ROMA, DUE PRESUNTI TERRORISTI SI TROVANO NELLA CAPITALE

di Maurizio Costa

Roma – Le forze dell'ordine sono alla ricerca di due presunti terroristi libici a Roma. La ricerca va avanti già da qualche giorno e i carabinieri stanno setacciando le strade della capitale per cercare di stanare i due presunti terroristi. Potrebbero nascondersi nel quartiere Pigneto o all'Esquilino, ma nessuna ipotesi può essere accantonata.

I due uomini avrebbero anche tentato di acquistare delle armi sul mercato nero di Roma e le forze dell'ordine non sanno se sono riusciti nel loro intento. I nomi ancora non si conoscono, ma è già disponibile un identikit: uno dei due ha meno di 30 anni, capelli corti ai lati e acconciatura fissata col gel. L'altro, invece, sarebbe più piccolo e avrebbe una capigliatura voluminosa suddivisa in treccine.

I carabinieri cercano i due da quando un commerciante di tabella da caccia ha avvisato la squadra antiterrorismo, dopo che i libici sono entrati nel suo negozio cercando di comprare dei visori notturni e dei giubbotti anti-proiettili. Ancora non si sa se i due siano pericolosi, ma una cosa è sicura: visto anche quello che sta accadendo in Libia, c'è il rischio che i due siano affiliati con l'autoproclamato califfato islamico dell'Isis e che possano attaccare degli obiettivi sensibili della capitale.

“L'Espresso” ha fatto partire l'allarme, ma sembra che Angelino Alfano abbia tutte le armi per difendere Roma. Sono stati schierati, infatti, 4800 soldati in tutta Italia per cercare di arginare il problema del terrorismo. Matteo Renzi e l'Europa vogliono trovare una soluzione diplomatica al problema della Libia e dell'Isis, che ormai avrebbe raggiunto il paese del nord Africa da tempo, ma queste piccole avvisaglie devono tenere alta l'attenzione.




LIBIA, EGITTO CHIEDE UNA COALIZIONE PER SCONFIGGERE L'ISIS

di Maurizio Costa

Parigi – L'Egitto vuole fare sul serio e, dopo la lunga serie di bombardamenti sulla Libia, intende anche creare una coalizione sotto l'egida dell'Onu per eliminare l'autoproclamato califfato di Abu Bakr al-Baghdadi dal paese confinante. “Non c'è nessun'altra scelta – ha dichiarato al-Sisi ad una radio francese -. Dobbiamo agire insieme”.

Tutto è cominciato dal video rilasciato dall'Isis sabato scorso, che immortalava 21 cristiani copti egiziani che venivano sgozzati sulle coste libiche. Dopo questa presa di posizione, il governo egiziano ha subito attaccato le postazioni dell'autoproclamato califfato in Libia, perché l'Egitto ha il diritto “di difendersi dalle offensive dell'Isis”, ha dichiarato al-Sisi.

Anche la Francia potrebbe prendere parte alla coalizione anti-Isis in Libia. È dal 2011 che non scaturiva una crisi così profonda nel territorio nord-africano. In quel periodo stava cadendo Gheddafi, leader storico della Libia, oggi rimpianto da molti cittadini, che vedevano in lui un punto di aggregazione e un uomo che “non ha mai fatto entrare i jihadisti estremisti in Libia”.

Secondo al-Sisi “quella fu una missione incompiuta. Abbiamo abbandonato i libici nelle mani dei jihadisti”. Il problema è che in Libia, adesso, oltre all'Isis, c'è una guerra civile interna che va avanti da ormai molti anni. A Tobruk c'è la sede del governo di Abdullah al-Tani, riconosciuto dalle potenze internazionali perché eletto dal popolo. A Tripoli, invece, ha sede il governo di Omar al-Hasi, che rappresenta il Congresso nazionale libico.

