Reddito di cittadinanza… reminiscenze di un giovane ragioniere

Uno dei primi datori di lavoro del giovane ragioniere è stato un imprenditore edile prestato all’industria alberghiera. Dice di ricordarlo ancora con tanta simpatia e stima. Era un romagnolo doc, era lui che costruì via Paisiello a Roma e la pista di atterraggio dell’aeroporto di Fiumicino. Al giovane ragioniere, fra tante altre cose, insegnò due massime che ancora oggi gli tornano sempre utili. Quell’imprenditore era amico intimo di Vittorio Valletta, un altro “grande”, massimo dirigente della Fiat a cui è dovuta la delicatissima fase di ricostruzione postbellica. Con quest’ultimo, l’imprenditore romagnolo condivideva capacità imprenditoriale, intelligenza e ambizione. Spesso amava ricordare al giovane ragioniere che un buon comandante è colui che sa controllare.

La lectio magistralis: il carro bisogna spingerlo in salita perché in discesa va da solo e in pianura non richiede alcuna spinta particolare…
Allo scoppiare poi della crisi del 1973, l’albergatore acquisito, ordinava al suo ragioniere di aumentare la pubblicità.
La crisi del 1973

Scandalizzato il giovane e anche un poco presuntuoso, cercava di obiettare alla direttiva “audace” del commendatore, non giudicando consigliabile aumentare le spese proprio nel momento di crisi. Il capo invece replicava perentorio: il carro bisogna spingerlo in salita perché in discesa va da solo e in pianura non richiede alcuna spinta particolare… Due lectio magistralis, una guida, una strada da percorrere e dopo quasi mezzo secolo , il giovane ragioniere che oggi è un uomo stempiato, ancora conserva quel ricordo ricco di vere perle di saggezza.

Due crisi economiche a confronto

Seguendo il decorso della crisi attuale che attraversa il paese, tornano in mente, all’attempato ragioniere, le due lectio magistralis. E’ più che mai convinto che quanto fu ritenuto valido per l’industria alberghiera nel lontano 1973 non può che essere valido anche per la ditta Italia di oggi. Racconta che l’altra sera guardando uno dei soliti dibattiti in tv, niente di particolare, però lo ha colpito la chiosa di una replica dell’avvocato Francesca Donato, presidente del Progetto Eurexit.

Avv. Francesca Donato

La semplicità a volte raccoglie tanta saggezza

Ragionevolmente l’avvocato ripeteva quello che il commendatore sosteneva mezzo secolo fa e cioè che nel momento di crisi tutto quello che può aiutare la spinta a fare ripartire l’Italia, dovrebbe essere fatto. Il tanto oppure il poco non importa. La parola d’ordine dovrebbe essere fare, perché come ripeteva sempre il romagnolo, chi fa, fa… e chi non fa, non fa un cacchio.

Furbetti e corruttori non devono fermare l’Italia

Senza essere pro o contro il reddito di cittadinanza ed evitando futili polemiche a sfondo politico, bisogna convenire che la misura va nel verso giusto. Non sarà sufficiente. Non risolverà tutto il problema. Andrebbe migliorata. Tutto va benissimo, però va incoraggiata e bisogna fare del tutto per farla funzionare. Le vane discussioni riguardo a dei “furbetti” che potrebbero approfittarsi, non regge. I furbi si trovano ovunque e sempre.
Questo è un paese di santi, navigatori, poeti e… furbetti. Seguendo questo ragionamento non si fa un passo avanti. Sono polemiche fatte ad arte e chi le fa dimostra o di essere in malafede oppure di non essere aggiornato.

Mai mozzare la mano che ti dà da mangiare

A questo punto il discorso può essere esteso alle donne di Taranto che protestano contro l’azienda italiana della siderurgia Ilva e chiedono la sua chiusura. Quello stabilimento di Taranto fu costituito nel lontano 1949, entrato in esercizio nel 1965, stesso anno che l’industria di Stato Italsider entrava in funzione. Chiudere uno stabilimento, fonte di posti di lavoro, non può mai essere buona politica, tanto più in questo frangente quando la disoccupazione sta toccando picchi allarmanti. Bisognerebbe trovare altre soluzioni da proporre a quelle donne.

I problemi intorno a questo stabilimento iniziarono quando nel 2013 e 2015, un gruppo di 180 cittadini che vivono e sono vissuti nelle vicinanze dello stabilimento di siderurgia di Taranto avevano presentato dei ricorsi presso la Corte dei Diritti dell’uomo di Strasburgo. Nel gennaio 2019 la Corte aveva accolto quei ricorsi condannando l’Italia per non aver tutelato il diritto alla salute dei cittadini. Bene specificare che la bocciatura riguarda i governi che vanno dal 2010 in poi e cioè i governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, e che questo sia chiaro.

Ilva lavoratori in protesta

Questo governo anziché chiudere una delle speranze per il futuro delle nuove generazioni farebbe bene a cercare soluzioni per risolvere tutta la problematica ambientale. Questo sì che sarebbe un utile esercizio di “costi e benefici”, costi per l’ambiente contro perdite di posti di
lavoro. Che ne pensa Di Maio?

La cultura dell’ambiente contrapposta all’imprenditoria

Il ragioniere è un fiume in piena. Finito di parlare dell’Ilva gira il discorso all’altro nodo da sciogliere e cioè il Tap, Gasdotto Trans Adriatico.

Se si fa caso ogni volta che si parla di nuove infrastrutture, subito si contrappone il mantra dell’ambiente. Il Tap per questo non fa eccezione e nonostante che a settembre 2014 il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, avesse firmato il decreto di compatibilità ambientale, superando il parere negativo della Regione Puglia e anche quello strano parere del Ministero dei Beni Culturali che ancora alcuni si stanno chiedendo che c’entrasse mai la cultura con il gasdotto, beh, anche in Puglia è nato il movimento “No Tap” che per quanto riguarda il gas pretende di stabilire e decidere quale sia veramente il fabbisogno della nazione. I consulenti del governo secondo quest’ultimi devono occuparsi di ben altre cose. Altri si allarmano per eventuali spostamenti di ettari di uliveti per permettere il passaggio del gasdotto, ipotizzando che molti di quegli ulivi spostati, eventualmente, potrebbero andare persi. Strano che nessuno parli degli agrumeti che in Sicilia, per politiche sbagliate imposte dall’Ue, politiche fallimentari per l’agricoltura Italiana, stiano pensando di abbattere gli alberi e vendere i tronchi come legna da ardere.

Ne trarrebbero maggiori benefici.

I giovani oggi espatriano non in cerca di un ambiente migliore ma in cerca di lavoro!

Da questa cultura di contrapporre l’ambiente a qualsiasi altra iniziativa infrastrutturale del paese sono state oggetto di contestazioni le trivellazioni in mare ad iniziativa di Greenpeace, Legambiente e qualche altra organizzazione che si sente di tutelare il territorio, per non parlare poi delle solite direttive europee. Per protestare scendono tutti in piazza con bambini in braccio e sono poi gli stessi che si ritrovano in piazza reclamando lavoro e occupazione. Quei bambini domani diventeranno uomini e busseranno allo stabilimento Ilva chiedendo lavoro. Lo troveranno chiuso.

Chi è che si prende queste responsabilità? Le soluzioni giuste non calano dal cielo, vanno cercate con intelligenza, conoscenza e senza passioni politiche.




Il buio oltre la linea Salvini

La linea Salvini segna uno spartiacque tra uno Stato in forte depressione ed un paese che si desta da un lungo letargo e reclama il diritto di esserci. Il 4 marzo 2018 un popolo ha reclamato il suo spazio, disconoscendo quanti fino a quel giorno lo avevano malgovernato. Messo davanti alla scelta se saltare il fosso per non essere travolto dalla gigantesca emergenza immigratoria, da una disoccupazione galoppante, dai consumi in picchiata e dallo spettro di una povertà che avanza come un fiume in piena , il popolo ha fatto la sua scelta. Davanti al fallimento delle passate amministrazioni questa volta ha voluto sperimentare il nuovo. Per scoprire cosa ci potrebbe essere oltre il buio della linea Salvini non occorre alcuna sfera magica e tanto meno essere un mago. Da oltre quella linea si possono udire le urla scomposte dei figuranti mentre marciano per le piazze, i delusi della sinistra in cerca della verginità politica perduta e di un consenso che fanno fatica a ritrovare.

