Xbox Series X e Series S, la next-gen di Microsoft arriva il 10 novembre

Microsoft ha annunciato che la nuova generazione di console arriverà il prossimo 10 novembre, data in cui sia Xbox Series X sia Xbox Series S diverranno disponibili a livello globale. È stata inoltre svelata la partnership tra Xbox ed Electronic Arts, che porterà alcuni dei migliori titoli EA su Xbox Game Pass Ultimate e Xbox Game Pass per PC. L’annuncio approfondisce le diverse possibilità offerte ai giocatori per entrare nella prossima generazione con Xbox, sia per coloro che cercano l’esperienza di gaming più avanzata sia per chi preferisce approcciare la next-gen con una console più piccola e completamente digitale. Xbox Series X è la console più veloce e potente, mentre Xbox Series S è una console all-digital che offre la velocità e le performance di nuova generazione nell’Xbox più piccola mai costruita. Entrambe arriveranno il 10 novembre e i pre-order per entrambe le macchine inizieranno il 22 settembre. Ma quanto costano? I prezzi sono i seguenti: 299,99 € per Xbox Series S e 499,99 € per Xbox Series X. Inoltre è bene ricordare che i membri Xbox Game Pass Ultimate e Xbox Game Pass per PC otterranno l’abbonamento EA Play senza costi aggiuntivi a partire dalle vacanze 2020. Di conseguenza, gli abbonati Xbox Game Pass Ultimate potranno godersi EA Play su Xbox One, Xbox Series X ed S e su PC Windows 10, mentre i membri Xbox Game Pass per PC potranno accedere al servizio da PC Windows 10.

SPECIFICHE TECNICHE

Ma quali sono le differenze tecniche fra le due console? Bisogna sottolineare che il confronto diretto delle specifiche tecniche non racconta tutta la storia. Xbox Series X è stata progettata per spingere i giochi fino alla risoluzione 4K nativa, che richiede risorse più esose rispetto a risoluzioni inferiori; Xbox Series S, invece, è la proposta di Microsoft per schermi fino a 1440p nativo e può effettuare l’upscaling fino al 4K. Le caratteristiche tecniche inferiori di Xbox Series S, quindi, sono in larga parte da inserire in tale contesto. Ci sono comunque alcune differenze che hanno un impatto maggiore (come il prezzo) e potrebbero essere la vera leva per acquistare una o l’altra. La differenza più grande di tutte è che Xbox Series X ha un lettore Ultra HD Blu-ray; Series S no ed eseguirà solo i giochi in digitale. Lato processore Xbox Series X e Xbox Series S adottano entrambe una CPU AMD octa-core basata sull’architettura Zen 2. La differenza sta nella frequenza di calcolo: 3,8 GHz per Xbox Series X; 3,6 GHz per Xbox Series S. La stessa differenza è presente anche nei calcoli in Simultaneous Multithreading: 3,6 GHz per Xbox Series X e 3,4 GHz per Series S. Anche la scheda grafica è basata in entrambi i casi sulla stessa architettura: la RDNA di seconda generazione. In Xbox Series X è integrata una GPU da 52 unità di calcolo che lavorano a 1,825 GHz. In Xbox Series S è invece presente un’unità da 20 unità di calcolo a 1,565 GHz. Tanto Xbox Series S quanto Xbox Series X supportano il ray tracing in tempo reale. Si parla di una potenza di 12 TeraFlops per Xbox Series X e di 4 TeraFlops per Xbox Series S. Attenzione ai TeraFlops: come soprascritto, vanno letti nel contesto della risoluzione massima raggiungibile dalle singole console: una risoluzione più bassa richiede meno risorse a parità di dettagli. Inoltre, non bisogna nemmeno essere lesti a prendere i TeraFlops di Xbox Series S e confrontarli con Xbox One X o PS4 Pro: si parla di architettura diverse e quelle più recenti (come la RDNA 2) sono più efficienti. Xbox Series X integra 16 GB di RAM, di cui 10 GB hanno una banda passante di 560 GB/s, mentre i restati 6 GB di 336 GB/s. Nel caso di Xbox Series S la RAM complessiva è di 10 GB: 8 GB da 224 GB/s e 2 GB da 56 GB/s. La minore RAM potrebbe creare qualche grattacapo in futuro agli sviluppatori. Resta valido il discorso fatto prima: la risoluzione più bassa oltre alle ottimizzazioni hardware incluse potrebbero bilanciare la situazione. I dischi SSD invece sono identici per prestazioni, ma cambia lo spazio disponibile: 1 TB per il modello top di gamma e 512 GB per la console a 299 euro. In entrambi i casi è disponibile lo slot per espandere lo spazio con un ulteriore TeraByte. Infine, le dimensioni: Xbox Series S è alta 27,5 cm, larga 6,5 cm e profonda 15,1 cm. Xbox Series X, invece, è alta 30,1 cm e larga e profonda 15,1 cm.

UNA STRATEGIA DI LANCIO STUDIATA FIN NEI MINIMI DETTAGLI

La strategia Microsoft delle due console next-gen è estremamente promettente, visto che punta a coinvolgere fasce d’utenza molto differenti. I giocatori più esigenti, che non vogliono scendere a compromessi e non hanno problemi di budget, potranno optare per una Xbox Series X e portarsi dunque a casa la piattaforma più potente che ci sia: una garanzia nell’ambito dei giochi multipiattaforma, ma anche la promessa di contenuti first party di grande spessore grazie ai tanti team di sviluppo acquistati da Microsoft. Titoli che sarà possibile scaricare dal day one, senza costi aggiuntivi, grazie all’abbonamento a Xbox Game Pass. I giocatori meno esigenti, che non fanno troppo caso all’upscaling grafico o dispongono ancora di un televisore Full HD, hanno un budget limitato o semplicemente vogliono accedere all’ecosistema Microsoft investendo il meno possibile, magari perché hanno già acquistato una PS5, potranno invece scegliere Xbox Series S e godere di un prodotto dal valore assolutamente straordinario se paragonato alla cifra richiesta. La sensazione è che proprio la console più economica potrà contare su di uno spunto extra in vista del Natale, dando così ragione alle strategie della casa di Redmond e andando a soddisfare in maniera brillante la domanda di una next-gen davvero accessibile per tutti. Insomma, a quanto pare Microsoft ha imparato dai suoi errori, ha fatto proposte intelligenti, sta lavorando egregiamente sul piano dei sevizi e soprattutto ha ascoltato la voce degli utenti.