Intanto in Italia si accende il dibattito su un possibile intervento in Libia. Matteo Renzi dice di aspettare, mentre Berlusconi ammette che un attacco potrebbe ristabilire la pace. L'ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha dichiarato a “Radio Anch'io” che non bisogna drammatizzare la situazione: “Dire che Sirte o Tripoli sono in mano all'Isis è assolutamente sbagliato".

Questa notte sono continuati i raid egiziani in Libia, che hanno causato "decine di morti". A Derna la situazione sarebbe insostenibile. Secondo al-Hasi, questi bombardamenti sono "attacchi terroristici" che minano la stabilità della Libia.




ROMA, IN MIGLIAIA IN PIAZZA PER TSIPRAS

di Maurizio Costa

Roma – Tra un sirtaki e una canzone rock anglosassone, la manifestazione per Alexis Tsipras nel centro di Roma ha portato migliaia di persone in piazza. Sebbene siano molte le sigle sindacali e le associazioni presenti al corteo che si è svolto da Piazza Indipendenza al Colosseo, la sinistra italiana è apparsa più divisa che mai. Le varie personalità che hanno trovato il coraggio di marciare ed elogiare l'impresa di Tsipras hanno parlato solamente di Renzi e Berlusconi, senza cercare un'unione nella sinistra, che adesso si tira fuori anche dal governo. Non si schiera con Renzi ma non fa neanche opposizione, e, al tempo stesso, scende in piazza per Tsipras, l'unica personalità di sinistra in Europa che ha trovato la forza di unire un paese, sebbene sia dovuta scendere a compromessi con la destra nazionale.

Il corteo è partito dalla piazza adiacente alla stazione Termini è ha marciato fino al Colosseo. I punti fondamentali della manifestazione erano fondati sulle idee di un'Europa unita, ma non attraverso le banche, ma con i popoli nazionali, gli unici che possono formare e decidere le sorti di un continente. Arrivati all'Anfiteatro Flavio, le personalità più importanti sono salite su un palco e hanno ricordato che l'Italia è vicina a Tsipras. L'ossimoro che ha caratterizzato l'evento faceva trasparire uno Stefano Fassina e un Nichi Vendola divisi nei fatti ma uniti per la Grecia. Come a dire "quando si parla degli altri siamo tutti amici, ma in Parlamento ci scanniamo". Presenti anche Paolo Ferrero, leader di Rifondazione Comunista e Maurizio Landini della Fiom.

"Ma si riescono ad unire?" si chiede la gente in piazza. La risposta è fin troppo scontata. "I mercati si disgustano quando il popolo greco vota Tsipras – ha dichiarato Vendola -. In Europa c'è una strana idea che chiunque vinca comanda la troika. Ma Tsipras ha rotto questo giocattolo". Il leader di Sel si è scontrato anche con Renzi: "Stanno cambiando la Costituzione nelle stanze buie e opache, senza che il Parlamento sia presente e faccia opposizione". Anche Fassina si scaglia contro il premier: "Rotto il Patto del Nazareno il Presidente del Consiglio non può andare avanti da solo. Dobbiamo continuare a cercare dei punti di contatto e degli elementi condivisi. Lasciamo stare le prove muscolari".

Non sono mancate neanche parole per gli immigranti che ogni giorno muoiono nel Mediterraneo: "Dobbiamo creare un corridoio umanitario – si urla dal palco al Colosseo – e dobbiamo smettere di aumentare i morti in mare". Fassina dal palco ha dichiarato che "dobbiamo cambiare l'Europa, ma prima di tutto dobbiamo cambiare noi: noi greci, noi irlandesi, noi italiani". Ferrero ha affermato che "la vittoria di Syriza dice che l'Europa si può cambiare ma non con i razzisti come Matteo Salvini".

L'unità della sinistra è lontana, ma la sinistra italiana sfoga le sue velleità di unione in Grecia, un popolo con un Pil che rappresenta un cinquantesimo di quello italiano.




