ROMA, MAGLIANA: RISANATO CAMPO ABUSIVO DI VIA CANDONI

di Maurizio Costa

Roma – Le operazioni di sgombero del campo abusivo di via Candoni, nel quartiere Magliana, sono andate a buon fine. Le forze dell'ordine hanno ripulito la zona, che era infestata anche dai rifiuti. Questo accampamento abusivo sorgeva proprio davanti all'ospedale San Giovanni Battista. I rom che abitavano nelle baracche di via Candoni erano soliti gettare chili di immondizia di fronte all'azienda ospedaliera, rischiando di intaccare la salubrità della zona.

Dopo l'inchiesta de "L'Osservatore d'Italia", sembra che le forze dell'ordine e l'amministrazione comunale si siano convinti a risolvere i problemi degli accampamenti abusivi in zona Magliana. Solamente dieci giorni fa, un incendio aveva devastato le baracche di via del Cappellaccio: nell'incendio morì un ragazzo romeno di 27 anni.

Grande la soddisfazione dell'amministrazione comunale e municipale. Il consigliere di Fratelli d'Italia, Valerio Garipoli, ha affermato che "l'area è stata finalmente liberata dall'insediamento abusivo che ha recato ulteriore degrado e fenomeni di illegalità alla zona. L'area – prosegue il consigliere – è già sofferente per un campo nomadi autorizzato. Adesso la zona devve essere riqualificata per evitare stanziamenti abusivi futuri".

Il presidente del consiglio municipale ha dichiarato che "la battaglia per la legalità a Roma passa anche dalla lotta alle baraccopoli".

L'emergenza dei campi abusivi che nascono tra Magliana e via del Mare è enorme. Oltre alla distruzione degli insediamenti bisognerebbe, però, anche trovare una soluzione i nomadi e ai romeni che vi abitano. Anche perché, se non si dovesse trovare un alloggio per queste persone, sicuramente torneranno a costruire queste baracche. 




ROMA, MAGLIANA: DOPO LO SGOMBERO RINASCE L'ACCAMPAMENTO ABUSIVO

 

GUARDA LA GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO

 

di Maurizio Costa

Roma – Rinasce un accampamento rom tra via Ostiense e via del Cappellaccio. Alcune foto mostrano come, sullo stesso luogo che era stato sgomberato dai Vigili del fuoco e dalla Polizia municipale, i nomadi abbiano ricostruito i loro alloggi di fortuna, composti da teli di plastica e muri inconsistenti. La zona è da tempo abitata da una comunità romena, che però era stata allontanata lo scorso nove aprile.

Le baracche sono ben nascoste dagli alberi che crescono in quell'area. Trovandosi sotto un viadotto, è anche difficile riuscire ad individuare gli alloggi di fortuna dei romeni che vi abitano. Tra l'altro, nella zona occupata si trovano anche delle vere e proprie tende da campeggio, all'interno delle quali abitano alcune persone che non hanno fatto in tempo a costruire una baracca. È difficile avvicinarsi al luogo sul quale crescono gli accampamenti, visto che, non appena ci si addentra nel posto, gli abitanti degli alloggi di fortuna non accettano di buon grado l'intromissione. Le baraccopoli sono abitate principalmente da romeni e bulgari.

Il precedente – Prima della costruzione di queste baracche, la zona era stata sgomberata dai Vigili del fuoco e dalla Polizia municipale dopo che un grande incendio aveva distrutto la tendopoli. In quell'occasione, un romeno di 27 anni perse la vita tra le fiamme, alimentate anche dai rifiuti gettati sul ciglio della via Ostiense. Il corpo era stato trovato dalle forze dell'ordine qualche giorno dopo il rogo.

Come si vede anche dalle immagini, le baracche sono coperte da teli di plastica per riparare dalla pioggia. Inoltre, intorno alle costruzioni fatiscenti, si trovano dei carrelli e dei frigoriferi malandati. La vegetazione nasconde bene le baracche, ma tutti i residenti della zona conoscono la situazione di via del Cappellaccio.