Francesco Pellegrino Lise




Kerbal Space Program: Enhanced Edition Complete arriva su console

Private Division e Squad hanno rilasciato finalmente Kerbal Space Program: Enhanced Edition Complete in formato digitale per PlayStation 4 e Xbox One. Il bundle include a prezzo scontato l’acclamata simulazione spaziale Kerbal Space Program e due espansioni già pubblicate su console. Il titolo, che include le espansioni Pacchetto missioni storiche e Breaking Ground, oltre ovviamente al gioco base è disponibile sul PlayStation Store e sul Microsoft Store al prezzo di 59,99 euro. Ricordiamo che il Pacchetto missioni storiche, come suggerisce il titolo stesso, include missioni aggiuntive ispirate a eventi storici, oltre a siti di lancio ricostruiti e tute ricucite per l’occasione. Breaking Ground include invece parti robotiche e strumenti avanzati per la raccolta di dati scientifici. Questi nuovi componenti consentono ai giocatori di andare ben oltre le possibilità offerte dal gioco base, grazie all’abilità di costruire veicoli più complessi che mai. Inoltre i giocatori ora hanno a disposizione un modo completamente nuovo di raccogliere dati dai corpi celesti attraverso gli Esperimenti dislocati. Un nuovo contenitore modulare consente ai kerbal di trasportare una varietà di strumenti come sismometri, stazioni meteorologiche e altro. Questi strumenti possono essere posizionati sulla superficie dei pianeti per trasmettere informazioni al pianeta base, permettendo ai kerbal di approfondire la comprensione del loro sistema solare. Kerbal Space Program: Enhanced Edition Complete arricchisce ulteriormente l’esperienza che i giocatori potranno vivere esplorando i corpi celesti. Sui pianeti e sui satelliti del sistema solare si possono trovare caratteristiche in superficie che possono essere analizzate con un nuovo braccio robotico collegato a un rover. Queste caratteristiche includono criovulcani, meteoriti, crateri e molti altri oggetti misteriosi che i giocatori dovranno esaminare. Inoltre l’espansione include una nuova tuta spaziale futuristica che permetterà ai kerbal di solcare il cosmo al massimo dello stile.

Per chi non lo sapesse, Kerbal Space Program mette il giocatore alla guida di un programma spaziale nei panni del direttore dell’agenzia, con lo scopo di creare e testare un numero infinito di razzi e spedirli dove nessun kerbal (i buffi protagonisti del gioco) è mai giunto finora. Il titolo al di la della sua veste grafica carina che sembra quasi strizzare l’occhio a un pubblico molto giovane, è in realtà un videogame molto complesso e ricco di cose da comprendere. Tra i tantissimi elementi da tenere in considerazione nella costruzione e nel lancio di un razzo ci sono moltissimi aspetti da non trascurare, come ad esempio, il peso del carburante da calcolare, l’aerodinamicità, la struttura stessa del mezzo e molto altro ancora. Giocare a Kerbal Space Program saltando il tutorial, quindi, si tradurrebbe in un vero e proprio disastro. Ovviamente, trattandosi di un videogame, non serve essere un ingegnere aerospaziale, un fisico o un esperto di informatica, ma affrontare il titolo pretendendo di poter fare da soli non è proprio possibile. Finito il tutorial, la modalità storia è il cuore della produzione. La “campagna” pone o giocatori di fronte ad una serie di sfide a difficoltà crescente. Il ritmo di gioco è ben bilanciato, e permette comunque di giocare e sperimentare con grande libertà, senza essere per forza guidati da scelte obbligate ed obiettivi perentori. In Kerbal Space Program esiste anche la modalità libera, ma considerato quanto ci vuole per essere completamente in confidenza col sistema di gioco probabilmente questa tipologia di gioco può essere interpretata come una sorta di attività “end game”. In ogni caso se mandare in orbita un razzo non è poi così difficile (ma potrebbe rubarvi anche più di cinque ore di gioco), più difficile sarà iniziare a comprendere i primi rudimenti della guida spaziale, come alzare e abbassare l’apogeo per esempio, che darà modo poi di intercettare altre orbite e conseguentemente aumentare a dismisura lo spazio esplorabile. In Kerbal Space Program, ogni passo in avanti porterà nuovi problemi da risolvere in sede di progettazione, ogni nuovo problema da risolvere in sede di progettazione porterà a nuovi fallimenti, nuove dolorose perdite. Grazie al gran numero di pezzi sbloccabili, l’unico limite di Kerbal Space Program sarà quello dell’immaginezione (e del empo che deciderete di dedicare alla produzione). La libertà creativa concessa, anche senza i preziosi mod della versione Pc, è assoluta, e vi darà modo di costruire navi che si trasformano in cielo, razzi con mezzi da sbarco su ruote o cingoli, vere e proprie basi spaziali permanenti da utilizzare alla bisogna.

Il sistema solare presente in questo gioco non è esattamente come il nostro, ma è comunque molto simile, e conta oltre quattordici astri da sfiorare, esplorare, studiare. La semplice grafica del gioco può sembrerà a prima vista appena sufficiente, ma non bisogna dar peso al primo scoraggiante impatto. Kerbal Space Program è un gioco davvero emozionante: merito del gameplay, merito dell’alta posta in gioco che viene messa sul piatto ad ogni lancio e merito anche agli spettacolari scorci che sa regalare. Perché non è solo il silenzio dello spazio a regalare il famigerato groppo in gola, ma soprattutto il fatto che lì in alto ci si arriva solo con tanto impegno, con deduzioni intelligenti e tante ore di “lavoro”. Cercare di far combaciare l’orbita di due diverse navicelle per un attracco siderale che è costato 10 ore di studi e almeno il triplo in lanci disastrosi e perdita di risorse è un’emozione davvero difficile da raccontare, ma Kerbal Space Program è tutto questo, e anche di più. Imparare dai propri errori, non scoraggiarsi, avere molto tempo a disposizione, provare, provare e ancora provare sono le caratteristiche necessarie per poter portare a termine l’obbiettivo finale. Sarà dura, ma credeteci, quando riuscirete a far atterrare una navetta su di un pianeta senza nessun tipo di problema, allora vi sentirete dei piccoli eroi. Provare per credere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6

Sonoro: 7

Gameplay 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




PlayStation 5, la nuova console di Sony arriva il 19 novembre

PlayStation 5 è la console next-gen di Sony, una piattaforma che si pone il fermo obiettivo di bissare il successo della precedente console dominando nuovamente il mercato con una line-up di spessore e una forte “strizzata d’occhio” verso le nuove tecnologie. Sappiamo che questa nuova piattaforma arriverà il 19 Novembre in Italia qualche giorno prima dell’iconico Black Friday, e che dovrà competere direttamente con il rinnovato ecosistema creato da Microsoft. Quali sono però le specifiche tecniche, il prezzo, la data di uscita e tutte le caratteristiche uniche di PS5? Prima di tutto bisogna sottolineare che il colosso nipponico, al momento della presentazione della nuova piattaforma di gioco, ha annunciato che ci saranno due modelli di console: una classica e una dal costo inferiore che però è priva di lettore Blu-Ray e che quindi per intrattenere prevede l’acquisto di videogame e film solamente sul negozio online. Una scelta importante: è infatti la prima volta che l’azienda giapponese lancia una console senza lettore per leggere i dischi: l’obiettivo è far crescere i tanti servizi online lanciati negli ultimi anni, a partire da PlayStation Now che avrà un ruolo sempre più centrale. Ma quali sono le differenze tra PS5 e PS5 Digital Edition? Durante l’evento, Sony non si è soffermata molto sulle caratteristiche della PS5: ha dedicato solamente pochi minuti mostrando componenti che già si conoscevano.

