Kiev, caso del giornalista trovato morto. Una messa in scena dei servizi ucraini

Il giornalista russo Arkady Babchenko è vivo. Ad annunciarlo è lui: “chiedo scusa a tutti, e a mia moglie, per l’inferno che ha dovuto sostenere ma non c’era alternativa: ringrazio i servizi ucraini per avermi salvato la vita” ha detto Babchenko in conferenza stampa che continua aggiungendo come “l’operazione speciale è stata preparata per due mesi, io sono stato messo al corrente un mese fa. Hanno lavorato come matti. Il risultato di questo lavoro si è trasformato in un’operazione che ha portato alla cattura di un uomo.

Babchenko è apparso in un’intervista con il capo dei servizi di sicurezza ucraini a Kiev il quale spiega che l’assassinio è stato solamente una messa in scena.

La notizia apparsa ieri

Ancora un altro giornalista russo, critico del presidente Putin,fosse finito ucciso in un omicidio ancora tutto da chiarire. Arkady Babchenko, reporter e scrittore a Kiev dopo l’esilio causato dalle costanti minacce per le sue posizioni aspre nei confronti delle operazioni del Cremlino in Siria e Ucraina.
Secondo la ricostruzione resa dal vice commissario di polizia ucraina Vyacheslav Abroskin, il giornalista sarebbe sarebbe stato ucciso da tre colpi di pistola inferti da un uomo, che secondo varie testimonianze oculari, ha tra i 40 e 45 anni con una barba grigia. Babchenko stava rientrando nel suo appartamento mentre la moglie era in bagno al momento dell’attacco, per ritrovarlo solo in seguito disteso a terra morente.

Nato nel 1977, Arkady aveva servito come militare la Russia nei due conflitti in Cecenia nel 1994-96 e 1999.2009, quando decise di dedicarsi al giornalismo agli albori del nuovo millennio. La sua attività di collaborazione come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk, si accompagnava alle pubblicazioni su Novaya Gazeta e alla stesura di vari libri. Suo il romanzo dal titolo “La guerra di un soldato in Cecenia” edito Mondadori che ha raggiunto anche il pubblico italiano.

Si pensa che la mano omicida appartenga ai servizi russi, dato che Babchenko era apertamente avverso alla destabilizzazione dell’Ucraina perpetrata dalla Russia come egli stesso testimoniava attraverso dei reportage. La decisione di lasciare la Russia matura dopo una campagna di odio mossa nei suoi riguardi dopo che il giornalista aveva espresso su Facebook la sua indifferenza alla morte dell’intero coro Alexandrov Ensemble a seguito dell’incidente aereo del natale 2016. “qui non mi sento più sicuro” aveva dichiarato il giornalista annoverando tutte le minacce che aveva dovuto subire tra cui quelle dell’ultranazionalista Vitaly Milonov e del senatore Frants Klintsevich.
Babchenko perciò decise di raggiungere Praga e poi Kiev dove lavorava per la televisione ATR.

I dubbi circa un uccisione politica nascono anche ricollegandosi allo scorso marzo 2017 quando un ex deputato comunista contro le ingerenze in Ucraina veniva freddato nello stesso modus operandi e anche rileggendo un articolo del network Tsargrad guidato dall’ideologo di Putin, Alexander Dugin, dove il giornalista era posizionato decimo nella lista dei 100 russofobi più pericolosi.
Il Comitato Investigativo russo promette di aprire un’inchiesta e di non lasciar cadere nell’oblio “questi crimini crudeli contro i nostri cittadini”.

Il giallo viene risolto oggi pomeriggio alle 17, svelando una trama dei servizi ucraini per “salvare la vita” del giornalista.

Gianpaolo Plini




Kiev, giornalista critico su Putin trovato morto: è giallo

Ancora un altro giornalista russo, critico del presidente Putin, finisce ucciso in un omicidio ancora tutto da chiarire. Arkady Babchenko, reporter e scrittore a Kiev dopo l’esilio causato dalle costanti minacce per le sue posizioni aspre nei confronti delle operazioni del Cremlino in Siria e Ucraina.
Secondo la ricostruzione resa dal vice comissario di polizia ucraina Vyacheslav Abroskin, il giornalista sarebbe sarebbe stato ucciso da tre colpi di pistola inferti da un uomo, che secondo varie testimonianze oculari, ha tra i 40 e 45 anni con una barba grigia. Babchenko stava rientrando nel suo appartamento mentre la moglie era in bagno al momento dell’attacco, per ritrovarlo solo in seguito disteso a terra morente.

Nato nel 1977, Arkady aveva servito come militare la Russia nei due conflitti in Cecenia nel 1994-96 e 1999.2009, quando decise di dedicarsi al giornalismo agli albori del nuovo millennio. La sua attività di collaborazione come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk, si accompagnava alle pubblicazioni su Novaya Gazeta e alla stesura di vari libri. Suo il romanzo dal titolo “La guerra di un soldato in Cecenia” edito Mondadori che ha raggiunto anche il pubblico italiano.

Si pensa che la mano omicida appartenga ai servizi russi, dato che Babchenko era apertamente avverso alla destabilizzazione dell’Ucraina perpetrata dalla Russia come egli stesso testimoniava attraverso dei reportage. La decisione di lasciare la Russia matura dopo una campagna di odio mossa nei suoi riguardi dopo che il giornalista aveva espresso su Facebook la sua indifferenza alla morte dell’intero coro Alexandrov Ensemble a seguito dell’incidente aereo del natale 2016. “qui non mi sento più sicuro” aveva dichiarato il giornalista annoverando tutte le minacce che aveva dovuto subire tra cui quelle dell’ultranazionalista Vitaly Milonov e del senatore Frants Klintsevich.
Babchenko perciò decise di raggiungere Praga e poi Kiev dove lavorava per la televisione ATR.