Sulle reti Mediaset si aggira Silvio Berlusconi pronosticando, augurandosi ed aspettando che gli passi davanti il cadavere del governo “verde-giallo”.

“Per uscire dalla recessione bisogna porre fine a questo governo di incapaci”. E poi “Se questo governo non cadrà vedo un futuro molto nero”, e ancora “Auspichiamo la fine imminente di questo governo.” I virgolettati sono di Berlusconi , colui che aveva governato l’Italia dal maggio 2008 al novembre 2011. Allora fu chiamato a consegnare la campanella al professore bocconiano Monti, consegnando un’Italia con uno spread a quota 528. Durante la sua legislatura il Pil schizzava dal 103,1% al 120,1%. Tetto così alto erano riusciti a raggiungerlo solamente i governi tecnici Amato-Ciampi. L’aumento del debito pubblico, poi, in quella legislatura passava da 1.602.114/mil. a 1.852.856/mil.

Ultimamente il professore Monti, difendendo la sua legislatura, ha spiegato in quale stato comatoso si trovasse il paese preso in consegna da Berlusconi. Gli italiani ancora aspettano di capire le ragioni vere delle dimissioni del governo Berlusconi di allora.

In sintesi questi sono i personaggi che si affacciano oltre la linea Salvini. Non bastava il danno che hanno arrecato la prima volta, si candidano per fare il bis! Cari profeti delle imminenti apocalissi, il gatto scottato teme l’acqua fredda e molto difficilmente ci ricasca!

A Milano, emergendo dal buio oltre la linea Salvini, hanno marciato i “people degli inconsapevoli xenofobi, protestando contro i sovranisti. Quest’ultimi si sono sentiti dare dei razzisti loro malgrado.

A quell’incontro “degli inclusivi”, per dirla con parole di Prodi, hanno partecipato quei bambini promossi, che avendo superato la prova potevano recitare che Salvini è cattivo, coltiva l’odio e che somministra il veleno agli italiani a gocce. Sponsor di tanta civile dialettica è lei, la maestra Laura Boldrini. Ha spiccato tra i marcianti l’autorevole presenza del professore Prodi. Il popolo italiano ancora se lo ricorda perché è stato lui a negoziare l’infausto cambio lira/euro, svalutando in una nottata stipendi e risparmi degli italiani. L’effetto nefasto ancora non ha esaurito la sua forza devastante.

Oltre la linea Salvini, nel buio e ahinoi anche in assenza di proposte e qualsiasi progetto , nessuno si è meravigliato di vedere la signora Boldrini. La piazza è il suo habitat naturale, la sua vocazione è marciare essendo parca di idee e proposte positive per il paese, invece mai alcuno si sarebbe aspettato di incontrare il professore, artefice di tanta svalutazione.

Percorrendo piazzette e gazebo allestiti per la grande festa delle primarie, oltre il buio della linea Salvini vagavano sperduti, affetti da amnesie varie , orfani del loro recente passato, i crociati della sinistra variegata in cerca d’autore.

Arriva Nicola Zingaretti, il “leader della gente”

I Calenda ed i Martina arretrano davanti al nuovo unto delle primarie, personaggio ben conosciuto per la sua gestione della Regione Lazio. Arriva Nicola Zingaretti, il “leader della gente” come vuole essere chiamato.. Tace D’Alema, tace Bersani e Speranza manda gli auguri. Il vecchio apparato democratico in diaspora, oramai frantumato in schegge impazzite che vagano nel territorio “ liberi” ma tutti “uguali”, faticando a fare “i progressisti” od ansimando “più Europa” dove sperano di potersi accomodare; è tutto quello che si intravede in quella fitta foschia oltre il buio della linea Salvini.

Zingaretti lancia un “nuovo stratagemma”

Non più alleanza ma “gli inclusivi“, strizza l’occhio a Di Maio dopo il ritorno di Giuliano Pisapia, scelto come capolista alle Europee. Il “No” della Bonino non lo scoraggia. Non tanto per le Europee ma per le nazionali avrà bisogno di una larga coalizione.

Il 15 marzo del 44 a.C. a Giulio Cesare l’indovino lo avvertiva:

Attento alle idi di marzo. Giulio Cesare ignorava l’ammonimento e fece molto male. Antonio Polito sul Corriere della Sera, con il suo solito aplomb avverte che dietro l’angolo c’è sempre in agguato Matteo Renzi. Non saranno le Idi di marzo ma Zingaretti non può stare tanto sereno sereno.




Le reti Mediaset e la Giustizia in franchising: che ne pensa il ministro Bonafede?

Sulle reti Mediaset, ormai da anni, si assiste a due sessioni di
“tribunale televisivo”, una sessione della mattina e un’altra
pomeridiana.

“Entro la prima metà di febbraio 2019 sarà depositato un disegno di
legge delega avente ad oggetto la riforma del rito civile, che
introdurrà meccanismi semplificatori per le cause riservate alla
decisione del tribunale in composizione monocratica e collegiale, per
il giudizio dinanzi al giudice di pace e per le impugnazioni”. Questo è quanto dichiara il ministro Bonafede. Non si sa però se nella summenzionata riforma il ministro intenda mettere ordine anche
ciò che riguarda la celebrazione di cause civili in forma privata presso sedi televisive che sanno tanto di sportello di giustizia in franchising.

Il 6 agosto 2015 l’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando e
la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani
avevano firmato nella sede del ministero in via Arenula due protocolli
d’intesa per l’ottimizzazione del sistema giustizia.

In uno dei protocolli, sempre nell’ambito della revisione geografica
giudiziaria, fu creato uno “sportello di prossimità”. Nella novità
introdotta in quel protocollo , il ministro Orlando già prevedeva il
progetto finanziato con 84 milioni di euro dal Fondo sociale europeo,
in parte da usare per lo sportello della giustizia in franchising che
andava istituito nelle sedi degli enti locali.

Per brevità di tempo si omettono le molteplici disposizioni, decreti
leggi e circolari ministeriali indirizzati agli enti locali impartendo
loro disposizioni e riconoscendogli un ruolo da protagonisti nella
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.

La legge Quadro 8 novembre 2000, n. 328, contiene ’l’architettura complessiva del disegno riformatore

Successivamente sono seguiti altri decreti legislativi, modificazioni e non solo. Il Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Personale e dei Servizi, con un suo documento del 27ottobre 2014 definiva modi, luoghi e tempi dell’uso del personale da assegnare agli
sportelli della giustizia in franchising presso gli enti locali.

Le reti Mediaset e i processi giudiziali

Abbiamo accennato alle trasmissioni spettacolo con a volte esibizioni di acrobati, di troubadour, ballerini e qualche modella, tutti personaggi con tanta voglia di emergere. Questo canovaccio ahinoi, fa da sfondo a celebrazioni di processi giudiziali. Il clima è solitamente riscaldato, volano offese, insulti, urla e giorni addietro è scoppiata anche una rissa con
scazzottata.

La gente si domanda se questa atmosfera da avanspettacolo tragicomico
possa giovare alla Giustizia già per conto suo in grave crisi
esistenziale. Degli sportelli Giustizia in franchising di cui parlavano Orlando e la Serracchiani sembrerebbe non trovarsi traccia presso
gli enti locali. In alcuni Comuni si trova l’ufficio del Giudice di
pace, ma è pure vero che per ragioni di economia, con il Decreto 7
marzo 2014 un numero consistente di questi è stato soppresso.

La domanda al ministro Bonafede

chi ha affidato il delicato ufficio dei processi, autorizzando la loro celebrazione in format “intrattenimento”? L’allora ministro Orlando parlava di “enti locali” per lo sportello giustizia in franchising”. Perché la
celebrazione di questi processi è stata affidata a privati e non agli enti locali?

