Amministrazioni Comunali sotto la lente: Genzano di Roma

Come verificare se un sindaco e la sua amministrazione rispettano le promesse fatte in campagna elettorale? Un buon metodo può essere quello di consultare il DUP (Documento Unico di Programmazione) che i Comuni devono rendere pubblico anche sul proprio sito istituzionale. Abbiamo quindi deciso di passare in rassegna questo documento per alcuni Comuni e dopo aver iniziato con quello di Albano Laziale guidato dal sindaco Nicola Marini al suo secondo mandato, oggi ci occupiamo di quello di Genzano di Roma guidato dal sindaco pentastellato Daniele Lorenzon.

Come viene subito denunciato nell’introduzione, “il DUP potrà avere una valenza solo nel momento in cui si accompagna allo schema di bilancio di previsione 2019/2021.

Essendo al momento distaccato dal documento contabile non permette di garantire la corrispondenza con le scelte di bilancio”. Tradotto: per mantenere le le iniziative inserite nel DUP bisogna aspettare di analizzare le entrate e le uscite del Comune che saranno presentate entro il 31 dicembre 2018.

Nello stesso documento il sindaco Daniele Lorenzon (M5S) fa riferimento alla riforma degli Enti del 2016 che ha permesso di ripulire i bilanci dai residui di dubbia esigibilità anche se i Comuni sono sempre i bersagli preferiti dal taglio dei finanziamenti regionali. Proprio riguardo quest’ultimi, il primo cittadino lamenta le disponibilità da dedicare alle politiche sociali. In ogni modo, il Comune di Genzano si è adoperato a stilare una rete che possa legare le associazioni presenti sul territorio e a migliorare la gestione del 5X1000. Inoltre per facilitare la fruizione dei servizi, Genzano possiede un albo degli operatori.

Ma in riguardo al settore Trasporti, la giunta Lorenzon dovrebbe dedicarsi ad un dossier sensibile per le famiglie: la condizione di sovraccarico degli scuolabus. Stessa situazione si registra nell’ambito della tutela del territorio e dell’ambiente. È divenuta famosa la transenna a via Achille Grandi che secondo un cittadino è prossima a vincere il premio longevità. Mentre Chiara Rai denunciava sulle colonne del Messaggero lo stato di degrado dei parchi (erba alta) e delle strade (circondate da immondizia) anche i consiglieri comunali area Pd rivelavano lo stato raccapricciante della stazione di San Gennaro addobbata con ingenti quantità di spazzatura.

Anche se tutti ricordano Genzano per l’infiorata, una tradizione tipica che il Comune cura nei più piccoli rivoli, la cittadina godrebbe anche di un teatro che porta il nome di Carlo Levi. Ma guardando Officina Stampa, la trasmissione in diretta di approfondimento giornalistico condotta da Chiara Rai, notiamo come quel polo culturale da ben 5 milioni di euro sia in stato di abbandono da ormai circa 30 anni.

Spostandosi sul tema istruzione, il Comune promette di continuare il processo di statalizzazione della scuola materna che gioverebbe anche ad una riduzione dei costi relativi. Mentre è esplosa la bagarre in merito alla paventata chiusura del Commissariato di Polizia di Stato di via Chatillon dopo la denuncia del consigliere comunale di “Genzano Risorge” Fabio Papalia.

I vertici comunali vorrebbero accorparlo con quello di Albano Laziale ma, nel frattempo, il Segretario Generale del Movimento autonomo di polizia si è rivolto direttamente al Ministro degli Interni e vice Premier Matteo Salvini ed il deputato Marco Silvestroni (FdI) ha deciso di ricorrere ad un’interrogazione parlamentare, sempre al Ministro degli Interni per arrivare ad un cambio di tendenza.

Gianpaolo Plini




Amministrazioni Comunali sotto la lente: Albano Laziale

Come verificare se un sindaco e la sua amministrazione rispettano le promesse fatte in campagna elettorale? Un buon metodo può essere quello di consultare il DUP (Documento Unico di Programmazione) che i Comuni devono rendere pubblico anche sul proprio sito istituzionale. Abbiamo quindi deciso di passare in rassegna questo documento per alcuni Comuni iniziando da quello di Albano Laziale guidato dal sindaco Nicola Marini al suo secondo mandato.

Il DUP (il cui aggiornamento verrà presentato al Consiglio entro il 15 novembre) suddivide gli obiettivi in aree tematiche e le relaziona al termine con vari parametri di bilancio tra cui la gestione di competenza dove risultano stanziati 110mila euro per il 2017 e altri 250mila per il biennio successivo. Bisogna, innanzitutto, precisare che il Comune di Albano Laziale presenta molti punti di linee programmatiche e ciò ci ha costretto ad annoverarne solo alcuni.

Situazione viabilità instabile ad Albano Laziale

Anche se il 10 ottobre scorso il sindaco Nicola Marini ha diffidato la Società Onorati Autolinee Srl a seguito dei soliti disservizi (con controllo della Polizia Locale sugli scuolabus) e nell’estate il Comune, come ente capofila, ha presentato una rete per la riorganizzazione del trasporto pubblico con i Comuni limitrofi, la cittadina castellana necessiterebbe comunque di due manovre:
– Una migliore programmazione delle numerose linee di collegamento soprattutto in riguardo agli orari dei treni che partono da Pavona e che impiegano solo 30 minuti contro i 55 minuti di Albano Laziale per raggiungere Roma;
– Un’opera di decongestionamento del traffico dopo l’inutile e costosa Appia Bis.

