Castelli Romani(RM) – Il Parco dei Castelli Romani ha firmato una convezione con il CNR-INSEAN, l'Istituto Nazionale per Studi ed Esperienze di Architettura Navale di Nemi.
La convenzione, che rinnova un accordo di collaborazione già in essere con importanti e consistenti novità, prevede che il Parco abbia in carico la manutenzione ordinaria della struttura. In cambio, l'Ente avrà un punto di accesso privilegiato al lago di Nemi per attività di monitoraggio ed educazione ambientale e potrà, a tale scopo, utilizzare i locali posti al primo piano dell'edificio presente nell'area.
“Per i prossimi tre anni – commenta il commissario straordinario del Parco, Matteo Mauro Orciuoli – il Parco potrà contare su una struttura e un punto di accesso strategico sul lago di Nemi, grazie alla disponibilità dell'INSEAN. La collaborazione fra Enti è elemento essenziale per la costruzione di progetti di tutela e valorizzazione territoriale, perché l'incisività e la realizzabilità di tali progetti passa attraverso l'adesione partecipata di tutti coloro che sul territorio vivono e lavorano. Ci auguriamo che a questa convenzione ne seguano altre, per stringere in modo proficuo i rapporti con tutte le realtà presenti ai Castelli Romani”.
ALBANO INCENERITORE, IL COMUNE ADERISCE AL RICORSO ALLA CORTE EUROPEA CONTRO L'IMPIANTO
Albano Laziale (RM) – Con la delibera di Giunta 31 dell’11 febbraio 2013, il Comune di Albano Laziale aderisce al ricorso alla Corte Europea per i Diritti Umani proposto dalle associazioni del territorio contro l’inceneritore di Roncigliano.
Prosegue intanto l’iter per la denuncia alla Commissione Europea affidato ai legali di Albano che hanno in mano anche l’ultima Determina dirigenziale con cui la Regione Lazio approva il nuovo cronoprogramma per la costruzione dell’inceneritore.LEGGI ANCHE:
Rocca di Papa (RM) – Elemedia S.p.a, proprietaria dell’emittente radiofonica denominata M2O, dovrà versare al Comune di Rocca di Papa la somma di 11.372 euro. A dirlo è anche la sentenza numero 1697/2012 del Tribunale di Velletri che ne ha rigettato il ricorso.
La sanzione amministrativa era stata applicata per aver superato, al momento dell’accertamento eseguito dall’Arpa Lazio il 14 settembre 2012 su sollecito dell’Amministrazione comunale, i valori di attenzione per esposizione delle abitazioni e della popolazione a radio frequenze, fissati a 6 V/m.
Al momento dell’accertamento la frequenza 90,50, dalla quale trasmette M2O, posizionata in località Madonna del Tufo, misurava un campo elettromagnetico pari a 7 V/m. Visto il verbale di accertamento notificato dal Comando di Polizia locale del 29 ottobre, la società si è avvalsa, nei termini prescritti, della facoltà di audizione da parte del sindaco Pasquale Boccia, in qualità di autorità territoriale competente. Dopo ampia e attenta discussione, la richiesta di archiviazione presentata dalla società è stata rigettata. E anche il Tribunale ordinario di Velletri, lo scorso 18 dicembre, ne ha rigettato il ricorso.
“E’ un risultato importante – commenta il primo cittadino -, che premia l’impegno assiduo e la posizione drastica che abbiamo assunto contro l’inquinamento ambientale derivante dalle centinaia di tralicci di trasmissione radiotelevisiva che insistono abusivamente sul nostro territorio. Il fatto che un organo di giustizia amministrativa ci abbia dato ragione, condannando l’emittente al pagamento della sanzione comminata, è un passo avanti decisivo verso la sostanziale riduzione dei tralicci e la riduzione a conformità di tutte le emissioni per la salvaguardia della salute di tutti i cittadini”.
Altre due sono le emittenti sanzionate a seguito del controllo da parte dell’Arpa Lazio e che hanno già provveduto al pagamento.