 Su CPU, scheda video, RAM e SSD oramai si sa tutto, ma alcuni esperti assicurano che ci sono alcune caratteristiche della PS5 che sono state tenute nascoste e che verranno rivelate prossimamente. La presentazione di una seconda PS5, però, ha fatto nascere dei dubbi: la Digital Edition avrà caratteristiche differenti? Quali sono le componenti hardware? Avrà un hard disk più capiente? Domande a cui Sony non ha risposto in modo chiaro, ma ha fatto trapelare il fatto che le due PS5 sono identiche, tranne per la presenza del lettore Blu-Ray sulla versione normale. Questo vuol dire che anche la PS5 Digital Edition avrà una scheda tecnica top, compreso l’SSD da 825GB che sarà il vero segreto della console. Anche se 825GB potrebbero essere un po’ limitanti per una console che non utilizza dischi fisici: il download e l’installazione di un gioco potrebbe occupare più di 200GB, limitando il numero di giochi che si possono avere in contemporanea. Le due versioni si differenziano per il prezzo di soli 100 euro: serviranno 399,99 per la digital edition e 499,99 per chi non volesse rinunciare ai classici dischi da inserire nella console. Comunicate anche le date di lancio: 12 novembre per America, Giappone, Messico, Canada, Australia e Corea del Sud. Per l’Italia e il resto del mondo serviranno 7 giorni in più: dovremo aspettare fino al 19 novembre 2020.

F.P.L.




Wasteland 3, alla conquista del Colorado

Wasteland 3 è il terzo capitolo della storica saga di giochi di ruolo a tema post-apocalittico. In questo episodio i giocatori dovranno esplorare le gelide distese del Colorado, una regione piena di pericoli e misteri popolata da molte fazioni in guerra perenne tra loro. Il titolo, disponibile su Pc, Xbox One e Ps4, è un’opera talmente densa di contenuti da lasciare letteralmente a bocca spalancata. Quanto imbastito da InXile Entertainment è qualcosa fuori scala, qualcosa che necessita di decine e decine di ore di gioco per scalfirne appena la superficie. Narrativa di livello, una scrittura efficace e, soprattutto, un mondo incredibilmente vivo e in continua evoluzione: tutto senza dimenticare un gameplay profondo e articolato. Chiunque avesse aspettative decisamente alte per il titolo, non rimarrà deluso da Wasteland 3 e troverà un’avventura dall’altissima qualità di fondo, capace di ammaliare i vecchi appassionati e, al contempo, rivisitare in chiave moderna diverse le classiche meccaniche di gioco. Ma andiamo ad esaminare il gioco più da vicino: le storie narrate in questo terzo capitolo della saga portano i giocatori in un’ambientazione diametralmente opposta alla calda Arizona, dove si svolgevano i precedenti episodi. In Wasteland 3, come già accennato ci si troverà a vivere e combattere in un ghiacciato quanto inospitale Colorado post-apocalittico, con i ranger che hanno risposto alla chiamata d’aiuto del Patriarca, un auto-proclamatosi sovrano dello Stato dal polso di ferro. Come qualsiasi padre dal carattere forte e con il tempo a disposizione risicato, sono i figli il grande problema del Patriarca, con la prole del dittatore che si è sparpagliata tra le gelide lande del Colorado a tramare per deporre il padre. Il compito di chi gioca sarà, quindi, quello di recuperare i figli fuggiaschi e riportarglieli. Questo è, però, solo il punto di partenza di Wasteland 3, infatti, il seguito delle vicende è completamente nelle mani dei giocatori e dipenderà da un’incredibile serie di scelte che bisognerà fare nel corso dell’avventura. Decisione dopo decisione, il mosaico narrativo di Wasteland 3 andrà a comporsi poco alla volta, portando chi si trova dinanzi lo schermo su strade diverse e, soprattutto, sempre giustificate da quello che è stato il cammino dei ranger. Ricordate, mai, come nell’ultima opera di InXile Entertainment, vi potrete sentire padroni del vostro destino, capaci di scelte in grado di segnare la sorte di intere cittadine e della vostra reputazione nel mondo di gioco. In Wasteland 3 ad ogni azione corrisponde una conseguenza, nulla deve essere lasciato al caso, ogni minima risposta od ogni più piccolo gesto può cambiare il corso della storia. Questo diventa estremamente chiaro quando, dopo ore di gioco, ci si ritrova dinanzi alle conseguenze di una scelta fatta tempo prima o quando ci si imbatte in un accampamento ormai decimato solo perché in precedenza non si è portata a termine una missione secondaria. In situazioni come queste, la potenza narrativa di Wasteland 3 emerge in tutta la sua magnificenza. La storia quindi viene vissuta come un libro appassionante che si sviluppa attorno alle scelte del lettore, un po’ come era con i “librigame” negli anni ‘80.

A livello narrativo, l’intreccio proposto non è solo un mero esercizio di stile, ma anche e soprattutto un racconto nudo e crudo, capace di sbattere in faccia al giocatore la realtà umana di un mondo post apocalittico. Folli, disperati, fanatici, succubi e potenti: il prodotto di InXile Entertainment è un turbine di sentimenti umani, un museo di personalità ed emozioni, un incredibile spaccato della psiche umana. Nelle decine di ore di gioco che bisognerà passare in compagnia del “Team November”, ossia la squadra di Desert Ranger protagonista di Wasteland 3, capiterà di imbattersi in personaggi e vicende di ogni tipo, che porteranno più volte a varcare il labile confine tra il bene e il male. Ergersi paladini della giustizia non è mai stato così difficile, ma ricordate, esiste sempre una via da percorrere. Ad aumentare poi ancor di più l’immedesimazione nelle lande ghiacciate del selvaggio Colorado è finalmente il doppiaggio, una caratteristica richiesta a gran voce dai fan e arrivata grazie all’apporto di capitali dovuto all’ingresso di InXile Entertainment negli Xbox Game Studios. Un doppiaggio, solamente in inglese ma di buonissima fattura, che è riservato anche al più insignificante dei dialoghi e che concorre a innalzare incredibilmente la fruibilità del titolo. Se non siete particolarmente a vostro agio con la lingua d’oltremanica, fate attenzione: non è solo il doppiaggio a essere in inglese in Wasteland 3, bensì l’intero gioco. Considerando quanto siano predominanti i testi scritti, si tratta quindi di un aspetto da tenere in grande considerazione se si è interessati all’acquisto. Altro aspetto determinante per l’immedesimazione è poi l’introduzione di una visuale frontale dei personaggi principali durante alcuni dialoghi. Un’interessante aggiunta, che riesce anch’essa a dare un qualcosa in più in più alla narrazione.

