Destiny 2 Oltre la Luce, una nuova era ha inizio

Destiny 2 Oltre la Luce è il nuovissimo capitolo del popolare MMO Sci-Fi targato Bungie per console di vecchia, nuova generazione, Stadia e Pc. Con l’avvento dell’Oscurità, la software house ha inaugurato a tutti gli effetti uno dei capitoli più importanti dell’universo di Destiny, dando nuova linfa a un brand che necessitava senza dubbio di una rinfrescata. Ma cosa accade in Oltre la Luce?

Qual è la trama portante? Bene, dopo aver dominato il potere della Luce, i Guardiani si lasciano ammaliare dall’oscura entità che ha appena fatto capolino nel sistema solare e decidono di imbracciarne i poteri e di utilizzarli entambi diventando un po’ come il simbolo dello Ying e Yang, ossia portatori di luce e oscurità. Premessa importante: ad oggi il DLC non è assolutamente da considerare finito e compiuto.

Visto il passato recente di Bungie, una valutazione completa potrà essere fatta solo alla fine del ciclo, orientativamente intorno a febbraio. Detto ciò, dopo aver trascorso quasi un centinaio di ore con la nuova espansione, ci apprestiamo di seguito a descrivervi ciò che vi aspetta se deciderete di affrontare questa oscura parte della storia. Il punto di partenza di questo viaggio tra i contenuti di Oltre la Luce non può che essere la campagna, cardine di ogni dlc del gioco, questa volta ambientata tra le lande ghiacciate di Europa. La luna gioviana garantisce alle nuove avventure dei Guardiani una cornice ghiacciata ma incredibilmente affascinante, che torna ancora una volta a confermare il talento di Bungie per il design delle ambientazioni, sempre di altissimo livello. Incredibilmente piena di scorci tanto desolati quanto suggestivi, Europa è con tutta probabilità una delle aree di gioco più grandi mai viste nell’universo di Destiny, soprattutto dopo la pubblicazione nel nuovo raid, che ha reso accessibile un’ampia area nel sottosuolo del satellite, caratterizzata da un’estetica unica.

La disposizione dei nemici sul campo, seppur non particolarmente generosa, contribuisce a sottolineare con maggior vigore la vastità del nuovo scenario, teatro di un’avventura che vede i guardiani incrociare le armi con Eramis, una Kell dei Caduti determinata a mettere le mani sui poteri dell’Oscurità per vendicarsi del tradimento del Viaggiatore, ritenuto colpevole di aver abbandonato la sua gente in un’epoca ormai lontana. La struttura della campagna di Destiny 2 Oltre La Luce rispetta i canoni classici di sempre e condivide con l’espansione I Rinnegati diversi tratti salienti: dopo una manciata di missioni introduttive, i giocatori saranno quindi coinvolti in una caccia all’uomo che li porterà ad abbattere uno dopo l’altro i luogotenenti di Eramis, con l’obiettivo di procurarsi le informazioni per scovare la Kell. In termini di gioco, questi incarichi vedranno i Guardiani esplorare il satellite alla ricerca dei bersagli, tra intense battaglie e sessioni di farming piuttosto consistenti. Ad accompagnare i giocatori in questo nuovo viaggio verso la conquista dell’Oscurità ci sarà, udite udite, l’Ignota Exo, un personaggio misterioso apparso nel primissimo Destiny, e poi sparita nel nulla, che finalmente rivelerà qualcosa in più sulla sua missione e sui suoi obiettivi.

Tutto questo avrà un peso importante sull’economia del racconto anche oltre i confini dell’espansione. Non a caso la campagna si chiude con un finale aperto, lungo un percorso narrativo che viene ulteriormente ampliato dal raid con nuovi dettagli sulle vicende della famiglia Clovis e su molti altri tasselli della lore del titolo. Più in generale, Oltre la Luce offre una buona campagna, al netto di una caratterizzazione un po’ conservativa dell’antagonista, che ripercorre il destino di molti altri nemici visti in passato: grandi piani di conquista e proclami di potere che poi vengono annientati in un batter d’occhio in coda a una battaglia non particolarmente difficile.

https://www.youtube.com/watch?v=8B0jmeInYHQ

Dopo tanti anni di Destiny abbiamo imparato fin troppo bene a capire il ruolo delle sue campagne: per quanto ben elaborate e divertenti esse siano, il loro obiettivo è sempre stato quello di essere principalmente funzionali alla presentazione delle nuove attività di gioco, come modalità inedite, imprese esotiche, incursioni e tutto ciò che riguarda il mid/endgame dei contenuti della nuova espansione in questione. Una volta finita la campagna siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla quantità di altre imprese (considerate “principali” dal gioco stesso) che vengono offerte: una serie di missioni saranno mirate a ridurre ulteriormente l’influenza del Casato della Salvezza su Europa, e porteranno ancora più a fondo nel contenuto, guidando i giocatori attraverso ambientazioni completamente inedite rispetto alla campagna, proponendo meccaniche di approccio sempre diverse e aggiungendo continuamente dettagli narrativi al mondo di gioco.

Poi vi è la questline relativa all’ottenimento delle altre abilità della Stasi (come la granata) offerta dall’Ignota Exo che, proprio in questo contesto, mostrerà una caratterizzazione ed una personalità ben più elaborate a quanto visto durante la campagna, raccontando faccia a faccia determinate vicende narrative, come ad esempio i suoi rapporti personali con i membri della sua famiglia, in particolare con il nonno Clovis Bray e la sorella Ana. Ciò darà il via a quella che è la seconda grande fetta narrativa di questo contenuto, dagli sfondi di trama radicati a fondo nella lore e potenzialmente di importanza ben più elevata rispetto alla vicenda autoconclusiva di Eramis, riuscendo a scavare ancor più in profondità di tali personaggi e creando spunti narrativi volti al futuro veramente d’impatto e più interessanti che mai. Ad aggiungersi a tutto ciò, in Destiny 2 Oltre La luce, vi sono ulteriori tipologie di attività secondarie, come un’impresa per un’arma esotica, settori perduti leggendari, taglie e missioni di Variks volte all’ottenimento di una certa valuta di gioco che darà l’accesso ad altre imprese ancora. Insomma, Bungie ha davvero capito la lezione, evitando di offrire singole modalità di gioco con annesse taglie da farmare all’inverosimile in favore di un’offerta ben più vasta di attività, sia in termini di quantità che, soprattutto, di varietà. Parlando della Stasi, ossia la prima manifestazione della forza paracausale che si contrappone alla Luce, la quale offre la formidabile capacità di rallentare e congelare i nostri nemici, essa non verrà fuori tutta e subito. Portando a termine la campagna di Eramis si otterrà infatti si accesso alla Stasi, ma si tratta di un potere ancora grezzo e che toccherà a chi gioca raffinarlo con le dovute ricerche. Queste si concretizzano in attività di farming più o meno ripetitive da cui ricaveremo nuove abilità e le cosiddette Nature, attraverso cui sbloccare il pieno potenziale della Stasi.

Proprio come avviene per ciascuno dei tre elementi della Luce, alla Stasi corrispondono le tre nuove sottoclassi dei Guardiani. Revenant (Cacciatore), Vincolatore dell’ombra (Stregone) e Behemoth (Titano) sono le prime incarnazioni dell’Oscurità, una nuova arma da scatenare contro i nemici della Torre e, soprattutto, il nuovo incubo dei portatori di Luce. Nelle attività PvE le tre sottoclassi garantiscono grande versatilità sia sul fronte offensivo che su quello difensivo, con perk particolarmente utili in fase di danno e altre abilità votate al crowd control: il risultato è inebriante e visivamente spettacolare, almeno nel momento in cui scateniamo le immancabili Super. La situazione si fa però più complicata quando si mette piede nel Crogiolo.

I match competitivi della modalità PvP sono letteralmente dominati dai Guardiani della Stasi, non solo per il caos generato dalle suddette Super, ma anche per le devastanti granate congelanti. Il marcato dislivello segnato dall’introduzione del nuovo potere porterà a un’inevitabile serie di aggiustamenti, a partire dallo Stregone, classe che aveva già tratto enorme vantaggio dalla sua inarrestabile Super. Gli utenti meno avvezzi al multiplayer competitivo si ritroveranno a partecipare agli scontri del Crogiolo, trovando magari qualche difficoltà, così come gli “hater” di Azzardo dovranno fare nuovamente i conti con il discutibile torneo del Ramingo. Purtroppo in Destiny 2 Oltre La Luce sono passaggi del tutto inevitabili se si vorrà sbloccare il massimo potenziale delle sottoclassi da Stasi: frammenti, Nature e nuove granate potranno essere ottenute solo dopo aver effettuato un certo numero di uccisioni nelle suddette playlist, e dopo aver partecipato a un gran numero di Assalti, attività talmente ripetitiva da risultare ormai avvilente.

