Potenza, beffato dal destino: pronto per la pensione ma all’ Inps non risultano i contributi

POTENZA – Arrivato ai termini per la pensione per gli anni di contributi versati, Antonio Greco, 60 anni, con un contratto regolare dal 1972 quando aveva 15 anni, al momento di andare in pensione, ha visto che la prima azienda presso cui ha lavorato non gli ha mai versato i contributi, nonostante timbri e firme regolari sull’allora in uso libretto di lavoro. Almeno così gli ha detto ora l’Inps dopo le ricerche sui documenti cartacei, perché nel 1972, il computer non era ancora in uso.

L’anno scorso, quando l’ottavo dei lavori che ha cambiato nella sua vita (guardia giurata presso la Ronda) ha iniziato a scricchiolare, Grieco si è fatto due conti e ha scoperto che come lavoratore precoce, con circa 42 anni di contributi alle spalle e 18 mesi di mobilità davanti a sé, poteva accedere al trattamento pensionistico.

Inoltre avrebbe anche ricavato una buonuscita “extra” di 40 mila euro. Fa il certificato all’ufficio del lavoro e gli risultano tutti i contributi a partire dal 1972, poi chiede documentazione del conto assicurativo all’Inps e qui i primi due anni di lavoro, dal primo settembre 1972 al 5 ottobre 1974 non risultano: «Il datore non li ha versati» è la spiegazione che gli viene data e ora sono andati in prescrizione e non c’è modo di recuperarli. Il sig. Greco, dunque, per avere la pensione dovrà aspettare fino a ottobre 2020.

“Ma chi li doveva chiedere questi contributi? – lamenta – È possibile che tra Ufficio provinciale del lavoro e Inps dovessi essere io, un ragazzo di 15 anni, al lavoro per portare a casa qualche migliaia di lire, ad andare a verificare che il datore di lavoro mi versasse i contributi? Non sapevo nemmeno come fare e sfido a vedere quanti sarebbero in grado di farlo oggi. Il massimo era verificare che il libretto di lavoro era regolare, e lo era”.

Il problema di Grieco potrebbe essere quello di molti altri che credono di avere i contributi ma in realtà così non è. Sarebbe meglio richiedere un estratto contributivo negli uffici Inps e fare i conti con gli anni di lavoro effettivi. Il malcapitato si è rivolto anche  all’Istituto Nazionale di Previdenza, per sollevare la possibilità che la dispersione dei documenti regolari sia avvenuta da parte degli stessi uffici Inps, in quanto, come già detto, la tecnologia non consentiva archiviazioni diverse da quelle cartacee.

Interrogativi che qualcuno è chiamato a valutare per riconoscere a un uomo il diritto alla pensione. Un diritto che gli viene posticipato per due anni di contributi che «non risultano». Ma se fossero stati di più?

Giulia Ventura




Carne rossa: è vero che fa male?

L’allarmismo è compagno indiscusso dei nostri tempi, soprattutto sul cibo ed in particolare sulla carne.

A proposito di questo, la notizia è su tutti i giornali e la tv ne parla in continuazione : l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha accertato che la carne rossa e alcuni tipi di carne lavorata (per esempio le salsicce e i salumi) sono cancerogeni. Possono dunque portare al cancro.

Vediamo come stanno le cose veramente . 
Eravamo a conoscenza da tempo che gli insaccati (salame, wurstel, salsicce) e la carne rossa (quella non di pollo o di tacchino, per intenderci) fossero potenzialmente pericolosa.  Il nuovo studio, però, frutto di oltre 800 verifiche in tutto il mondo, porta certezza e dice che  gli insaccati sono sicuramente cancerogeni. La carne rossa, invece, lo è probabilmente , specialmente se contiene conservanti o è stata trattata con processi tipo salatura, affumicatura e cotta alla brace.
Messa così sembra una notizia preoccupante, ma dobbiamo chiarire una cosa fondamentale: lo studio dice che  mangiando tutti i giorni 50 grammi di insaccati per tutta la vita  aumentano le possibilità di sviluppare un tumore. Aumento delle possibilità non vuol dire certezza.