I dubbi circa un uccisione politica nascono anche ricollegandosi allo scorso marzo 2017 quando un ex deputato comunista contro le ingerenze in Ucraina veniva freddato nello stesso modus operandi e anche rileggendo un articolo del network Tsargrad guidato dall’ideologo di Putin, Alexander Dugin, dove il giornalista era posizionato decimo nella lista dei 100 russofobi più pericolosi.
Il Comitato Investigativo russo promette di aprire un’inchiesta e di non lasciar cadere nell’oblio “questi crimini crudeli contro i nostri cittadini”.

Gianpaolo Plini




Federica Angeli, quando il giornalismo non piega la testa: l’intervista

Federica Angeli è una giornalista del quotidiano La Repubblica impegnata nella lotta contro le mafie romane. Nel 2013, con Carlo Bonini porta avanti un’inchiesta che termina con la maxi retata soprannominata “Nuova alba” grazie alla quale 51 uomini vengono arrestati. Tutti appartenenti ai clan dei Fasciani, Triassi e Cuntrera-Caruana. Dal luglio 2013 vive sotto scorta dopo esser stata minacciata di morte, mentre due anni dopo il Presidente della Repubblica le conferiva il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito. Nell’ultimo anno, l’operazione Eclisse porta all’arresto di 32 adepti al clan Spada di Ostia. Federica Angeli sarà un testimone chiave al processo contro Armando Spada.

Oggi spiega a L’osservatore d’Italia cosa vuol dire essere una giornalista impegnata in una lotta così difficile proseguita anche dopo aver ricevuto il 7 aprile scorso una busta con all’interno un proiettile.

Cosa è per lei la lotta alla mafia?
E’ ristabilire la libertà di ognuno di noi di non dover piegare la testa e di avere paura.

Ravvisa delle differenze o delle affinità tra mafia radicata nel Lazio e quella invece del sud Italia?

Direi che mentre ‘ndrangheta e Cosa nostra sono ormai diventate mafie imprenditoriali e dunque meno riconoscibili di un tempo, la camorra e i clan autoctoni presenti nel Lazio sono molto più simili nelle dinamiche di strada. Il bisogno di usare, quasi ostentare, la violenza ad esempio è tipico della mala campana così come della malavita organizzata di Ostia. Dimostrare di governare con le cattive maniere un territorio rende simili le modalità di queste due compagini malavitose.

Lo scorso 19 aprile, ha testimoniato al processo Spada mentre terminava la prima parte del procedimento giudiziario sulla trattativa Stato-Mafia. E’ importante dare voce mediatica a questi processi?
Ritengo di sì. Il cittadino ha diritto di conoscere l’evoluzione e l’esito di determinati procedimenti contro la mafia. Per capire quanto il gioco di forza tra stato e antistato abbia portato l’uno a vincere e l’altro a soccombere. E poi partendo dal presupposto che le mafie odiano i riflettori e che si parli di loro, direi a maggior ragione che trovo tutt’altro che esiziale parlarne, al contrario bisogna farlo sempre e ovunque.

Come descriverebbe la sua vita? Lei lavora come un ispettore che ha scambiato la pistola con la penna.
In verità il lavoro di indagine sul campo è molto simile. Ma no, non ho scambiato penna per pistola, so bene di non possedere gli strumenti che hanno procure e inquirenti e conosco il confine entro cui muovermi. La mia vita? E’ una continua e incessante e appassionante ricerca della verità. Questo mi fa sentire davvero libera.

Dopo Mafia Capitale e gli Spada, ci si è resi conto che Roma è spartita tra varie famiglie mafiose. Vede un futuro per Ostia?
Sì. Vedo sempre più vicino il giorno della resa dei conti in cui finalmente lo Stato deciderà di proteggere sul serio i suoi cittadini e la giustizia renderà merito al lavoro degli investigatori che hanno portato in carcere i clan.

Gianpaolo Plini




Ustica, Cassazione condanna Ministeri a risarcire Itavia

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno confermato la responsabilità dei ministeri di Difesa e delle Infrastrutture per l’abbattimento del DC9 dell’Itavia su Ustica del 27 giugno 1980 a causa del quale persero la vita 81 persone. Ora la Suprema Corte dovrà decidere se la somma di 265 milioni di euro basta o è eccessiva per risarcire la società Atavia che fallì dopo il caso soccombendo ai già molti debiti. La motivazione espressa è chiara: ”I ministeri hanno omesso attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”.

38 anni fa il volo I-Tigi partiva da Bologna in direzione Palermo

quando fu colpito da un missile in cieli italiani evidentemente non protetti dai radar del Ministero della Difesa e da quello delle Infrastrutture. L’iter processuale ha visto la Terza sezione civile della Cassazione domandare alle Sezioni Unite di decidere sull’odissea giudiziaria riguardante Atavia che aveva già ottenuto, dall’assicurazione Assitalia, 3 miliardi e ottocento milioni di lire. Mentre la cifra di 265 milioni, decisa dalla Corte di Appello di Roma nel 2013, deve essere pagata dai ministeri con interessi che continuano a decorrere. Tale somma, si evince dall’ordinanza interlocutoria 15534, si compone di 105 milioni per la rivalutazione, 132 per interessi anche legali e 27 milioni per il risarcimento danno.