Certo, va detto che i giocatori di vecchia data sono ormai abituati a questo genere di cose da fare, ma per i nuovi arrivati, tutto questo pitrebbe sembrare davvero molto ripetitivo. Il cosiddetto power leveling esiste dall’alba di Destiny e, paradossalmente, per alcuni rappresenta una delle sfide più avvincenti dello pseudo-MMO: per raggiungere il level cap occorrerà grande impegno e dedizione, “farmando” le giuste attività al fine di ottenere gli equipaggiamenti più potenti. Dopo aver ultimato la campagna di Eramis ci si avvicinerà al soft cap fissato a 1200, ma solo dedicandosi al completamento delle attività più impegnative sarà possibile raggiungere la soglia del 1250; con gli armamenti di punta garantiti dall’Incursione, inoltre, si potrà sfiorare il più agognato “pinnacle cap”, ossia i 1260 di potere. Parlando del piatto forte di ogni espansione, ovvero il raid che rappresenta la coronazione dell’offerta di tutte le espansioni di Destiny, possiamo dire che la Cripta di Pietrafonda rappresenta una bella sorpresa: il luogo natio degli Exo, una delle razze più importanti dell’universo narrativo di Bungie, offre intriganti retroscena sulla storia di Eramis e del suo popolo, e soprattutto permette di ottenere dalla coscienza meccanica di Clovis Bray nozioni importantissime sulla lore del titolo, e in particolare sull’Età dell’Oro. In linea con la strategia di Bungie da Oscurità dal Profondo in poi, votata a una maggiore accessibilità dei raid per evitare di dividere la community, l’istanza propone sfide relativamente semplici, tanto che molti team sono riusciti a completarla entro le prime 24 ore.

Si tratta di una rotta condivisibile, pensata per alleggerire lo storico elitarismo di Destiny e trasformare il gioco in un piacere quotidiano, che può essere trascurato senza temere di finire esclusi dal meta. Per quello che concerne il sistema delle stagioni, questo è stato ulteriormente modificato con l’uscita di Oltre la Luce. Non tanto dal punto di vista del gameplay quanto da quello della storia di Destiny 2, grazie a un maggiore focus sull’evoluzione della lore. Abbiamo dunque assistito al ritorno di Uldren Sov come Guardiano dopo la totale cancellazione della sua memoria: costretto a servire il Ragno sulla Riva Contorta, l’ex principe degli Insonni aiuterà i Guardiani ad ostacolare i piani di Xivu Arath, sorella guerrafondaia di Savathun determinata a corrompere l’universo con i suoi mefitici influssi. È ormai chiaro che proprio Savathun sarà una dei grandi protagonisti del prossimo anno di Destiny 2, tappa essenziale di una storia che sembra ora puntare in un’unica direzione, verso una guerra totale contro la Regina Strega dell’Alveare. In termini puramente ludici, la stagione è ancora un po’ debole: le cacce dalle “Endofurie” di Xivu Arath sono relativamente semplici e i contenuti proposti tendono a scadere nel ripetitivo dopo poco tempo. Va da sé che per valutare correttamente i pregi e i difetti di questa stagione sarà necessario attenderne la definitiva conclusione, e speriamo che l’offerta decolli nei mesi a venire.

Come da tradizione, lo sviluppatore ha provveduto ad inserire in Destiny 2 Oltre la Luce una buona quantità di armi e armature esotiche nuove di zecca, alcune piuttosto mediocri e altre clamorosamente potenti, ma tutte caratterizzate da un’estetica molto intrigante. A questo proposito, l’espansione vede finalmente l’introduzione dell’equipaggiamento esotico nelle “loot table” specifiche dei Settori Perduti Leggendari, in modo da dare nuova linfa a questi contenuti. Queste attività, che richiedono un livello di potere pari a 1250 e 1280, offrono un grado di sfida piuttosto consistente rispetto alla media dei contenuti del gioco, ma concedono ai giocatori un bottino esotico praticamente garantito. Il nuovo sistema permette infatti di farmare specifici pezzi di loot, eliminando totalmente la frustrazione derivante dalla casualità dal precedente metodo di assegnazione.

L’aggiornamento del loot pool avviene poi su base giornaliera, in modo da offrire al pubblico ottime ragioni per tornare ad affrontare queste particolari attività. Per quanto riguarda le armi esotiche, anche in Oltre la Luce queste sono legate a specifiche quest che richiederanno l’impegno da parte della community. In conclusione, tra le novità più interessanti della nuova espansione c’è sicuramente il Destiny Vault, ossia una sorta di “deposito” nel quale Bungie depositerà periodicamente vecchi contenuti e location opportunamente riadattate in base alle esigenze dello sviluppatore.

Tra questi figurano ovviamente scenari tratti dal primo Destiny, che ritorneranno a rinfoltire l’assortimento dell’offerta: il primo è stato il Cosmodromo, sede di uno dei Settori Perduti Leggendari disponibili in Oltre la Luce. Con questo sistema lo sviluppatore punta inoltre a colmare il “buco” contenutistico generato con l’arrivo dell’Oscurità nella galassia del gioco, che di fatto ha reso inaccessibili alcune ambientazioni dell’Anno 1, assieme a quest esotiche il cui bottino può ora essere acquisito esclusivamente tramite i mercanti della Torre. Tirando le somme, Destiny 2 Oltre la Luce preferisce evolvere le varie componenti ludiche di Destiny 2 invece di rivoluzionarle completamente: il risultato è un’espansione imponente, che riesce nell’arduo tentativo di raccogliere il meglio dei contenuti passati ripulendoli dalla stagnazione che ha caratterizzato alcuni dei punti più bassi della saga. L’aggiunta di svariate novità piuttosto significative come la Stasi, ed una serie di notevoli svolte narrative rendono più forte che mai la sensazione di essere entrati per davvero in una fase del tutto nuova del suo sviluppo, nonostante Oltre la Luce non sia Destiny 3. In ogni caso se siete appassionati della saga o neofiti della serie, Destiny 2 Oltre la Luce siamo certi vi piacerà e vi catapulterà in un universo incredibilmente complesso e ricco di cose da fare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 8,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Maker Faire 2020, dal 10 al 13 dicembre in digitale e gratis

Maker Faire non si ferma dinanzi al Covid ed è pronta a stupire ancora una volta con una formula del tutto inedita e sicura. Oltre 300 stand virtuali con idee, prototipi e progetti innovativi, più di 130 conferenze in diretta e un live costante trasmesso da uno studio televisivo dedicata che trasmetterà senza interruzioni dall’ex Gazometro di Roma.

Sono questi i numeri che raccontano l’ottava edizione della Maker Faire 2020, che si svolgerà dal 10 al 13 dicembre, quest’anno tutta in digitale a causa della pandemia. Tanti i temi della manifestazione dedicata alle innovazioni dei maker, che spaziano dalla robotica all’intelligenza artificiale alla mobilità, dall’economia circolare alla salute, dall’Internet delle cose al riciclo fino alla data science e le tecnologie applicate allo sport. Tornano anche le sezioni dedicate di Maker Art (con oltre 40 artisti da tutto il mondo, tra cui Antoni Abad ed Elena Bellantoni) e Maker Music (con tantissimi musicisti tra cui Samuele Bersani e anche la Maker Music Endless Jam, la jam di musica a distanza.

“Maker Faire porta all’attenzione due importanti temi: il primo è la collaborazione, il secondo la direzione verso cui si deve avviare l’innovazione”. Queste sono state le parole della ministra dell’Innovazione Paola Pisano, intervenendo alla presentazione.

“Non esistono tanti luoghi come la Maker Faire dove c’è spazio per tanti soggetti che portano con loro il concetto di collaborazione – ha aggiunto – ci si mette insieme per condividere idee e progetti pratici. Una cosa è parlare di innovazione, altro è vederla. Mi piace questo approccio interdisciplinare: è importante per esempio unire tecnologia e musica, o automotive e scarpe sportive: è il modo migliore per far nascere e sviluppare innovazione nel Paese”. Ricordate quindi, se volete saperne di più e volete assistere alle novità degli inventori, dal 10 al 13 dicembre non perdetevi le interessantissime dirette della Maker Faire 2020.

F.P.L.




Dirt 5, le corse folli off-road approdano anche sulla Next Gen

Dirt 5 è arrivato giusto alla vigilia della nascita della nuova generazione di console, Codemasters è infatti scesa in campo con uno dei suoi franchise più noti in una nuova ed inedita esperienza off-road sia per le console old-gen che per Xbox Series X/S e Ps5.

Per chi non conoscesse la saga, possiamo dire che dopo i primi capitoli con ambizioni spiccatamente simulative, il brand si è aperto progressivamente a una formula più leggera e scanzonata, percorrendo i tracciati all’insegna dell’adrenalina, dell’accessibilità e di circostanze al limite dell’esilarante. Ebbene, dopo un quarto capitolo ancora legato parzialmente alle logiche simulative, e capace di offrire nuovamente un certo equilibrio nella formula di guida, Dirt torna a parlare un linguaggio spiccatamente arcade, per dare seguito all’arguta scelta di ampliare le prospettive delle corse off-road e strizzare l’occhio al divertimento puro.