Lo scorso inverno, poi, anche su queste pagine abbiamo denunciato lo stato delle principali arterie stradali albanensi per le quali risultano inutili i risibili rattoppi. In tal senso qualche provvedimento è stato preso.

Albano Laziale, lavori su via Trilussa: l’amministrazione incontra i residenti

È da sottolineare anche la grande ambizione di trasformare il parcheggio vicino all’istituto Collodi in un posteggio multilivello, ma allo stato di cose risulta soltanto un campetto calcistico in terra e ghiaia con tanto di porte.

Albafor e i debiti milionari

Ma se per l’integrazione della raccolta differenziata il Comune non sembra registrare disservizi o esasperanti ritardi, per le politiche del lavoro sono ancora troppo poche le parole spese per il caso Albafor. Forse unico vero fardello per l’amministrazione e soprattutto per il primo cittadino che per i debiti milionari dell’istituto professionale è stato sotto processo e poi assolto. Restano, in ogni caso, 150 famiglie senza stipendio da 12 mesi e la posizione ancora tutta da chiarire dell’Associazione Alles Don Milani che ha acquistato per soli 50mila euro la società Formalba (Ex Albafor) su cui oggi grava un debito di 8 milioni. Scelta imprenditoriale quantomeno discutibile e che fa sorgere dubbi legittimi.

Sotto gli obiettivi che l’amministrazione presenta per i Diritti delle persone e Servizi, appare l’istituzione del registro delle coppie di fatto a sostegno del riconoscimento dei diritti delle persone a prescindere dal loro orientamento sessuale da attuarsi entro il 2016. Il Sindaco Nicola Marini ha ottemperato alla questione con riguardo alla legge n.76 del 2016. Ma ciò non si può dire per la paventata “riorganizzazione della struttura amministrativa con conseguente risparmio economico” della quale non si trovano dati utili. Stessa situazione per le oasi scolastiche e gli orti urbani per i quali manca financo un progetto serio, mentre è nata e si sta perfezionando una banca del tempo (FAreteFAmiglia) per i lavori di pubblica utilità destinata ai cittadini con evidenti problemi economici o personali.

Nell’ambito del turismo il comune di Albano Laziale risulta essere quantomeno carente

L’amministrazione ancora non informa a riguardo l’Ostello della Gioventù che non appare nemmeno sui siti internet e di cui due anni fa se ne è denunciato un uso improprio. Mentre per le promesse sportive niente è stato fatto a cominciare dal campo sintetico di Cecchina per passare alla tribuna del campo dell’Albalonga fino al Palazzetto dello Sport di Pavona. Ma il comune di Albano Laziale è all’avanguardia per quanto riguarda le politiche giovanili. L’Osservatore d’Italia ha raccontato la genesi del Consiglio Comunale dei Giovani che opera con facoltà consultiva.
Mentre lontano dai traguardi programmatici, ma al passo con il nuovo schema mediatico del Pd, Nicola Marini si destreggia sui social con una media salvinian-calendiana di due o tre post al giorno.

Gianpaolo Plini




Amatrice, il sindaco: “Il commissario deve avere poteri speciali come a Genova” [Intervista]

AMATRICE (RI) – L’Osservatore d’Italia, a distanza di un anno dal reportage nella zona rossa colpita dal terremoto del 2016, è tornato ad Amatrice per incontrare Filippo Palombini, neo sindaco dal 4 maggio scorso, che dopo aver raccolto l’eredità di “un grande sindaco” come Sergio Pirozzi, alza la voce sulle modalità delle misure da prendere per la zona terremotata dal sisma del 24 agosto 2016. Palombini si dice “indignato” dalle solite e sterili passerelle di politici. Le comunità del cratere necessitano di “progetti a più ampio respiro”.

Sindaco Palombini, prima di tutto, come sta Amatrice?

Posso essere molto sintetico? Male. È un momento di grande disagio, di incertezza sul futuro perché la vita precaria non fornisce certezze. È questa la situazione attuale.

Lei il 24 agosto scorso, giorno in cui tutti abbiamo riportato la mente ed il cuore al terribile sisma, ha detto che quello era il momento peggiore per gli abitanti di Amatrice che si rendevano conto che ci vuole molto tempo per tornare alla normalità.

Vivere precariamente, senza un progetto per il futuro, è quanto di peggio possa esserci per una comunità che ha bisogno di risposte.

Con una nota divulgata il 22 settembre, lei si diceva indignato per lo stato di immobilismo a cui è ridotta la politica nei confronti dei vostri bisogni. Nel nostro reportage dello scorso anno abbiamo riportato l’indignazione nei confronti delle solite passarelle di politici. Ma non pensa che il messaggio della prima visita del premier Conte sia sinonimo di vicinanza e cosa chiedete riguardo il commissario alla ricostruzione?

Sì, la visita del premier Conte è stata sicuramente gradita e importante come segno di vicinanza, però sono passati ormai 5 mesi, sono troppi. Non vedo decisione nell’affrontare un tema che è di fondamentale importanza.

Proprio per il commissariato alla ricostruzione si fa il nome di Pirozzi nell’area leghista mentre i grillini cercano un nome nella Regione Marche, che ne pensa?

Non credo sia importante discutere del nome quanto del ruolo. A Genova sono stati dati poteri speciali, il Commissario deve avere potere speciali. 

Qual è la sua considerazione riguardo la norma sulle seconde case approvata dalla Regione e pensa anche lei, come l’ex sindaco Pirozzi, che dovrebbe essere diminuito il numero di comuni del cratere?