UCRAINA: TROVATO L'ACCRODO DI PACE

di Maurizio Costa

Minsk – Dopo una notte insonne, si è arrivati alla decisione: stop alle truppe stanziate nell'est dell'Ucraina e creazione di una zona cuscinetto demilitarizzata per non far entrare in contatto le truppe opposte. La pace e l'attuazione del Piano potrebbe essere operativa già dal 14 febbraio. L'accordo raggiunto a Minsk, però, sarebbe mutilato: Putin, infatti, afferma che Kiev non vuole stipulare accordi di pace con i filo-russi stanziati a Donetsk e Luhansk, mentre il governo ucraino afferma che è la stessa Russia a portare dalla sua parte i ribelli dell'est. Proprio per questo motivo, sebbene sia stata raggiunta una pace, i problemi potrebbero continuare e interesserebbero gli stessi ribelli che da mesi combattono contro l'esercito ucraino.

Sarebbe la Russia, quindi, a bloccare le trattative tra Ucraina e separatisti filo-russi. François Hollande, presidente francese, ha affermato che “abbiamo raggiunto una soluzione complessiva, ma non è stato ancora fatto tutto. Anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è molto cauta: “Abbiamo concordato l'implementazione complessiva degli accordi di Minsk. Ma naturalmente passi concreti devono essere fatti. E ci sono ancora grandi ostacoli davanti a noi”. Il problema principale è che già qualche mese fa le due parti avevano stipulato un accordo per deporre le armi, che però non è stato mai attuato. In queato caso, però, la presenza di Hollande e della Merkel potrebbe essere un deterrente nel caso in cui la Russia e l'Ucraina non rispettassero gli accordi.

Oggi, comunque, 50 carri armati russi avrebbero oltrepassato il confine con l'Ucraina, andando già a interferire con gli accordi. Presto verrà attuata una zona cuscinetto di 50 chilometri per l'artiglieria pesante e di 70 per i lanciarazzi. In questo modo si cerca di far terminare gli scontri nell'est dell'Ucraina. Continua a salire comunque il numero dei morti: nelle ultime 24 ore, nove civili sono rimasti uccisi e 21 sono feriti. Dati allarmanti che non fanno che gettare ombre sugli accordi di Minsk I. Rimane lo spettro di Obama, che potrebbe rifornire l'esercito ucraino di armi definite “letali”, che porterebbero alla nascita di una nuova Guerra Fredda tra i due paesi.

Soddisfatto Matteo Renzi, che ha dichiarato che “È un passo avanti importante, per quello che abbiamo letto come un ottimo risultato”. L'Europa, intanto, è pronta a creare un fondo internazionale di 15 miliardi di euro per le popolazioni colpite dalla guerra che ha causato più di cinquemila morti.




USA, UOMO UCCIDE A COLPI DI PISTOLA TRE MUSULMANI

di Maurizio Costa

Chapel Hill (North Carolina) – La polizia ha arrestato un uomo di 46 anni, Craig Stephen Hicks, che avrebbe ucciso a colpi di pistola tre studenti universitari musulmani nella notte tra martedì mercoledì. Subito dopo la sparatoria, avvenuta nella cittadina universitaria di Chapel Hill, l'omicida si è subito costituito.

Le vittime sono Deah Shaddy Barakat, di 23 anni, sua moglie Yusor Mohammad Barakat, 21 anni, e la sorella di quest'ultima, Razan Mohammad Abu-Salha, 19enne. Tutti e tre erano studenti universitari e sono stati uccisi con un colpo alla testa.

Il movente della sparatoria sarebbe una lite nata in un parcheggio tra Hicks e Deah Barakat, suo vicino di casa. Il killer avrebbe ucciso le tre persone anche per motivi religiosi. Sulla sua pagina Facebook, infatti, Hicks scriveva di essere un ateo. Tra i post, ce ne sono altri molto più spinti: "Quando si arriva agli insulti, è la vostra religione che ha cominciato, non io. Se la vostra religione tiene la sua grande bocca chiusa, lo farò anch'io – scriveva Hicks.