Quali che siano le decisioni prese, bisognerà sempre essere pronti a guidare gli uomini attraverso numerose battaglie, che, pur non essendo l’unico elemento fondante del gameplay, sono indubbiamente al centro dell’esperienza di gioco e impiegheranno molto del tempo di chi gioca nelle distese desolate dell’America post-apocalittica. A un primo sguardo, i combattimenti non sembrano molto diversi da quelli visti in Wasteland 2, tuttavia da subito si può notare una differenza significativa: se nel predecessore era l’iniziativa di ogni personaggio a determinare l’ordine della battaglia, adesso durante il proprio turno ogni schieramento controlla i propri personaggi, l’uno dopo l’altro, per poi cedere l’azione alla fazione opposta. Quando il pallino del gioco è in mano al giocatore, si potranno posizionare i ranger sul campo di battaglia, usare le loro abilità o semplicemente attaccare gli avversari, ma anche muoverli con più cautela facendoli riparare dietro una copertura che offre protezione dagli attacchi nemici, risparmiare punti azione (la “valuta” con cui si “paga” ogni mossa sul campo di battaglia, dal movimento all’uso delle armi) per poi utilizzarli al turno successivo per avere a disposizione un attacco in più, preparare un agguato per i nemici che dovessero entrare nel raggio di tiro e così via. Le opzioni tattiche sono numerose e regalano combattimenti sempre intensi e soddisfacenti, con un adeguato grado di complessità ma senza essere del tutto inaccessibili per i giocatori meno esperti. Ci sono tante classi di armi, ognuna con proprietà diverse, oggetti rapidi che spaziano dai medikit, ai farmaci per potenziarsi temporaneamente in battaglia, oltre alle immancabili granate, è possibile pure usare le proprie abilità per hackerare torrette e droni e rivoltarli contro i loro padroni, o ancora usare la propria affinità con gli animali per fare la stessa cosa con le bestie e le creature del Colorado. Insomma, i modi con cui giungere al trionfo non mancano di certo. Inoltre, è molto importante sfruttare la conformità del terreno a proprio vantaggio, ripararsi dietro le coperture e posizionare i propri soldati nel modo migliore, senza lasciarli troppo scoperti e garantendosi una buona linea di tiro. È anche importante, soprattutto quando si fronteggiano gruppi di mutanti o di razziatori sanguinari, assicurarsi di essere i primi ad attaccare, così da guadagnare l’iniziativa e ottenere un vantaggio che può talvolta risultare decisivo, potendo sfoltire per bene i nemici prima ancora che possano reagire, tattica che risulta particolarmente utile se la difficoltà è impostata su “difficile”. Non è sempre possibile fare agguati ai propri nemici, in alcuni casi perché la battaglia parte dopo una conversazione, magari a causa di una decisione o di alcune parole di troppo, altre volte perché si viene individuati dai nemici e dobbiamo quindi concedere loro il primo turno. Esiste poi anche la possibilità di evitare alcuni scontri, ma il sistema di stealth, se così lo vogliamo chiamare, implementato dagli sviluppatori è molto basilare e purtroppo non molto appagante quanto gli scontri a fuoco. Inoltre, evitare il combattimento non dà alcun vantaggio, anzi vuol dire perdere molti preziosi punti esperienza, oltre al bottino che si può raccogliere dai cadaveri nemici. Prima di passare oltre, un piccolo appunto sul livello di sfida che ci si può aspettare da Wasteland 3: noi abbiamo impostati la difficoltà su difficile e ritengo sia la scelta migliore per chi ha un po’ di esperienza col genere e vuole essere messo almeno un po’ alla prova dagli scontri coi nemici, anche perché a normale si ha vita facile ed è quindi la modalità adatta per i giocatori meno esperti, o per quelli che non amano le battaglie a turni e non vogliono faticare troppo.

https://www.youtube.com/watch?v=gkD83u94_54

Naturalmente, in un gioco di ruolo profondo e ben strutturato come Wasteland 3 i combattimenti non sono l’unica attività su cui investire il proprio tempo. Fin da subito, in fase di creazione dei personaggi, bisognerà avere a che fare con tanti parametri da tenere sott’occhio e gestire, con ben sette attributi principali, numerose abilità e talenti speciali da scegliere e sviluppare ad ogni passaggio di livello. Ognuno di questi regola l’efficacia di ogni personaggio in sede di combattimento e nei diversi aspetti della vita di un ranger: ci si potrà concentrare soprattutto sui fucili da cecchino o sull’intimidazione, o sugli esplosivi, sulla leadership, oppure ancora sull’hacking. Quello che non è possibile fare è creare un personaggio che sia in grado di svolgere ogni compito alla perfezione, quindi l’opzione migliore è di specializzare ogni membro della propria squadra in abilità diverse e tra loro complementari, così da poter affrontare al meglio ogni situazione e aprirsi diverse possibilità interessanti, che possono sfociare in alcuni casi in strade e percorsi narrativi durante l’esplorazione. A proposito dell’esplorazione, è importante sottolineare che Wasteland 3 lascia sempre una certa libertà al giocatore: terminato il breve prologo, si avrà subito a disposizione una base a cui fare ritorno ogni volta che si vuole e un veicolo corazzato con cui spostarsi per il Colorado in completa libertà, pur se alcune zone possono richiedere qualche potenziamento per la propria vettura. La struttura è grosso modo quella del predecessore, con una mappa del mondo un po’ stilizzata in cui ci si può muovere liberamente, con la possibilità di scoprire bottini inaspettati ma anche il rischio di subire agguati improvvisi, e in cui trovano spazio diverse location che si possono esplorare poi meglio anche a piedi. Ed è proprio in queste zone che si passerà la maggior parte del tempo, in quanto sono i luoghi in cui si svolgono un po’ tutte le attività principali del gameplay, dai dialoghi con i personaggi, ai combattimenti, gli acquisti dai negozi e così via. Le location che si potranno visitare non sono molto grandi, e purtroppo ci sono anche frequenti caricamenti nel passaggio da un livello all’altro, ma contengono comunque diversi segreti da scoprire che vanno a premiare i giocatori più attenti… e quelli che hanno investito su alcune particolari abilità, dato che è impossibile scoprire ogni singolo contenuto di gioco nella stessa partita.

