (a fronte di una età media nazionale di 17,2 anni) e nella nostra Regione il 27,1% dei treni ha più di 15 anni (il 69% in Italia). Mentre a Roma e per le linee ATAC la situazione è molto peggiore, i treni ed il servizio dell’azienda di trasporti comunale sono tra i peggiori in assoluto sulla Roma-Lido e la Roma-Viterbo, e i 154 tram romani (ce ne sono ben 663 a Milano e 189 a Torino), hanno una media età di 22,1 anni (media nazionale 13,5) e il 100% ha più di 15 anni (in italia il 30%) Intanto gli utenti delle metropolitane romane si attestano a 308.130.000 all’anno e 941.870.000 nei bus. Il miglioramento riguarda solo i pendolari che viaggiano sulle linee della Regione gestite da Trenitalia.
 
Si sta infatti sostituendo ben l’80% del materiale rotabile grazie ai fondi regionali e al contratto di servizio che ha già permesso la messa su binario di 36 nuovi treni tra Jazz e Vivalto e di programmare la sostituzione di altri treni. Da nuovo contratto di servizio firmato alla fine del 2016 tra Regione e Trenitalia si prevede uno stanziamento annuale a Trenitalia di 225 mln di euro con un investimento complessivo di 539,2 milioni di euro (444,2 mln da Trenitalia e 95 mln dalla Regione Lazio) e grazie a queste risorse saranno acquistati 15 nuovi treni jazz, 114 nuove vetture Vivalto e sarà effettuato il revamping di 46 treni ad AF. Molto diversa la situazione sulle linee gestite da Atac, dove la qualità del servizio è davvero pessima per i pendolari, con treni vecchissimi, sporchi e in perenne ritardo in particolare sulle linee Roma-Lido di Ostia e Roma-Viterbo considerate tra le peggiori d’Italia da anni. Roma poi non ha visto realizzare nel 2016 nessun centimetro di tram, metro o nuovi binari ferroviari, mentre nel 2015 erano stati aperti 6,9 km di linee metro tra prolungamento della B1 (1,5 km) e della C (5,4 km) e a oggi, l’unico progetto finanziato riguarda il prolungamento di 3,6 chilometri della metro C fino a Colosseo, mentre non è aperto nessun cantiere di tram: a questi ritmi Roma, per recuperare la distanza e raggiungere la media di dotazione delle altre città europee (in termini di metropolitane ogni 1.000 abitanti), dovrà attendere 80 anni.
 
“C’è un miglioramento sul fronte dei treni regionali del Lazio con il nuovo contratto di servizio tra Regione e Trenitalia al quale però corrisponde una sempre scadente offerta di spostamento per le linee gestite da ATAC a Roma – dichiara Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio – in più lo sviluppo della mobilità su ferro è completamente immobile nella capitale, considerando che nel 2016 non c’è stato neanche un metro di nuovi binari. È evidente che se gli investimenti sulle ferrovie regionali stanno dando un’accelerazione al miglioramento della qualità di viaggio sui treni nel Lazio, altrettanto non avviene a Roma. La capitale, a questo ritmo di messa su strada di nuovi binari,impiegherà 80 anni per adeguarsi allo standard delle grandi città europee; avviare la cura del ferro, cantierare nuove linee tramviarie e realizzare i prolungamenti già previsti delle metropolitante è indispensabile per provare a ridurre il gap e cambiare in meglio il volto della città intera”. Intanto è dei giorni scorsi il finanziamento regionale per ATAC di 85 milioni da investire sulle linee Roma-Lido e Roma-Viterbo e il cambio di gestione dei tracciati e delle stazioni delle stesse ferrovie che passano a RFI, azioni queste viste con favore dagli ambientalisti del cigno verde.



"Hotel Rigotiano costruito su detriti"

di Marco Staffiero

Un’altra tragica storia tutta italiana.  Una strage annunciata, che anche questa volta poteva essere evitata.  La superficialità, la mancanza di professionalità e spesso chiamiamola con il vero nome, la criminalità, perché è di questo che si tratta anche in questo specifico caso ha fatto da padrona all’interno di un meccanismo burocratico. Adesso esce fuori che ''L'Hotel Rigopiano è costruito su un'area formata da detriti come mostrano inequivocabilmente due mappe ufficiali della Regione Abruzzo. I rischi erano noti già dal 1991 ma sono stati ignorati''. E' la denuncia che arriva dal Forum H2O.
 