La polizia locale ha dichiarato che "vista la brutalità del crimine, l'abbigliamento delle vittime e il passato dell'omicida, abbiamo sollecitato i federali ad affrontare un possibile movente razziale". Oltre alla lite, quindi, il killer avrebbe ucciso le tre persone perché erano musulmani.

Deah Barakat era uno studente di odontoiatria e sua moglie aveva appena cominciato la carriera universitaria. Deah aveva cominciato anche una missione umanitaria: infatti, raccoglieva fondi per assicurare cure dentarie ai rifugiati siriani in Turchia. Barakat aveva anche cominciato una raccolta fondi a Chapel Hill per curare i denti di persone che non potevano permetterselo. Sul suo profilo Facebook aveva pubblicato un articolo contro la violenza ingiustificata dell'Islam.




MAFIA CAPITALE: ROGATORIA IN ARGENTINA, LA PROCURA ACCENDE I FARI SU GIANNI ALEMANNO

di Maurizio Costa

Roma – Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Michele Prestipino stanno indagando su alcuni presunti viaggi di Gianni Alemanno, che avrebbe trasportato in Argentina una valigia piena di contanti per evadere il Fisco italiano. La notizia sarebbe stata appresa da alcune intercettazioni telefoniche di Luca Odevaine, ex componente del tavolo tecnico sull'immigrazione del Ministero dell'Interno. Per questo, il Ros ha chiesto una rogatoria internazionale per avere maggiori informazioni all'Argentina riguardo agli spostamenti di denaro dell'ex sindaco romano.

Gianni Alemanno ha dichiarato di avere passato solamente una vacanza con la famiglia in Argentina per vedere i ghiacciai della Patagonia, ma le intercettazioni di Odevaine fanno trapelare particolari differenti: "Per soldi se so’ scannati – dice Odevaine al telefono con Mario Schina – ma sai che Alemanno s’è portato via … ha fatto quattro viaggi lui e il figlio con le valige piene de contanti.. ma te sembra normale che un sindaco…". "E nessuno l'ha controllato?" risponde Schina. E Odevaine risponde: "No, è passato al varco riservato". Parole pesanti che gettano ombre sui comportamenti di Alemanno. Le autorità argentine hanno dato la disponibilità al Ros a fornire documenti e tracce degli spostamenti di Gianni Alemanno.

Sarebbe uno scandalo ancora più grande se un sindaco avesse trasportato soldi all'estero, per di più sporcati dai presunti legami con Buzzi e Carminati. 




UCRAINA: RAZZI DEI SEPARATISTI FILORUSSI, 7 VITTIME

di Maurizio Costa

Kiev – Un attacco dei separatisti filorussi sulla città di Kramatorsk avrebbe causato 7 vittime e 21 feriti. A riferire l'accaduto è lo stesso presidente ucraino, Petro Poroshenko. La città era stata riconquistata dalle truppe governative qualche mese fa. Intanto, l'esercito ucraino ha scagliato un'offensiva nell'est, nei pressi di Mariupol, per cercare di riconquistare i territori persi.

Continua a salire il numero dei morti del conflitto che da tempo vede interessati i separatisti, appoggiati dalla Russia, e le truppe governative ucraine. Domani, a Minsk, si terrà l'atteso incontro tra Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel per cercare di trovare una soluzione pacifica al conflitto. Il presidente francese è pronto a trovare "un risultato ottimale", mentre altre fonti affermano che a Minsk si deciderà ben poco. Il vertice sarà improntato soprattutto nella creazione di una zona demilitarizzata di 50 chilometri, che tenga i due schieramenti a una distanza di sicurezza.

Poroshenko ha affermato che bisogna prepararsi anche ad uno scenario peggiore. La guerra, probabilmente, non terminerà domani e il presidente degli Usa, Barack Obama, ha dichiarato di essere pronto a fornire all'esercito ucraino delle "armi letali" nel caso in cui Putin non la smetta di inviare truppe nell'est dell'Ucraina.