Sicuramente, dal primo giorno di questa vicenda che ci ha colpito, diciamo che tutti i comuni nei quali la ricostruzione deve partire dalle strutture e dalle infrastrutture sono diversi da quelli che hanno avuto danni di altro tipo. Sulle seconde case, va concordata la applicabilità della legge con il Ministero dei Beni Culturali innanzitutto. Poi ritengo che possa aiutare qualcuno ma che non risolva il problema. Abbiamo bisogno di progetti di più ampio respiro per tornare ad abitare questi luoghi.

Gianpaolo Plini




Atreju, Salvini: “L’Europa non deve rompere le palle”

Secondo giorno della festa tradizionale della destra italiana, Atreju, si apre con l’intervento tra Enrico Mentana ed il Ministro dell’Interno Matteo Salvini davanti ad una folla acclamante.

I due analizzano il rapporto tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, che secondo Salvini “durerà 5 anni” dato che ha trovato in Di Maio una “persona onestà, concreta e di parola”, partendo dal Reddito di Cittadinanza. In relazione a quest’ultimo, Luigi Di Maio ha assicurato all’alleato che riguarderà solamente i cittadini italiani. Proprio su questo punto Salvini si dice pronto ad affrontare i ricorsi che certamente saranno presentati dalla Corte Costituzionale.

Mentana, poi, fa notare come il governo in Europa appaia molto diviso come sul caso Orban

Salvini, laconico, asserisce che “L’Europa non deve rompere le palle a chi è democraticamente eletto e – continua – l’Onu non ha niente di meglio da fare che mandare in Italia i commissari per un pericoloso sentimento razzista”. Infatti, Salvini rivendica la sua politica estiva sull’immigrazione che continuerà con il decreto immigrazione e sicurezza (approderà lunedì al cdm): limitazione della possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, che secondo molti alimenterà l’immigrazione irregolare, lotta alla mafia e al racket. Un’operazione che è cominciata in formato ridotto con “scuole sicure”.

Per quanto concerne la flat tax e la cosiddetta pace fiscale alias condono

il ministro non si espone troppo ed assicura una tassazione del 15% e del 20% “per i piccoli dimenticati dalla sinistra”, mentre afferma che “la pace fiscale riguarderà solo coloro i quali hanno presentato la dichiarazione dei redditi” anche se non si riesce ancora a capire come si farà a distinguere tra i furbetti e quelli, invece, vessati da Equitalia.

Matteo Salvini elogia anche Toninelli e rassicura sul dossier Genova

Autostrade pagherà, non ricostruirà e avrà sulla coscienza 43 persone. Mentre per le Olimpiadi il Ministro Salvini non si tira indietro e spera di poter arrivare a delle “Olimpiadi all’Italiana, dal Piemonte al Veneto”.

Ma lo scossone arriva sul tema Centrodestra

al netto delle risate al nome di Tajani, Salvini svela che Fratelli d’Italia avrebbero potuto partecipare alla maggioranza di Governo mentre non avrebbe mai accettato Forza Italia.

Prima della consegna del premio Atreju a Thomas Evans, padre di Alfie, che ha commosso i presenti, Nicola Porro ha intervistato il Presidente della Camera Roberto Fico. Sul rapporto con Luigi di Maio ha negato qualsiasi attrito asserendo “voglio rassicurare tutti su un punto: io e Luigi possiamo avere anche opinioni diverse come sulle ONG ma al dibattito tra noi è sano. Non abbiamo intenzione di fare correnti interne, non ci interessano”.

Fondamentale l’intervento sulla stabilità del continente Africano

rispetto al quale non basta la volontà di bloccare i flussi migratori ma bisogna avere un approccio complessivo sul tema che “permetta di prevenire e quindi controllare questi fenomeni, l’Italia ha sempre agito in ritardo”.   Riguardo le polemiche dopo le dichiarazioni alla festa del lavoro di Mdp, Fico ha precisato “il governo è contro il condono fiscale. Non dobbiamo mai far pensare che evadere è una cosa giusta. La pace fiscale è un aiuto a chi è in chiaro ed è già in difficoltà: se è così, ben venga.”

In complessivo, la Festa di Atreju ha rispettato la pluralità di idee e si è presentata come un campo fertile per un proficuo dibattito politico pur mantenendo fortemente la carica dei propri militanti.

Gianpaolo Plini




Frascati, Zingaretti alla “Quasi Festa dell’Unità”: la piazza “quasi” piena

Dopo la diatriba tra il circolo del Pd e l’amministrazione comunale di Frascati, ieri si è tenuta a Piazza del Mercato la cosiddetta “Quasi Festa dell’Unità”. All’appuntamento hanno partecipato circa 100 persone tra cui alcuni consiglieri regionali e metropolitani di area dem, all’incirca un quarto dei militanti presenti alla scorsa kermesse dell’Unita tuscolana per sostenere Renzi.
Questa volta Frascati ha ospitato il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l’unico candidato ufficiale alla segreteria del Partito Democratico che come asserisce la capogruppo del Pd alla Regione Lazio “è amico di Frascati e naturalmente del partito anche se non è stato sempre ricambiato bene”.

Verso le 16, Zingaretti ha iniziato a stringere qualche mano, in una piazza ancora piena soltanto a metà, mentre in seguito ha consegnato il premio Armando Barbatti, ufficiale morto nelle vicissitudini del secondo conflitto mondiale.