Ovviamente Wasteland 3 non è un titolo esente da problemi: ad esempio, il log delle missioni, dove sono racchiuse tutte le quest in cui si siamo imbattuti durante la nostra prova, non riesce infatti a tenere il passo delle vicende e più di una volta non abbiamo trovato registrato qualche progresso che avevamo invece raggiunto. La gestione dell’inventario, inoltre, avrebbe potuto essere migliorata e allo stato attuale risulta confusionaria e poco pratica. L’aspetto più fastidioso, per quanto non eccessivamente negativo, che abbiamo riscontrato è però quello relativo all’obbligo di avere tutti i personaggi sul medesimo punto per cambiare zona. Il che, ci teniamo a dirlo, non è per forza di cose un male, ma, considerando come più volte ci siamo trovati a lasciare erroneamente indietro un ranger a causa di un sistema di selezione talvolta impreciso, alla lunga il tutto diventa parecchio fastidioso, costringendo ad attendere per decine di secondi che anche gli ultimi personaggi raggiungano il punto in questione. A quanto detto fino ad ora si vanno infine ad aggiungere dei caricamenti lunghissimi. Per il resto, il lato tecnico è comunque riuscito e sebbene non riesca a competere con titoli di altri generi, i risultati del budget aggiuntivo concesso a questo terzo episodio sono piuttosto evidenti. Una menzione di onore deve essere fatta poi sia alle sorprendenti scelte stilistiche e artistiche di alcune zone o fazioni, sia alla colonna sonora, che si è rivelata di ottima fattura e decisamente azzeccata. Peccato solo per qualche calo di framerate in alcune zone, soprattutto a Denver, ma si tratta di un difetto che, siamo sicuri, verrà corretto già con le prime patch. Tirando le somme, nonostante alcune incertezze tecniche da risolvere con qualche patch, Wasteland 3 è un gioco di ruolo di qualità, capace di offrire ore e ore di missioni ricche di scelte e trasportare i giocatori in un contesto pericoloso quanto affascinante. Non è perfetto, ma se cercate un GdR dal sapore “old school” che mescoli sapientemente dialoghi, scelte e tanti combattimenti tattici a turni è il prodotto che fa per voi. Mettetevi alla prova nelle terre selvagge del Colorado e siamo certi che resterete stupiti dall’esperienza di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Wiko View 5 e View 5 Plus, gli smartphone dalla maxi batteria

Wiko porta in Italia due nuovi smartphone di fascia economica che, a parte il prezzo, puntano sulla quadrupla fotocamera posteriore e soprattutto sulle performance della batteria, che promette di durare tre giorni e mezzo con una ricarica. Se non ne potete più del cellulare che si scarica a fine giornata o peggio ancora anche prima, questo nuovo dispositivo sembra essere la perfetta soluzione ai vostri problemi. L’estetica di questi modelli punta su cornici contenute per la parte frontale e un retro che piazza la quadrupla fotocamera in una configurazione molto simile a quella proposta da Huawei da un anno a questa parte, con un riquadro nello spigolo in alto a sinistra, tre sensori da un lato e il quarto assieme al flash a fianco. Wiko View 5 e View 5 Plus hanno entrambi uno schermo da 6,55 pollici con un forellino che ospita la fotocamera frontale, da 8 megapixel. Sul retro i sensori sono quattro: il principale da 48 megapixel è affiancato da un grandangolo da 8 mp, da una lente macro (5 mp) e da un sensore per l’effetto bokeh. La batteria, da 5mila mAh, richiede solo due ricariche a settimana. La differenza tra i due smartphone è però sotto la scocca. Il Wiew 5 monta il processore MediaTek 6762D A25, 3 GB di Ram e 64 GB di memoria interna. Il modello Plus ha il chip MediaTek 6765, 4 GB di Ram e 128 GB di spazio d’archiviazione. Entrambi i dispositivi sono disponibili da questo mese. Il Wiko View 5 arriva in tre colori – Midnight Blue, Pine Green e Peach Gold – a circa 170 euro; il Wiko View 5 Plus è nelle finiture Aurora Blue o Iceland Silver a circa 200 euro.

F.P.L.




Railway Empire Complete Collection, diventa un magnate delle ferrovie

Railway Empire complete collection arriva su console per la gioia di tutti gli appassionati dei titoli gestionali. Fino ad alcuni anni fa, questo particolare genere sembrava trovare la sua casa esclusivamente su PC, ma sono alcuni anni, invece, che molti dei titoli di punta che richiedono un’attività manageriale stiano emigrando anche verso il parco console a disposizione del mercato videoludico. Kalypso Media ha fatto del genere gestionale il suo cavallo di battaglia grazie a Tropico, Port Royale e anche Railway Empire, con la piena intenzione di far impazzire tutti quei giocatori che preferiscono utilizzare un’Xbox One, una Ps4 o una Switch piuttosto che un computer. Proprio Railway Empire attualmente è disponibile sotto forma di “complete collection” per console, comprendendo tutti i DLC usciti fino ad oggi, e quindi si presenta come un titolo davvero denso di contenuti e cose da fare. Il videogame all’interno della propria nicchia va a scavare un ulteriore cunicolo che conduce in una caverna ancora più nascosta: perché se i titoli manageriali strizzano l’occhio a una ristretta platea di videogiocatori, il titolo di Kalypso guarda a chi è prettamente interessato alla cultura americana, al sogno di una rivoluzione industriale e alla passione per i treni, pronti a collegare le numerose città degli Stati Uniti d’America con il prodigio dei binari e delle locomotive. Mantenendo forte il tema che era stato già utilizzato da Railroad Tycoon e Sid Meier’s Railroads, che negli anni 2000 avevano già dettato la direzione giusta per collegare le due coste americane, Railway Empire Complete Collection adesso prova a condurre i giocatori anche fuori dai confini americani: se la carriera, quindi, partirà esattamente da dove finisce il titolo base, i DLC spingeranno i giocatori in Europa, in Messico, nel Regno Unito e anche in Irlanda, alla ricerca di nuove steppe da ricollegare con la forza del vapore viaggiando su rotaie. Il titolo è ambientato tra il XIX e l’inizio del XX secolo, nel pieno dell’evoluzione del treno: è il 27 settembre del 1825 quando la Locomotion n.1 traina il primo treno commerciale della storia, sulla tratta che da Stockton-on-Tees porta a Darlington: passeggeri comuni, ma anche carri miniera, tutti a una velocità di 9 chilometri orari, quasi il doppio di quanto possa compiere oggi una persona a piedi, ma senza carichi in spalle. Un’evoluzione che di lì a poco avrebbe portato nel 1839 la prima ferrovia da Napoli a Portici, in Italia, fino ad arrivare una rete che nel 1869 negli Stati Uniti percorreva 4600 chilometri in appena quattro giorni, andando da San Francisco a New York. La società industriale partiva da lì, dal sogno di un collegamento che potesse ridurre le distanze e dare vita a una realtà sociale: il pendolarismo. Di lì a poco il treno divenne un simbolo dello sviluppo societario, nonché una bandiera della civiltà: ed è proprio in questo contesto che bisognerà creare il proprio impero ferroviario.