Se ci fosse un garante queste domande troverebbero una risposta. Ogni cosa ha un tempo e per ogni tempo c’è un qualcosa. Diamo alla Giustizia ciò che le spetta ed all’avanspettacolo le reti Mediaset.




Lacrime, liti in famiglia e discordie coniugali: ecco il nuovo modulo di intrattenimento televisivo

E’ proprio vero che per il cattivo gusto non ci sono limiti. Si inizia
con il poco per finire con il tanto. La vergogna non ha più casa e la
smania di apparire supera ogni ostacolo. La periferia scende in
piazza ed il degrado sociale dà il suo meglio in tanti talk show
televisivi. La “dea con la spada e la bilancia” si tinge di spettacolo
ed il divertimento è assicurato. Se “il disagio sociale” viene bene
recitato l’applauso è garantito e alla conduttrice si assegna il
merito.

Uno degli ultimi prodotti raccolti dalla periferia ed offerto al
pubblico come intrattenimento, raccontava la triste storia di una
ragazza che oltre al fatto di scoprire suo padre essere un
omosessuale, orrore degli orrori fa la “macabra scoperta” che il
proprio marito è anche l’amante di suo padre. Che quadro edificante per chi ha il fegato di guardare la trasmissione fino in fondo!

La storia già di per se stessa non spiega che titolo possa avere da
trovare spazio in uno spettacolo ma quello che viene dopo la rende
meno comprensibile. In scena appare un giudice che deve “redimere” fra
due litiganti, irosi ed incolleriti. Un quadro veramente desolante: nello sfondo la sacralità della “dea della giustizia”, in scena lo squallido spettacolo di un degrado sociale, tra le sbarre i protagonisti che urlando si insultano a vicenda e una conduttrice sorridente che si gode lo spettacolo.
Il buon gusto è rimasto fuori teatro e qualsiasi controllo messo fuori uso.
Fosse stato questo l’unico caso non avrebbe suscitato l’indignazione
di tanta gente. Di fatto, quanto raccontato non costituisce
l’eccezione, è invece la consuetudine, è il modulo di intrattenimento
di alcuni talk show televisivi.

Durante questa rassegna quotidiana del decadimento sociale,
“gratuitamente” ceduto ai talk show per allestire processi in “piazza
televisiva”, giorni addietro si è assistito ad altri uguali come il
caso di un tale che scopre di non essere figlio di quella che credeva
fosse sua madre; chiede risarcimento e di non portare più il cognome
dei genitori.

Un’altra brava signora si è prestata a dare spettacolo in questa “aula
di giustizia televisiva” elevata al rango d’ intrattenimento
pomeridiano, raccontando la triste fine del matrimonio dopo avere
scoperto l’oscura perversione sessuale di suo marito.
In questa aula di giustizia spettacolo televisivo pomeridiano si è
visto un signore che senza alcun pudore raccontava di aver scoperto
sua moglie in un club di scambisti. Davanti al giudice rifiutava di
risarcire i danni della rissa da lui causata.

Il pubblico in sala applaude, commenta, sparla e elargisce opinioni e
consigli. La conduttrice sollecita il consiglio dell’esperto, che in
questi talk show non manca mai.

La domanda che tanta gente si fa è se sia proprio possibile che agli
autori che allestiscono questi programmi non venga alcuna altra idea
intelligente altro che raccogliere lacrime, liti e discordie,
convinti che tutto ciò faccia divertire il pubblico.

Ma chi è che si diverte a sentire la storia di quella donna che chiede
l’affido esclusivo del figlio perché il suo ex compagno è confuso
sulla propria identità sessuale? A chi vuoi che interessa?
Oppure il racconto della “signora” il cui marito critica il suo lato
“B” chiede la separazione ed il risarcimento per spese
dell’intervento?

Assistendo a simili trasmissioni ci si domanda dove stia
l’intrattenimento, dove è finita la fantasia, dove si nasconde
l’intelligenza?

Questa però non è l’unica trasmissione dove iene, avvoltoi e procioni,
spazzini anche loro nelle savana delle periferie, arruolano portatori
di discordie coniugali, liti familiari e le lacrime dei sofferenti per
allietare pomeriggi di “sano svago “ presenziato da autorevoli
rappresentanti della “dea con la bilancia”.

In natura molti organismi si nutrono di materia organica in
decomposizione. Simili comportamenti si possono incontrare in certi
gruppi vegetali come nei casi di funghi e muffe. Comportamenti
identici credevamo di averli lasciati ai tempi remoti del paleolitico,
escludendo casi di cannibalismo ancora praticato tra certe tribù
africane. Però mai e poi mai ci si aspettava dal mondo civilizzato la
cannibalizzazione dei dolori, discordie, guai e liti altrui per scopi
ludici popolari.

Come conclusione non si può che fare una seria riflessione. Quanto sia
saggio esporre la “giustizia” fuori la propria sede naturale ed
esibirla in un ambiente dove,per ”ragione” dello spettacolo, vengono
sacrificati rispetto, decoro e rituale, diritti che spettano alla
“dea giusta”?

Quanto male arreca alla figura della “Giustizia” proprio nel momento
attuale quando questa” sta attraversando una delle sue più gravi crisi
d’identità. Quanto è giusto fare spettacolo delle lacrime, delle liti
e delle discordie coniugali?

Diamo al profano ed al banale quello che spetta al profano e lasciamo
la Giustizia alla sfera del sacro.




Anguillara Sabazia, i perché “scomodi” rivolti all’opposizione

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Finalmente si spengono le luci, si attutisce il frastuono, si smaltiscono le abbuffate di rito del capodanno e si ritorna, a mente lucida, a ragionare.

Si usa ormai da tempo fare il resoconto, ad ogni chiusura d’anno

Oggi si è scelto di porre quattro domande, probabilmente imbarazzanti, ai gruppi di opposizione del Comune di Anguillara Sabazia. Ce lo ha insegnato, bontà sua, anche il presidente della Camera Roberto Fico, ammonendoci che l’opposizione deve ed è giusto che faccia l’opposizione. Quanta saggezza! Il compito istituzionale dell’opposizione richiama a vigilare, criticare e collaborare , il tutto per il bene della collettività.

Ad Anguillara Sabazia, a memoria d’uomo, nessuna amministrazione è mai sfuggita ad aspra critica e dura opposizione.

Così l’amministrazione Minnucci, come quella Pizzorno o Pizzigallo e parimenti l’interim di Paolessi, sono state giustamente criticate per le buche, l’illuminazione, l’acqua, per il decoro urbano, per l’Albo Pretorio, per bandi e per delibere varie e non solo. Tutto si è svolto sempre democraticamente, criticando opere ed operato e mai, naturalmente, ledendo onore e suscettibilità delle persone. Anche questa volta, c’è un’opposizione dura contro l’attuale amministrazione Anselmo, dove si critica e si attacca per le solite buche, le solite interruzioni dell’erogazione dell’acqua, l’ormai fatto endemico di questa città e cioè l’improvvisa e “maledetta” interruzione della corrente elettrica nei momenti più critici della giornata. Vi è stato anche un momento quando si sentiva un’accesa discussione intorno ai piani integrati. Altre discussioni hanno riguardato i fondi gestiti dal Comune capofila Bracciano, fondi per il sociale. In questi casi la critica è stata forte ed il dibattito molto acceso. In tutto questo c’è stato anche dell’altro. In questi casi l’opposizione non ha fatto altro che la propria parte, quella che le compete istituzionalmente.

Ciò detto, dunque, cos’è che non torna, che non convince con l’opposizione? Le perplessità sono tante.