Gli amanti del realismo estremo, della riproduzione minuziosa della fisica e della disciplina canonica sono avvisati: troveranno ben poco pane per i loro denti in Dirt 5. Ad attenderli, tuttavia, ci saranno ore galvanizzanti, spensierate e molto, molto fango. Come prevedibile, è la Carriera a porsi come centro nevralgico dell’esperienza di gioco di Dirt 5. In tale tipologia di gioco, si è chiamati a guidare nelle specialità più estreme come: Cross, Land Rush, Icebreaker e Stampede con l’obiettivo di farsi conoscere all’interno del circuito di queste strampalate corse con macchine derivate dalla produzione di serie ma adattate al contesto molto selettivo dei percorsi.

La Carriera è divisa in blocchi il cui nome si riferisce anche alle fasi della meccanica: non poteva quindi che essere Ignition la prima fase che serve a introdurre i giocatori al mondo delle corse. Una volta innescata l’iniezione non si può che accelerare, ed è infatti questo il nome della seconda fase della carriera in cui si affrontano gare via via più difficoltose e selettive per poi passare all’ulteriore fase che è la Velocità. Un tocco di classe dei ragazzi di Codemasters che contestualizza in maniera frizzante l’esperienza di gioco. Per passare da una fase all’altra, e quindi progredire nella carriera, non è indispensabile vincere ma ottenere un buon piazzamento aiuta ad avere ricompense che permettono di acquistare auto adatte per poter partecipare nelle varie gare, rappresentate da un percorso a tappe che tocca Sudafrica, Grecia, Italia, Norvegia, Brasile, Cina, New York e Arizona.

Ad ogni competizione conclusa si ottengono ricompense proporzionate alla posizione finale, divise tra punti esperienza, reputazione, DIRT Dollars e ricompense degli sponsor. Ognuna di queste ricompense permette, rispettivamente, di accedere a nuove e diverse auto e personalizzazioni, prendere nuovi e più importanti sponsor ed acquistare auto, livree e stickers. I circuiti di Dirt 5 sono inseriti in località spettacolari dal punto di vista visivo, e caratterizzate da peculiarità specifiche quali la superficie di gara, la tipologia di circuito o le condizioni metereologiche di base.

La diversità di superfici e vetture comporta stili di guida diversi per poter vincere e guadagnare punti, e proseguire quindi nella carriera. Al crescere della reputazione si potrà essere invitati a sfide contro nomi famosi delle varie specialità, in sfide dirette su un circuito e specialità di loro scelta. Sono presenti i più grandi marchi che si cimentano in queste tipologie di gare: dalla Volkswagen all’Audi, dalla Citroen alla Porsche e non mancano mezzi esotici che sono però indispensabili per affrontare alcune prove come, ad esempio, la modalità Pathfinder che si può tradurre in: “arrampicata con auto”.

In Dirt 5, ci teniamo a sottolineare, non è possibile incidere sulle prestazioni dei singoli bolidi, dal momento che manca la possibilità di installare nuove componenti. La personalizzazione, quindi, è solo estetica, e sebbene le possibilità in tal senso siano discretamente ampie, anche grazie alla possibilità di creare da zero le proprie verniciature, questa mancanza potrebbe rappresentare una piccola delusione per i giocatori più esigenti, anche a causa di una caratterizzazione delle auto tutt’altro che marcata, specie fra esponenti della medesima classe.

Buona invece l’idea di poter scegliere uno sponsor fra diverse proposte, che ricompenserà i piloti con un bonus di crediti in base al grado reputazione e agli obiettivi carriera raggiunti. La carne al fuoco è molta, in quanto le gare sono oltre il centinaio, e in generale la modalità Carriera riesce a compensare una congenita carenza nell’avanzamento con una buona dose di eventi, che apre la strada a una varietà e a un livello di sfida sempre più stimolante. Detto ciò però è bene tenere a mente che Dirt 5 è tutto meno che un gioco difficile. Tuttavia, la sensazione di estrema facilità nel posizionarsi davanti a tutti (anche a un grado di difficoltà medio) si stempera progressivamente con il passare delle ore, portando il giocatore ad accrescere il livello di attenzione già dopo il primo terzo di gioco.

Il buon lavoro svolto nella caratterizzazione dei tracciati, infatti, emerge più sulle lunghe distanze, dato che sarà necessario progredire un po’ per rendersi davvero conto di quanti tracciati ci siano e delle insidie lungo il percorso. La novità più incisiva di questo Dirt 5 sul fronte contenutistico è la modalità Playground. Si tratta di un editor di tracciati che consente di creare piste ed esperienze sulla base di tre tipologie di eventi: il succitato Gymkhana; il Gate Crasher, ovvero una sorta di Time Attack a cancelli che richiede di ottenere il miglior tempo; e infine Smash Attack, una corsa ad ostacoli contraddistinta da un alto tasso di spettacolarità e adrenalina. Le creazioni, naturalmente, possono essere condivise in rete e offerte in pasto alla community. Questa modalità rappresenta un’aggiunta senz’altro interessante e in grado di carpire l’attenzione dei gamers più creativi. L’offerta contenutistica include anche le immancabili modalità Gioco Libero e Time Attack, nelle quali poter correre anche in compagnia (il titolo supporta il multigiocatore locale in split screen fino a 4 giocatori). Inoltre, è possibile alterare tutta una serie di parametri come il numero di avversari e i giri di pista, settare momento della giornata e condizioni climatiche, oltre che selezionare tra uno degli oltre 35 tracciati disponibili, numero che va raddoppiato tenendo conto delle varianti inverse che ciascuno possiede.

Sul versante multiplayer online, Dirt 5 sa far felici sia gli amanti dei vecchi capitoli del franchise, sia chi desidera correre fra gli scenari dei 10 Paesi che fanno da teatro ai tracciati della Carriera. Torna la Modalità Party, con arene esclusive e modalità peculiari, votate alla competizione arcade; Vampire, la modalità di caccia, mette un pilota nei panni di un “vampiro” all’inseguimento, mentre gli altri pilori dovranno scappare facendo sfoggio di tutte le abilità di guida acquisite; King spinge invece ad adottare uno stile di guida più pulito e ad evitare le collisioni con gli altri giocatori per conservare la corona; Transporter, infine, permette al pilota di accumulare punti recuperando uno specifico oggetto e portandolo al sicuro in un determinato luogo. Insomma, per quanto riguarda i contenuti c’è davvero un’ottima mole di attività.

La nostra prova di Dirt 5 su Xbox Series X ha messo in luce un impatto visivo un po’ troppo trattenuto: la modellazione degli elementi a bordo pista non è proprio colma di dettagli poligonali, alcuni tratti dei tracciati sembrano leggermente vuoti, ed in generale il team sembra aver puntato di più sull’ottimizzazione che sulla ricchezza e sulla densità visiva.

Bisogna in ogni caso ribadire che Codemasters ha lavorato su tracciati completamente inediti, cercando di dare il massimo sul fronte della varietà e puntando alla massima fluidità e risoluzione. A tal proposito, su Series X il titolo gira a 60 fps granitici, nello splendore della risoluzione nativa 4K, e anzi riesce persino a spingersi oltre. Avendo poi a disposizione una TV con HDMI 2.1 è possibile impostare l’uscita video della nuova console Microsoft a 120fps, sbloccando quindi l’omonima modalità di rendering. In questo caso si avverte una differenza piuttosto netta in termini di fluidità, percepibile soprattutto se si utilizzano le visuali interne o comunque quelle “in prima persona”. Detto ciò, tirando le somme, Dirt 5 è a tutti gli effetti un gioco di guida di assoluto livello, sebbene molto diverso dal solito gioco di rally che ci si aspetterebbe di vedere.

Il titolo ha personalità da vendere e cattura chiunque in una dinamica di gioco nella quale si fa una gara dopo l’altra, uno scenario dopo l’altro, senza mai stancarsi. Il tutto poi è esaltato dall’hardware next-gen (al quale ricordiamo il gioco viene upgradato gratuitamente ed automaticamente), ma non disdegna le attuali console sulle quali continua a mostrare tutte le sue qualità. Le modalità di gioco sono variegate e la disponibilità di un editor permette agli appassionati di costruire percorsi che continuano ad alimentare il sistema di gioco. Codemasters si conferma una garanzia per quanto riguarda i giochi di guida. Insomma, se avete voglia di velocità, fango, divertimento è un pizzico di follia, allora Dirt 5 è quanto di meglio possiate desiderare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




iPhone si danneggia con l’acqua, l’Antitrust multa Apple

iPhone resistente all’acqua? Sembra proprio di no. Quindi non fatelo. La pubblicità della Apple che vantava la resistenza dei suoi smartphone all’acqua è stata giudicata ingannevole dall’Antitrust che ha deciso una sanzione al gruppo della mela, che si è anche rifiutata di prestare assistenza per gli smartphone danneggiati, di 10 milioni di euro.

L’autorità ha ritenuto pratiche commerciali scorrette la la diffusione di messaggi promozionali di diversi modelli di iPhone in cui veniva esaltata la caratteristica di risultare resistenti all’acqua per una profondità massima variabile tra 4 metri e 1 metro a seconda dei modelli e fino a 30 minuti.