A prendere per primo la parola sul palco è il segretario del Pd di Frascati, Luca Iaia che ritorna sulla mancata concessione del Parco comunale di Villa Torlonia da parte de Sindaco Mastrosanti e sulla condizione nefasta dei dem dopo solo 10 anni dalla loro nascita.
L’intervento di Zingaretti risulta molto conciso e ripercorre le tematiche già proposte nelle scorse uscite della sua campagna elettorale. Il Governatore si rivolge ai militanti riavvolgendo fieramente il nastro sul lavoro svolto negli ultimi cinque anni alla Regione Lazio, unico baluardo che ha resistito alla clamorosa tornata del 4 marzo. Il cardine è che “non basta un capo, un leader. Serve la comunità”. Una comunità che si deve ritrovare “non negli studi di Ballarò” (che non trasmette però dal 2016) ma nella passione e nei valori ai quali bisogna aggrapparsi per risollevarsi.
Zingaretti si concede poi anche uno stralcio di autocritica di partito, anche se bisogna dargli atto che lui poco ha contribuito alla disfatta. Si riferisce a Renzi e alla mancata analisi dei risultati del Referendum e delle amministrative. Ma comunque ora “basta flagellarsi, c’è bisogno di riscatto”.
Forse una risposta a Renzi che a Ravenna ha detto:” In questo momento il problema non è quello che faccio. Questo paese ha perso il confine con le fake news”, riassumendo le sue due più grandi preoccupazioni: l’egocentrismo e le fake news russe. Nicola Zingaretti non è al sicuro dai piani di Matteo Renzi che ha messo in giro già qualche nome sostitutivo (Ascani, Bellanova, Marattin, Giachetti) e che ancora tiene le sue riserve sul Presidente laziale.
Per quanto riguarda il M5S e la Lega, Zingaretti riduce il contratto di governo ad un “inciucio per scambiarsi le poltrone” dato che “mancano investimenti sul futuro, sullo sviluppo economico e sulle amministrazioni locali, queste già messe ai margini dal blocco dei fondi per le periferie” voluto dal Milleproroghe. Forse Zingaretti non ha notato che al Senato il provvedimento è passato anche
grazie ai voti del Partito Democratico.

Sul nodo alleanze, i toni non sono di chiusura serrata: “Va riconosciuta la forza dell’alleanza, non bisogna dire sempre di no!”.
Le intenzioni di Zingaretti devono ancora prendere forma plastica per essere ben comprese ed analizzate. Si rimane ancora sul vago di uno “sviluppo economico accompagnato da forte equità per accorciare la distanza tra chi sta sopra e chi sta sotto” per quanto può concernere il contenuto, mentre la forma proposta è quella di una “Forza Popolare che dà ai cittadini senza litigare”.

Gianpaolo Plini




Dove va il Pd? L’intervista al segretario della sezione di Frascati

Per cercare di capire le problematiche a livello locale, ma anche per proporre una riflessione su quale sia ormai il ruolo del Partito Democratico in Italia, abbiamo intervistato il Segretario del Pd di Frascati, Luca Iaia.

Ieri il sito del Pd di Frascati ha dichiarato che la Festa dell’Unità non si farà perchè l’amministrazione comunale non ha risposto alle vostre richieste. C’è chi pensa che si poteva fare altrimenti, senza passare per la concessione del Comune. Avete, in ogni modo, intenzione di organizzare un evento sostitutivo. Come pensate possa essere l’animo dei vostri militanti?

Si, dici bene, non si farà la tradizionale Festa de L’Unità a Frascati perché non siamo più nei tempi. Nonostante richieste e solleciti ufficiali, più contatti vari con uffici e sindaco, non abbiamo ottenuto alcuna risposta se non le tarde rassicurazioni che la festa sarebbe stata autorizzata. Senza la concessione dello spazio però, che bastavano 5 min per concederlo, non si possono fare le dovute richieste di allacciamento della corrente elettrica, le richieste per gli allestimenti, i noleggi delle cucine e dei bagni. È una festa organizzata da volontari e non c’è profitto dietro, non ci può esser dunque rischio, bisogna sapere se si fa (con tanto di concessione degli spazi) o meno. Bisogna vincere un certo pressappochismo. Ci sono delle regole? Che si rispettino. Abbiamo fatto una richiesta che si risponda nei tempi indicati, non è così difficile, perché creare complicazioni? I nostri militanti ci sono giustamente rimasti mali, perché la Festa è un momento di comunità. Tutto quel che c’è dietro è qualcosa di stupendo, persone che collaborano e che mettono a disposizione il loro tempo per far discutere e confrontare altre persone. Faremo qualcos’altro, concentreremo i tempi ma ci ritroveremo.

Il 14 settembre dello scorso anno, lei è riuscito a portare a Frascati Matteo Renzi, in un momento in cui il Pd ancora rappresentava una forza politica solida. Ora cosa è successo?
Non ero ancora segretario al tempo ma lavorai per organizzare la festa. Renzi fu un bel successo di pubblico e di contenuti. Riprendendo le registrazioni, a mio parere, fu uno dei suoi migliori discorsi e magari ce ne ricorderemo tra qualche anno. È successo che ha prevalso un’altra parte, una destra ringalluzzita dalle urla contro gli immigrati e che ha saputo tristemente sviscerare i nostri animi più bui. E un movimento di protesta che spero si renderà presto conto di esser al governo. Perché non si può governare dall’opposizione a lungo. Il nostro popolo ha preferito conservare che riformare. Chi ha vinto si è appropriato del termine cambiamento ma pensateci, hanno fatto solo proposte di conservazione. Il Pd è sempre una forza, meno solida certamente, ma rimane un importante riferimento per tante, molte persone.

