MARCO SILVESTRONI: "RINGRAZIO TUTTI I CONSIGLIERI CHE MI HANNO VOTATO"

Redazione

Roma – Sono stati eletti i membri del nuovo consiglio metropolitano, il nuovo organo che, insieme al Sindaco metropolitano, prenderà il posto delle più grandi province italiane.

Marco Silvestroni, già consigliere comunale di Albano Laziale, è stato eletto come consigliere dell'area metropolitana, l'unico facente parte del partito Fratelli d'Italia.

La soddisfazione di Silvestroni è palpabile: "Voglio ringraziare tutti i consiglieri comunali che, grazie al loro voto, mi hanno consentito di raggiungere questo importante traguardo. Il risultato ottenuto assume un valore di particolare soddisfazione anche dall’analisi dei risultati degli altri eletti."

Il traguardo ottenuto dal consigliere è grande anche perché i voti non avevano lo stesso valore per tutti i paesi della provincia di Roma: "Il mio traguardo deriva dalle preferenze espresse dai colleghi consiglieri che svolgono la loro attività politica nei comuni della Provincia di Roma, alcuni di loro anche in piccolissimi comuni, che, grazie alla legge Delrio, hanno un voto pari a meno di un decimo (in alcuni casi anche pochi centesimi) di un consigliere comunale capitolino."

Il principale obiettivo di Silvestroni sarà quello di ridurre le differenze tra Roma e i Comuni limitrofi.




IL SACRIFICIO DEL POPOLO CURDO

di Maurizio Costa

Arin Mirkan, madre di due figli, da giorni combatte a Kobane, in Siria, per cercare di respingere i miliziani dell’Isis. Domenica, quando finisce le munizioni in suo possesso, di fronte all’avanzata jihadista sul monte Mishtenur, ricorre all’ultima alternativa: con le ultime granate si lascia esplodere, uccidendo un numero ancora sconosciuto di soldati dell’autoproclamato califfato. Un gesto eroico. Il pensiero della combattente sarà andato sicuramente ai suoi due figli, in pericolo all’interno della città. Un gesto di una madre che si sacrifica per difendere i due bambini ma anche l’intero popolo curdo, che da mesi soffre le pene che l’Isis gli impone. Una donna simbolo del coraggio del popolo curdo, che rappresenta l’artiglieria terrestre statunitense, visto che Obama non ha il coraggio di scendere a terra. Un popolo buttato in prima linea che cerca di far valere i propri diritti, sfruttato dalle potenze occidentali che non riescono neanche a impartire ordini ai soldati peshmerga. Arin, una donna che dona la sua vita per sconfiggere la nera armata dell’Isis. Non una kamikaze, come l’hanno definita tutti i giornali, ma un simbolo del suo popolo, che riflette quello che stanno vivendo i curdi: l’oppressione.




SIRIA, KOBANE: DONNA CURDA SI FA ESPLODERE PER RESPINGERE L’ISIS

di Maurizio Costa

KOBANE – Durante un assalto dell’Isis per conquistare l’importante città di Kobane, situata al confine tra Siria e Turchia, una donna curda si è fatta esplodere per cercare di arginare l’avanzata dei miliziani dell’autoproclamato califfato islamico.

La città di Kobane, roccaforte curda, nelle ultime settimane viene attaccata senza sosta dall’Isis: i miliziani provano a conquistarla da Est, da Ovest e anche da Sud, con attacchi terrestri e bombardamenti, che sfiniscono la popolazione curda.

L’Isis ha già conquistato la Montagna di Mishtenur, che affaccia direttamente su Kobane, e ha intenzione di prendere tutta la città per avere un buon appoggio vicino al confine con la Turchia.

Domenica, i miliziani jihadisti, a un solo chilometro dalla città, non vengono fermati dagli attacchi aerei statunitensi. L'avanzata continua e la città è sempre più vicina. Il problema è che non c’è nessuna strategia che unisca l’aviazione americana con i combattenti curdi. Un vero disastro che non fa altro che accentuare il caos in Siria.

