ALBANO LAZIALE, INCENERITORE CASTELLI ROMANI: I TERMINI PER COSTRUIRE L'IMPIANTO A SPESE DELL'ERARIO PUBBLICO SONO SCADUTI

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Redazione

Albano Laziale (RM) – In vista del prossimo SIT-IN in programma sotto la sede del Ministero per lo Sviluppo Economico per venerdì 12 luglio, il comitato No Inc, rappresentato legalmente da Daniele Castri, ha richiesto stamattina al sindaco di Albano, Nicola Marini, di farsi promotore, con urgenza, della convocazione d’una nuova conferenza dei sindaci di bacino – pubblica, da tenersi presso l’aula consiliare di Palazzo Savelli – in cui tutti e dieci gli attuali amministratori di bacino sottoscrivano una lettera al Ministro Flavio Zanonato per rimarcare ciò che è, da tempo, sotto gli occhi di tutti i cittadini. Ovvero che i termini per  costruire l’Inceneritore dei Castelli Romani a spese dell’erario pubblico sono ampiamente scaduti. Mostrando una precisa volontà politica non così lontana dalla società civile. Il comitato No Inc ha anche messo  a disposizione dei dieci sindaci di bacino una proposta/bozza di lettera allegata all'articolo.

Sarebbe un modo, questo, per sanare un grave errore politico che rischia, ancora oggi, di costare caro all’intera comunità dei Castelli Romani. Ovvero quello d’aver firmato, nel lontano luglio 2007, un documento  in cui gli allora “primi cittadini” richiedevano al Commissario Marrazzo di dare il via-libera alla costruzione dell’Inceneritore di Albano. In questo modo, i sindaci di bacino potrebbero chiedere al Ministro Zanonato, ufficialmente e collegialmente, di non concedere, nel pieno rispetto della normativa europea e nazionale, ed in continuità con le sentenze n. 36740 del 15.12.2010 del Tar del Lazio e n. 1640 del 22.03.2012 del Consiglio di Stato, i fondi pubblici per costruire e poi gestire l’Inceneritore i Albano. Un modo per auspicare che tutti questi fondi invece vengano dirottati  verso la diffusione ed il radicamento dei processi di raccolta differenziata porta a porta, riduzione, riciclo “a freddo” e riuso dei rifiuti urbani.

Certo che lo stato della vertenza in fieri contro l’Inceneritore dei Castelli Romani mostra ora, senza alcun dubbio, che la “battaglia civile” contro il folle progetto s’è spostata, almeno per il momento, dalle aule dei Tribunali amministrativi al “campo politico”.

Non è un caso, difatti, se le “pressioni” del consorzio Co.E.Ma. per ottenere dal governo, ancora oggi, i soldi pubblici e costruire il contestatissimo forno brucia-rifiuti, continuano senza sosta. E sono dirette ora, attraverso alti dirigenti del G.S.E., niente meno che nei confronti del Ministro per lo Sviluppo Economico, Flavio Zanonato e della direttrice generale per le energie rinnovabili per conto del Ministero, Dott. ssa Rosaria Fausta Romano. 

Proprio a proposito dell’Inceneritore dei Castelli Romani, difatti, alti dirigenti del G.S.E., hanno recentemente inviato al Ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, una lettera (doc. n. 3) con richiesta tanto chiara quanto esplicita: “… il consorzio Co.E.Ma. ha richiesto al G.S.E., più volte, l’aggiornamento della convenzione preliminare  Co.E.Ma. – GSE  di giugno 2009 … in relazione a quanto successo sino ad ora (ndr, circa l’Inceneritore di Albano), si richiede a codesto Ministero se considerare ancora operativa o meno, con riferimento alla Convenzione stessa, la deroga  di cui al combinato disposto di legge … (ndr, relativa sia ai termini di avvio del cantiere entro e non oltre il 31 dicembre 2008 sia alla prospettata conclusione del cantiere e avvio dell’impianto entro e non oltre il mese di febbraio 2011) … visto in particolare l’ulteriore procrastinarsi del termine di conclusione dei lavori. E se, conseguentemente, il GSE possa procedere o meno all’aggiornamento della Convenzione Preliminare così come richiesto dal consorzio CO.E.Ma.”

Il Ministro Flavio Zanonato, però, ancora non ha risposto ai dirigenti del G.S.E. né, tantomeno, alla richiesta d’incontro dei cittadini dei Castelli Romani,  formalizzata con raccomandata A/R ben due settimane fa.

Proprio per questo stamattina Federica Daga, responsabile ambiente per il 5-Stelle presso la Camera dei Deputati, ha depositato un’interrogazione urgente (e una domanda diretta nello spazio “question time”), a risposta orale (ndr, direttamente in aula) e scritta, indirizzata al Ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato.  L’Interrogazione riguarda, in modo particolare, la ormai ben nota vicenda dei fondi pubblici CIP-6 e Certificati Verdi per la costruzione e gestione del’Inceneritore di Albano. I termini per accedere a questa pioggia di contributi statali, come noto, erano legati a due vincoli: 1) l’avvio delle attività di cantierizzazione del sito entro e non oltre il termine del 31 dicembre 2008; 2) l’ultimazione del cantiere ed il collaudo/messa in esercizio dell’impianto entro e non oltre il mese di febbraio 2011. Entrambi questi  termini, come verbalizzato e certificato da ben due verbali della Polizia Municipale di Albano, sono venuti meno, facendo sfumare la possibilità per il Co.E.Ma. di accedere, legittimamente, agli aiuti di Stato.

In ogni caso, il comitato NO INC  ha organizzato un Sit-In per venerdì mattina 12 luglio 2013, dalle ore 09,00 alle ore 12,00,  sotto la sede del Ministero per lo Sviluppo Economico, a Roma, in Via Molise n. 2. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.




ROMA, COTRAL. PAURA PER LA PERDITA DELLA POLTRONA: SI MANIFESTA O SI STRUMENTALIZZA?

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Roma – Circa una decina di lavoratori Cotral hanno manifestato in via Prenestina, di fronte la sede Atac, a causa dei mancati pagamenti da parte dell’azienda regionale dei trasporti della 14esima mensilità.