 

Anche lei pensa che ci sia bisogno di un momento di veemente autocritica e di un conseguente cambio ai vertici che per molti elettori non rappresentano più le loro idee di sinistra?
L’autocritica serve sempre ed è stata abbondantemente fatta, perché diciamocelo il Partito Democratico è il più grande esperimento di condivisione, una scatola trasparente della quale tutti sanno tutto. È in mostra da anni, con bilanci e quant’altro, cosa che non è comune ad altre parti politiche, comprese quelle che parlano di onestà e trasparenza e hanno un giro di risorse che oserei definire strano. Vorrei fare quello controcorrente: e se non avessimo sbagliato? Ok l’arroganza, l’aver male interpretato le necessità dei cittadini, ma il 4 marzo son finiti nel tritacarne politiche e misure molto importanti per le persone e questo non è giusto, non è sano per il Paese. Chi ha vinto ha promesso l’impossibile ma la colpa rimane del PD? Si poteva perdere meglio se si fossero rincorse le balle con balle ancora più grandi ma non è stato fatto e questa scelta non ha pagato. Poi quando si perde è facile assegnare le colpe.

 

Ritornando alla Festa dell’Unità. A Bologna i militanti si sono trasformati in dissidenti ed hanno creato un ritrovo alternativo per sfuggire alla presenza della Boschi. Renzi non è stato invitato nemmeno nella sua Rignano. Pensa che questo evento possa ancora rappresentare un momento di incontro tra base e classe dirigente?
La festa è e rimane un grande momento di confronto tra chi ha in comune certi valori. Rimarcherei sui valori perché sono importanti in un periodo in cui sembrano persi, in cui l’incattivimento e il non rispetto prevalgono sull’umanità, sulla vicinanza, sulla comunità. Ripartirei proprio da quei valori. Poi siamo un popolo, quello Democratico, ricco di differenze e di portati personali che, quando in difficoltà, tendono ad emergere e portano a divisioni. Credo che le Feste, anziché far esplodere tali rotture, potevano (e in altre situazioni meno pubblicizzate è stato così) supportare la nuova messa in comune di tali valori.

Come vede il futuro del Pd? Non le sembra che i vostri leader non facciano un’opposizione seria e che soprattutto non ascoltino più i militanti storici e ancor di più quelli giovani?
Credo che stiano nuovamente cambiando i paradigmi della politica, sta vincendo la rete con tutti i pregi e difetti che la stessa rappresenta, sta vincendo la disintermediazione e questo porta a far prevalere certe pulsioni rispetto al buon senso. Seguire il problema maggiormente mainstream che costa poco con facili risultati, diventa più importante del problema sottaciuto sui diritti di qualcuno o di una qualche comunità di persone. Il Pd vive una fase di strano adeguamento, tra rete e sua comunità. Non c’è assolutamente il volere di non coinvolgere o non far discutere, è proprio il contrario. Il problema è che ancora non si è capito come discutere, delle nuove forme. Certo è che dobbiamo ritrovare il nostro popolo e dobbiamo farlo in fretta sì da arginare l’onta populista e pericolosa che si è abbattuta sul Paese. Adesso sono impegnati sugli immigrati ma quando arriverà l’inverno, chi sarà il prossimo nemico?

Gianpaolo Plini




Contratto di Governo: buono l’inizio, ora si attende la legge di stabilità

È dal 1 giugno scorso, giorno dell’insediamento a Palazzo Chigi, che il nuovo governo a matrice gialloverde, se non ha ancora potuto risolvere le questioni principali che figurano nel “contratto”, ha quantomeno ordinato le carte programmatiche della prossima legislatura. Mentre vengono rimandate a settembre alcune pratiche fondamentali tra cui la nomina del presidente della tv pubblica, dopo il caso Foa. Ma il momento che decreterà la stabilità del governo è la manovra economica d’autunno. Se l’inamovibile Tria deciderà di assentire alle richieste dei vice premier Di Maio e Salvini, entrerà inevitabilmente in rotta di collisione con l’establishment europeo: le agenzie di rating americane, prima fra tutte Moody’s, hanno iniziato a far agitare i mercati dei titoli italiani.

Il volto rassicurante del governo populista

Nel quadro di questi due mesi di governo Giuseppe Conte, outsider della politica, si ritrova ad essere il volto rassicurante del governo populista. Caldo di un consenso popolare elevato e costante, in un primo momento, si è tenuto a debita distanza dalla scena pubblica per “studiare”. I suoi primi interventi figurano con i parenti stranieri: G7 in Canada, incontri a Bruxelles, vertici Nato e dialogo con Trump di cui condivide la volontà di far rientrare la Russia nel gruppo degli Otto. Nelle ultime ore, a seguito della tempesta sullo sbarco della Diciotti, utilizza toni duri con la Commissione Europea alla quale, appena a giugno, aveva strappato l’assunto che “chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. Sembra non bastare. Alcuni, forse a buon titolo, vorrebbero che il nuovo premier usasse il pugno duro almeno con le intemperanze verbali e non del leader leghista. Ieri sera Conte si trovava alla commemorazione in memoria del terremoto del 24 agosto 2016 ad Arquata del Tronto. Proprio la visita ai terremotati di Amatrice, come gesto simbolico, aveva segnato la sua prima uscita pubblica.