Resta quantomeno strano e apparentemente inspiegabile come un’opposizione così rumorosa, così coesa e variopinta, non riesca a compiere il suo dovere fino in fondo, ossia indagare, controllare e rendere i perché delle cose ai cittadini. Cavalcare campagne stanche e logore come la cementificazione selvaggia, l’acqua con l’arsenico, l’abbandono del centro storico e altri temi ormai ben familiari alle passate amministrazioni non rendono credibili gli sforzi di questa opposizione che sta faticando ad emergere. Sono tentativi che ricordano tanto la rituale promessa di Bianchini che ogni anno, all’approssimarsi dell’estate annunciava solennemente l’apertura della piscina olimpionica comunale. Somigliano alle assicurazioni dell’On. Minnucci che a mezzo di volantini annunciava l’arrivo dei fondi di tre milioni che avrebbero risolto finalmente il problema dell’attraversamento del passaggio a livello mettendo fine ai tanti disagi della cittadinanza.

Ma non c’è solamente la piscina che “giace” fino a che questa opposizione, per scelta oppure per vocazione continua a darsi pace.

C’è nell’elenco dei lavori dormienti il progetto del secondo tratto di via Anguillarese. Il 4 Marzo 2012, durante l’iniziativa Mercato della Terra, c/o l’ex Consorzio Agrario, fu allestito uno stand informativo sui lavori relativi alla via Anguillarese e l’allora Assessore ai Lavori Pubblici Antonio Di Gioia, illustrava tutto il progetto. Peccato che l’assessore successivamente dovette lasciare l’incarico istituzionale. Per quella giunta, fino a che è durato, è stato un valore aggiunto.

Chiusa parentesi, ci si continua a chiedere perché non si sente parlare, da parte di questa opposizione, riguardo il secondo tratto di via Anguillarese che prevedeva, fra l’altro, una seconda rotatoria all’incrocio con via Pizzo Morronto, altezza Conad?

Forse i politici scesi in piazza lo scorso sabato non sono al corrente di cosa contemplava quel progetto del 2012 “Lavori per la messa in sicurezza della via Anguillarese”. Il progetto prometteva: un sistema innovativo di monitoraggio (dal costo di 120mila euro) prevedendo cinque stazioni di rilevamento del traffico veicolare, distribuiti su più strade del paese, e un apparato di rilevamento degli incidenti. Il sindaco di allora, l’avvocato Francesco Pizzorno, nulla lasciava al caso e nel dare la notizia specificava la durata complessiva dei lavori in sette mesi, l’importo complessivo dell’opera, informava il sindaco, doveva essere di euro un milione e 164 mila di cui 559 mila da fondi regionali, 335 mila della Provincia e 241 mila del Comune.

Si chiede quindi all’attuale opposizione, perché tace e nulla si rileva su questi lavori promessi, finanziati e disattesi?

Ma come usava dire il compianto presentatore Corrado, non finisce qui.

Alle ore 12 del 7 maggio 2011, in via della Mainella, località Pantane, l’allora governatrice della Regione Lazio, Renata Polverini interveniva all’inaugurazione del cantiere per la realizzazione della strada che avrebbe dovuto collegare Anguillara Sabazia con Cesano e che doveva essere intitolata al Beato Giovanni Paolo II. Almeno questo è quanto dichiarava l’allora sindaco f.f. Stefano Paolessi.

Chi, dell’opposizione sta al momento monitorando questi lavori, oltre naturalmente a contare le buche e le pozzanghere? A prescindere dall’interrogazione di Palozzi di FI – viabilità Regione Lazio, non si rintracciano eclatanti proteste da parte dell’opposizione al riguardo.

L’opposizione e l’apertura del museo del Neolitico

Gli amanti della Cultura, con la “C” maiuscola, ormai non sperano più che l’opposizione possa erigersi a favore dell’apertura del museo del neolitico. Inutile cercare di destarli dal sonno. Guardano ma non vedono. Sentono ma non ascoltano.

L’ampliamento del cimitero comunale

Come è stato riportato su questo stesso giornale il 23 febbraio 2018, la Giunta Anselmo aveva approvato un progetto di ampliamento cimiteriale nel 2017. Il progetto contemplava, oltre l’ampliamento, la realizzazione su due piani di 768 nuovi loculi con l’adiacente sistemazione dell’area parcheggio per 75 posti auto. Il tutto per un costo complessivo di 1.431.000,00 euro. Era allora una situazione di emergenza. La stessa sindaca Anselmo, sul suo profilo fb, il 10 agosto 2017, annunciava l’inizio lavori, assicurando la pronta disponibilità del finanziamento.
Con delibera di Giunta n. 82 del 7 giugno 2017, giustificando l’atto a “grave carenza di loculi liberi”, giustificazione, da noi su questo giornale largamente contestata, la Giunta Anselmo procedeva a requisire i loculi a privati cittadini. La decisione della Giunta Anselmo doveva essere provvisoria in attesa della realizzazione del progetto per l’ampliamento del cimitero. A oggi il progetto giace nel cassetto in un ufficio al Comune e la delibera di requisizione, dopo l’intervento di questo giornale, è stata revocata e sostituita da una nuova.

Intanto l’opposizione guarda e tace. Ha le bocche cucite e non parla, non protesta, non s’indigna.

Va benissimo che l’opposizione si occupi delle buche, del tasso di arsenico nell’acqua, del cronico abbandono del centro storico. Non va bene però e mai si riuscirà a comprenderne il silenzio, il vuoto, il chiudere l’occhio su una piscina abbandonata, ridotta a pascolo per le pecore; fare finta di non accorgersi di un museo del neolitico chiuso con un reperto di 8000 anni, nonostante quello che ci vuole fare credere l’assessora Normando, tesoro archeologico giacente nel più completo abbandono; voltare le spalle alla strada Anguillara-Cesano persa nella nebbia delle cose non fatte; tappare le orecchie per non sentire le critiche che parlano della seconda tratta di via Anguillarese , la seconda rotatoria e tutto l’impianto di sicurezza stradale compreso.

Questo giornale ha dedicato più di un articolo, cercando di sensibilizzare chi di dovere su questa specifica tematica e qui in calce si riportano alcuni articoli per chi li volesse verificare. Ciò nonostante non si riesce a strappare il velo di oscurità, a fare uscire dalla nebbia dell’ignoto, da schiarire l’alone che avvolgono queste opere pubbliche, costate fior di milioni, iniziate e mai completate. I protagonisti che le videro nascere sono vivi e vegeti, tutti nell’opposizione, eppure, non guardano, non ascoltano, non parlano.
E’ tutta gente che ha perso la memoria? Ci si augura che il cittadino la memoria ancora la conservi viva.

Emanuel Galea




L’Europa alla prova di maturità

Quella che comunemente molti chiamano
Europa unita non è altro che lo strumento per un patto tra Stati e mai, come si
vuole fare credere, un atto fondativo di qualsivoglia entità sovranazionale.

Da questa dicotomia nascono i vari punti controversi

Quel “ patto tra Stati” contempla
Competenze esclusive, Competenze concorrenti e 
Competenze di supporto.

Le prime riguardano l’Unione, le seconde
gli Stati membri e le terze sono competenze di sostegno dell’Unione verso i
vari  Stati membri.

L’adesione a questo patto non si può dire
essere stata plebiscitaria.

Segni di  rigetto da parte dei cittadini non sono mancati

Alcuni paesi hanno apertamente dichiarato il loro dissenso  tramite referendum costituzionali.

Molti hanno ratificato l’atto  con sofferte procedure  parlamentari, qualche paese ha ratificato il
patto senza consultare la cittadinanza. Se poi a tutto questo si aggiungono
l’allargamento e gli aggiornamenti vari ai regolamenti  susseguiti dal 2007 a oggi e i vari trattati
aggiuntivi, tranquillamente si può concludere che il progetto costituzionale
sognato dai padri fondatori  sia stato
stravolto e nulla rimane di quello originale.

Le modifiche al patto originario

Al patto Spinelli/De
Gasperi/Schuman/Adenauer, sono stati aggiunti tanti orpelli rendendo
l’applicazione di ogni direttiva macchinosa e difficilmente applicabile.  Il risultato di ciò è stato l’aumentata
disuguaglianza tra gli stessi Stati membri. I vari regimi fiscali, i contratti
salariali e le condizioni lavorative vigenti in ogni paese membro, tutti concorrenziali
fra di loro, sono la prova della politica fallimentare di questa Unione.