Secondo l’Autorità, però, nei messaggi non si chiariva che questa proprietà è riscontrabile solo in presenza di specifiche condizioni, per esempio durante specifici e controllati test di laboratorio con utilizzo di acqua statica e pura, e non nelle normali condizioni d’uso dei dispositivi da parte dei consumatori. I modelli pubblicizzati sono iPhone 8, iPhone 8 Plus, iPhone XR, iPhone XS, iPhone XS Max, iPhone 11, iPhone 11pro e iPhone 11 pro Max. Per l’Antitrust, come descritto in una nota, inoltre, la contestuale indicazione del disclaimer “La garanzia non copre i danni provocati da liquidi”, dati gli enfatici vanti pubblicitari di resistenza all’acqua, è stata ritenuta idonea a ingannare i consumatori non chiarendo a quale tipo di garanzia si riferisse (garanzia convenzionale o garanzia legale), né è stata ritenuta in grado di contestualizzare in maniera adeguata le condizioni e le limitazioni dei claim assertivi di resistenza all’acqua.

L’Antitrust ha poi ritenuto idoneo a integrare una pratica commerciale aggressiva il rifiuto da parte di Apple, nella fase post-vendita, di prestare assistenza in garanzia quando quei modelli di iPhone risultavano danneggiati a causa dell’introduzione di acqua o di altri liquidi, ostacolando in tal modo l’esercizio dei diritti ad essi riconosciuti dalla legge in materia di garanzia ossia dal Codice del Consumo. Al momento Apple, a cui è stata richiesta la pubblicazione del provvedimento dell’Autorità sul sito internet italiano, non ha commentato la sentenza.

F.P.L.




Devil May Cry V Special Edition, Vergil superstar della Next-Gen

Devil May Cry V Special Edition arriva sulle piattaforme di nuova generazione targate Microsoft e Sony e offre un pacchetto completo che, oltre ai contenuti già visti nell’edizione base (qui la nostra recensione) della ormai “Old-Gen”, andrà a integrare una serie di novità realizzate appositamente per l’architettura dei nuovi hardware, ma anche per rispondere alle innumerevoli richieste da parte di una community più vogliosa di sfide che mai.

Devil May Cry 5 torna dunque su Xbox Series X/S e Ps5 con una riedizione a al costo di 39.99 euro che, oltre ad aggiungere la possibilità di rigiocare la campagna originale nei panni di Vergil, include una manciata di cut-scene inedite che ci mostrano gli eventi dal punto di vista del fratello di Dante.

Si tratta, però, di brevi filmati che falliscono nel tentativo di fornire una prospettiva più completa sulla sceneggiatura del quinto episodio, che avrebbe certamente giovato di un’analisi più approfondita dalla prospettiva di Vergil, visto l’enorme interesse attorno alla sua figura da parte dei fan di lunga data.

L’ingresso del fratello di Dante nel cast di DMC5, in tal senso, deve essere visto solo come la volontà di accontentare i fan che, da tempo ormai, invocavano l’aggiunta di Vergil tra i personaggi giocabili, e sotto un profilo di mero gameplay, il ritorno del secondo figlio del demone Sparda non delude di certo. La flessibilità e varietà del combat system di Vergil si fa apprezzare soprattutto spendendo in modo oculato le gemme rosse per andare a sbloccare alcune tra le mosse più interessanti che il gemello del protagonista può vantare nel suo moveset. Yamato, Beowulf, Mirage Blade e Mirage Edge offrono quattro stili di lotta molto differenti tra loro e complementari, che sommati alle incredibili capacità di Vergil di muoversi negli spazi in breve tempo, rompendo il contatto visivo e sbucando in faccia al nemico in men che non si dica, fanno sì che il personaggio possa avere la meglio anche in situazioni più complesse, quando il numero di avversari comincia a farsi particolarmente elevato. Situazione, peraltro, che non sarà rara, specialmente nel caso in cui si decida di attivare una delle nuovissime modalità introdotte dal team di sviluppo per l’occasione: la Turbo. Si tratta di una variazione che ha effetto sul gameplay e che va ad aumentare artificialmente la velocità dell’azione (incrementata di 1.2 volte), riducendo di conseguenza in modo percettibile il tempo di reazione da parte del giocatore agli attacchi avversari. Un aspetto che, nelle missioni più avanzate della storia o in presenza di particolari boss, può alzare in modo netto il tasso di sfida. L’altra novità offerta da questo Devil May Cry V Special Edition è il livello di difficoltà aggiuntivo chiamato “Il mitico cavaliere oscuro” che aumenta considerevolmente il numero di nemici su schermo. Si tratta di un incremento tale da trasformare la formula di Devil May Cry 5: Special Edition da uno “Stylish Action Game” a quello che per certi versi è più simile a un titolo come Dinasty Warriors, ossia con una quantità di demoni e avversari da abbattere davvero incredibile. Divertente, per carità, ma forse in alcuni casi eccessiva, sebbene come ho avuto modo di approfondire in sede di anteprima sia per certi versi molto più semplice, con tutti questi nemici, alternare le mosse di Vergil (o di Dante, Nero e V, visto che la modalità funziona anche con i personaggi appartenenti al cast originale) e ottenere un punteggio più “stiloso” diventa semplice. È vero, però, che alcune combinazioni di nemici sembrano totalmente affidate al caso e rendono forse un po’ imprevedibile ciascuna missione. Per fortuna, ogni personaggio ha dalla sua un numero sufficiente di mosse per respingere tutte queste minacce, e Vergil non fa certo eccezione.

Un capitolo a se di questa recensione non può non essere dedicato alle migliorie svolte da Capcom a livello tecnico, dalla succitata presenza di un numero sensibilmente maggiore di nemici (che mostra, qualora se ne avvertisse il bisogno, come Xbox Series X e Ps5 siano capaci di gestire un numero ben maggiore di elementi su schermo senza sacrificare la fluidità) che si manifestano nella modalità Il mitico cavaliere oscuro, fino alla possibilità di giocare in Ray Tracing o di sbloccare un frame-rate superiore su console. Dopo aver testato il gioco in Ray-Tracing e provato che genere d’impatto grafico l’engine di Capcom sia in grado di offrire privilegiando la qualità grafica e ancorando il frame-rate a 30 fps, abbiamo notato che rinunciando a qualche orpello grafico è possibile godere di una fluidità totale impostando la modalità a 60 fotogrammi per secondo. Con tali impostazioni, Devil May Cry V Special Edition 5 si gioca che è un vero piacere e si conferma un ottimo gioco d’azione, nonostante questa riedizione non vada in nessun modo a correggere tutti quei difettucci che erano emersi nell’analisi originale. Tirando le somme, la Special Edition di Devil May Cry 5 racchiude in un singolo pacchetto tutti i contenuti del gioco già visto nei mesi scorsi su console di “Old-Gen”, con una serie di bonus interessanti come Vergil, ora finalmente giocabile, la modalità Turbo e un nuovo livello di difficoltà che aumenta esponenzialmente il numero di nemici su schermo. Discrete le migliorie apportate a livello estetico, con una buona applicazione del Ray Tracing e una modalità che farà la gioia di coloro che amano le esperienze frenetiche. Il titolo vale la pena di essere acquistato sia da chi ha giocato la versione precedente, in quanto è ricco di contenuti aggiuntivi, sia da chi lo ha perso qualche mese fa, in quanto Devil May Cry V Special Edition è il massimo che si possa desiderare per provare l’esperienza definitiva del gioco di Capcom.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 10

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise




Assassin’s Creed Valhalla, l’epica avventura ai tempi dei vichinghi

Assassin’s Creed Valhalla, il nuovissimo capitolo della celebre saga di Ubisoft per Pc, Xbox e PlayStation, è un videogame che sin dall’annuncio ha saputo attrarre a sé parecchie attenzioni. Sarà per l’ambientazione inedita, sarà perché è disponibile anche su Xbox Series X/S e PS5, in ogni caso il titolo è fra i giochi più desiderati del momento. Assassin’s Creed Valhalla è un gioco sicuramente epico, degno delle migliori canzoni norrene: un concentrato di brutalità e potenza scenica, estremamente longevo e strabordante di contenuti.

Ma è anche un’avventura che punta più sulla quantità che sulla qualità, non permettendo così alla serie di scrollarsi di dosso alcune incertezze ereditate dal capitolo precedente, Ac Odyssey. Assassin’s Creed Valhalla si apre semplicemente nel migliore dei modi possibili, con uno spettacolare piano sequenza che ribadisce sin dai primi istanti i toni della produzione: teste mozzate, combattimenti feroci e linguaggio scurrile. La produzione Ubisoft ripropone fedelmente insomma le caratteristiche del periodo, e non solo.

Nei panni di un giovanissimo Eivor i giocatori potranno muovere i primi passi all’interno del gioco, tra cori vichinghi, banchetti e ubriaconi. Le cose si mettono male quando un clan rivale decide di assaltare il villaggio del protagonista, saccheggiando qualsiasi cosa e trucidando ogni civile. È proprio in questo modo che viene forgiato il carattere del protagonista, mentre assiste indifeso alla morte dei suoi genitori. Come spesso accade in questi casi, un flash forward trasporta chi gioca nei panni di una versione decisamente più adulta e brutale di Eivor, intento a salvare la sua ciurma.