Secondo le statistiche, nel mondo ci sono circa 34 mila morti all’anno associabili al consumo eccessivo di insaccati o di carne rossa. Contro il milione di morti causati dalle sigarette e i 600 mila morti causati dall’eccesso di alcol.

Pur sembrando eccessivo, viene automatico chiedersi se diventare vegetariani possa essere una soluzione efficace. Ma essere vegetariani (ossia nutrirsi solo di prodotti di origine vegetale) oppure no è una scelta personale. Dobbiamo però seguire una dieta equilibrata e varia che alterni la carne rossa al pesce, alle verdure e ai legumi e alla carne bianca. La carne rossa contiene vitamine (in particolare la B12, fondamentale per produrre i globuli rossi del sangue), zinco (ci protegge da molte malattie), ferro (evita l’anemia e fa in modo di mantenerci tonici e non continuamente stanchi). Inoltre la carne rossa è molto nutriente ed energetica, dunque deve continuare a restare sulla nostra tavola almeno una volta alla settimana. Senza preoccupazioni.

Vediamo nello specifico a che quantità attenersi secondo il World Cancer Research Fund: non devono essere consumati più di 300 grammi a settimana, senza mai dimenticare le famose cinque porzioni di frutta e verdura per un totale di almeno 400 grammi al giorno. Gli studiosi hanno concluso che il consumo al di sotto dei 500 grammi alla settimana non costituisce un pericolo per la salute.

Conclusione? È ormai certo che un consumo abbondante di carne rossa, soprattutto se lavorata e cotta ad alte temperature, fa salire il rischio di sviluppare molte malattie, in primis il cancro al colon-retto.

Limitate quindi il consumo di proteine animali, specie se avete familiarità con i tumori, e sostituite la carne rossa con pollo oppure con pesce o con proteine vegetali come legumi e soia. Infine, limitate di molto le carni lavorate come i salumi e quelle molto cotte e abbrustolite.

Giulia Ventura

 




Gomme invernali: il 15 novembre scatta l’ora x

Come preannunciato si sono avvistati i primi fiocchi della stagione, anche in città, perciò scatta la corsa per l’acquisto delle gomme invernali. Conviene mettersi in regola in maniera veloce, l’ora X scatta il 15 novembre. In questa data, infatti entra in vigore l’obbligo, anche per il 2017, di viaggiare con dotazione invernale di gomme termiche montate o catene da neve a bordo.

 

Le previsioni meteo non lasciano scampo a incertezze: ancora maltempo Attenzione però, la disposizione non riguarda tutta Italia. Tutte le ordinanze su pneumaticisottocontrollo.it, su questo portale è possibile controllare le disposizioni divise per regioni, provincie e comuni. Posti gli obblighi, ci sono anche le sanzioni, che partono da un minimo di 41 euro per i centri abitati, 84 euro fuori dagli stessi, fino a un massimo di 318 euro. Oltre la sanzione monetaria vi è anche il rischio di perdere 5 punti sulla patente e vedersi il veicolo posto a fermo amministrativo.

 

Le ordinanze 

Il codice della strada impone letteralmente che “I veicoli siano muniti ovvero abbiano a bordo mezzi anti-sdrucciolevoli o pneumatici invernali idonei alla marcia su neve e su ghiaccio”. Occorre verificare che la propria dotazione invernale sia omologata.

Ovvero pneumatici della misura prescritta dal libretto di circolazione, con sulla spalla il disegno del fiocco di neve e della montagna, oppure la dicitura “M+S”. Che è presente anche sule gomme All Season, le quattro stagioni. Le gomme termiche possono avere un codice di velocità inferiore a quello previsto per il veicolo su cui vengono montate, secondo quanto stabilisce la Direttiva 92/93/CE. Il consiglio, per la migliore sicurezza ed efficienza è di montare un treno da quattro gomme, non solo due sulle ruote della eventuale trazione anteriore o posteriore.