Luigi Di Maio e il dicastero più scomodo

Ma dopo l’abolizione dell’articolo 18 e di tutte quelle iniziative renziane contro la stabilizzazione del lavoro, Luigi Di Maio è, sicuramente, a capo del dicastero più scomodo e per certi versi impegnativo: molti i precari e disoccupati che confidano in questo nuovo Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Tra un attraversamento da via Veneto a via Molise, Di Maio ha elaborato il primo decreto del nuovo governo, il Decreto Dignità che intacca il Jobs Act e si presenta come un provvedimento di sinistra che in Italia mancava da anni. Secondo lo stesso ministro è l’inizio di una più organica revisione delle norme che regolano il lavoro. Comunque i risultati, se arriveranno, si vedranno tra qualche mese. Sicuramente Di Maio ha giocato male la mossa mediatica degli ottantamila disoccupati e il susseguente scontro con Tito Boeri dell’Inps. Soffre la veemenza del gemello verde, come dimostra anche l’ultima dichiarazione di ritirare la previsione di 20 miliardi da consegnare all’Unione Europea qualora non si arrivasse ad una soluzione sugli sbarchi. Grimaldello delle popolarità in Puglia è il dossier Ilva. Il suo ex Calenda si stava muovendo senza riscuotere eccessivi entusiasmi. Ora, invece, si è passati alla revisione della gara dall’Anac e dall’Avvocatura di Stato, cui responsi ufficiali saranno noti il 7 settembe, e il miglioramento del piano ambientale da parte di Mittal.

Matteo Salvini, l’uomo mediaticamente più forte del governo

Nello stesso Sud imperversa lo scontro sui migranti che viene gestito dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, uomo mediaticamente più forte del governo anche se contribuisce in maniera ossessiva all’imbarbarimento del dibattito politico. Un merito è quello di aver alzato la voce per quanto riguarda la gestione delle politiche migratorie, anche se in Europa manda poi Conte e Milanesi. Le statistiche sull’immigrazione ripropongono i successi del suo predecessore Minniti, ma registrano più morti in mare. Lo stesso Salvini propone di tagliare i fondi per l’accoglienza, un provvedimento che trova molti sostenitori, soprattutto al Nord dove i suoi elettori attendono con ansia il Decreto Sicurezza che arriverà solo a settembre. Rimanendo sul tema dell’immigrazione, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, se ne sta occupando nei sui cavilli più tecnici. Al fianco del premier Conte, ha ottenuto il riconoscimento della responsabilità condivisa sui migranti a fine giugno e il ricollocamento pratico di 450 migranti.

Danilo Toninelli e le infrastrutture

Mentre totalmente oscurato da Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture Toninelli, cede sul famoso caso della chiusura dei porti alle Ong promossa dal vertice degli Interni e sui toni utilizzati per i migranti sulla Vos Thalassa. Per quanto riguarda le grandi opere, care al Pd, Fi, ma anche alla Lega, come la Tav si è iniziato lo studio dei costi e dei benefici. Toninelli si è mosso con fermezza per arrivare all’interruzione della fusione Anas-Fs e nella gestione del disastro del ponte Morandi di Genova: stamane ha rimosso Ferrazza, presidente dell’organo tecnico che deve indagare sul crollo e che aveva firmato una relazione che parlava dell’usura dei tiranti.

Il governo gialloverde si regge però sulla Legge di Stabilità del prossimo autunno, di cui saranno protagonisti Milanesi e il ministro dell’economia Tria. Quest’ultimo molto vicino al partito di Mattarella e all’Eurozona dovrà decidere se assicurare tutte le manovre economiche che permetteranno di trasformare il contratto di governo in realtà legislativa.

Gianpaolo Plini




Frascati, delusione per i sostenitori del Pd: salta la festa dell’Unità

FRASCATI (RM) – La delusione è tanta per i sostenitori del Partito Democratico di Frascati. La tipica Festa dell’Unità, quest’anno nella sua decima edizione, non avrà luogo.

Ad informare i cittadini è il sito ufficiale del Pd di Frascati

“L’amministrazione non ha nemmeno risposto alle nostre richieste”. La decima edizione della Festa dell’Unità sarà però sostituita da un evento alternativo che avrà l’obiettivo di dare spazio al confronto interno dell’area di centro sinistra frascatana. L’organizzazione si dice “basita da certi atteggiamenti di questa amministrazione che non risponde nemmeno a richieste ufficiali nei limiti stabiliti”. Di fatti, i vertici del partito di Frascati avevano fatto domanda per l’utilizzo del Parco Comunale di villa Torlonia già a giugno, mentre un mese dopo avevano provato a sollecitare il Comune nel fornire un responso. Lo scorso 4 agosto, dal Pd – pagina istituzionale – veniva avvertito il popolo democratico e si augurava che il silenzio dell’amministrazione non fosse dovuto “a scelte tese a penalizzare la nostra azione di opposizione”. Certo è che nel resto di Italia, il ritrovo garantito dalle Feste dell’Unità si sono trasformate in una bagarre tra dissidenti e vertici di partito che ancora non riescono a comprendere le richieste dei propri elettori. Renzi non è stato invitato nemmeno alla Festa dell’Unità della sua Rignano sull’Arno. Resta comunque la speranza che un pensiero politico interpretato da molti elettori ritrovi i suoi spazi di dibattito e discussione.

Gianpaolo Plini




Regione Lazio, Pino Cangemi eletto nuovo vicepresidente

La Regione Lazio di Nicola Zingaretti smette di essere “un’anatra zoppa”, come da molti definita al termine delle elezioni dello scorso 4 marzo quando il centrosinistra non aveva la maggioranza in Consiglio regionale con 25 consiglieri contro i 26 delle opposizioni.

Convocata stamane alle 10 e conclusa verso le 13 e mezza, la seduta del consiglio d’Aula ha votato all’unanimità la sostituzione del consigliere Adriano Palozzi, sospeso dalla stessa carica e da quella di vicepresidente a seguito del provvedimento giudiziario che lo relega agli arresti domiciliari dopo il caso Stadio AS Roma, con Roberta Angelilli, area Forza Italia. L’ex eurodeputata accoglie la notizia e rilascia su Facebook il suo commento: “ Per tutto il tempo che durerà il mio mandato sarò come d’abitudine a disposizione dei cittadini e del territorio”.