Qui comincia ufficialmente l’avventura. Come già detto qualche riga più in alto, la struttura narrativa di questo nuovo Assassin’s Creed eredita esattamente tutte le caratteristiche dello scorso capitolo, apparendo dunque dispersiva e talvolta caotica. Chi si aspettava un ritorno al passato anche in questo ambito è costretto a dover fare marcia indietro. Più che un singolo main plot intimo e costruito attorno alle figure chiavi del racconto, come magari potrebbero lasciare intendere le prime quattro e bellissime ore ambientate in Norvegia, in Valhalla sono presenti tante corpose quest narrative legate da uno scopo unico, ossia conquistare l’intera Inghilterra stringendo alleanze, razziando e compiendo numerosi assedi nelle fortezze dei clan rivali. Valhalla possiamo dire che, in sostanza, eredita sì la struttura del precedente, ma ne aggiusta i toni e sceneggia eventi più trascinanti e convincenti.

E’ bene sottolineare che in Assassin’s Creed Valhalla, oltre alle romance, fanno il loro ritorno anche le scelte multiple, leggermente ridotte come numero ma sicuramente più rilevanti. Nella maggior parte dei casi bisognerà decidere il destino di qualche personaggio, ma è apprezzabile la loro introduzione e soprattutto sarà l’opportunità per i giocatori più curiosi, esplorare ogni variante nel corso di successive run. Per quanto riguarda la figura del protagonista, che potrà essere sia uomo che donna a seconda delle vostre preferenze, haun carattere molto forte, è il classico tipo che non si tira mai indietro, che tiene molto al suo onore e non tradisce mai la parola data. Una grande fetta della sua personalità potrà però essere plasmata a proprio piacimento, sfruttando le scelte multiple che il team di sviluppo mette a disposizione. In generale è un personaggio che fa bene quello che deve fare e che vi trascina verso la fine con piacere, ma che sta un po’ stretto alla serie se paragonato ad altri personaggi, Altair, Ezio ed Edward su tutti. A proposito di protagonista, in Valhalla c’è un tiepido ritorno. Nel 2017, con il lancio di Assassin’s Creed Origins, Ubisoft cominciò non solo un nuovo percorso ludico per la serie, ma anche una cornice ambientata ai giorni nostri del tutto inedita, da giocare nei panni di una donna di nome Layla Hassan. In questo nuovo capitolo, chiaramente, si tornerà ad impersonarla e non possiamo fare altro che sottolineare una certa pigrizia nella costruzione delle scene che la interessano più da vicino. Peccato, in quanto la relazione tra passato e presente è sempre stato uno degli elementi chiave della serie. In Assiassin’s Creed Valhalla fa però il suo ingresso un “Livello di Potenza” che indentifica il grado di rischio delle varie regioni inglesi: se nella prima metà dell’avventura la progressione scorre in maniera assai liscia, con un tasso di sfida che si muove di pari passo con l’upgrade del protagonista, in seguito l’avanzamento pone il giocatore dinanzi a territori da liberare di livello molto superiore a quello ottenuto proseguendo unicamente con la quest principale. Entrare nelle lande inglesi con un grado di potenza di 50 o 100 punti superiore al proprio, equivale a una morte quasi certa. Vi diciamo questo in quanto se è vero che negli scontri uno contro uno c’è ancora un minimo margine di sopravvivenza, quando si verrà accerchiati dai nemici, basteranno due frecce ad eliminare il protagonista, e le probabilità di farla franca sono parecchio ridotte. La libertà d’azione non è poi così estesa: il farming in Valhalla, benché sia meno pressante di quello di Odyssey, è ben mascherato, e le esigenze di accrescere il proprio potere si palesano solo più avanti nella campagna. Insomma, uno snellimento furbo e abbastanza efficace, ma ancora non del tutto esente da qualche incertezza.

A livello di combat system Assassin’s Creed Valhalla non deluderà i suoi fan, dimenticate però le eleganti uccisioni di Ezio: i vichinghi sono un popolo brutale e tali saranno le uccisioni. Gli scontri sono sanguinosi, violenti e sorprendentemente ricchi di mutilazioni. Vedrete teste volare e arti cadere, ma anche avversari trafitti dalle loro stesse armi in scene che poco hanno da invidiare al cinema pulp. Fidati compagni di chi gioca in questo bagno di sangue saranno: arco e frecce, un’arma primaria e lo scudo per parare i colpi degli avversari. La strategia da utilizzare è quella che abbiamo ormai imparato a conoscere negli ultimi episodi: si colpisce duro e si schiva molto. Anche ai livelli di difficoltà più bassi sarà vitale imparare ad eludere gli avversari, spostarsi rapidamente o usare lo scudo per bloccare tempestivamente gli attacchi peggiori, così da destabilizzare i nemici ed esporli ai propri attacchi. Bisognerà poi imparare a sfruttare le mosse speciali che non si otterranno salendo di livello ma che bisognerà trovare esplorando l’ambiente. La mappa di gioco infatti include anche i libri della conoscenza, da cui imparare tecniche nuove che possono tornare particolarmente utili in battaglia. Ovviamente sono tutte mosse legate in primis all’uso della forza bruta e delle abilità fisiche, niente magie o cose del genere. Da qui il loro legame con la barra dell’Adrenalina, che potrà essere riempita nel corso degli scontri o tramite speciali funghi distribuiti nei diversi ambienti di gioco. Eivor potrà inoltre contare su un solido equipaggiamento, che potrete potenziare trovando le giuste risorse e persino qualche runa che ne aumenti l’efficacia. Ritroviamo poi l’albero delle abilità che in Assassin’s Creed Valhalla risulta davvero ricco e stratificato, così da definire con precisione lo stile di combattimento del protagonista. Attenzione però, essendo un gioco estremamente esteso, qualche piccola pecca l’abbiamo trovata. Ad esempio il sistema di combattimento, magistrale nella gestione degli scontri 1 vs 1, perde qualcosina quando i nemici iniziano ad essere parecchi. A rendere difficili le battaglie ci pensa anche la lenta risposta dei comandi. Non sempre, sia chiaro, ma capiterà di tentare una parata e vedere Eivor che non muove un muscolo, soprattutto se lo si fa pochi istanti dopo un attacco. Nel dubbio il gioco privilegia sempre il comando legato all’arma principale rispetto alla parata e questo espone il giocatore a qualche ferita di troppo. Le battaglie caotiche, che normalmente sono Assalti ad avamposti avversari o Razzie nei monasteri, incidono anche sulla fluidità del gioco, con qualche lag occasionale che può influire sull’esito della battaglia. La situazione però è migliorata rispetto ai giorni precedenti il lancio quindi confidiamo in qualche aggiornamento software definitivo. Rimane poi da considerare la piattaforma di gioco: su PC, PlayStation 5 o Xbox Series X|S le prestazioni sono assolutamente migliori. Qualche piccolo problema infine l’abbiamo riscontrato nei movimenti. Eivor tende ad arrampicarsi su tutto, anche quando non si vuole, a non centrare piccole botole quando si cerca di calarsi al piano inferiore o ad essere troppo irruento nella distruzione di elementi che sono ad un passo da lui, mancando di fatto l’obiettivo. In generale quindi Assassin’s Creed Valhalla avrebbe avuto bisogno di un po’ più di pulizia generale, che avrebbero reso l’esperienza di gioco ancora più coinvolgente.

Assassin’s Creed Valhalla offre al giocatore svariate opzioni che permettono di personalizzare al meglio l’esperienza utente. La difficoltà è suddivisa in tre differenti parametri: esplorazione, stealth e combattimento. Questi elementi possono essere regolati in maniera indipendente, al fine di cucirsi addosso l’esperienza migliore. Combattimento e stealth subiscono modifiche piuttosto intuibili, dal minor tempo di individuazione a danni maggiori; esplorazione, invece, come già visto in Odyssey, riduce le informazioni a schermo, rendendo le traversate molto più immersive e intricate. A sorpresa segnaliamo anche l’aggiunta del supporto per mouse e tastiera, sicuramente abbastanza futile considerando la tipologia di gioco, ma sempre ben accetto. La versione da noi testata, su Xbox One X, è afflitta da alcuni leggeri fenomeni di tearing, cali di frame e da una modellazione poligonale di personaggi e strutture non eccelsa. Il colpo d’occhio rimane sicuramente notevole, ma l’impressione di star giocando la versione old gen è stata molto forte per tutta l’esperienza, siamo certi che su PC e console di nuova generazione, Assassin’s Creed Valhalla riuscirà a dare il meglio di sé, soprattutto grazie ai 60 fps. Eccezionale, infine, il comparto audio e il supporto HDR, forse parzialmente rivedibile nella gestione dei toni più scuri; per il resto, soprattutto in pieno giorno, regala scorci notevoli. Tirando le somme, Assassin’s Creed Valhalla, nonostante la discreta varietà di attività da compiere, provoca qualche singhiozzo di ripetitività che comincia a farsi più invasivo dopo le prime 30 ore, quando la fine della storia è ancora abbastanza distante. A tratti troppo prolisso, Valhalla punta di nuovo sull’accumulo, rendendo i regni inglesi un grosso parco giochi nel quale cimentarsi in razzie, gare di bevute e scorribande in puro stile vichingo. L’insieme è incorniciato da una trama ben scritta ma troppo diluita, che ci mette molto tempo prima di entrare nel vivo della lore della saga degli Assassini. A fare da supporto alle peripezie di Eivor ci pensa un’esplorazione sempre stimolante e un combat system denso di buone idee, non tutte ben implementate, eppure brutale a sufficienza da iniettarci un’appagante dose di adrenalina. L’ultimo capitolo è quindi un ottimo mix fra vecchio e nuovo in un periodo storico del tutto inedito. Ovviamente il balzo in avanti sulle piattaforme Next-Gen migliorerà diversi aspetti di quanto abbiamo potuto vedere, in ogni caso Assassin’s Creed Valhalla è un gioco che merita di essere giocato e spolpato fino all’osso. Se avete molto tempo a vostra disposizione e state cercando un videogame appassionante, bello da vedere e con tante cose da fare, bene, l’ultima fatica di Ubisoft saprà senza ombra di dubbio darvi grandi soddisfazioni.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 8,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Nokia 8.3 5G, lo smartphone del futuro di HDM Global

HMD Global, la casa dei telefoni Nokia, annuncia che Nokia 8.3 5G, il suo primo smartphone 5G, è disponibile in Italia al prezzo di 599 euro.