Il segretario di sicurezza del governo russo, Nikolai Patrushev, ha affermato che se gli Stati Uniti forniranno armi all'esercito ucraino ci sarà "un'escalation del conflitto". La tensione tra Russia e Usa, quindi, continua a salire. La Russia, dal canto suo, continua le esercitazioni militari in Crimea, in vista di un eventuale conflitto via terra.

L'Europa, intanto, è pronta a creare un fondo di 15 miliardi di euro per aiutare la popolazione ucraina che ha sofferto maggiormente la guerra con i separatisti filorussi. 




ROMA, MAFIA SOLIDALE: CENTINAIA DI APPALTI ASSEGNATI SENZA GARA

di Maurizio Costa

Roma – Continua l'inchiesta de “L'Osservatore d'Italia” sullo scandalo di Mafia Solidale, che ha travolto l'amministrazione comunale della capitale. Il dipartimento delle Politiche Sociali, della Sussidiarietà e della Salute di Roma ha pubblicato tutte le gare d'appalto del 2013, seguendo gli adempimenti dell'Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici (Avcp). Dal primo dicembre 2012 al 31 dicembre 2013, il dipartimento ha sottoscritto 1040 gare d'appalto per progetti che rientrano nell'ambito del sociale. Molti di questi sono stati vinti dalle cooperative controllate da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, come il “Consorzio Eriches” e la “Cooperativa 29 giugno”. Tra i vincitori di varie gare rientra anche il “Consorzio Sol.Co.” di Mario Monge, che gestisce il Nuovo Cinema Aquila.

La maggior parte di queste gare riguardano progetti socialmente utili, come la creazioni di centri di accoglienza per immigrati o la pulizia dei campi rom della capitale. Il problema è che su 1040 appalti, ben 398 sono stati affidati direttamente dal comune di Roma, cioè senza gara di appalto pubblica e scegliendo autonomamente il vincitore della gara. Questo ha favorito enormemente molte cooperative che poi sono rientrate nello scandalo di Mafia Capitale.

La legge permette di affidare direttamente i servizi, ma il comune di Roma avrebbe attuato questa norma troppe volte, favorendo le presunte attività mafiose di Buzzi e Carminati. La “Cooperativa 29 giugno”, per esempio, ha vinto 2 gare d'appalto che sono state affidate dal comune direttamente e senza gara d'appalto, attraverso una delibera dirigenziale, per la bonifica ambientale fognaria del villaggio La Barbuta e del Candoni, che ospitano le popolazioni rom. Questi due appalti hanno portato nelle casse della cooperativa di Buzzi 30mila euro, senza contare un altro appalto da 86mila euro in fase di liquidazione.

Anche la cooperativa “Eriches 29”, che rientra sempre nell'impero di Carminati e Buzzi, ha vinto numerose gare d'appalto ad affidamento diretto. Per gestire l'accoglienza per madri con figli minori il comune di Roma ha utilizzato l'affidamento diretto per “ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi”, secondo il Codice sugli appalti. Per questo motivo, la "Eriches" ha ricevuto 215mila euro dilazionati in un anno. Sempre con la stessa modalità, la cooperativa collegata a Buzzi ha ricevuto 561mila euro per l'accoglienza notturna per persone adulte, singole italiane e straniere apolidi in grave condizione di disagio economico, familiare e sociale. La "Eriches" ha percepito anche 16mila euro, con affidamento diretto, per l'emergenza neve del 2013. Avevano ragione a dire che gli immigrati fruttavano più della droga: in un anno, la cooperativa collegata a Buzzi ha ricevuto quasi 2 milioni di euro affidati direttamente con una delibera dirigenziale, per la gestione del villaggio Pontina in località Monte Melara. La maggior parte di queste gare d'appalto sono state fatte anche dalla giunta Marino, che da giugno del 2013 amministra la capitale.

