Napoli, policlinico Federico II: la professoressa Annamaria Colao conquista il premio Geoffrev Harris Award 2020

È partenopea la vincitrice del Premio Geoffrev Harris Award 2020, questo prestigioso riconoscimento va quest’anno alla Professoressa Annamaria Colao Direttore Clinica Malattie Endocrine e Metaboliche, Azienda Universitaria Policlinico Federico II di Napoli. La Professoressa è la prima donna vincitrice del premio assegnato dalla Società europea più quotato in campo neuroendocrinologo e tra le curiosità che emergono tifa per la Squadra di Calcio del Napoli, è un’esperta conoscitrice di ricamo, uncinetto e maglia ed ama moltissimo leggere.

Colao è stata premiata per il suo lavoro con pazienti con tumori ipofisari che ha avuto inizio durante gli anni da studentessa, la dedizione di una tutta una vita a migliorare la diagnosi e la terapia per i pazienti con malattie neuroendocrine, compresa la pubblicazione di oltre 850 articoli fino ad oggi.

L’Osservatore d’Italia ha voluto intervistare la Professoressa Annamaria Colao con qualche domanda

Professoressa dove ha studiato?

Sono stata molto fortunata perché ho cominciato il mio percorso di studio alla Scuola Svizzera, una scuola internazionale che permetteva ai bambini di studiare in italiano, tedesco e francese in un programma prolungato al pomeriggio quando tutti invece rientravano a casa ad ora di pranzo, esami di profitto tutti gli anni, studio aggiuntivo della storia e geografia Svizzera, insomma tanto di più dei miei coetanei napoletani…questa impostazione proseguita poi al Ginnasio e Liceo Pontano, ancora tanto, tanto studio, mi ha dato la base per affrontare con tranquillità lo studio della Medicina alla Federico II di Napoli dove sono restata anche per la specializzazione e il dottorato di Ricerca…e non sono più andata via.

Dove è vissuta Professoressa Colao?

Sono nata orgogliosamente a Napoli, e se escludiamo una pausa di 2 anni di vita a Marsiglia città che mi ha ospitato per i lavori scientifici della mia tesi di dottorato, sono vissuta sempre a Napoli.

Se lo aspettava un riconoscimento così importante?

No. I riconoscimenti importanti arrivano perché altri considerano il tuo percorso degno di nota. Io posso dire di aver sempre lavorato con grande determinazione e coraggio e con la fortuna di avere con me, fin dall’inizio, un gruppo di giovani talentosi ricercatori. Era nell’aria che prima o poi il mio curriculum balzasse agli occhi, ma non sempre chi merita ha poi i giusti riconoscimenti quindi sono molto contenta che ciò sia accaduto a me, e ancor di più di essere la prima donna in Europa a ricevere questo riconoscimento negli ultimi 25 anni.

Per arrivare al suo livello ha fatto tanto sacrifici, se le va di parlare di questo, un messaggio per i giovani…

Sacrifici tantissimi… ma soddisfazioni superiori ai sacrifici. Quando dentro di te hai un obiettivo, il sacrificio che fai per raggiungerlo è davvero un sacrificio?
Io ho sempre considerato la mia dedizione alla ricerca, allo studio, all’Università come un investimento. Ho sempre creduto di poter riuscire di dimostrare che nella mia capacità intellettuale e creativa ci fossero idee originali per migliorare la vita ai pazienti con tumori ipotalamo-ipofisari (l’argomento che scelsi come giovane ricercatore) e così ho fatto. Poi con il tempo, l’esperienza e le maggiori acquisizioni tecnico-scientifiche ho cominciato ad interessarmi anche ad altro e oggi mi sto dedicando molto al tema dell’obesità, della nutrizione e dei ritmi biologici con enormi soddisfazioni. Il mio gruppo di ricerca si è allargato ad oltre 50 menti formidabili, e i giovani ci raggiungono per lavorare con noi. I miei diretti collaboratori sono noti a livello internazionale e ciò fa di noi una scuola di endocrinologia ben conosciuta nel mondo.
Neanche nei miei sogni più ambiziosi quando ero una giovane ricercatrice, avrei scommesso che sarei arrivata dove sono oggi. Ai giovani, ma soprattutto alle giovani, vorrei dire che se hanno interesse per la ricerca devono mettersi alla prova. Nessun risultato è precluso per chi si impegna davvero.