L’aggiunta di competenze

Ci sono organizzazioni che operano per
ridimensionare le competenze che nel tempo sono state  aggiunte e che causano tanto disagio e
malumore tra le popolazioni.

Una di queste organizzazioni indipendenti
che promuove idee per le riforme politiche ed economiche di questa Unione
europea,  è la Open Europe, un think tank
con uffici a Londra e Bruxelles. Uno degli scopi prefissi di questa
organizzazione è la riduzione dell’accentramento dei poteri in Unione.

Molti sono i  punti controversi che si possono riscontrare
nel patto  sottoscritto fra gli Stati.
Forti critiche al testo  arrivano da
opinioni diametralmente opposte. Ci si è preoccupati di fare una  sintesi delle diverse politiche degli Stati
membri partecipanti  senza
minimamente  prevedere  che così facendo si stava creando un
“documento debole”, troppo burocratizzato e lontano dagli interessi reali dei
cittadini.

Una controversia che si poteva evitare,
se non fosse per la forte resistenza della Francia, riguardava ogni
riferimento, in quel patto, alle radici giudaico-cristiane della coscienza
europea. Seguendo incautamente la molto discussa scelta della Francia, i
firmatari svuotavano  la comunità europea
da ogni e qualsiasi radice, rendendola senza identità alcuna.

Hanno ingenuamente scambiato “cultura” con “religione”

Essendo poi la gran parte dei paesi del nord , come la laica Francia , allergici alla sola parola “cattolicesimo”, hanno reso questo continente,  terra rasa, candidata per “un’altra cultura”.  Tutto ciò spiega la massiccia ondata di immigrazione che sta mettendo in ginocchio la tenuta dello stesso “patto europeo”. Quanto sopra spiega la forte critica che arriva da parte di tante personalità , contrari alla ratifica del Trattato Comunitario europeo. Alcuni , come i Federalisti Europei, arrivano al punto tale da bollare come inganno il solo chiamare Costituzione un documento che tale non è.

Al “patto” viene contestata, e non a
torto, l’eccessiva attenzione ai temi economici e agli interessi capitalistici.
Tutto ciò si fa  a scapito di politiche e
a danno e svantaggio  della  garanzia e la difesa dei lavoratori. Un caso
fra tanti è l’assenza del tema “welfare state” un argomento che è stato
completamente  trascurato in quel
“patto”. 

Mentre gli europeisti usano tirare fuori,
a buona ragione,  che grazie ai trattati,
l’Europa ha potuto godere questi ultimi 70 anni di pace, rimane tuttavia  inspiegabile l’assenza di riferimento al
ripudio alla guerra. Non è certo facile spiegare, anche se tanti la vogliono
fare  passare per operazione di
pace,  il fatto che gli eserciti europei
ora possono essere  intercettati in
diversi scenari di guerra in giro per il mondo.

Come se tutto quanto su esposto non bastasse a spiegare le ragioni degli euroscettici, ci sono altre  ragioni ben diverse seppure ugualmente valide.

Le modifiche apportate negli anni al
patto originale hanno così stravolto gli scopi a tale punto,  tanto da originare un  “patto europeo”ex novo , che si vuole
chiamare Costituzione. Ora c’è  il
rischio che i firmatari di questa nuova cosiddetta Costituzione, pretendendo di
disporre di  poteri sufficienti tentino   di svuotare di significato e di autorità i
singoli Stati.

Qualche lettore potrebbe giudicare tutto
ciò solo pura fantasia.

Dopo la seria minaccia all’Italia di
essere sottoposta alla procedura d’infrazione di questi giorni, dopo  il cartellino rosso da parte della
Commissione Ue, detentrice di quel patto stravolto, tanta pura fantasia non dovrebbe
essere.

Dal braccio di ferro con l’Europa, l’Italia oggi è uscita  leccandosi  le ferite

 Il 
rinnovatore “Macron” costretto a 
calare le braghe davanti alla voce del suo paese, ha costretto i
burocrati a Bruxelles  a scoprire le loro
nudità.  Sia l’Europa che l’Italia sono
state sottoposte  alla prova di maturità.
I risultati non sono facilmente prevedibili.

Le aspettiamo agli scritti, però se  tanto ci dà tanto, c’è poco da sperare.

Emanuel Galea




Reddito di cittadinanza e sussidi agli immigrati, spoltronire e appisolare allo stesso momento? Due facce della stessa medaglia

Il reddito di cittadinanza e i sussidi agli immigranti si somigliano, hanno molto in comune, quasi quasi sembrerebbero uguali, ma non è così.
Tutti e due guardano verso la stessa fascia sociale, si prefiggono lo stesso scopo e ambedue sono amati e odiati, osannati ed osteggiati.
Il vento di sinistra critica, denigra e boccia il provvedimento “reddito di cittadinanza” e un vento di destra spazzerebbe via, se ne avesse l’autorità, tutti i sussidi agli immigrati.

Dal Centro Romanesco Trilussa il sonetto di Filippa dedicato al reddito di cittadinanza

Nell’ultimo dibattito in Camera sulla manovra M5s-Lega c’è stato un grandissimo dibattito sul famigerato reddito di cittadinanza.
Il deputato di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, chiudendo il suo intervento, un monologo che risplendeva il genio oratorio dei Greci, ha criticato aspramente il provvedimento sostenendo che il reddito si dovrebbe riconoscere a chi produce e non ai fannulloni per stare sul divano. Come Cattaneo la pensano molti altri, la maggior parte personalità di sinistra come Fiano, Graziano Delrio, Anna Ascani, Francesco Boccia, Maria Elena Boschi e quasi tutto il Pd che si dichiarano contro il governo perché il “Reddito di cittadinanza non è manovra di sinistra, non crea lavoro”.

In un serrato dibattito su La7, c’è stata un’accesa polemica tra l’economista Antonio Maria Rinaldi e lo stesso deputato Cattaneo. Quest’ultimo è ritornato a ribadire:

“Se dal governo gialloverde fosse stato fatto un atto di coraggio, i 10 miliardi di euro che buttiamo al vento per il reddito di cittadinanza sarebbero potuti essere utilizzati per dare sgravi veri e sostanziali alle piccole imprese, cosa che non è stata fatta”.

Non c’è solo la sinistra che condanna il provvedimento del M5S, in fila si incontrano la Gelmini e altri 

Ultimamente si è aggregato al coro nei talk show Andrea Ruggeri, nipote di Bruno Vespa, nuovo responsabile tv di Forza Italia. Suonano tutti la stessa partitura e cioè: il reddito si dà a chi produce e non per stare in poltrona.

Non è per niente peregrina e fuori posto, però, l’obiezione che viene sollevata dalla destra nel dibattito.

Se il reddito si dà a chi produce, come spiegare il sussidio che si dà agli immigrati? Non starebbero in poltrona e neanche sul divano, però sta di fatto che li si trovano in giro, sulle panchine, sui marciapiede ed altrove senza produrre alcun bene.

Addirittura, a volte, qualcuno di loro, produce ben altro che “Beni per il Paese”

Lo Stato chiede ai Comuni di individuare delle strutture che possano accogliere gli stranieri e si impegna a versare un contributo di 30 euro oltre l’Iva al giorno per ciascuno straniero che chiede asilo politico

Il reddito di cittadinanza pesa sul bilancio dello Stato italiano, si prevedono euro 780,00/mese per ogni avente diritto, mentre a carico della collettività, il sussidio per ogni profugo pesa per euro 1.150,00/mese.
C’è chi ribatte dicendo che parte del sussidio agli immigranti proviene da stanziamenti Ue. Questi signori dimenticano che i contributi che formano quei fondi UE sono sempre a carico dei contribuenti, e non nascono nell’orto di Jean-Claude Juncker.

