Alfie, la veglia a piazza San Pietro e l’appello del padre: “Chiedo al Papa di venire qui per rendersi conto di cosa sta accadendo”

Gli italiani si stringono attorno al piccolo di Liverpool Alfie Evans. Già da mercoledì 25 aprile è cominciata, attraverso i social, l’iniziativa che ha portato circa 300 persone in piazza San Pietro a Roma. Veglia e fiaccolata di preghiera che ha raccolto migliaia di persone in diretta su Facebook. La veglia si è ripetuta anche ieri sera alle 22.17, l’orario in cui, lo scorso lunedì, sono stati staccati i macchinari che tenevano in vita Alfie all’Alder Hey. L’iniziativa, che si è propagata in altre città tra cui Milano e Modena, “proseguirà fino a quando sarà necessario” fanno sapere i promotori.

Solo qualche giorno fa, i giudici inglesi hanno respinto la richiesta di trasferimento in Italia del bambino affetto da una malattia neurodegenerativa

“Chiedo al Papa di venire qui per rendersi conto di cosa sta accadendo”. Ha detto il papà del piccolo.

Ma è grande il riconoscimento dell’uomo nei confronti del nostro Paese, il primo a prodigarsi per un aiuto medico in extrema ratio: “Alfie è parte della famiglia italiana, – ha detto ancora il padre di Alfie – è parte dell’Italia. Noi apparteniamo all’Italia. Grazie per la solidarietà e il supporto. Vi amiamo. Continueremo a lottare – conclude – ricevendo sempre più forza dal popolo italiano”. Da lunedì sera, Alfie è staccato dai macchinari e da allora, tra alti e bassi, si è stabilizzato grazie all’ausilio di mascherine dell’ossigeno. “Alcuni dicono che è un miracolo, non è un miracolo, è una diagnosi errata. Alfie vive comodamente, felicemente, senza ventilazione, senza alcuna forma di ventilazione”.

Gianpaolo Plini




Castel Gandolfo, nuovo parcheggio: è allarme degrado

CASTEL GANDOLFO (RM) – E’ degrado a Castel Gandolfo per l’area di sosta di via Giovanni Paolo II (già via delle Gallerie di Sotto) dove la segnaletica è gettata a terra, ci sono perdite idriche dal soffitto, mancano gli estintori e i contenitori della lancia antincendio risultano distrutti e rattoppati con del nastro.

Il parcheggio comprende una parte superiore scoperta ed una interrata

L’opera è stata finanziata interamente dell’ex provincia di Roma, dal 2015 Città Metropolitana a seguito della riforma Delrio. Un’area che nasce nel 2007 a seguito della sottoscrizione del protocollo d’intesa tra l’allora Provincia di Roma e le amministrazioni comunali di Castel Gandolfo e Albano Laziale poi rivisto dal Comune di Castel Gandolfo rendendolo una “convenzione sperimentale”. Una convenzione, firmata l’11 dicembre 2014, con durata di 36 mesi, che ha previsto per il Comune di Castel Gandolfo la gestione dell’attività di vigilanza del parcheggio, riscossione delle tariffe da erogare interamente alla Provincia, l’attività di pulizia e la manutenzione ordinaria per un periodo non inferiore ai 20 anni.

Gasperini paragona il parcheggio ad una sorta di franchising

“La Provincia – ora Città Metropolitana Ndr. – detta la determinazione di tariffe, costi di abbonamento mentre al Comune spettano esclusivamente oneri di raccolta dei soldi e di gestione degli impianti (manutenzione ordinaria, assicurazione civile e conservazione area)”. Questo il commento del consigliere comunale di minoranza Paolo Gasperini riguardo i flussi economici (entrate ed uscite) dell’impianto che ha paragonato il parcheggio di via Giovanni Paolo II ad una sorta di franchising. Un nodo di discussione cittadina riguarda la raccolta firme procrastinata dal consigliere Gasperini e sottoscritta da molti dipendenti della ASL per esprimere la contrarietà al pagamento di qualsiasi tariffa durante le ore in cui si prestano servizi sanitari pubblici.

Un vantaggio indiretto per un futuro bando di gara secondo la prima cittadina Milvia Monachesi

Al contrario, la sindaca Milvia Monachesi vede nella convenzione la possibilità di un vantaggio indiretto nel momento in cui il Comune potrà chiedere di più dall’indizione di un futuro bando di gara.

Una gestione anti economica secondo il dottor Giovanni Meconi

Nel febbraio 2016 scrive al Comune di Castel Gandolfo il dottor Giovanni Meconi per presentare i dati relativi alla gestione del parcheggio. Dal documento risultano circa 13mila euro di incassi contro i 21mila di spesa. Un disavanzo di 8mila euro al quale vanno aggiunti 500 euro mensili di pulizia periodica e 11.500 euro di eventuali tributi annui. Lo stesso Meconi sottolinea la “evidente anti economicità” della gestione.