A livello di giocabilità, lo scopo di Railway Empire Complete Collection è quello di spingere chi si trova dinanzi lo schermo a collegare i paesi del mondo con i binari. La proposta ludica parte così dalla campagna, una modalità divisa in cinque capitoli che non fa altro che accompagnare attraverso un enorme tutorial, pronto a spiegare tutte le meccaniche, inizialmente ingarbugliate, del gioco. Grazie a queste cinque sessioni introduttive si avrà la possibilità di andare a scoprire anche alcuni momenti della storia dell’evoluzione del treno, vestendo i panni di un magnate che deve necessariamente guardare al profitto. D’altronde la costruzione di migliorie, di strutture più efficienti, nonché di binari sempre più ramificati, passa dalla disponibilità economica di chi gestisce la linea ferroviaria. Va da sé, insomma, che la campagna non fa altro che proporre quella che è quasi una prassi del genere, ossia sfruttare un single player con una sottile linea narrativa che fa da palliativo per spiegare tutte le numerose e spesso capillari meccaniche di gioco. Ovviamente tali meccaniche sono tutte intrecciate tra di loro e propongono diverse interfacce non sempre intuitive, ma comunque pronte a offrire tutti quegli strumenti che possono garantire il risultato sperato. Piuttosto, quindi, che propinare un tutorial fatto di numerosi documenti e di guida ai comandi più basilari, sacrificando una modalità single player che avrebbe soddisfatto solo chi non ha velleità di competizione reale, si passa a un tutorial comunque gradevole e che introduce subito all’esperienza definitiva. Railway Empire Complete Collection però oltre a offrire quanto già era presente nella versione base del gioco, mette a disposizione degli scenari tutti nuovi. Ognuno di essi metterà i giocatori dinanzi a determinate caratteristiche da gestire, con dei parametri ben precisi ai quali affidarsi, con delle strategie da seguire per poter evitare la bancarotta e arrivare al risultato finale in maniera soddisfacente. Questo perché verranno fornite delle missioni, così come nel tutorial iniziale, che pretenderanno il raggiungimento di determinati obiettivi e condizioni entro una data fornita. Gli scenari sono disponibili solo nella modalità apposita, dato che la campagna principale, quindi il tutorial, era stata pensata prima della pubblicazione delle espansioni. Accanto agli scenari c’è la modalità libera, ossia un mondo a totale disposizione per quanto riguarda la personalizzazione dei contenuti messi in campo: punti di partenza, fattorie, collegamenti e potenziali avversari saranno a totale discrezione di chi gioca, senza alcun tipo di vincolo.

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Railway Empire Collection però dà il meglio di sé nella modalità Sandbox. Sebbene essa sia stata sdoganata la meraviglia riservata a tale modalità, che fino a qualche anno fa riusciva sempre a far comparire un sorriso inebetito sul volto dei videogiocatori che si sentivano in grado di poter fare tutto, aspettarsi oramai una tale proposta in un manageriale è abbastanza scontato: ecco, quindi, che questa tipologia di gioco permetterà di abbattere qualsiasi tipo di paletto, andando a costruire all’infinito ciò che si desidera, inserendo chi gioca in un contesto che scevro da obiettivi e richieste infinite, sarà in grado quasi far sentire chiunque un vero e proprio magnate delle ferrovie. La versione da console di Railway Empire Complete Collection si comporta bene, questo va detto. Non ci sono bug o glitch capaci di rendere la partita ingiocabile, ma nonostante questo, alcuni piccoli accorgimenti potevano migliorare ulteriormente l’esperienza. Tirando le somme, il titolo offre una grande boccata d’aria al prodotto di base. Kalypso Media ha davvero voluto portare qualcosa su cui i giocatori potessero spendere dozzine e dozzine di ore e, bisogna dire, che ci è riuscita. Il gioco però rimane quello, di base accessibile a molti neofiti del genere gestionale ma con una serie di problemi davvero basilari e sicuramente risolvibili con non troppo lavoro, mostrando proprio qui una pecca di volontà nella produzione. Tutto sommato, comunque, Railway Empire Complete Collection offre tantissime ore di divertimento, sia per i nuovi che per i veterani, portando su console un gestionale su cui puntare per una fase di relax giornaliera. Se volete scoprire se siete capaci di affrontare una sfida del genere o se da bravi appassionati volete mettervi alla prova, questo software sarà in grado di regalare molte soddisfazioni.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 8

Gameplay: 7

Longevità:7,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Smartwatch, la nuova frontiera contro gli infarti

Lo smartwatch può essere uno strumento utile per aiutare il medico a eseguire una diagnosi tempestiva di infarto, migliorando le possibilità di sopravvivenza. Cambiano le linee guida per le cure in caso di infarto, andando nella direzione di un intervento meno standard e più basato sulla reale situazione del paziente. E aumentano le possibilità di diagnosi, aprendo la strada all’utilizzo dello smartwatch come alternativa di emergenza all’elettrocardiogramma. Mettendolo in 9 posizioni sul torace può riconoscere l’attacco cardiaco con una sensibilità simile a quella dell’elettrocardiogramma (Ecg). Lo dimostra una sperimentazione italiana i cui dati, pubblicati sulla rivista Jama Cardiology, sono stati presentati oggi al congresso dell’European Society of Cardiology. Un Ecg tempestivo è fondamentale per la diagnosi di infarto, ma “non sempre è prontamente disponibile in caso di sintomi sospetti; gli smartwatch, invece, sono al polso di un numero sempre più elevato di persone”, spiega Carmen Spaccarotella del Centro di Ricerche in Malattie Cardiovascolari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, coordinatrice della ricerca. “Gli smartwatch sono programmati per effettuare una sola derivazione elettrocardiografica e consentono di esplorare l’attività elettrica di una parte soltanto del cuore. Il nostro studio ha dimostrato che è possibile spostare l’orologio in diverse posizioni del corpo, effettuando così una misurazione a 9 derivazioni analoga a quella di un Ecg”. Per l’indagine sono stati analizzati 100 soggetti, di cui l’80% con sintomi di infarto e il 20% di controllo; per tutti sono state effettuate le registrazioni con l’Apple Watch e, in contemporanea, un Ecg. I risultati mostrano che con l’Apple watch la diagnosi corretta è stata del 94%, in pratica la stessa affidabilità dell’esame standard. La possibilità di individuare un attacco cardiaco in corso con rapidità può essere di grande aiuto, sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia e autore senior della ricerca: “in caso di infarto, la tempestività è decisiva. Negli ultimi anni grazie all’angioplastica, la mortalità per infarto si è ridotta del 50%, a patto che la procedura venga effettuata entro 90-120 minuti dalla diagnosi. Gli smartwatch potrebbero essere d’aiuto per accorciare ulteriormente i tempi e salvare un maggior numero di vite”. Adesso che lo sapete ricordate, uno smartwatch potrebbe salvarvi la vita, non sottovalutate la cosa.

F.P.L.