Questa manifestazione è arrivata a seguito di una settimana di polemiche e rimpalli di responsabilità. Ma soprattutto, è arrivata a seguito di una nota della Regione Lazio che sembrava avesse fugato ogni dubbio sull’intenzione della Regione non solo di ripianare i debiti ma anche di agire sulla governance dell’azienda. Ciò al fine di garantire maggior efficienza nei servizi di trasporto, spesso al limite dell’indecenza, e soprattutto evitare che si accumulino disavanzi ai quali riesce difficile far fronte. A questo proposito, la Regione Lazio si è impegnata ad erogare entro il prossimo 30 settembre oltre 32 milioni di euro di risorse alla società Cotral Spa per consentire all'azienda regionale di trasporto pubblico di tamponare le perdite che altrimenti rischiano di farla fallire. In particolare, gli oltre 32 milioni di euro che saranno erogati dalla Regione serviranno a ripianare i circa 26 milioni di euro di disavanzo relativo al bilancio del 2012 e 6,2 milioni di euro del primo trimestre 2013.

Ciononostante alcuni lavoratori hanno ritenuto di manifestare. E’ nei loro pieni diritti perché il mancato pagamento di quanto dovuto suscita tali reazioni. In mezzo al loro c’era il consigliere del cda Cotral Giovanni Libanori. Lui non è un lavoratore al quale gli è stata negata la 14esima mensilità ma un politico che si è fatto paladino della difesa dei lavoratori in difficoltà, sebbene lo stesso non risulti abbia rinunciato al suo facoltoso stipendio o al suo personale autista in favore dei più bisognosi.

A evidenziare l’evidente tentativo di strumentalizzazione della situazione precaria dei dipendenti Cotral, è lo stesso Michele Civita, Assessore alle Politiche del Territorio, Mobilità e Rifiuti della Regione Lazio, il quale ha da subito evidenziato che la Regione Lazio sta lavorando con serietà e rigore per ricostruire le condizioni minime per garantire l’esistenza delle aziende di trasporto pubblico locale e, di conseguenza, i fondamentali servizi da esse svolti per migliaia di cittadini del Lazio. “In particolare, per quanto riguarda Cotral Spa – ha detto Civita –  l’ultimo CDA ha definito, come già dichiarato dal presidente De Vincenzi, che il prossimo 8 luglio l’azienda pagherà la quattordicesima mensilità a tutti i dipendenti.

Nella successiva assemblea dei soci, la Regione Lazio, come dichiarato dal presidente Zingaretti, si è impegnata ad erogare entro il prossimo 30 settembre oltre 32 milioni di euro di risorse. Per questo le dichiarazioni e le iniziative di oggi rappresentano posizioni strumentali volte esclusivamente a creare allarmismi del tutto privi di fondamento.  È evidente, tuttavia, che le importanti misure adottate dalla Regione devono necessariamente essere accompagnate da una vera e propria svolta in due direzioni: nella pianificazione e riprogrammazione dei servizi pubblici per migliorare la qualità del servizio e nella gestione futura della società per recuperare efficienza”.

A controprova arrivano anche le dichiarazioni del presidente Cotral Domenico De Vincenzi il quale conferma che la quattordicesima mensilità sarà pagata a tutti i dipendenti l’8 luglio prossimo, così come stabilito con la delibera approvata nell’ultimo Cda di Cotral. Anche De Vincenzi mette in allerta e intende fare prima di tutto chiarezza sull’intera vicenda che, dice lo stesso presidente Cotral, “rischia di diventare oggetto di strumentalizzazione politica e di creare inutili allarmismi, quando, nella realtà, il ritardato pagamento delle quattordicesime non é dipeso e non é legato al solo debito che Atac Spa ha contratto nei confronti di Cotral Spa”.

In questo modo De Vincenzi contraddice, diciamo parzialmente, le precedenti asserzioni di Surace il quale, come si evince dall’intervista rilasciata al nostro quotidiano, ( Articolo del COTRAL, MANCATO PAGAMENTO 14^ MENSILITA': INTERVIENE L'AMMINISTRATORE DELEGATO VINCENZO SURACE ) imputa la responsabilità dei mancati pagamenti della 14esima mensilità proprio ai mancati versamenti di Atac Spa, la quale, a sua volta accusa ritardi di pagamenti dal Comune di Roma e dal Fondo trasporti.

Dunque De Vincenzi ritiene che sia prossimo un risanamento del debito. A tale proposito fa sapere che sono in corso verifiche su Atac da parte dell’assessorato regionale alla Mobilità e del Comune di Roma: “sono convinto – dice il presidente dell’azienda regionale di trasporti – che la collaborazione e la buona fede delle istituzioni coinvolte porterà presto a un accordo per il ripianamento del debito. Le problematiche che attanagliano il settore del trasporto pubblico regionale sono ben altre e io credo che bisogna concentrarsi responsabilmente su quelle”.

Insomma reputa che bisogna andare aldilà delle strumentalizzazioni e liquida il capitolo sostanzialmente riponendo fiducia nell’operato della Regione. Attenzione. Aldilà degli slogan di chi vuol farsi visibile in un momento di crisi, il massimo rispetto va a tutti i lavoratori in difficoltà, i quali purtroppo, spesso, vengono resi strumento della politica.

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NEMI, GRANDE PARTECIPAZIONE PER L'EVENTO SUI DIRITTI UMANI PROMOSSO DA INSIEME PER NEMI

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Redazione

Nemi (RM) – Grande successo per l’evento di Insieme per Nemi che sabato 29 giugno ha spalancato i portoni dello splendido Palazzo Ruspoli per accogliere la proiezione del film “Free China: Il coraggio di credere”.

L’evento organizzato grazie all’associazione Lions Club Host Velletri è stato un importantissimo momento di riflessione di grande rilievo per il nostro Paese in merito alla pratica immorale di espianti di organi che sta avvenendo in Cina e che rappresenta un'atrocità di indicibile violenza di fronte alla quale il mondo Occidentale non può rimanere in silenzio.

A dare il benvenuto a tutti i graditissimi ospiti è stato il consigliere comunale ed ex sindaco di Nemi Cinzia Cocchi (Insieme per Nemi) la quale, a nome dell’intero gruppo, ha ringraziato lo sponsor, Associazione Lions Club Velletri Host in persona del suo Presidente, Dott.Francesco Di Martino, presente all'evento, nonché l' Associazione Fallum Daffa, rappresentata da Francesca Rotondi, e Costantin operatore della NTD. 

Il Dott. Andrea Lorini, capo redattore del giornale on line Epoc Time, ha illustrato con particolare maestria e competenza il contenuto del film "Free China il coraggio di credere".

Il film si concentra sulla vita di due persone che erano l’obiettivo di una delle campagne politiche più estreme del Partito di recente memoria; dopo un giro cominciato a Los Angeles il 31 maggio, ha aperto al pubblico per proiezioni teatrali a New York lo scorso 7 giugno.

