Dalla pellicola 35mm al digitale: Come è cambiato fare cinema oggi

Il mondo del cinema ha subito una trasformazione epocale negli ultimi decenni, passando dall’uso predominante della pellicola 35mm alla diffusione sempre più ampia delle tecnologie digitali. Questa transizione ha rivoluzionato non solo i processi di produzione e distribuzione cinematografica, ma anche le modalità stesse di fare cinema.

Esaminiamo come questo cambiamento ha influenzato l’industria cinematografica e la pratica della creazione cinematografica.

Il declino della pellicola 35mm

La pellicola cinematografica ha dominato l’industria cinematografica per decenni, offrendo una qualità visiva e una sensazione tattile uniche. Tuttavia, con l’avvento delle tecnologie digitali, la pellicola 35mm ha iniziato a perdere terreno.

Le telecamere digitali hanno offerto una maggiore flessibilità e convenienza rispetto alle macchine da presa tradizionali, consentendo ai registi di sperimentare nuove tecniche e riducendo i costi di produzione.

La rivoluzione digitale

L’avvento delle telecamere digitali ha aperto nuove possibilità creative per i cineasti. La capacità di registrare in alta definizione e di modificare facilmente le immagini in post-produzione ha permesso ai registi di realizzare film più complessi e visivamente sorprendenti. Inoltre, la distribuzione digitale ha reso più accessibili i film a un pubblico globale, consentendo ai registi indipendenti di raggiungere un pubblico più ampio senza la necessità di costosi processi di distribuzione fisica.

Impatto sulla produzione cinematografica

La transizione verso il digitale ha cambiato radicalmente i processi di produzione cinematografica. Le telecamere digitali più leggere e versatili hanno reso più semplice girare in location difficili o in spazi ristretti, consentendo ai registi di esplorare nuove ambientazioni e angolazioni. Inoltre, la possibilità di visualizzare istantaneamente le riprese ha permesso ai registi di prendere decisioni rapide durante le riprese, riducendo i tempi di produzione e i costi associati.

Nuove frontiere della distribuzione

La distribuzione digitale ha rivoluzionato il modo in cui i film vengono distribuiti e consumati. Piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+ hanno democratizzato l’accesso ai contenuti cinematografici, consentendo ai cineasti di raggiungere un pubblico globale senza dover passare attraverso circuiti di distribuzione tradizionali. Questo ha aperto nuove opportunità per registi emergenti e ha reso più facile per il pubblico scoprire e apprezzare una vasta gamma di film provenienti da tutto il mondo.

Sfide e opportunità

Nonostante i numerosi vantaggi delle tecnologie digitali, ci sono anche sfide da affrontare. La democratizzazione della produzione cinematografica ha portato a un aumento della concorrenza e ha reso più difficile per i registi emergenti farsi notare in un panorama sempre più affollato. Inoltre, la digitalizzazione ha sollevato preoccupazioni riguardo alla conservazione a lungo termine dei film, con il rischio che le opere digitali siano perse a causa dell’obsolescenza tecnologica o della mancanza di standard di archiviazione adeguati.

Conclusioni

In conclusione, il passaggio dalla pellicola 35mm alle tecnologie digitali ha trasformato radicalmente il modo in cui il cinema viene creato, distribuito e consumato. Questa transizione ha aperto nuove possibilità creative per i cineasti, riducendo i costi e ampliando il pubblico potenziale dei film. Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare, e sarà importante per l’industria cinematografica continuare a adattarsi e innovare per rimanere rilevante in un mondo sempre più digitalizzato.




Germogli tricolore ai tempi del coronavirus: un videomessaggio di speranza da L’Osservatore d’Italia

Anche noi de L’Osservatore d’Italia vogliamo contribuire nel lanciare l’appello a restare a casa in questi giorni di emergenza da coronavirus.

Sconfiggiamo questo mostro! Non usciamo se non strettamente necessario e soprattutto atteniamoci alle regole dettate dal Governo. E’ l’unica arma che abbiamo al momento: Restare a casa!

Germogli tricolore ai tempi del coronavirus

Ai tempi del Coronavirus mi ritengo fortunato perché io e la mia famiglia, dalle finestre vediamo il prato. E gli alberi che iniziano a germogliare mentre fuori il bilancio dei contagiati sale. E sale anche la paura e la tristezza, l’incertezza di un futuro che adesso è scuro. Poi mi perdo in un un abbraccio, l’unico che posso dare ai miei familiari e al mio cane. E studio e gioco a pallone contro un muro o con mio fratello sempre più sicuro che troverà in noi quel coraggio perso, dimenticato a causa di un decreto. E torno ad ammirare la natura e questa prigionia diventa meno dura. E la luce torna dopo un’altra notte passata, io e la mia famiglia siamo in casa. Uniti più di prima solo più consapevoli, a tavola col TG di fondo in attesa di un nuovo giorno.




