ARICCIA: LE SALE DI PALAZZO CHIGI APRONO A BAMBINI E FAMIGLIE

di Maurizio Costa

Ariccia (RM) – Avvicinare i bambini alle opere d’arte e al patrimonio di Palazzo Chigi: questo è l’obiettivo dell’associazione degli “Amici di Palazzo Chigi”, che offre agli alunni delle scuole dei Castelli Romani delle visite guidate e dei percorsi didattici all’interno della struttura più importante di Ariccia.

Le visite guidate, condotte da professionisti del settore educativo, storico e artistico, cercano di rendere fruibile il patrimonio che si trova a Palazzo Chigi a tutti i bambini e gli alunni, ma anche alle loro famiglie, come è avvenuto durante la “Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo”. In quell’occasione, le stanze del Palazzo sono diventate dei veri e propri labirinti, dove le famiglie hanno dovuto cercare degli indizi per arrivare alla mèta, immersi nello scenario storico dei Chigi.

Il laboratorio organizzato dall’associazione consiste in una visita guidata all’interno della dimora storica, attraverso il Piano Nobile, il museo del Barocco Romano, le Stanze del Cardinale e il Parco adiacente. Si tratta di una presentazione multimediale, seguìta da letture descrittive e interpretative.
In soli cinque anni, sono più di 150 le classi che hanno partecipato al progetto, per un totale di 4000 alunni e 300 insegnanti.

I percorsi tematici all’interno del Palazzo sono molti: si va dal percorso riguardante i ritratti e le emozioni che esprimono i volti, a quello sulle funzioni simboliche del cibo nei dipinti di Palazzo Chigi. Anche nel Parco sono organizzati dei percorsi immersi nella natura e volti alla creazione di opere con foglie e fiori.

Lo scopo dell’associazione è quello di riuscire a far identificare il museo come luogo di conoscenza, in cui si può apprendere in modo giocoso e eliminando il tabù della noia che albergherebbe in tutte le strutture museali.




ROMA – MALTEMPO: TEVERE SOTTO STRETTA OSSERVAZIONE

di Maurizio Costa

Roma – Le precipitazioni che si sono abbattute sulla Capitale hanno causato molti danni e disservizi ai cittadini romani; ai danneggiamenti del manto stradale e agli allagamenti nel versante Est di Roma, si aggiunge anche il livello di “attenzione” per il Tevere e l’Aniene, che dopo le forti piogge, hanno raggiunto livelli di allerta.

TEVERE – Come dimostrano le foto, il livello del fiume è salito molto negli ultimi due giorni. Alle 6 di questa mattina l’altezza delle acque era di 7,37 metri, un livello ragguardevole che ha costretto alla chiusura delle banchine già da mercoledì sera. Ora la situazione starebbe tornando alla normalità, ma se le piogge dovessero ricominciare potrebbero esserci ancora problemi.

ALBERONE – Il famoso leccio che dà il nome al quartiere, dopo le precipitazioni di giovedì e di venerdì ha perso due grossi rami, che hanno anche ferito una signora. I vigili del fuoco sono subito intervenuti, provvedendo a rimuovere i due rami e anche l’intero tronco per non causare nuovi cedimenti. Finito l’allarme, il Servizio Giardini metterà a disposizione un nuovo “alberone”.

ANIENE
– L’altezza del fiume affluente del Tevere ha raggiunto un livello di allerta. La mattina di venerdì il fiume misurava 5,15 metri all’idrometro di Ponte Mammolo.

Dal sito del Comune di Roma si legge che “per affrontare l’emergenza di questi giorni sono state mobilitate 800 persone e più di 50 associazioni di volontariato, in squadre da 4 componenti ciascuna. In campo sono scese 25 squadre composte dalla Direzione Protezione Civile e dal Servizio Giardini, con più di 70 idrovore”.

La Protezione Civile di Roma ha affrontato ben 50 allagamenti nella Capitale, svolgendo anche 15 interventi di messa in sicurezza di alberi.