Gianpaolo Plini

 




Albano Laziale, processo Albafor: la cronaca dell’udienza

VELLETRI– Inizia alle 15 e un quarto l’ultimo tassello del processo Albafor. La sentenza che arriva verso le 19 e 45 vede tutti gli imputati, tra cui il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini, assolti per l’articolo 530 del codice penale: il fatto non sussiste.
Termina liscissimo il procedimento penale che gravava su Nicola Marini (sindaco di Albano), Maurizio Sementilli (vicesindaco), Santoro Vincenzo (consigliere comunale delegato) e Mariella Sabadini (capo dell’ufficio legale del comune).

Si sottopone a esame il sindaco che ricostruisce i fatti per cui è stato accusato di abuso d’ufficio continuato e in alcuni casi in concorso.
All’attenzione del giudice Adele Durante, Marini chiarisce di non intrattenere nessuna relazione con De Vitalini, proprietario della società ATES con sede legale in una proprietà immobiliare del Marini.
Roberto de Vitalini nell’estate 2011 ha ricevuto, con delibera comunale n.29, l’appalto per la programmazione dell’evento Albano Estate per 123mila euro. A sostegno della tesi della difesa interviene anche Mariella Sabadini che riferisce come l’assegnazione così tempestiva, da luglio a settembre, sia stata causata dall’approvazione in ritardo del bilancio comunale: strumento indispensabile per l’erogazione di tali servizi. Anche lei, tra l’altro, risponde all’accusa di clientelismo, precisando di non conoscere, se non di vista, Roberto De Vitalini.

In questo quadro si inserisce il consigliere Vincenzo Santoro. Secondo la difesa non ricoprendo il ruolo di assessore e non avrebbe potuto favorire in alcun modo la ATES.

Per quanto riguarda il filone FRAME, società appartenente a Gianni Micarelli, la parte civile, rappresentata da Agostino Silvestri, fa presente l’ambiguità dell’assegnazione. Su 91 ditte che si occupavano di gestione telecomunicativa, il comune ne ha accertate solo 5 di cui 4 facenti capo a Micarelli. Ma anche questo punto viene sconfessato dal pm Travaglini registrandone l’urgenza e l’utilità.
Poi si è parlato delle tre lettere di padronage del Comune di Albano che riguardano il caso Albafor, ente formativo e partecipata al 100% del comune di Albano Laziale.  Dichiarata fallita nel 2016 su proposta della procura diventa Albafor e poi ceduta dal tribunale fallimentare di Velletri alla Alles Don Milani per 50mila euro. Nicola Marini, che ha sottoscritto la triade epistolare, schematizza il procedimento.

La Banca Popolare di Aprilia, a causa dei lenti sovvenzionamenti a carico della Regione Lazio, sollecita il Comune a dare certezze (con tale forma di garanzia impropria) circa l’affidabilità della proprietà (insomma non dovevano essere cedute quote) per fornire l’anticipazione finanziaria indispensabile per il pagamento degli stipendi arretrati e per gli affitti che ricordiamo venivano pagati con un’aggiunta di 7mila euro rispetto al valore di mercato alla Curia Vescovile di Albano Laziale.

Il sindaco per ultimo dichiara che le lettere hanno visto l’approvazione del Consiglio Comunale che ne ha apportato modifica e il vaglio della sezione Controllo e Procura della Corte dei Conti.
A chiudere il pm Travaglini recide dalla genesi ogni accusa: mancanza di evidenza probatoria (ATES) e i fatti non sussistono.

Gianpaolo Plini




Europa, clima di terrore verso lo straniero: ecco come i francesi affrontano la questione integrazione e terrorismo

PARIGI – La ville Lumière ha passato la pasqua in un clima di post-attentato. Molte le forze armate tra gendarmerie, police e militaires nelle strade della capitale, una città che rappresenta tutta la Francia. Infatti il 23 marzo scorso in un supermercato di Trèbes un jihadista ha ucciso Jean Mazières, Christian Medves e Hervés Sosna ai quali hanno reso omaggio il ministro dell’interno Gérard Collomb, il ministro della giustizia Nicole Bellobet e il primo ministro Edouard Philippe a l’Aude mentre la cattedrale di Saint-Michel ha accolto la salma del colonnello Arnaud Beltrame morto da eroe al Super U. Bandiere tricolore che sventolano mentre si alza la Marche funèbre di Chopin agli Invalides dove il Chef de l’Etat celebra l’eroe che ha combattuto contro “l’idra islamica”.