In questa situazione di disagio arriva l’attacco kamikaze di una donna curda, preoccupata per le sorti del suo popolo. La combattente si è fatta esplodere ad Est della città di Kobane. Questo è il primo esempio di questo genere: non era mai capitato che una donna curda facesse un attentato kamikaze. Una pratica, tra l'altro, utilizzata soprattutto tra i jihadisti.

Nella sola giornata di domenica, sono morti nei combattimenti 19 curdi e 27 miliziani dell’Isis.

Intanto, dopo la scelta del Parlamento turco di partecipare alla distruzione dell’Isis, i membri del califfato hanno lanciato un colpo di mortaio in territorio turco, ferendo cinque persone. Un gesto pericoloso, che ha portato all’evacuazione della zone di confine da parte della Turchia.




UCRAINA: È SVIZZERO L'OPERATORE UCCISO A DONETSK

di Maurizio Costa

DonetskUn operatore svizzero della Croce Rossa sarebbe morto a Donetsk. In un primo momento il vice Ministro degli Esteri russo, Aleksiei Meshkov, durante un incontro all’ambasciata italiana di Mosca, aveva dichiarato che si trattava di un cittadino italiano.
La Croce Rossa ha smentito la notizia: "Non è italiano ma del Canton Ticino" ha dichiarato il presidente della Cri, Francesco Rocca. Sarebbe stato il secondo italiano morto nel conflitto ucraino dopo Andrea Rocchelli, ucciso a maggio a Sloviansk insieme al suo interprete.
Sebbene a settembre sia stata siglata una tregua, continuano nell’Ucraina dell’Est i tafferugli tra i separatisti e l’esercito ucraino.
Secondo il ministero dell’Interno dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, il governo di Kiev continua a bombardare le zone occupate dai separatisti filo-russi.
Nelle ultime 24 ore, un soldato ucraino è stato ucciso, mentre 18 persone sono rimaste ferite. Ieri, inoltre, sono stati uccisi dalle autorità di Kiev 7 separatisti in un attacco all’aeroporto di Donetsk.




L’ARTICOLO 18 CI SALVERÀ?

di Maurizio Costa

Partiamo da un dato molto importante: l’Istat ha rilevato che il tasso di disoccupazione della popolazione che va dai 15 ai 24 anni ha raggiunto quota 44,2%, in salita di un punto percentuale rispetto al mese scorso. Una cifra incredibile che fa sorgere subito una domanda: la riforma di Matteo Renzi, che riguarda soprattutto la rivisitazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ci salverà dal baratro? Iniziamo a dire che la riforma del governo dovrebbe riguardare tutte le aziende con più di 15 dipendenti e non dovrebbe essere retroattiva (usiamo il condizionale perché sicuramente questa bozza di legge verrà modificata strada facendo). Il fatto che fa storcere un po’ le teste di tutti quanti è che i datori di lavoro dovranno reintegrare tutti quei lavoratori licenziati per motivi discriminatori. Tutte le volte, invece, che un dipendente verrà licenziato per motivi economici non dovrebbe essere previsto il reintegro. Sicuramente, nessun imprenditore dichiarerà di aver licenziato un lavoratore per motivi discriminatori, ma si appoggerà soprattutto al fatto di avere problemi economici. Tra l’altro, la riforma prevede che sarà il dipendente a dover provare la discriminazione, in maniera autonoma e senza il vincolo della decisione di un giudice. Renzi vuole un mercato del lavoro più aperto, dinamico e libero, ma agevolare i licenziamenti non porta a un calo della disoccupazione. Abbiamo bisogno di riforme mastodontiche e non che riguardano poche migliaia di lavoratori. Portiamo avanti l’idea dei contratti, di quelli a tempi determinato e a tutte le forme di sfruttamento del lavoro; solo così ne usciremo fuori.




HONG KONG: I MOTIVI DELLA PROTESTA

di Maurizio Costa

HONG KONG – Per la prima volta la Cina concede alla Regione amministrativa speciale di Hong Kong il diritto di voto. Una decisione storica, visto che i precedenti capi di governo venivano scelti da una commissione di 400 o 1.200 membri con stretti legami con il Partito Comunista cinese. Nonostante questo cambiamento importante, migliaia di studenti e cittadini di Hong Kong hanno manifestato da venerdì perché la Cina, nonostante l’ampliamento del suffragio, approverà autonomamente i nomi dei candidati alla carica di “chief executive” della Regione alle prossime elezioni del 2017.