Anche le catene da neve devono essere della misura corrispondente. Oltre a quelle metalliche sono omologate anche le catene composite (in tessuto e fibra di carbonio), più costose, ma più facili da montare. Non sono omologate invece le calze da neve: sono considerati dispositivi supplementari e non equivalenti a gomme invernali o catene.

Bisogna guardarsi bene dallo sbagliare non solo per le sanzioni a cui si va incontro ma soprattutto per la propria e l’altrui sicurezza.

Giulia Ventura




Bitcoin: la criptovaluta del momento

Nella scena finanziaria del momento si sente parlare spesso di criptovalute. Cosa sono e come funzionano? Due domande lecite, soprattutto alla luce delle recenti performance di Bitcoin, Ethereum e Litecoin, solo per citarne qualcuna.

Nel pieno del boom virtuale, capire cosa sono le criptovalute e come funzionano è qualcosa di fondamentale importanza soprattutto perché, critiche a parte, esse potrebbero davvero rappresentare il futuro.

Una criptovaluta rappresenta a tutti gli effetti denaro virtuale, che dunque non possiamo toccare con mano, ma che basa il proprio funzionamento sui principi della crittografia. Stiamo parlando di strumenti digitali open sourceche superano il concetto di denaro tradizionale posseduto dai governi e permettono di compiere operazioni in sicurezza e anonimato.

Le informazioni alla base delle transazioni in criptovalute vengono memorizzate e trasmesse, ma soltanto i destinatari delle stesse possono leggerle. Per capire cosa sono ma soprattutto come funzionano le criptovalute, bisogna immaginarle come degli strumenti ricchi di dati da decodificare.

La già citata crittografia viene utilizzata per verificare le transazioni e controllare l’entrata della valuta nel sistema attraverso l’attività di mining. Il procedimento rende il sistema stesso più robusto, ma soprattutto più sicuro.

Una delle criptovalutee più in voga del momento, grazie alle sue performance molto soffisfacenti sono i Bitcoin. Parliamo di una valuta elettronica fra le più famose e una delle loro caratteristiche peculiari è che non c’è un organo centrale che li emette, ma essi utilizzano un database distribuito tra i nodi della rete che traccia le transazioni, processo noto come blockchain.

Inoltre, i Bitcoin utilizzano la crittografia per gestire gli aspetti funzionali quali, ad esempio, la creazione di nuova valuta.

I Bitcoin, dunque, sono una moneta che non ha padrone e che non esiste fisicamente, ma può essere usata per i pagamenti proprio come se fosse una moneta fisica.

Il loro valore, poi, è stabilito sulla base di complessi calcoli e il loro mercato è abbastanza ristretto, oltre al fatto che la crescita di questa moneta è controllabile e stabilita a priori, aspetto questo che la rende immune dalle fluttuazioni legate alle politiche monetarie e che permette di stabilire un certo livello di inflazione.

Cosa sono i Bitcoin?

I Bitcoin sono, dunque, una valuta virtuale creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, un informatico di cui in realtà non si conosce la vera identità.

La nascita dei Bitcoin è corrisponde alla concretizzazione del concetto di criptovaluta che è una valuta digitale, decentralizzata e paritaria implementata sulla crittografia per generare moneta e validare le transazioni.

La volontà era quella di creare una valuta indipendente da ogni autorità e che permettesse, dunque, di effettuare pagamenti elettronici su scala globale in modo veloce e anonimo.

Questo tipo di valuta, dunque, esiste solo virtualmente e non ha una corrispondenza fisica. Questo aspetto ha creato diversi problemi in termini di fiducia tanto che in alcuni paesi la valuta è stata vietata. 
La modalità di scambio dei Bitcoin, infatti, prevede l’assenza di un’autorità di controllo e i trasferimenti vengono definiti come un cambio di proprietà della valuta.

Questa peculiarità impedisce di annullare una transazione e riappropriarsi dei Bitcoin trasferiti, anche perché la transazione viene trasmessa ai nodi più vicini della rete che poi propagano il pagamento attraverso la rete.

I nodi onesti, però, rifiutano le transazioni fraudolente o invalide, cosa che aumenta il livello di sicurezza degli scambi effettuati.