Macron esalta lo spirito francese di resistenza nella giornata dedicata “a uno di quei figli che la Francia si onora di avere e che ha deciso di morie per salvare la vita a degli innocenti”. Indicativo il fatto che il Presidente della Repubblica non abbia mai fatto il nome di Radouane Lakdim presentato solo con l’appellativo di “terrorista e imam dell’odio”. Anche durante la sua campagna elettorale Macron aveva espresso grande preoccupazione nei confronti del fascino della radicalizzazione islamica verso i giovani. Infatti Catherine Camprenault, procuratore generale di Parigi, definisce la minaccia terrorista come una problematica sempre più endogena. Il procuratore analizza l’evoluzione del terrorismo in Francia: nel 2017, 173 deferimenti contro i 240 del 2016 in corrispondenza delle sconfitte militari dello Stato Islamico. Mentre nel solo 2017 la Francia ha affrontato dieci attentati che hanno ucciso un poliziotto ad aprile sugli Champs-Elysées e due giovani donne ad ottobre alla gare Saint-Charles de Marseille. La polizia specializzata ed i servizi hanno sventato una ventina di colpi terroristici nel 2017 e due nel 2018. Camprenault chiede perciò un indurimento dei processi penali di matrice terroristica.

Adesso è l’ora delle domande per la Repubblica Francese:

Sei francesi su dieci (58%) pensano che il governo non abbia utilizzato tutti gli strumenti necessari alla repressione. In Parlamento la discussione si divide tra la gauche radicale che giudica sufficienti i mezzi fin qui utilizzati e le Fronte Nazional della Le Pen che propone di espellere tutti gli individui di nazionalità straniera sospettati di attività affini al terrorismo e di recludere tutte le fichés S (i soggetti più pericolosi), una decisione che richiederebbe un voto plenario del Parlamento. Quest’ultimo ha passato una dozzina di leggi sull’anti-terrorismo dal 1986 quando la prima legge è stata adottata otto giorni prima dell’attentato della rue de Rennes a Parigi. Il 28 marzo mentre la Francia piangeva le sue vittime il tribunale di Londra ha condannato all’ergastolo Umar Haque, insegnante di studi islamici nella moschea di Ripple Road colpevole di aver radicalizzato 16 giovani adepti al fine di concretizzare il suo disegno di terrore sotto al Big Ben o al Buckingham Palace. Il giorno prima in Italia la Polizia di Stato arrestava a Bari un egiziano sposato con una italiana che leggeva a figli di immigrati articoli della rivista Isis con l’asserzione di tagliare la testa agli infedeli.

L’Europa respira un clima di terrore eccessivo che porta come estrema conseguenza una forma di diffidenza e paura verso lo straniero

Sentimento questo che si produce in gran parte della nostra penisola e anche della Francia. Ma quest’ultima, almeno a Parigi, registra il tasso di integrazione più alto d’Europa. Dato importante se si considera la giungla di Calais. Parigi forse insegna una lezione fondamentale e per apprenderla basta sedersi su una metro ed osservare: l’integrazione, il rispetto ma anche la vicinanza sentimentale che ti lega al tuo vicino creatasi da una lettura simile, da uno sguardo sfuggente che porta ad un rapido saluto ed una semplice chiacchierata sulla giornata, oppure una mamma ben vestita che fa sedere le figlie piccole vicino ad un arabo o ad un uomo di colore mentre questi inventano semplici giochi per produrre delle risa alle giovani. Uomini e donne che si fermano a stringere a la mano ad un barbone che tiene in mano un cartone con scritto “famiglia siriana. Abbiamo figli. Abbiamo fame” porgendogli qualcosa da mangiare.

Gianpaolo Plini

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Parigi, allarme terrorismo: aeroporto blindato

PARIGI – Paura attentato all’aeroporto di Parigi dove verso le 19.35 è scattato l’allarme per un bagaglio sospetto lasciato incustodito. La gendarmerie ha immediatamente chiuso l’intera zona imbarchi e i check in. Sul posto presenti anche i militari. E gli artificieri hanno provveduto a portare via la borsa. I negozi stanno ora riaprendo, anche se gli imbarchi restano per il momento sospesi.

Gianpaolo Plini




Trattato di Caen, mare italiano alla Francia?: E’ scontro tra Farnesina e Meloni

Entrerà in vigore il 25 marzo l’accordo bilaterale tra Francia e Italia sottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, oggi Presidente del Consiglio dimissionario, ed il suo omologo francese, secondo il quale diverse miglia marine passeranno dalle acque territoriali italiane a quelle francesi. In dettaglio saranno porzioni del Mare di Sardegna e del Mar Ligure che passeranno sotto la competenza di Parigi che già può contare sulle acque della Corsica da 12 a 40 miglia. Per quanto riguarda la Zona Economica Speciale (Zes) in prossimità delle acque sarde si estenderà l’influenza francese per 200 miglia. I risvolti economici per la Penisola posso essere gravosi dato che la zona marittima in analisi contribuisce alla crescita dell’industria ittica italiana ma soprattutto perché l’Italia rinuncerà allo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi nei pressi della Sardegna che conta dimensioni di un decimo rispetto allo Zohr egiziano (il più grande del mondo). L’Italia è un importatore di risorse minerarie energetiche e con questa mossa si perderebbero 1.400 miliardi di metri cubi di gas e 420 milioni di barili di petrolio.