Per ora la situazione sembra essere tornata stabile. Compito dell’Amministrazione sarà quello di chiudere tutte le buche che si sono aperte in giro per Roma, come ogni volta che piove per più di un giorno consecutivamente.




CASTELLI ROMANI, MALTEMPO: TUTTI I DANNI CAUSATI DALLE PIOGGE INTENSE

di Maurizio Costa

Castelli Romani – Le intense piogge che hanno caratterizzato le giornate di giovedì e venerdì hanno colpito duramente Roma e i Castelli Romani, provocando molti allagamenti e smottamenti. Disagi anche per il trasporto pubblico: varie linee ferroviarie e molte corse di autobus sono state soppresse.

Le situazioni più gravi si sono verificate soprattutto nelle campagne lanuvine. Come si vede dalle foto allegate all’articolo, molte vie si sono allagate e vari smottamenti sono avvenuti presso lo Stadio Comunale di Lanuvio. In particolare, Via del Basso è stata inondata da una pozza profonda almeno 30 centimetri. Le auto sono state costrette a trovare percorsi alternativi per evitare di rimanere impantanate dentro l'acqua.

Presso lo Stadio Comunale di Lanuvio, invece, una frana ha occupato metà carreggiata di via Passo della Corte, provocando molti disagi agli automobilisti. Il fango ha reso scivoloso il manto stradale, rendendolo pericoloso soprattutto per i motocicli.

In via della Selva, tra Genzano e Lanuvio, invece, la strada è interamente invasa dal fango trasportato dall'acqua. Una situazione pericolosissima, che rende il manto stradale viscido. La Protezione Civile ancora non è intervenuta e ogni minuto che passa c'è il rischio altissimo che avvengano incidenti tra le automobili che percorrono quel tratto di strada.

Intanto, a Ciampino, i vari allagamenti alla stazione dei treni della città hanno provocato lo stop di tutti i treni diretti ai castelli Romani, che avrebbero accumulato ritardi di almeno 40 minuti.

Una nota della Protezione Civile afferma che sarebbero stati almeno 150 gli interventi per i vari paesi dei Castelli Romani. Gli allagamenti hanno caratterizzato soprattutto strade e abitazioni. La situazione sta tornando alla normalità: le piogge sono diminuite e gli allagamenti stradali si stanno assorbendo piano piano.




ROMA, UNIVERSITÀ TOR VERGATA: AULE DISSESTATE E SERVIZI INEFFICIENTI

di Maurizio Costa

Roma – Le condizioni dell’Università di Roma Tor Vergata peggiorano ogni giorno di più e i disagi per gli studenti, che pagano tasse elevatissime, non fanno che aumentare. La denuncia parte dal collettivo Lavori in Corso, che fa partire un campagna di informazione per annunciare uno sciopero sociale, indetto per il 14 novembre. I motivi sono tanti e soprattutto ogni anno si aggiungono problemi che l’anno prima ancora non si erano ancora presentati.

“Buona parte della didattica è garantita grazie al lavoro (molto spesso non retribuito) di ricercatori, dottorandi e docenti non ordinari, in attesa di un contratto che potrebbe non arrivare mai – si legge dal volantino del collettivo – perché il governo prevede il blocco degli stipendi fino al 2018 e la diminuzione dei fondi destinati alla ricerca”.

Fare carriera all’interno dell’università è sempre più difficile e porta ad iter estenuanti e, alla fine, alla decisione sempre più comune, quella di emigrare all’estero.

Le tasse non fanno che aumentare, mentre “il FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) per le università viene ancora una volta tagliato di netto per un valore di 34 milioni di euro” affermano dal collettivo Lavori in Corso. I fondi per le università diminuiscono e, perciò, diminuisce la qualità del servizio offerto agli studenti.

Le aule sono spesso prive di posti a sedere, divelti o semplicemente usurati dal tempo. Gli studenti devono trovare un posto a sedere per terra, arrivando addirittura ad ascoltare le lezioni dall’esterno dell’aula. Tra l’altro, anche i tavoli su cui ci si poggia per scrivere sono rotti e inesistenti in alcune aule e gli studenti sono obbligati a scrivere poggiandosi sulle proprie gambe. Quanto costerà mai una sedia di legno (compensato) o un tavolo sempre di legno (sempre compensato)?