A testimonianza dell’impegno nel garantire sicurezza, velocità e innovazione in risposta alle richieste dei clienti più esigenti del mondo – i servizi segreti dell’MI6 – Nokia 8.3 5G è lo smartphone scelto dal nuovo agente 00 nel prossimo film di James Bond “No Time To Die”. Dotato di una potente fotocamera quadrupla PureView con ottiche ZEISS, Nokia 8.3 5G permette di catturare ogni aspetto della scena e sarà sempre a prova di futuro, grazie alla copertura del più elevato numero – ad oggi – di bande 5G New Radio, aspetto che lo rende pronto a funzionare con combinazioni di implementazioni 5G standalone e non che gli operatori di tutto il mondo stanno lanciando.

La connettività 5G veloce e affidabile per lo streaming e il gioco è garantita a tutti, ovunque si trovino. Nokia 8.3 5G è lo smartphone ideale per i video creator grazie al debutto della funzionalità di acquisizione ed editing ZEISS Cinema, alla straordinaria ripresa video in condizioni di scarsa illuminazione e alla registrazione audio OZO. Sulla scia della tradizione finlandese, Nokia 8.3 5G arriva nella colorazione Polar Night, ispirata direttamente al cielo artico.

Primo tra gli smartphone Nokia a essere dotato dell’app di editing e acquisizione ZEISS Cinema, Nokia 8.3 5G permette di rendere epico ogni video e di girare come un regista professionista con effetti in stile hollywoodiano. Si possono aggiungere scie anamorfiche alle riprese per una resa fantastica e condividere i vostri meravigliosi filmati in 4K con il 5G. Registra i tuoi contenuti in formato cinematografico 21:9 e usa la classificazione professionale dei colori sul dispositivo per cambiare lo stile dei vostri video. Si possono inoltre godere al meglio gli scatti notturni grazie al sensore grandangolare con super pixel che permettono di catturare un maggior numero di dettagli e produrre un’immagine più luminosa con meno rumore. Il video HDR permette di acquisire un’elevata gamma dinamica di contrasto. E’possibile, inoltre, portare con se il Nokia 8.3 5G nella prossima avventura e registrare un video fluido con la modalità Action Cam. Grazie alla registrazione audio OZO immersiva a 360° vi potrete godere una precisione spaziale realistica. Nokia 8.3 5G dispone di una fotocamera quadrupla PureView con ottiche ZEISS per catturare ogni aspetto della scena, dai panorami mozzafiato a primi piani dettagliati con la modalità macro fino ai bellissimi ritratti con ZEISS Bokeh, sfruttando il sensore di profondità. I 64MP della fotocamera sono in grado di offrire dettagli e sensibilità straordinari grazie alla tecnologia pixel pinning.

La piattaforma modulare Snapdragon 765G 5G con il sistema Snapdragon X52 5G Modem-RF è ottimizzata per il 5G, il che significa che Nokia 8.3 5G sarà sempre a prova di futuro grazie a una connettività veloce e affidabile, giocando senza distrazioni ai videogiochi su Stadia, guardando film in streaming e condividendo contenuti. Con un display edge-to-edge da 6,81 pollici, Nokia 8.3 5G vanta il più ampio schermo a tecnologia PureDisplay basata su processore visivo Pixelworks, tra tutti gli smartphone Nokia. Il device integra, inoltre, il Qualcomm® AI Engine di quinta generazione della piattaforma modulare Snapdragon 765G per fornire esperienze di intelligenza artificiale intuitive. Questa tecnologia assicura una qualità HDR coinvolgente e una straordinaria riproduzione dei colori per tutti i tuoi contenuti in streaming, foto, video o giochi, anche quando disponibili solo in gamma dinamica standard (SDR). Ciò avviene aumentando dinamicamente la profondità del colore e i dettagli di 64 volte, trasformando tutto il tuo intrattenimento in esperienze cinematografiche indimenticabili. Sulla scia delle sue radici finlandesi, Nokia 8.3 5G possiede tutti i tratti del design nordico, tra i quali il colore esclusivo che riprende quello del cielo artico. Disponibile nella versione Polar Night, la cover del Nokia 8.3 5G è realizzata con una tecnologia di metallizzazione con un caratteristico motivo di rifrazione della luce che permette ai colori di mescolarsi per rievocare l’aurora boreale. Il Nokia 8.3 5G combina il pulsante di accensione e il sensore di impronte digitali per un accesso più fluido e semplice al telefono. Inoltre, lo smartphone continuerà a migliorare, con due anni garantiti di aggiornamenti del sistema operativo e tre anni di aggiornamenti di sicurezza mensili, insieme a una suite di applicazioni Google apprezzate dagli utenti. Nokia 8.3 5G è disponibile da oggi al prezzo di 599 EUR nella versione da 6GB/64GB e 649 EUR in quella da 8GB/128GB.

F.P.L.




Black Desert Prestige Edition, la versione migliore per avvicinarsi al celebre MMORPG

Black Desert è un MMORPG action open-world con una grafica mozzafiato e un sistema di combattimento innovativo, basato sulle abilità tipiche di questo tipo di videogioco.

All’interno del mondo di gioco è possibile personalizzare il proprio personaggio in diversi modi, adattandolo al proprio stile di gioco personale. Il titolo è inoltre famoso per i suoi controlli intuitivi, il mondo di gioco ben realizzato, e una trama coinvolgente ed accattivante.

Ora grazie a questa nuova edizione, dopo il grande successo in 150 paesi e il doppiaggio in 12 lingue diverse, con oltre 30 milioni di utenti registrati, Black Desert è pronto a stupire ancora. La Prestige Edition, infatti è disponibile dal 6 novembre in Europa, Africa, Medio Oriente, Nord America, Australia e Nuova Zelanda, su PlayStation 4 e Xbox One. Tale edizione rappresenta quanto di meglio si possa volere dal gioco in quanto comprende il gioco base, tutti i DLC e moltissimi altri contenuti e gadget. I giocatori che non sanno cosa aspettarsi da Black Desert saranno catapultati in una vastissima comunità fin da subito in un vasto MMORPG open-world che offre alcune delle personalizzazioni dei personaggi più complesse che si siano mai viste.

Black Desert non pone limiti al giocatore: una volta risvegliatosi da un evento non precisato, provato a spiegare in qualche modo da alcuni flashback e da una nuova sequenza iniziale ricreata in CGI il giocatore viene “abbandonato” a sé stesso. In Black Desert è possibile scegliere praticamente ogni cosa e fare qualsiasi cosa, compreso acquistare e gestire immobili, creare alleanze commerciali e avviare una vera e propria personalissima linea di “entrate”, fondamentali nelle fasi più avanzate del gioco, in particolare se ne si fa una questione di “mero” equipaggiamento. Ed è proprio qui che entra in gioco la versione che abbiamo avuto modo di testare in questi giorni: la Prestige Edition. In realtà è molto semplice: a parte qualche piccolissimo dettaglio, la versione in questione è da considerarsi come una “semplice” entry level per i giocatori console in attesa della copia fisica, venduta ad un prezzo di listino di 39,99€. Tale prezzo, però, è assolutamente “falso” poiché la Prestige Edition racchiude in sé tantissimi contenuti digitali dal valore di oltre 140 dollari (circa 120€), pensati appositamente per agevolare la progressione di quei giocatori che hanno iniziato a prendere conoscenza con lo sconfinato universo di Black Desert soltanto ora. Per il resto, però, il titolo rimane sempre il medesimo, splendido sandbox misto a gioco di ruolo a sua volta misto ad un action game, per un risultato finale squisitamente caotico e più che riuscito. La varietà di gameplay offerta dalle varie classi porta a Black Desert Online una certa rigiocabilità come ci si aspetterebbe da un MMO, permettendo di cambiare personaggio per rinfrescare l’esperienza e giocare con un nuovo set di occhi. Giocare come personaggio di supporto è molto diverso dal giocare come un tank, quindi ottenere il pieno godimento dal gioco si riduce davvero a provare ogni ruolo e capire quale sia quello migliore per il proprio stile. Black Desert Prestige Edition è l’occasione migliore per avvicinarsi a un prodotto incredibilmente vasto e ricco di possibilità, l’ideale per gli appassionati di MMO, grazie ad una quantità importante di contenuti aggiuntivi perfetti per rendere la progressione di gioco più agevole e veloce.