In seguito la Cassazione a sezioni Unite dichiara “ inammissibile” il ricorso con il quale Difesa e Infrastrutture hanno contestato di essere responsabili della caduta del volo I-Tigi per fatto illecito costituito dall’omessa supervisione dei cieli, così come aveva chiarito la Corte d’Appello di Roma con i verdetti del 2012 e 2013 con i quali si accettava la richiesta risarcitoria propugnata dall’amministrazione della compagnia. Quest’ultima fu costretta alla chiusura anche come conseguenza di una dilaniante campagna denigratoria. La battaglia giuridica fu procrastinata dalle figlie Luisa e Tiziana dell’imprenditore e fondatore di Itava Aldo Davanzali, morto nel 2005.

Subito dopo la sentenza arrivano le parole di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Famigliari delle Vittimi della Strage di Ustica “Ho lottato tutta la vita per la verità. Solo i figli possono vedere che il loro padre aveva ragione. Questa sentenza possa in qualche modo rendergli onore”. Ad oggi ancora rimangono ignoti i responsabili materiali della morte di 81 persone, anche se è ormai acclarato e inoppugnabile il fatto che sia stato il missile lanciato da un aereo straniero l’artefice.

Gianpaolo Plini




Amatrice, Sergio Pirozzi: “Il mio non è un abbandono”. L’intervista all’ex sindaco

Sergio Pirozzi già sindaco di Amatrice, – si è dimesso dalla carica di primo cittadino per poter lavorare come consigliere regionale del Lazio con la Lista “Lo Scarpone in Movimento”, dove è stato eletto alle ultime consultazioni – ha accettato di rispondere a qualche domanda. Ricordando il borgo, dal 2015 tra i più belli d’Italia, e il suo sostegno dallo scranno della Regione Lazio, abbiamo riletto la lettera indirizzata ai suoi concittadini.

Il 4 maggio ha ufficialmente deposto la fascia di sindaco di Amatrice per ricoprire il ruolo di consigliere regionale nel Lazio. Come pensa di poter aiutare ancora il borgo aretino?

Rivendico con forza la scelta di non aver sacrificato luoghi e spazi per realizzare costruzioni che non fossero quelle originarie. In fondo, un borgo distrutto con solo negozi e case provvisorie che futuro poteva avere? Rispondo: nessuno. Tutto questo non è accaduto per caso, lo ripeterò all’infinito. Come sindaco sapevo, in cuor mio, che avevo ottenuto il massimo. Era però necessario per non far morire definitivamente Amatrice, che oggi è in vita solo grazie al defibrillatore della solidarietà, alzare l’asticella, cercare nuove vie. Era necessario quindi andare in Regione. Forte di un consenso straordinario, ottenuto senza l’appoggio di nessun partito politico, di ben 152.000 voti, andrò innanzitutto a segnalare i disagi ancora vivi del terremoto e cercherò di rappresentare degnamente tutti quegli amici che non ci sono più e che tante volte avevano manifestato contro la Regione Lazio per chiedere “pari dignità”.

Il mio perciò non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra. Resterò per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per difendere, vivendola, il diritto di “vita” delle terre “marginali e periferiche” di tutto il Lazio e anche d’Italia. Sarò sempre accanto alla “mia” squadra di amministratori-amici e soprattutto al mio amico Filippo Palombini che mi sostituirà in quest’ultimo anno di mandato. (Lettera di addio del 4 maggio 2018)

Tra qualche mese saranno due anni dal sisma del 24 agosto. Quali sono le condizioni di Amatrice e delle frazioni?

La regione si occupa delle assegnazioni dei lavori di smantellamento ed abbattimento delle macerie per le frazioni che sono partiti proprio ieri. É importante che si tolgano le macerie dato che alcune frazioni hanno un numero di abitazioni che rimangono agibili ma non c’è l’acqua. Perciò togliendo le macerie si è in grado di fare dei lavori per riparare le condutture idriche. Capisci, allora, la necessità che si incominciasse l’operazione di abbattimento e smantellamento delle macerie. In più alcune frazioni, aderendo ad una nostra iniziativa, stanno costruendo delle aree camper o comunque atte ad ospitare strutture abitative su ruote, alle quali stiamo dando un contributo. Tra loro le frazioni di Capricchia, Flaviano, Preta e Sant’Angelo.
Per quanto riguarda Amatrice: i lavori che si riferiscono alla seconda parte di un grande appalto devono cominciare. C’è ancora molto da fare.

Da consigliere si sta concentrando sulla bonifica e sul rilancio della Valle del Sacco, in che modo?

In quella zona è essenziale mettere mano alla bonifica altrimenti si può fare veramente poco. È un’area che negli ultimi decenni è stata ptotagonista di un elevato grado di inquinamento. Perciò si deve cominciare con la bonifica per poi procedere con una serie di iniziative politiche mirate alla salvaguardia e alla protezione del territorio e non a speculazioni o provvedimenti che non sono più plausibili. È come noto, un luogo con un altissimo tasso di malattia oncologica.

Un altro punto della sua politica regionale è la messa in funzione del Registro Tumori. Di cosa consiste?