Le borse di studio, sebbene siano stati pagati molti arretrati degli anni passati, continuano a dare problemi. “La determinazione della figura dell’“idoneo non vincitore” – dichiara il collettivo – è vergognosa perché non si danno soldi né alloggi universitari alle persone che ne avrebbero il diritto”.

Dovremmo prendere come esempio il modello della Germania: università gratis (per tutti) e il pagamento semestrale da parte degli studenti di una tassa dei servizi (intorno ai 300 euro) che però dà ai ragazzi la possibilità di usare mezzi gratis per tutta la regione, palestra gratuita, teatro e cinema. Un modello che permette di vivere più serenamente la carriera universitaria e quindi la nascita di dottori sempre più competenti.




POVERO OBAMA

di Maurizio Costa

Le elezioni midterm negli Stati Uniti, che rinnovano ogni due anni un terzo del Senato e la Camera del Parlamento, hanno dato un duro colpo al presidente Barack Obama. Dopo aver perso già due anni fa la maggioranza alla Camera, i democratici hanno lasciato anche il Senato nelle mani dei repubblicani. Un grande cambiamento, visto che da gennaio 2014 il presidente non avrà la maggioranza in nessuna delle due parti del Congresso degli Stati Uniti. Obama adesso dovrà combattere fino alla fine del suo mandato contro un ostruzionismo prolungato dei repubblicani che, molto probabilmente, cercheranno di ostacolare le manovre legislative del presidente e le nomine di giudici federali e dei funzionari che Obama vorrà far salire in carica. Dall'altra parte, però, se i repubblicani dovessero fare una politica di ostruzionismo per due anni, gli elettori potrebbero ripensarci e tornare a votare i democratici, che, in questo caso, avrebbero la scusa di non aver fatto riforme solamente per colpa dei "no" a priori dei repubblicani. Una situazione che mette in seria difficoltà Obama, che dovrà riconquistare l’elettorato e fare da mediatore tra le richieste repubblicane e i suoi ideali riguardo alla legalizzazione delle droghe leggere e al trattato di libero scambio. Questa svolta statunitense fa ragionare anche sulla condizione della politica italiana. Il democratico (come definirlo sennò?) Renzi che ha creato un governo dalle larghe intese, che porta pochi e leggeri pericoli alle riforme che vuole e che ha portato avanti, è molto differente dalla condizione americana. Chi sta messo peggio? Una domanda complicata che ha una risposta semplice: gli Usa hanno votato, noi no. La differenza è abissale anche se i problemi che dovrà affrontare Obama sono enormi.




ROMA, METRO C: L’APERTURA IN SETTIMANA… MA LE STAZIONI SONO GIÀ DA RIFARE

di Maurizio Costa

Roma – “Entro il nove novembre apriremo il primo tratto della Metro C di Roma”. Con queste parole, l’assessore alla Mobilità, Guido Improta, stabilisce un nuovo termine ultimo per l’inaugurazione della terza metropolitana di Roma.

In un primo momento, l’apertura della linea era prevista per l’11 ottobre, ma il Ministero dei Trasporti bloccò tutto per mancanza di una documentazione completa. La notizia sconvolse l’opinione pubblica e Ignazio Marino dichiarò che era tutta colpa del governo e che Roma era già pronta per l’inaugurazione.

Adesso, sembra che sia tutto pronto, sebbene il sindaco della Capitale non stabilisca, come ha fatto l’assessore, un termine ultimo: “Ormai siamo prossimi – ha dichiarato Ignazio Marino – stiamo solo aspettando la pronuncia della commissione del Ministero dei Trasporti su tutta la documentazione. Abbiamo parlato venerdì scorso e mi hanno assicurato che questa settimana avrebbero esaminato tutto”. Non è proprio una sicurezza quella che traspare dalle parole del primo cittadino; anche perché lo stesso Marino ha affermato che avrebbe inaugurato la tratta Pantano-Centocelle solamente quando avrebbe messo piede sul primo treno metropolitano.