Parlando di aspetto non si può non citare lo smisurato editor di creazione di personaggio che il titolo di Pearl Abyss porta con sé. Probabilmente non si è mai visto nulla di vagamente simile in giro, e lo possiamo confermare anche a fine 2020 e con la next-gen ormai ufficialmente arrivata. L’editor di Black Desert è in grado di far perdere ore, sappiatelo, ma ne vale davvero la pena: non c’è niente di più bello di sentirsi a proprio agio con il proprio corpo, no? E questo è un po’ ciò che succede con Black Desert, in cui è stranamente impossibile imbattersi in personaggi da fattezze simili grazie proprio ad una possibilità smisurata in termini di creazione e caratterizzazione del proprio avatar di gioco. La bontà tecnica e artistica del titolo non si ferma di certo qua: anche oggi, da vedere, Black Desert è un prodotto sontuoso sorretto da un motore grafico che fa il suo lavoro al meglio, con un ottimo utilizzo di tutti gli artifici tecnici, utili a migliorare la concezione che si ha dell’immagine stessa. Con i complimenti, però, siamo costretti a fermarci qui perché la versione da noi testata (Xbox One X) è stata vittima di un’ottimizzazione davvero approssimativa. Soprattutto nelle zone sovraffollate è quasi impossibile muoversi, con un frame-rate che crolla sotto i 20fps anche durante i combattimenti e una sensazione costante di lag veramente difficile da sostenere e digerire. A questo si aggiungono altri numerosi problemi, come il caricamento delle texture sempre in ritardo, alcune volte anche per minuti e minuti, pop-in e pop-out continui e bug vari, che rovinano fortemente l’esperienza complessiva di un titolo che fa anche dell’estetica una delle sue armi migliori. C’è solo da sperare che a breve venga rilasciata qualche patch per ovviare ai problemi sopra elencati, ma soprattutto che le versioni Xbox Series X e Ps5 vengano ottimizzate a dovere. Tirando le somme, possiamo dire che in Black Desert Prestige Edition il potenziale c’è tutto, basterà davvero poco per trasformare il titolo in qualcosa di estremamente interessante anche su Console. Provare per credere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Realme 7, lo smartphone 5G low-cost

Arriva in anteprima sui mercati europei il Realme 7 5G, un nuovo smartphone dell’azienda cinese che spinge ancora più in basso il prezzo dei telefoni compatibili con le reti cellulari di ultima generazione. Per farlo, la società punta anche sui giorni di sconti del Black Friday, quando proporrà il dispositivo a poco più di 200 euro.

Il Realme 7 5G si presenta con un display da 6,5 pollici FHD+ e frequenza d’aggiornamento fino a 120Hz. Sul retro monta una quadrupla fotocamera con sensore principale da 48 megapixel, grandangolare da 8 mp, sensore d profondità e macro entrambi da 2 mp.

La fotocamera frontale è da 16 megapixel. A consentire il prezzo particolarmente abbordabile è il processore 5G Dimensity 800U di MediaTek, che è coadiuvato da 6 GB di Ram e 128 GB di memoria interna espandibile. La batteria è capiente, da 5mila mAh, con ricarica rapida a 30 Watt che la porta da zero a cento in 65 minuti. Tra le altre caratteristiche da evidenziare ci sono il dual sim 5G e il lettore di impronte inserito nel tasto laterale. A tal proposito, è da sottolineare che Realme 7 5G è tra i primi smartphone a supportare il Dual 5G SIM grazie alla scelta di adottare il processore MediaTek Dimensity 800U. Ciò vuol dire che si possono utilizzare contemporaneamente due SIM che si connettono alle reti di nuova generazione. Certo, per le chiamate è necessaria la presenza di reti standalone con tecnologia VoNR, ma quando saranno disponibili questi smartphone potranno già sfruttare la nuova tecnologia. Il bordo inferiore, infine, ospita il jack audio da 3,5 mm (presenza sempre apprezzata), la porta Type-C per la ricarica e il singolo altoparlante che restituisce un suono nella media. Le dimensioni non sono propriamente contenute. Parliamo di 162.1 x 75 x 9.1 mm per un peso di 194 grammi. Insomma, numeri che stanno diventando uno standard in ambito smartphone. Ad ogni modo, Realme 7 5G si tiene bene in mano e i pulsanti – come detto – sono perfettamente raggiungibili. Lo smartphone, in prevendita su Amazon, avrà un listino di circa 280 euro ma fino al 30 novembre, in occasione del Black Friday, sarà proposto a poco meno di 230 euro. Realme 7 5G è senza dubbio l’acquisto ideale per chi desidera uno smartphone 5G a prezzi accessibili. Ad ogni modo, è uno smartphone che potrebbe andar bene per la maggior parte degli utenti che potrebbero ritrovare caratteristiche solitamente destinate a dispositivi di fasce più alte. C’è un ampio display con frequenza di aggiornamento a 120 Hz, l’autonomia è soddisfacente e gode di ricarica rapida, c’è l’espansione di memoria e il supporto Dual-SIM 5G. Non è esente da difetti (la resa della fotocamera è da migliorare). Tuttavia, Realme 7 5G si appresta a diventare un interessante protagonista nel segmento di appartenenza.

F.P.L.




Mortal Kombat 11, arrivano Rambo, Rain, Mileena e la Ultimate Edition

Mortal Kombat 11 non ha ancora finito di stupire suoi moltissimi appassionati, infatti, a partire dal 17 Novembre sono iniziati ad arrivare nuovi lottatori facenti parte del Kombat Pack 2.

Attualmente i nuovi personaggi sono Rain, Mileena e Rambo, ma non è da escludere che possano arrivarne altri. Il pacchetto in questione è già acquistabile e permetterà di ottenere anche il pacchetto skin “Guerrieri del Tempo“.

Sempre il 17 Novembre 2020, Mortal Kombat 11 viene proposto al pubblico sotto una nuova veste: la Ultimate. In questa versione sono disponibili i seguenti contenuti: il gioco base, il DLC “Kombat Pack 1“, il DLC “Kombat Pack 2“, l’espansione della modalità storia: Aftermath. Tale versione di Mortal Kombat è disponibile anche sulle nuove piattaforme di gioco (PS5 ed Xbox Series X) e chi già lo possiede per la console precedente potrà giocarlo senza costi aggiuntivi.

Queste versioni hanno tempi di caricamento ridotti, grafica migliorata e una risoluzione 4K. Ricordiamo che con Mortal Kombat 11, Netherrealm Studio è riuscita a capitalizzare l’eredità del passato, raccogliendo tutti gli aspetti migliori degli ultimi titoli e fondendoli in un unico, grande picchiaduro: una campagna spettacolare ed altamente cinematografica, alimentata da un roster complesso e variegato, e soprattutto, un netcode finalmente all’altezza delle aspettative. Insomma, la summa perfetta del gioco di lottaoccidentale, visivamente inarrivabile e dotato di un fascino di base veramente irresistibile. Se non conoscete l’incredibile Mortal Kombat 11 o volete saperne di più sull’ultimo capitolo del celebre picchiaduro, potete correre a leggere la nostra recensione dell’espansione Aftermath (cliccando qui) o dare un’occhiata al trailer del Kombat pack 2 qui sotto.

F.P.L.




Watch Dogs: Legion, gli hacker di Ubisoft combattono per Londra

Watch Dogs: Legion è ora disponibile in tutto il mondo per Xbox One, PlayStation4, Epic Games Store e Ubisoft Store per Windows PC, Stadia e Ubisoft+, il servizio in abbonamento di Ubisoft. Watch Dogs: Legion arriverà anche per Xbox Series X/S il 10 novembre e dal 12 novembre in versione digitale su PlayStation5 in contemporanea con la nuova console.

La versione retail per PlayStation5 sarà invece disponibile dal 24 novembre. Nato da un’idea di nuova generazione, Watch Dogs: Legion introduce la meccanica “Gioca nei panni di chiunque”, un’innovazione nel gameplay mai vista prima e creata dallo studio di Ubisoft Toronto. Questo nuovo concetto darà ai giocatori la possibilità di reclutare i propri membri della resistenza scegliendo tra l’intera popolazione di Londra. Ogni singola persona nello scenario liberamente esplorabile potrà essere reclutata e utilizzata, ciascuna contraddistinta dalla sua storia, personalità e abilità. Watch Dogs: Legion supporterà anche il DirectX Raytracing hardware su Xbox Series X e avrà il pieno supporto del ray tracing sui PC dotati di schede video Nvidia RTX, mostrando una Londra con riflessi in ray tracing in tempo reale. Acquistando Watch Dogs: Legion per Xbox One o PlayStation4 sarà possibile passare alla versione next-gen del gioco (Xbox Series X o PlayStation5) senza alcun costo aggiuntivo mantenendo i propri progressi e contenuti di gioco tra le due generazioni di console della stessa famiglia, grazie al nuovo ecosistema di Ubisoft Connect.