Virgilio, il mago di Napoli

Secondo alcuni biografi medievali e rinascimentali, al filosofo e poeta Virgilio sono attribuite diverse immagini magiche e talismani volti alla protezione della città di Napoli che tanto ha amato. 

Già la sua nascita è avvolta dal mito: la leggenda narra che
la madre vicina al parto sognò di concepire un ramo di alloro che germogliò
rigoroso all’istante. La mattina del giorno seguente la donna fu presa dalle
doglie mentre andava nei campi per lavorare con il marito e partorì ai bordi di
un fossato. Quando nacque, Virgilio era un bambino tranquillo e dolce fino al
punto che non pianse nemmeno, ma aveva un’espressione dolce e serena. 

Virgilio si trasferì a Napoli, e fu proprio in questa città, sulla collina
di Posillipo, che decise di stabilirsi per il resto della sua vita,
preferendola alla sfarzosa Roma. 
Negli anni trascorsi a Napoli, la
popolarità di Virgilio come mago e protettore della città crebbe fino a farlo
apparire come una divinità benefattrice: la tradizione vuole che oltre ad
essere un medico taumaturgo, curando la gente con i suoi poteri magici avesse
compiuto dei veri e propri prodigi per la città di Napoli e di tutto il
territorio dei Campi Flegrei. Il folclore popolare ritiene che fu Virgilio a
costruire un cavallo di metallo che aveva il potere di guarire con lo sguardo
le ferite dei cavalieri e a posizionare due teste di marmo su entrambi i lati
dell’odierna Porta Nolana, una con il volto triste e l’altra con il volto allegro
e a coloro che vi passavano sotto e guardavano una delle due teste, il destino
donava loro auspici in base alla testa che avevano guardato.

Ma non furono solo questi i prodigi compiuti dal mago poeta; a lui viene attribuita anche la disposizione di una caraffa contenente un
uovo magico di struzzo nelle segrete del Castello dell’Ovo allo scopo di
proteggere la città da disastri e sventure. Il Mago, dopo aver consacrato
l’uovo magico, lo infilò in una caraffa con l’imboccatura più stretta dell’uovo
stesso e la pose all’interno di una gabbia di metallo. Ancora a lui vengono
attribuite la costruzione delle fogne, la costruzione delle cinta murarie della
città, o di aver fabbricato una mosca d’oro o di bronzo secondo alcuni, allo
scopo di purificare l’aria dagli insetti, oppure di una sanguisuga d’oro per
purificare le acque infestate proprio da questi parassiti.

Tante altre realtà, ancora secondo la tradizione, secondo le quali Virgilio creò ricette per Napoli su come piantare un orto
di erbe medicamentose sul Monte Vergine, o un pesce di pietra che gettato in
mare avrebbe favorito la pesca, o ancora eliminato i serpenti dalle strade
della città costruendo strade lastricate e inserendovi nelle pietre il suo
sigillo e molto altro.

Virgilio, maestro e modello per Dante Alighieri. Infine, non è da dimenticare che il poeta adottato dalla città di Napoli è
definito da Dante suo maestro e modello e ciò è coerente col culto della poesia
virgiliana che è presente nella cultura del Medioevo latino. Il poeta mantovano
era infatti considerato una sorta di ­«mago e profeta del Cristianesimo» già
nella tarda antichità, per via della profezia del puer nella celebre IV Egloga,
interpretata come preannuncio della venuta di Cristo (in realtà il puer altri
non era che il figlio nascituro di Asinio Pollione, protettore del poeta).
Dante pensava che Virgilio, così come altri poeti latini, avesse intravisto le
verità del Cristianesimo e le avesse espresse nei suoi versi in forma poetica,
senza esserne pienamente consapevole. Questa interpretazione in chiave
cristiana della letteratura classica è un dato costante della cultura medievale
e l’autore della Commedia segue una strada già tracciata prima di lui.

Oltre a ciò Virgilio aveva fama anche di essere un saggio e sapiente
filosofo, il che spiega perché Dante scelga proprio lui come sua guida per i
due terzi del viaggio allegorico.