WhatsApp, con le smart reply comunicare è ancora più semplice

Arriva una nuova feature per l’app di messaggistica istantanea di Mark Zuckrberg. Stiamo parlando di Whatsapp e delle smart reply, ovvero le risposte automatiche che potranno essere inviate con un semplicissimo tocco. Questa funzione è attiva da diverso tempo su piattaforme come Gmail, LinkedIn e Messenger, oltre altre, ma su WA mancavano ed ora potranno essere utili per molti utenti. Quando non si ha modo di rispondere a dovere, per un motivo od un altro che sia, basta un clic e la risposta viene inviata. Attualmente le smart reply sono disponibili sui principali smartphone Android in Italia, precisamente su quelli che hanno aggiornato l’app alla versione 10. Tutti gli altri dispositivi ne saranno privi poiché si tratta dell’ultimo aggiornamento di Google che permette ad app di terze parti come WhatsApp di usufruire delle risposte automatiche. Il funzionamento delle smart reply è abbastanza semplice. Android sfrutta l’intelligenza artificiale del dispositivo per intuire la possibile risposta più adatta al messaggio ricevuto. A quel punto la chat viene aperta e l’app mette a disposizione tre risposte tra cui scegliere. Le Smart Reply in effetti non sono dei semplici “sì” o “no”: per un messaggio che propone di vedersi per la serata, il sistema potrebbe proporre come risposte “d’accordo” o “non ci sono”; a un saluto prima di pranzo potrebbe suggerire “buon appetito” o “a dopo”; dopo una richiesta di risposta urgente potrebbe interporre un “ora non posso” o un “ti chiamo dopo”. Le risposte suggerite si attivano solo quando il sistema rileva nel testo domande o affermazioni alle quali reagire, e in ogni caso non sono particolarmente strutturate; si tratta pur sempre di risposte generate in automatico, che ha senso utilizzare quando effettivamente non è possibile dedicarsi ai contatti che richiedono attenzione: durante una riunione, in cucina o nel corso di altre attività. A proposito di chat, è in arrivo anche la modalità Vacanze che permetterà una maggior organizzazione ed archiviazione delle stesse.

F.P.L.




Immortal Realms: Vampire Wars arriva su Pc, Xbox One, Ps4 e Switch

Immortal Realms: Vampire Wars è uno strategico a turni di stampo fantasy ambientato in un mondo dove i vampiri dominano ogni territorio e dove gli umani in cambio della pace dovettero sottoporsi a donazioni di sangue “volontarie”, mentre ogni tipo di rivolta venne repressa con l’uso della violenza. Nel titolo i temibili “succhiasangue” sono sostanzialmente divisi in tre casate, ognuna di esse potrà essere utilizzata per sterminare quelle rivali. Ogni fazione possiede un proprio signore: il sanguinario Dracul, L’antico Nosfernus e la mistica Moroia, ognuno di essi vanta meccaniche, unità e carte da sfruttare nel proprio turno diverse. Quindi, nonostante non sia presente una modalità multiplayer, Immortal Realms: Vampire Wars offre in ogni caso una rigiocabilità di almeno tre “run”. Ognuna delle campagne è composta da quattro scenari, e affrontandole si esploreranno tutte le tre fazioni presenti. La narrazione avviene spesso sotto forma di cutscene. A livello di giocabilità, ci sono diversi elementi per i quali si può affermare che il gioco presenta un gameplay semplificato, rispetto ai massimi esponenti del genere, dove gli eserciti composti da diverse unità sono il punto focale delle partite. I lord sono unità speciali con abilità proprie e che possono essere messi al capo di un esercito. Un battaglione con a capo un lord può muoversi verso le province vicine ed eventualmente conquistarle. Importanti sono le città e i villaggi, che una volta annessi alle proprie terre forniranno alla fine di ogni turno un certo valore di sangue in base alla popolazione delle stesse. Questi tributi di sangue sono una sorta di valuta che permette di reclutare unità e provvedere al loro mantenimento, diminuendo di conseguenza il guadagno netto di sangue proveniente dalle strutture abitate dagli umani. Oltre ai villaggi, in Immortal Realms: Vampire Wars ci sono diverse strutture che permettono il reclutamento delle unità a seconda della loro tipologia, ad esempio da una foresta si possono ottenere dei lupi mentre da una fortezza dei vampiri guerrieri. Ma non finisce qui, perché a queste vanno aggiunti anche i fabbri e le librerie: i primi permettono di comprare equipaggiamenti per i lord, mentre le seconde di acquistare carte che conferiscono un vantaggio tattico. Ogni squadrone possiede un numero di punti azione che vengono spesi per compiere qualsiasi tipo di movimento o interazione. Il turno finisce quando il giocatore ha terminato le sue mosse o non vuole procedere oltre, lasciando così il turno all’IA. Quando due eserciti si incontrano sullo stello campo avviene una battaglia e ovviamente vince l’unico che rimane in piedi dilaniando tutte le truppe avversarie. I campi dove avvengono lo scontro sono molto piccoli e presentano delle locazioni precise che forniranno bonus alle unità presenti.

Oltre alla modalità campagna, appena descritta, il titolo d’esordio di Palindrome Interactive propone poi due differenti modalità: schermaglia, in cui ci si potrà gettare in qualche classica battaglia, e sandbox, opzione di gioco molto simile alla precedente ma dove sarà possibile modificare numerosi indicatori e creare delle partite completamente personalizzate. Un ultimo aspetto su cui vale la pena soffermarsi è sicuramente il comparto tecnico. Immortal Realms: Vampire Wars non è di sicuro un titolo tripla A, ma riesce comunque tutto sommato a difendersi anche se senza picchi né artistici né tanto meno tecnici. Dove però il titolo di Palindrome Interactive purtroppo sprofonda in abissi difficilmente giustificabili è nelle cutscenes, dove si presentano agli occhi dei giocatori immagini non proprio degne di essere associate alla generazione attuali di macchine da gioco. Peccato perché nonostante l’assenza del multiplayer, nel complesso il titolo riesce a creare la giusta atmosfera e a regalare qualche ora di divertimento. In ogni caso, tirando le somme, Immortal Realms: Vampire Wars è un titolo più che discreto, nonché una degna opera di esordio per i ragazzi di Palindrome Interactive. Nonostante manchi della profondità e dell’ampiezza di gioco di titoli analoghi, Immortal Realms riesce infatti a rivelarsi comunque godibile e a regalare alcune ore di gioco agli appassionati del genere. Peccato solo per un aspetto grafico decisamente rivedibile e dei campi di battaglia che avrebbero potuto essere più vari e curati. Se siete alla ricerca di uno strategico fresco e leggero, ma in grado comunque di offrire un buon livello di sfida, troverete in Immortal Realms: Vampire Wars un buon compagno di giochi: l’importante è non aspettarsi un’opera in grado di competere ad armi pari con i mostri sacri del genere. Quindi, in sostanza, se siete appassionati di strategia a turni e di vampiri, il titolo di Palindrome Interactive è una perla che non potete assolutamente mancare di cogliere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Call of Duty Mw, la stagione 5 è arrivata con una pioggia di novità

