Il costume ciociaro in Giappone

Terra di cultura. di antiche vissute tradizioni, rispettosa della natura nelle sue varie manifestazioni, ligia alle leggi ed alle regole e ai principi della civile convivenza, eccezionali capacità scientifiche e produttive, non ignorando arte e cultura in realtà ingredienti costitutivi della civiltà nipponica, come la quantità sterminata di musei e di biblioteche e di istituzioni culturali documentano.

 

Anche se tante contingenze e realtà quali la lingua, la cultura, le abitudini porterebbero a rendere difficoltosa ogni ipotesi di contatto, la storia pertanto richiama all’ordine e ci informa anche di alcuni fatti che, pur se di numero limitato, documentano la presenza ciociara.

 

La chiusura secolare al mondo occidentale venne addolcita e gradualmente cancellata a partire dalla metà del 1800 grazie all’Imperatore Mutsuhito (1852-1912) che nel corso della lunga presenza  rivoluzionò la vita culturale, artistica, industriale del Paese: è il periodo Meiji cioè del ‘regno illuminato’ che si fa iniziare nell’ottobre del 1868 fino alla morte dell’imperatore il 30 luglio 1912. Dopo una breve parentesi sul trono del figlio, nel 1926 fu nominato imperatore il nipote di Mutsuhito, Hirohito, protagonista della grande guerra contro gli Stati Uniti e vittima delle due esplosioni nucleari nell’agosto 1945.

 

Per rimanere nel tema dell’arte una iniziativa dell’imperatore fu anche quella di far conoscere la tecnica pittorica occidentale e in particolare la tecnica della pittura all’olio completamente sconosciuta in Giappone e la prima iniziativa fu l’invito al pittore Antonio Fontanesi ad insegnare in una scuola pubblica, a Tokyo.

 

L’opera del Fontanesi fu enormemente apprezzata e tale da aprire negli anni a venire un indirizzo pittorico di notevole successo noto come  lo stile yoga, cioè soggetti giapponesi e tecnica occidentale, alla quale gran parte degli artisti aderì, non solo all’olio ma anche al pastello e al carboncino, fino al presente.

 

E una visita del Prof. Yakou della Università Hokkaido a proposito di un quadro, nella mia collezione, di una pittrice francese della quale nella cattedrale di Nagasaki esistono due grandi opere su cui sta indagando e ricercando, mi ha aperto gli occhi su alcuni artisti giapponesi nel corso del 1800 a Roma non insensibili alle ragazze in costume ciociaro incontrate nei luoghi turistici. E dai suggerimenti del Prof.Yakou, qui appresso pur se brevemente, la presentazione di quattro di questi artisti che a cavallo tra ‘800 e ‘900 assieme allo studio delle antiche vestigia non mancarono di serbare ricordo e memoria delle ciociare di Piazza di Spagna o di Palazzo Farnese.

 

Kaneyuki Hyakutake (1842-1884). E’ il primo che incontriamo, prima  a Parigi nel 1878 e poi a Roma nel 1880. Faceva parte del servizio diplomatico e allo stesso tempo artista impegnato. A Parigi  frequentò lo studio di Léon Bonnat dal quale apprese gli elementi pittorici basilari occidentali come pure  il vivo interesse che l’artista francese nutriva per i soggetti ciociari. Infatti Bonnat fa parte della numerosa schiera degli artisti innamorati della iconografia ciociara, delle donne in particolare, tanto che a lui si debbono decine di quadri con ciociare. A Roma Hyakutake affianco all’attività diplomatica, frequenta lo studio di Cesare Maccari e ne assimila l’interesse per l’antico.  Qui presentiamo una sua opera di una ciociarella.

 

Hisashi Matsuoka (1862-1944) nel 1876-78 assieme al collega Asai Chū  frequenta le lezioni che Antonio Fontanesi tiene sulla tecnica pittorica occidentale. Nel  viaggio  a Roma nel 1880 dove  frequenta anche lui come il collega Hyakutake, lo studio di Cesare Maccari, poi  i corsi liberi all’ Accademia di Francia  e due anni  dopo all’Accademia di Belle Arti dove nel 1887 consegue il diploma  quindi, dopo il lungo soggiorno romano, ritorna in patria. Qui con il collega Asai Chū ed altri fondarono, seguendo i nuovi indirizzi yoga, l’Associazione Arte Meiji  dedicandosi all’insegnamento che portò avanti al livello di Università a Tokyo.

 

Takeji Fujishima (1867-1943).  Influenzato dal Liberty, fu uno dei massimi esponenti di pittura occidentale nel Giappone di fine XIX secolo ed artista della Casa imperiale” e considerato tra i più amati, anche per i suoi scritti sulla mitologia, l’estetica e il design.

Nel 1905 inizia il viaggio in Europa che lo porta per un paio di anni a Parigi dove frequentò le lezioni di Cormon e poi a Roma fino al 1909 dove seguì con particolare interesse gli insegnamenti di Carolus-Duran direttore all’Accademia di Francia. Quindi in Giappone dove si inserì con successo nell’insegnamento adoperandosi alla diffusione e altresì all’integrazione con quella giapponese, delle nuove metodologie e correnti pittoriche occidentali dello yoga. Si dedicò anche all’approfondimento della propria arte attraverso lo studio dei maestri del Rinascimento italiano maturando quel concetto della semplicità che gli fu guida e altresì motivo di insegnamento.

 

Hakutei Ishii (1882-1958). Studiò  pittura ad olio ed acquarello  sotto Asai Chū, allievo di Fontanesi, e successivamente sotto Takeji Fujishima; allo stesso tempo fedele alla tradizione nipponica approfondì la conoscenza della incisione xilografica che pure contribuì a promuovere con le sue numerose opere.

Soggiornò a Roma nel 1910 e poi a Parigi dove oltre al perfezionamento della  tecnica  pittorica, ampliò notevolmente la propria conoscenza  visitando e studiando le opere e mostre sul fauvismo, il futurismo, il cubismo, l’astrattismo sulle quali tematiche, tornato in patria, scrisse intensamente e per cui la Francia tributò la propria riconoscenza conferendo il titolo di Cavaliere della Legion d’Onore. Qui una sua bella ciociara dal fascino..orientale.

A Roma e a Tivoli realizzò numerose opere.

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Silenzio assoluto e oscurantismo sul centenario della nascita dell’URSS: una compagine politica fondamentale della storia dell’Occidente

Le quindici repubbliche indipendenti e sovrane, tra cui l’Ucraina, aderirono a quella che due anni dopo divenne una Federazione destinata a durare circa settantanni

E’ indiscutibilmente una vicenda quasi irreale quella che stiamo vivendo noi cittadini europei, non solo l’acrimonia se non odio vero e proprio nei confronti della Russia ma anche il fatto che sono trascorsi un pugno di giorni dalla ricorrenza della nascita il 30.12.1922, dell’URSS, della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, cioè della compagine politica fondamentale della storia dell’Occidente e il silenzio è stato ed è, assoluto, oscurantismo completo! Le quindici repubbliche indipendenti e sovrane, tra cui l’Ucraina, aderirono a quella che due anni dopo divenne una Federazione destinata a durare circa settantanni: era l’epoca di Lenin, il creatore del nuovo stato sovietico, la configurazione politica più significativa del pianeta, una superficie che occupava e occupa quasi tanto quanto gli Stati Uniti e la Cina messi assieme! Il 30.12.1922 nel segno di una rivoluzione di cui non si era mai visto prima l’eguale per conquiste sociali e politiche ma anche per distruzioni e morti, era il proseguimento della Russia di Ivan il Terribile, di Pietro il Grande e di Caterina II la Grande con il loro notevole apporto alla grandezza e alla civilizzazione dell’immenso Paese. Spirito, cultura rivolti verso l’Europa: l’occidentalizzazione è fino ad oggi il suo marchio e la sua fisionomia, è la maggiore nazione europea. La componente asiatica, ricca di numerose razze e lingue e civiltà, evidenzia altre caratteristiche dello sconfinato Paese.

La orribile guerra Russia-Ucraina, in verità Stati Uniti, Nato e la serva Europa contro la Russia, durerà a lungo, con investimenti sempre maggiori in armamenti e appezzentimento e miseria inevitabili dei popoli europei: il bilancio, come sempre nella storia dell’uomo, fame e miseria, distruzioni e morti. E gli autori e armatori, Stati Uniti ecc. ben acquattati dietro le quinte, mandano armi e soldi e lasciano che gli altri si ammazzino e sbudellino, sotto la guida dell’amato Zelensky! Inevitabili rancore e risentimento della Russia nei confronti dell’Europa, anni e anni saranno necessari per rimuovere tali sentimenti e tornare al rispetto e alla ripresa delle relazioni.