Il movimento “Occupy Central with Love and Peace” vuole la democrazia che il governo cinese non concede pienamente ad Hong Kong. Tra l’altro, Pechino ha diminuito il numero dei candidati che si presenteranno alle elezioni del 2017 ad un massimo di due o tre, limitando drasticamente la possibilità di scelta degli abitanti della Regione speciale.

La storia – Nel 1997 Hong Kong diventa indipendente dal governo britannico e ritorna alla Cina, ma con uno statuto che le dà ampie libertà dal governo cinese in ogni ambito, eccetto quello che riguarda gli affari esteri e la difesa militare. Questo patto (la cosiddetta “Hong Kong basic law”), che prevede anche l'elezione da parte di una commissione scelta del capo di governo, ha una durata ventennale. Alla fine di questo periodo, proprio nel 2017, il patto decade naturalmente e quindi i cittadini di Hong Kong pretendono di poter eleggere il proprio “chief executive” indipendentemente dalla Cina.

Joshua Wong, il diciassettenne che capeggia questa manifestazione, è già stato arrestato una volta per i fatti accaduti in piazza. La polizia ha sedato i manifestanti con lacrimogeni e spray al peperoncino. Su Twitter, gira voce che le forze dell’ordine abbiano usato anche proiettili di gomma.

Ora la situazione sembra essere tornata alla normalità. Il governo cinese, però, ha dichiarato che non farà passi indietro riguardo alla nuova legge elettorale.




ROMA, COLLI ALBANI: BUSINESS AL MERCATO CON LIBRI DEGLI INSEGNANTI

di Maurizio Costa

Roma– Sarà capitato un po’ a tutti di recarsi nei mercatini dell’usato per acquistare i libri scolastici con forti sconti, che possono arrivare anche al 60%, all’inizio del nuovo anno scolastico. Un aiuto per tutte quella famiglie che si trovano in difficoltà economiche e anche per quelle che non vogliono buttare via troppi soldi. Ma cosa succede se i libri che compriamo a Largo dei Colli Albani o a Lungotevere Oberdan sono nuovi ma sprovvisti del triangolino sul retro? In questo caso, quei testi sono copie omaggio destinate al corpo docenti e quindi invendibili.

Questi libri possono essere ‘copie in saggio-omaggio’, quelle che i docenti adottano per valutare se un libro può essere adottato oppure no, oppure ‘copie saggio-cattedra’, che vengono utilizzate dai professori durante la lezione.

Questi due tipi di libri vengono dati in omaggio ai professori di tutta Italia. Il vero problema è che una parte del corpo docenti, una volta finito l’anno scolastico, si reca nei mercatini dell’usato per vendere tutte queste copie, quasi nuove, e farci un bel gruzzoletto. Una pratica illegale e che contribuisce ad aumentare il costo dei libri nuovi, quelli che compriamo nelle librerie, perché le case editrici si ritrovano a vendere la metà dei libri.

L’illecito è sanzionabile penalmente dall’articolo 171 della Legge sul Diritto d’Autore. Le case editrici provvedono a distribuire, a scopi pubblicitari e economici, queste copie “saggio”. Le copie in saggio-omaggio vengono date ai professori a marzo, a scopi pubblicitari, per convincere un docente ad adottare quel libro per la propria classe. Il saggio-cattedra, invece, viene fornito ai professori per accompagnare gli alunni durante la lezione.

Un informatore, che si è recato a Colli Albani, ha comprato uno di questi libri e ha visto un professore, con un mucchio di libri in mano, venderli ad un banco. Il docente ha detto al gestore del banco specifico questa frase: “Alla fine del Collegio Docenti ritorno che sicuramente avrò altri libri da portare.” Una prova inconfutabile. Il professore, quel giorno, ha venduto 200 euro di libri, tutti senza tagliandino.

Una pratica illegittima che, oltre a far aumentare il prezzo dei libri di testo nuovi, porta a far diminuire drasticamente gli introiti delle case editrici. 




LA GUERRA PARALLELA

di Maurizio Costa

Tutti pensiamo di conoscere in modo approfondito la situazione in Medio Oriente: gli Stati Uniti bombardano l’Iraq e la Siria per cercare di scardinare il potere dell’Isis, il sedicente califfato islamico che si è macchiato di crimini contro l’umanità e decapitazioni barbare. Quello che sappiamo, inoltre, è che Barack Obama, il Presidente degli Usa, ha creato una coalizione, composta da alcuni membri della Nato e da Paesi arabi come gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, per abbattere il potere degli jihadisti. Il problema nasce in Siria: l’Isis ha occupato molti territori nello Stato siriano, soprattutto nella zona di al-Raqqa e dintorni. Quello che non sappiamo, e che è la chiave di volta del conflitto, è che la Siria è amministrata dal regime di Bashar al-Assad, dittatore che si è macchiato di crimini efferati contro la popolazione siriana, accusato anche di aver usato armi chimiche contro il suo popolo. Da tre anni in Siria si combatte la guerra civile, e qui sta il punto. Assad, terrorista agli occhi degli Usa, non vuole l’Isis e quindi aiuta Obama; allo stesso tempo gli Stati Uniti armano i ribelli siriani che vogliono spodestare ed eliminare Assad. Come il cane che si morde la coda, Obama è alleato della Siria ma aiuta i ribelli siriani a combattere l’Isis e di conseguenza a continuare la guerra civile contro Assad. Lo Stato Islamico non nasconde solo un’anima permeata di terrorismo, ma sta smuovendo lo scacchiere delle allenaze globali. Come si comporterà Obama dopo aver eliminato l’Isis?




UCRAINA, DONETSK: TROVATI 4 CORPI SOTTERRATI DOPO UNA PROBABILE ESECUZIONE

di Maurizio Costa

DONETSK – Il Cremlino ha avviato un’investigazione internazionale dopo la scoperta di 4 corpi sotterrati dopo una probabile esecuzione. La notizia è stata diffusa dai separatisti filo-russi, che, pattugliando la zona, hanno trovato questi cadaveri.

La zona della scoperta sarebbe stata occupata, fino a due giorni prima del ritrovamento, dalla Guardia Nazionale Ucraina.

Le vittime, tre donne e un uomo, sarebbero state giustiziate. Infatti, una delle quattro vittime sarebbe stata decapitata, mentre alle altre sarebbero state tagliate le mani.

Mikhail Fedotov, Presidente del Consiglio dei Diritti Umani russo, ha dichiarato: “Dobbiamo investigare per capire se la Guardia Nazionale Ucraina ha eseguito questa barbarie. Le esecuzioni sono la realtà delle guerre moderne, ma assicuro che questo gesto non rimarrà senza conseguenze.”

I corpi sono stati trovati vicino alla miniera di Kommunar, distante 60 chilometri da Donetsk. Le vittime erano residenti nel paese di Kommunar; i separatisti avrebbero trovato i corpi dopo che i cittadini della zona hanno denunciato la scomparsa di tre donne e un uomo. Dato che i dispersi sono ancora molti, non si esclude la possibilità che ci siano altri corpi sotterrati nella zona.

L’Osce ha già ispezionato il luogo del ritrovamento. L’ufficio stampa dell’operazione ucraina nel Donbass ha dichiarato che il report della Russia è falso e che nella zona non erano presenti i militari della Guardia Nazionale. 




ISIS: TUTTI I RISCHI CHE CORRE L’EUROPA

di Maurizio Costa

Continuano i raid aerei degli Stati Uniti in Iraq e in Siria. Nella notte, le forze alleate, composte da Obama e da altri Paesi mediorientali come Emirati Arabi e Arabia Saudita, hanno bombardato le postazioni strategiche degli jihadisti. Gli aerei sarebbero partiti dalle basi militari in Turchia, eterna rivale della Siria. L’obiettivo principale delle forze comandate dagli Usa è stata la città di Kobani, chiamata anche Ayn al-Arab, conquistata pochi giorni fa dalle milizie dello Stato Islamico. Questa città si trova al confine con la Turchia e la conquista della zona da parte dell’Isis ha provocato l’esodo di 130 mila curdi che abitavano a Kobani. La minoranza etnica curda, che rappresenta una grande fetta della popolazione di tutta la Siria, si è rifiugiata nella vicina Turchia per cercare di fuggire all’eccidio del califfato.

La guerra ormai è cominciata e Obama ha dichiarato al Congresso che non sa quanto dureranno i bombaradmenti. Dall’inizio del conflitto, gli Usa hanno già lanciato 200 raid aerei sulla Siria e sull’Iraq. Fonti certe dell’Fbi hanno dichiarato alla Cnn che l’Europa è a rischio attentati da parte dell’Isis. I Paesi europei sono nel mirino dello Stato Islamico, soprattutto dopo le dichiarazione degli jihadisti, che hanno minacciato di conquistare Roma e di rendere le donne schiave.

IL COMMENTO – Il problema principale è che non bisogna generalizzare. L’Isis e le sue manie di conquista non corrispondono agli ideali islamici. Sono due cose completamente diverse. Quello che continuiamo a fare, e che molti personaggi, come matteo Salvini, continuano a dire, è questo: "Basta islamici, chiudiamo le moschee e cacciamoli tutti: sono terroristi!"

È difficile che il califfato possa attaccare direttamente i Paesi europei. La minaccia principale deriva dal rischio attentati, che, anche negli anni passati, hanno dilaniato gli Usa e l’Europa. La maggiore preoccupazione deriva dal proselitismo che l’Isis cerca di fare nel nostro Paese. Centinaia di persone hanno lasciato tutto per unirsi alla causa del califfato e si sono recati in Iraq e in Siria per combattere fianco a fianco e ampliare il proprio raggio d’azione.

Le moschee in Italia non sono molte, la più grande si trova a Roma. Molti luoghi di ritrovo islamici si trovano soprattutto in garage e scantinati. In questi luoghi si tengono le funzioni religiose islamiche ma senza il “controllo” esterno. Inoltre, in questi giorni, a Roma sono comparse decine di scritte sui muri che, secondo alcuni, inneggerebbero all’Isis.

I rischi sono alti, ma smettiamola di generalizzare. L’Isis è di fatto una degenerazione islamica, come lo è stato Hitler per la Germania: il caso del nazismo non ci permette di pensare al popolo tedesco come a un’accozzaglia di razzisti e omicidi. Bisogna contestualizzare e schierarsi contro la pazzia dell’Isis ma non contro tutto l’islamismo. Dobbiamo capire che l'Isis viene denigrato anche da tutta la comunità islamica non estremista e scellerata. Non dimentichiamo e non confondiamo le differenze tra il Bene e il Male.




SUPEREREMO VERAMENTE L’ARTICOLO 18?

di Maurizio Costa

Matteo Renzi vorrebbe superare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che prevede il reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa. Ma il premier italiano eliminerà del tutto questo fattore? La risposta è no. Il governo vuole modificare questo articolo dividendo il lavoro in due parti: lavoro dipendente a tempo indeterminato e quello determinato a tutele crescenti. Le aziende che ricorreranno alla seconda opzione, quella del lavoro indeterminato, avranno degli sconti sul costo dei lavoratori. Le tutele crescenti non danno il posto fisso subito, ma dovranno passare almeno tre anni prima di avere l’indeterminato. Il punto che divide il Pd e la sinistra è molto scottante. Una parte vuole reintrodurre l’articolo 18 dopo il periodo di prova, mentre Renzi vorrebbe inserirlo solamente dopo un certo numero di anni (da 6 a 15). Comunque vada a finire, l’articolo 18 rimarrà e tutti gli annunci fatti per eliminarlo sono aria fritta, o quasi. Il governo dovrebbe aumentare i dati di fatto e cercare di non vendere cose che non farà mai. Ci sono punti della riforma che andrebbero anche bene, ma non si può illudere un Paese intero, che sbaglia solamente nell'affidarsi e dare fiducia a una persona come il premier.