Il film è stato mostrato solo in eventi privati – quattrocento, secondo le stime dei produttori – in tutto il mondo, tra cui campus universitari, uffici aziendali e uffici governativi. Se non facciamo qualcosa per fermare tutto questo, non saprei come potremmo affrontare i nostri figli tra qualche anno quando ci chiederanno: “Perché non avete fatto nulla?” Jennifer Zeng, protagonista del film.

Il documentario esplora le storie di Jennifer Zeng e del Dr. Charles Lee, entrambi incarcerati e torturati in Cina per il loro credo nel Falun Gong, una pratica spirituale diventata popolare nel Paese durante gli anni 90, ma che è gravemente perseguitata dal 1999.

Sin dal suo debutto nell’aprile 2012 al Palm Beach International Film Festival, il film è stato premiato nel circuito dei film festival, tra cui il 45° WorldFest Houston International Film Festival, e l’American Insight Free Speech Film Festival. Ha vinto i migliori premi della sua categoria all’Awareness Film Festival a West Hollywood, a maggio dell’anno scorso. Il produttore esecutivo Kean Wong ha detto che il giro teatrale ha un doppio scopo: parte di esso è preparare la strada per le nomine all’Oscar, e l’altro è aiutare a far crescere un movimento globale che si appellerà all’umanità per i diritti umani di tutte le persone in Cina.. 

Dopo la proiezione, durata circa un'ora, le numerose persone presenti all’evento hanno, con molta sensibilità, esternato le proprie impressioni. Data la drammaticità di quanto visto ed ascoltato, si è percepita una sensazione generale di stupore e, al contempo, di grande senso di solidarietà per tutti coloro che in Cina dimostrano di credere con coraggio alla possibilità di rivendicare i diritti civili calpestati.

L’Avvocato Alessandro Biaggi, ex sindaco di Nemi,  ha auspicato che la globalizzazione dei mercati che hanno consentito alla Cina di affermarsi tra le economie più forti al livello mondiale, riesca ad ottenere, in tema di diritti civili, lo stesso risultato di trasformazione rispetto ad una società fondata su di un capitalismo di stato ormai anacronistico e non più tollerabile.

La Dott.ssa Giulia Amici, specializzata in lingue orientali, la quale ha soggiornato per molti anni in Cina, ha parlato di un regime capillare di polizia che sostanzialmente ha privato e priva i cittadini di tutte le libertà fondamentali. Una testimonianza che viene da chi ha vissuto come ospite nelle famiglie ed ha studiato nella scuola pubblica, così da poter cogliere tutti gli aspetti di una società che è per noi paradossale, incomprensibile e, comunque, inaccettabile.

Laura Borgognoni, tra le promotrici dell'organizzazione dell'evento di Insieme per Nemi, ha riflettuto sulla seguente ipotesi: come avrebbe reagito una persona come lei, vissuta e cresciuta nell'attuale società italiana libera, nell’asfissiante contesto della realtà cines? Avrebbe avuto il coraggio di credere di poter opporsi con la stessa determinazione dei dissidenti presentati nel film proiettato?

Cinzia Cocchi ha infine interpretato il senso di frustrazione avvertito dai presenti alla proiezione, riflettendo sul fatto che qualche volta il silenzio può essere più forte di ogni altra esternazione.

Gli ospiti hanno lasciato numerose e toccanti testimonianze nel quaderno delle presenze. Una tangibile prova di condivisione rispetto ai temi della convivenza civile e del rapporto con l' Autorità dello Stato.




CIAMPINO, COMMEMORAZIONE TRASVOLATA DEL DIRIGIBILE ITALIA: IL PILOTA DOMENICO ANNECHIARICO E' PARTITO

 

Redazione

Ciampino (RM) – Una bella avventura, certamente emozionante guidata dal cittadino di Ciampino domenico Annecchiarico. Ha preso il via con successo, sabato 29 Giugno 2013, la seconda tappa della staffetta motociclistica che collegherà Lauro a Vadso, in Norvegia, in occasione dell’85° anniversario della trasvolata al Polo Nord del Dirigibile “Italia” che, com è noto, fu allestito in un apposito grande hangar dell’aeroporto di Ciampino e da qui, il 19 marzo 1928, partì alla volta di Milano per poi proseguire il suo viaggio sino al Polo Nord.

Protagonista del tour motociclistico, ideato dall’Associazione “Amici di Umberto Nobile” di Lauro, paese natale del Comandante la spedizione polare, con il patrocinio del Comune di Ciampino, è il concittadino Domenico Annecchiarico.

Prima di raggiungere Vadso, dove apporrà una targa commemorativa dell’evento sul traliccio in cui attraccò nel 1928  il Dirigibile “Italia”, Annecchiarico sarà ricevuto dalle autorità locali e diplomatiche cui consegnerà le lettere dei Comuni di Lauro e Ciampino per ricordare la spedizione polare del Generale Nobile e del suo equipaggio e rinsaldare i segni di amicizia e fratellanza tra i Popoli europei.

Un'altra splendida avventura da aggiungere alle innumerevoli esperienze di Domenico Annecchiarico.

Alla partenza da Ciampino il centauro Domenico Annecchiarico, con alle spalle un passato nell’Aeronautica militare ed un presente come volontario della Croce Rossa Italiana, ha ricevuto attestati di stima ed un caloroso saluto da parte delle autorità locali, con il vice Sindaco Verini in testa, il vice Comandante del 31° Stormo dell’AM Col. Tortorella, il Comandante della Polizia locale Dott. Antonelli, il Ten. Iacovelli, della Compagnia Carabinieri di Castelgandolfo, insieme al M.llo Blaconà, comandante la Tenenza di Ciampino ed il vicario della città, Mons. Carlo Passamonti.

L’organizzazione della seconda tappa della staffetta motociclistica è stata resa possibile grazie alla sinergica collaborazione stabilita tra l’Amministrazione comunale, l’Associazione Arma Aeronautica ed il locale Moto club i cui numerosi centauri – insieme ai motociclisti della Polizia locale – hanno accompagnato Annecchiarico lungo le vie della città formando un variopinto ed inedito corteo festante.

La cittadinanza potrà seguire Domenico Annecchiarico durante il suo viaggio, collegandosi con il sito: www.nobiletour2013.com.

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Un  pò di storia per non dimenticare.