Il business dell’immigrazione

Un altro fatto da non trascurare è la corruzione, le frodi ed i grandi affari che ruotano intorno al tema immigrazione.
Vedi l’ultima inchiesta sulle cooperative di Catania. L’operazione chiamata “Black Job”, condotta dalla Guardia di Finanza, vede coinvolti l’ispettorato del lavoro, ex rappresentanti istituzionali e figure alte dell’ASP. Anche questa ha un costo sia sociale che economico.

Povertà autoctona e straniera

Come si può facilmente dedurre, il reddito di cittadinanza e il sussidio agli immigranti sono due provvedimenti che tendono a uno scopo comune, alleviare la povertà, la prima povertà autoctona e l’altra povertà straniera, ma sempre POVERTA’ rimane.
La differenza, secondo il Cattaneo ed altri, sta nel fatto che gli usufruttuari del reddito di cittadinanza, sempre secondo i Cattaneo, serve per fare spoltronire i giovani italiani mentre sorvolano che il sussidio fa appisolare gli immigranti sulle panchine ai giardini pubblici. Molti non riescono ad afferrare il distinguo. Non crediamo sia lessicale. Molto più probabile potrebbe essere questione di colore politico.

Emanuel Galea




Televisione, specchio della società di oggi: a.a.a. cercasi storie pruriginose, liti in famiglia e disgrazie altrui per programmi vari

Un capannello, formato maggiormente da casalinghe, all’uscita del supermercato discuteva animosamente. Come succede soventemente in queste improvvisate assemblee, i temi in discussione variano e non seguono un’agenda prestabilita. Si parlava delle varie riviste che a pensarci bene – sempre secondo queste signore radunate all’uscita dallo shopping – vivono di gossip, di fuffa, di banalità che girano intorno a personaggi perlopiù senza alcuna importanza sociale.

A pensarci bene anche le trasmissioni di intrattenimenti e approfondimenti tv non fanno migliore figura. Tornata a casa, allestito il pranzo, la famiglia si siede a tavola e come da rito, accende la televisione per vedere cosa succede nel mondo.

E’ sufficiente assistere ad un solo telegiornale

Tutti gli altri sono copia e incolla. Le notizie vere e proprie si contano sulle dita di una mano, eppure tra cronisti che passeggiano con il gelato in mano, tra i commenti, le opinioni personali e le interpretazioni arbitrarie dei fatti da parte dei commentatori, il telegiornale tira avanti per un’ora bella e buona. Appena finisce la rappresentazione, colorita e rivestita dei fatti del giorno, inizia una tammuriata di pubblicità.

A tavola si serve lo stufato di carne e patate e anche di fagioli, mentre da quel tubo catodico fuoriescono creme per borse e occhiaie, pannolini per bambini, pannoloni per signore incontinenti, creme rassodanti per levigare le smagliature, pillole per la prostata, sciroppi per soggetti stitici, protesi di ogni tipo e quanto basta per rovinare l’appetito di chi sta a tavola, buttare lo stufato e cambiare canale in cerca di qualche trasmissione di intrattenimento. E’ l’ora pomeridiana e mezz’oretta di svago ci vorrebbe, dicevano quelle donne, contro “il logorio della vita moderna” come usava ripetere in una pubblicità di tanti anni fa Ernesto Calindri. A quei tempi la pubblicità era essa stessa intrattenimento. Chi non si ricorda il famoso Carosello ed il simpaticissimo Calimero?
Chissà perché la pubblicità è diventata così asettica, poco comunicativa, aggressiva ed impoverita?

Sarà forse per colpa dei tempi che cambiano?

Sarà per minori stanziamenti di fondi stanziati o sarà forse colpa degli operatori pubblicitari non proprio all’altezza del compito?
Cambiato canale inizia l’intrattenimento del pomeriggio. Una kermesse a voci concitate e sovrapposte tra consanguinei, amanti, sposini e vecchi amici. Ugualmente tutti, come leoni, pronti a sbranarci. E’ la periferia della società, ora sotto i fari della ribalta che offre il peggio di se stessa!
Senza ritegno ed alcun pudore si raccontano episodi che si credeva appartenessero all’intimo del focolare. Una vera apoteosi di insulti. L’amante che va raccontando in giro che “lui” è impotente. Storie per mesi velate sotto le lenzuola. Quel “lui” assiste alla kermesse, partecipa al dibattito e chiede i danni anziché nascondersi per la vergogna.

Una madre, se madre la si può chiamare, confessa e si giustifica, dicendo il perché aveva abbandonato il figliolo piccolo solo a casa. Per lei è semplice, cosa naturale: essendosi infatuata di un altro uomo aveva seguito il suo istinto primordiale, abbandonando casa. Il marciume della società, durante quell’ora di pasto, porta alla luce altri angoli bui ed il liquame mal odorante del “progresso” cola da quel tubo prepotentemente, colpendo stomaco e visceri dei commensali che storditi dalla nausea non si alzano a chiudere quella Cloaca Massima emanante un fetore nauseabondo.
Se quanto appena descritto rappresenta quello che offre l’intrattenimento televisivo del pomeriggio, quello della prima serata non si può dire che sia molto differente. Una ben nutrita rassegna di scivoloni di stile durante le dirette caratterizzano parte della serata. Poi segue il ciarpame raccolto da cronisti e croniste in erba, inviate in giro per le periferie in cerca di storie pruriginose per riempire la prima serata e fare gioire il conduttore o la conduttrice. A volte si riesumano storie deja-vù e le fanno passare per scoop sensazionali.

Tanta politica bla bla bla… e il brulicare di tanti esperti in economia, luminari della scienza dell’amministrazione e tanta politica politicante. Tutti in fila nei talk show, tutti con soluzioni facili e pronti in tasca per fare uscire l’Italia dal tunnel. Un’ubriacatura generale che contagia soggetti di tutta la scala sociale.

Il “Portobello” del compianto Enzo Tortora, ricordato per essere stato vittima della mala giustizia, il Rischiatutto di Mike Bongiorno, la serie della Famiglia Adams, i programmi televisivi di Padre Mariano, le esibizioni del mago Silvan, Lascia o raddoppia, il Musichiere, Canzonissima e poi Non è mai troppo tardi, trasmissione d’istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta curata e condotta dal maestro Alberto Manzi, sono tutte diventate trasmissioni d’intrattenimento demodé.

Oramai adulti analfabeti non ci sono più, sono tutti impegnati in politica , esperti analisti della situazione nazionale. Li trovi tutti o a Montecitorio oppure nei talk show. Oggi va di moda il cascame, il paccottiglia, il copia incolla, il clic ed il condividi.

Le trasmissioni degli anni 70/80 allietavano le serate delle famiglie. Oggi il loro spazio è stato rimpiazzato da dibattiti politici, approfondimenti su temi noiosi vari.

Caratteristica marcata di queste trasmissioni è il fatto che gli ospiti ed i personaggi politici che presiedono questi talk show sono sempre gli stessi che circolano su tutti i canali.

Per fortuna qualcosa ancora si salva e come intrattenimento sano e intelligente non si può non nominare gli show di Gerry Scotti che propone sempre serate di vero divertimento. Altri bravissimi come Proietti, Fiorello e Bonolis , nonostante molto ben amati dal pubblico, si vedono invece raramente.
Quel capannello di casalinghe fuori dal supermercato si scioglie. Tanto, diceva una di loro, aveva ragione Gino Bartali, anche nel campo della televisione “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.

Emanuel Galea




Puttane, mignotte, cafoni, burini e… onorevoli: state calmi, niente panico. State sereni, sereni!

Tempora mutantur, nos et mutamur in illis” ovvero il tempo cambia e l’uomo cambia con esso. Processo inarrestabile che va avanti dai primi inizi della terra. La vita scorre ed il tempo pure. Cambia l’uomo. Cambiano le cose, le persone, le usanze e muta il senso ed il significato del linguaggio. Quello che ieri ci scandalizzava oggi non scandalizza più. Lo stesso concetto della moralità ha perso lustro, ha smarrito il suo senso. Vittima di questa metamorfosi sono i vocaboli: puttana, mignotta, cafone, burino e non solo. Termini che qualche tempo fa, non offendevano nessuno oggi sono oggetto di dibattiti e concitate discussioni.