NEMI, PROCESSO BERTUCCI: PROSSIMO APPUNTAMENTO AL 12 NOVEMBRE
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Nemi (RM) – Prima udienza per il processo penale che ha investito il sindaco Alberto Bertucci e che vede imputato il primo cittadino di Nemi per turbativa d’asta e frode nell’acquisto dei beni comunali. Si ricorda che Bertucci risulta essere contemporaneamente imputato e, come sindaco, parte lesa. Notifiche non andate a buon fine hanno fatto slittare l’udienza al prossimo 12 novembre. La notifica va ripetuta per il Comune di Nemi in veste di persona offesa e per altri due imputati.
Lo scorso 7 novembre 2012 il Gup (Giudice per le udienze preliminari) ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Pubblico Ministero Giuseppe Travaglini. Insieme a Bertucci sono stati rinviati a giudizio anche Gianpaolo Miglietta (già responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi), Mauro Cesaretti e Riccardo Schiaffini.
In concorso tra loro, Miglietta quale responsabile del procedimento e dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi e Bertucci già vicesindaco del Comune di Nemi, mediante collusioni avrebbero turbato la gara bandita da Miglietta per il Comune di Nemi e avente ad oggetto l’acquisto di uno scuolabus al fine di far aggiudicare la fornitura alla ditta Car Ind srl di Mauro Cesaretti. Miglietta, dopo aver bandito la gara avrebbe provveduto a modificarla: formulava quattro richieste di offerta per la fornitura di uno scuolabus indirizzandole alle quattro ditte che Riccardo Schiaffini, titolare della ditta appaltatrice dei trasporti presso il Comune di Nemi, aveva indicato a Bertucci.
Tra queste offerte Miglietta aggiudicava la gara alla ditta di Cesaretti al prezzo di euro 49 mila 950 Iva esclusa, sebbene tale prezzo fosse superiore a quello posto a base d’asta (euro 48 mila 126 iva inclusa). Dopo l’aggiudicazione, Cesaretti riduceva l’offerta ad euro 40 mila 105 iva esclusa ma consegnava presso il deposito dello Schiaffini un veicolo diverso da quello oggetto della gara perché avente solo 19 posti anziché i 30 indicati nell’atto di aggiudicazione.
Il 6 giugno scorso, il Giudice ha ravvisato un conflitto di interessi tra sindaco imputato sostanzialmente per turbativa d’asta e frode contro lo stesso Ente che amministra. Per questo ha nominato commissario ad Acta il vicesindaco Edy Palazzi affinché prendesse decisioni al posto del sindaco su questo caso penale. Ma Palazzi, con delibera di giunta ha deciso che come Ente, il Comune non si costituirà parte civile sulla base parere legale dell’avvocato Alessandra Capozzi, che tramite perizia giurata, avrebbe evidenziato che non si sarebbero verificate ipotesi concrete di danno per l’Ente.
Nemi (RM) – Si è svolta ieri 11 febbraio la riunione sindacale richiesta dalla Uil – Fpl – Cgil – Cisl con l’amministrazione di Nemi. Il sindaco Alberto Bertucci non ha partecipato, ad ascoltare i sindacati c’era il segretario comunale.
Il dirigente della Uil – Fpl Italo Tedeschi è tornato sul fatto dell’aggressione verbale del sindaco Bertucci nei confronti della dipendente comunale denunciando ancora una volta il comportamento e le conseguenze che lo stesso ha provocato; di fatti la dipendente, ha asserito Tedeschi, non si è ancora ripresa e non è ancora potuta tornare al lavoro.
Lo stesso dirigente sindacale, nel dichiarare che lo sviluppo di questa vicenda potrebbe approdare al Giudice del Lavoro, ha poi ribadito l’improprio utilizzo di altro personale del Comune in più uffici e cioè all’anagrafe, stato civile ed elettorale, senza avere ne la delega ne tantomeno la preparazione adeguata.