Dopo lo sgombero e la bonifica di qualche giorno fa, l'area antistante a via Ostiense è stata ripulita anche dai rifiuti, ma, in una nostra immagine, si vede come un uomo si fermi con la macchina sul ciglio della strada per rubare qualche ciocco di legno rimasto dopo l'intervento delle forze dell'ordine. La zona comincia già a riempirsi di nuovi rifiuti e le istituzioni stanno cercando di risolvere la situazione.

Andrea Santoro, presidente del IX municipio, ha affermato che entro 5 giorni partirà la bonifica di molti campi nomadi abusivi della zona. “Il piano per la Sicurezza sarà completato in due mesi – ha dichiarato il minisindaco -. Entro i primi giorni di maggio rimuoveremo tende e baracche anche in via Cristoforo Colombo, via Ostiense, piazza Caduti dei Lager, Quadrato della Concordia, via Giachino (in prossimità della scuola Il Casale) e via del Cappellaccio. Qui, per esempio – continua Santoro -, abbiamo una situazione molto critica perché si tratta di un sito già bonificato circa 6 settimane fa, dove in poco tempo sono stati accumulati nuovamente diversi quintali di rifiuti ed è per questo che studieremo l’apposizione di dissuasori”.

Ricordiamo che i romeni che popolano quest'area hanno rubato due settimane fa molti chili di rame dalla galleria di Acilia, che è rimasta chiusa per diversi giorni provocando non pochi danni alla circolazione.

La situazione di queste persone è tragica, non hanno un'abitazione in cui stare, e il municipio, oltre a sgomberare queste zone da accampamenti abusivi, dovrebbe anche trovare una soluzione a questi immigrati, che potrebbero essere reintegrati (se ne hanno le credenziali) o riportati in patria, come prevedono le leggi.




SOMALIA: AUTOBOMBA SU AUTOBUS DELL'ONU. NOVE MORTI

di Maurizio Costa

Garowe (Somalia) – I terroristi di al-Shabaab hanno fatto esplodere un autobus che trasportava decine di dipendenti dell'Onu a Garowe, in Somalia, nella regione del Puntland. Le vittime accertate finora sono 9, sette somali e due kenioti.

L'attentato è stato rivendicato dei terroristi di al-Shabaab, che, il due aprile scorso, avevano fatto irruzione nel campus universitario di Garissa, in Kenya, provocando la morte di 147 studenti, soprattutto cristiani.

Ali Salad, un alto funzionario della polizia locale, ha affermato che "è un giorno buio, ma i terroristi devono sapere che il sangue non andrà sprecato invano. Dovremo avere il pugno di ferro".

Nicholas Kay, rappresentante dell'Onu in Somalia, ha affidato a Twitter il suo pensiero: "Condanno l'attacco di questa mattina a Garowe. Provo scioccante sgomento per le vittime".

Secondo fonti locali, la bomba sarebbe stata piazzata sotto un sedile del mini autobus per poi essere azionata a distanza con un comando elettronico. Nel momento dell'esplosione, il veicolo stava passando proprio davanti la sede dell'Onu. L'attacco avrebbe potuto provocare molti più morti di quelli effettivi.

La storia – I terroristi di al-Shabaab, che in italiano vuol dire "i giovani", sono stanziati in Somalia e combattono l'autorità centrale dopo che l'Onu ha aiutato il paese a diventare democratico e ad avere un governo imparziale. Solamente sette giorni fa, il gruppo aveva attaccato il ministero dell'Istruzione somalo, provocando dieci vittime.




ATTIVISTA AGGREDISCE DRAGHI DURANTE CONFERENZA STAMPA

di Maurizio Costa

Francoforte – Una manifestante ha interrotto la conferenza stampa del governatore della Bce Mario Draghi salendo sul tavolo e gettando coriandoli e fogli al numero uno della Eurotower. Dopo pochi attimi di paura, l'attivista è stata fermata dalle guardie che erano presenti nella sala.