È molto importante, dato che ci fornisce la capacità di comprendere quali sono le patologie più diffuse e di fare del presidio ospedaliero di Sora (Frosinone) un vero centro di eccellenza per l’oncologia che oggi è realtà solo sulla carta e non ancora nemmeno parzialmente funzionante. Se non si fa sì che questo Ospedale diventi un cardine di professionismo, non saremo in grado di attuare un’operazione di prevenzione col rischio, per tante persone, di non prendere in tempo la malattia diventando così pazienti, i quali devono sottostare ad un percorso estremamente lungo.

Gianpaolo Plini




Albano Laziale: il 27 maggio si vota per il Consiglio Comunale dei Giovani

ALBANO LAZIALE (RM) – Il 27 maggio si voterà ad Albano Laziale per il Consiglio Comunale dei Giovani dove potranno esprimere la loro preferenza tutti i ragazzi di età compresa tra i 15 e 25 anni.

Quattro le liste che presentano differenti programmi e che sono collegate indirettamente ad aree politiche.

 

Territorio e Partecipazione

Gianmarco Gasperini che già si era proposto alle scorse elezioni comunali, Lolletti Damiano, Cuccioletta Riccardo, Corradi Lorenzo, Matassa Simone, Pugliesi Giorgia, Volpe Edoardo Maria, Protano Ilaria, Biagiotti Patrizia, Conti Martina, Caturano Stefano, Ermani Valerio Maria: i 12 ragazzi che si riuniscono in “un’unione di intenti” stretti da una linea programmatica riassumibile in cinque punti poco gravosi per le casse del Comune ma “coerente con le richieste dei Giovani di Albano”.

1. Formazione Giovanile per la quale sono previsti corsi di formazione gratuiti per agevolare la ricerca di impiego.
2. Aree Verdi le quali verranno rese un posto fruibile alla comunità attrezzandolo in maniera adeguata.
3. Musica e Spettacolo utilizzando le già numerose scuole di danza e gruppi musicali per i quali saranno
messi a disposizione spazi gratuiti durante le fiere e sagre patrocinate dal Comune di Albano.
4. Nuove Opportunità Economiche per i giovani per imprimere una vigorosa spinta al turismo giovandosi
della poca distanza da Roma e dei molti monumenti storici che dovranno divenire il luogo di una vera
alternanza scuola-lavoro dove le abilità nel settore turistico possono trovare concretezza. In più verrà
promossa la creazione di uno sportello che aiuteranno molte delle idee dei giovani a diventare realtà
attraverso finanziamenti a fondo perduto.
5. Sport e Animali: organizzazione di eventi sportivi protesi alla beneficenza verso associazione indicate
dagli stessi ragazzi. E una forte spinta per sanare la carenza di spazi verdi dedicati agli amici a quattro
zampe.

Giovani Di Albano

Filippo Piluso che ha portato il Consiglio dei Giovani ad Albano, Monderna Sergio,
Paulozzi Nicolas, Mariano Mirko, Toscani Federica, Vinci Eleonora, Sargentoni Giulia, Monnati
Vanessa, Santonico Lorenzo, De Rosa Laura, Bruni Valentina, Marotta Nicola, Semerano Alice, Abrham
Yohanes, Santinelli Stefano: i 15 ragazzi che hanno creato questa lista “apartitica e trasversale” la quale
propone 5 punti essenziali.

1. Ambiente con la riqualificazione notturna di Villa Doria e l’avviamento di collaborazioni con
associazioni di volontariato ambientale per dei progetti riguardanti parchi e luoghi di aggregazione
giovanile.
2. Cultura: bookcrossing, potenziamento delle biblioteche comunali, istituzione di un contest artistico di
24h e la realizzazione di un utile cortometraggio mediante un campo di volontariato internazionale
finalizzato alla promozione del comune.

3. Scuola e Lavoro che prevede attività sportive, sociali ed ambientali nell’ambito dell’alternanza scuola-
lavoro in concerto con corsi di formazione al lavoro nelle scuole.

4. Ambiente e Sociale concentrato sul progetto di riciclo del materiale plastico con la creazione di orti
verticali.
5. Sport la cui promozione verte sulla creazione di palestre condivise e su eventi di incontro volti alla
sensibilizzazione alle tematiche sociali.

Forma Attiva

Conti Valerio, Gjelaj Manjola, Bianchi Giulia, Cotesta Giada, Ciavaglioni Simone
compongono la lista studentesca dell’Istituto Formalba che si promette di creare punti di aggregazione
nelle frazioni di Pavona e Cecchina, promuovere aventi culturali attraverso la valorizzazione delle
biblioteche.

Noi Giovani Per Albano

Anderlucci Chiara, D’Auria Giorgia, De Leo Alessandra, Dilandy Raul,
Leoncini Daniele, Traballoni Angelica, Traballoni Francesca, Meledandri Alessio, Colonnelli Sofia,
Diama Mattia, Troiani Jahvè che si impegnano nella creazione di luoghi di ritrovo e di attività giovanili
senza dimenticare la protezione delle zone verdi. Attraverso eventi culturali, la lista punta ad avvicinare i
giovani alla politica territoriale per salvaguardare la cittadina dal punto di vista ambientale e lavorativo.

Gianpaolo Plini




Comunali Lazio: i candidati a Pomezia, Velletri e Fiumicino

Giugno sarà il mese di importanti elezioni comunali che coinvolgeranno vari comuni del Lazio tra cui Pomezia, Velletri e Fiumicino.