Per ripetere Bertrand Russell, Einstein, Papa Francesco, è somma stoltizia e follia spendere soldi per ammazzarsi e distruggere e non invece migliorare le condizioni di vita, anche dei popoli in difficoltà. Nobel, l’inventore della dinamite, scrisse: i grandi criminali che trascinano i popoli verso la guerra! Sono sotto gli occhi di tutti, impuniti, grazie ai cittadini indifferenti e masochisti: una corsa verso il baratro. E le Ursule europee e italiane, sorridenti, mandano armi e soldi, per essere ligie a Biden e alla NATO, i nemici viscerali autentici, i guerrafondai! Perché tanto servilismo a Biden & Co e tanto odio verso la Russia, la sorella europea?

Allorché la politica, come quella che ci circonda, si immischia delle cose del pensiero e della cultura non può che dimostrare inadeguatezza: i Mitterand, i Malraux, i Willy Brandt, i Kohl, i Moro sono materiale raro, pregiato, ben altre le loro condotte: l’agone politico europeo è infestato anche dalla fauna più ignorante e non di rado mazzettiera e corrotta. A nome dei popoli che disgraziatamente sono chiamati a rappresentare, come si permettono i politici europei, con quale autorità morale e culturale, di seminare odio inaudito nei confronti della Russia, non solo con le loro stolte parole ma a mezzo di iniziative quando non criminali o illegittime, chiaramente ridicole e grottesche? Come si permettono di parlare a nome dei propri cittadini di cultura e di civiltà e al medesimo tempo vilipendere questo grande paese, gloria dell’Europa, per primo promotore della giustizia sociale e della uguaglianza tra la gente, salvatore reale dell’Europa in più occasioni col sangue dei propri figli, patria di titani dell’arte di ogni genere, che hanno illuminato, e illuminano, l’intero pianeta? E allo stesso tempo sostenere i vari falstaff bombaroli, dichiaratamente nazionalisti e occultamente nazisti e fascisti? Come si permettono i vari Macron, le varie Ursule della scena europea, togliere soldi ai propri cittadini e regalarli a Zelensky affinché più razionalmente possa contribuire, senza nessuna opposizione o parvenza di contestazione, alla distruzione sistematica del proprio paese e alla gestione di cifre faraoniche di soldi? Perché? A Zelensky sì e no alle altre popolazioni del pianeta bisognevoli? Che cosa è siffatta solidarietà a senso unico? E’ palesemente solo per inginocchiarsi a Biden, prevaricatore per vocazione personale e per tradizione storica. Quanto in qualche modo contribuisce alla evidente e sfacciata improvvisa avversione alla Russia è anche il fatto che in Europa oggi è politicamente evidente una forte presenza cosiddetta di destra se non autoritaria in certi stati, da sempre per costituzione ideologica, conservatrice e reazionaria, tra l’altro nemica connaturata del comunismo: quindi la cosiddetta ‘aggressione’ della Russia, in perfetta sintonia con gli Stati Uniti è occasione di insulti e rappresaglie. Abbasso la pace, evviva la guerra! La Cina è presente e guarda solamente, per ora e, a parte i pericoli suscettibili di sfociare in qualcosa di distruttivo della intera umanità, la sola compagine idonea a fungere da arbitro fattivo e intelligente verso la pace, l’Europa dunque, è ormai dichiarato e felice stuoino di Biden e NATO, senza impedimenti, tutti d’accordo, salvo la gran parte dei cittadini! La dissoluzione dell’URSS il 26.XII.1991 a seguito delle teorie e ideali del presidente Gorbaciov, la guerra in atto, risveglia, come è stato osservato, l’atmosfera in Europa degli anni venti e trenta e cioè Stalin e la nascita di Mussolini, di Franco, di Salazar, di Hitler…

Si legga quanto scritto sul Muro di Berlino, il simbolo della cortina di ferro, della divisione tra le nazioni, e si ricordino le parole di Kennedy del 26 giugno del 1963 a Berlino Ovest: Ich bin ein Berliner, sono un berlinese, a sottolineare la comunità delle genti e non i conflitti o addirittura le guerre!

Noam Chomsky, sempre univoco, ha scritto ripetutamente che l’Europa “è stata colonizzata culturalmente dagli Stati Uniti a un livello inverosimile….una brutta copia degli Stati Uniti, anche se ancora più tragico perché hanno una sensazione di grande indipendenza. Gli intellettuali d’Europa…..hanno subito dagli Stati Uniti un totale lavaggio del cervello”. E il da poco defunto presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha scritto: “…oggi abbiamo bisogno di Europa, di un’Europa che sia e diventi uno strumento di pace”. “La pace è amicizia tra i popoli, è cooperazione tra gli Stati, condivisione di sovranità con gli organismi internazionali”. Tutto saltato in aria “..dalle armi che sparano, dalle bombe che esplodono, dal riarmo sul nucleare….”.

La sola speranza sono i cittadini europei e il loro dissenso, partecipativo.




Passeggiando per Roma tra puzza, degrado e… tanti turisti in giro

Se solo fossero gli svizzeri o i francesi o i tedeschi a gestire tale incomparabile unico contesto architettonico e storico

Roma, domenica 9 ottobre, una giornata splendida con una temperatura di 25 gradi. Via Tuscolana, terzo mondo, ma non ci sono più sui marciapiedi le bancarelle e la pista delle bicilette si snoda funzionale, pur senza biciclette. Lo spettacolo della incredibile quantità di bidoni della spazzatura, quasi tutti sporchi luridi o sgangherati, è semplicemente desolante, terzo mondo!

Sono stato alla Università La Sapienza dove si leva il Monumento di Amleto Cataldi agli studenti caduti nella prima Guerra Mondiale, inaugurato solennemente il 1920 e da allora mai curato o manutenuto. Ora grazie al nuovo Rettore, una donna, la professoressa Polimeni di concerto con l’arch Marino, una donna, direttrice dell’Istituto Centrale per il Restauro ne hanno affidato i lavori di ripristino che saranno terminati il 30 ottobre: una folta schiera di tecnici ne sorveglierà lo svolgimento.

Passando sul Lungotevere davanti alla Sinagoga ho notato molto movimento; essendo ottobre si pensa alla festività del Kippur. Ho lasciato mia moglie in macchina in un parcheggio libero un pò distante e mi sono avviato verso l’antico Ghetto, passando, ricordo, per Via del Pellegrino: uno scorcio di Roma antica unico, irripetibile, splendidi palazzi e chiese e piazzette: quante sensazioni! Tanti turisti in giro. Ma incredibile il degrado e l’assenza totale di manutenzione; in un angolo un mucchio di immondizia, cartacce un pò dovunque, perfino erbacce in quantità lungo i muri: sotto un portico addirittura un letto con valige, cuscini, ecc. A Roma antica, oggi! bisognerebbe introdurre di nuovo almeno la berlina ed esporre al pubblico ludibrio i colpevoli di tale disastro, altrimenti le cose non cambieranno mai! Vengono a mente le parole di Goethe scritte nel lontano 1786: “questo popolo pur vivendo in mezzo alle magnificenze e alla maestà della religione e dell’arte, non è dissimile di un capello da quel che sarebbe se vivesse nelle caverne e nelle foreste”. Nulla è mutato. Quale emozione e quale atmosfera: se solo fossero gli svizzeri o i francesi o i tedeschi a gestire tale incomparabile unico contesto architettonico e storico! Arrivo al Ghetto, è un luogo in cui sostare e guardarsi attorno è una emozione. Quanta gente. Mi avvicino a qualcuno e chiedo: mi spiegano che il Kippur è passato da pochi giorni, oggi è la giornata del quarantennale dell’attentato alla Sinagoga, una commemorazione solenne di quel fatto terribile in cui vi fu anche la morte di un bimbo. Mi commuove vedere bimbi con la kippah: fortunati, mi dicevo. Scoperto il motivo dell’assembramento, rifaccio un percorso che amo fare e cioè imbocco Via della Reginella: un vicoletto la cui sola vista suscita pensieri e ricordi e ti avvolge in un‘atmosfera particolare. Davanti agli usci delle abitazioni ogni tanto vedi le cosiddette pietre di inciampo e cioè quelle piastre di ottone quadrangolari di circa 10×10 cm conficcate nel terreno dove è scritto un nome, delle date e delle località; sono le vittime di quell’immondo e ladro kappler nazista:16.X.1943 Auschwitz.
Al termine di via della Reginella si apre una piazzetta e al centro lo spettacolo che veramente trasporta in un mondo differente di bellezza e di perfezione: la cinquecentesca Fontana delle Tartarughe: quale gioia degli occhi e quale godimento, quale fortuna poterla ammirare, integra, ancora oggi: è qui che si dovrebbero collocare i carri armati a protezione di tali tesori unici al mondo! Torno indietro e vado all’incontro di un mio figlio. Stiamo un pò assieme ad una delle tante trattorie dei vicoli della Roma di Via Monserrato. Anche qui quale atmosfera impagabile ma anche qui, guardandoti attorno, si rimpiangono gli svizzeri o i francesi o i tedeschi a gestire tale incomparabile eccezionale patrimonio! Poi andiamo alla residenza dei miei in Via Po. Mentre ci intratteniamo, noto un palazzone in vetro di quattro o cinque piani dove in caratteri cubitali sulla facciata è scritto: ISTITUTO NAZIONALE PER L’ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE: mai sentito nominare, che cosa sarà mai? ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE! …