Per l'area del Rigopiano la prima mappa elaborata dalla Regione Abruzzo che segnalava criticità importanti è del periodo 1989-1991 ed è stata ripresa tal quale e, quindi, confermata dalla Giunta Regionale abruzzese con tanto di delibera il 27/12/2007, la n.1383, con cui è stato adottato il Piano di Assetto Idrogeologico. Le due carte ufficiali mostrano inequivocabilmente che l'hotel Rigopiano è costruito al centro di un'area con colate detritiche, dette conoidi. Sorge, cioè, su un'area rialzata formata proprio dai detriti che arrivano giù dal canalone a monte dell'albergo. ''Il fatto che ci fosse una struttura preesistente – spiega Augusto De Sanctis del Forum H20 – non vuol dire granché perché i tempi di ritorno di questi fenomeni estremi possono essere più lunghi di qualche decina di anni. Un po' come avviene per le piene dei fiumi, ci sono gli eventi che mediamente avvengono ogni 50 anni, quelli più importanti che avvengono ogni 100 anni e poi quelli estremi che possono avvenire ogni 500 anni e che raggiungono aree che sembravano ai non addetti ai lavori tranquille''.
 
Le carte del rischio tengono appunto conto di questa periodicità perimetrando aree sempre più vaste al crescere del tempo di ritorno. I geologi identificano le aree di rischio non solo attraverso gli eventi già noti, riportati nel catasto di frane e valanghe, ma anche e soprattutto basandosi su alcune caratteristiche specifiche del terreno cui ricollegano il tipo di eventi che può verificarsi. E lì questi segnali dovevano essere evidentissimi, tanto che da decenni sono evidenziati sulle mappe ufficiali. D'altro lato, senza conoscere queste carte che oggi divulghiamo, solo interpretando le foto aeree, in questi giorni questo processo lo hanno spiegato benissimo diversi geologi. Ora abbiamo anche le mappe che dicono che gli enti avevano almeno gli elementi conoscitivi. Riportati ufficialmente. Insomma, al momento della ristrutturazione principale avvenuta circa dieci anni fa – che ha ampliato le capacità ricettive della struttura e quindi il rischio intrinseco – c'erano tutti gli elementi, sia sul terreno, sia nelle carte, per accorgersi dei problemi.
 
''Negli atti del procedimento amministrativo della ristrutturazione dell'albergo sarà interessante verificare cosa vi è scritto, visto che il Decreto 11/03/1988 dal titolo evocativo – continua De Sanctis – "Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione. Istruzioni per l'applicazione" obbliga a rilevare anche questi aspetti ed evidenziarne i potenziali effetti.Purtroppo, però, nel quadro risalta anche la gravissima omissione della regione Abruzzo che si era dotata di una legge sulle valanghe 25 anni fa, la n.47/1992, in cui si prevedeva l'inedificabilità per le aree a rischio potenziale di caduta e la chiusura invernale delle strutture preesistenti in caso di pericolo. La mappa in 25 anni non è stata mai redatta. I documenti sono lì, sul sito web della Regione, disponibili a tutti, li abbiamo trovati in pochi minuti – conclude De Sanctis -. Basta voler cercare. Volevamo aspettare qualche giorno per rispetto per le vittime e i soccorritori, sperando in ulteriori salvataggi, ma con l'inchiesta della Procura è bene divulgare questa documentazione''. Una storia triste, che purtroppo fa capire con amarezza e rabbia in che paese viviamo.



Regione Lazio e Arsial: torna "Sapere i Sapori" il progetto per la corretta alimentazione degli studenti

 

Redazione

 

Regione Lazio / Arsial – Torna “Sapere i Sapori”, il progetto di comunicazione ed educazione alla corretta alimentazione sostenuto da Regione Lazio e Arsial e rivolto agli studenti degli istituti scolastici della scuola primaria, media inferiore e del primo biennio degli istituti di istruzione superiore e degli Enti di formazione accreditati dalla Regione Lazio. Fornire alle scuole gli strumenti indispensabili per realizzare progetti e interventi di sensibilizzazione e formazione sui corretti stili di vita e sulle scelte alimentari consapevoli e responsabili da parte delle giovani generazioni, con particolar riguardo alle produzioni tipiche del Lazio: questo l’obiettivo primario del bando.

 
Novità del 2016-2017: è stato proposto un elenco di attività formative che privilegia il coinvolgimento diretto dei destinatari nelle attività educative, prevedendo il confronto con le imprese del settore ed esperienze dirette legate all’agricoltura, all’allevamento, alla produzione e al consumo del cibo. Il budget complessivo per l’anno scolastico 2016/2017 è di 350mila euro, sino a esaurimento fondi e in ordine cronologico di arrivo delle domande, sempre secondo la ripartizione prevista dal bando nel “rapporto popolazione scolastica/provincia” (60% alla provincia di Roma e il 40% alle altre provincie).
 