Cos’è mai un nome? Niente e tutto. E’ accaduto proprio questi giorni un incidente spiacevole. Dei politici hanno apostrofato la classe giornalistica con degli appellativi che oggi suonano forti ed irreverenti mentre etimologicamente sono i sostantivi più innocenti che esistono nel vocabolario. Ciò detto, sia ben inteso, non per questo si vuole venire, in alcun modo, in difesa di chi ha pronunciato quelle locuzioni. Solo per portare sul loro giusto binario quelle parole di cui al titolo di questo piccolo saggio.

La puttana:

Studi approfonditi, pur ammettendo la correlazione stretta del vocabolo puttana con putto, greco pai, paidos, avvicinano la parola alla mitologia Hindù. In molta letteratura indiana e scritture Hindù, si narra il mito di Pūtanā, considerata la nutrice di Krishna, che mentre lo allattava , in cuore suo covava di sopprimerlo con il latte avvelenato. Demone malvagio. Da questi scritti infine Pùtanā viene effettivamente descritta come un demone, tanto, si scopre, essendosi ella concessa allo stesso Krishna
Altri studi vedono tracce nel latino puteus, significato originale inteso come una cavità naturale. Vedi i pozzi dove i romani seppellivano i morti. Da qui poi il significato di grembo ipogeo ed il passo al grembo materno è stato successivo. Spiegazioni intriganti che nulla dunque hanno a che fare con il tono spregevole che il vocabolo “puttana” è venuto oggi ad assumere nell’italiano popolare.

Nel dialetto siciliano “buttana” oppure “bottana” non lascia alcun dubbio. Non è certo parente di antiche vestali e in tutta l’isola venire indicate con tale appellativo non è un complimento. Eppure anche in questi casi il tempo è riuscito a fare scempio di una parola innocente.

Si è da tempo saputo, per lo meno così raccontavano i nostri avi, che “puttana” ha tutta un’altra storia. non oserei dire nobile, ma decorosa lo si può dire tranquillamente. Si racconta che in tempi passati le nobili donzelle che tenevano tanto alla loro estetica, non allattassero personalmente i loro neonati. In paese c’erano donne, matrone che di mestiere allattavano i bambini degli altri. A queste donne allattatrici si rivolgevano anche coloro a cui per una ragione o l’altra spariva il latte. Tutti portavano “il putto” dalla donna che allattava “il putto”. Con il tempo il mestiere/l’attività hanno passato il nome al prestatore d’opera. Così da forno a fornaio, da salume a salumiere, pasticcino a pasticciere e, nel caso nostro specifico, da putto a puttana, cioè la donna che allattava il putto. Ma era così semplice? Bastava dirlo. Bastava poco che ci voleva…

La Mignotta:

Della mignotta è stato scritto peste e corna. Sono stati scomodati professori e tanti ricercatori hanno passato ore intere sfogliando documenti sulle tracce della mignotta, intendendo il vocabolo, naturalmente.

Ci sta chi fa derivare l’origine del vocabolo dal francese “mignoter”, carezzare. Altri la vogliono più parente di “mignon”, favorita. A parere di tanti, queste due definizioni, se mai, hanno seguito il moderno senso della locuzione, comportamenti tipici di queste mestieranti.
L’interpretazione giusta, a detta di tanti, sarebbe molto più logica e semplice. Sempre in altri tempi, le ragazze madri, anziche fare come alcuni che oggi usano abbandonare il neonato nei bidoni dell’immondizia, queste ragazze di allora depositavano il neonato o nella ruota girevole delle suore di clausura oppure li lasciavano nei portoni della chiesa o del convento. Il trovatello allora si portava per la registrazione all’anagrafe. L’impiegato del Registro, in mancanza dei dati genitoriali del bambino, anziché scrivere in pieno matris ignotae, abbreviava il tutto scrivendo m.ignotae, ergo mignota. Anche in questo caso la semplicità è sbalorditiva. Ai tempi nostri, con l’utero in affitto, quell’impiegato del Registro avrebbe scritto, anziché padre ignoto, pa.ignoto che con l’uso sarebbe diventato pagnotto. Un nome è un presagio, un nome è un destino, non per il “pagnotto” bensì per il bambino.

Il Cafone e il burino:

Per il “cafone “ e per il “burino” la sorte non è stata tanto diversa. L’usura del tempo ha calpestato anche il loro decoroso vocabolo e ha fatto di loro un dileggio, uno scherno. Oggi, apostrofando questi vocaboli in faccia ad una persona , senza dubbio alcuno, lo si indica come una persona dai modi incivili e rozzi. Chiamare una persona “burino” oggi, sarebbe indicare quella persona come di basso intelletto e bassi istinti oppure dalle maniere scurrili. Tutto ciò a prescindere dallo status sociale del soggetto.
Molti appassionati si dedicano a ricercare l’origine di questi vocabili. Talpe degli archivi scomodano documenti e reperti antichi, tradizioni e cenni storici. A qualcuno piacerebbe credere che cafone deriva da Cafo, un centurione che combatté al servizio di Cesare .Ugualmente si vuole fare derivare il termine “burino” dal latino “Buris,-is”, manico dell’aratro. Il ricercatore basa la sua supposizione in riferimento ai braccianti, ingaggiati come lavoratori stagionali nell’Agro Romano. Questa’etimologia secondo molti sarebbe la più plausibile. Spiegazioni suggestive.
Se dobbiamo però dare credito, poi, a quello che ci raccontavano i nostri avi dobbiamo dire che il vocabolo burino trova la sua etimologia in quei contadini che scendevano nella capitale vendendo i loro prodotti, formaggi e burro, appunto i venditori di burro ossia i burini.
Per quanto concerne il “cafone” i nostri avi davano un’altra spiegazione. Secondo questi il vocabolo troverebbe la sua origine, appunto negli stessi contadini che scendevano nella capitale, con funi a tracollo per legare le bestie. Altri collegavano il vocabolo alla fune che faceva da cintura per reggere i pantaloni del contadino.

Niente in tutto questo piccolo saggio è dogma.

Un fatto però è certo. Il tempo scorre e scorrendo cambia cose, persone, usanze e muta il senso ed il significato del linguaggio. Chi osa escludere che in un non molto lontano domani, apostrofando una persona come “un onorevole” non possa suscitare sdegno ed irrisione?

Emanuel Galea




Anguillara Sabazia, la piroga: la solita storia degli amministratori che la vogliono raccontare ma poi s’addormentano

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Visitando il sito ufficiale del Museo della Navigazione nelle Acque Interne (MNAI) si ha il piacere di assistere al primo incontro della “piroga” con il pubblico di Anguillara Sabazia. In un breve video l’allora Consigliere delegato alla Cultura del Comune di Anguillara Sabazia, Vanessa Roghi, illustrava la storia del rinvenimento del reperto archeologico storico portato alla luce nel 2002 nei pressi della località “La Marmotta”, lago di Bracciano.

Un gioiello archeologico abbandonato al suo destino

Con rammarico si deve constatare però, che da quel giorno a oggi, quel gioiello archeologico, risalente a 8000 anni fa, è stato abbandonato al suo destino, segregato in un museo/magazzino.

Escludendo l’associazione sportiva Dragolago alla quale si deve il progetto “Salviamo la piroga” e qualche altra persona di buona volontà, in pochi si sono interessati alla salute della millenaria piroga, in questi ultimi anni specialmente, il prezioso reperto è stato compromesso definitivamente.

Una responsabilità condivisa tra amministrazioni

E le responsabilità di questo scempio sono da addebitare sia alla presente che alle passate amministrazioni. Di questo reperto archeologico, sempre su questo giornale nel passato, sono stati versati fiumi di parole. Ahinoi, tutti hanno fatto orecchie da mercante e mostrato un’impietosa ed apatica indifferenza.

ANGUILLARA, ANCORA UNA SPERANZA PER LA PIROGA?