A chi dedica il riconoscimento?

Al mio fantastico gruppo di ricerca, innanzitutto. Con alcuni di loro da oltre 30 anni mai uno screzio o una incomprensione con amore e divertimento. Alcuni dei miei collaboratori hanno dovuto lasciare Napoli perché non c’era spazio per tutti, ma continuiamo a lavorare insieme in tutte le occasioni possibili. Ecco, tutti loro sono state le mie “pepite d’oro”…Poi dedico il riconoscimento alla mia famiglia e in particolare a mia figlia Alessia, che è cresciuta con una madre molto impegnata e non ha mai perso bontà e sorriso, e a mio padre che è mancato quasi 10 anni fa e avrebbe gioito moltissimo per il premio.

Quali hobby ha? Fa sport?

Il mio hobby preferito sono i lavori manuali: maglia, uncinetto, ricamo non hanno segreti per me…ho sempre qualche lavoro in corso ed è il mio anti-stress preferito. Poi amo moltissimo leggere, ho sempre 2-3 libri sul mio comodino e cerco di leggere tutti i giorni. Non sono un tipo sportivo, ma cerco di fare esercizio fisico tutti perché lo raccomando a tutti i miei pazienti e non posso proprio io, esimermi dal farlo.

Ai “ Tempi del coronavirus” cosa raccomanda ai suoi pazienti (ovviamente se ci sono raccomandazioni) e se i pazienti positivi al CoViD-19 a livello endocrino-metabolico dà segni significativi?

Sintomi diretti da coronavirus per la parte endocrino-metabolica al momento non appaiono evidenti, ma posso dire che certamente l’obesità, la sindrome metabolica e il diabete melito rendono il quadro clinico più severo e sono stati associati ad una prognosi peggiore.




Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ecco le novità per il post lockdown: l’intervista al direttore Paolo Giulierini

L’emergenza Covid-19 ha cambiato la vita di tutti noi e di conseguenza non abbiamo più potuto godere delle bellezze custodite all’interno dei poli museali di tutto il Paese, dalle esposizioni permanenti alle exhibit temporanee, ma ricordiamo che i musei sono sempre vivi anche se vuoti di fruitori, in attesa del ritorno alla normalità, nel frattempo, grazie al web, possiamo programmare quale museo andare e fruire da vicino.

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini su cosa ci attende dopo il lockdown.

Quando ci sarà la riapertura del Museo le mostre temporanee – tra queste Lascaux 3.0 e le altre exhibition, interrotte l’8 marzo con il D.P.C.M.- i fruitori le potranno vedere ancora quando ci sarà la riapertura?. Oppure non ci saranno più?
Alla riapertura del MANN, stiamo pensando di garantire la proroga delle mostra temporanee che avevamo in programma prima del lockdown: si tratta di “ Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, “Capire il cambiamento climatico” e “Lascaux 3.0”. Sono esposizioni diverse: dall’archeologia alla didattica, dalla conoscenza della preistoria all’attualità, una gamma differenziata di proposte per un pubblico curioso, composto da addetti ai lavori e non solo.
Naturalmente, restiamo in attesa delle disposizioni governative per la fase 2, nell’ottica di una programmazione più precisa degli eventi.

“Lascaux 3.0” era visitata?
La mostra “Lascaux 3.0” ha riscosso un grande successo di pubblico e critica. In oltre un mese di programmazione, prima della chiusura, i visitatori hanno raggiunto, all’incirca le 60mila unità. Ci auguriamo, con l’eventuale proroga, di coinvolgere quel pubblico che non ha ancora potuto fruire dell’esposizione.