La caratteristica essenziale dei Bitcoin, poi, è che nessuno può controllarne il valore, proprio grazie al metodo di creazione della valuta che è decentrato.

La quantità di valuta in circolazione è definita a priori e tutti ne sono a conoscenza; in questo modo l’inflazione, che è prevedibile, può essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti. La quantità totale di Bitcoin è stata stabilita a priori e tende a 21 milioni.

Come si usano i Bitcoin?

Per poter utilizzare i Bitcoin si deve prima scaricare sui propri supporti informatici il portafoglio Bitcoin, detto anche wallet che ha la funzione di custodire il denaro che poi genererai o che ti verrà dato.

Il portafoglio genera automaticamente un indirizzo Bitcoin, ma si ha la possibilità di crearne uno ogni volta che se ne ha necessità. 
Il portafoglio Bitcoin e l’indirizzo Bitcoin non sono la stessa cosa: il wallet è un portafoglio unico a cui si possono associare i vari indirizzi che si generano mano mano, secondo regole precise di comportamento.

L’attività di reperimento dei Bitcoin si chiama Mining e può essere svolta tramite l’acquisto dei Bitcoin da altre persone o aderendo ad un pool che è una sorta di consorzio a cui ogni persona cede una parte delle risorse del proprio pc.

Attraverso il cedimento delle risorse del pc, si possono effettuare calcoli molto complessi che porteranno a risolvere crittografie, la cui soluzione mette a disposizione un certo numero di Bitcoin da dividere fra coloro che hanno messo in comune le risorse in base al contributo iniziale.

Bitcoin: vantaggi e svantaggi

L’utilizzo dei Bitcoin presenta tutta una serie di vantaggi e di svantaggi. Uno dei principali svantaggi, ad esempio, è la ristrettezza del mercato: non sempre è facile, infatti, trovare persone che accettano pagamenti in Bitcoin.

Ciò determina anche il fatto che tale valuta è poco diffusa, diventando sensibile agli eventi ed avendo ancora un valore molto volatile. 
Infine, la giovane età della valuta determina servizi in via di sviluppo, con conseguenti limitazioni nell’utilizzo rispetto alle altre valute.

D’altra parte, però, i pagamenti effettuati con i Bitcoin sono liberi e trasparenti: è possibile, infatti, trasferire Bitcoin in ogni momento e da ogni parte del mondo, senza limitazioni; ogni transazione, poi, è registrata in forma anonima nella rete Bitcoin e consultabile in ogni momento.

Inoltre, i pagamenti tramite Bitcoin sono soggetti a rischi minori proprio per il loro carattere di anonimato che non diffonde i dati personali dell’acquirente e permette un commercio pressoché libero da frodi fiscali e furti d’identità.

Infine, le commissioni di pagamento sono personalizzabili dall’acquirente sulla base della velocità di conferma di pagamento che si vuole avere, mentre invece non esistono per la ricezione di Bitcoin.

Aspetto negativo di questa valuta è che è sempre più spesso utilizzata nei traffici illegali, ad esempio quelli di droga, proprio per l’anonimato delle transazioni che rendono impossibile recuperare i dati sensibili dell’acquirente e del venditore.

Giulia Ventura




Matera, capitale europea della cultura: moneta da 10 euro in argento per celebrare la città dei Sassi

MATERA – L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha realizzato una moneta in argento da dieci euro per celebrare Matera, la città dei Sassi che nel 2019 sarà la Capitale europea della cultura.

La moneta Realizzata da Maria Angela Cassol, artista incisore della Zecca, la moneta verrà inserita nella collezione numismatica 2017 Serie “Italia delle Arti”. Del diametro di 34 millimetri e un peso di 22 grammi, la moneta ha raffigurato sul dritto la chiesa di Santa Maria de Idris, mentre sul rovescio appare un particolare di un affresco della chiesa rupestre di Santa Luica alle Malve.