Con i primi di agosto ha inizio la quinta stagione di Call of Duty Mw (qui la nostra recensione), lo shooter in prima persona più famoso del mondo, che porta tantissime novità sia per quanto riguarda sia il multiplayer sia per la modalità battle royale “Warzone” (qui la nostra recensione), che ricordiamo essere gratis per tutti. Mentre a Verdansk si intensifica il caos e l’Armistizio sta per raggiungere il suo punto di rottura, entra in campo una nuova forza. La Shadow Company fa il suo ingresso esplosivo e memorabile nel mondo di Modern Warfare, arrivando con stile per affermarsi e rafforzare l’Alleanza, nonostante il fireteam della compagnia stia apparentemente giocando in autonomia secondo le proprie regole. Con la season 5 di Call of Duty Mw, gli studi di Infinity Ward ridefiniscono la mappa di Warzone che sarà allargata grazie all’apertura delle porte dello Stadio, così come gli interni della Stazione Ferroviaria e un gigante treno merci in continuo movimento da rivendicare come base mobile delle operazioni! Ma non è tutto, al lancio saranno disponibili quattro nuove mappe multigiocatore: una nuova esperienza di Guerra Terrestre, due mappe 6v6 e una mappa Scontro pensata per combattimenti frenetici. Ovviamente, questa serie di nuovi contenuti è supportata da nuove modalità di gioco sia per Multiplayer che per Warzone, ed anche da un robusto sistema di Battle Pass che includerà una serie di contenuti da sbloccare, alcuni dei quali anche gratuitamente.

Nello specifico per quanto riguarda Warzone: lo Stadio di Verdansk sarà aperto ai giocatori! L’area è enorme e molto strutturata quindi bisognerà imparare a esplorarla e a dominarla. Non si tratta però dell’unica novità di alto profilo: è infatti in arrivo la Stagione dei treni. Ovviamente non c’è stazione senza treno e, infatti, un enorme e corazzato treno farà il giro della parte sud-ovest della mappa: riuscire a occuparlo e ottenerne i mezzi e le armi pesanti può dare un grande vantaggio ai giocatori. Inoltre, sono stati aggiunte più zipline per salire rapidamente in cima agli edifici più alti, così da contrastare i cecchini più facilmente. Anche le armi recuperabili sul campo sono state aggiornate; sono state introdotte le seguenti varianti all’interno della mappa: 8 armi comuni, 13 non-comuni, 15 rare e 25 leggendarie. Infine, è ora possibile impostare una traccia musicale agli specifici veicoli tramite il menù di personalizzazione; appena sali nel mezzo, la musica parte in automatico. Le tracce sono disponibili solo per i giocatori che possiedono il battle pass. Per quanto concerne il multiplayer, durante la stagione 5 di Call of Duty Mw ci saranno quattro nuove mappe gratis per la versione completa del gioco: Livestock, Petrov Oil Rig, Sudal Harbor e Verdansk International Airport. Arriveranno anche nuove modalità, playlist, mosh pits e altri update. Ecco alcune anticipazioni: Bare bone: una rotazione di TDM, Domination, HQ, Hardpoint, and Kill Confirmed, senza Killstreak, potenziamenti o perk. Search and Destroy Double Down: come un classico Search and Destroy, ma con il doppio dei giocatori; si passa da 6 vs 6 a 12 vs 12. Missioni e Sfide: Più di 12 Mastery Challenge sono state aggiugne in Warzone e Modern Warfare. Ricordiamo che saranno inoltre disponibili due nuove armi ottenibili tramite il battle pass: la mitraglietta ISO SMG e il fucile d’assalto AN-94. Si potranno poi ottenere una serie di elementi cosmetici e vari blueprint.

L’acquisto del battle pass sblocca inoltre i seguenti contenuti, in automatico:

Nuovo operatore, Learch, Shadow Company

Tracce musicali per i mezzi

Skin e missioni per diversi personaggi

Boost XP (+10% per tutta la stagione)

Nuovi operatori nello store

Nel corso della stagione, inoltre, saranno acquistabili due nuovi operatori: Velikan (Allegiance / Shadow Company) e Morte (Coalition / Warcom). Insomma, anche questa volta di cose da fare ce ne sono davvero moltissime.

Francesco Pellegrino Lise




TikTok sotto assedio, ci sono 4 app “rivali”

Se i tentativi di controllare o comunque limitare TikTok soprattutto ad opera del governo degli Stati Uniti andranno in porto lo sapremo solo con il passare del tempo. Attualmente però ci sono già delle app alternative pronte a prendere il posto del popolare social cinese che ha già raggiunto i 2 miliardi di download e che fa gola a Microsoft. Secondo la rivista del Mit, Technology Review, sono quattro i possibili candidati, da Triller, che è al momento il concorrente più agguerrito, a Reels di recente lanciata da Instagram, agli “outsider” Byte e Clash nati entrambi dall’esperienza di Vine, la piattaforma video di Twitter chiusa nel 2016. Pur essendo stata lanciata nel 2015, Triller ha raggiunto una certa notorietà solo nell’ultimo periodo, proprio grazie alle vicende di di TikTok. Il “travaso” di utenti, e anche di qualche influencer, ha portato l’applicazione a raggiungere i 250 milioni di download, ben lontani dai 2 miliardi della rivale ma sufficienti a farla essere l’app più scaricata a luglio in almeno 50 paesi, Italia compresa. “Potrebbe diventare potenzialmente il rifugio principale per gli influencer di TikTok che cercano un’altra app con caratteristiche simili che voglia investire su di loro – spiega alla rivista Alessandro Bogliari, esperto di social media -. Ora che qualche star di TikTok ha già lasciato per Triller altri potrebbero seguirli, portando con sè milioni di fan”. E’ ancora agli inizi invece Reels, applicazione appena lanciata all’interno di Instagram da Facebook, che permette di fare e condividere in uno spazio comune, accessibile da “esplora” video di 15 secondi con una serie di effetti. La chiave del possibile successo, spiega l’esperto, potrebbe essere nel fatto che Instagram è più intergenerazionale rispetto a TikTok, che è ancora abbastanza una “riserva” per i più giovani. E’ ancora in versione beta, anche se è già giudicata molto promettente, la app Clash, ideata da Brendon McNerney, uno dei principali utilizzatori di Vine, che più di TikTok è orientata a far guadagnare i creatori di contenuti con propri video. Ha pochi mesi anche Byte, l’ultima “candidata” secondo la rivista, ma è riuscita già a catalizzare l’attenzione di un pubblico “di nicchia”, interessato all’arte e alla musica. Insomma, per capire se il futuro di TikTok sarà quello di sparire o di perdere una buona fetta di utenti bisognerà aspettare ancora un po’, fatto sta che le 4 app rivali sono sicuramente pronte a dar battaglia.

F.P.L.