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli si sta preparando per altre exhibition? Riaprirà nella cosiddetta Fase 2? Come sarà il Museo “ai Tempi del post coronavirus”?
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, alla ripresa della normale attività espositiva secondo quanto definito dal Governo, presenterà al pubblico, in primis, il riallestimento delle sale degli affreschi: saranno fruibili nuove opere, portate alla luce dai nostri depositi, e sarà rinnovato anche l’apparato grafico.
Per quanto riguarda le esposizioni temporanee, al via “Gli Etruschi e il MANN”, un percorso da non perdere per conoscere non soltanto la ricchezza storica e culturale dell’Etruria campana, ma anche l’interesse di quel collezionismo che caratterizzò l’Italia tra Ottocento e Novecento. Qualsiasi percorso di visita, nelle collezioni permanenti e nelle mostre temporanee, sarà sempre adeguato agli standard di sicurezza indicati dal Governo e dalle istituzioni competenti: questo nelle sale, ma non escludiamo di abbinare, alla fruizione in loco, il ricorso alle tecnologie digitali per valorizzare il nostro patrimonio.

Ci sono mostre che state preparando? (dell’importanza di “Canova e l’Antico”)
Ogni mostra ha, naturalmente, un suo unico ed originale fattore di interesse, per cui è difficile paragonarla ad esperienze pregresse. Sicuramente l’esposizione sui Gladiatori sarà un grande evento che, slittato giocoforza al gennaio 2021, avrà un’anticipazione sul web entro l’estate. Questo per anticipare i contenuti, il percorso scientifico ed i criteri di allestimento dell’exhibit.

Una notevole quantità di “luoghi d’interesse culturale” di tutto il Bel Paese hanno partecipato alle innumerevoli iniziative tra queste: #l’Italiachiamò e #iorestoacasa. Anche il MANN ha partecipato alle iniziative di eventi culturali con video, percorsi virtuali all’interno del Museo dando anche la possibilità di vedere particolari che normalmente in una visita non è possibile scoprire.
Siamo sempre stati molto attivi sui social, ma il lockdown ha amplificato, naturalmente, il ricorso alla comunicazione digitale: la piattaforma Google Arts&culture, che mette in rete 750 capolavori del MANN e presenta diversi percorsi tematici, i documentari MANNstories realizzati nell’ambito del progetto Obvia, il ciclo “Antico Presente” di Lucio Fiorentino, sono stati soltanto alcune delle nostre proposte social, accolte, peraltro, con grande entusiasmo. Sul web, anche tante anticipazioni delle mostre “Gli Etruschi e il MANN”, “I Gladiatori” e “Sing Sing. Il corpo di Pompei”.

Fin quando non si avrà la possibilità di fruire da vicino dei tesori custoditi all’interno del Museo, uno dei luoghi simbolo del capoluogo campano, quali saranno le prossime iniziative virtuali?
Il passaggio successivo, nella divulgazione online, sarà la messa in rete di alcuni eventi che abbiamo presentato al MANN: “Gli Incontri di Archeologia”, ad esempio, così come alcuni appuntamenti della rassegna “Fuoriclassico”. Nell’ambito della rete EXTRA MANN, saranno anche valorizzati i contenuti video inerenti al Cartastorie ed alle prime scoperte archeologiche nei siti del vesuviano.

Il Museo Archeologico è parte integrante della città di Napoli e dell’Italia (ha registrato solo con la mostra “Canova e l’Antico” ben 60.000 utenti solo nei primi 15 giorni di programmazione) i visitatori abituali che partecipavano a tutti i Vostri eventi (mostra, eventi ecc) qualcuno di loro Vi ha manifestato affetto? Vi contattano per sapere delle prossime exhibit future?
Sui social ed anche tramite e-mail, riceviamo diverse manifestazioni di affetto e vicinanze da parte dei nostri utenti: il desiderio di stabilire un contatto, anche solo per sapere una data di programmazione o un’ipotesi sulla possibile riapertura, è emblematico di quanto l’arte faccia parte della vita di ciascuno di noi. Il digitale aiuta a colmare le distanze.




Covid-19, farmaco Tocilizumab e vaccino: l’intervista al professor Paolo Ascierto dell’Ospedale Pascale di Napoli

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il Prof. Paolo Ascierto dell’Ospedale Pascale di Napoli, originario di Solopaca, dall’inizio dell’emergenza CoVid-19 ha somministrato ai malati il farmaco Tocilizumab chiamato anche “Toci”.