 

Le eccellenze italiane… in moneta Nella seconda metà del mese di settembre, la Zecca, aveva emesso altre due monete per celebrare le eccellenze italiane. La prima vale 5 euro ed è realizzata in metallo bronzital-cupronichel. Il disegno è stato progettato dal artista incisore della Zecca Uliana Pernazza. Per la versione “fior di conio/Su“, della moneta verranno prodotti 15.000 pezzi. Sul dritto l’attore nato nel rione Sanità è rappresentato in una tipica maschera teatrale, ritratto ispirato a una foto di Guy Bourdn.

Sul rovescio, invece, sono incisi elementi cinematografici con al centro la caratteristica “mossa” delle mani del “principe della risata”. In alto, vicino alla scritta “5 euro” campeggia la firma autografa di Totò, in basso, invece sono riportate rispettivamente la data della scomparsa e l’anno di emissione della moneta. La seconda, è stata emessa per celebrare il bicentenario della nascita di Francesco De Sanctis, scrittore, filosofo, storico della letteratura e politico.

Per la versione “proof”, la moneta è stata realizzata  da parte dell’artista incisore Annalisa Masini e ne verranno prodotti 3.000 pezzi. L’ultima del valore di 5 euro, invece, è dedicata al complesso monumentale del Castello del Buonconsiglio di Trento composto da costruzioni di epoca diversa, tra le quali spiccano Castelvecchio e Torre Aquila, famosa per il celebre “ciclo dei mesi”.

A realizzare quest’ultima moneta, di cui ne verranno prodotti 3mila pezzi, è stata realizzata dal artista incisore Silvia Petrassi.

Giulia Ventura




Basilicata: storia e rinascimento

POTENZAI primi ad abitare la Basilicata in modo stabile furono i Lucani, una popolazione che proveniva dalla vicina Campania e andò a stanziarsi nella parte interna della regione. In generale, dai numerosi ritrovamenti effettuati si è visto che per la natura calcarea e quindi friabile del terreno, sin dalle epoche più remote le popolazioni usavano come dimore delle caverne naturali o delle grotte scavate nella roccia.

Tra il VII e il VI secolo a.c. giunsero dal mare sul litorale ionico i coloni Greci che fondarono diverse città divenute in poco tempo fiorenti e grandi: Meraponto, Siri, Tursi, Eraclea. Tutti centri che oggi non esistono più.

La Basilicata nella storia

I Lucani si trovarono ben presto a combattere contro queste città e riuscirono a sottometterle, fino a quando non vennero a loro volta sconfitti dai Romani. Nel III secolo a.c. la potenza di Roma crebbe a tal punto che la città riuscì a sottomettere tutta l’Italia meridionale e anche la Basilicata. Fino a quel momento la regione aveva conosciuto periodi di grande splendore, ma sotto il dominio dei Romani venne trasformata in un paese spopolato e quasi deserto. Le vallate, un tempo piene di vigneti e di campi coltivati, furono per la maggior parte lasciate incolte, utilizzate per il pascolo delle pecore e delle capre, mentre solo alcune zone agricole vennero destinate a essere sfruttate: In queste campagne si coltivavano i prodotti da portare nella capitale per soddisfare i commerci.

Dopo il V secolo d.C. l’Impero romano decadde e la regione fu invasa prima dai Goti, poi dai Longobardi. Un secolo dopo i Bizantini dell’Impero romano d’Oriente, scacciarono i Longobardi prendendo possesso del territorio. Come accadde al resto dell’Italia meridionale la regione passò in seguito sotto il dominio di diversi signori stranieri , fra cui gli Svevi che erano tedeschi e, nel 1435, gli Aragonesi, che provenivano dalla Spagna.

A causa dei nuovi dominatori la Basilicata cadde in stato di grave decadenza economica: Isolata dal resto del territorio per la sua posizione geografica, mal governata, piena di zone malsane che causavano morte, si impoverì. Inoltre in quell’epoca la popolazione si trovava in mezzo alle dure lotte fra i signori del luogo e gli Aragonesi, lotte che aumentarono i disagi e la povertà.

Nel 1734 il Regno di Napoli, a cui la Basilicata apparteneva con le altre regioni dell’Italia meridionale, passò nelle mani di un’altra famiglia spagnola, quella dei Borboni, che regnò quasi ininterrottamente per circa cento anni. Nel 1860 Garibaldi, con la spedizione dei Mille, conquistò la Sicilia e l’Italia meridionale, che poco dopo entrarono a far parte del Regno d’Italia.

All’attuale regione amministrativa della Basilicata corrisponde grosso modo l’antica Lucania: territorio compreso tra il Sele, il Bradano e il Lao.
Decaduto nel medioevo, il termine Lucania venne riconsiderato tra il 1932 e il 1945, per definire la regione amministrativa che si sarebbe chiamata Basilicata.
Da sempre organizzati in comunità indipendenti, pronte a riunirsi al comando di un unico capo in caso di pericolo, i Lucani furono un popolo fiero e battagliero che seppe strappare colonie e roccaforti ai greci, come Potentia (ora Potenza), sapendone però assorbire la cultura e la civiltà.

Giulia Ventura




Maratea, set per la serie tv americana firmata Boyle

Nuova fiction televisiva girata a Maratea, nel 2018 andrà in onda negli USA

MARATEA – La Basilicata è diventata con il tempo un irresistibile set cinematografico, grazie ai meravigliosi scenari presenti, in grado di sedurre Boyle, un famoso regista. Una terra che vanta location di forte impatto, ha l’onore di ospitare nei prossimi mesi, un cast tutto americano, sulla scia dell’accordo con la Film Commission lucana e calabrese, protagoniste dell’intesa denominata Lu.Ca. , stanno girando alcune delle scene più importanti di una nuova serie televisiva che andrà in onda presumibilmente nel 2018 negli Stati Uniti.

Lo staff del regista inglese premio oscar Danny Boyle (The Millionaire), sarà impegnata sulla collina di San Biagio, in prossimità della statua del Cristo Redentore, che diventerà inaccessibile. Si trasformerà, infatti, nel set della serie tv “Trust”, che narra la storia del rapimento del giovane Paul Getty, avvenuto negli anni ‘70.

La serie è prodotta dalla rete americana Fox. Stellare il suo cast che va da Hilary Swank e Brendan Freser, fino al grande Donald Sutherland, attore canadese che interpreta J. Paul Getty, imprenditore, mecenate e fondatore della omonima Oil Company. La richiesta arrivata a Maratea, alle autorità locali, è stata quella di tenere alla larga qualunque curioso dal monte San Biagio e rendere, quindi, la zona off limits.

Super cast a Maratea: La Swank che interpreta la madre di John Paul (Gail Getty), presente al momento del rilascio. La Swank, vincitrice di due oscar (Million dollar baby e Boys don’t cry) arriverà stasera nella cittadina tirrenica. La gente mormora che Boyle avesse già scelto i luoghi dove girare la scena del rilascio del giovane Paul Getty ma dopo una visita a Maratea è rimasto colpito dalle bellezze naturalistiche e architettoniche del posto, decidendo di spostarsi sul monte San Biagio. Altre scene di questa miniserie si stanno girando in alcuni paesi della Calabria, tra cui Orsomarso.

Trust è una fiction ambientata nel 1973 che racconta la storia di John Paul Getty III, erede del grande impero petrolifero di suo nonno.

Il ragazzo viene rapito a Roma dalla ‘ndrangheta, convinta che la sua famiglia avrebbe pagato un sostanzioso riscatto per il suo rilascio. Ma come i rapitori scopriranno presto, la famiglia in questione è piuttosto complicata: Storie di droga, fallimenti e tradimenti. Grande sensazione suscita il metodo scelto dai criminali per sollecitare la famiglia al pagamento di un riscatto: Al ragazzo viene tagliato l’orecchio, che viene inviato ai familiari.

John Paul Getty III è morto nel 2011 nella sua tenuta di famiglia del Buckinghamshire, in Gran Bretagna. Era da tempo malato, paralizzato e quasi cieco a causa di un ictus provocatogli da un’overdose a soli 24 anni.

Giulia Ventura

https://youtu.be/WgzHK-54eGo