La spedizione dell'Italia rappresentò il seguito naturale della trasvolata del Norge. Questa trasvolata aveva dimostrato l'efficacia del dirigibile come mezzo di esplorazione, ma dal punto di vista scientifico e cartografico non aveva portato molti risultati: restavano infatti 4 milioni di km2 inesplorati nelle regioni artiche. Umberto Nobile iniziò a pensare ad una nuova spedizione non appena il Norge terminò la sua trasvolata in Alaska, ben prima che emergessero le rivalità tra il dirigibilista italiano e l'esploratore norvegese Roald Amundsen sui rispettivi meriti per la trasvolata del Norge.

Nobile pensava di utilizzare un nuovo dirigibile semirigido, l'N-5 con capacità di gas tre volte superiore rispetto a quella del Norge, ma non riuscì ad ottenere i fondi per il suo completamento, infatti il governo italiano, ed in particolare il Segretario di Stato per la Regia Aeronautica Italo Balbo erano contrari a nuovi investimenti nel settore dei dirigibili, preferendo dedicarli al settore dei più pesanti dell'aria. 

Pertanto Nobile ripiegò sul dirigibile N-4, un dirigibile gemello del Norge, che riuscì a completare con fondi offerti da alcuni industriali e privati della città di Milano: infatti il pubblico italiano aveva accolto con favore la spedizione, e appoggio arrivava anche dal Vaticano, tant'è che l'equipaggio fu accolto in udienza dal Pontefice, prima della partenza della spedizione. Con i fondi privati venne anche allestita la nave appoggio Città di Milano, un vecchio mercantile, il cui comando venne affidato a Giuseppe Romagna, di provata fede fascista. Nobile aveva anche richiesto che due idrovolanti stazionassero presso la Baia del Re per le emergenze, ma Italo Balbo rifiutò anche questa concessione. Venne comunque assegnato un piccolo distaccamento di alpini.

Sebbene mantenesse la stessa struttura del precedente dirigibile (telaio a traliccio da poppa a prua a formare una specie di chiglia per l'involucro, gondola di comando solidale con la travatura reticolare del telaio, e 3 motori ad eliche spingenti, due montati a coppia a metà lunghezza, e uno verso la coda) presentava una capacità di sollevamento notevolmente superiore ed altre migliorie introdotte dall'esperienza del Norge. Nobile, nonostante le difficoltà per il reperimento dei fondi, poté infatti contare sui materiali più adatti, ordinati appositamente per la nuova aeronave, mentre per il Norge aveva dovuto fare affidamento sui materiali già disponibili presso lo Stabilimento di Costruzioni Aeronautiche di Ciampino. 

Inoltre presentava un copertura in stoffa gommata visibilmente  rinforzata rispetto al Norge, ed il telaio a traliccio presentava un doppio rivestimento per proteggere il metallo dai proiettili di ghiaccio che avevano afflitto la precedente aeronave durante il volo artico. I proiettili di ghiaccio altro non erano che piccoli agglomerati di neve e ghiaccio che si formavano sulla copertura del dirigibile, e quando se ne distaccavano venivano accelerati dal flusso delle eliche. Inoltre era stata prevista una cupola d'osservazione, ed una speciale catena di palle di bronzo del peso di circa 400 kg, che poteva essere utilizzata come ancora per il dirigibile. Nobile infatti sperava di poter fermare il dirigibile in posizione sopra il polo e far scendere due esploratori tramite un verricello.

Diversi membri della spedizione del Norge si ritrovarono per la spedizione dell'Italia: Ettore Arduino, Attilo Caratti, Natale Cecioni, Vincenzo Pomella, Renato Alessandrini e il meteorologo svedese Finn Malmgren avevano partecipato alla trasvolata del Norge. Anche Felice Trojani, pur non avendo fatto parte di quell'equipaggio, aveva dato il suo contributo alla precedente spedizione: l'hangar a cielo aperto era infatti un suo progetto. Veterana del precedente volo era anche il Fox Terrier Titina, inseparabile mascotte di Nobile.

 




ROMA, ESCLUSIVA CASO MORO: I TEMPI CHE NON COINCIDONO, L'OMBRA DI UNA DONNA E L'INTERVISTA A GIULIO ANDREOTTI CON PARTI INEDITE REALIZZATA NEL 2008

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Luca Pagni

Roma, aggiornamenti caso Moro e fatti inediti – Dove ed a che ora è stato assassinato Aldo Moro ? Perché Francesco Cossiga si trovava in via Cetani prima del ritrovamento? Diversi interrogativi riaffiorano e inevitabilmente portano ancora ad accendere i riflettori sul caso Moro. L’artificiere Vito Antonio Raso ha pubblicato il libro “La bomba umana” ed. Seneca, in cui affronta anche il caso Moro, anticipandone il ritrovamento di almeno 2 ore e con  l'avvenuto abbandono della Renault 4 con il cadavere dello statista ben prima della telefonata di Morucci al professor Francesco Tritto, collaboratore di Moro. Telefonata, che venne intercettata verso le 12:13 e nella quale si annunciava l'avvenuta esecuzione del presidente Dc ed il luogo in cui sarebbe stato possibile trovarne il cadavere.

Vito Antonio Raso ricorda che era presso la sede Commiliter quando la volante 23 della Polizia lo prelevò per portarlo in via Cetani. Durante il trasporto non sapeva ancora che lì avrebbe trovato il corpo di Aldo Moro chiuso nel bagagliaio di una Reanault 4 rossa, tra le 10,30 e le 10,45.

L’esperto artificiere ricorda che tra via delle Botteghe Oscure e via Caetani , “la situazione era tranquilla e non c’erano transennamenti o blocchi del traffico che facessero pensare ad un pericolo bomba. Il Commissario Federico Vito si trovava già sul posto ed era solo in una strada ancora deserta. C’era da controllare la Renault 4 perché era stata ricevuta una telefonata anonima e si riteneva che dentro potesse esserci una bomba. Dei bossoli esplosi erano posti sul tappetino anteriore sia dal lato guidatore che passeggero – continua la precisa descrizione – mentre giravo attorno alla macchina si avvicinò una ragazza alta, magra, capelli scuri e vestita in un modo che definirei “alternativo” che mi chiese a bruciapelo: “ ‘E’ vero che in quella macchina c’è il cadavere di Aldo Moro?’”.

Come faceva la ragazza a sapere che Aldo Moro era proprio in quella macchina ?

Vito Antonio Raso continua… “Cercai di mantenere la calma per evitare di mandarla a quel paese anche perché, conoscendo bene il bagagliaio e sapendo che Moro era di statura non certo piccola, non avrei mai pensato che sarebbe potuto entrare in quel piccolo spazio. Ma tant’è. Su L’Unità si parlò anche di una testimone che avrebbe visto un uomo ed una donna che parcheggiavano la Renault 4 verso le 8 del mattino.”