“Cauto ottimismo” è stata la frase che subito ha adottato fin dall’inizio, quante persone sono state guarite con il farmaco Tocilizumab?
La sperimentazione fase 2, coinvolge 330 persone in Italia. Prima di questa sono state trattate 1200 persone e nel cosiddetto studio osservazionale, ancora altri 1500 pazienti. Su quanti ha avuto effetto ce lo dirà l’Aifa a fine aprile. Se parliamo dell’Ospedale Cotugno su 7 intubati, quattro ora sono a casa, due sono morti, un altro è stabile. Degli altri che non erano intubati, 8 sono molto migliorati e sono quasi tutti a casa.

Quante ore al giorno passa in ospedale?
Molte ore. Non ci sono quasi mai a casa. L’Ospedale Pascale è la mia seconda casa dal ’91, da quando ero specializzando. Oggi guido il reparto melanoma e immunoterapie e terapie innovative, anche se da più di un mese l’attività all’80 per cento è concentrata sui pazienti colpiti da CoVid.

Era prevedibile che il virus si propagasse così tanto da diventare una pandemia?
No, nessuno lo aveva previsto.

Molti sperano che con il caldo il virus scompaia, che ne pensa? Il problema sarebbe l’estate.
Questa della temperatura è una cosa che è stata detta, ma non ci sono assolutamente prove. Tra l’altro il virus è stato riscontrato anche in paesi in cui la temperatura è molto alta. Speriamo solo che con i provvedimenti contenitivi che sono stati adottati si arrivi a quest’estate con livelli di contagio molto bassi.

Abbiamo letto che lei ha intenzione di voler sperimentare un vaccino volevamo sapere di più…
C’è una sperimentazione portata avanti con la Takis e i primi risultati dei test preclinici dei cinque candidati vaccini che inducono una forte produzione di anticorpi contro il CoViD-19 sono positivi e incoraggianti e li sperimenteremo, appena pronti, anche a Napoli.

È vero tifa la Juve? ..e perché? e da quando?
Si è vero. Nessuno è perfetto. Il grande Luciano De Crescenzo diceva che il calcio è la forma d’amore più vera. Me ne invaghii da bambino a 7 anni nonostante a casa fossero tutti interisti e lo feci una domenica in cui la Juve perse contro il Catanzaro. Diciamo che decisi di tifare una squadra “debole”.

Abbiamo letto che i medici statunitensi l’hanno contattata, anche Trump ha elogiato il suo operato, ci sono stati altri Paesi che l’hanno contattata?
Sono nel consiglio direttivo della Society for Immunotherapy of cancer ed insieme ad altri colleghi che utilizzano il sistema immunitario per curare i tumori: ci confrontiamo con gli americani due volte al giorno, stiamo sollecitando l’attenzione di grandi aziende internazionali sui vari farmaci. Abbiamo fatto anche delle pubblicazioni per dare indicazioni a tutti. Ma, ogni giorno sono in contatto anche con i colleghi in Gran Bretagna, Australia, Israele, Africa, Francia, Belgio, Germania, Spagna e Svezia.




Napoli, Parco Archeologico dei Campi Flegrei: chiuso ma non spento. Ecco tutti i tour virtuali

Il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, diretto da Fabio Pagano, continua la sua attività virtualmente anche in tempo di quarantena con iniziative per tutta la famiglia dal titolo #ChiusiMaNonspenti dove si può partecipare e interagire comodamente da casa.

Il Museo Archeologico dei Campi flegrei resta attivo per poter “narrare” le proprie storie e mantenere il rapporto con “viaggiatori” offrendo percorsi, seppur virtuali, di conoscenza e nell’occasione anche offrire qualcosa in più che normalmente non era possibile.

 Il Parco flegreo si trova in provincia di Napoli e si espande a macchia di leopardo su una vasta area ricca sia dal punto archeologico che paesaggistico. È una mappa assolutamente da visitare quando finirà l’emergenza.