Fin qui sembra la solita storia all’italiana ma le cose peggiorano considerando che non sono previste royalties da corrispondere al governo italiano che si sorbirà solo i danni ambientali

Ci si aspetterebbe perciò una ratifica formale (come smentita) dal nostro inerme governo attraverso una legge, ma niente. Al contrario Macron inizia a Bruxelles una procedura unilaterale di ratifica che conferirà il 25 marzo suddetti tratti alla Francia, de iure. Anche se l’ambasciatore francese in Italia smentisce una modificazione delle delimitazioni marittime.

Mentre Gentiloni muove la danza del “Io non so nulla e non faccio nulla”, gli esponenti del centrodestra tra cui Meloni, Santanché e Calderoli sollevano le loro preoccupazioni

Il senatore della Lega poi chiarisce che qualora non si prenderanno i giusti provvedimenti sarà considerata l’ipotesi di far rispondere lo stesso Gentiloni di danno erariale all’Italia. Ieri la risposta della Farnesina che spiega come “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici. A breve si terranno consultazioni bilaterali previste dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti”.

Giorgia Meloni ha fatto sapere che la mobilitazione del Governo si è dovuta attendere fino alla protesta del centrodestra “Fratelli d’Italia continuerà a vigilare sull’integrità dei nostri confini marittimi. Raccoglieremo in un’interrogazione parlamentare le tante domande invase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato.”

La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è priva di ogni fondamento. Lo precisa la Farnesina, “relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici”.

Nella nota non è fatto alcun nome, ma appare evidente il riferimento al Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che sul suo profilo Facebook aveva postato: “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato”, ha scritto Meloni. “Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”. “Chiediamo, inoltre, l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che comporta variazioni del territorio italiano”, ha aggiunto la leader di FdI, “sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione”. Meloni annuncia anche di aver presentato con Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi”. La Farnesina spiega che “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici”. L’ambasciata – dice ancora la Farnesina – riconosce che ‘le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia)‘ e aggiunge che ‘esse saranno corrette al più presto possibile’”. Infine, dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente”.

La Meloni, nonostante le rassicurazioni della Farnesina – sempre dal suo profilo Facebook – attacca:

“Dopo le denunce e l’esposto presentato da Fratelli d’Italia in Procura, il Governo Gentiloni è stato costretto a smentire ufficialmente che il trattato di Caen preveda la cessione di acque territoriali italiane alla Francia. La mobilitazione va avanti e Fratelli d’Italia continuerà a vigilare sull’integrità dei nostri confini marittimi: raccoglieremo in un’interrogazione parlamentare le tante domande inevase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato. Per noi questo accordo è carta straccia e non deve essere ratificato”.

Ambasciata di Francia a Roma: il 25 solo una consultazione pubblica

I confini marittimi con la Francia sono immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli. E quanto alla data del 25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».

Il Trattato di Caen

L’ accordo – si legge dal sito del Ministero degli esteri – è stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a un’obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce delle sopravvenute norme della convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS). Al negoziato sulla base delle rispettive competenze hanno partecipato anche tutti i Ministeri tecnici – inclusi quelli che hanno responsabilità in materia di pesca, trasporti ed energia – che hanno avuto modo di formulare le proprie autonome valutazioni. Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS.

Il caso del peschereccio Mina

L’ ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 1l 2016 – rileva sul suo blog – che l’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo dopo il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque, quelle che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi. L’episodio fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. E prosegue: mentre in Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico, tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo fermando proprio il peschereccio Mina. Ad oggi, spiega l’ammiraglio De Giorgi, i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti.

Gianpaolo Plini




Genzano, una giornata importante per tutti i ragazzi disabili dei Castelli Romani: presentato il progetto “Original Campus”

GENZANO (RM) – Una giornata speciale per tutti i ragazzi disabili del territorio dei Castelli Romani quella di ieri, che ha visto nascere il progetto “Original Campus”. A presentarlo sono state le associazioni OGO (original group onlus) e Obiettivo Persona a Genzano in un ambiente familiare dove circa 70 ospiti hanno messo a disposizione le loro conoscenze e la loro volontà di aiutare.

Il progetto “Original Campus” è già patrocinato dal Comune di Genzano di Roma e sostenuto da vari comuni tra cui quello di Albano Laziale, in prima linea nella formazione e nell’aiuto ai non normodotati e da molte associazioni tra le quali: La Terra dei Sogni, Associazione Primavera, Arti e Party, Gens Albana, Centro Arcipelago, solo per citarne alcune. Il progetto vuole essere un centro di formazione integrato, inclusivo e potenziato che possa riempire il gap esistente tra l’educazione scolastica ed il mondo del lavoro per i ragazzi disabili.

Sabrina Lorenzetti, “Mani, cervello e cuore del progetto” e mamma di un bambino “speciale”, spiega come sia importante l’apprendimento non attraverso un mero sostegno ma attraverso l’amicizia e l’integrazione che metta da parte il solito rapporto terapista-ragazzo andandolo a sostituire con il più proficuo rapporto Ragazzo-Ragazzo in cui anche il gioco- come spiega la psicoterapeuta Mirella Carosi – ha un ruolo importantissimo.