A proposito, dubbi e interrogativi sui nominativi di Valerio Morucci ed Adriana Faranda

Vito Antonio Raso continua a rivelare particolari della sua ispezione alla Renault 4

“Mentre ispezionavo l’auto mi avvicinarono il capo della Digos romana Domenico Spinella, il comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri Colonnello Cornacchia, ed il Ministro Cossiga. Quando aprii lo sportello posteriore destro ed uscii dalla macchina. Il gruppetto di personaggi assieme a Cossiga era in fondo alla strada e io gli feci cenno di avvicinarsi. Quando furono abbastanza vicini, parlando a voce bassa per non farmi ascoltare da orecchie indiscrete dissi: “Ministro, dentro quell’auto c’è il cadavere di Aldo Moro”. Restarono impassibili. Nessun segno di sgomento o stupore, nè lui e neppure gli altri funzionari che gli erano accanto. Come se già sapessero”.

Curiosamente, secondo il racconto, erano da poco passate le 11,30 mentre le immagini ufficiali che sono collocate ben oltre le 13.30,infatti le prime riprese della tv privata Gbr furono girate intorno alle ore 14, alla prima identificazione del corpo fatta proprio da Raso.

Cosa accadde ? Perché mai Francesco Cossiga si recò due volte in via Caetani ? Tutto questo lo ha rivelato ieri l’Ansa creando sconcerto tra studiosi, giornalisti, e forse  anche tra i magistrati che hanno da poco deciso di riaprire il caso Moro.

Curiosamente le dichiarazioni più eclatanti sono venute a galla dopo la morte dei Senatori a vita Francesco Cossiga e Giulio Andreotti, che non possono più dire la loro.

Chi ha ucciso Aldo Moro? Chi aveva interesse ad abbandonarlo al suo destino ?

Il Giudice Imposimato documenta  che “L’operazione era stata neutralizzata da un ordine dall’alto”

A questi ed altre domande hanno cercato di rispondere in tanti, tra i quali annoveriamo Sandro Provvisionato e Ferdinando Imposimato (allora Giudice Istruttore) nel libro “Doveva Morire”, edito nel 2008 da Chiarelettere.

Essi provano che il sequestro Moro, partito come azione brigatista con l'appoggio della Raf e l'interesse di Cia, Kgb e Mafia, venne gestito dal Comitato di Crisi presso il Viminale.

Secondo Imposimato tutti prendevano ordini da Licio Gelli (Gran Maestro Venerabile della Loggia Massonica Propaganda due) che contava almeno 52 tesserati nelle strutture di indagine, ed era amico di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti.

Tutti questi dopo il rapimento e la strage in via Fani il 16 marzo 1978, vanificarono le opportunità emerse per salvare Moro.

La Polizia giunse alla porta della prigione di via Gradoli 96 per perquisizioni già il 18 marzo 1978 ma all’interno 11 sc. A suonarono il campanello senza irrompere come dall’ordine di perquisire tutti gli appartamenti.

Imposimato denuncia che alla tipografia dove andava Moretti prima dell'assassinio, in via Pio Foà, l’Ucigos giunse il 28 marzo 2008 senza allertare ne la Procura di Roma ne la Digos, così come quando giunsero a via Montalcini 8 subito dopo la strage.

Dal 19 aprile 1978 non venne pedinato Teodoro Spadaccini che gestiva la Renault 4 usata per l'assassinio ed il trasporto di Moro.

Furono bloccati gli ordini di cattura emessi il 24 aprile 1978 contro pezzi da novanta del terrorismo, di cui molti presenti in via Fani per la strage.

Molti documenti scomparvero o vennero manomessi come i documenti e le registrazioni video del processo delle BR a Moro. Andreotti, Zaccagnini e Cossiga sostengono che Moro non abbia mai manifestato timori di sorta, ma tra le carte ritrovate c’è anche un appunto del Sismi diretto al Ministero dell’Interno in cui si accenna alle dichiarazioni di ORESTE LEONARDI ( n. 1926 – m. 1978 a cui Fabrizio Fratangeli nel 2008 ha fatto intitolare un giardino  tra via Casalinuovo, via Adolfo Ravà e via di Grotta Perfetta)

capo scorta di Moro su qualcuno che controllava anche in vacanza i movimenti del Presidente DC. Carmine Pecorelli, vicino ai servizi segreti, alludette sul primo numero di Osservatorio Politico (OP) al possibile sequestro di Moro prima del marzo 1978, e pure la Polizia sapeva che le BR volevano sequestrare a Roma un politico importante.

Sergio Flamigni ne “La tela del ragno. Il delitto Moro” asserisce che esisterebbe, tra le deposizioni dei brigatisti e le indagini peritali, una contraddizione non risolta giacchè Moretti e Maccari hanno detto che Moro fu ucciso nel garage di via Montalcini tra le sei e le sei e trenta ma le perizie stabiliscono che lo statista fu ucciso tra le nove e le dieci di mattina. E' probabile, quindi, che l'ostaggio sia stato portato sulla cesta situata nel bagagliaio della R4 in un'altra prigione situata nella zona del ghetto ebraico, per poi spostarlo dopo le 10 in via Caetani.

Francesco Mazzola descrisse in forma romanzata, ne I giorni del diluvio (Rusconi, 1985), un’operazione per liberare un ostaggio, secondo le modalità suggerite dal commissario Schiavone nella riunione presso lo Stato maggiore della Difesa. Nel romanzo di Mazzola, tuttavia, l’azione falliva perché il prigioniero era stato spostato.

“E invece Moro non era stato affatto spostato e venne ucciso nel garage di via Montalcini la mattina del 9 maggio 1978, come mi confermò anche Prospero Gallinari nel 2007 a Reggio Emilia.” Lo rivela Il Giudice Istruttore Ferdinando Imposimato, nel suo recente libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” in cui si testimonia che i militari erano arrivati alla casa vicina a quella dove stava Moro. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. “Erano arrivati a venti metri […]. Quindi lo sapevano benissimo [dov’era l’ostaggio]”. Inoltre il poliziotto era rimasto “talmente schifato che si e dimesso dalla polizia”. A questo punto, anche i corpi speciali della polizia avevano deciso di intervenire militarmente nell’appartamento prigione per salvare Aldo Moro, e si stavano preparando in sinergia con i carabinieri di Dalla Chiesa quando l’operazione era stata neutralizzata da un ordine dall’alto, capace di suscitare la reazione disgustata anche degli uomini dei Nocs. E’ un fatto che addolora per la crudeltà dimostrata da chi prese quella decisione, ma conforta perché conferma che i bersaglieri, come Giovanni Ladu, uomini dell’esercito come Oscar Puddu e tutti gli uomini dei gruppi speciali e i loro capi avevano deciso di salvare Moro anche a rischio della propria vita”.