I numeri di Sapere i Sapori 2016/2017: ad oggi sono 147 scuole coinvolte, così distribuite sul territorio: 90 a Roma e provincia; 22 in provincia di Latina; 18 in provincia di Frosinone; 12 in provincia di Viterbo e 5 in provincia di Rieti. Sul totale di 26.147 coinvolti, 15.182 si trovano a Roma e provincia; 3.574 a Latina; 4.040 a Frosinone; 2.794 a Viterbo, 557 a Rieti.



Lazio: sesta regione in Italia per numero di beni confiscati alle mafie

 

di Marco Staffiero

 

In un momento di crisi economica l'unica a guadagnarci è la criminalità organizzata. Non è una novità la costante presenza delle mafie nel territorio regionale. I dati resi noti oggi dalla Regione Lazio non lasciano scampo ad equivoci: nel territorio delle cinque province sono 1270 i beni immobili confiscati alle mafie. Dopo Sicilia, Campania, Calabria, Puglia e Lombardia, il Lazio è la sesta regione in Italia per numero di beni confiscati.

Di questi il 65,7% è sotto la gestione dell’Agenzia nazionale dei Beni sequestrati e confiscati (Anbsc), mentre la parte restante è già stata destinata prevalentemente ai comuni. Sono 86 i comuni del Lazio interessati dalla confisca di almeno un immobile, ossia il 28% dei comuni laziali che, per il 90%, si trovano nelle province di Roma, Frosinone e Latina. Nello specifico: 9 in provincia di Rieti, 30 in provincia di Viterbo, 100 in provincia di Frosinone, 410 in provincia di Latina e 721 in provincia di Roma. Mentre i comuni in cui si registra il maggior numero di immobili confiscati sono: 14 a Fiuggi, in provincia di Frosinone, 98 a Cisterna di Latina, 76 a Sabaudia e 71 a Fondi, in provincia di Latina, 12 a Tarquinia, in provincia di Viterbo, 41 a Velletri, in provincia di Roma e 446 beni, nella città di Roma.
 
Sono 523 aziende confiscate nel Lazio che è la terza regione dopo Sicilia e Campania. Di queste: 98, ossia 18,7%, risultano già destinate ad affitto, vendita o liquidazione; 485, ossia 81,3%, in gestione all’amministrazione giudiziaria o Anbsc. Nello specifico: 1 in provincia di Rieti, 4 in provincia di Viterbo, 9 aziende confiscate, di cui 6 in via definitiva, in provincia di Frosinone; 45, di cui 28 in via definitiva, in provincia di Latina, 464, di cui 197 in via definitiva, in provincia di Roma. In linea con la tendenza nazionale la forma giuridica più ricorrente tra le aziende confiscate è quella a responsabilità limitata, che rappresenta il 76% del totale.
 
Mentre riguardo ai settori in cui operano, per la maggior parte si tratta di: attività immobiliari, servizi alle imprese, costruzioni, informatica, commercio, attività di ristorazione e alberghiero. Dei dati allarmanti, sottolineati anche da un recento monitoraggio dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico sulla Sicurezza e la Legalità, aggiornato al 19 maggio 2016, che rileva nel Lazio 92 organizzazioni criminali. Un numero in aumento rispetto al 2015, in cui erano stati censiti 88 gruppi operanti sul territorio romano e nel resto della regione. Si tratta perlopiù di “famiglie”, cosche e clan, nonché consorterie autoctone, che hanno operato e operano in associazione fra loro commettendo reati aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di agevolare l’organizzazione criminale di cui fanno parte. Sulla Capitale e nel territorio della provincia di Roma, incidono circa 76 clan, 23 invece sono le organizzazioni dedite al narcotraffico, nei diversi quartieri che compongono il territorio capitolino.

Come già ampiamente illustrato, a Roma sono significativamente presenti e con un ampio potenziale criminale, le mafie cosiddette “tradizionali” (‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra). Sul territorio non opera soltanto la criminalità di casa, nel corso degli ultimissimi anni si sono fatte strada organizzazioni criminali di matrice straniera in particolare di etnia nigeriana, albanese, cinese e georgiana. Le organizzazioni mafiose nigeriane  hanno da decenni una dimensione transnazionale pur mantenendo i centri di comando in Nigeria, nella Capitale e nelle province di Roma e Viterbo.