Alla fine verso Campo dé Fiori, una visita al caro Giordano Bruno: quel mercato che si svolge tutti i giorni dalle 6 di mattina alle cinque-sei di sera in quella piazza miracolosa nel cuore della Roma secentesca è un semplice abbominio, a parte la triviale oggettistica che pure vi si offre in vendita: ma come si può accettare oggi ancora che un tale inverecondo, perfino impudico, spettacolo si possa offrire agli occhi della Storia e delle migliaia di visitatori in quel luogo magico e pieno di malia? Non si immagina quello che avviene alle 6 di sera quando i camion e i furgoni della nettezza urbana e il personale addetto intervengono per la pulizia della piazza: rumori, emissioni di fumi, grida, i bancarellieri che ricaricano nei furgoni le loro mercanzie, una baraonda indescrivibile, indegna, immeritata per tutti, e i turisti che assistono stupiti, ogni sera! Voglio ricordare la storiella a chi non la conosce. Piazza Campo dé Fiori da sempre, come testimoniano i quadri dei pittori dell’epoca, era luogo dove quasi ogni mattina le contadine in numero di tre-quattro-cinque andavano a vendere i propri prodotti verdure, frutta, ecc. Alla fine del 1800 una quantità di uomini di lettere e di cultura decise di erigere una statua in onore del martire del libero pensiero Giordano Bruno, bruciato vivo dalla Chiesa proprio in questa piazza nel 1600 perché ‘eretico’ cioè dissidente! Fu dato incarico allo scultore Ettore Ferrari di realizzare l’opera. Il Vaticano, che aveva già subito l’usurpazione del 20 settembre 1870, considerò l’iniziativa un ulteriore torto alla propria storia e si oppose con tutti i mezzi. La cultura ebbe il sopravvento e il monumento fu eretto dove oggi si trova. Allorché una trentina di anni dopo, in epoca mussoliniana, in lunghe trattative nel 1929 si addivenne alla firma del famoso Concordato Chiesa-Italia, la questione di Giordano Bruno tornò in auge: la statua va rimossa, imponeva il papato, è un’offesa. Mussolini, forse erano gli originari sentimenti socialisti e di libertà ancora presenti in lui, si oppose alle mire pretesche; allo stesso tempo, non voleva né poteva opporsi eccessivamente. E si addivenne ad un compromesso che accontentò le due parti: Mussolini impose che Piazza Campo dé Fiori dalle 6 di mattina fino alle sei di sera, ogni giorno dell’anno, fosse data in concessione ai commercianti romani muniti di regolare licenza per la vendita dei loro prodotti e il Papa definì Mussolini, ‘uomo della Provvidenza’ e rispose alla iniziativa mussoliniana santificando due anni dopo Roberto Bellarmino, l’inquisitore assassino di Giordano Bruno. Effettivamente è avvenuto che la figura di Giordano Bruno a seguito delle tende e delle bancarelle e dei rifiuti che quotidianamente si accumulano ai suoi piedi, è diventata invisibile: si può ammirare solo a partire dal tramonto. Si attende che qualche politico attento, possibilmente il sindaco del Municipio o di Roma Capitale, si faccia promotore finalmente del ripristino dei luoghi originari e della cancellazione dell’abbominio attuale e degrado.
Ci congediamo da nostro figlio e famiglia e nella via che da Campo dé Fiori immette a Piazza Farnese assistiamo ad un altro spettacolo fuori del comune: avevo già notato la grande quantità di turisti e tutte le trattorie e locali quasi tutti pieni di avventori. Ora qui davanti al ristorante ‘da Fortunata’ dove tutti i tavoli dentro e fuori erano impegnati, vi erano almeno cinquanta persone in piedi, in attesa di qualcosa. Chiedo come mai tutti in fila là fuori. La risposta è: in attesa che si liberi qualche posto al ristorante!




Tutti contro l’aggressione russa: ma è un’aggressione? O un’autodifesa?

E’ vero, in democrazia si può esprimere quello che si vuole, sulla propria pelle. Pur tuttavia è madornale che tutta l’Europa abbia la insolenza di scagliarsi e vilipendere la Russia, questo grande immenso paese, più europeo di non pochi altri paesi europei: un odio vero e proprio, una isteria generale che sta conseguendo situazioni da ricottari, grottesche: alcuni provvedimenti emessi addirittura ridicoli e offensivi, senza citare la Unione Europea, rappresentata da pettegole ancelle degli Stati Uniti, a grande onta della storia europea e, di più, dello spirito dei sacri Trattati di Roma germinati a Ventotene, dove si legge, art.3,comma 5: l’Europa contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo… in particolare al rispetto dei principi della carta delle Nazioni Unite.

Invece bombaroli e minacce e insulti, nessuno di questi postulati è rispettato. Armi e soldi sì, pace no, diplomazia no! E gli Stati Uniti stanno raggiungendo i loro obiettivi: indebolire la Russia l’eterna rivale e soggiogare l’Europa. La Germania, deve la sua riunificazione e la caduta del muro famoso solo ed esclusivamente alla ideologia e sentimenti democratici di Gorbaciov, altrimenti oggi sarebbe ancora divisa; la Francia, l’insegnamento di De Gaulle quando parlava della Europa delle patrie e proclamava che l’Europa comincia all’Atlantico e termina agli Urali, quindi Russia parte integrante dell’Europa, altro che Biden e Co.! “Questi sciagurati e pazzi” -impiego le parole addolorate di Papa Francesco- dimentichi e svergognati, la stanno allontanando dalla sua matrice originaria.

Tanto odio e, invece, tanta simpatia ed affetto quasi patologici, verso l’Ucraina, con grandi armamenti e grandi soldi, tolti ai cittadini: solo morti e distruzioni immense: loro si ammazzano e i fabbricanti di armi e produttori americani di petrolio e gas giubilano, mentre la gente in Europa soffre per gli aumenti e i governanti solo servi e sudditi. Si possa ancora pensare e addirittura sostenere le guerre, in Europa, oggi! Ai piedi di Biden e della NATO, ai piedi dei veri ed autentici predatori e distruttori della democrazia e della libertà nel pianeta: la lista dei soprusi e delle violenze degli USA è lunghissima ma si dimentica. E l’ONU che moltissimo potrebbe, vegeta! Gorbaciov, l’uomo politico più significativo della moderna Europa, parlava di una “casa comune dell’Europa lontana da alleanze militari”! Tutto cancellato, grazie a Biden & Co. e ai ‘salvatori’ europei.

Una libido di odio che rasenta la ilarità: le cosiddette sanzioni stanno al contrario appezzentendo le nazioni coinvolte e le imprese che hanno impiegato anni e investimenti in Russia. E perché? Per restare genuflessi ai piedi di Biden e favorire le mire nazionaliste di uno stato rappresentato da un personaggio che, incoraggiato anzi aizzato dal ‘civile e colto mondo occidentale’, sta in effetti distruggendo il proprio paese ma petulando soldi ed armamenti dovunque, non la pace o la tregua. Inoltre cosa mai ha rappresentato l’Ucraina nella storia dell’Europa? Nulla e niente, nota solo per pogroms e persecuzioni con la Polonia contro gli Ebrei.