Nel mese di febbraio del 2008 in occasione delle annuali commemorazioni del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro, per i quali sarebbe ricorso il Trentennale della morte il 9 maggio 2008, ho intervistato per Igea News il Sen. Giulio Andreotti.

 

Ripropongo oggi l’intervista integrale, con l’aggiunta di passaggi inediti

 

Moro fu rapito dalle BR per colpire il sistema politico. Che idea si fece all'epoca dei fatti e cosa ne pensa oggi, con il senno del poi ?

 Che vi fosse una realtà complessa dietro l'operazione di cattura e l'assassinio di Aldo fu unanime la convinzione. E certamente il bersaglio era duplice: DC e PCI.

 

Pare che le B.R. studiassero la possibilità di rapire Lei, Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio, ma poi abbandonarono l’dea per la sua alta protezione. Cosa pensa di questa ipotesi e come visse la paura di poter subire un attentato alla sua vita?

Moro era l'obiettivo sia come esponente politico sia come personalità di grande fascino intellettuale. Per questo era più al rischio rispetto a tutti noi. Del resto anche dentro la Dc Aldo aveva una posizione molto accentuata.

 

Furono commessi errori nelle ricerche della prigione di Aldo Moro?

Errori no. Purtroppo non avevamo un apparato di sicurezza di grande spicco. Ma sarebbe stato difficile metterlo in piedi, quando già per quello modesto che avevamo vi era l'accusa di Stato di polizia.

 

Cosa fecero realmente lo Stato italiano ed il Vaticano, per liberare Aldo Moro?

 Attivammo tutti i canali possibili (e Mons. Macchi offrì anche un riscatto in danaro).

 

Che ruolo ebbero la P2 e le spie dell'ex Unione Sovietica nel rapimento di Aldo Moro?

Al riguardo vi sono state molte ipotesi e ricerche. Ma nulla di certo emerse.

 

Cosa pensa del coinvolgimento della Massoneria nel rapimento?

 Non ho elementi in proposito. Del resto della Massoneria non è che si conosca molto.

 

Lei personalmente ha dei rimorsi?

No. Tutto quello che si poteva fu attivato.

 

Le conseguenze politiche del rapimento di Moro furono da un lato l’esclusione del P.C.I. da ogni ipotesi

di Governo per gli anni successivi e dall’altro un ridisegno del cosiddetto “regime democristiano”.

Infatti la cosiddetta “DC di Andreotti” rimase partito di Governo fino al 1992, anno di tangentopoli.

Cosa altro ha comportato il rapimento di Aldo Moro ?

 E’ uno schema che non condivido in pieno. Non è mai esistita una “DC di Andreotti”

 

A trenta anni dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro, sarà tolto il segreto dagli archivi di Stato ?

 Ma dove sono questi atti segreti ? E’ una leggenda.

 

Quando il popolo italiano potrà conoscere la realtà vera degli anni di piombo?

 Ma chi ha voglia già oggi può conoscere tutto (o quasi tutto).

 

 

Come scrisse Aldo Moro al Presidente del Senato:

“Muoio, se così deciderà il mio partito, nella pienezza della mia fede cristiana e nell’amore per una famiglia esemplare che io adoro e spero di vigilare dall’altpo dei cieli… Questo bagno di sangue non andrà bene né per Zaccagnini, né per Andreotti, né per la D.C. né per il Paese.

Ciascuno porterà le sue responabilità…Ma nessun responsabile si nasconda dietro l’adempimento di un presunto dovere. Le cose saranno chiare presto.”

 

Per approfondire lo studio del caso Moro, suggeriamo la lettura dei libri: "Un affare di Stato” di Andrea Colombo, "Eseguendo la sentenza" di Giovanni Bianconi, “Abbiamo ucciso Aldo Moro” di Emmanuel Amara,“La foto di Moro” di Marco Belpoliti,“Lettere dal patibolo” di Critica Sociale, “L’affaire Moro” di Leonardo Sciascia, “Moro si poteva salvare” di Folco Accame, “I 55 giorni che cambiarono l’Italia” di Ferdinando Imposimato da poco pubblicato dalle Newton Compton

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ARICCIA, CRISI MANIFATTURA ROMANA CONFEZIONI: MARTEDI' 2 LUGLIO SIT IN DAVANTI AL TRIBUNALE DI VELLETRI

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Redazione

Ariccia (RM) – C'è disperazione da parte dei lavoratori dell'Azienda manifatturiera ariccina. Gli stessi in una nota invitano la cittadinanza ad unirsi ad un sit – in davanti al tribunale di Velletri. Ecco la nota: "Domani, martedì 2 luglio, dalle ore 09,00 alle ore 12,00, tutti i 24 dipendenti della Manifattura Romana Confezioni s.a.s. di Righetto Nerina e C., terranno un nuovo SIT-IN sotto la sede del Tribunale di Velletri (sezione fallimentare), in Piazza Giovanni Falcone, in concomitanza dell’udienza in cui si discuterà, tra l’altro, del pre-fallimento dell’azienda e la nomina giudiziale del curatore fallimentare.”

Nonostante gli inviti reiterati più volte attraverso il nostro studio legale, la Manifattura Romana Confezioni s.a.s. non solo non ha, ancora oggi, depositato presso il Tribunale di Velletri i libri contabili aziendali, ma si è resa ancora irreperibile ed indisponibile a qualsiasi forma di dialogo.

Nonostante la manifestazione dello scorso mese davanti ai cancelli d’ingresso della nostra “ex” azienda – che ha raccolto l’aiuto ed il sostegno della stampa e della società civile – i rappresentanti legali della Manifattura Romana Confezioni sas – con sede in Ariccia, Via Quarto Negroni n. 28/30 (zona Cancelliera) – non hanno ancora provveduto a saldare i debiti contratti, nel corso degli ultimi 12 mesi, nei nostri confronti: il pagamento di tutte le retribuzioni mensili arretrate, dei contributi previdenziali, dei trattamenti di fine rapporto-lavoro di tutti noi dipendenti.

Da ottobre 2012, difatti, come ricorderete, l’azienda ha di fatto cessato ogni attività di produzione in seguito al distacco coatto della corrente elettrica da parte dell’Enel. Da allora, inoltre, i rappresentanti legali dell’azienda si sono resi irreperibili".