Su 1040 gare, meno di venti sono state effettuate attraverso una procedura pubblica e aperta a tutte le altre cooperative. Infatti, ben 571 appalti sono stati concessi con la procedura negoziata, che prevede comunque una scelta di operatori invitati alla partecipazione dal comune di Roma. Il consorzio di cooperative “Sol.Co.” di Mario Monge, che gestisce anche il Nuovo Cinema Aquila, ha vinto più di 30 gare attraverso l'affidamento ristretto: il comune, infatti, ha invitato solamente un numero di operatori ristretto. In questa maniera, il Sol.Co. ha ricevuto quasi 150mila euro in un anno per vari progetti, come “Porte Sociali”, “Servizio accoglienza” e il monitoraggio dei servizi migranti e per l'inclusione sociale.

Il Codice sugli appalti pubblici stabilisce che una gara di affidamento può essere espletata senza bando se sussiste un'urgenza oppure nel caso in cui nessuno presenti delle offerte adeguate. In questo caso, però, il comune dovrebbe comunque consultare almeno tre operatori per poi scegliere il migliore secondo principi di trasparenza e di utilità. Inoltre, una stessa cooperativa può vincere un bando per un massimo di tre anni consecutivi e solo se la gara ha le stesse caratteristiche dichiarate nel primo bando.

Di esempi come questi ce ne sono a centinaia: basta consultare il sito http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Dipartimento_Elenchi_Avcp.pdf. La pratica del comune di Roma è legale, ma sono i numeri a parlare: sicuramente il metodo dell'affidamento diretto è stato usato eccessivamente dal dipartimento delle Politiche Sociali. In questo modo, l'amministrazione ha fatto proliferare le associazioni di stampo mafioso, che avrebbero lucrato sugli immigrati e sui progetti socialmente utili organizzati dall'amministrazione comunale. Parliamo di milioni di euro che potrebbero essere investiti sicuramente in maniera differente.




RUSSIA E UCRAINA SI INCONTRANO PER LA PACE

di Maurizio Costa

Monaco – I vertici europei e mondiali cercano di trovare una soluzione per mettere la parola fine alla guerra tra separatisti filo-russi e l'esercito nazionale nell'est dell'Ucraina. Mercoledì prossimo, 11 febbraio, Angela Merkel e François Hollande incontreranno Vladimir Putin e Petro Porošenko per ratificare un nuovo trattato di pace. Già qualche mese fa, l'Ucraina e la Russia avevano stipulato un accordo per porre fine ai bombardamenti e alle violenze nell'est dell'Ucraina. Quest'ultimo trattato, però, non è servito a nulla: la guerra non è finita e continuano a crescere i morti, soprattutto tra i civili. Gli abitanti di Donetsk e di Luhansk, le due città sotto il controllo dei separatisti, sono costretti a fuggire all'interno di autobus stracolmi attraverso un corridoio umanitario, stabilito per evitare altre morti bianche.

Il vertice di Minsk – “Se entro quel giorno (11 febbraio n.d.r.) si riuscirà a concordare su certe posizioni faremo l'accordo – ha dichiarato Putin. O si fa la pace o l'incontro sarà inutile. Questa mattina, i quattro leader che parteciperanno alla pace di Minsk, hanno organizzato una conference call, con l'obiettivo di cominciare a placare gli animi. Lo scopo è quello di “lavorare a un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell'est”. Sul sito della presidenza ucraina è comparso un comunicato che afferma che i colloqui porteranno ad un rapido e incondizionato cessate il fuoco.

Il problema principale è la posizione degli Stati Uniti. Lo stato americano ha già stabilito che potrebbe rifornire di armi l'esercito ucraino, facendo salire le tensioni tra la Russia e Obama. Il capo della diplomazia russa, Sergej Viktorovič Lavrov, ha affermato che questa mossa degli Usa “potrebbe portare a conseguenze imprevedibili e minare gli sforzi per una soluzione politica”. Lavrov ha incontrato a Monaco il segretario di Stato Usa, John Kerry. Il politico statunitense, dopo il meeting, ha dichiarato che “non ci sono divisioni e non può esserci una soluzione militare”.