Pomezia

Il 10 giugno (ballottaggio previsto per il 24) consulterà i propri cittadini che dovranno passare oltre o riconfermare la Giunta retta dal Movimento Cinque Stelle di Fabio Fucci. Quest’ultimo eletto nel 2013 è stato al centro di una bufera programmatica con Luigi Di Maio nel dicembre 2017. Il capo del M5S negava al primo cittadino la terza rielezione dopo la sottoscrizione del contratto del movimento che la vietava, ammonendolo circa una prossima rottura. A tali moniti Fabio Fucci rispose definendoli un’ipocrisia. Per questo a giugno Fucci tenterà il riscatto candidandosi con la Lista Civica il Bene in Comune e la Lista Essere Pomezia contro cinque candidati. Roberto Camerota di Casa Pound, Antonio Aquino con la Lista Progetto Comune Pomezia, Pietro Matarese di centrodestra ( Forzi Italia, Udc, Lista III° millennium, Lega, Fdi, Lista dello Scarpone, Msi), Stefano Mengozzi del centrosinistra sostenuto dal Partito Democratico, Unione imprenditori lavoratori socialisti, Psi, Pomezia domani, e Adriano Zuccalà M5S.

 

Velletri

Saranno ben 26 le liste a sostegno di sette candidati allo scranno maggiore del Comune. Ad auspicare di prendere il posto del sindaco uscente Fausto Servadio eletto nel 2013 nell’aerea di sinistra
sono Paolo Trenta del Movimento Cinque Stelle già consigliere di opposizione, l’assessore uscente Orlando Pocci sostenuto dalla coalizione di centrosinistra di Partito Democratico, Liberi e Uguali, Mpb, Gente Nuova e Velletri e Beni Comuni. Alle elezioni si spacca il centrodestra che vede da una parte Alessandro Priori con Forza Italia e le Liste Civiche di Patto Popolare Velletri, Viviamo Velletri, Insieme per Velletri, e dall’altra Giorgio Greci caldeggiato dalla Lega, Fratelli d’italia, Pri, Popolo della Famiglia e ben 5 civiche di cui Noi con Velletri, Con voi per Velletri, Gente Libera, Forza Velletri. Mentre Paolo Felci verrà sostenuto da Casa Pound e Difendere Velletri e Lista Civica Felci Sindaco. Augusto Di Lazzaro è il candidato di Laboratorio Velletri e Laboratorio in Movimento. Ed infine il consigliere uscente Stefano Pennacchi al vertice di Sinistra per Velletri e Lista Velester.

 

Fiumicino

Il 10 giugno vedranno fronteggiarsi cinque candidati. Il centrodestra ancora una volta si divide tra Mario Baccini con Forza Italia e sette liste civiche tra cui Progetto Fiumicino, Energie per l’Italia, Cristiano Popolari, Lista Petralia-MDM, Crescere Insieme, Cuori per Fiumicino, Orgoglio Tricolore; Gaia Desiati sostenuta da Casapound Italia e William De Vecchis con la Lega di Noi con Salvini, Fratelli d’Italia, Legittima difesa, Passione Comune. Nell’area di centrosinistra si candida Esterino Montino sostenuto dal PD, Liberi e Uguali, Unione di Centro, Civica Montino, Comune Autonomia e Libertà, Per Vivere Fiumicino, Fronte Verde- Pensionati Centro e Libertas-Democrazia. Il Movimento 5 Stelle porterà invece come candidato alla fascia di primo cittadino Fabiola Velli.

Gianpaolo Plini




Castelli Romani, sindaci: competenze e titoli di studio

La realtà comunale è forse l’unico exemplum di democrazia realmente diretta oggi in Italia. Quando per democrazia si intende far riferimento al potere del popolo nel prendere la decisione di eleggere un rappresentante, bisogna tener a mente che l’obiettivo precipuo è quello di individuare le personalità maggiormente competenti. La competenza è un concetto alle volte astratto e settoriale ma nella società moderna uno dei suoi tratti distintivi risiede nei titoli di studio. Facendo convergere, perciò, la volontà di analizzare l’efficacia della democrazia diretta nelle elezioni comunali e la competenza (intesa nel possesso di titoli di studio che non significano direttamente reale competenza) abbiamo eseguito un fact checking dei titoli accademici dei sindaci dei 16 comuni dell’area dei Castelli Romani in provincia di Roma. Passando in rassegna i vari curricula, che per obbligo di legge, devono rintracciarsi sui siti comunali (D.lgs n.33/2013 agg.2016 art. 14), si evince come su 16 primi cittadini 8 abbiano conseguito una laurea per lo più in Giurisprudenza e 2 ancora in conseguimento.

Colonna:

Eletto per il secondo mandato nel 2014 con la lista civica Solidarietà e Sviluppo e aggiudicandosi il 56% del consenso, Augusto Cappellini presenta la licenza media superiore.

Nemi:

Proclamato sindaco per la seconda volta nel 2017 con il 67,8% di voti, Alberto Bertucci (lista civica Uniti per Nemi) presenta un diploma da perito elettronico ottenuto nel 1993 all’istituto G. Vallauri di Velletri.

Monte Porzio Catone:

Esponente del Partito Democratico e sullo scranno di primo cittadino con il 43,51% dei consensi dal 2014, Emanuele Pucci è il primo laureato del nostro novero: Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata nel 2012.

Marino:

Con una tesi riguardo le attività delle regioni all’estero, Carlo Colizza (M5S) si è laureato all’Università La Sapienza e ricopre la carica di primo cittadino dal 2016 con il 65,57% di votanti.

Frascati:

Dal 27 giugno 2017, aggiudicandosi il 53,6% dei consensi con cinque liste civiche a suo sostegno, Roberto Mastrosanti gode di una laurea in Giurisprudenza grazie alla quale esercita la professione di avvocato cassazionista nel suo studio a Roma e di una formazione in materie economiche che gli è valsa la qualifica di esperto in gestione aziendale presso la Business school della Fondazione Istud.

Castel Gandolfo:

Milvia Monachesi ha iniziato il suo secondo mandato nel 2017 felice del 50,11% di voti. Ma cercando meticolosamente tra sue dichiarazioni e leggendo il curriculum sul sito del suo comune, non siamo stati in grado di rinvenire informazioni riguardo le sue licenze accademiche.

Rocca Priora:

Damiano Pucci dopo ever conseguito la maturità classica, nel 2002 si è laureato in lettere sino ad occupare la carica di primo cittadino nel 2014.

Velletri:

Anche per il sindaco Fausto Servadio eletto nel 2013 di area sinistra non vi è traccia di titoli chiari di studio. Classe 1950, entra nel mondo del lavoro a metà anni ‘60 scalando le vette del mondo imprenditoriale delle realizzazioni impiantistiche meccaniche civili ed industriali. Proprietario di una società del settore meccanico, oggi è coadiuvato dalle due figli, laureate.

Lariano:

“Appassionato di lettura, cinema, teatro e sport” Maurizio Caliciotti diventa sindaco per la seconda volta nel 2017 ottenendo il 48,2% di voti. Ma prima ha conseguito il diploma di ragioniere e perito commerciale all’istituto Cesare Battisti di Velletri.

Rocca di Papa:

Eletto nel 2016 con il 60%, Emanuele Crestini nel suo curriculum vitae sotto la voce istruzione e formazione scrive Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dal 2013 alla data attuale.

Monte Compatri:

Nel giugno 2017 Fabio D’Acuti diviene nuovo sindaco con la lista civica Nuovi Orizzonti che ottiene il 43,2% di consenso comunale. Il primo cittadino D’Acuti presenta nella sezione dell’amministrazione a lui dedicata solo l’abbreviazione Avv. attraverso la quale comprendiamo il suo conseguimento di laurea anche se non è stato possibile imbattersi nel suo curriculum vitae.

Lanuvio:

La lista civica Lanuvio per la Democrazia con il 63,69% assurge a sindaco Luigi Galieti, forse il nostro vincitore. Il suo curriculum è troppo lungo e dettagliato per riassumerlo in poche righe, ma basti sapere la sua laurea in Medicina e Chirurgia con votazione 110/110 e lode, la specializzazione in Allergologia con 70/70 e lode, formazione specifica in medicina generale con massimo voto. Vanta quattro corsi di perfezionamento, la presidenza dell’Associazione Lanuvio nella storia, mentre è autore di saggi storici, collaboratore di testate giornalistiche e relatore.

Grottaferrata:

Dal giugno 2017 assume il ruolo di sindaco, Luciano Andreotti consegue la laurea in Architettura con 110/110 alla Sapienza di Roma.

Genzano di Roma:

Il giovane trentenne Daniele Lorenzon dal 2016 sindaco forte del 59,59% dei consensi è diplomato al liceo scientifico Vailati e laureando in Giurisprudenza presso Università degli Studi di Roma Tre.

Ariccia:

Roberto Di Felice diventa sindaco nel 2016 caldo del 58,40% dei votanti mentre nell’anno scolastico 1976-77 acquisisce il diploma di maturità classica al liceo Ugo Foscolo. Ma gli vale il riconoscimento di poliglotta alla voce “altre lingue conosciute” dove annovera Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco, Latino e Greco Antico.

Albano Laziale:

Eletto sindaco nel marzo 2010 e riconfermato nel giugno 2015 con un buon 53,78%, il sindaco Nicola Marini si è laureato nel 1983 in Farmacia ottenendo la lode. Nello stesso anno si iscrive all’Ordine dei Farmacisti e gestisce la Farmacia Marini a Cecchina.

Gianpaolo Plini




Albano Laziale, Consiglio comunale dei giovani: espressione di società civile oltre gli schieramenti partitici

ALBANO LAZIALE (RM) – Filippo Piluso, studente di legge con varie esperienze tra Italia e estero, spiega cos’è il Consiglio comunale dei giovani, che vede come protagonista il Comune di Albano Laziale, in quanto collaboratore e candidato sin dagli inizi del progetto.

In che cosa consiste il Consiglio Comunale dei Giovani?

Rispondendo in maniera tecnica è un organo democratico di rappresentanza di tutti i giovani tra i 15 e i 25 anni residenti nel comune di Albano Laziale di cui un 1/3 composto da ragazzi trai 15 e i 17 anni e un altro 1/3 a rappresentare la quota rosa, avente funzione prettamente propositiva e consultiva nei confronti del Consiglio comunale e della Giunta oltre a quella di essere interpellata facoltativamente dal Consiglio comunale per la richiesta di un parere preventivo a una determinata delibera ed essere obbligatoriamente sentita dallo stesso quando questo delibera su una materia di competenza giovanile, sebbene il parere poi non sia vincolante ma solo d’indirizzo.

In pratica?

Rispondendo di pancia il Consiglio comunale dei giovani è un’occasione unica di partecipazione attiva alla vita del comune come espressione di società civile, potendosi confrontare con tematiche ambientali, culturali, sociali di rapporto con le istituzioni giovanili e portando quindi il mondo del volontariato a una dimensione più materiale e una palestra politica ma non partitica.

Da dove proviene la volontà di creare un tavolo politico per i giovani di Albano Laziale?

Le prime tracce risalgono al Novembre del 2015 quando un nostro amico, Gabriele Antonetti all’epoca militante in un partito di minoranza in Consiglio, ebbe l’idea di proporla a l’allora consigliere presente del Partito per sottoporlo all’esame del Consiglio. In seguito ci siamo uniti io e un altro ragazzo, ora candidato nella nostra lista, entusiasti della proposta. L’idea ci mosse da subito vedendo come fosse realmente un’occasione di mobilitare i giovani immersi in un disinteresse dilagante verso la vita del proprio comune, visti soprattutto i risultati dei Consigli comunali dei Giovani limitrofi.

E’ stato un percorso lineare privo di difficoltà?

In realtà abbiamo conosciuto un’interruzione ma portai, in ogni modo, il progetto in comune dopo 5 mesi all’Assessore alle politiche giovanili Alessandra Zeppieri. Da quel momento si è svolta una tavola rotonda in comune con i primi ragazzi coinvolti, che oggi per lo più fanno parte della nostra lista e hanno consentito la realizzazione del progetto, e i consiglieri e presidenti dei Consigli comunali Giovani di Aprilia e Grottaferrata e l’amministrazione stessa con l’Assessore Zeppieri, con cui scrivemmo le prime bozze di regolamento poi approvato nell‘aprile 2017.

Quali sono gli obiettivi che si prefigge il Consiglio Comunale dei Giovani e come pensate di perseguirli?

Il primo obiettivo è quello di un coinvolgimento di tutti i giovani alla vita attiva del comune. Deve essere un’esperienza di Società civile, dove va riscoperto quel senso di appartenenza civile, fatta di collaborazione e di idee, ma sottolineo non di Ideologie.

Abbiamo dato uno sguardo al vostro programma, ce lo vuole presentare?

In termini sintetici il nostro programma tocca 4 macro-aree partendo dall’ambiente con l’avvio di partenariati in concerto con le associazioni di volontariato ambientalistiche (Legambiente, Lipu, Italia nostra etc..) per la riqualificazione delle zone verdi, punti di aggregazione giovanile, con la possibilità di creare un accordo per un campo di volontariato; la riqualificazione notturna del parco di Villa Doria. Passa, poi, per il sociale e lo scolastico: quello degli orti verticali . Un progetto che in Italia è stato finanziato dall’Unione europea, avviato da diverse Università italiane tra cui quella di Bologna , che vede il riciclo delle bottiglie di plastiche per la creazione di veri e propri orti verticali da costruire su terrazze e balconi per la riqualificazione delle zone periferiche del comune, mediante un‘opera di abbellimento dell’architettura verde urbana. Non solo, ma verranno coinvolte anche persone con disabilità psico-motorie. Sulla tematica Culturale: un progetto di Book-crossing e un potenziamento delle biblioteche comunali oltre che alla creazione di un contesto artistico di 24 ore. Poi vogliamo proporre la creazione di corsi di formazione al lavoro all’interno del comune, oltre alla possibilità di portarli all’interno delle scuole come i corsi di primo soccorso. Sempre all’interno delle scuole lavoreremo di concordo per creare una rete propositiva di attività riguardanti l’alternanza scuola lavoro che abbia anche un legame con attività di volontariato.

Il Consiglio Comunale dei Giovani segue linee politiche?

Questo è un punto che abbiamo voluto precisare da sempre: il Consiglio deve fare Politica e non PARTITICA. Questa era la motivazione per la quale avevamo chiesto in comune che il regolamento non fosse modificato e che conservasse la lista unica, per evitare che si presentassero altre liste con il segno del partito giovani, cosa che è avvenuta, facendo passare il Consiglio giovani per quello che non è.

Per quale motivo?

Ci sono tre grandi motivazioni: la prima è l’evidenza: l’insuccesso di tutti i Comuni che hanno voluto Consigli dei giovani partitici (durati massimo 6 mesi). La seconda è che l’ideologia politica non ha nulla a che fare con questo progetto. Quando ci si occupa di pulizia dei parchi, potenziamento delle aree culturali, alternanza scuola-lavoro, collaborazione con disabili che si militi in Forza Nuova, Rifondazione comunista piuttosto che PD o 5 stelle o Forza Italia non assume nessuna rilevanza, perché non ha senso che vi sia un’ideologia politica Ultima: l’organo deve avere anche una funzione, oltre che propositiva, d’interpello per il Consiglio comunale e qualora dentro vi si trovino persone legate ai Consiglieri per ragioni di partito, questi ne prenderebbero spesso le direttive senza, invece, offrire un’area di contrasto costruttivo.

Quali le modalità di voto che permettono di formare il Consiglio?

Bisognerà recarsi a Palazzo Savelli il giorno 27 Maggio e mettere un x sulla lista che si vuole votare e facoltativamente esprimere la preferenza scrivendo il nome del candidato delle stessa lista che si vuole eleggere. Più voti prenderà la lista più candidati entreranno rispettando i limiti di entrata e quindi 1/ 3 componenti trai 15 e i 17 anni e 1/3 donne. Insomma un sistema preferenziale facoltativo né proporzionale né maggioritario.