Intanto, mentre l’Amministrazione si esalta sulle date del calendario, la situazione delle stazioni che vedranno passare i primi treni con delle persone a bordo non rassicurano i romani. Abbiamo visitato la stazione di Torre Angela, una delle 15 fermate che saranno attive “entro il 9 novembre”, secondo quanto detto da Improta. I muri che contornano la stazione sono già imbrattati dai vandali, mentre la rampa stradale che porta allo spiazzale della fermata è disastrata e piena di buche. Essendo una stazione abbastanza isolata, dovrebbero pensare di rifare il manto stradale visto che sarà percorso da decine di automobili e da altrettanti autobus che collegheranno la stazione. All’interno della grata di ferro che chiude lo spiazzale della fermata della metropolitana, abbiamo visto una macchina, presumibilmente appartenente ad addetti ai lavori; qualcosa si muove ma la stazione è già un disastro vista dall’esterno.

Le altre stazioni, soprattutto quella di Montecompatri, sembrano molto isolate e abbandonate. Inoltre, i treni che percorreranno la tratta, che dovevano essere senza conducente fisico, visti i numerosi problemi, avranno i classici macchinisti. La Metro C, infatti, nasce come un sistema driverless, “senza conducente”, ma nelle corse di prova sono sorti alcuni problemi: quando la chiusura delle porte viene ostacolata dai passeggeri il sistema si blocca, causando falsi allarmi di incendio e disagi su tutta la tratta. Per di più, i nuovi vagoni non hanno una cabina di guida ma solamente una piccola consolle per guide d’emergenza. Un sistema senza conducente avrebbe fatto risparmiare il 30% sui costi di gestione, ma Roma sembra non essere ancora pronta per queste nuove “tecnologie”.

Una metropolitana, che sarebbe dovuta costare 2,7 miliardi di euro, ha già raggiunto la cifra stellare di 3,7 miliardi con ancora tutto il tratto fino a Piazza Venezia da ultimare. Entro fine 2020, forse.




ROMA, POLICLINICO TOR VERGATA: ARRIVA IL LICENZIAMENTO COLLETTIVO

di Maurizio Costa

Roma – I numeri ancora non si conoscono, ma i licenziamenti diventeranno realtà al policlinico Tor Vergata. La “Team Service”, una società che gestisce il servizio di pulizia e di sanificazione della struttora ospedaliera, ha annunciato ai sindacati, con una lettera a sorpresa, il licenziamento collettivo, malgrado le rassicurazioni della dirigenza del policlinico. Già nel precedente appalto, la società aveva tagliato drasticamente gli orari di lavoro e gli stipendi degli addetti, anche a causa del processo di spending review che tocca tutti i piani della Sanità, eccetto quelli dirigenziali.

Emiliano Polidori, sindacalista del “Usb Lavoro Privato”, ha dichiarato che la situazione è molto grave: “Con il cambio dei vari appalti di quest’anno, sebbene la dirigenza del policlinico avesse detto che non c’erano i presupposti per i tagli, le aziende subentranti hanno dichiarato esuberi di ore e anche alcuni licenziamenti collettivi, che dovrebbero rigurdare sei full-time”. Il problema è che dato che tutti i lavoratori sono part-time, i tagli al personale dovrebbero interessare molte più persone.

“Questi lavoratori già percepiscono salari bassi – continua Polidori – un taglio al personale sarebbe un disastro. Inoltre, ricordiamo che il servizio di pulizia e sanificazione in un ospedale è importantissimo; operare questi tagli vorrebbe dire aumentare i rischi di infezioni e diminuire la qualità del servizio”. L’Usb ha cercato un dialogo con Nicola Zingaretti, presidente della Regione, ma non ha mai ricevuto una risposta.