Lazio, rifiuti: al via le linee guida per la tariffazione puntuale

 

Redazione

 

REGIONE LAZIO – Rifiuti, la Regione adotta un provvedimento per promuovere la tariffazione puntuale: uno strumento per incentivare prioritariamente il contenimento e la riduzione della produzione di rifiuti e per potenziare l'invio a riciclare le diverse frazioni di rifiuti tramite la raccolta differenziata. Uno strumento importante per incentivare i cittadini a fare nel miglior modo possibile la raccolta differenziata. L’obiettivo è quello di giungere a un piano tariffario che premierà, con agevolazioni sulle bollette, chi produrrà meno rifiuti. Un metodo che non si basa più sul numero dei componenti dei nuclei familiari e sui metri quadri delle abitazioni ma sulla quantità e sulla correttezza nel conferimento da parte di ciascun utente.
 
I comportamenti virtuosi avranno un riconoscimento monetario pressoché immediato, secondo il principio che chi produce meno e ricicla meglio paga di meno,  con la sicurezza, seguendo i principi della trasparenza, che i cittadini paghino solo il numero di conferimenti realmente operati oltre a quelli già inclusi nella parte fissa della tariffa. Nella deliberazione, inoltre, sono individuate le azioni che i Comuni dovranno adottare al fine di realizzare la verifica puntuale della produzione di rifiuti partendo dalle utenze non domestiche e sono previsti sostegni economici per gli stessi Comuni, sia di parte corrente che di parte capitale, nell'ambito della programmazione sulla differenziata.
 
“I regolamenti comunali di gestione dei rifiuti urbani potranno essere aggiornati con le modalità attraverso le quali la nuova tariffazione può essere attuata in relazione alla “quantificazione” dei rifiuti prodotti dalle singole utenze- lo ha detto Mauro Buschini, Assessore Rapporti con il Consiglio, Ambiente e Rifiuti, che ha aggiunto: potranno essere utilizzati, ad esempio, sistemi di identificazione del singolo utente attraverso l’utilizzo di contenitori dedicati (sacchi o bidoni) di varie dimensioni e di etichette a barre, lacci, ecc. con codice a barra rimovibile che permettono l’associazione del numero di scarichi effettuati dall’utente; utilizzo di contenitori dedicati dotati di trasponder o tessera magnetica che permettono la registrazione dei dati identificativi; dotazione ai cittadini di contenitori con codice a barre serigrafato che quantifichino i rifiuti conferiti mediante lettura con pistola laser; utilizzo di sacchi o lacci per contenitori preacquistati che permettano all’utente di quantificare i rifiuti effettivamente conferiti in modo proporzionato al consumo di sacchi e/o lacci effettivamente impiegati e al volume predefinito”- ha detto ancora Buschini.



Farmaci scaduti e sporcizia: la triste realtà degli ospedali italiani

di Marco Staffiero

Un'altra triste notizia, che rispecchia in pieno un paese allo sbando. Negli ultimi anni sono molti i diritti che sono stati completamente calpestati dalla classe politica. Quello tra i più importanti è senza dubbio il diritto alla cura, alla salute e alla dignità umana. La situazione negli ospedali delle penisola è a dir poco catastrofica. Farmaci scaduti, carenza di posti letto, sporcizia: la sanità pubblica mostra il suo lato oscuro. A farlo emergere è un'operazione dei Nas, che hanno effettuato controlli a tappeto su tutto il territorio nazionale nell'arco di un mese.
 
Con l'impegno di 600 uomini, i Carabinieri per la tutela della salute Nas hanno effettuato ispezioni in 200 strutture ospedaliere italiane "al fine di verificare le condizioni di efficienza dei servizi di assistenza all'utente". I blitz condotti dai militari durante le festività natalizie hanno portato alla contestazione di 19 sanzioni amministrative e al deferimento di 11 persone all'autorità giudiziaria. Tra le anomalie riscontrate negli ospedali italiani, sulla scia del caso di Nola, vi sono "generalizzati casi di sovraffollamento con prevalenza di persone anziane nei pronto soccorso", soprattutto nelle strutture dei maggiori centri abitati, "anche a causa del concomitante picco epidemico influenzale accentuato dalle condizioni atmosferiche particolarmente avverse".
 
In alcune circostanze si è registrato "un numero di accessi al pronto soccorso pari al doppio della media giornaliera". I Nas hanno inoltre riscontrato "alcune situazioni particolari, oggetto di ulteriori approfondimenti, registrate nel corso delle attività di monitoraggio". Tra i casi più evidenti la chiusura, il 16 dicembre 2016, della sala operatoria del Dipartimento di Chirurgia di un ospedale della provincia di Ragusa "a causa della mancanza dei requisiti igienico sanitari e strutturali". Il 12 gennaio 2017 il Nas di Palermo ha invece segnalato un dirigente medico per aver "detenuto negli armadi delle stanze per l'emergenza di codice rosso e giallo, 13 confezioni di medicinali scadute di validità".
 