‘Pazzi e sciagurati’ sono stati definiti a chiare lettere i bombaroli europei e prima di tutti americani: dal loro Papa! Inascoltato ma si ascolta e onora Zelenskij. E i pericoli di un cataclisma. Rasenta il folklore l’Europa che si pavoneggia avvolta nella bandiera ucraina, per piacere agli USA e alla NATO! E’ vero, si è tutti succubi della potenza militare micidiale americana: infatti in molti stati europei il potenziale militare americano si è imposto da sempre con proprie ‘basi di difesa (!?)’, in Italia, serva per antonomasia, circa cento e, in più, una ventina, si dice, sconosciute agli Italiani stessi! La Storia d’Europa fatta di sangue e dolore per la conquista della libertà e della indipendenza è stata cancellata, sostituita dal presente stato di servilismo e di massina violenza. In America, si dimentica facilmente, al primo posto nel mondo per gli armamenti mentre per il benessere pubblico, la sanità, la esistenza dei bimbi, l’assistenza, all’ultimo posto tra le venti maggiori potenze industriali, al ventesimo, probabilmente anche oltre, al terzo mondo! Questa è l’America, oggi, un incubo per il pianeta: miseria per molta popolazione, cuccagna per il capitale.

Tutti contro l’aggressione russa – ma è un’aggressione? o un’autodifesa?- tutti contro Putin, divenuto una sentina di vizi e perversioni: nessuno contro Biden, il leader di uno stato scientificamente imperialista: Vietnam, Corea, Cile, Timor Est, Iraq, Afghanistan, Bosnia, Panama, Honduras, Nicaragua, Guatemala, Haiti, Libia, Cambogia, Cuba ecc.ecc… distruzioni e massacri, tutto nel segno della ‘democrazia’, della ‘pace’, della ‘sicurezza’,‘contro la minaccia sovietica’ e tutto impunemente!!! Autentici genocidi, nella completa indifferenza e/o ignoranza dell’Europa e dell’ONU: ora invece tutti afflato lirico per l’Ucraina, perché così ordina Biden.

E’ stato osservato che se il Processo nazista di Norimberga fosse tenuto a mente, non pochi dei ‘salvatori’ europei, assieme a Biden e a Zelenskij, farebbero la fine dei gerarchi nazisti! Ingannato e provocato a seguito di palesi e notori torti politici e da ripetute manovre subdole, Putin, l’aggressore, non ha fatto altro che operare e intervenire per la propria incolumità avverso le minacce della NATO e degli USA ai propri confini e avverso un territorio che, armato e aizzato da ‘salvatori’ e ’fanatici’! si fa promotore di iniziative separatiste e nazionaliste, istigato e sobillato in patria da un novello falstaff, incurante dei morti e delle distruzioni provocate; si rammenti che la indipendenza ucraina è anche essa risultato del caso e della contingenza nonché della presenza palese di notevoli forze nazionaliste e integraliste e soprattutto della documentata provocazione e istigazione degli Stati Uniti, che da sempre opera per la disgregazione della Russia, il grande concorrente. E’ come se in Sicilia o in Sardegna o altrove si levasse una voce indipendentista: è normale che la madrepatria intervenga con tutti i mezzi, contro i seminatori di odio e di discordie. Si odia la Russia e si favorisce Zelenskij, così impone Biden. Già Bertrand Russell di fronte alla ‘imprevedibilità del comportamento umano’, ‘alla confusione dei fanatismi nel conflitto’, alle ‘fallacie nei ragionamenti… dei salvatori’ ha ricordato ‘il pericolo della distruzione della civiltà quale noi conosciamo’ continuando con armamenti e soldi: l’unica via è la ricerca della pace e dell’accordo e il bando delle armi, specie nucleari.

Odiare la Russia che al costo di milioni di morti e di immani distruzioni ha salvato anche l’Europa dalla veramente tale, aggressione hitleriana e un secolo prima da quella napoleonica. La Russia che ha dato una serie infinita di letterati, di compositori, di artisti, una quantità di donne eccezionali e straordinarie, uniche in Europa per cultura e spesso anche fascino, quali pittrici, ballerine, politiche, professioniste, poetesse, pianiste, attrici, sovrane; da dove l’ardire di ignorare e di vilipendere e da dove questo vero generalizzato ‘malato circuito mentale’ che ha condotto a tale gigantesca umiliazione? Non sarà forse paura della sua grandezza storica e politica? Quanti grandi artisti sono perfino sepolti in Francia, per non parlare di quelli a Berlino, a Monaco, a Colonia, tanto amate e ricercate e oggi, masochisticamente, ostili e oltraggiose! Quale enorme cecità! M.Chagall, V.Kandinskij, N.Goncharova, N.de Stael, L.Bakst, S.Poliakoff, V.Niinskij, C.Soutine, R. Nureviev e tanti tanti altri; lo stesso la insulsa Italia che avrebbe l’obbligo di starsene tranquilla e neutrale a salvaguardia delle proprie fragilissime ricchezze artistiche uniche nel mondo e invece si atteggia, piena di debiti e di buontemponi, a grande potenza, ai piedi di Biden, a favore di Zelenskij, ignorando tra l’altro i chiari dettati della Costituzione che bandiscono la guerra! Eppure gli americani hanno polverizzato Montecassino faro di civiltà; bombe su San Lorenzo a Roma a pochi passi da San Pietro, a Napoli su Santa Chiara, mille altre distruzioni irrecuperabili a Bologna, Firenze.., tutto dimenticato, grazie ai bombaroli nostrani, che mandano armi -comprate magari in America- e poi non hanno un soldo per le impellenze italiane…

Quanti russi e russe in Italia, ricordare i soli nomi induce più che a vergognarsi dell’attuale grottesca giravolta, a purificarsi a mezzo di un meritato harakiri! Due astri, cito a memoria, del Novecento sepolti l’uno affianco all’altro a Venezia, dove sono anche una grande quantità di altri russi innamorati della città, il grande Diaghilev e il grandissimo Stravinskij; Anna Kuliscioff dei socialisti italiani, i Demidoff di Firenze, i Borodine e la schiera russa di Merano, Villa Wolskonky, Villa Abamelek, Villa Kvitka, e poi Maria Roza Radziwill, Tatiana Pavlova, Jia Russkaia, Irene Galitzine, Olga Resnevic Signorelli, Nadine Helbig, Gr.Sciltian, Nadežda Volkonskaja Campanari e la incredibile nonna Zinaida Wolskonky, tutte fino alla morte a Roma e poi, assieme ad altra quantità di presenze inimmaginabili quali Basilio Lemmerman, S.Stroganoff, Massimo Gorki, Ileana Leonidoff che tutti, assieme a tanti altri che ho difficoltà a rammentare, per oltre un secolo hanno dato vita e fulgore nelle arti, nel teatro, nella musica, nella letteratura e, incredibile, nella filantropia e solidarietà, fatto letteralmente vivere in tutti i sensi Roma dalla fine del 1800 agli anni ‘70 del Novecento, e così in Versilia, in Liguria, a Capri… Ora invece altre scelte: è il momento delle, pur sempre benvenute, badanti ucraine in Italia!

In un prossimo intervento mi auguro di essere in grado di ricordare quanto da anni scrive e proclama Noam Chomsky a proposito delle violenze internazionali e di atre peculiarità, del suo Paese, gli USA.
Gli studenti europei, se non ancora indottrinati da tutti i ’salvatori’ europei, siano gli iniziatori di una raccolta di firme in Europa per imporre alla Unione Europea un immediato ritorno al rispetto dei Trattati di Roma! In dieci giorni raccoglierebbero il milione di firme necessarie, volendo. La guerra che si sviluppa e il conseguente incremento elevatissimo della temperatura ambientale e la smisurata e accresciuta da Biden produzione di combustibili fossili e di armamenti, ci stanno anche essi portando verso un punto incombente di non ritorno, di cui ancora non ci rendiamo conto!




Pier Paolo Pasolini, l’impegno civile costante a favore della società dei deboli

Ricordo, con mio figlio sulle spalle, in mezzo a grande folla, a Campo dé Fiori, allorché in un freddo pomeriggio di novembre del 1975 Alberto Moravia, a Roma, diede palese sfogo al  suo dolore per l’ignominia dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini: “i poeti sono materiale raro, ne affiora uno ogni secolo”:  i presenti commossi e addolorati, il grande scrittore in visibile turbamento, ai piedi del monumento di Giordano Bruno. Quale fatale coincidenza: Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini, due autentici e  genuini martiri della libertà  e del libero pensiero, due miti e umili e dolci  creature, messi a morte dalla violenza ed arroganza e fondamentalismo  del potere, non uso alla convivenza con la  qualità non comune di siffatti  personaggi, infastidito  anzi mortalmente ostile alle loro parole e attestazioni.  Infatti PPP fu vittima non del miserabile giovincello che era con lui bensì come ripetutamente  affermato e sostenuto pur se non provato né tantomeno approfondito e indagato, del potere occulto  di quel momento  storico sulla scena del Paese, potere intriso di viltà e di ipocrisia e, nel complesso, di  bieca ignoranza. Anche Giordano Bruno, secoli prima, arso vivo dalle gerarchie perché non aveva  voluto rinnegare le proprie idee e pensieri di fronte all’arroganza delittuosa e pochezza morale nonché ferocia del potere clericale imperante.