La manifestante, al grido di "End the Ecb dictatorship", ha messo in vista anche una maglietta che mostrava slogan contro lo strapotere della Banca Centrale Europea. Mario Draghi, che è rimasto spaventato appena la ragazza è salita sul tavolo della conferenza stampa, si è coperto il viso dai coriandoli che la manifestante gli ha gettato contro. Finito lo stupore, il governatore della Bce ha continuato il suo discorso, con un tranquillo "continuiamo dove ho interrotto".

La tensione ha Francoforte è alta, soprattutto dopo la creazione della nuova sede della Bce, costata più di un miliardo di euro.

Le parole di Draghi – La conferenza stampa è continuata con tranquillità. Il governatore Draghi ha affermato che il quantitative easing, cioè l'acquisto dei titoli di stato dei paesi membri da parte della Eurotower, "procede liscio, in linea con i volumi annunciati di 60 miliardi di euro al mese". Secondo Draghi, l'immissione di moneta nei circoli dell'economia reale dei vari paesi europei permette una "ripresa, che nell'Eurozona sta accelerando, come mostrano gli indicatori più recenti".

Infine, il governatore della Bce ha affermato che comunque "il programma è molto flessibile e può essere interrotto quando si vuole".

Intanto, Angela Merkel avrebbe affermato, secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco 'Die Zeit', che la Germani sarebbe disposta ad aiutare la Grecia anche in caso di default. Se Tsipras e Varoufakis non dovessero pagare le tranche di debito all'Ue, la Grecia perderebbe ogni sorta di liquidità da parte del Fondo Monetario Internazionale. La Merkel, invece, avrebbe dichiarato che il paese ellenico potrebbe comunque ricevere liquidità, anche nel caso in cui non dovesse pagare il debito. Resta il fatto che Tsipras dovrà presentare assicurazioni all'Ue, presentando un Piano di riforme concreto e un programma generale di privatizzazioni.

Grexit – Anche nel caso in cui la Grecia dovesse uscire dall'Euro (Grexit) la cancelliera Merkel avrebbe dichiarato che l'Europa rimarrebbe a disposizione per aiutare economicamente il governo di Tsipras, fornendo un fondo di emergenza ad Atene.




NIGERIA: BOKO HARAM RISPARMIA 50 RAGAZZE RAPITE L'ANNO SCORSO

di Maurizio Costa

Nigeria – Almeno 50 studentesse sarebbero sopravvissute al rapimento perpetrato dal sedicente califfato islamico di Boko haram. Un anno fa, infatti, l'organizzazione terroristica stanziata nell'ovest dell'Africa aveva rapito 219 ragazze nel villaggio Chibok, in Nigeria. A rivelarlo è la Bbc che, attraverso la testimonianza di una donna del posto, ha fatto trapelare la notizia che tre settimane fa le cinquanta studentesse sarebbero state viste a Gwoza, nel nord della Nigeria.

L'organizzazione Boko haram non colpisce solamente le studentesse, che vengono rapite per essere addestrate alla legge islamica, ma anche i bambini. L'Unicef, infatti, ha dichiarato che "circa 800mila bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case per il conflitto nel nord-est della Nigeria fra Boko haram, le forze militari e i gruppi di autodifesa civile". Una situazione incredibile, che sta gettando il paese in una vera e propria ondata di terrore.

Solamente un mese fa, i miliziani di Boko haram avevano rapito altre 500 persone, soprattutto donne e bambini, dalla città di Damasak, nel nord-est della Nigeria. In quell'occasione, i jihadisti avevano ucciso almeno 50 persone durante l'operazione.

Cos'è Boko haram – L'organizzazione islamica denominata Boko haram è un sedicente califfato che vorrebbe imporre la religione musulmana in tutto l'Islam e respingere di netto tutte le ideologie e le religioni dell'occidente. Letteralmente, Boko haram significa infatti “l'istruzione occidentale è proibita”. Queste persone rapite saranno utilizzate in maniera differente: i bambini più piccoli saranno istruiti alla “vera religione”; i ragazzi verranno arruolati nelle fila dell'autoproclamato califfato; le donne, infine, verranno usate come schiave o come spose.