Nonostante gli inviti reiterati più volte attraverso il nostro studio legale, la Manifattura Romana Confezioni s.a.s. non solo non ha, ancora oggi, depositato presso il Tribunale di Velletri i libri contabili aziendali, ma si è resa ancora irreperibile ed indisponibile a qualsiasi forma di dialogo.

Tutti noi 24 dipendenti della Manifattura Romana Confezioni risultiamo quindi, ad oggi, ancora in carico all’azienda, ovvero ancora dipendenti dell’azienda stessa, poiché la Manifattura Romana Confezioni s.a.s. non ha ancora inteso adottare, nei nostri confronti, i prescritti provvedimenti di legge né, tantomeno, intrapreso alcuna procedura volte a garantire la possibilità, per tutti noi, di accedere agli ammortizzatori sociali previsti dalla legge.

Il protrarsi di questa situazione, non più sostenibile sia economicamente sia umanamente, ci ha costretti a dover presentare un’istanza giudiziale di fallimento nei confronti della proprietà dell’azienda presso il Tribunale Civile di Velletri, Sezione Fallimentare, la cui udienza pre-fallimentare è in calendario per domani, martedì 2 luglio, alle ore 9:30, anche se l'azienda ha già rappresentato che non presenzierà, ponendo così un ulteriore ostacolo alla concreta attuazione dei nostri diritti.

Per questo motivo domani, martedì 2 luglio, terremo un nuovo SIT-IN pacifico sotto la sede del Tribunale Civile di Velletri, Sezione Fallimentare, proprio in concomitanza con l’udienza fissata per le ore 09:30, al fine manifestare pacificamente e pubblicamente, la nostra situazione ormai all'orlo della disperazione, invitando gli organi di stampa e la società civile a partecipare e la Giustizia a risolvere questa incresciosa  situazione.

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GENZANO DI ROMA: SANITA', ACQUA, STRADE, CULTURA, SPAZI VERDI, SCUOLA AL CENTRO DI PIAZZA FRASCONI

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Redazione

Genzano Roma (RM) – Una piazza affollata sintomo di una esigenza di partecipazione dei cittadini al mondo dell'amministrazione. Vicini alla giunta per condividere e domandare. Si sono affrontate, infatti, problematiche e proposto idee, un confronto molto costruttivo durante il quale i cittadini di Genzano hanno voluto far sentire le proprie voci rivolgendo domande al Sindaco e all'intera Giunta Gabbarini. Questa la sintesi dell'incontro di sabato 29 giugno, con una piazza Frasconi gremita di uomini e donne di tutte le età, pronti a fare domande e proposte, a partecipare alla vita pubblica, a confrontarsi con l'Amministrazione cittadina su tante tematiche diverse: sanità, acqua, strade, cultura, spazi verdi, scuola, servizi sociali, tributi e raccolta differenziata. Tante domande, durante oltre un'ora e mezza, rivolte agli amministratori locali dai cittadini intervenuti; domande che hanno trovato risposte franche e puntuali da parte del Sindaco e degli Assessori di volta in volta chiamati in causa.

"Siamo felici – ha commentato il Sindaco di Genzano di Roma Flavio Gabbarini –  di come si sia svolto quest'incontro. Siamo felici per la grande partecipazione dei cittadini, per la franchezza, l'onestà e la civiltà con cui il confronto è andato avanti per quasi due ore, per i quesiti che sono stati posti e per come la piazza abbia ascoltato le nostre risposte. A Genzano c'è tanta voglia di partecipare e proprio per questo – ha concluso il Sindaco –  per avere un confronto continuo con i cittadini, per ascoltare le loro proposte, per rispondere ai loro quesiti e per far sì che insieme si possa migliorare sempre di più la nostra città, l'impegno per i prossimi mesi e per tutta la legislatura è quello di organizzare incontri periodici con la cittadinanza".




LATINA, UNIVERSITA': TRATTORIA CONVENZIONATA CON LAZIODISU TIMBRAVA INGRESSI FITTIZI

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Alberto De Marchis

Latina – Lo aveva annunciato l'altra sera a Genzano il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio che è iniziata una sorta di pulizia anche nel mondo universitario e della formazione. E bisogna dire che, a proposito, l'ente Laziodisu è stato messo sotto sopra. e anche i rapporti e convenzioni che intrattiene. Ma non basta perché le ispezioni continuano, tanto da essere arrivati a Latina dove un locale convenzionato per offrire pasti a basso costo agli studenti ha commesso gravi irregolarità. Infatti, nell’ambito delle attività di monitoraggio sull’afflusso di studenti alle mense convenzionate Laziodisu, a partire dalla segnalazione di una studentessa, sono state rilevate numerose irregolarità in merito alle operazioni di cassa in un locale di Latina accreditato presso Laziodisu per la somministrazione di pasti dal marzo 2010. In particolare è emerso, grazie ai controlli effettuati dal personale di Laziodisu sia con ispezioni in loco, sia attraverso verifiche telefoniche con gli utenti, un netto scarto tra le operazioni di cassa effettuate e l’effettiva presenza di studenti nella sede e di conseguenza nella somministrazione di pasti. In particolare durante un’ispezione effettuata lo scorso 25 giugno dal personale Laziodisu è stata rilevata l’assenza all’interno della trattoria di 15 studenti che risultavano aver timbrato l’ingresso. Da successivi riscontri a campione è stata accertata una ulteriore netta discrepanza tra ingressi registrati nel locale ed effettiva presenza di utenti.

Laziodisu ha dunque riscontrato un gravissimo impedimento della ditta titolare del locale agli obblighi di legge e contrattuali, oltre a plurime violazioni che hanno portato alla risoluzione anticipata del rapporto, fatta salva ogni eventuale azione risarcitoria.

Contestualmente Laziodisu ha presentato un esposto/denuncia alla competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina.