Non vogliamo ricordare di Pier Paolo Pasolini il suo impegno di poeta o quello di significativo e rivoluzionario cineasta, di artista pittore, di indagatore e protettore dei deboli delle borgate  romane, o quello di giornalista  e divulgatore e nemmeno della sua figura di poeta e di grande scrittore o della sua professione di fede per  Marx e per Cristo: il suo contributo impagabile va individuato e messo in evidenza nell’impegno civile costante a favore della società dei deboli. I grandi nemici invisibili e perciò ancora più micidiali, sono il capitalismo e la globalizzazione che  non tenuti sotto intelligente e severo controllo dal potere politico, hanno devastato  e stanno continuando a  devastare la società  dovunque nel mondo, rendendo l’uomo schiavo, solo un consumatore di beni quasi tutti inutili, preda e succube completo del mercato e in generale, ecco la disgrazia,  non dispone di antidoti e di difese culturali e morali atti a tutelarlo e perciò  progressivamente subisce le conseguenze che il capitalismo mondiale persegue e ambisce: precarietà, paghe basse, delocalizzazioni, cementificazione selvaggia e criminale del Paese, la corruzione generalizzata, privilegi inauditi di certe categorie, la proletarizzazione della comunità, al fine di ingrassare le proprie attività e accrescere i profitti. Ed è in tale specifico contesto  di autentico pur se non consapevole vero e proprio ‘genocidio’ dell’uomo da parte del sistema capitalistico  e finanziario che Pier Paolo Pasolini spiattella e appalesa i soli veri colpevoli imperdonabili del disastro sociale cui si è pervenuti essendo venuti meno o non effettivi, i rimedi  e le difese che al contrario sarebbero stati obbligati istituzionalmente a fornire la scuola prima di tutti e la televisione e poi la classe politica specificatamente democristiana, “il nulla ideologico mafioso”, detentrice da sempre del potere  e, non per ultima, la più ‘pericolosa’ e micidiale di tutti, la giustizia/ingiustizia che condanna i deboli e protegge i potenti. Nessuno prima di lui e dopo di lui ha avuto il coraggio civile e la libertà assoluta di coscienza,  sulla propria pelle e a proprie spese, di evidenziare  senza mezzi termini lo stato dei fatti dell’Italia, mettendone in luce  ripetutamente i tanti mali:  tale suo impegno solitario è stato possibile portarlo alla conoscenza del pubblico italiano grazie alla sensibilità e disponibilità di alcuni giornali, specie il Corriere della Sera dell’epoca e il Mondo.  E’ vero, altri sensibili scrittori e giornalisti non  hanno fatto mancare le loro denunce, come Antonio Cederna in particolare con riferimento agli abusi edilizi, ma nessuno con la forza e la costanza e soprattutto la profondità e la chiarezza storica di Pier Paolo Pasolini. Il concetto chiarificatore come nessun altro, atto a  descrivere il consumismo e i suoi effetti deleteri, si chiama   “omologazione antropologica”, espressione scientifica da lui coniata, non consente di aggiungere niente altro al già espresso concetto di “genocidio”  della gente: la società si è uniformata al basso, si è ‘borghesizzata’ perché anche la borghesia ha perso il suo spazio tradizionale: ora bassi e alti si incontrano, sono ‘omologhi’!

La scuola diventa produttiva di realtà sociale generalizzata e costruttiva, se guarda in faccia gli scolari seduti sui banchi e ne interpreta uno per uno, i sogni e le necessità vere e non solo e esclusivamente ‘t’amo pio bove’. La televisione come strutturata, vuota, formale, tutta apparenza, parolaia, retorica e patetica, falsa,  è solo veleno continuo per la comunità,  perciò va eliminata,  finché non si rigenera.

L’analisi della società italiana è stata portata avanti col massimo approfondimento e coraggio  e in merito ricordo in particolare, per gli interessati, due libri che contengono i suoi famosi editoriali  “Lettere luterane” e “Scritti corsari”: sono questi interventi giornalistici che qui hanno la preponderanza, ma peso concettuale e insegnamenti  di gran lunga superiori sono  da rinvenire nei suoi romanzi, nei suoi films, e ancora di più  nei suoi libri di poesie.

Quanto in particolare, a mio avviso,  urtò e anche spaventò la classse politica e il potere furono gli ultimi suoi interventi sulla stampa allorché iniziò a  proporre anzi a propugnare  che il ‘palazzo’  -altra sua espressione per indicare il potere-  venisse messo sotto pubblico processo, che un ‘processo’   agli uomini politici dell’epoca, citati  per nomi, venisse celebrato davanti agli italiani.  Qui ci arrestiamo, nella commemorazione.  




Un Paese di delinquenti, salvo qualche eccezione per fortuna

L’amministrazione della giustizia è il metro di valutazione del grado di civiltà di una comunità

Di frequente si scrive Italia, paese di pazzi! Anche questa è apparenza e non sostanza, i pazzi infatti sono degli ingenui, senza malizia, innocui;  la definizione pertinente è: Paese di delinquenti, vale a dire di ladri e di corrotti e di incapaci: questa, con dispiacere, è la regola che si legge in giro, salvo qualche eccezione per fortuna.

L’amministrazione della giustizia è il metro di valutazione del grado di civiltà di una comunità. Quanto si registra ultimamente nei vertici del Consiglio Superiore della Magistratura a proposito di corruzione, manovre distorsive, sul carrierismo dei vari magistrati, gli arbitrari milionari, i  privilegi inauditi, allora si comprende perché anche la più banale delle cause debba durare oltre tredici anni nella, di nuovo, generale indifferenza, anche dei sommi capi del losco sistema.

Si ricorda quanto è esploso sui giornali tre o quattro anni fa a proposito di quel consigliere di Stato che da ben dieci anni educava e istruiva le future giudicesse imponendo minigonne, tacchi a spillo e mutande rosse? Dove sono ora queste giudicesse così ben educate? Al contrario si osservino certe facce di magistrati a livello apicale, soprattutto quella del maggior responsabile che in questi giorni ci passano sotto gli occhi alla televisione o nei giornali: ci si chiede sulla scorta di quale principio di efficienza operativa e di rispetto degli utenti si possano destinare a giudici persone con una tal faccia e sembiante, da far accapponare la pelle già a prima vista? Tale contesto primitivo e grottesco ricorda quel direttore delle poste tutto afflato lirico e cuore grande che destinò allo sportello pubblico un impiegato monco, con un solo braccio, a sbrigare raccomandate e vaglia postali e pacchi e francobolli, ecc… Con una sola mano! 

Ed ecco qualche episodio, verificato

Il giudice, ammesso che sia un giudice e non un avvocato che è stato fatto diventare giudice, sentenzia di abbattere un manufatto abusivo e illegittimo. Un altro giudice, nel grado successivo, dopo quattordici anni!!!, sentenzia: non è abusivo, quindi  ricostruire! Si è mai sentito qualcosa del genere? Un giudice scrive: abbattere, un altro: ricostruire! Chi paga? La regola e la giustizia, quella vera,  anche quella del buon senso, esige e vuole che  sia chi ha sbagliato a dover pagare cioè il giudice, uno dei due: invece nel paese dei delinquenti è la vittima a pagare! E nemmeno l’abusivista diventato innocente, nemmeno  il giudice impappone! A  chi ci si rivolge? Nessuno ascolta, letteralmente: se vuoi farti ascoltare, sei obbligato  ad alimentare il tristo apparato cioè affrontare  un altro grado di giudizio, rivolgersi a un avvocato, sborsare soldi, vivere nelle angustie e aspettare una bella quantità di altri anni, per forse avere soddisfazione. Oppure protestare pubblicamente, pure se hai ottantanni, con striscioni e cartelloni magari davanti al Quirinale dove risiede il numero uno della Giustizia. Oppure, oppure…

Ancora: il giudice sbaglia a leggere un atto notarile col risultato di stravolgere un andamento comunitario durato secoli in pace;  in più, erroneamente o per altre ragioni, sentenzia che tizio, pur se ben individuato e documentato negli atti, non fa parte dei due venditori di un determinato cespite! oppure, altra sentenza, che un bene strutturale che è stato proprietà comune per secoli, ora di punto in bianco, per motivazioni assolutamente personali del giudice o della giudicessa e non giudiziarie o tecniche, diventa privato: in questi casi di palesi e manifesti errori materiali o di sviste   -salvo altre ipotesi- che nulla hanno a che fare con il Diritto e tanto meno con la Giustizia, per quale ragione la vittima deve passare ad altri gradi di giudizio, spendendo soldi, vivendo nell’ansia e aspettare dopo 14 anni, chissà quanti altri anni ancora, visto il losco andazzo? Non è più logico e doveroso, se non lo fa il giudice interessato, che siano i suoi superiori ad intervenire e correggere gli errori? Dove è scritto che un giudice è infallibile come un Papa anche quando sbaglia vistosamente e che occorre un altro Papa per correggere  gli errori materiali, sempre ammesso che siano errori e non invece altro di altra origine?

L’ambiguo sistema, invece, vuole che si continui ad alimentare il giuoco, a beneficio di certi giudici e degli avvocati e a danno delle vittime e della comunità dei cittadini che, tra l’altro, deve mantenere lautamente l’indegno apparato. E’ doloroso vivere da parte dei cittadini in che modo il solo pilastro e garanzia di generale equità possa essere lordato così facilmente da certi personaggi immessi nel sistema e rimanervi.    




Pandemia, genocidio e Coluche…

E’ una esperienza  eccezionale della umanità questa che stiamo vivendo! E affianco a tanti problemi connessi dei quali ci accorgeremo man mano che la situazione sanitaria migliorerà, c’è da costatare una realtà  nuova e anche questa eccezionale e cioè gli Stati che ora intervengono in forza  a lenire e a sostenere: mai si era verificato a quanto assistiamo oggi, mai gli Stati e gli organismi internazionali sono intervenuti così massicciamente come ora. In siffatta congestione di iniziative volte al sollievo e al ristoro, si evidenziano in maniera perfino truce e turpe due aspetti: la emarginazione, una ghettizzazione vera e propria, nei confronti della morte incombente sugli anziani e sui vecchi  a favore di certe categorie e cioè giudici, avvocati, professori ecc. che per nulla e per niente meritano o valgono trattamenti privilegiati rispetto ai vecchi.

Ho detto turpe e truce ma si può aggiungere, a buona ragione, criminale e addirittura genocidio: ignorare la posizione prioritaria della vaccinazione a favore degli anziani, è equivalso a dichiararne la morte certa a favore, in questo caso, di altre ben pasciute categorie: a dir poco terrificante che giudici e avvocati,  operatori di Giustizia, abbiano accettato la iniziativa come se dovuta.

E tale stato di fatto è un tratto delinquenziale analogo alla famosa dichiarazione che la vaccinazione debba tener conto del pil cioè della moneta, analoga anche a quella proclamata da un pagliaccio urlatore che la precedenza alla vaccinazione spetti ai ceti produttivi!!

Nelle nazioni confinanti non si assiste a tale delittuosa situazione quale quella italiana in quanto la urgenza e il ruolo primario della vaccinazione viene riconosciuta normalmente e aprioristicamente  alle categorie più esposte:  da  noi, indifferenti, cinici, egoisti, avviene il contrario: il risultato è che in questi Paesi i decessi sono di gran lunga  inferiori. Centodieci-centoventimila  morti di quasi soli vecchi, è un genocidio, un nuovo olocausto! E tutti coloro che volutamente o no, hanno operato con questi risultati tragici dovrebbero non vergognarsi, che è nulla e niente, ma comportarsi come sogliono fare certi  uomini in certi casi! Quanto deve però, nella sostanza, perfino atterrire è che i cosiddetti cittadini cioè gli Italiani, se ne stiano, e siano stati fino ad oggi, con le mani in mano, alla finestra a guardare oppure, i fortunati, ai Caraibi o ai Tropici. E ci si chiede: ma dove sono la quantità enorme di associazioni, sodalizi, sindacati e analoghi? E questa è la fortuna vera sia dei delinquenti e sia soprattutto degli incapaci e incompetenti. Deve anche imbarazzare il fatto che il capo dello Stato, sempre così sensibile e partecipe, abbia assistito alla italica shoah senza prendere alcuna iniziativa!

Altro aspetto che pure deve atterrire è il seguente fatto: lo Stato e le sue istituzioni è ormai un anno pieno che investono cifre iperboliche al di là di un debito pubblico pauroso, cifre che a epidemia superata si presenteranno all’incasso. Eppure in siffatta  grave emergenza mai si è parlato  di intervenire nei confronti dei fortunati e dei privilegiati, di quelli cioè che  godono di pensioni e stipendi e benefici  vari  da nababbi, anche in regime di covid: sarebbe stato non solo obbligatorio ma perfino giusto pretendere, soprattutto in un paese appezzentito quale il nostro, che tali fortunati  nazionali di ogni categoria e contesto fossero stati obbligati d’imperio a rinunciare a  una parte proporzionale dei loro emolumenti a favore della maggioranza sofferente: zero e niente e quindi oggi più che mai si assiste a situazioni che ci riportano agli epuloni di Gesù. La medesima indifferenza si riscontra verso le società  del gas, dell’acqua, dell’elettricità, ecc. ai quali imporre l’immediato abbassamento delle tariffe, già ora le più esose d’Europa. Nulla anche ora. E dire che tra di loro vi sono categorie di fortunati dipendenti ai quali si riconoscono, pare,  sedici mensilità di emolumenti!      

Anche in questi casi di occasioni, fino ad oggi, miseramente perse,  la lezione ci viene da un vicino, da Papa Francesco, che, a seguito di una loro contingenza ha abbassato gli stipendi di tutti i dipendenti, a partire dai cardinali, d’imperio!

Ho voluto ricordare Coluche  († 1986), caro ai francesi come la Rivoluzione, come la Marsigliese,  come la Semeuse perché fu il personaggio  pubblico che una cinquantina di anni fa aprì gli occhi verso i cosiddetti ‘barboni’, i ‘clochards’ di Parigi, cioè gli ultimi della società e con alcuni amici e a spese proprie, inventarono letteralmente i ‘Ristoranti del cuore’, i ‘Restos du Coeur’ di cui abbiamo scritto in qualche passata nota. E qui mi arresto e invito i lettori  a corroborarsi l’anima e lo spirito, andando in  rete e leggere  la storia dei ‘Restos du Coeur’  che oggi in regime di pandemia, stanno vivendo un momento ancora più eccezionale in fatto di solidarietà e di soccorso agli sfortunati. Sono qualcosa come la nostra benemerita Comunità di S. Egidio, ma di livello nazionale e pubblico.




Il quadro più ammirato dell’ottocento

Il secolo XIX si distinse anche per i sensibilissimi perfezionamenti nell’arte tipografica: la evoluzione fu tale che di tutto si potevano realizzare ormai riproduzioni e copie in numero quasi infinito, anche a colori, e fu dunque una enorme conquista per la umanità che si vide destinataria di infinite informazioni prima di allora impensabili, un contributo dunque notevole all’elevamento  culturale di tutti.

Anche Louis Léopold Robert (1794-1835) giovane artista svizzero educato a Parigi, nei primi anni del 1800  riuscì a realizzare il sogno del viaggio in Italia e a Roma e Napoli in particolare, che da secoli erano le mete abituali di gran parte degli artisti europei, e non solamente degli artisti.

Questo artista è quello che ebbe dalla sorte una destinazione veramente unica, tale da contribuire alla sua perenne memoria nei libri di storia. Masnadieri  e grassatori sono stati una calamità in tutta  Europa, da sempre, dove più dove meno. In Ciociaria, al confine tra Regno di Napoli e Stato della Chiesa, al di qua dei Monti Ausoni ed Aurunci principalmente cioè  sulle  montagne   di fronte a Terracina e specificatamente  a Sonnino la celebrata, era il regno consolidato e quasi inespugnabile di  bande di questi assaltatori di diligenze e di ricchi latifondisti  e che qui si chiamavano ‘briganti’, parola, pare, proveniente dal francese che in quei frangenti della storia e cioè fine 1700 e inizi 1800 occupavano tutto il regno e man forte davano alla lotta contro questi ladroni:  tale zona di confine era particolarmente favorevole alla incolumità dei briganti in quanto neutrale cioè porto franco, dove nessuna delle due autorità (borbonici e papalini) poteva entrare. Il 1825 era anno giubilare e la Chiesa si aspettava  migliaia di pellegrini. Di conseguenza queste bande di nullafacenti armati e feroci che al confine potevano assaltare o derubare quasi impunemente,  rappresentavano una grossa preoccupazione: iniziò, per anni, perciò una feroce e spietata  persecuzione contro i briganti, anche con la collaborazione dei Francesi prima e dei Borboni dopo. E il nostro giovane artista Louis Léopold Robert arrivò a Roma nel pieno della rappresaglia contro i ‘briganti’, nel 1818.  Quindi ne sente parlare in giro,  alle Terme di Diocleziano erano stati asserragliati tutti gli abitanti di Sonnino  qui deportati dalla gendarmeria papale per  evitare che fornissero aiuto ai malviventi. E l’artista cominciò a provar curiosità verso questa umanità di cui le donne chiuse nelle Terme di Diocleziano parlavano  invece con entusiasmo ed amore!

E iniziò dunque da parte dell’artista, con la cassetta dei colori  sulle spalle, la visita  dei luoghi di origine, a piedi o a cavallo, da Roma verso Sonnino. E così  per la prima volta  si vedono sulla tela questi personaggi fuori del comune. Naturalmente le raffigurazioni dei briganti con quei cappelli a cono, le cioce ai piedi,  le cappe addosso, il panciotto colorato, il fucile  in braccio, il petto tappezzato di orologi e monete e spilli derubati a qualche malcapitato, dopo la sorpresa iniziale  e lo stupore iniziarono ad essere apprezzati dai cultori d’arte prima di tutto di Parigi dove le opere venivano inviate dall’artista ai Salon della città e dopo.. dovunque!  Era stata aperta una nuova pagina nella Storia dell’Arte. Altri giovani pittori  iniziarono  il loro viaggio a Sonnino e paesi vicini alla ricerca dei briganti.  E Louis L. Robert a poco a poco  iniziò ad ampliare la gamma dei suoi soggetti al mondo circostante e in particolare alla città di Sezze la quale nei primi quindici anni dell’800 era divenuta la meta di rifugiati, a seguito delle presenze napoleoniche,   da Boville, Isola, da Ceprano, Frosinone, Veroli… e  per il nostro artista fu un ulteriore motivo di  ispirazione la visione di quei derelitti in quegli abiti sgargianti di colori che da Suso, così si chiamava e chiama la valle dove si erano assembrati in migliaia, che si recavano nelle paludi  circostanti   o nelle campagne per i lavori dei campi. E anche questi personaggi nelle  loro vestiture  così particolari mai apparsi sulla scena artistica, risvegliarono grandissimo interesse ed ammirazione. Fu unque Louis L.Robert  che ha fatto conoscere per primo i briganti e il costume ciociaro, che diverranno  il soggetto certamente  più ritratto dagli artisti  europei. Una delle sue opere  è intitolata i ‘Mietitori  delle Paludi Pontine’  fu presentata  alla fine degli anni ’20 dell’800 nel Salon di Parigi: successo enorme, il quadro fu acquistato dal Re della  Francia  e da allora  si ammira al Louvre: ebbene quest’opera così tanto ammirata che  per tutto il secolo è stata replicata e copiata e imitata infinite volte,  riprodotta e  diffusa a mezzo dei nuovi procedimenti tecnologici tanto da divenire letteralmente l’opera più  diffusa e più conosciuta di tutto il secolo in Europa.




Al festival della fotografia di Lishui arriva “Soccus”: la mostra sui costumi ciociari

Questo
veramente grande ed unico Paese, la Cina, che a dispetto di tragedie e
catastrofi sociali e politiche durate anni e anni che l’hanno insanguinata e
sconvolta, è riuscita a trovare la sua fisionomia autentica e il suo volto
pubblico nonché la sua congenita conformazione politica e sociale che offre al
mondo, dove gradita e dove no. Certo è che tutto quanto la riguarda, fornisce
l’idea del gigantismo e dello straordinario: tutto quanto è di livello
superiore all’immaginario comune!

E in
questo mondo il cui volto immediato è la possanza industriale e militare e
finanziaria e umana, una accelerazione permanente, spazio enorme, più di quanto
si immagini, è riservato anche alle altre emanazioni dell’uomo quali la
cultura, l’arte, la scienza, la bellezza… cioè anche per lo spirito e
l’anima. E se si scorrono le notizie di cronaca, ci si rende conto della
incredibile fioritura di esposizioni e manifestazioni d’arte, di convegni
scientifici e letterari, della nascita di musei e di pinacoteche,
dell’interesse per l’arte e la ricerca e la cultura, delle attività didattiche
e accademiche.

E in
siffatto contesto culturale e artistico dinamico e in continua evoluzione si
inserisce una manifestazione di arte fotografica che si tiene ogni due anni a
quasi duemila Km da Pechino, a Lishui,
significativa città universitaria.

E’ una iniziativa dedicata esclusivamente alla fotografia, sia in Cina sia all’estero, fondata nel 2004 e promossa dalle autorità municipali e accademiche della città, proprio con la finalità di sviluppare e stimolare ma soprattutto confrontare le ricerche e sperimentazioni di tutti i fotografi artisti nazionali e stranieri e quindi la istituzione di un Festival biennale internazionale.  E la presente edizione, la nona che si sta svolgendo dall’8 al 12 del mese è quella dove la rappresentanza internazionale è particolarmente vistosa.

Una manifestazione sia espositiva e sia informativa del massimo livello in quanto parallelamente al festival vero e proprio, ha luogo un simposio sulla fotografia di proporzioni anche questo inimmaginabili per gli argomenti affrontati, il numero delle sessioni e la rilevanza degli oratori: tutti i temi connessi con l’arte fotografica sono discussi e dibattuti.

Mentre gli espositori al festival vero e proprio sono oltre cinquemila fotografi da tutto il  mondo, le esposizioni oltre duemila, i paesi partecipanti  108 e le istituzioni e organismi nazionali e stranieri 155 e le università ed atenei 112: e nella ciclopica e impressionante manifestazione è presente anche una associazione italiana Expophoto il cui socio fondatore è un artista fotografo ciociaro di Sora, Rocco de Ciantis, il quale nell’ambito del festival  espone un  progetto fotografico  intitolato SOCCUS  che parte da una sua iniziativa  consistente in una serie di riproduzioni di qualità non comune che illustrano dei personaggi che vogliono richiamare il costume ciociaro dei quartieri di Arpino da lui stesso fotografati, organizzati e  promossi da una istituzione locale, la Fondazione Mastroianni. 

Per dare un’idea delle proporzioni basti tener presente che i pannelli che illustrano le immagini presentate dalla associazione di Rocco de Ciantis sono 180×130: tutto dunque gigantesco e di proporzioni incredibili, a sottolineare il significato altissimo del festival di Lishui. Naturalmente il progetto SOCCUS è stato illustrato dalla rappresentante italiana in lingua cinese ed inglese e presentato con le parole redatte appositamente dallo scrivente.

Dalle
prime impressioni raccolte, le immagini dei ciociari fotografati magistralmente
dal Sig. Rocco de Ciantis sono state moltissimo apprezzate e considerate: non è
esclusa qualche reazione di turismo dalla Cina destinazione Arpino per ammirare
da vicino questa umanità con questi costumi. Imperdonabile, ci si consenta la
nota polemica, che nella patria del costume ciociaro si continui ad ignorare
tale fenomeno al contrario conosciuto dovunque, da sempre.




Natura gambizzata o abbattuta, nell’indifferenza di tutti (comprese le associazioni di protezione della natura) in provincia di Frosinone

FROSINONE – In tutta la provincia di FR, non so negli altri capoluoghi, è una caccia spietata e implacabile … agli alberi! Preda particolare sono i maestosi pini che rallegrano anzi rallegravano la vista e ci danno ossigeno: ma gli abnegati e solidari giustizieri non disdegnano  le querce secolari possenti, i tigli, i lecci…. Tale perfino lascivia per gli alberi non si è divulgata ed estesa  per manutenerli e curare e magari trapiantarli, come ci si aspetterebbe in un contesto di civiltà, bensì per eliminarli, per estirparli e cancellarli: e quando non possono abbatterli per una qualche ragione, allora intelligentemente e sapientemente  ne prolungano e rendono la morte ancora più crudele, capitozzandoli cioè privandoli della ramificazione e facendo restare solo il tronco, un moncherino! Viene cancellata perfino la immagine naturale dell’albero, trasformandolo in un pezzo di legno in piedi! Ma perché tale sadismo, tale odio provinciale frusinate contro gli alberi, queste creature generose e innocue che ci danno gratuitamente vita e bellezza? Quale spettacolo nell’intera provincia si para davanti a tutti  a quelle mani ormai monche che si levano al cielo  implorando per il dolore, a quelle sagome mutilate e sciancate che nulla più  hanno delle maestose creature che una volta erano, dall’inizio della storia: non c’è nulla ad aver catalizzato l’attenzione anzi la libidine dei sindaci come la caccia ai nuovi untori,  agli alberi!