USA, ELEZIONI PRESIDENZIALI 2016: TUTTI I CANDIDATI

di Maurizio Costa

Washington – Si avvicinano le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, che sanciranno chi dovrà guidare una delle nazioni più potenti al mondo. Barack Obama, presidente per due mandati, non potrà essere rieletto tra le fila dei democratici e quindi dovrà cedere il posto a qualcun altro. Le elezioni di mid-term, che a metà di ogni mandato rinnovano in parte la Camera dei rappresentanti e il Senato, hanno fatto perdere la maggioranza ad Obama e hanno sancito la vittoria dei repubblicani, tornati alla ribalta nell'era dem. Senza la maggioranza al congresso, Obama ha trovato e troverà molte difficoltà nell'approvare le leggi e sarà un buon trampolino di partenza per i repubblicani per le elezioni presidenziali imminenti.

Ma in definitiva, chi saranno i candidati ufficiali e probabili delle prossime elezioni del 2016?

Area repubblicana – Sul fronte opposto ad Obama il primo a farsi avanti è Rand Paul, senatore del Kentucky, che ha ufficializzato la sua candidatura dicendo che correrà per la Casa Bianca per “riportare il paese ai principi di libertà e di governo limitato”. Cinquantaduenne, figlio del politico Ron Paul, Rand esprime l'ideologia libertaria ma senza distaccarsi dalle tinte tradizionaliste che colorano la sua area di governo. La scelta che potrebbe caratterizzare Rand Paul è la legalizzazione della marijuana negli Usa, idea sostenuta fortemente dal repubblicano. Ex oculista, Paul incarna il patriottismo americano, senza tralasciare le libertà, come quelle del porto d'armi, che hanno creato qualche malumore in area dem. Tra le curiosità di Paul, che probabilmente non vincerà le elezioni, c'è quella di aver rapito una collega a scopo ludico durante gli anni dell'università.

John Ellis Bush (Jeb), fratello di George W., ha ufficializzato la sua candidatura. Il suo profilo rappresenta quelle certezze che una grande parte degli statunitensi cerca alla Casa Bianca. John, ex governatore della Florida, non detiene incarichi politici dal lontano 2008. Si caratterizza per la sua moderatezza, che lo distacca dalle ali più radicali dei repubblicani. Altro fattore di distinzione è la sua idea di immigrazione, molto aperta e libera, visto che è sposato con una donna di origini messicane. I sondaggi lo danno al 13%, al di sotto anche di Rand Paul.

C'è anche Marco Rubio, di origini spagnole, che però non ha ancora ufficializzato la sua candidatura. I media americani lo danno però come concorrente sicuro per la poltrona alla Casa Bianca. Rubio ha solamente 43 anni ed è già stato definito l'Obama dei repubblicani. Si propone come leader super conservatore, abbracciando aree più estreme dei repubblicani. I sondaggi lo danno al 5%, ma con ampi margini di miglioramento.

Anche Chris Christie, governatore del New Jersey, potrebbe prendere parte alle elezioni. Scozzese di padre e siciliano dalla parte della madre, Christie starebbe preparando la sua discesa in campo, sebbene lo scandalo 'Sandygate' lo vedrebbe indagato per aver lucrato sui soldi destinati alle popolazioni colpite dall'uragano Sandy.

Ted Cruz, leder dell'opposizione all'Obamacare, rappresenterebbe la classifica posizione degli ispanici negli Usa, che vedono nel suo cognome una buona alternativa per il loro futuro degli Usa. Infine, Rick Perry e Paul Ryan, rispettivamente al 6 e all'8%, sono i leader più intransigenti sui fronti dell'immigrazione e dell'intervento statale nell'economia. Soprattutto sul versante del fisco, Perry e Ryan danno molte rassicurazioni ai repubblicani, che non vogliono altre tasse.

La campagna elettorale del partito repubblicano sarà agevolata anche dall'intervento dei fratelli Koch, che stanzieranno privatamente quasi 900 milioni di dollari per la vittoria dei loro politici. I due petrolieri potrebbero questa volta vincere la propria scommessa, non come nel 2012, quando buttarono ben 400 milioni di euro.