“Grazie all’operato dei dipendenti di Laziodisu – dichiara il vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio – è emersa una situazione di grave irregolarità con danni evidenti all’Ente. Un ringraziamento va anche agli studenti che hanno collaborato per l’accertamento delle anomalie. La Regione Lazio andrà avanti nella direzione della piena trasparenza e della legalità, oltre che nella tutela degli studenti. Questi sono i presupposti su cui fondiamo la forte azione di rinnovamento che abbiamo già avviato con al centro il tema del diritto allo studio”




ROMA: RAFFICHE DI VENTO FINO A 40 KM L'ORA

Redazione

Roma – La Protezione civile del Campidoglio sta intervenendo in numerose zone della città dove i venti di maestrale, che sulle coste hanno raggiunto la velocità di 40 km orari, hanno danneggiato alcuni alberi di grandi dimensioni. Le squadre di pronto intervento della Protezione civile di Roma e del servizio giardini stanno rimuovendo un pioppo di grandi dimensioni caduto su un’auto parcheggiata in via Bonomi (III municipio) e nei pressi di Porta Ardeatina dove una grossa branca è caduta sulla carreggiata stradale. Altri interventi sono in corso a Ostia e in piazza San Marco dove si stanno concludendo le opere di rimozione di un pino accanto alla fontana della Pigna.

Le condizioni meteorologiche per tutta la giornata sono state caratterizzate dall’alternanza di bassa e alta pressione, con venti di maestrale che in città si sono manifestati con raffiche fino a 30 Km orari e che sulle coste hanno toccato i 40 Km all’ora. Il tempo instabile già questa sera lascerà il posto ad un deciso miglioramento che da domani porterà sulla Capitale temperature più in linea con la stagione estiva.




CIAMPINO, LICENZIAMENTI ASP: DAL PRIMO LUGLIO LAVORATORI IN LUTTO PER STRADA A DISTRIBUIRE VOLANTINI

Redazione

Ciampino (RM) – A partire dal prossimo 1 luglio i lavoratori e le lavoratrici dell’ASP di Ciampino, la partecipata che gestisce i servizi, indosseranno una fascia a lutto, distribuiranno volantini ai cittadini per denunciare la privatizzazione dei nidi di via Isonzo e via Fratelli Wright e il licenziamento di 30 lavoratori e lavoratrici fra nidi, mense , farmacie, servizi ai disabili, autisti scuola bus. Verranno inoltre raccolte le firme per chiedere  l’indizione di un referendum per far esprimere i cittadini sulle modalità di gestione dei servizi pubblici.

L’iniziativa, organizzata dall’Unione Sindacale di Base si protrarrà ad oltranza  fino a quando l’amministrazione comunale non ritirerà il provvedimento di licenziamento collettivo e bloccherà il bando di privatizzazione dei nidi.

Spiega Pio Congi, del Coordinamento Confederale Provinciale Usb: “E’ necessario aprire un tavolo per valutare tutte le soluzioni possibili e – prosegue il sindacalista- garantire che non si perda neanche un posto di lavoro. I cittadini di Ciampino saranno informati  in modo capillare dell’operazione messa in piedi dagli amministratori di Ciampino. La crisi aziendale dell’ASP dovuta ad una gestione scellerata protratta negli anni, non può essere fatta pagare ai lavoratori  con la perdita del posto di lavoro,  il peggioramento  dello loro condizioni salariali già ai limiti della sopravvivenza e con privatizzazioni selvagge che porteranno ad una caduta qualitativa dei servizi erogati alla persone.”

 “USB invita tutti i cittadini a sostenere la lotta in difesa dei servizi pubblici – conclude Congi – dei Nidi come servizi educativi e di qualità, per ottenere il blocco immediato dei licenziamenti ed il ritiro del bando di privatizzazione ed un tavolo che affronti a 360° il problema  dell’ASP con il coinvolgimento  dei cittadini, i soli  che hanno il diritto di decidere come i loro servizi debbano essere gestiti.”

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SANITA' LAZIO IN RIVOLUZIONE: BLINDATO IL SISTEMA SANITARIO

Redazione

Lazio – 540 milioni di euro del piano di rientro sbloccati. 780 milioni destinati a pagare i fornitori. La Regione Lazio ha messo in sicurezza il sistema sanitario. 

“Sono decisioni fondamentali, che ci hanno permesso di eliminare gli sprechi e liberare risorse indispensabili alle cure”, ha sottolineato il presidente, Nicola Zingaretti.

In questi tre mesi, grazie alla Cabina di regia costituita ad hoc per affrontare i tanti problemi e le questioni irrisolte della sanità, è stata data una forte accelerazione allo sblocco delle richieste degli accreditamenti. Sono 187 i decreti firmati, 132 di questi hanno avuto come oggetto l’accreditamento istituzionale definitivo. 

Sono state sbloccate le richieste per 416 posti nelle Residenze socio assistenziali del Lazio. Un segnale importante perché queste strutture sono parte essenziale della nuova sanità territoriale e mancano ancora circa 3000 posti. 

Poi la stipula di un accordo con l’Inail per la riconversione del Cto, storico ospedale della Garbatella che tornerà ad essere punto di riferimento regionale e per tutto il centro sud, per  traumatologia, riabilitazione e produzione protesi. Da ospedale simbolo delle tante strutture in abbandono è diventato l’esempio di come si può riconvertire un nosocomio. 

Fondamentale è stato il bando per la selezione dei nuovi direttori generali, che ha certificato la volontà di creare una barriera alle ingerenze della politica nella scelta dei manager. Per la prima volta la commissione che esaminerà i curricula degli aspiranti Dg sarà interamente composta da esperti indicati dall’Agenas. Le domande potranno essere presentate fino al prossimo 4 luglio, solo in modalità on line. 

Dopo tre anni di attesa è stato firmato il decreto che impone ai Direttori generali di sincronizzare la ‘carta d’identità’ di ogni singola azienda con la realtà. In pratica organizzazione dell’azienda, numero di dirigenti amministrativi e primari sono rimasti invariati (in alcuni casi dal 2004), mentre sono spariti più di 5mila posti letto. Con la carta d’identità si faranno le dovute proporzioni, tenendo conto delle esigenze dei pazienti prima di tutto. 

Un passo importante è stato compiuto anche per la fecondazione assistita: la Regione ha posto fine al caos normativo in cui hanno operato fino ad oggi i centri per la procreazione medicalmente assistita. 

Approvato anche il progetto per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. I pazienti del Lazio ospitati in strutture fuori dal territorio della regione sono 132. In base al nuovo piano saranno realizzate cinque residenze, a diversa intensità di cura, una delle quali dedicata esclusivamente alle donne. 

Prorogati i contratti a circa 2.800 lavoratori precari che prestano servizio, anche da anni, nel servizio sanitario regionale. La Regione ha posto il tema della loro stabilizzazione presso il Tavolo tecnico interministeriale per il piano di rientro. 

”Uscire da sei anni di Piano di rientro è possibile, anzi lo riteniamo a portata di mano – ha spiegato Zingaretti – ma per farlo occorre l’impegno di una intera comunità”.