Quale penoso spettacolo

Quei pini regali abbattuti come cristi in croce lungo la Casilina e altrove e poi quegli alberi che non sono più alberi, che si levano al cielo ischeletriti e sgangherati, come sgangherata e miserevole è la provincia di Frosinone, oggi ancora di più! Nella sua esistenza ognuno di noi sicuramente non ha visto mai una amministrazione pubblica intervenire per curare e controllare lo stato di salute e professionalmente potare, un albero: non esiste, come non esiste verniciare i pali della pubblica illuminazione o una pubblica recinzione o una tabella stradale o manutenere un marciapiede: si aspetta semplicemente che venga il momento -quando arrivano gli attesi e bramati soldi della Regione o dello Stato!!- per eliminare il ‘vecchio’ e rimettere il ‘nuovo’ e così la moneta grande circola! Altro che manutenere!

La manutenzione non dà soldi né mazzette!

Questa tabula rasa di alberi in provincia nella pregiudizievole indifferenza del prefetto, delle forze dell’ordine,  nel pilatismo della magistratura, nella assenza totale anche delle associazioni di protezione della natura  e del paesaggio, portata avanti dall’ASTRAL regionale, dalla Provincia e dai Comuni entusiasti unanimi  del genocidio, si fonda su una scoperta impareggiabile fatta in provincia di Frosinone, un primato assoluto mondiale: gli alberi sono assassini! Gli alberi ammazzano il bipede!

Ci arrestiamo e lasciamo che sia il lettore a sentenziare

Ma sia rammentato che la fortuna vera degli autori e propagatori della notizia degli alberi assassini e del generalizzato massacro e annientamento di queste indifese e preziose creature  è che la gente, cioè le vittime, non si rendono conto, lascia fare, ignava e inerte, non interviene, come invece avviene nelle società civili. Questa è la disgrazia, questa è la buona sorte di questi scellerati e scomposti assassini della natura.

Nella sola città di Parigi entro il prossimo anno, 2020, in sei anni, hanno piantato ventimila alberi!  E in merito così scrive  il sindaco di Parigi: “siccome il clima sta mutando, allora diventa molto importante piantare alberi! Credo che tutti lo abbiano ormai capito. Più verde, più si respira meglio”. Parole troppo semplici ed elementari per essere comprese dai grandi uomini illuminati  della provincia di Frosinone, abituati a ben altri discorsi! In questo contesto di tragedia civile e di autolesionismo  e di massimo insulto e nocumento verso la comunità da parte di tutte le pubbliche istituzioni della provincia di Frosinone, si distingue ed eccelle la Diocesi che in questi giorni ha provveduto alla piantazione di  numerose pianticelle in un terreno del capoluogo all’iniziativa di ”adotta un albero” seguendo gli appelli del Papa. L’eterna lotta dunque tra la barbarie e la ignoranza criminale da un lato e la civiltà e la cultura da un altro.




L’arte della scultura. Auguste Rodin, il Pigmalione del secolo

Il grande poeta Ovidio come tutti sanno, tra le varie opere ne scrisse una particolarmente significativa e ricca di motivi: le Metamorfosi dove vengono narrate e tramandate ai posteri decine di vicende amorose o altri fatti, tutti attinenti però il particolare che uno dei soggetti per volere di qualche divinità o per altre ragioni, poteva venir trasformato in un essere diverso: Apollo per esempio si invaghisce di Dafne che viene trasformata in pianta di alloro perché la dea rifiuta le sue attenzioni oppure Leda che cede alle lusinghe di Giove che si trasforma in cigno oppure Narciso che vedendo la sua immagine riflessa nello stagno se ne innamora credendola di un altro essere…. Il tema che qui ci occupa fa parte del patrimonio letterario occidentale da sempre: infinite sono le trattazioni e riadattamenti sul tema: stiamo parlando della vicenda incredibile di Pigmalione: oggi tra più noti è la splendida commedia di G.B. Shaw intitolata appunto: Pigmalione.

Chi era dunque secondo Ovidio, questo personaggio?

Uno scultore dell’antica Grecia: un giorno terminò una scultura di donna in grandezza naturale e il poeta ci tiene a menzionare il particolare: in avorio: una impresa quasi fuori del comune data la rarità del materiale anche a quell’epoca, anzi ancora di più. Finita l’opera l’artista si avvede che la scultura uscita dallo scalpello supera ogni aspettativa: è bellissima, perfino affascinante: poco a poco l’avorio agli occhi dell’artista inizia ad animarsi, ad assumere le sembianze di una donna vera, stupefacente e incantevole.

Auguste Rodin e i suoi amati modelli ciociari

Abbandoniamo Ovidio e presentiamo lo scultore considerato il massimo dell’Ottocento-Novecento europeo, Auguste Rodin e i suoi amati modelli ciociari. Far vivere la materia, dar vita vera ad un oggetto e ad un essere vivente, è il grande segreto di ogni forma d’arte, dono rarissimo, solo degli eletti: l’artista è grande e destinato ai posteri quando sa infondere vita e anima al suo soggetto. Rodin aveva questa qualità. Si osservi la ‘Donna accovacciata’, una posizione apparentemente banale eppure la si osservi: la posizione delle labbra, la conformazione del viso, l’espressione, la posizione delle due braccia, la nudità intima esposta naturalmente e semplicemente, senza infingimenti o artificio, come in una scultura dell’antica Grecia: essa è viva e palpitante davanti a noi. L’artista ne realizzò molti esemplari e in diverse dimensioni: tanto diffuso fu ed è l’innamoramento dell’osservatore, oggi come allora. La stessa emozione di Narciso che viene ammaliato dalla sua immagine riflessa, sperimentiamo al cospetto di ‘Eva’: si immagini lo scultore nel suo studio, circondato dai suoi allievi, che modella un blocco informe di creta: davanti a lui sulla pedana si leva la modella: una ragazza di circa diciotto anni, nuda, membra formose e sode, dal corpo perfetto, capigliatura corvina, piedi e mani –incredibile- di una dea classica: l’artista è ammaliato e incantato, rapito da quel fiore della natura in posa davanti a lui e le sue mani affondano avidamente e quasi con concupiscenza nella creta e comincia a dar forma: le sedute si succedono e l’ansia e l’ardore, la bramosia quasi dell’artista raggiungono momenti spasmodici: quanto esce dalle sue mani, come per Narciso, lo coinvolge e ammalia, sempre e sempre più mano a mano che la creta morta diventa viva: fino a quando dopo qualche settimana di lavoro convulso, si avvede che la modella come la Dafne di Apollo, inizia a modificare il proprio corpo: una nuova vita ha iniziato a palpitare in lei: l’artista abbandona la scultura, rinuncia perché la sua donna gli sta sfuggendo e tradendo: il corpo della sua Eva sta degenerando e pervertendosi e trasformandosi: l’opera è compiuta pur se non ultimata : la modella è incinta!

Un giorno della fine del 1870 un uomo barbuto, abiti consunti e laceri, sporco, sicuramente non profumato, bussa allo studio dello scultore, sapendo che ingaggiava modelli: a questa visione, l’artista ha un sobbalzo: ecco il mio uomo! Rodin lo assume, stabiliscono il prezzo delle sedute e inizia il rapporto. Era parecchio tempo che l’artista aveva in mente un personaggio per il quale non era riuscito ancora a trovare colui che doveva impersonarlo. Ora lo ha davanti a lui: iniziano le sedute, frenetiche, appassionate: l’artista è quasi travolto dalla sua stessa ansia nel costatare che il modello in posa davanti a lui nella sua nudità è perfino superiore alle sue aspettative fisiche, a quanto immaginava. Sotto le sue dita instancabili e magistrali la creta prende forma e visibilità: quella barba sporca e ruvida, quei capelli arruffati, assumono la perfezione di una filigrana sotto il cesello magistrale e innamorato dell’artista: il volto, quel braccio teso, quelle mani e soprattutto quelle dita parlano: è ‘San Giovanni Battista’, Pigmalione-Rodin quasi un miracolo, ha infuso vita e coscienza nella creta, ha trasformato una sostanza morta in un essere vivente! La povera e umile creatura di Gallinaro ha assunto il sembiante e la esistenza del Battista! Il Battista è la personificazione del modello! L’Ovidio dei nostri giorni ne farebbe un campione da immortalare.