Parlando di trama, in Watch Dogs: Legion, Londra sta affrontando la sua rovina. Tra i crescenti disordini di una capitale britannica sempre più inquieta, un’entità sconosciuta nota come Zero-Day riesce a far accusare la resistenza segreta di DedSec di alcuni attacchi terroristici coordinati che hanno devastato la città. In seguito a questi fatti, alcuni criminali opportunisti, provenienti da ogni angolo di Londra, prendono il controllo della città riempiendo il vuoto lasciato da un governo ormai sconfitto. Come membri di DedSec, in Watch Dogs: Legion, i giocatori cercheranno di fermare questi criminali, tra sadici, mercenari, hacker e molti altri, perciò dovranno essere pronti ad affrontare ogni genere di situazione, ma soprattutto a reclutare nuovi membri nella resistenza di DedSec per sconfiggere i criminali, liberare Londra e svelare l’identità di Zero-Day.

Come accennavamo, uno dei punti di forza di Watch Dogs: Legion, nonché colonna portante dell’intera campagna di marketing del titolo fin dalla sua presentazione, è sicuramente quella relativa al poter impersonare praticamente qualsiasi personaggio sia presente sul territorio di Londra. Niente più singolo eroe quindi, ma una totale libertà da parte del giocatore di poter scegliere con chi portare avanti le vicende del gioco. La scelta non è fortunatamente solo estetica e ogni abitante della capitale britannica avrà le proprie caratteristiche personali, che lo rendono differente dagli altri. Tra la spia dotata di gadget avveniristici all’ubriacone che ci farà scoprire dagli avversari singhiozzando, in Watch Dogs: Legion le possibilità sotto tale punto di vista sono veramente tante. Da non dimenticare sono poi tutte quelle skill passive di cui beneficerà indirettamente l’intera squadra, come l’avvocato, ad esempio, che ridurrà i periodi di detenzione dei personaggi catturati, oppure il medico che potrà entrare con la tenuta da ospedaliero nelle strutture sanitarie senza essere intercettato dalle guardie. Se non si abilita l’opzione permadeath, infatti, gli attivisti, qualora venissero sconfitti, verranno o arrestati o si infortuneranno, restando fuori gioco per un determinato periodo di tempo, che può appunto essere ridotto reclutando individui con determinate capacità. Dove Ubisoft è riuscita però a fare assolutamente centro è nel principale dilemma che aveva accompagnato l’innovativo sistema di Watch Dogs Legion, ossia la paura del ritrovarsi a impersonare delle specie di manichini privi di storia e background. Fortunatamente non è così e, sebbene per forza di cose gli attivisti londinesi non possano fregiarsi della profondità di un Aiden Pierce qualsiasi, è chiaro come il lavoro fatto sotto tale punto di vista sia molto e di qualità. Ogni personaggio in cui ci si imbatterà avrà infatti un proprio semplice background, un motivo per odiare Albion e una missione sempre diversa da completare per essere reclutato. Apprezzabile è poi il fatto di come la Londra di Watch Dogs: Legion sia composta da un tessuto sociale all’apparenza fitto e non solo da tutta una serie di npc a sé stanti. Ci è ad esempio capitato di reclutare nelle nostre fila un attivista precedentemente schedato liberando un suo amico da uno dei tanti pestaggi da parte dell’organizzazione Albion in cui ci si imbatterà nel corso del titolo. Insomma, il sistema di personaggi imbastito da Ubisoft per l’occasione è una vera bomba e non fa assolutamente sentire la mancanza di un eroe protagonista assoluto.

Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio Watch Dogs: Legion ricalca quanto visto in passato, anche se alcune meccaniche sono state semplificate. I semafori, ad esempio, non sono ora più hackerabili a piacimento e anche le possibilità di interazione digitale coi vari npc che sono presenti per strada sono state ridotte. Tornano invece in grande stile gli oramai iconici puzzle ambientali, in cui sarà necessario ricreare il flusso informativo di un determinato luogo, questa volta anche in alcuni dei più iconici edifici londinesi. Ubisoft ha concentrato le principali novità di questo capitolo nei vari gadget, che permetteranno ai giocatori di affrontare le varie sfide del titolo in diverso modo. A disposizione di chi gioca, poi, c’è ad esempio un device che rende il proprio attivista temporaneamente invisibile, ma anche diverse tipologie di droni. Uno di essi, lo spiderbot, è una delle trovate più belle di questo capitolo. Con il piccolo drone a forma di aracnide ci si potrà infiltrare in ogni dove, raccogliere oggetti nascosti e anche atterrare nemici, il tutto nella fluidità e nel dinamismo più totale. Una delle missioni più emozionanti del gioco vedrà i giocatori scalare il Big Ben con lo spiderbot, saltando tra gli ingranaggi e i meccanismi del celeberrimo orologio. Insomma, il bello di Watch Dogs Legion risiede proprio nella scelta data ai giocatori, con gli utenti che potranno scegliere tra miriadi di opzioni per portare a compimento una determinata quest. Infiltrarsi in un luogo con un determinato vestito per non destare sospetti, fare piazza pulita degli avversari e raggiungere l’obiettivo con le armi in pugno, appostarsi fuori dalla zona vietata e far fare tutto al proprio drone: le possibilità offerte da Ubisoft in questo caso sono veramente tante e, anche se le missioni talvolta finiscono per assomigliarsi in quanto a struttura, difficilmente ci si potrà annoiare. Per quanto riguarda invece la struttura open world, Watch Dogs: Legion presenta la classica struttura del genere. La mappa di gioco, costellata ovviamente di collezionabili di vario genere, è infatti suddivisa in differenti macro-zone, che si potranno liberare completando in ognuna di esse una manciata di missioni dedicate. Depistaggio, sabotaggio e furto d’informazioni: queste sono solo alcune dei compiti da completare per aver accesso alla missione finale di ogni singolo distretto. Completando questa attività si potrà accendere la scintilla della rivolta nel quartiere e avere anche accesso a un potente attivista, che si unirà alla causa la liberazione di Londra.

A livello estetico Watch Dogs: Legion riesce a migliorare quanto di buono si era visto nel suo predecessore: Londra è magnifica, le luci, i monumenti, l’alternarsi del giorno e della notte, ma anche il continuo via vai di persone, danno l’idea di una metropoli vera, viva e in costante fermento. Il tipico stile geek che aveva dominato in Watch Dogs 2 viene relegato al guardaroba e agli elementi estetici, dando ai più esigenti la possibilità di personalizzare ogni attivista con una notevole varietà di vestiti e accessori, mentre l’espediente secondo cui tutte le auto in città sono adesso a guida automatica ha permesso di ridurre la varietà di veicoli in circolazione. Ovviamente su Xbox Series X e Ps5 la grafica raggiungerà uno standard incredibile e, a quanto trapelato online, sulla console di casa Microsoft alcune location sfioreranno il fotorealismo. Per quanto riguarda i dialoghi, questi mantengono il classico piglio urban-style con un piacevole innesto di english humor, soprattutto in Bagley, personaggio davvero ben riuscito, mentre tra gli attivisti si registrano prestazioni contrastanti che vi porteranno fino ad abbandonare alcune reclute proprio perché con carisma inesistente. E’ bene sottolineare che acquistando il Season Pass di Watch Dogs: Legion si otterrà l’accesso a Watch Dogs: Legion – Bloodline, una nuova storia con protagonisti Aiden Pearce del Watch Dogs originale e Wrench di Watch Dogs 2, interamente giocabili sia nella campagna per giocatore singolo che online. Inoltre, ci saranno anche due nuovi personaggi: Darcy, un membro dell’Ordine degli Assassini, grazie a un cross-over con Assassin’s Creed e Mina, che è stata soggetta a esperimenti transumani e ora possiede la capacità di controllare la mente di chiunque. Oltre ai nuovi personaggi giocabili e all’espansione della storia di Watch Dogs: Legion – Bloodline, il Season Pass offrirà missioni DedSec aggiuntive, l’originale Watch Dogs Complete Edition del 2014 e molto altro ancora. Il Season Pass di Watch Dogs: Legion è incluso nelle edizioni Gold, Ultimate e Collector del gioco. Detto ciò è bene sottolineare che la modalità multiplayer online del gioco sarà disponibile dal 3 dicembre come parte di un aggiornamento gratuito per tutti i possessori di Watch Dogs: Legion. Il titolo ha un ricco piano post-lancio che porterà molti nuovi contenuti per la modalità giocatore singolo, oltre a nuove modalità multiplayer online. Tirando le somme, Watch Dogs: Legion è il chiaro esempio di come si possa davvero migliorare una cosa già bella, ma soprattutto di come sia possibile stravolgere in maniera intelligente un sistema che fino ad ora ha sempre visto una persona essere l’eroe dell’avventura. Questo perché il messaggio che vuole trasmettere il gioco è che qualsiasi persona può fare la differenza, indipendentemente da chi sia, dall’estrazione sociale, dal colore della pelle, dalla religione, dal sesso o dall’istruzione, ma soprattutto chiunque può aiutare per far capitolare lo strapotere del regime e liberare Londra. Insomma, Watch Dogs: Legion è un bel centro da parte di Ubisoft.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise