ROMA, AMA: "PROBLEMI TECNICI AGLI IMPIANTI DI RACCOLTA RIFIUTI"

di Maurizio Costa

Roma – Ama, l'azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti della capitale, annuncia problemi con i centri di raccolta nazionali e regionali fuori Roma. Questi disagi strutturali si ripercuoteranno sulla raccolta giornaliera dei rifiuti. Ama, infatti, afferma attraverso il proprio sito che la situazione è instabile: "Ciò potrebbe causare temporanei rallentamenti nei consueti giri di raccolta dei rifiuti indifferenziati in alcuni quadranti della città".

In giro per la città, comunque, ci saranno "dirigenti e tecnici dell’azienda sul territorio al fianco degli operatori aziendali per monitorare l’andamento dei servizi". Inoltre, Ama consiglia ai cittadini di "non abbandonare i rifiuti accanto ai cassonetti nel caso in cui non siano ancora stati svuotati".

Il problema non fa che aumentare i disagi in alcune zone della città. A Ostia Antica, per esempio, i rallentamenti nella raccolta differenziata sono tantissimi, anche se il problema dell'Ama è nell'indifferenziata. Nei quartieri di Torpignattara e Centocelle si va ancora peggio.

Oggi ci sarà il Monnezza Day per protestare contro il lavoro dell'Ama, che lascia interi quartieri invasi dall'immondizia. Torpignattara è il più colpito e gli abitanti non ne possono più.




IL LAZIO OSPITA IL 13% DEGLI IMMIGRATI NAZIONALI

di Maurizio Costa

Roma – Il Lazio è la seconda regione per numero di immigrati ospitati nei centri di accoglienza. I numeri diramati del ministero dell'Interno fanno trasparire una situazione abbastanza sbilanciata. Cominciamo, però, con l'illustrare il funzionamento degli immigrati in Italia, che è gestito dalle prefetture territoriali.

I Cara e i Cda – I centri che accolgono gli immigrati sono differenti. I Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) rappresentano delle strutture che ospitano immigrati in attesa del permesso di asilo politico. Sono molto simili ai Cda (Centro di accoglienza) che garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione. Nel Lazio c'è solamente un centro di questo tipo e è il Cara di Castelnuovo di Porto. In questa struttura sarebbero ospitati ben 830 persone, un numero eccessivo che però riflette la grande emergenza del centro, che viene gestito da una multinazionale francese.

Gli immigrati dovrebbero rimanere all'interno dei centri Cara solamente per un massimo di 35 giorni. Dopodiché, l'ospite dovrebbe ricevere un permesso di soggiorno, rinnovabile ogni tre mesi, sempre in attesa dello status di rifugiato politico.

I Cara sono stati oggetto molto spesso di interesse da parte di Mafia Capitale, che gestiva il Cara di Mineo, in Sicilia, e voleva mettere le mani su quello di Castelnuovo di Porto, ma con una sentenza del Tar, Buzzi e Carminati non hanno raggiunto il loro scopo.

Progetto Sprar
– Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) costituisce una rete di centri di seconda accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale. In poche parole, queste strutture dovrebbero ospitare gli immigrati già in possesso di una forma di riconoscimento di protezione internazionale (rifugiati, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria). Visto che però le pratiche per assegnare questi visti sono molto lente in Italia, questi centri accolgono anche immigrati senza lo status di rifugiati, quindi in attesa del riconoscimento. Gli enti locali ricevono i soldi per lo Sprar direttamente dal ministero dell'Interno attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA).

Il Lazio, con lo Sprar, accoglie più immigrati di tutte le altre regioni, ben 4.791 (più della Sicilia, che ne ha 4.782). La regione, quindi, accoglie il 21% degli immigrati delle strutture Sprar italiane. Un numero altissimo, che viene aumentato da tutti quegli immigrati che vivono in altri tipi di strutture, che sono, solamente nel Lazio, 2.891.