Nel mirino anche i farmaci. Sono state 34 le confezioni di medicinali scadute di validità rinvenute anche presso un ospedale della provincia di Bari mentre sono state rilevate "anomalie strutturali, organizzative e funzionali e attrezzature insufficienti (barelle, carrozzelle) presso gli ospedali della provincia di Cosenza. "Si tratta di episodi limitati", spiegano i Carabinieri, "che non condizionano la generalizzata situazione di funzionalità offerta dalla gran parte delle strutture visitate, operanti sul territorio". Per non parlare delle lunghe ed interminabili liste d'attesa per un controllo o un'analisi, che caratterizzano le trgiche strutture ospedaliere sparse sul tutto il territorio nazionale. Una fotografia brutta, un'immagine triste di un paese, che parla di diritti e civiltà e nella realtà calpesta senza nessuna pietà e dignità i suoi cittadini.



Cotral, bufera giudiziaria: 50 indagati accusati di attentato alla sicurezza dei trasporti, truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, abuso d'ufficio e falso

 

Red. Cronaca


COTRAL – Per anni hanno fatto risultare gli autobus perfettamente funzionanti, ma in realtà la manutenzione non veniva mai effettuata e i mezzi circolavano senza gli standard di sicurezza o subivano continui guasti: è l'accusa che la Guardia di Finanza rivolge ad una cinquantina di persone tra imprenditori e dipendenti del Cotral, l'azienda regionale dei trasporti del Lazio. Nei loro confronti, a vario titolo, è scattata l'iscrizione nel registro degli indagati con l'accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti, truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, abuso d'ufficio e falso.
 
In manette è finito il titolare di una società affidataria dell'appalto per la manutenzione e riparazione degli autobus. L'indagine, condotta dai finanzieri del comando provinciale di Roma, è durata due anni ed ha fatto emergere una "reiterata e spudorata" condotta delle società appaltatrici che, con la complicità dei dipendenti del Cotral, hanno certificato la manutenzione, incassando somme per prestazioni mai eseguite. Le indagini sono partite in seguito ad una denuncia presentata dai vertici del Cotral, allarmati dai continui guasti agli autobus che provocavano continui disservizi e disagi ai cittadini del Lazio. La stessa azienda aveva anche avviato un'ispezione interna al termine della quale erano emerse diverse criticità nei rapporti con le ditte appaltatrici.

Problemi che sono stati segnalati e hanno dato il via all'indagine della Guardia di Finanza. Gli accertamenti degli uomini del Nucleo di polizia tributaria hanno portato alla luce un "collaudato sistema di frode" ai danni di Cotral, messo in piedi da dipendenti e società appaltanti. "Dobbiamo rubà nei modi giusti" diceva al telefono l'imprenditore 55enne romano arrestato oggi, proponendo sistemi ancor più raffinati per non farsi scoprire e per continuare a truffare l'azienda. In particolare i finanzieri hanno scoperto che la manutenzione non veniva effettuata, anche se gli organi di controllo aziendali attestavano il contrario, e, in caso di sostituzione di pezzi, al posto di quelli nuovi e originali venivano utilizzati pezzi di ricambio usati e ripuliti. Inoltre, qualora era l'azienda stessa a fornire il pezzo da cambiare, questo veniva preso dalle ditte incaricate della manutenzione e rivenduto, mentre sull'autobus veniva montato un pezzo usato o ripulito. Il tutto, ovviamente, con la complicità dei dipendenti del Cotral. La mancata manutenzione riguardava anche pezzi importanti del bus, come il sistema frenante e le parti meccaniche principali. Il
 
Ma non solo: un controllo su circa 1.400 mezzi, praticamente la quasi totalità dei bus Cotral, ha fatto inoltre emergere che anche i cronotachigrafi digitali non venivano revisionati dall'impresa che aveva vinto l'appalto, che però forniva la necessaria certificazione. Dall'analisi dei sistemi di geolocalizzazione è infatti emerso che nelle date in cui veniva attestata la revisione, i mezzi era in realtà regolarmente in servizio. I finanzieri hanno così sequestrato all'azienda disponibilità finanziarie per circa 91mila euro, l'importo che il Cotral ha pagato per la taratura dei cronotrachigrafi.