Gianpaolo Plini




Teatro e disabilità: lo spettacolo “Medea” sbarca al Parlamento Europeo

ROMA – La Capitale ospita la rivoluzionaria esperienza del Teatro Patologico che unisce attori professionisti e persone con disabilità sul palco. Sono proprio la passione per la recitazione e la volontà di sviluppare un sentimento di integrazione che hanno spinto le Istituzioni romane a presentarsi alla rappresentazione avvenuta venerdì 4 maggio, diretta dal Maestro Francesco Santalucia, definita “forte e toccante” dalla sindaca Raggi.

Il Teatro Patologico nasce dalla mente Dario D’Ambrosi:

Una vera e propria autorità a livello internazionale che si occupa da più di 30 anni di teatro e malattia mentale. D’Ambrosi ricorda “come ho detto alle Nazioni Unite il 4 dicembre, quando ho rappresentato l’Italia in occasione della Giornata mondiale del Disabile, voi potete farci tutte le critiche che volete, ma con la disabilità, soprattutto psichica, noi italiani siamo avanti di almeno 50 anni. Siamo stati i primi al mondo a chiudere i manicomi e i primi, grazie al Teatro Patologico, ad aver avviato un corso universitario per disabili”.

Difatti è dal 2016 che l’Università di Tor Vergata sostiene la crescita del primo corso al mondo di Teatro Integrato dell’Emozione. A tal proposito, Dario D’Ambrosi si rifà alle volontà della ministra dell’istruzione Fedeli di allargare l’iniziativa a tutte le università come già attuato d’oltralpe.

Il Teatro Patologico, con sede sulla Cassia, porterà lo spettacolo Medea il 16 maggio al Parlamento Europeo mentre a ottobre, dal 4 al 14, sarà protagonista del festival “ 1978 180 2018” all’Eliseo. Occasioni utili per sottolineare lo spirito di coesione e solidarietà a colmare “la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni”.

Ad oggi, come racconta D’Ambrosi, mentre due politici si mettono d’accordo la situazione del disabile peggiora. Ma l’ensemble teatrale va avanti in questa “rivoluzione” continuando a lavorare per la felicità di questi ragazzi e per sostenere le loro famiglie.

Gianpaolo Plini




Nuovo Parlamento italiano, il più giovane della storia repubblicana

Spinti dal tedio dei 50 giorni di pantano governativo, abbiamo analizzato i profili dei neo-eletti che si divideranno tra Camera e Senato. Frugando i dati dell’analisi dell’osservatorio civico OpenPolis emerge che il nuovo Parlamento presenta l’età media più bassa affermandosi come il più giovane della storia repubblicana. Per il Senato l’età media si attesta ai 52 anni, mentre alla Camera si registra ai 44. Ciò è dovuto soprattutto all’ingresso del Movimento Cinque Stelle che si distanzia di una media di 6 anni dal partito più longevo di Liberi e Uguali.

La XVIII legislatura ha segnato un’impennata delle quote rosa

In entrambi i rami del Parlamento. Cambiamento profondo se si considera il 17.2% di presenza femminile nel 2006-2008 contro il 34.6% odierno.

Dato curioso è rappresentato dai Parlamentari al primo incarico politico, ossia coloro i quali non hanno mai assunto cariche a livello locale, né nazionale e tanto meno europeo

Nella frangia di Montecitorio i vergini sono il 35% mentre a Palazzo Madama decresce al 30,16%. M5S detiene il record del 65% di esordienti onorevoli.

Elemento ormai pleonastico in Italia è il numero di indagati e non

146 gli indagati, condannati e prescritti nelle liste di voto del 4 marzo. Nel periodo pre-elettorale, il primato di questa tanto agognata lista se lo aggiudica il centrodestra con 36 candidati nei collegi uninominale da aggiungersi ai 59 del proporzionale. Record conservato intatto al 23 marzo, giorno dell’insediamento parlamentare. Nel nome del pregiudicato e incandidabile Berlusconi sono circa il 17% ad essere coinvolti in procedimenti penali o ad essere oggetto di sentenze avverse in primo o secondo grado. Agli antipodi, nessun indagato o condannato tra le fila di Luigi Di Maio sottratti una decina tra massoni e furbetti No Rimborso. Al mezzo, solo parzialmente intaccati LeU. Per quanto spetta invece al Giglio Magico, bastino due nomi fra tutti: Piero De Luca e Micaele Campana famosa non per le sue strategie di Welfare ma per gli svariati vuoti di memoria plastificati in dozzine di “non ricordo” al processo Mafia Capitale.

Requisito non indispensabile ma sicuramente indicativo dello stato di professionalità dei nostri governanti è il titolo accademico

Il M5S, capitanato dal un non laureato, vanta due professori di economia ( Mastruzzo, Fioramonri e Tridico) tra il 25% di onorevoli con titolo superiore alla laurea. La percentuale scende al 15% per LeU, 12% per il Centrosinistra e 8% per il Centrodestra. Ma a sedersi sugli scranni legislativi anche molti non laureati. Un quarto tra Pd e LeU e solo il 18% per i pentastellati. Il Parlamento presenta delle zone di innovazione che a fatica avanzano per occupare il posto della ben sedimentata gerontocrazia. I baluardi annosi e stagionati, per non dire antiquati, sono la senatrice Emma Bonino alla nona legislatura da instancabile radicale e il deputato (ultra DC, UDC, Centro Cristiano Democratico, Centristi per l’Europa, PD), Pier Ferdinando Casini alla sua decima legislatura. Rincorrono Elio Vito (FI) all’ottava, Piero Fassino (PD) alla sesta e con loro numerosi latori di decennale esperienza.

Gianpaolo Plini