Dai dati ufficiali nazionali dello Sprar, leggiamo che “delle 7.823 persone accolte, il 30% (2.347) è richiedente protezione internazionale, mentre i restanti 5.476 sono titolari di una forma di protezione (per il 26% sussidiaria, per il 24% umanitaria; il restante 20% ha ottenuto lo status di rifugiato)”.

Parlando di valori assoluti, cioè Sprar e Cara insieme, il Lazio è la seconda regione in Italia per numero di immigrati accolti. Sono 8.490 gli ospiti dei centri e questo numero rappresenta il 18% del totale in Italia. Se solo pensiamo che la Valle d'Aosta ospita solamente 61 immigrati, il dato fa ancor più rabbrividire. Anche perché la regione alpina, qualche giorno fa, ha rifiutato di ospitare altri 70 immigrati stranieri.

Hub nel Lazio
– Intanto la Regione sta correndo ai ripari per quel che riguarda l'immigrazione. La prefettura ha indetto un bando regionale per trovare un hub, un centro di smistamento, per cercare di dare una prima cernita agli immigrati, per poi mandarli nei centri Sprar o Cara. Il vincitore del bando dovrà trovare una struttura adatta, ad esempio un'ex caserma, e fornire dei servizi essenziali, come screening sanitario, rilascio di certificazioni sanitarie, pulizia, erogazione dei pasti e rilascio di un “pocket money” pro capite di 2,50 euro.

La prefettura farà una gara al ribasso, ma parte da un pagamento di 33,25 euro (oltre Iva) per persona al giorno, da versare direttamente nelle casse dell'eventuale cooperativa che gestirà il centro. Il prezzo andrà al ribasso ma sarà comunque vincolato al numero di immigrati presenti nell'hub.

I numeri sono elevatissimi ma non si può neanche volgere il capo dall'altra parte quando ci troviamo di fronte a situazioni emergenziali del genere. I profughi più presenti in Italia provengono da Iraq e Afghanistan, dato che fa riflettere più di tutti gli altri.




APRILIA: DUE STUDENTI INDIANI UCCISI ALLA FERMATA DELL'AUTOBUS

di Maurizio Costa

Aprilia (LT) – Un'auto pirata ha travolto tre studenti indiani che aspettavano l'autobus sulla via Nettunense, intorno alle 7 e 45 di questa mattina. I tre studenti aspettavano il mezzo pubblico per recarsi ad Aprilia, dove frequentavano il Liceo Rosselli.

Due ragazzi sono morti: Amandeep Singh (19 anni) e Sandeep Kaur (21 anni). I due erano fratello e sorella. Il terzo ragazzo ferito, Gagandeep Singh (16 anni), è rimasto ferito al bacino e a un ginocchio. Anche quest'ultimo era fratello delle due vittime.

Alla guida della Fiat Uno bianca un 40enne di Aprilia, che ha travolto i ragazzi per cause ancora sconosciute. L'automobile, dopo aver impattato con i ragazzi, si è schiantata contro un'inferriata al bordo della strada. L'incidente è avvenuto sulla via Nettunense all'altezza del bivio per via dei Giardini.

L'incidente avviene in un tratto di strada molto pericoloso. La gente del posto da anni denuncia lo stato di abbandono della via Nettunense, che, il più delle volte, è stretta e pericolosa. Tra l'altro, le banchine per aspettare gli autobus non esistono e i pendolari sono costretti ad attendere l'arrivo del pullman direttamente sulla strada.




ALFANO E IL LAVORO NERO

di Maurizio Costa

Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha dichiarato pubblicamente che farebbe lavorare gli immigrati che si trovano in Italia gratuitamente, invece che farli stare a fare nulla nei centri dove vivono. Parole pesanti, dette da una delle cariche più importanti della nostra repubblica, che lasceranno uno strascico pesante nei prossimi giorni. Questi immigrati, ricordiamolo, entrano in Italia per cercare fortuna e vengono messi in queste strutture in attesa del tanto agognato visto di rifugiati politici. In attesa di questo documento, che viene dato poco meno del 40 per cento delle volte che viene richiesto, gli immigrati ricevono pochi euro in tasca (una media di due euro al giorno) e non possono fare nulla, neanche lavorare, perché non possiedono il permesso di soggiorno. Alfano ha cercato di parlare nuovamente alla pancia del popolo, come accade spesso adesso, e l'ha sparata grossa. Ricordiamo ancora che il lavoro nobilita l'uomo, come dicono i più saggi, ma questo lavoro deve essere retribuito. Imporre a queste persone di lavorare gratis, come spesso fanno per esempio in vari comuni italiani, non è giusto. Si torna allo schiavismo e allo sfruttamento di persone che hanno avuto solamente la sfortuna di nascere in paesi poveri o tartassati dalle guerre. Perché non prendere delle misure serie? Ma non facendo annunci o altro, ma cercando di inserire queste persone nel mercato del lavoro italiano, per portare giovamento a questi ragazzi e soprattutto all'economia italiana. Perché non farli lavorare presso i comuni, o le migliaia di municipalizzate comunali italiane, stilando un contratto per cercare di dare un futuro a questi immigrati? Perché non farli lavorare all'interno dei centri che essi stessi abitano? Ricordiamo che le prefetture pagano una media di 30 euro al giorno per immigrato alle varie cooperative che gestiscono questi centri, che molto spesso sono abbandonati a se stessi, sporchi o privi dei requisiti minimi di igiene. Perché non alleviare questo peso sfruttando la forza lavoro di questi ragazzi? Ma non gratis. Sarebbe uno sputo su una tomba già dilaniata.




NUOVO CINEMA AQUILA: “ABBIAMO SUBCONCESSO PER PROBLEMI ECONOMICI”

di Maurizio Costa

Roma – Il comune di Roma ha revocato la concessione del Nuovo Cinema Aquila alla cooperativa sociale N.C.A. La decisione è stata presa dall'amministrazione comunale perché il consorzio che ha vinto il bando per l'affidamento della struttura, il consorzio Sol.Co., ha subappaltato il Cinema Aquila proprio alla N.C.A., pratica proibita nella gara d'appalto (il concessionario non può trasferire ad altri il godimento del bene in uso, né subconcederlo, né cambiare la destinazione per cui è stato concesso).

Il direttore del cinema, Fabio Meloni, non ci sta e afferma che un consorzio può subappaltare
ad una cooperativa socia un bene ricevuto dal comune. “Tale possibilità – scrivono i lavoratori del cinema in un comunicato – può essere messa in atto anche in caso di cooperative socie non presenti al momento della gara, come nel caso della N.C.A.”.

Questa affermazione viene smentita dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, che stabilisce che “i concorrenti all'atto dell'offerta o l'affidatario, nel caso di varianti in corso di esecuzione, all'atto dell'affidamento, abbiano indicato i lavori o le parti di opere ovvero i servizi e le forniture o parti di servizi e forniture che intendono subappaltare o concedere in cottimo” e inoltre che “l'affidatario (Sol.Co n.d.r.) provveda al deposito del contratto di subappalto […] almeno venti giorni prima della data di effettivo inizio dell'esecuzione delle relativa prestazioni”.

La N.C.A. Nasce solamente nel 2011 e quindi è impossibile che al momento dell'aggiudicazione (2008) il Sol.Co. avesse dichiarato di voler subappaltare alla cooperativa N.C.A.

Il direttore del cinema, Fabio Meloni, ha giustificato questo subappalto dichiarando che “la cooperativa era in gravi difficoltà economiche. Il Sol.Co non poteva ricevere credito cinematografico e sgravi per la digitalizzazione delle sale perché non aveva come principale attività quella del cinematografia. Non potevamo perdere questa opportunità e quindi abbiamo deciso di creare N.C.A.”.

In una conferenza stampa, Fabio Meloni ha parlato anche di questa subconcessione: “Io gli errori me li prendo. L'errore è stato subconcedere. L'irregolarità che ha portato alla revoca è stata la subconcessione. Secondo noi, questa è una cosa che si fa in tutti gli ambiti e non capisco perché non possa essere fatta qui. Non c'è nessuna sentenza a favore o a sfavore (ma ci sono le leggi all'interno del bando n.d.r.). Noi, però, non siamo neanche contrari al bando”.

Adesso, il comune di Roma ha deciso di istituire un nuovo bando, cercando di tutelare i lavoratori del Cinema Aquila, che così potrebbero perdere il lavoro. Meloni ha però preso una decisione importante: “Siamo già usciti dal consorzio Sol.Co. e adesso vogliamo partecipare al nuovo bando, senza scorciatoie ma solo col rispetto per quello che abbiamo fatto”.

Riguardo ai presunti rapporti del presidente del Consorzio Sol.Co., Mario Monge (intercettato al telefono con Salvatore Buzzi), con Buzzi e Mafia Capitale, Meloni ha dichiarato che “non abbiamo nessun rapporto con Buzzi e Carminati, anche se il primo ha fatto una proiezione qui”. E inoltre, il direttore del cinema continua: “Per salvare lavoratori e la cooperativa annuncio ufficialmente che noi usciamo dal consorzio Sol.Co. Mi dispiace ma c'erano molte cose che non sapevo, cose di cui mi sarei aspettato una partecipazione maggiore. Quindi ce ne andiamo dal consorzio. Se fossimostati coinvolti in Mafia Capitale ci avrebbero già chiuso gli inquirenti”.

Infine, Meloni giustifica la sua assenza in Mafia Capitale dicendo che “io mi sono preso anche qualche coltellata a Ostia e continuano a dirmi che faccio parte della mafia”.

La nostra inchiesta aveva svelato tutto già mesi fa e adesso finalmente giustizi è stata fatta. Ci sarà un nuovo bando, i lavoratori probabilmente continueranno a gestire il cinema, ma con una cooperativa più sana e senza vizi di legge.




CIAMPINO, SINDACO TERZULLI: “PRIMA DI GIUGNO NON CI SARANNO RIFUGIATI POLITICI IN CITTÀ”

di Maurizio Costa

Ciampino – L'ostello Casale dei Monaci non ospiterà più rifugiati politici, così come tutta la città di Ciampino. A dichiararlo è il sindaco, Giovanni Terzulli, che, ai microfoni de L'Osservatore d'Italia, ha dichiarato che “entro giugno, o anche prima, Ciampino non ospiterà più richiedenti asilo”. Il Casale dei Monaci, quindi, non accoglierà più questi ragazzi provenienti principalmente dall'Africa.

La cooperativa che gestisce l'ostello, la “Eriches 29” (implicata con Salvatore Buzzi nello scandalo Mafia Capitale), dovrà abbandonare la struttura entro fine giugno a causa della scadenza del bando di affidamento. Ma i ragazzi che si trovano all'interno dell'ostello, che aspettano il permesso di soggiorno perché rifugiati politici, potrebbero lasciare l'ostello e Ciampino anche prima.

Questo perché la prefettura, che gestisce l'emergenza immigrazione, ha lanciato un bando per la creazione di nuove strutture per ospitare i richiedenti asilo, e nessuno dei vincitori ha dichiarato come sede del complesso ospitante il comune di Ciampino. Quindi, Ciampino non ospiterà più rifugiati politici in attesa di permesso di soggiorno.

Giovanni Terzulli, sindaco di Ciampino, ha rilasciato a L'Osservatore d'Italia un'intervista a riguardo: “La struttura Casale dei Monaci è del comune di Ciampino e la cooperativa che lo gestisce, la Eriches 29, paga al comune di Ciampino 40mila euro l'anno, ma non ne sono sicuro al cento per cento”. Quindi, al comune non costa nulla, anzi ci guadagna da questo ostello.

Ma allora come fa la Eriches 29 a guadagnare da questa attività? “La cooperativa – continua Terzulli – guadagna affittando le stanze alla prefettura, che paga per permettere a questi ragazzi di vivere in questa struttura”. Parliamo di 30 euro al giorno che la cooperativa guadagna per ogni rifugiato per garantire cibo, acqua e un tetto sotto cui dormire ai richiedenti asilo. I ragazzi del centro, però, guadagnano solo 1 euro e 50 al giorno.

Il sindaco, poi, racconta la storia del Casale: “La struttura nasce come ostello e noi abbiamo fatto il bando per l'affidamento (il primo luglio 2012 n.d.r. per la durata di tre anni) con la possibilità di un utilizzo per progetti di utilità sociale. La cooperativa che ha vinto il bando ha deciso di utilizzarlo con finalità sociali. A noi pagano un tot all'anno, poi quello che ci fanno non interessa, basta che rispetti la destinazione d'uso del bene. Gli ospiti rifugiati politici richiedenti asilo – continua il sindaco – all'interno della struttura sono in affitto, a carico della prefettura o dello Sprar, che paga le camere alla Eriches 29 che così ospita questi ragazzi provenienti principalmente dall'Africa”.

Terzulli afferma che c'è la possibilità che il prossimo bando sia di un altro tipo. Il futuro sicuramente non prevederà richiedenti asilo a Ciampino: “La cooperativa finisce il suo operato a giugno, basta. Noi comunque dovremo fare un bando a prescindere, al quale potrebbero partecipare anche loro perché in realtà la cooperativa appartenuta a Buzzi è in amministrazione giudiziaria controllata, quindi esterna ormai ai rapporti con Mafia Capitale. Ma il fatto è che la prefettura ha compilato già un bando per assegnare i rifugiati a Roma e provincia e ci hanno confermato che non ha partecipato nessuna cooperativa che dichiarava una sede a Ciampino, quindi la questione rifugiati politici non riguarderà più Ciampino. Chiunque vincerà il prossimo bando – conclude Terzulli -, che faremo per l'affidamento di questa struttura, non ospiterà rifugiati richiedenti asilo politico perché il bando è stato fatto e non ci sono strutture di Ciampino che hanno partecipato”.

Una cosa è certa : “Anche prima di giugno i rifugiati politici a Ciampino non ci saranno più”. Finisce così la telefonata con il primo cittadino di Ciampino.




ATTENTATO IN TEXAS ALLA MOSTRA DI VIGNETTE SU MAOMETTO: ISIS RIVENDICA ATTACCO

di Maurizio Costa

Dallas (Texas) – Una radio molto vicina al sedicente califfato islamico dell'Isis ha dichiarato, attraverso un conduttore, che i due uomini che hanno aperto il fuoco durante un concorso per vignette su Maometto appartengono alle milizie islamiche di Al Baghdadi.

"Due soldato di Al Khilafa hanno attaccato il Texas" ha affermato il conduttore. Al Khilafa è il nome che i miliziani dell'Isis danno ai propri soldati sparsi per il mondo.

L'annuncio radiofonico, però, ha continuato con una lunga serie di minacce nei confronti degli Stati Uniti e del resto del mondo: "Noi diciamo ai difensori della croce (gli Usa n.d.r.) che i futuri attacchi saranno anche peggiori. I soldati dello Stato Islamico infliggeranno danno con il sostegno di Dio. Il futuro è dietro l'angolo".

Le minacce hanno gettato un'ombra di paura sugli Usa. Durante l'attentato di ieri gli aggressori, Elton Simpson e Nadir Soofi, sono riusciti a ferire soltanto una guardia. I due attentatori sono stati uccisi da un vigile fuori servizio.

Le prove di un legame con l'Isis crescono se si guarda il profilo Twitter di Simpson. Sul social network, l'aggressore ha scritto, poco prima dell'attentato sventato, che "giuro fedeltà ad Amirul Mu'mineen" che, secondo molti, è Abu Bakr al Baghdadi, il leader del sedicente califfato.
 




FRATELLI D'ITALICUM

di Maurizio Costa

La nuova legge elettorale di Matteo Renzi fa uscire tutti dall'Aula di Montecitorio. Non è la trama di un vecchio film anni 50, ma la realtà dei fatti. Un Aventino costante che ci riporta sempre indietro nel tempo, quando forse veniva utilizzato con scopi più importanti. Nel 1924, infatti, l'opposizione parlamentare di Mussolini si ritirò nella sala dell'Aventino e decise di abbandonare i lavori dell'Aula dopo l'omicidio Matteotti. Adesso, invece, è diventato più un modo di dire, una pratica che accomuna tutti coloro che hanno deciso che la nuova legge elettorale non fa al caso nostro. L'ala del Pd vicina a Renzi vota a favore, mentre parte di FI, FdI, Lega Nord e M5s decidono di non sedersi sugli scranni lignei durante una delle votazioni più importanti degli ultimi anni. La cosa bella è che Forza Italia prima chiede il voto segreto, per nascondere qualche filo-piddino, per poi decidere di non partecipare alle votazioni. Coloro che appoggiano Brunetta escono dall'Aula, mentre i verdiniani vedono questo gesto come troppo estremo e rimangono dentro. Lo stesso fa il Movimento di Beppe Grillo, che dichiara che avrebbe votato ma solo a scrutinio palese. Tutto il resto è noia, visti i risultati. Chiarificatrici le parole di Renato Brunetta, capogruppo FI, che ieri ha dichiarato che “Diciamo no all'Italicum in Aula, ma se c’è lo scrutinio segreto vuol dire che qualcuno di Forza Italia voterà a favore e quindi usciamo”. Come a dire “abbiamo cambiato il tipo di votazione ma poi usciamo perché abbiamo paura di votare male”. Renzi non ha bisogno di tutte queste parole e divergenze: la maggioranza è solida e se aggiungiamo qualche nostalgico di sinistra tra le fila di Forza Italia (?) possiamo proprio dire che il premier sia inscalfibile. Anche perché la minoranza dem conta su 38 deputati, che diventano 60 con una fronda del Ncd, numeri che sono ininfluenti alle orecchie di Renzi. Uscire dall'Aula invocando il famoso colle di Roma è una mossa politica che chiaramente non rispecchia i principi di democrazia che dovrebbero dominare in Italia. Non c'è democrazia se non c'è minoranza e se questi partiti, o correnti di partito, decidono di uscire dall'Aula, non votando contro una legge, fanno uno sgarbo a tutti quegli elettori che confidano in loro. Va bene, il parlamento che abbiamo è stato votato poco, ma aver paura di votare solo perché si sa di perdere è un ragionamento più che erroneo. Sapendo questo, Arturo Scotto di Sel prova a giustificare la scelta di uscire dal giro delle votazioni per l'Italicum in questo modo: “Nessun Aventino ma una reazione al disprezzo del premier verso il parlamento”. Solamente la minoranza del Pd vota contro, seguendo qualche barlume di coscienza. La legge elettorale è stata approvata con 334 voti favorevoli, adesso siamo tutti fratelli d'Italicum.




AL QAEDA: LA DIGOS SGOMINA CELLULA ITALIANA

di Maurizio Costa

Una cellula terroristica di Al Qaeda è stata sgominata dalla Digos: 18 persone sono state arrestate nella mattina di venerdì. Le città nelle quali risiedevano i terroristi si trovano soprattutto in Sardegna, in Gallura, ma anche in altre parti d'Italia, come a Bergamo, Roma e Frosinone. Questi soggetti organizzavano attentati in Pakistan e Afghanistan direttamente dall'Italia, per poi andarli ad eseguire sul posto.

Il comunicato della polizia recita che i terroristi avevano a disposizione "armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia". Una vera e propria cellula che avrebbe organizzato ed eseguito più di un attentato.

Questi talebani, molto vicino alla figura di Osama bin Laden, avrebbero ucciso più di cento persone l'anno scorso radendo al suolo il mercato a Peshawar, in Pakistan. I loro obiettivi erano solitamente i cristiani che vivono in quelle zone.

Un imam che operava da Brescia e Bergamo sarebbe il capo di questa cellula terroristica. Appoggiandosi all'ideologia dello pseudo-partito Tabligh Eddawa, questa persone raccoglieva fondi, forte della sua autorità religiosa, per fa andare avanti l'organizzazione.

Inoltre, i soldi venivano anche dall'estero, attraverso uno scambio di soldi che venivano portati su aerei o treni: "I fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull'esportazione doganale di denaro – si legge nella nota della polizia -. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorità doganali".
 




ROMA, MAGLIANA: GLI SGOMBERI DEI CAMPI ABUSIVI NON SONO BASTATI

di Maurizio Costa

Roma – Sembra che le ruspe del Campidoglio non siano bastate a risanare il quartiere della Magliana dagli accampamenti abusivi. Le foto inviateci dai lettori, infatti, dimostrano come la zona sia ancora piena di baracche e tende, abitate per lo più da romeni e bulgari.

Solo un paio di giorni fa, l'amministrazione aveva ordinato lo sgombero e la distruzione di alcuni campi abusivi, con la felicità di cittadini e amministratori municipali. Ma agli occhi di Polizia municipale e Vigili del fuoco dovrà essere sfuggito l'accampamento che si trova sotto il Viadotto della Magliana.

Come dimostrano le foto, in questa zona continuano ad esserci le baracche che ospitano persone che soffrono tutti i giorni al freddo e non hanno un luogo in cui stare. Lo Stato dovrebbe, secondo la legge, o rispedirli a casa oppure, se ne hanno le credenziali, ospitarli nel nostro paese cercando di integrarli nel miglior modo possibile.

Anche alcuni accampamenti che delineano la Via Ostiense sono stati sgomberati. In quella zona, qualche giorno fa è morto un ragazzo romeno di 27 anni per essere rimasto intrappolato in una tenda durante un rogo scoppiato per motivi ancora da verificare.




ROMA, METRO C: A LUGLIO ARRIVERÀ A PIAZZA LODI

di Maurizio Costa

Roma – Tutto è pronto per l'apertura di un nuovo tratto della Metro C di Roma. "Tra fine giugno e inizio luglio apriremo altre sei stazioni, da Parco di Centocelle a Lodi": queste le parole di Paolo Omodeo Salè, presidente di Roma Metropolitane. Le nuove stazioni saranno Mirti, Gardenie, Teano, Malatesta, Pigneto e Lodi.

Il 30 aprile le nuove strutture delle stazioni saranno aperte ai visitatori, che potranno curiosare all'interno della nuova metropolitana accompagnati da tecnici e progettisti. Per l'apertura ufficiale bisognerà aspettare l'estate.

Il problema sarà arrivare a San Giovanni. Per aggiungere una sola fermata dopo Lodi bisognerà però aspettare fino al 2016. Già con l'apertura di Lodi la Metro C avrà comunque un'utilità maggiore rispetto ad adesso. La stazione, infatti, dista solamente qualche centinaia di metri da quella della Metro A San Giovanni, e questo porterà a una maggiore fruibilità dell'opera.

Una nostra inchiesta di qualche mese fa, infatti, aveva rilevato come i passeggeri effettivi fossero pochissimi tra Pantano e Centocelle. Inoltre, a solamente quattro giorni dall'inaugurazione, avevamo visto come ci fossero già delle infiltrazioni d'acqua.

Per quel che riguarda il completamento fino ai Fori Imperiali, la situazione diventa più spinosa: "Abbiamo depositato a dicembre nei termini dello Sblocca Italia il progetto definitivo per il tratto da Fori Imperiali a piazza Venezia – ha affermato Salè -, e inoltre al ministero è stato depositato il progetto di massima che riguarda il tratto da Venezia a Ottaviano. Il costo complessivo della tratta è stimato in massima intorno agli 1,3 miliardi di euro".

Franco Cristini, presidente del Consorzio Metro C, ha chiarito il problema dei costi: "Nel tempo abbiamo letto notizie che non corrispondono alla realtà. Quest'opera è finanziata ad oggi fino a Colosseo-Fori imperiali, e il costo complessivo è di poco inferiore a 3 miliardi di euro (2,970 miliardi). Questo significa poco meno di 140 milioni a chilometro. Sfido chiunque a dimostrare che questo costo non sia in linea o addirittura inferiore a quello di realizzazione di altre metropolitane in Europa: a Parigi si è pagato 220 milioni di euro al chilometro".