Il Direttore del Parco, Fabio Pagano ha dichiarato: “il Parco archeologico dei Campi Flegrei ha attivato una straordinaria strategia di comunicazione sui propri canali digitali con l’obiettivo di far passare il messaggio che il Parco è chiuso, ma non spento. Tutto passa per la relazione che il Parco ha con la propria “gente” anche nella prospettiva che la comunicazione social possa essere uno strumento di avvicinamento di nuovi pubblici.” Prosegue il Direttore Pagano: “ Le risposte dei nostri “seguaci virtuali” sono confortanti e stimolanti e ci spingono a insistere nell’accompagnare questa delicata fase continuando ad accendere i riflettori sul nostro patrimonio”.

Le iniziative virtuali da seguire sono:

– #parco4family:  Si tratta di un percorso  virtuale per grandi e bambini e ha l’obiettivo di conoscenza e di svago dove si ruota intorno ai luoghi e alle storie del Parco flegreo. L’iniziativa virtuale, dove si può imparare divertendosi, si trova sulla pagina fb e sul sito ufficiale del Parco ogni venerdì dove si possono scaricare materiale didattico da stampare.

– #unparcodistorie: È la mappa della comunità social dove coloro che  hanno visitato o che vivono e lavorano nel territorio possono raccontare le proprie storie personali e condividerle. Ed è possibile contribuire con la propria esperienza accedendo a questo link: www.cityopensourse.com/#/space/109

– #carteggiosocial: Si tratta di un dialogo social virtuale con le Università e i Centri di ricerca che svolgono attività di studio nel territorio aprendo uno sportello di discussione con il nostro pubblico.

– #thrwbackthoursday: l’appuntamento è di giovedì ed è dedicato alle foto storiche dove sono a parlare le immagini che ci raccontano momenti indelebili del passato, ritrovamenti archeologici, procedure di scavo, o semplici ricordi dei luoghi del patrimonio dei Campi flegrei.

– #ilparcochenonhaimaivisto: sono stati aperti “virtualmente” spazi che solitamente non visitabili attraverso video appositamente realizzati in cui il direttore Fabio Pagano ha accompagnato i visitatori digitali alla scoperta di questi luoghi meno noti.

– #statueparlanti: In questo momento particolare abbiamo immaginato di far parlare le statue del Museo archeologico dei Campi Flegrei per raccontare le proprie storie e le sensazioni da museo chiuso.

Qui seguenti link:

http://www.paefleg.it/

https://www.facebook.com/parcoarcheologicodeicampiflegrei

https://twitter.com/pa fleg/

https://www.instagram.com/pa fleg/

I musei dall’8 marzo sono chiusi da quando il Presidente Conte ha firmato il DPCM che prevede la chiusura dei musei, scavi archeologici, cinema e teatro, ma le opere all’interno dei poli museali restano “vive” ed è giusto “viverle” anche da lontano.




Cultura ai tempi del coronavirus: tanti i tour virtuali che si possono fruire online da Nord a Sud

Il
patrimonio artistico italiano culturale è uno dei beni più preziosi del nostro
Paese e vanta una ricchezza culturale diffusa di ben 4.908 luoghi di interesse
culturale diviso tra musei, aree archeologiche, monumenti ed ecomusei aperti al
pubblico secondo i dati ISTAT.

Il
coronavirus nel giro di poco tempo ha cambiato la nostra vita e di conseguenza
i luoghi di iniziative culturali come il cinema, il teatro e qualsiasi sito di
aggregazione hanno dovuto sospendere le attività per prevenire maggiormente la
propagazione del virus, e di conseguenza arrecando un danno economico notevole,
basta pensare, che difatti sono stati annullati nella prima settimana del
lockdown ben 7.400 spettacoli in tutta il Paese e i musei “custodi” della
nostra memoria storica hanno dovuto chiudere.

Da quando è
stata data l’emergenza del Covid-19 la nostra vita si svolge nelle nostre case
cambiando radicalmente le nostre abitudini e i luoghi di interesse culturale
sono diventati utopici.

I direttori dei maggiori poli museali e teatrali italiani hanno creato tour virtuali o spettacoli on line per gli abituè della cultura come cura alla chiusura forzata delle sale sull’emergenza della pandemia dando la possibilità di “viaggiare” tra le epoche attraverso i reperti, opere e i luoghi stessi mantenendo viva l’interesse e i musei, stando comodamente seduti sul proprio divano.