Seconda votazione espressa dal Consiglio è stata quella per lo scranno di vicepresidente dell’Aula

È qui che la neo maggioranza Centrosinistra e Misto ha provato di essere quanto meno valida. Pino Cangemi è stato eletto con 26 voti, mentre il Movimento 5 Stelle ha espresso le sue preferenze in favore del sorano Loreto Marcelli (9 voti). Il centrodestra, che ha accusato la beffa dell’elezione di un suo ex collega di partito, è uscito dall’aula con l’intenzione di non assicurare il numero legale. Raggiunto, però, grazie alla permanenza in aula di Pino Simeone legato da atavica amicizia a Cangemi con il quale condivide il legame di fedeltà al coordinatore Claudio Fazzone. Dentro è rimasto anche Sergio Pirozzi che prima della votazione si è espresso con toni molto duri riferendosi al patto d’aula promulgato dal dem Buschini (che ha agguantato Cangemi e Cavallari):” ora, se c’è un patto d’aula fra la Giunta e una forza di opposizione deve essere sui temi e deve valere sempre. Invece qui mi pare che ai patti corrispondano le poltrone”.

La protesta di Forza Italia che oggi ha visto sfilarsi la vicepresidenza, si è concretizzata nella bagarre dei consiglieri con vari cartelli e cori, e soprattutto con il testa a testa tra il capogruppo forzista Aurigemma e il capogruppo dem Buschini. Mentre la consigliera “d’acciaio” dei pentastellati, Lombardi, strappa durante il suo intervento la lettera dell’avvocato di Palozzi che diffida l’aula dal procedere alla votazione con cui sostituirlo, tacciandola di essere “un tentativo di intimidazione”. I toni della lettera in generale non sono certo da dialogo tra forze politiche.

Il governatore Zingaretti invece, al termine, sorridente afferma come “ la rappresentanza degli equilibri democratici nell’aula della Pisana è di gran lunga la più ampia nella storia di tutti i Consigli regionali”, ed insieme a Buschini decide di non chiudere al dialogo con le opposizioni ma sicuramente esprime un niet ai vecchi ricatti per l’approvazione dei vari provvedimenti.

Gianpaolo Plini




Decreto Dignità, la prima legge del governo giallo verde: ecco i punti principali

Ieri il Decreto Dignità ha passato l’ultimo vaglio, quello del Senato ed è diventato legge. Con 155 voti favorevoli, 125 contrari ed uno astenuto, Palazzo Madama ha confermato le modifiche apportate già in nella sede della Camera dei Deputati riguardo il capitolo del lavoro.

Il primo provvedimento del governo giallo-verde che diventa legge dello Stato: manca solamente la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale

Il vicepremier e padre del decreto, Luigi Di Maio chiosa all’uscita dal Senato :” Finalmente i cittadini segnano un punto: dopo decine di anni è stato approvato il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby”. Infatti per il pentastellato, il decreto dignità, nome omen, si pone il preciso obbiettivo di assumere come cardine la condizione dei lavoratori e dei precari, attaccando alla base il Jobs Act renziano, il quale ha sortito come unico effetto quello di “stabilizzare la precarizzazione”. Gli ultimi dati Istat sembrano dare ragione alle stime della maggioranza: a giugno si registra un calo di 49 mila unità degli occupati e un aumento dell’occupazione a termine che raggiungono quota 3 milioni 105 mila. Il provvedimento era uscito dai lavori del fine settimana nelle commissioni Finanze e Lavoro senza l’indicazione dei relatori dopo l’ostruzionismo dell’opposizione che si è riproposto al termine della votazione a Palazzo Madama, dove gli esponenti del Partito Democratico hanno alzato dei fogli con scritto “-80 mila #bye bye lavoro”. La protesta è arrivata anche dal capogruppo dem Marcucci che spiega ai senatori: “Il vostro è il decreto disoccupazione, altro che dignità! Crea più precarietà e più lavoro nero e riduce i posti di lavoro. Sfido chiunque a trovare in questo testo qualcosa di degno”. Dall’altro lato il ministro dello Sviluppo Economico Di Maio ed il premier Conte si sono stretti la mano avvolti dagli applausi della maggioranza.

Ma in cosa consiste il decreto dignità? Cerchiamo di riassumerlo in pochi punti principali..