Area democraticaHillary Clinton domina non solo il fronte dem ma anche tutto il panorama statunitense. La favorita alla vittoria è proprio lei, che potrebbe diventare il primo presidente donna della storia degli Usa. La su candidatura ufficiale arriverà nei prossimi giorni, probabilmente via Twitter per avvicinare la politica ai cittadini. Clinton non darà comizi pubblici in stile pomposo, ma svolgerà molti incontri ravvicinati con le persone, per abbattere il limite tra politica e strada.

L'unico che potrebbe contendere lo stemma di leader dei dem a Clinton è il vicepresidente Joe Biden, che vuole scendere in campo all'età di 73 anni contrariamente a quanto vorrebbe il direttivo politico dei democratici.

C'è ancora moltissimo tempo prima delle presidenziali del 2016 e tutte le percentuali di vittoria sono ancora blande e tenui. Bisognerà aspettare, ma una cosa è certa, i democratici dovranno affrontare la minoranza al Congresso sancita dalle elezioni di mid-term.




GRECIA: TSIPRAS RIMBORSA 485 MILIONI DI EURO A UE

di Maurizio Costa

Atene – Il governo greco rispetta le scadenze e paga un debito di 485 milioni di euro al Fondo Monetario Internazionale. Fino all'ultimo momento ci sono stati dei dubbi sulla possibilità che la Grecia avesse pagato la cifra, ma alla fine, nell'ultimo giorno possibile, Tsipras rimborsa all'Europa i soldi che aveva ricevuto.

A riferirlo è una fonte del ministero delle Finanze greco, presieduto da Yanis Varoufakis: "Il pagamento è stato registrato e sarà effettuato in giornata" ha rivelato una fonte ufficiale. Intanto, la Grecia continua a pensare ad un Piano di riforme che porterà quasi 7 miliardi di euro nelle casse elleniche, ma l'Europa, se non avrà certezza, non rispetterà i patti. La Grecia dovrà comunque continuare a pagare queste tranche anche per non indurire i rapporti con l'ex Troika, formata da Fmi, Commissione europea e Banca Centrale Europea.

Rapporti con PutinAlexis Tsipras ha visitato la Russia e ha incontrato il presidente Vladimir Putin per cercare di trovare un'intesa riguardo ad alcuni punti caldi della politica e dell'economia greca. L'embargo effettuato da Ue e Russia, che non permette l'interscambio di merci tra le due parti, continuerà ad essere effettuato anche nei confronti della Grecia. Putin, dopo l'invasione dell'Ucraina, è stato colpito dell'Ue, che ha proibito agli stati membri di esportare in Russia. Dal canto suo, il Cremlino ha vietato alle proprie aziende di esportare in Europa. Si vociferava di una possibile eccezione della Russia per la Grecia, ma Putin ha detto che "non si possono fare eccezioni per un solo paese europeo".

Secondo il presidente russo, la Grecia non ha chiesto aiuti economici alla Russia, ma nel giro di intese potrebbero nascere dei nodi importanti. Il Cremlino, infatti, potrebbe collegare la Grecia con il gasdotto russo-turco 'Turkish Stream', che potrebbe essere portato anche in territorio ellenico. Questa mossa strutturale, secondo Putin, porterebbe milioni di euro nelle casse greche, soldi che potrebbero essere utilizzati per risanare il debito verso l'ex Troika.

"Non è una questione di aiuto – ha aggiunto Putin – ma di cooperazione, compresa quella finanziaria, legata a grandi progetti concreti". Da questo pseudo-accordo potrebbero nascere anche dei prestiti da parte della Russia per far respirare le casse greche. Inoltre, potrebbero nascere delle joint venture, accordi tra aziende, di export tra Atene e Mosca, di fragole, kiwi o pesche, che potrebbero rappresentare il 40% del fatturato delle esportazioni greche.

Ricordiamo che la Russia era il partner economico preferito dalla Grecia, che ha scambiato con Mosca 9,3 miliardi di euro nel 2013. Questo accordo potrebbe destabilizzare gli equilibri europei e portare l'Ue a rivedere le proprie idee di risanamento del debito. 




YEMEN, SCONTRI TRA RIBELLI HOUTHI E ARABIA: 22 MORTI

di Maurizio Costa

Sana'a
– Lo Yemen rimane un focolaio enorme delle guerre orientali. I ribelli Houthi hanno bombardato alcuni quartieri della città di Sada, vecchia sede del governo di Abd Rabbo Mansur Hadi. I miliziani sciiti hanno colpito con mortai e colpi sparati da carri armati moltissimi quartieri residenziali e quindi pieni di civili. I morti accertati sono 22, mentre tocca quota 70 il numero dei feriti.

Le zone di Mualla e Crater sono state quelle più toccate dal fuoco ribelle. I ribelli Houthi, che hanno cacciato il legittimo presidente Hadi, hanno bombardato a caso la città di Sada, provocando non pochi danni alle strutture civili. I miliziani sciiti stanno cercando di entrare nel centro di Sada, ma a difendere la città ci sono i guerriglieri che appoggiano il presidente Hadi e la coalizione guidata dall'Arabia Saudita.

Mentre gli altoparlanti di Aden, attraverso le voci degli imam delle moschee, esortavano i cittadini a combattere gli Houthi attraverso una guerra santa, la coalizione ha bombardato alcune postazioni dei ribelli sciiti, che troveranno ancora più complicato entrare a Sada.

Secondo Ashton Carter, ministro della Difesa Usa, i ribelli Houthi e Al Qaida stanno approfittando della situazione instabile dello Yemen per far collassare il governo e le istituzioni: “Stiamo vedendo che fanno progressi sul campo conquistando nuovi territori” ha affermato Carter riferendosi agli Houthi. Gli Usa continueranno comunque a fornire armi e informazioni alla coalizione araba.




ORRORE A TIKRIT: TROVATE FOSSE COMUNI

di Maurizio Costa

Tikrit (Iraq) – I militari iracheni che hanno strappato Tikrit dalle mani dell'Isis hanno fatto una macabra scoperta: all'interno del palazzo presidenziale appartenuto a Saddam Hussein, sono state trovate almeno dieci fosse comuni che conterrebbero i corpi di 1.500 soldati iracheni, uccisi il 12 giugno scorso dai miliziani dell'autoproclamato stato islamico.

A riferirlo è Al Jazeera, che rivela come fino ad ora i soldati iracheni intervenuti sul posto avrebbero trovato solamente 20 corpi in stato di decomposizione, ma si teme che siano molti di più. I militari che si trovano nelle fosse comuni sarebbero stati uccisi il 12 giugno scorso dall'Isis, in quello che viene chiamato il massacro di Camp Speicher, definito dallo Human Right Watch come il peggior massacro perpetrato dall'Isis.

Indicazioni molto dettagliate hanno fatto presumere ai medici forensi che quei corpi finora trovati appartengano ai soldati uccisi a Camp Speicher. La paura è che adesso venga fuori tutto il resto delle vittime.

Haider al Abadi, il primo ministro iracheno, ha dichiarato che la vendetta nei confronti dell'Isis non è la strada giusta per vendicare quelle migliaia di vittime che verranno ritrovate nelle fosse comuni. Ma, d'altro canto, le famiglie dei militari uccisi vogliono sapere la verità e hanno chiesto al governo di intervenire per capire le vere ragioni del massacro e della barbara uccisione.

Intanto, l'Isis è arrivato alle porte di Damasco, esattamente nel campo profughi di Yarmuk, in Siria, che ospita ben 18mila palestinese fuggiti dalle proprie terre. In questa periferia, i miliziani del sedicente califfato hanno tolto acqua e vivere agli abitanti del campo, avviando una vera e propria offensiva. Questa mattina, all'interno di Yarmuk, sono state uccise 9 persone, di cui alcune anche attraverso la decapitazione.