“Almeno 24 lavoratori part-time rischiano il licenziamento – conclude Polidori – e questa situazione rischia di degenerare anche in altri ospedali come il Cto, il Pertini, il San Giovanni e il S. Eugenio. Siamo pronti a scioperare e nei prossimi giorni daremo battaglia per difendere i nostri diritti”.




ROMA, BENI CONFISCATI ALLE MAFIE: IL CASO DEL RISTORANTE FANTASMA

di Maurizio Costa

Roma – Un ristorante che avrebbe dovuto aiutare persone affette da disabilità, fornendo lavoro e borse di studio, ha chiuso i battenti da almeno un anno e mezzo. Parliamo del “Goodwill Ristobar”, che dal luglio del 2002 si trova in Via Tuscolana 1100, all’interno di un immobile confiscato alla criminalità organizzata. Secondo la legge 109 del 1996, “i beni immobili [confiscati alle mafie] sono trasferiti al patrimonio del Comune ove l’immobile è sito, per finalità istituzionali o sociali”. Per questo motivo, tutti questi beni vengono o utilizzati dalle Amministrazioni locali per motivi istituzionali o ceduti alle Onlus o alle cooperative sociali con finalità utili per la collettività. Infatti, all’interno di queste strutture molto spesso sorgono centri per tossicodipendenti, case famiglia, associazioni di volontariato o di reinserimento nel mondo del lavoro di ex detenuti o di persone disabili.

Nel nostro caso, il Comune di Roma espropria il bene in questione, un locale di 190 metri quadri in Via Tuscolana 1100/1102, e lo consegna, il 22 gennaio del 2002, attraverso un Decreto dell’Agenzia del Demanio, alla “Associazione Goodwill Onlus”. Questa associazione no profit, che si occupa principalmente di occupazione, ha creato questa piccola impresa nella Capitale, dove, secondo la legge 109 del 1996, ha impiegato 12 ragazzi con disabilità che hanno cominciato un percorso professionale, seguìti da tutor che hanno permesso questo percorso lavorativo. “I proventi del ristorante – leggiamo dal sito della Goodwill – hanno consentito di assegnare 10 borse di studio/lavoro per altri ragazzi con disabilità”.

Durante la sua attività, il ristorante ha collaborato con l’Istituto Artusi, che ha fornito due docenti di cucina disponibili ad aiutare i ragazzi che lavoravano all’interno del locale. Inoltre, il “Goodwill Ristobar”, nato sulle macerie di un pub che versava in condizioni critiche, è stato fornito di un forno per pizza per stimolare l’affluenza di nuovi clienti. “La Repubblica” lo recensì come uno dei migliori ristoranti di Roma, mentre il presidente dell’ex Municipio X lo ha encomiato per i suoi scopi sociali.

Tutta questa storia, però, è finita nel peggiore dei modi. Il ristorante è chiuso e versa in cattive condizioni. I residenti della zona, intervistati ai nostri microfoni, hanno dichiarato che “l’attività è chiusa da almeno un anno e mezzo, forse due”. Gli abitanti del quartiere hanno anche affermato che nel ristorante lavoravano persone svantaggiate e addirittura che “venivano fatti corsi di cucina regionali nel ristobar, ma il ristorante non ha mai avuto tantissimi clienti” ci ha confermato una signora.
Abbiamo provato a contattare la “Goodwill” ma al centralino ci hanno detto che non c’era nessuno in sede e che avremmo dovuto riprovare “tra qualche giorno”.

Intanto, la situazione è grave: un bene che dovrebbe appartenere alla collettività, sotto forma di attività socialmente utili, adesso è chiuso da almeno un anno e mezzo, e non serve a nessuno, tantomeno alle persone svantaggiate. 