Sono tantissime le iniziative virtuali che si possono fruire online da Nord a Sud di spettacoli e di esposizioni dei maggiori musei italiani che spiegano la storia dei reperti al loro interno o delle exhibition temporanee che erano in programmazione, ma che hanno dovuto sospendere.

Fra i musei che hanno aderito alle innumerevoli iniziative in tutta Italia vi è il Real Museo e Bosco di Capodimonte di Napoli diretto da Sylvain Bellenger. Il Museo partenopeo nel 2019 è risultato fra i primi 5 siti di interesse culturale più frequentati d’Italia, ogni anno il Bosco è frequentato gratuitamente da ben 2 milioni di utenti, e il Museo, al suo interno, rientra nella classifica 30esimo per affluenza secondo i dati MIBACT.

Il polo
museale partenopeo si è mobilitato aderendo alla maratona “L’Italia chiamò” sul
canale Youtube del Mibact offrendo ai “visitatori” innumerevoli iniziative.
L’intendo è di poter far  vivere
un’esperienza culturale notevole sperando al più presto che si ritorni alla
normalità. Fra le offerte museali del Museo di Capodimonte agli abituè
dell’arte vi è il focus sull’artista partenopeo con il tour virtuale con
“Gemito Dalla scultura al disegno”.

Altra
notevole iniziativa on line lo offre il Museo archeologico Nazionale di Napoli,
il polo aderisce all’iniziativa #iorestoacasa con tour virtuali da fruire
comodamente sul divano della propria abitazione. Il Real Museo Archeologico
Nazionale ha chiuso il 2019 con 673mila visitatori ed è rientrato tra i primi
dieci musei italiani per affluenza. Il Museo Nazionale risulta tra i maggiori
“custodi” dell’arte antica a livello mondiale.

Attualmente
in attesa del ritorno alle nostre abitudini offre ai “viaggiatori” un ‘Grand
Tour Virtuale’ con le sue collezioni, fra queste anche  l’exhibition dal titolo “Lescaux 3.0”  già in programmazione dal 31 gennaio al 31
maggio adesso sul canale di Youtube.




Noi, ai tempi del coronavirus… [La riflessione]

“Noi ai tempi del coronavirus”, noi all’epoca dell’informazione flash, delle notizie che viaggiano a livello globale ed in tempo reale, noi che eravamo abituati a credere di avere ‘Il Tutto’ sotto il nostro controllo e sicuri di poter monitorare con un click la vita degli altri, fino a quando solo poche settimane fa all’improvviso è arrivato “Lo Tsumani” della Sanità, il Covid-19. Il coronavirus che fino al 12 gennaio era conosciuto solo agli addetti ai lavori, insieme alla parola “Covid-19” dal 23 al 29 febbraio 2020 sono state fra le parole più cliccate su Google.

All’improvviso la nostra visione antropocentrica viene messa in discussione da un nemico infinitamente piccolo, ma infinitamente grande, tanto che sta tenendo banco in tutto il mondo.

È stato definito “Il Cigno nero” un evento inaspettato che ha cancellato “con un battito d’ali” certezze che avevamo, nel giro di un paio di settimane la nostra vita, le nostre abitudini sono state cambiate da un nemico inaspettato.

Questo è un momento storico difficile, surreale, strano e delicato, il governo italiano chiede agli italiani di essere responsabili del proprio destino e delle persone che ci circondano, ma difficile da accettare per molti, di voler essere accentrati da qualcosa che sembrava fino a poco tempo fa debellato, all’improvviso la nostra presunzione sembra incredibilmente messa in discussione.




Napoli, scandalo all’Accademia di Belle Arti: si indaga per presunta violenza sessuale

NAPOLI – “Mandami la tua foto nuda, altrimenti ti boccio all’esame”. Scandalo all’Accademia di Belle Arti di Napoli per le accuse di alcune studentesse ad un noto professore e regista cinematografico partenopeo. Il noto regista – molto conosciuto a Napoli – si è poi dimesso per la gogna mediatica degli ultimi giorni, dopo che una delle vittime ha reso noto di essere stata molestata dal docente.