L'alto rappresentante degli Affari Esteri dell'Ue, Federica Mogherini, ha affermato che “quella di mercoledì a Minsk è un'ottima chance”. Il problema principale è la posizione della Russia. Vladimir Putin, infatti, non riesce a mantenere un'idea stabile: da una parte, cerca di trovare una soluzione alla crisi ucraina, facendo la parte della vittima e mandando giornalmente aiuti umanitari alle popolazioni dell'est dell'Ucraina. Dall'altra, però, continua ad invadere la nazione ucraina, causando migliaia di vittime e centinaia di migliaia di sfollati che fuggono verso i paesi vicini.




ROMA: SIT-IN DAVANTI ALLA BANCA D'ITALIA PER TSIPRAS

di Maurizio Costa

Roma
– La sinistra italiana, non riuscendo a trovare un'unità nazionale, si affida all'ondata nuova delle idee di Alexis Tsipras, nuovo primo ministro della Grecia. Dopo che Matteo Renzi ha elogiato la vittoria del leader ellenico per poi legittimare le azioni anti-Grecia della Bce, “L'altra Europa con Tsipras” e “Rifondazione comunista” hanno reagito, mettendosi contro il premier italiano e elogiando la politica ellenica.

Presente alla manifestazione anche il leader di Rifondazione, Paolo Ferrero, che è soddisfatto dell'impresa greca: “Non vogliamo dare solo solidarietà al popolo greco, ma un appoggio al programma di Syriza e di Tsipras”. Il leader ha anche affermato che “bisogna uscire dall'Europa dei banchieri e creare un continente di popoli”.

Lo smacco di Renzi, che prima ha appoggiato Tsipras e poi lo ha rinnegato dopo che la Bce ha levato la liquidità alla Grecia, non è andato giù ai due partiti: “Non apprezziamo il comportamento del premier: è stata una mossa sbagliata”.

Il problema è che la Grecia comincia ad aver problemi di debito e l'Europa non è disposta a continuare a sostenere il paese ellenico. La soluzione è aspettare l'11 febbraio, quando l'Ue deciderà se abbandonare per sempre la possibilità di dare denaro liquido ai greci in cambio dei loro titoli di stato.

Il tema fondamentale della manifestazione è stato il no secco ai banchieri e la determinazione di un'Europa dei popoli e non dei ricatti. “Non siamo noi a dover pagare il debito della Grecia – continua Ferrero – ma è la Bce che deve rimodularlo”.




ABBASSO E ALÉ

di Maurizio Costa

Il premier Matteo Renzi ha fatto un po' di confusione. Dopo aver elogiato Alexis Tsipras per la vittoria delle elezioni in Grecia, adesso si tira indietro. La Bce ha dichiarato che non darà più liquidità al governo greco, perché i titoli di stato ellenici non danno più garanzie. Una mossa furba, che può sembrare anche un ricatto da parte dell'Eurotower: o la Grecia ritorna sotto la cappella Ue oppure può dire addio ai soldi europei. Mario Draghi non ha fatto sconti ma Tsipras, insieme al ministro delle Finanze ellenico Varoufakis, ha affermato che non tornerà sui suoi passi e continuerà il programma che ha promesso agli elettori greci. Renzi, sulla scia della "nuova sinistra" ellenica, in un primo momento ha lodato il premier greco: un misto di invidia, o forse un "facciamo fronte comune", aveva mosso l'ex sindaco di Firenze ad accogliere Tsipras nell'Olimpo dei "buoni di sinistra". Adesso tutto è cambiato. Renzi dà ragione alla Bce e definisce la mossa di Draghi "legittima e opportuna". Forse il premier qualche giorno fa non conosceva il programma di Tsipras? Impossibile. Sembra che Renzi assuma posizioni discordanti nei confronti dell'Ue: qualche mese fa, dichiarava di non voler sottostare alle regole dell'austerity imposte all'Italia; adesso è diventato il paladino della legalità europea. "Abbasso e alé" cantava Rino Gaetano qualche decennio fa e Renzi sembra prenderlo alla lettera: non sa più dove girarsi per seguire l'andamento del vento.