ROMA, NUOVO CINEMA AQUILA: PARLA IL DIRETTORE FABIO MELONI

di Maurizio Costa

Roma – Continua la nostra inchiesta sul Nuovo Cinema Aquila. Dopo gli ultimi tabella, il presidente dell’attività vuole dire la sua, cercando di fare chiarezza sulla vicenda. Come emerso dalla nostra inchiesta, il Nuovo Cinema Aquila nasce come bene espropriato dal Comune di Roma nel 2004 alle organizzazioni mafiose. Dopo quattro anni di ristrutturazione, secondo la legge che tutela i beni sottratti alla mafia, l’Amministrazione comunale emana un bando per affidare la gestione del cinema a una cooperativa sociale, per favorire la crescita di un quartiere difficile come quello del Pigneto e favorendo l’integrazione giovanile.

Il bando viene vinto dal “Consorzio Sol.Co. Solidarietà e Cooperazione”. A questo punto dobbiamo tornare al primo articolo della nostra inchiesta [ ROMA CINEMA ESPROPRIATO ALLA MAFIA: IL COMUNE SPENDE 2 MILIONI PER RISTRUTTURAZIONI E LO AFFIDA A CONSORZIO PER PERSEGUIRE SCOPI SOCIALI… MA RESTA UN CINEMA A TUTTI GLI EFFETTI].

Abbiamo contattato il presidente della Sol.Co., Mario Monge, che ha dichiarato che il Consorzio Sol.Co. e la Cooperativa Sociale Sol.Co. Fanno parte dello stesso soggetto giuridico e non sono due società diverse, come dichiarato nell’articolo dell’undici marzo scorso. “Il bando per l’affidamento del Nuovo Cinema Aquila è stato vinto dalla Società Cooperativa Sociale, come ragione giuridica, ma i nostri soci non sono persone fisiche ma persone giuridiche – ha affermato Monge – quindi il Consorzio Sol.Co. e la Cooperativa Sol.Co. fanno parte dello stesso soggetto giuridico”.

Fabio Meloni, direttore del Nuovo Cinema Aquila, ha voluto rispondere alla nostra inchiesta. “Durante gli anni molte Ong hanno partecipato a eventi all’interno del cinema, come Legambiente e Amnesty International. Facciamo convegni per aiutare molte comunità, contro l’Aids e i problemi in India. Inoltre, noi facciamo lavorare anche persone svantaggiate ed ex detenuti all’interno del cinema”. “Noi – continua Meloni – abbiamo dato la possibilità a molte persone che non potevano far vedere le proprie opere di proiettarle al Nuovo Cinema Aquila”. Riguardo all’affidamento del cinema, il direttore dichiara che “in base alla Legge Merloni, i consorzi possono affidare alle cooperative la gestione non facendo subappalto”. “Chiunque può verificare sul nostro sito tutti gli eventi che facciamo ogni settimana, – ha continuato Meloni – le finalità sociali ci sono e lo possiamo dimostrare”. Riguardo al costo di gestione, Meloni afferma che “proiettare film ha un costo ed è impossibile proiettare pellicole gratuitamente. Quando un film approda in una sala cinematografica c’è bisogno che chi lo ha prodotto abbia un guadagno che copra l’investimento”. “Quando concediamo il cinema alle istituzioni e al Comune – continua Meloni – non riceviamo un euro di tutti questi servizi che abbiamo fornito all’Amministrazione e l’Assessorato alla cultura, inoltre, non ha mai investito in questo posto, fino ad oggi”.

Continueremo la nostra inchiesta, senza chiudere le porte a chiunque voglia esprimersi su questo argomento,

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NEMI: VAIRO CANTERANI, CARLO TESTANA ED ENRICO PETRANGELI PRESENTANO LA “PICCOLA GUIDA ALLE BELLEZZE DELLA CITTÀ”

di Maurizio Costa

NEMI – Una guida facile e colma di immagini, accompagnatrice di chiunque voglia fare una passeggiata per Nemi, che sia un turista o un semplice curioso. Il libro “Nemi, piccola guida alle bellezze della città”, edito da Aracne, è il compagno ideale per tutti i visitatori della cittadina. L’obiettivo della guida è quello di presentare tre itinerari diversi in giro per la città, accompagnati da fotografie, immagini, disegni, storie e aneddoti che riempiono di significato le passeggiate dei visitatori.

Carlo Testana, coautore del libro, è molto soddisfatto del lavoro svolto: “Questo libro è indirizzato a turisti e a curiosi. È un itinerario tranquillo, da compiere in meno di tre ore. Abbiamo voluto accompagnare l’esperienza del paesaggio e delle bellezze di Nemi con storie e aneddoti popolari”.

Vairo Canterani, secondo autore del libro, ha voluto presentare il lato segreto del popolo di Nemi: “Gli aneddoti della guida rappresentano l’anima di un paese e di una collettività; esprimono saggezza e sapienza di un determinato popolo”.

La guida è arricchita da decine di foto, scattate da Enrico Petrangeli, che ha espresso il suo pensiero riguardo al senso intrinseco delle immagini: “Nemi è un gioiello che abbiamo voluto rappresentare attraverso le fotografie, che immortalino paesaggi o alcuni panni stesi, abbiamo voluto presentare al pubblico la vita di un paese fantastico”.




ROMA: SIAMO PRONTI PER AFFRONTARE L'EBOLA?

di Maurizio Costa

ROMA – L'allarme Ebola è una realtà concreta da qualche mese a questa parte e la situazione peggiora giorno dopo giorno. Le vittime, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero più di 4.500 e i casi crescono ogni settimana. Sebbene sia un virus attivo soprattutto in Africa già dal 1976 è negli ultimi mesi che l'Ebola ha ucciso più persone di sempre: in linea di massima, il numero dei casi raddoppia ogni tre settimane. In Italia il virus non è ancora arrivato, ma se dovessimo ospitare un caso di un paziente sospetto o infettato dall'Ebola, come affronteremmo la situazione?
Roma ospita una delle due sole aziende ospedaliere scelte per curare eventuali casi di Ebola; parliamo dell'Ospedale "Lazzaro Spallanzani", munito di tutti gli strumenti per affrontare casi di contagio italiani. Qualsiasi ospedale d'Italia, dopo aver accertato che un paziente sia veramente colpito dal virus, dovrà inviare a Roma o a Milano, presso l'Ospedale "L. Sacco", la persona portatrice dell'Ebola.
Lo Spallanzani di Roma sembra essere l'ospedale più munito della Capitale per quel che riguarda le attrezzature per combattere il virus. Le misure di precauzione e di contatto con i presunti malati sono all'avanguardia e provviste di tutti gli strumenti necessari. Il Ministero della Salute impone l'utilizzo di un camice impermeabile, una mascherina chirurgica idrorepellente, occhiali a maschera e guanti (non sterili). Nei casi più gravi possono aggiungersi copricapo, calzari e doppi guanti; sembrerebbero delle misure molto generiche e non specifiche per la gestione di pazienti presunti portatori di Ebola.
Lo Spallanzani, dal canto suo, adotta copriscarpe o stivali, tuta completa idrorepellente, maschera FFP3 (il Ministero consiglia la FFP2), occhiali protettivi, grembiule impermeabile, mantellina e doppio paio di guanti chirurgici.
Sebbene le misure siano altissime, il Direttore dello Spallanzani sembra tranquillo: "Il rischio di probabili contagi del virus Ebola in Italia è estremamente basso” – ha dichiarato Giuseppe Ippolito – “perché non abbiamo voli diretti dai tre Paesi a rischio."
Negli altri ospedali avviene la stessa cosa? Come emerge da un servizio de "Le Iene", non è proprio così: al "San Camillo" di Roma, per esempio, la stanza che dovrebbe ospitare un presunto malato di Ebola è situata in un corridoio senza porte e senza servizi igienici incorporati, obbligatori secondo il Ministero della Salute e l'Oms. Inoltre, le misure di protezione del corpo dei medici sono risultate incomplete e inadatte a coprire tutto il corpo.
Molti ospedali della Capitale non sono pronti per affrontare un eventuale caso in pronto soccorso. L'emergenza in Italia non è stata ancora raggiunta, ma in caso contrario ci sarebbe un grande problema nelle strutture ospedaliere di Roma.