I contratti a termine avranno una durata massima di 24 mesi rispetto ai 36 previsti dalla precedente legislazione con l’obbligo di motivare i rinnovi. Se il contratto a termine supera i 12 mesi e non vengono indicate le causali, il contratto si trasforma automaticamente a tempo indeterminato. I contratti a tempo determinato, compresi quelli in somministrazione, non possono superare il 30% dei contratti a tempo indeterminato nella stessa azienda. Previste anche multe molto esigue di 20 euro al giorno per la somministrazione fraudolenta e l’esclusione delle agenzie di somministrazione dall’obbligo di indicare le causali per il rinnovo dei contratti a termine. I costi aggiuntivi applicati ai rinnovi (0,5%) si applicheranno anche ai contratti a termine in somministrazione. Per quanto riguarda le colf , collaboratori domestici e badanti la maggioranza contributiva dello 0,5% non varrà. Il bonus del 50% dei contributi per le assunzioni di under 35, che dal prossimo anno sarebbe scattato solo per assunzioni di under 30, sarà esteso anche al 2019 e al 2020. L’esonero del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro è riconosciuto per massimo 3 anni e con un tetto di 3mila euro su base annua. Le coperture arriveranno dall’aumento del prelievo erariale unico sugli apparecchi da gioco a partire dal 2019. Aumentate le indennità in caso di offerta conciliativa per i licenziamenti illegittimi. A oggi, le mensilità minime da corrispondere sono due, le massime 18. Con la modifica si va da un minimo di 2 a un massimo di 27. I nuovi voucher non potranno più essere utilizzati solo dalle aziende agricole, ma anche dagli alberghi con un massimo di 8 dipendenti. I voucher saranno una forma di pagamento per pensionati, disoccupati, studenti under 25. Sale a 10 giorni la durata massima. La quota delle assunzioni che le Regioni potranno fare nel triennio 2019-2021 sarà destinata al rafforzamento degli organici dei Centri per l’impiego. Previsti forti provvedimenti per quelle aziende che, per diminuire il costo del lavoro e i diritti sindacali, chiudono le sedi italiane per portarle all’estero.
Le misure contro le imprese che delocalizzano dopo aver ricevuto contributi pubblici saranno dalle due alle quattro volte maggiori rispetto al beneficio statale avuto.
Si incide anche sulla semplificazione del fisco: proroga dello spesometro, abolizione dello split payament dei professionisti e aggiornamento del redditometro.
Sancita la fine della pubblicità del gioco d’azzardo che oggi impazza su tutti i media. Facendo dell’Italia il primo Paese ha prendere misure contro le ludopatie. I tagliandi per tentare la fortuna dovranno avere note esplicative (che coprano almeno il 20 per cento della superficie del biglietto su entrambi i lati) sui rischi del gioco d’azzardo. Come succede per i pacchetti di sigarette.
Chi viola il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo sarà sanzionato severamente (minimo 50mila euro). Per giocare alle slot e per tutelare i minori sarà obbligatorio, come avviene per le macchinette che distribuiscono tabacco, la tessera sanitaria. Arriva la proroga dei contratti fino a 30 giugno 2019 e un concorso straordinario per risolvere il problema delle maestre diplomate prima del 2001-2002. Verranno prorogati tutti i contratti fino al 2019 trasformando quelli a tempo indeterminato in contratti a termine fino al 30 giugno 2019 e prorogando chi aveva già il contratto a tempo determinato.

Gianpaolo Plini




Regione Lazio, Cangemi in pole position per la vicepresidenza. Palozzi sostituito nei prossimi giorni

Dalle ultime indiscrezioni risulta ormai deciso che ad avvicendarsi allo scranno di vicepresidente dell’Aula alla Regione Lazio, dopo l’arresto di Palozzi, sarà Giuseppe Cangemi. Per Forza Italia è un susseguirsi di beffe dopo il danno dell’ex consigliere Adriano Palozzi costretto ai domiciliari dalla Prefettura di Roma dopo il caso dello stadio della società calcistica capitolina per le sue pressioni sull’imprenditore Parnasi, il quale in un interrogatorio di oltre 11 ore, delinea i suoi rapporti con Palozzi.

Il 7 luglio scorso, il riesame ha scagionato da ogni coinvolgimento Michele Anzaldi del Pd nello stesso filone investigativo, mentre ha confermato la restrizione domiciliare per il consigliere Palozzi eletto con più di 9 mila voti nelle ultime elezioni ed ora dichiarato temporaneamente decaduto con decreto governativo dopo la notifica del provvedimento della Prefettura romana.

L’ex sindaco di Marino sarà sostituito da Roberta Angelilli, ex parlamentare europeo e prima tra i non eletti nella stessa circoscrizione romana, ufficialmente nella prossima seduta di martedì 7 agosto. Ma secondo l’articolo 20 comma 5 dello Statuto della Regione Lazio che recita ““I componenti l’Ufficio di presidenza restano in carica per l’intera legislatura, salvo i casi di dimissioni o di grave impedimento”, non è allo stesso modo immediata la sostituzione per la carica di vicepresidente.

Bisogna che i colleghi dello stesso Palozzi definiscano se il caso rientri nella fattispiecie del “grave impedimento”.

Nelle ultime ore si fa avanti, però,il nome di Giuseppe Cangemi, eletto in Forza Italia e bocciato alla guida della Sanità da un’ala dello stesso partito, capitanata da Tajani e Abbruzzese.

Cangemi si è, in seguito, aggiunto al gruppo Misto e da poco ha dichiarato il suo ingresso nella maggioranza di Zingaretti con la sottoscrizione del patto propugnato dal dem Buschini, come ha riportato nei giorni scorsi L’Osservatore d’Italia.

Ora il fatto che si avanzi il nome di Cangemi risulta insopportabile per i consiglieri di Forza Italia i quali, attraverso un avvertimento di Antonello Aurigemma allo stesso Buschini, si dicono pronti a osteggiare la già claudicante legislatura di Zingaretti bloccando il dibattito sul Collegato al Bilancio (provvedimento omnibus dove è stato inserito di tutto) proponendo centinaia di emendamenti.

Gli azzurri criticano la maggioranza che non rispetta il patto secondo cui il Presidente dell’Aula spetta al Pd, mentre le due vicepresidenze all’opposizione. Di fatti vicino al 5 Stelle Devid Porrello, i forzisti vorrebbero adesso Laura Cartaginese, eletta con Palozzi nella doppia preferenza di genere, a seguito dell’evidente impossibilità di rientro di Cangemi in Forza Italia che comunque sembra prossimo alla nomina.

Gianpaolo Plini