Questo ulteriore grave episodio ha creato ulteriore stress da lavoro correlato. Ma i problemi sollevati dai sindacati e legati all’amministrazione Bertucci non sono finiti. Il personale addetto al cimitero, ha riportato Tedeschi, non riuscirebbe ad assolvere nell’arco della settimana la tumulazione delle salme. A fine seduta i sindacati hanno evidenziato come attualmente non ci siano pronte soluzioni a questi numerosi problemi esposti e quindi Tedeschi ha ritenuto necessario proporre la convocazione di una assemblea generale di tutto il personale che sarà indetta unitariamente da tutte le sigle sindacali per i primi giorni di marzo. In questa sede, i dipendenti potranno esplicitare tutte le loro difficoltà per arrivare, questo l’auspicio, ad una migliore efficienza della macchina amministrativa che, “così com’è – ha detto Tedeschi – per alcuni uffici non può certo funzionare”.
Abbiamo bisogno di abbeverarci di mistero, profezie, segreti e sensazioni. Il sovrannaturale esiste. La fede stessa è qualcosa che non può spiegarsi. Il desiderio di trovare pergamene e premonizioni che lascino pensare che il prossimo Papa sarà nero è forte. Una cosa è certa, i fedeli avvertono una grossa crisi della Chiesa e della fede e proprio questo potrebbe essere il Terzo segreto di Fatima. Giovanni Paolo Secondo lo conosceva e si è fatto carico delle sofferenze del mondo, sapendo di aver dato comunicato l’immortalità dello spirito probabilmente conscio che sarebbero arrivati tempi bui. Per affrontare questi tempi, ci vuole forza, salute, rottura con il passato. L’attuale Papa dimissionario Benedetto XVI ha capito, con un gesto di profonda consapevolezza e amore per l’intera umanità, di non essere in grado di traghettare con forza e vigore l’umanità fuori da questa crisi. Il 2013 è un anno di profondo cambiamento, le basi cedono in virtù di un acclamato rinnovamento. L’umanità si appella all’esigenza di una grande rinascita e se questa dovrà arrivare da un Papa nero, che sia. Il resto è affascinante profezia condita da qualcosa che intender non si può.
Il Terzo segreto di Fatima da molti teologi e religiosi è inteso come crisi della Chiesa e perdita della fede. Nel 1984, il Vescovo di Fatima, Cosme do Amaral, confermò che il Terzo Segreto non riguardava una guerra atomica o la fine del mondo, ma piuttosto la Fede Cattolica, e specificamente la perdita della Fede in tutta Europa.
Nella sua terza memoria, completata nell’agosto del 1941, Suor Lucia affermò che il Segreto di Fatima è diviso in tre parti distinte, dopo di che ella mise per iscritto, per la prima volta, le prime due parti del Segreto. Ella scrisse: “Il segreto è composto di tre parti distinte, due delle quali mi accingo a rivelare.”1 Ella sentiva che “è giunto il momento di rivelare le prime due parti del Segreto.” Tuttavia, ella non scrisse nulla riguardo alla Terza Parte del Segreto, poiché non aveva ricevuto dal Cielo il permesso di rivelarla.
Nella sua quarta memoria, scritta tra l’ottobre e il dicembre 1941, Suor Lucia copiò le prime due parti del Segreto dal testo della sua terza memoria, ma aggiunse una frase di cui non vi è traccia nella terza memoria. Suor Lucia fornì la prima frase del Terzo Segreto, inserendo nella sua quarta memoria le parole “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede ecc.” Questa frase non appare in nessuna sua precedente memoria. Suor Lucia la aggiunse di proposito nella sua quarta memoria per indicarci cosa riguardasse la parte finale del Segreto.
Nel 1943, dopo aver ricevuto la richiesta del Vescovo da Silva di mettere per iscritto il testo del Terzo Segreto, Suor Lucia trovò il compito assai arduo. Ella dichiarò al Vescovo che non era assolutamente necessario mettere nero su bianco il testo “perché, in un certo qual modo, ella ne aveva già parlato.” Suor Lucia si stava molto probabilmente riferendo alla frase aggiunta nella sua quarta memoria: “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede ecc.”