L’obiettivo di questa formazione integrata è l’acquisizione per normodotati, normodotati con BES e disabili di competenze specifiche che possano inserirli con l’aiuto di un tutor aziendale nel mondo lavorativo con una buona dose di indipendenza. Infatti a seguito della legge n. 68 del 1999, nasce la figura indispensabile del tutor aziendale che trova nel progetto Original Campus un laboratorio di preparazione didattica svolta da professionisti ( da qui la dicitura di corso potenziato).

L’associazione Original Group Onlus si autofinanzia attraverso quote associative e erogazioni liberali del 5×1000 grazie alle quali riesce a garantire un programma post-liceale pomeridiano caratterizzato da attività ludiche e uno spazio ante-meridiem come alternativa all’università che si organizza in tre steps:

-SAPERE: corsi di formazione da settembre a metà giugno per cinque volte a settimana dalle 8 e 30 alle 13 e 30;
-SAPER FARE con attività volte all’acquisizione di indipendenza quotidiana con servizi mensa autogestiti che si incrementeranno anche con il sabato mattina;
-SAPER ESSERE: la persona progredisce e mette da parte l’handicap, diviene consapevole e completa vivendo come protagonista la sua vita.

Infatti, tiene a sottolineare la professoressa Carosi come il modello di società cui ispirarsi non deve essere assolutamente paternalistica e buonista bensì di semplice rispetto dei diritti e doveri del cittadino. Una società di uguali tra diversi in cui non esiste il concetto di normalità e anormalità ormai superato dall’utilizzo dell’intelligenza nel senso di guardarsi dentro e poi saltare nell’altro.

Molto è ancora da fare per rendere effettiva l’integrazione dei ragazzi disabili anche a livello istituzionale, ma realtà come quella di Original Campus in cui ognuno porta una propria esperienza senza riceverne niente in cambio se non l’incontro puramente umano, sono un ottimo punto di partenza per rivoluzionare il concetto di integrazione che ora si fa double face ( integrazione disabili e potenziamento normodotati) e quello di cultura generale del sostegno fine a sé stesso.

Per coloro che vedono in Original Campus una forza nuova da cui partire può riferirsi all’e-mail originalcampuspro@gmail.com

Gianpaolo Plini




Albano laziale, Genzano e Castel Gandolfo. In fuga dal Pd: il consenso si sposta su M5s e centrodestra

Mentre si rendono noti gli ultimi dati delle regionali laziali, che già decretano il secondo mandato per Nicola Zingaretti, sull’esito dei voti alla Camera dei Deputati si chiarificano i cambiamenti nella scelta dei partiti ad Albano Laziale, Genzano e Castel Gandolfo.

Albano Laziale

Il 4 marzo i cittadini albanensi sono andati alle urne con un’affluenza del 74,31%. Molte le schede annullate 523 di cui 123 bianche forse per protesta. Ad Albano la spunta il M5S con 8.031 voti e il 35,98% attribuito a Bianca Maria Zama mentre nelle ultime comunali del 31 maggio del 2015 i pentastellati raccoglievano un 10,49% con poco più di duemila voti. L’ala destra non subisce evidenti sconvolgimenti nei consensi cittadini: Marco Silvestroni arriva al 33,49% alle nazionali contro il 46,22% del centrodestra alle comunali. La grande débâcle la registra il PD che alla camera prende il 21,33% dai cittadini di Albano Laziale mentre l’attuale sindaco Nicola Marini (Pd) alle scorse comunali del 2015 otteneva il 53,78%. I dati, anche se a distanza di tre anni, vedono il consenso passare dal centrosinistra al M5S e al centrodestra, in relazione alla sconfitta conclamata della sinistra alle nazionali. Spostamento significativo per le prossime comunali nel 2020, dove avrà un ruolo importante l’attuazione del programma dei cinque stelle o del centrodestra a livello nazionale.

Genzano

Fa parte del collegio uninominale di Velletri come anche Albano Laziale, perciò i dati del Ministero dell’Interno subiscono ripercussioni residuali. Le elezioni comunali tenutesi il 5 maggio del 2016 hanno visto il sindaco Lorenzo Daniele del M5S al 21,82%, mentre il PD al 42,68 contro il 25,74% alle nazionali. La vittoria nel cambio di passo è del centrodestra che passa, a Genzano, dal 2,89% al 31,02%. Il consenso si sposta sostanzialmente dal centrosinistra al centrodestra.

Castel Gandolfo

Rientra nel collegio uninominale di Marino e ha registrato un’affluenza alle urne del 77,29% su 6,740 elettori. Il parossismo che è evidente, analizzando i dati, riguarda il confronto tra l’ala di sinistra e i cinque stelle. Alle comunali dell’11 giugno 2017 il sindaco Pd Milvia Monachesi prendeva 2,100 voti (in proporzione ad un’affluenza del 61.07%) e il conseguente 50,12% il candidato pentastellato Paolo Belli racimolava 710 voti con il 16,95%. La distanza dalle comunali alle nazionali è di solo un anno. Il cambiamento, forse relazionato ad un empasse locale del M5S oppure ad una semplice migrazione di consensi, è netto. Alle nazionali i cittadini di Castel Gandolfo preferiscono con 1780 voti la candidata Antonela Gobbo del M5S che arriva al 35,38% al contendente del centrosinistra Renzo Carella con 1260 e perciò il 24,83%.

Certamente le dinamiche locali e in questo caso comunali sono lo specchio sia del lavoro dei partiti a livello nazionale ma anche di una politica radicata nel territorio che trova difficoltà nel farsi visibile ai cittadini.

Gianpaolo Plini




Elezioni Regione Lazio, candidati a confronto tra rifiuti, trasporti e sanità

Domenica 4 marzo è anche il giorno delle tornate elettorali regionali per Lombardia e Lazio. Sarà proprio sul teatro regionale che si cominceranno a figurare le prime coalizioni. Le regioni hanno potestà legislativa come sancisce l’art 117 della nostra costituzione che dopo la riforma del 2001 ha visto la limitazione delle ingerenze statali con il conseguente accrescimento di libertà normativa per le Regioni. Articolo che sottolinea, quindi, l’importanza della carica di governatore.

Mancano ormai due giorni al 4 marzo ed è utile sintetizzare le idee dei candidati laziali su alcuni temi chiave: rifiuti, trasporti e sanità

Si propongono alla presidenza laziale nove alternative: Roberta Lombardi per il M5S, il governatore uscente Nicola Zingaretti che punta alla seconda candidatura (sarebbe la prima rielezione in venti anni), Elisabetta Canitano corre per Potere al Popolo, Jean Leonard Touadì per Civica Popolare della Lorenzin, Stefano Rosati per Riconquistare l’Italia, Mauro Antonini per CasaPound, Giovanni Azzaro con Democrazia Cristiana, Stefano Parisi per il centrodestra e il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Secondo quanto emerge dagli ultimi sondaggi Ipsos per il Corriere della Sera, Zingaretti è dato al 33%, insegue Lombardi con il 29% mentre la divisione a destra inficia sulle percentuali: Pirozzi al 12% e Parisi al 22%. La somma delle ultime due percentuali indica che il centrodestra unito avrebbe potuto superare Nicola Zingaretti sostenuto da Pd e LeU.

RIFIUTI- per i quali la regione ha competenze di pianificazione.

Lombardi assicura attraverso dichiarazioni riportate da un quotidiano online che in un mese chiuderà il piano rifiuti e predisporrà lo sviluppo di impianti di compostaggio attuando, come già per Roma, un Piano di prevenzione della produzione dei rifiuti con un sostegno economico ai Comuni per la raccolta. Parisi pensa invece che il sistema degli inceneritori possa risultare una “grande opportunità” per creare energia da attuarsi in concerto alla bonifica di discariche dismesse. Pirozzi punta a favorire il sistema della raccolta differenziata sul territorio (65% quota di legge) al fine di raggiungere l’autosufficienza regionale: ammodernamento di impianti e accordi con la Grande Distribuzione per ridurre gli imballaggi. Zingaretti tra gli obiettivi raggiunti nel quinquennio da governatore annovera la chiusura nel 2013 di Malagrotta, il raddoppio della raccolta differenziata nel triennio 2013-2016. Il blocco degli inceneritori è un punto fondamentale della sua campagna sui rifiuti, con un finanziamento ai Comuni per gli impianti e le isole ecologiche per portare la differenziata al 70%.

TRASPORTI- con l’odissea quotidiana dei pendolari e il caos di Roma Termini

Lombardi, coadiuvata da Mobility Manager regionale, propone un forte miglioramento del servizio ferroviario, la razionalizzazione dell’azienda Cotral, un piano di manutenzione per le strade con un adeguamento della Pontina per collegare Roma e Latina. In ultimo la riduzione del traffico stradale promuovendo il telelavoro.
Parisi presenta un programma basato sulla rivalutazione del sistema stradale: completamento dell’autostrada Roma-Latina in congiunzione alla Roma-Civitavecchia con un miglioramento delle strade statali. Per quanto concerne i treni, il candidato del centrodestra vede ad una bigliettazione integrata e la riattivazione di linee dismesse rifacendosi a ditte private.
Pirozzi pensa al collegamento nel territorio tra Comuni garantendo regolarità e migliori trasporti.
Zingaretti prevede il sostegno al trasporto pubblico capitolino con un investimento di 240 milioni con la riabilitazione delle stazioni. Per la viabilità stradale suggerisce un’opera antisismica da attuare sulla Roma-Aquila (un miliardo di euro). Il problema Cotral sarebbe risolto con l’arrivo di 400 nuovi mezzi da aggiungere ai già funzionanti 300, per i quali si ravvisano però problemi per i sistemi di aiuto per i portatori di handicap.

SANITA’- il commissariamento della sanità laziale causa il disastroso debito che dovrebbe terminare nel 2018 con ancora molte problematiche

come abbiamo testimoniato da L’Osservatore d’Italia le assunzioni nel reparto sanitario sono quasi inesistenti, creando problemi di gestione e soprattutto di efficienza negli ospedali o ambulatori. Senza dimenticare il commissariamento della sanità laziale causa il disastroso debito che dovrebbe terminare nel 2018 con ancora molte problematiche. Lombardi gestirebbe il caos sanitario puntando alla riduzione dei tempi di soccorso creando una cronicità e un’assistenza anche domiciliare con il conseguente abbattimento delle attese. Promette anche nuove assunzioni. Parisi vede nei privati e nella tecnologia gli strumenti per la creazione di ospedali di comunità. Pirozzi mette il paziente al centro del suo programma per la sanità dove fa da perno la logica di sistema con il fondamentale ruolo giocato dalla decentralizzazione. Quest’ultima già chiosata a Ciampino dove il sindaco di Amatrice ha proposto tre organismi indipendenti per coadiuvare il governatore nella scelta del direttore generale. Zingaretti promette 5mila nuove assunzioni, apertura Case della salute e l’abbattimento liste di attesa.

Gianpaolo Plini




Elezioni Regione Lazio, Sergio Pirozzi: “Non ho paura di niente io”

CIAMPINO (RM) – Ieri al Palacavicchi di Ciampino, l’ultimo incontro della campagna elettorale del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, candidato alla presidenza della Regione Lazio. Al suo fianco Lorenza Alessandrini consigliera regionale di Nettuno e Roberto Buonasorte già nel Comitato regionale di controllo contabile. Tra il pubblico Francesco Storace che ha portato il suo sostegno sin dall’inizio al primo cittadino di Amatrice. L’evento è iniziato con qualche minuto di ritardo, complice il tempo e un incidente sul G.R.A., ma, comunque, tante le persone (quasi 400) e molte con la famosa felpa.

Lorenza Alessandrini insiste sulla responsabilità politica e il territorio

La consigliera di Nettuno ha parlato di problematiche ai confini della realtà come carenza d’acqua e di servizi primari, le tratte ferroviarie troppo lunghe, – “Siamo in Italia” – il coprifuoco alle 22 effige della mancanza di prospettiva e fiducia nel futuro, nonché la sanità: tutti gli ospedali ravvisano gli stessi problemi. Alessandrini ha ricordato, che la salute è un diritto inalienabile sancito dalla nostra Costituzione. “Ma la colpa – ha detto Alessandrini – è anche degli italiani che hanno creduto al “libro delle favole e hanno perduto la Bibbia politica”. È necessario “tornare alla normalità” partendo dall’importanza della democrazia e allontanandosi dai vecchi partiti in eterna perpetuazione di loro stessi. Alessandrini ha poi terminato ricordando i 200 comitati spontanei a sostegno di Pirozzi Presidente e sottolineando, in relazione alla centralità del territorio, che Sergio Pirozzi non sarà un Presidente ma il sindaco di tutti.

Successivamente, ha preso la parola Roberto Buonasorte

Laconico ha definito chiaramente cosa significa candidarsi e cosa comporti stare al fianco di Pirozzi. “In questi mesi abbiamo fatto tanti piccoli incontri, abbiamo potuto guardare la gente negli occhi. – Ha detto – Bisogna trasformare la politica in umanità” ha poi concluso Buonasorte che ha spiegato come la candidatura sia una reale messa in discussione: “Ci sono i nominati che rispondono solo al padrone e gli eletti che rispondono ai cittadini e qualora non rispondessero vuol dire che sono in Commissione a lavorare per loro”. “Pirozzi? E’ un fenomeno sociale e politico destinato ad allargarsi, come testimonia la molta gente che lo ascolta – ha proseguito il consigliere – mi ha insegnato il coraggio contro una stampa che non ti dà spazio, la lealtà di chi non è in vendita, l’onestà di sapere quello che si fa”. Il discorso è poi terminato con l’abbraccio a Francesco Storace accompagnato dalle lacrime della Alessandrini.

Spinto da un’orda di applausi Sergio Pirozzi, con la solita mano in tasca, è apparso fin da subito più aggressivo rispetto alle altre apparizioni

Pirozzi ha ricordato i suoi 23 anni spesi tra campi di calcio e amministrazione, entrambe condotte con passione e veemenza. Tra i suoi successi ha rivendicato la presidenza della comunità montana ottenuta con 24 voti su 27 e la presidenza dei comuni dimenticati contro una “politica nazionale miope che sacrifica i piccoli a vantaggio dei grandi per difendere i poteri forti”.
Gli ultimi tre mesi di campagna elettorale hanno visto tante “persone serie ma anche troppi traditori”. Il sindaco chiarisce per la prima volta la posizione di Francesco Storace che secondo innumerevoli rumors sarebbe il precursore della sua candidatura: “Lo dico e lo affermo adesso, chi non ha mai tradito la propria idea è Storace che ha portato la Tac ad Amatrice nel 2005, – ha sottolineato Pirozzi – anche se dietro la dietrologia della politica, quella sporca, si pensa sempre che dietro a qualcuno ci sia qualcosa e chi dice questo significa che l’ha sempre fatto”.

 

La risposta di Pirozzi ai “calci in culo” di Berlusconi

La seconda parte del comizio è stata incentrata sulla risposta all’ex cavaliere Berlusconi che due giorni fa si è riferito a Pirozzi con toni definiti “poco educati” avvertendolo che dopo il dialogo sarebbero seguiti i “calci nel culo”. Il candidato alla presidenza del Lazio ha risposto ricordando le proposte per comprarsi il suo silenzio e la sua corsa alla Pisana: sottosegretariato, un seggio blindato e la telefonata di Berlusconi. Tutte rispedite al mittente con un sonoro no. “Berlusconi è un maleducato, e nessun partito ha fatto una lettera di diffida rispetto le sue affermazioni. Un sindaco guadagna 660 euro e rischia il culo e vuole rispetto! – riferendosi all’aggressione a una non specificata ragazza e ad atti mafiosi Pirozzi chiarisce – Non ho paura di niente io, ma ho paura per i miei figli e mia moglie, giù le mani dalla famiglia”

Non poteva mancare poi qualche parola in riferimento al suo avversario Zingaretti che

“Risponde ai partiti e viene dal Nord. Scommetto che se viene qua gli serve il GPS” Ha detto Sergio Pirozzi rivolgendosi all’attuale Presidente della Regione Lazio. Riguardo al tema della sanità il sindaco spiega come non dovrebbe essere possibile per un presidente della Regione nominare il direttore generale. Si dovrebbero creare tre organismi indipendenti ed infine solo due le proposte da presentare al Presidente che sceglierà quella che predilige la decentralizzazione. Col riferimento al Senatus popolusque romanus, Pirozzi ha salutato il pubblico dicendo “andiamo a vincere”.

Gianpaolo Plini




Albano laziale, via Trilussa: tra dissesto e maleodore regnano le transenne

ALBANO LAZIALE- A riscaldare gli animi dei cittadini di Albano Laziale, dopo la pluri-chiusura della ben nota Tangenziale Appia Bis è il dissesto del tratto stradale di via Trilussa. Difatti, la strada versa in condizioni che ricordano l’epoca in cui scriveva il famoso giornalista e poeta Trilussa (1871-1950), cui è tributata la via.

Le questioni aperte risultano essere molteplici

La congiuntura sfavorevole dell’apertura della Tangenziale e della chiusura ai veicoli pesanti del ponte di Ariccia ha causato un agglomerato di traffico senza precedenti. Infatti, la tangenziale sfortunatamente passata alle cronache per lo spropositato costo al km (il triplo del tunnel della Manica) non è idonea al transito dei mezzi pesanti come anche il ponte di Ariccia che aspetta ormai da tempo una ristrutturazione.

E tra l’incudine e il martello c’è via Trilussa

Nel dettaglio la problematica relativa all’acqua deriva da molti fattori tra cui la pessima manutenzione delle caditoie stradali aggravata dal dissesto idrico sotterraneo.

Come noto i precedenti e innumerevoli lavori hanno gradualmente tappato o tolto le caditoie (ora se ne conta solamente una in prossimità della fermata degli autobus) generando flussi di acqua piovana simili a torrenti che erodono il manto stradale. Al di sotto la situazione delle tubature che secondo fonti risulterebbero dedicate alle acque nere, come peraltro testimoniato dal maleodore, non sono diverse. Vicino al civico 127, le fondamenta del marciapiede sono state erose da tale perdita maleodorante. Il Comune di Albano Laziale si è limitato a transennare la zona da più di un mese. I residenti della via spostano, come molti passanti, per non invadere la corsia dedicata alle autovetture, le transenne per circolare sull’insicuro marciapiede.

100mila euro per via Trilussa

Nella sezione Amministrazione Trasparente del sito istituzionale del Comune di Albano Laziale, risulta per l’annualità 2018 uno stanziamento di 100mila euro solamente per il tratto di via Trilussa

I cittadini auspicano quindi che tale cifra sia utilizzata in maniera efficiente. Fino ad ora, pare proprio che i plurimi lavori di manutenzione lungi dall’essere come prescritto nel Piano di Sicurezza e Coordinamento, “eseguiti a regola d’arte”, abbiano rappresentato un semplice rappezzamento o lenzuolo. Per descrivere quello che apparentemente sembra essere il comportamento degli amministratori è bene rifarsi proprio a Trilussa che in Bonsenso Pratico scriveva “Sarebbe una pazzia. Io, senza dubbio, vedo ch’è un lenzolo: ma più che di’ la verità da solo, preferisco sbajamme in compagnia.”

Gianpaolo Plini