ISIS: "AL-QAIDA SI SCIOGLIERÀ PER UNIRSI ALLO STATO ISLAMICO"

di Maurizio Costa

Londra – L'organizzazione terroristica di al-Qaida, fondata da Osama bin Laden e adesso presieduta da Ayman al-Zawahiri, potrebbe sciogliersi per unirsi alle fila del sedicente califfato islamico dell'Isis. A rivelarlo è Aimen Dean, uno dei fondatori di al-Qaida e ora collaborazionista dei servizi segreti britannici.

Il quotidiano 'al-Hayat' ha rivelato l'incredibile notizia. Secondo Dean, che è in stretto contatto con l'ambiente arabo, al-Qaida è destinata a sciogliersi. In Siria, infatti, il 'Fronte al-Nusra', molto vicino all'organizzazione di al-Zawahiri, entro poche settimane potrebbe sfaldarsi e continuare il suo operato proprio all'interno dell'Isis. Ma questa non sarebbe una scissione isolata, anzi, farebbe parte di un progetto preliminare di scioglimento completo di al-Qaida, che, entro la fine dell'anno, potrebbe non esistere più.

Dean ha affermato che "i legami con al-Qaida sono divenuti ultimamente un onere per le cellule jihadiste, affondate nei conflitti locali, come quello che accade al 'Fronte al-Nusra' in Siria ed ad Aqap in Yemen. La scissione di al-Qaida – continua Dean – potrebbe aprire la strada ad al-Nusra per stringere alleanze con altri gruppi jihadisti in Siria e rilanciare il suo progetto di fondare un Emirato nel nord della Siria, dopo aver conquistato recentemente con altre milizie islamiche la città di Idlib".

Sicuramente l'Isis è un magnete importante per tutte queste cellule terroristiche sparse per il mondo arabo, che vedono proprio nel sedicente Stato Islamico, un progetto interessante di ricostruzione del califfato.




IRAN, ACCORDO SUL NUCLEARE: STOP ALL'ATOMICA

di Maurizio Costa

Losanna – Dopo giorni di attesa, finalmente in Svizzera si è raggiunto l'accordo sul nucleare iraniano: Teheran dovrà chiudere o rimodulare le centrali nucleari, tranne una, che manterrà il suo scopo ma solo per ricerca e non per la costruzione della bomba atomica.

Il consiglio dei 5+1, formato da Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania, è riuscito a convincere il premer iraniano Hassan Rohani. Tutte le sanzioni che da anni impediscono a Teheran di ricevere e esportare prodotti all'estero verranno revocate, provocando un rientro economico stimato di almeno 800 miliardi di euro.

In cambio, un solo impianto nucleare non cambierà destinazione d'uso in tutto l'Iran, ma avrà solamente scopi scientifici e non verrà utilizzato per produrre la bomba atomica. Gli altri siti, come quello di Fordow e di Arak, verranno convertiti in strutture di ricerca scientifica, senza ospitare materiale fissile. Le scorte iraniane saranno portate all'estero, forse in Russia.

Questo accordo di massima dovrà essere ratificato entro il 30 giugno. Da quella data in poi, l'accordo durerà 10 anni e potrà essere prolungato di decennio in decennio. Se le parti convergessero in un'unità di intenti, l'accordo potrebbe durare anche per 25 anni consecutivi.

Contrario all'accordo è Israele, che, attraverso le parole del suo neo-eletto premier Benyamin Netanyahu, ha fatto sapere di essere preoccupato per la potenza dell'Iran, che senza l'embargo imposto dai paesi occidentali potrebbe diventare il paese più forte del Medio oriente, mettendo Israele in una posizione di subalternità. Inoltre, secondo Netanyahu l'Iran non smetterà di produrre bombe atomiche, ma si limiterà a tenere le scorte da un'altra parte.

Il problema è che il premier israeliano ha scritto su Twitter che ci sono ipotesi di intervento armato nei confronti dell'Iran. "Non abbiamo altra scelta – ha scritto Netanyahu – tra le scelte possibili quella militare rimane sul tavolo". Parole pesanti che gettano un alone di paura nello storico accordo.

Obama e l'Iran, dopo anni di incomprensioni, sembrano aver raggiunto un accordo importante per rendere il mondo più sicuro, sempre che i punti vengano rispettati.