La Frase è una sorta di promessa che la vera Fede sarà conservata in quella nazione, anche se nella sua vaghezza essa non afferma da chi. Ma se in Portogallo la vera Fede sarà preservata, cosa accadrà al resto del mondo? Il Padre portoghese Messias de Coelho ne ha concluso che “questa allusione, così positiva riguardo a ciò che avverrà tra noi, ci suggerisce che attorno a noi le cose andranno diversamente…”
Padre Alonso, l’archivista ufficiale di Fatima, disse questo riguardo al Terzo Segreto:
“In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede’: la frase implica, in modo del tutto chiaro, una condizione critica per la Fede, che verrà provata da altre nazioni, ovverosia una crisi della Fede; laddove invece, il Portogallo conserverà la propria.”
Fonti credibili della Chiesa hanno confermato le conclusioni di Padre Alonso riguardo al Terzo Segreto, ovvero che esso riguardi una perdita della fede senza precedenti, un’apostasia, dalla quale il Portogallo verrà risparmiato. Nel 1984, il Vescovo di Fatima disse: “la perdita della Fede in un continente è peggiore dell’annientamento di una nazione; ed è un fatto che la Fede stia continuamente diminuendo in Europa.” E nella sua intervista del 1984 a Vittorio Messori, l'allora Cardinale Ratzinger confermò queste affermazioni, affermando che la parte finale del Segreto parla di “pericoli che minacciano la fede e la vita dei Cristiani, e pertanto del mondo”.
Infine, sappiamo che il compimento della profezia del Terzo Segreto ha cominciato a realizzarsi nel 1960, perché quando a Suor Lucia fu chiesto il motivo per cui il Terzo Segreto avrebbe dovuto essere rivelato non più tardi del 1960, ella rispose “perché sarebbe stato più chiaro per allora”. Dal 1960 ad oggi abbiamo assistito al compiersi della profezia del Terzo Segreto sotto i nostri occhi, ed è ovvio che sin da allora il mondo abbia sofferto sempre più una terribile perdita della fede.
Nel suo libro Il Segreto di Fatima, Fatti e Leggende pubblicato nel 1976, Padre Alonso aggiunse alla sua ipotesi che il Terzo Segreto riguardi la crisi della Fede all’interno della Chiesa, il convincimento che esso parli anche della negligenza dei pastori, specialmente quelli della più alta gerarchia: “e’ pertanto assai del tutto probabile”, disse, “Che il testo (del terzo segreto) faccia riferimenti concreti alla crisi della fede all’interno della Chiesa ed alla negligenza degli stessi pastori”.
Nel giugno del 1943 Suor Lucia si ammalò seriamente di pleurite, e questo allarmò il Canonico Galamba ed il Vescovo da Silva, preoccupati che ella morisse senza prima aver rivelato il Segreto finale. Il Canonico Galamba convinse più tardi il Vescovo da Silva a suggerire a Suor Lucia di mettere per iscritto il Terzo Segreto. Tuttavia, Suor Lucia non fu in grado di compiere quel gesto così importante basandosi solo su un suggerimento del Vescovo. L’assenza di un ordine esplicito da parte del vescovo la preoccupava assai, e Lucia non voleva prendersi la responsabilità per una tale iniziativa.
A metà ottobre del 1943, il Vescovo da Silva dette finalmente l’ordine formale a Suor Lucia di mettere per iscritto il Terzo Segreto. Lucia tentò di obbedire all’ordine del Vescovo, ma non fu in grado di farlo per i successivi due mesi e mezzo. Da metà ottobre 1943 fino agli inizi di gennaio 1944, Suor Lucia non riuscì ad obbedire all’ordine formale di scrivere il Terzo Segreto da un’inspiegabile angoscia che l’attanagliava. Infine, il 2 gennaio 1944, la Madonna le apparve per darle la forza e confermarle che era il volere di Dio che ella mettesse nero su bianco il Segreto. Fu solo allora che Suor Lucia fu in grado di rivelare la parte finale del Segreto. Commentando le sue difficoltà, Padre Alonso chiese:
Pertanto, come dobbiamo interpretare la grande difficoltà trovata da Suor Lucia nello scrivere la parte finale del Segreto, quando ella aveva già messo per iscritto altre cose assai difficili da scrivere? Fosse stata solo una questione di profetizzare nuovi e severi castighi, Suor Lucia non avrebbe avuto problemi così grandi da essere risolti solo grazie all’intervento del Cielo. Ma se si fosse trattato di un problema di attriti interni alla Chiesa e di serie negligenze pastorali da parte dei membri più alti della gerarchia, possiamo ben comprendere il motivo per cui Lucia ebbe una ripugnanza tale che fu quasi impossibile da superare, con mezzi terreni.
Inoltre c’è un profezia che ricorre sempre “a ogni morte di papa”, quella attribuita a San Malachia e perciò definita profezia di Malachia. Un elenco di 112 motti che sarebbero attribuibili ad altrettanti pontefici a partire da Celestino II. Benedetto XVI era il 111°. Il prossimo, quindi, sarebbe anche l’ultimo della lista, Pietro Romano. Dopo, più niente: nell’interpretazione millenaristica della lista, il prossimo pontefice sarebbe quindi l’ultimo prima del secondo ritorno di Cristo e della successiva fine del mondo.
Leggenda che vuole che il manoscritto, la Profethia de Summis Pontificibus, scritta sulla base di visioni avute da San Malachia nel XII secolo a Roma, fosse stato ritrovato nel 1590 negli Archivi Vaticani. Venne poi pubblicato per la prima volta cinque anni dopo dallo storico benedettino Arnold de Wyon. Il successo della presunta profezia derivava dal fatto che tutti i motti latini della lista sembravano calzare bene con i rispettivi papi a cui si riferirebbero. Se il manoscritto fosse stato davvero redatto nel XII secolo, e legato ai papi futuri, una certa dote visionaria andrebbe riconosciuta. Il primo Papa, infatti, chiamato “Ex castro Tiberis”, sarebbe ben attribuibile a Celestino II, nato a Città di Castello, sul Tevere (Tiberis). O per esempio Celestino IV, “Leo Sabinus”: prima di essere eletto pontefice, fu vescovo di Sabinia. Ma a partire da un certo momento il collegamento tra motto e pontefice si fa incerto. Proprio a partire dalla fine del XVI secolo.
Il prossimo, il 113° della lista, sarà Petrus Romanus, comunemente definito Pietro II. Nessun pontefice si è mai attribuito il nome del primo pontefice, per tradizione. Nella profezia di Malachia si legge che l’ultimo Papa siederà sul soglio pontificio nel corso dell’ultima persecuzione della Chiesa. Al termine del suo papato, “la città dai sette colli cadrà, e il giudice tremendo giudicherà il suo popolo”. Il giorno del giudizio, insomma. Qualcuno parla già del prossimo pontefice come “il papa nero”, che nella profezie di Nostradamus sarebbe l’ultimo prima dell’apocalisse. Ma attenzione: in nessuna centuria di Nostradamus si parla del papa nero. E non c’è alcun riferimento a tale profezia nella lista di San Malachia.
ROMA CARCERE REBIBBIA, MUORE PER MALORE DETENUTO ITALIANO DI 46 ANNI
Redazione
Lazio – Si è sentito male dopo una seduta di ginnastica. Soccorso con il defibrillatore dal personale presente, è stato immediatamente trasferito nella struttura protetta dell’Ospedale “Sandro Pertini” dove, però, è deceduto poco dopo il suo arrivo. E’ morto così, questo pomeriggio, Antonio Schena, detenuto 46enne del carcere di Rebibbia N.C.. La notizia è stata diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.
Schena è la prima persona che muore, nelle carceri del Lazio, nel 2013.
L’uomo era detenuto in una cella della sezione G 9 del carcere di Rebibbia N.C., quella riservata ai cosiddetti reclusi precauzionali, proveniente da Genova.
Ex carabiniere della stazione di Genova-Sampierdarena, sospeso dall’Arma, Schena stava scontando una condanna per una serie di reati fra i quali la vendita di falsi titoli onorifici del “Sovrano Ordine di Malta e di Cilicia” e falsi attestati di onorificenza dell’Onu in cambio di denaro da destinare a suo dire a scopi benefici.
«Quest’uomo non soffriva, almeno in apparenza, di patologie così gravi da metterlo a rischio di vita – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – Il problema, però, è che gli attuali livelli di sovraffollamento, la carenza di risorse e le gravi difficoltà in cui versa la sanità penitenziaria del Lazio, fanno si che le carceri non siano le strutture più adeguate a garantire livelli ottimali di tutela della salute alle persone che vi sono recluse».
CASTELLI ROMANI: L'AREA DEL PARCO REGIONALE NON SI TOCCA
A. De Mar.
Castelli Romani(RM) – Non si placano le reazioni politiche rispetto alla proposta di riperimetrazione del Parco Regionale dei Castelli Romani. Quest'area protetta potrebbe essere rivoluzionata da una Valutazione Ambientale Strategica criticata sul nascere.
“La nuova proposta di riperimetrazione del Parco Regionale dei Castelli Romani è subdola e illegittima, va fermata -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio.- Ci sono infinite sentenze del TAR, confermate dall'ultima di pochi mesi fa del Consiglio di Stato, che hanno sancito in modo cristallino che il perimetro del parco è quello stabilito con la delibera del 1998 e che le norme di salvaguardia sono quelle della legge istitutiva del 1984 e non sono soggette a decadenza. Che senso ha, allora, che lo stesso Ente parco ipotizzi subdole procedure di valutazione ambientale strategica per un intervento che anche un bambino capisce avrebbe un impatto negativo sul sistema ambientale? E con quali soldi pubblici sono stati affidati studi così inutili? Sono domande importanti, che nei prossimi giorni diventeranno oggetto di richieste precise alle istituzioni competenti, per impedire per l'ennesima volta la scucitura dal parco di territori importanti. Più in generale, spiace davvero constatare che dopo quasi trent'anni dall'istituzione, ancora non si capisca il valore dell'area protetta ai castelli, che ha salvato una dei territori più belli del Lazio dalla completa cementificazione, conservandone quelle parti boscate e lacustri che caratterizzando quel paesaggio raccontato da poeti e scrittori di tutto il mondo.”
E' infuriata Legambiente contro la nuova proposta contenuta nella Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per la riperimetrazione del Parco Regionale dei Castelli Romani. Le analisi contenute nel testo del Rapporto preliminare, fanno disgraziatamente affermazioni del tutto fasulle, come quella ormai solita quanto desueta circa la presunta superficie massima per le aree protette a scala provinciale, in palese contrasto con la normativa nazionale in materia. Ha dell'incredibile, poi, l'ipotesi di eliminare dal perimetro del parco il bosco di castagno a ridosso del Monte Artemisio, parte di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), giustificata dalla tipologia di specie presenti che non sarebbero autoctone mentre quel paesaggio fa parte del territorio da secoli e ed è SIC proprio in virtù dell’eccezionalità delle caratteristiche naturali.
“ Basta con questa farsa, è senza fondamento la proposta di tagliare 2.300 ettari dai 15.000 totali del perimetro del parco -conclude Parlati-. Le aree del lago Albano e di quello di Nemi non si toccano, così come il Monte Artemisio, le Piagge di Nemi e il Vallone tempesta, il Bosco del Cerquone, i campi di Annibale, i pratoni del Vivaro. Il parco torni a occuparsi con impegno delle attività di conservazione della natura, di salvaguardia di un'area protetta che negli ultimi anni ha visto un incredibile sviluppo urbanistico. Dal canto nostro, segnaleremo alla Commissione Europea la proposta, visto che le istituzioni di Bruxelles stilano un rapporto di verifica periodico sullo stato di ratifica ed efficacia della Direttiva VAS, il cui principio guida è quello di precauzione.”
Insorge anche il Pd
“La proposta di riperimetrazione del parco regionale dei Castelli romani è scellerata, ha alcun senso, se non quello di consegnare 2.300 ettari agli interessi locali di chi vorrebbe colare nuovo cemento su un’area verde di enorme valore paesaggistico – dichiara Cristiana Avenali, candidata alla Regione Lazio nel listino Zingaretti-. L’area interessata dal taglio, includerebbe il bosco di castagno del Monte Artemisio decretato dalla Comunità europea quale Sito di Interesse Comunitario (SIC). Gli uffici della Regione Lazio debbono fermare subito la procedura relativa alla Valutazione Ambientale Strategica, che presenta notevoli e gravi carenze dal punto di vista tecnico, scientifico e normativo, è in palese contrasto con le precise espressioni degli organi della Magistratura Amministrativa e non può quindi essere considerata un punto di riferimento per nessuna valutazione.”
LAZIO, IL TAR BLOCCA IL DECRETO CLINI: VITTORIA DEI CITTADINI CONTRO I RIFIUTI DELLA CAPITALE
Redazione
Lazio – Roma sull'orlo dell'emergenza rifiuti. Il Tar del Lazio ha bloccato il decreto del ministro dell'Ambiente Corrado Clini che imponeva il trattamento di una parte dei rifiuti della capitale negli impianti delle altre province del Lazio.
Quattro i siti di stoccaggio dove il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti romana, Goffredo Sottile, aveva previsto il trasferimento dei rifiuti di Roma, Fiumicino, Ciampino e Citta del Vaticano: Albano laziale (Roma), Viterbo, Colfelice e Castelforte (Latina). E a presentare il ricorso ricorso era stati congiuntamente il Comune di Albano, la Provincia di Frosinone e la società che gestisce l'impianto di trattamento meccanico e biologico (Tmb) di Colfelice, la Saf.
Appena due giorni fa, Clini aveva detto: “Sono preoccupato del ricorso al Tar che considero un atto gravissimo: se disgraziatamente il ricorso avesse successo, il risultato pratico sarebbe che la gestione dei rifiuti nella capitale va in emergenza”.
"Piena soddisfazione da parte dell'amministrazione di Colfelice e di tutti i sindaci della provincia di Frosinone", è stata espressa dal sindaco di Colfelice, Bernardo Donfrancesco. "Attendiamo il dispositivo – sottolinea all'Adnkronos- ma la notizia è estremamente positiva. Ci fa enorme piacere perché non è stato tenuto in considerazione l'aut-aut di Clini".
Soddisfatto anche il sindaco di Albano Nicola Marini. «Il nostro ricorso di sospensiva è stato accolto – afferma soddisfatto il sindaco Nicola Marini a pochi minuti dalla decisione del Tribunale Amministrativo Regionale di sospendere il Decreto Clini -. Le nostre ragioni, la forte volontà dell’amministrazione di opporsi a decisioni calate dall’alto, il sostegno degli altri sindaci, dei cittadini e delle associazioni del territorio, hanno avuto la meglio sulle logiche emergenziali e sulla politica di prevaricazione portata avanti dagli organi di Governo solo per risolvere i problemi della Città di Roma». «La nostra fiducia nell’imparzialità e nella capacità di valutazione del Tar – continua Marini – è stata ben riposta, nonostante le chiare e pesanti ingerenze da parte del Ministro Clini lette sui giornali. Le nostre motivazioni e le nostre ragioni non potevano non essere prese in considerazione. Ringrazio i nostri legali per l’eccellente lavoro svolto, lavoro che hanno voluto condividere con i loro colleghi della Provincia di Frosinone e della Saf per fare in modo che anche il loro ricorso fosse accolto». «La forza della ragione e del diritto ha vinto – continua Marini -. Non è sostenibile che i problemi di Roma Capitale vengano scaricati sui territori della Provincia e della Regione Lazio, quando l’amministrazione romana ha avuto cinque anni di tempo per definire una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti. Noi continueremo a difendere il nostro territorio e ad opporci in ogni modo lecito anche alla rinnovata ipotesi di costruzione dell’inceneritore a Roncigliano. A rafforzare questa volontà, proprio in questi giorni abbiamo approvato in Consiglio comunale l’avvio della raccolta differenziata porta a porta».
Nemi (RM) – E’ necessario fare chiarezza sulla questione dello scuolabus nuovo di zecca parcheggiato da più di un anno e mezzo alle intemperie. Il sindaco Alberto Bertucciha dichiarato, qualche giorno fa ad un organo di stampa, che il problema consisterebbe “in un errore nell’immatricolazione e quindi lo scuolabus oggi non può espletare il trasporto pubblico”.
L’errore di cui parla il sindaco sarebbe da attribuire all’allora Commissario Prefettizio Fabio Maurano.
Di fatto non ci sono stati errori.Ecco come è andata: La prima gara per l’acquisto dello scuolabus, partita quando Alberto Bertucci era assessore alla Scuola con la giunta Cocchi, è finita senza il perfezionamento dell’acquisto perché per Bertucci si è aperto un procedimento penale a causa proprio di accuse pesanti del Pubblico Ministero (Turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti) a carico dell’attuale sindaco riguardo l’espletamento della gara stessa.
Poi è arrivato il Commissario Prefettizio Fabio Maurano, il quale ha ricominciato tutto dall’inizio e finalmente acquistato un pulmino con il finanziamento della Provincia più venticinquemila euro delle casse comunali per un totale di circa 70 mila euro.
L’intenzione del Commissario, una volta acquistato il famigerato pulmino, era di indire una gara per l’affidamento del servizio scuolabus e quindi di separare il servizio di trasporto pubblico locale (TPL) da quello dello scuolabus. Al contempo Maurano ha prorogato il contratto con Schiaffini, fino al 30 giugno 2012, una proroga a breve scadenza proprio per consentire poi di scindere i due servizi di trasporto e di stipulare un nuovo contratto.
La gara per l’affidamento del servizio scuolabus, nelle intenzioni di Maurano, doveva prevedere l’utilizzo del mezzo acquistato del Comune con conseguente risparmio sia per l’Ente che avrebbe stipulato un nuovo contratto meno oneroso che per i cittadini che avrebbero potuto usufruire di un servizio gratuito.
Dunque dal suo insediamento il sindaco Alberto Bertucci (eletto a Maggio), sapendo che il 30 giugno sarebbe scaduto il contratto con Schiaffini, ha avuto la facoltà di indire immediatamente la gara per l’affidamento del servizio scuolabus e ritrattare il contratto con Schiaffini che attualmente svolge ancora scuolabus e trasporto pubblico locale.
1) Di disporre, per le motivazioni sopra esposte, da ritenersi come qui integralmente ripetute e trascritte, la proroga, fino al 30 giugno 2012, del contratto di servizio tra questo Comune e la Schiaffini Travel S.p.A. di Roma, per l'espletamento del servizio di trasporto pubblico urbano del Comune;
2) Di dare indirizzo al competente responsabile al fine d’indire, per le ragioni sopra esposte, apposita gara a mezzo di procedura aperta da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del decreto legislativo n. 163/06 e ss.mm.ii., per l’affidamento del servizio Scuolabus, prevedendo nel capitolato di gara, per l’espletamento del servizio in questione, anche l’utilizzo del mezzo recentemente acquistato dal Comune, il quale dovrà comunque essere prioritariamente destinato alle esigenze di trasporto, nell’ambito dei plessi appartenenti all’Istituto Compensivo “Marianna Dionigi”, degli alunni delle Scuole di Nemi che risulteranno obbligatoriamente iscritti, ai sensi della normativa vigente in materia, ad una cd. “pluriclasse”.
E il presunto errore del Commissario quale sarebbe? Se pure, per necessità, dovessero servire eventuali variazioni al libretto di circolazione, quanto tempo ci vorrebbe? Una settimana? Quindici giorni? Certamente non nove mesi. C’era l’opportunità di rivedere il contratto con Schiaffini, di fatto nulla è cambiato rispetto al passato e l’opportunità offerta da Maurano con il verbale di indirizzo n°8 (del 25 gennaio 2012) non è stata minimamente presa in considerazione.
Casale Bussi (VT) – Gli agenti del Nucleo Ambiente della Polizia Provinciale stanno effettuando in questi giorni i controlli di rito sul trasferimento dei rifiuti da Roma all’impianto TMB di Casale Bussi a Viterbo.
Dal 28 gennaio al 5 febbraio 2013 sono stati conferiti in totale 610.170,00 kg di rifiuti urbani non differenziati. Tutti i conferimenti hanno rispettato il limite giornaliero di 80.000 kg. Contemporaneamente, nei sei viaggi in uscita dall’impianto viterbese effettuati nello stesso periodo sono stati scaricati complessivamente 396.220,00 kg di rifiuti con i tre codici CER.
Il controllo da parte della Polizia Provinciale proseguirà nelle prossime settimane per ulteriori attività di verifica.