E ieri sono scattati i primi interrogatori alla Procura di Napoli sulla presunta violenza sessuale denunciata dalla studentessa di 20 anni dell’Accademia delle Belle Arti ai carabinieri con la conseguente apertura di un fascicolo da parte della magistratura partenopea che ha iscritto nel registro degli indagati il professore per il quale si ipotizza il reato di violenza sessuale.

Sempre ieri mattina il sostituto procuratore Cristina Curatoli ha ascoltato tre giovani studentesse come persone informate dei fatti. Previste per il prossimo 6 marzo, poi, le acquisizioni di tutti i dati sensibili come foto, video, conversazioni, anche via chat e social degli smartphone di tutte le parti in causa. Ascoltati, sempre ieri, i legali del professore indagato, gli avvocati Maurizio Sica e Lucilla Longone.

Il docente indagato, al fine di dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati, ha consegnato spontaneamente, attraverso i suoi legali, i tabulati delle conversazioni intercorse con la studentessa.

La prestigiosa Accademia di belle arti di Napoli è uno dei simboli del capoluogo campano ubicata a Via Santa Maria di Costantinopoli, storica strada costruita nel XVI secolo ed era un luogo ricco di storia e di magia e conservava ancora un’aura fino a poco tempo fa. E qualora i fatti contestati al professore dovessero trovare delle conferme da parte degli inquirenti sorgerebbe spontanea la domanda: ma i professori non dovrebbero essere docenti-maestri di vita e non viceversa?

L’Accademia istituita nel 1752 da Carlo III di Borbone, vanta una lunga tradizione, per anni ha dato le basi a professionisti della creazione adesso ha i riflettori puntati dalla Procura di Napoli per molestie, ricatti e proteste contro le violenze.

E sempre qualora i fatti venissero confermati risulterebbero quantomeno fuori luogo alcune dichiarazioni fatte a testate giornalistiche da parte di personaggi all’interno dell’Istituto che hanno affermato: ”L’Accademia di Belle arti di Napoli ha perso un ottimo elemento”. E questi stessi personaggi, qualora le accuse trovassero conferma, sono pronti a dichiarare il contrario?

La prestigiosa Accademia di belle arti di Napoli è uno dei simboli del capoluogo campano ubicata in via Santa Maria di Costantinopoli, storica strada costruita nel XVI secolo, un luogo ricco di storia e di magia che conservava ancora un’aura fino a poco tempo fa. La storica strada insieme all’Accademia è una delle tappe da visitare più belle per artisti e amanti dell’arte.




Napoli, Cappella Sansevero, al via il nuovo progetto dedicato ai ragazzi con disturbo dello spettro autistico

NAPOLI – Al via il nuovo percorso espositivo Sansevero in Blu al Museo Santa Maria della Pietà Cappella Sansevero nel cuore di Napoli. Il nuovo progetto è dedicato ai ragazzi con disturbo dello spettro autistico in collaborazione con la Cooperativa sociale il Tulipano.

Le
visite sono gratuite per le persone con DSA, il tour per i bambini/ragazzi tra
gli 8 e i 18 anni è studiato e calibrato sulle necessità e le caratteristiche
dei visitatori con bisogni speciali con lo scopo di inclusione di tutta la
famiglia.

 L’iniziativa non ha lo scopo di terapia, ma
vuol essere uno strumento di inclusione, uno strumento in più per la fruizione
delle opere all’interno della Cappella Barocca ed è diviso in due percorsi in
base alla sfera del ragazzo.

L’arte
come strumento di comunicazione universale, il museo che si adatta alle
esigenze dei visitatori e non più viceversa, i ragazzi faranno una visita
esperienziale e parteciperanno al tour sia a livello tattile e sia a livello
olfattivo.

Un
progetto che attraverso percorsi inclusivi e permetterà alle persone con DSA di
scoprire le meraviglie della Cappella, le sue opere, le leggende e le storie
del principe Raimondo di Sangro.

L’iniziativa
si avvale del contributo scientifico del Dipartimento di Scienze Mediche
Traslazionali dell’Università Federico II, del Dipartimento di Architettura
dell’Università Federico II e del Dipartimento di Scienze Motorie  e del Benessere dell’Università Parthenope.