Aspettative disattese

Con la nomina della dottoressa Viviana Normando, ASSESSORE alla Cultura del Comune di Anguillara Sabazia, considerando il ricchissimo curriculum vitae di cui si pregia l’assessore, ad Anguillara Sabazia gli appassionati della cultura tiravano un sospiro di sollievo certi che finalmente avrebbero potuto usufruire delle ricchezze che schiudono i tanti reperti archeologici e fra questi, certamente la piroga millenaria. Tutti si aspettavano un’apertura imminente del Centro Visite del Neolitico, sito nell’ex Consorzio, dove è custodita la piroga. A rafforzare queste attese del cittadino è stato lo stesso Comune. Nel 2016, rendicontando le attività svolte dall’Amministrazione nei primi sei mesi della Consiliatura Anselmo, si leggeva, fra l’altro:

“ – Incontri periodici e contatti costanti con il Sistema Museale territoriale “Maneat” Musei di Arte natura Etnografia Archeologia del territorio (Comuni di Campagnano di Roma, Formello, Mazzano Romano, Sutri e Trevignano Romano)”.

Più avanti in quella relazione dei primi sei mesi, è stato dedicato un capitolo a sé alla voce “Piroga” che qui, per l’importanza dell’impegno allora assunto da questa amministrazione, si riproduce integralmente:
“Per la Piroga: – acquisizione dagli Uffici Comunali e studio del materiale inerente la situazione della Piroga e constatazione di una mancata convenzione per la gestione della piroga tra Comune di Anguillara Sabazia e già Speciale alla Preistoria;

– Controllo e verifica settimanale della piroga e del suo stato di conservazione;

– Attività “Emergenza Piroga”. Riunioni con la Direzione del Museo Pigorini ai fini di una imminente stipula di convenzione tra la Città di Anguillara Sabazia e il Museo della Civiltà, di cui oggi fa parte lo stesso Museo, già Sovrintendenza Speciale alla Preistoria. Ciò anche al fine del reperimento dei fondi necessari per il restauro della quinta piroga del più antico villaggio di sponda dell’Europa Occidentale, sito ad Anguillara Sabazia in Località La Marmotta;– studio di un adeguato piano gestionale del Centro Visite del Neolitico, sito nell’ex Consorzio;– individuazione, tramite Museo Pigorini, della società tecnica specializzata, Hydra Ricerche affinché, con titolo di ispezione onoraria della Sovrintendenza alla Preistoria, a titolo volontario, controlli una o due volte la settimana la piroga (e il materiale neolitico esterno alla teca della piroga, ligneo o fittile), di proprietà dello Stato Italiano, ai fini della sua tutela e per segnalare eventuali emergenze”.

Il testo è chiaro e gli impegni solenni

Il dopo è la solita storia degli amministratori che la vogliono raccontare ma poi s’addormentano. Dopo circa due anni e mezzo da quella trionfale marcia della cultura, allora inaugurata da Viviana Normando, ASSESSORE alla Cultura, a tanti venne voglia di visitare il Centro Visite del Neolitico, annunciato dalla stessa Normando.

L’impatto con il cancello chiuso, lo stato di abbandono ed il pensiero che là dentro, in quella desolazione e coperti da tanta incuria, ci siano reperti che altri paesi pagherebbero chi sa cosa per averli esposti nei loro musei, cara ASSESSORE Cultura Viviana Normando, fa venire in mente “…il povero ragazzo (che) voleva raccontarla e s’addormì”. Questo viene in mente davanti ad un simile spettacolo indecoroso.

Si potrebbe replicare che l’Amministrazione, con atto di Giunta comunale ha già disposto la spesa di 300mila euro quale compenso rimborso alla Società Hydra Ricerche per il servizio di monitoraggio della piroga, come per dire che l’Amministrazione non dorme ma si da fare.

Va bene monitorare, misurare la febbre, magari somministrare anche l’aspirina, ma la gente vuole visitare il malato, vuole conoscere il suo stato di conservazione.
Ai cittadini di Anguillara, amanti della cultura piacerebbe sapere come procede la “Emergenza Piroga”- Riunioni con la Direzione del Museo Pigorini ai fini di una imminente stipula di convenzione” e ancora piacerebbe conoscere qualcosa al riguardo del “reperimento dei fondi necessari per il restauro della quinta piroga del più antico villaggio di sponda dell’Europa Occidentale”

Benvenute le feste dei rioni, le mostre mercato dell’artigianato, va benissimo il festival del gusto, il festival degli “Artisti di Strada”, nulla da eccepire sui 3 giorni di concerti, teatro nel centro storico sul lago e neanche sulla mostra di pittura “Creatività ad Anguiilara Sabazia” ed infine anche al passaggio di moto e scooter d’epoca , ma tutto ciò non perdona l’incuria e l’indole passiva che si dimostra verso questo prezioso reperto e verso tutti gli altri reperti archeologici racchiusi in quel museo/magazzino ed in altri magazzini del Comune di Anguillara Sabazia.

Tremonti diceva che con la cultura non si mangia. Qualcun altro, più accreditato di Tremonti, diceva che non si vive di solo pane. Una civiltà che snobba la cultura e rinnega il suo passato storico, prima o poi soccomberà. Più prima che poi!

Emanuel Galea




Anguillara Sabazia: cara sindaca… i cari estinti attendono risposte. Nuovi quesiti sul cimitero [3 puntata]

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Proseguiamo con la serie di articoli dedicati ai “cari estinti” che vorrebbero riposare in pace al cimitero di Anguillara Sabazia e che stanno aspettando alcune risposte da parte della sindaca Sabrina Anselmo, che ad oggi ancora non sono pervenute.

Una comunicazione, per ora, da Palazzo Orsini…

E’ invece arrivata la telefonata del geometra Domenico Di Donato, al quale, con deliberazione della Giunta comunale, era stato dato incarico nell’ambito dell’area tecnica, di redigere ai sensi dell’art.23, del D.lgs n.50/2016, un progetto di fattibilità tecnica ed economica per l’ampliamento del camposanto comunale. Il progetto redatto da un gruppo di tre geometri, Nadir Ramaccioni, Gianluca Chiavari e Domenico Di Donato, prevede l’ampliamento del cimitero comunale verso la via Romana, in deroga alla distanza prevista dal regolamento di polizia mortuaria di 200 metri dal centro abitato, ad una distanza comunque inferiore mantenendo il limite dei 50 metri.

Il geometra Di Donato, ha voluto dunque informare che lui, dopo il progetto è stato trasferito al servizio attività produttive del Comune di Anguillara, mentre gli altri due geometri, che con lui avevano redatto il progetto, non hanno ricevuto altri incarichi. Di Donato, ha poi precisato che attualmente c’è un solo referente che si sta occupando della questione cimitero ed è l’architetto Egidio Santamaria, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune.

Mentre intendiamo ringraziare il geometra Domenico Di Donato, così gentile da rispondere ai quesiti dei suoi concittadini, ci si rammarica che non si possa riconoscere la stessa cosa per tutti i consiglieri. Quella di Di Donato è l’unica comunicazione in merito, per ora, che giunge da Palazzo Orsini.

Ampliamento del cimitero su un binario morto?

Al momento è dunque lecito pensare che il progetto, allo stato attuale, dorma su un binario morto. E se così fosse sarebbe molto triste, specialmente dopo l’annuncio solenne su Facebook della sindaca apparso quell’ormai lontano 10 agosto 2017, dove annunciava l’allora imminente inizio dei lavori di ampliamento. Che figura! Lo sdegno della gente non si ferma davanti al silenzio tombale della prima cittadina e neppure davanti a quello del referente al Comune che si sta occupando del “progetto ampliamento del cimitero”. Si accumulano le perplessità dei cittadini. Molti di loro si sforzano di capire senza però trovare risposte valide.

Nuovi quesiti sul cimitero

Il Comune emana ordinanze e determine di requisizione loculi cimiteriali giustificando l’atto a “grave carenza di loculi liberi”. E mentre si attendono ulteriori verifiche sui criteri adottati per le requisizioni, ad Anguillara Sabazia nascono nuovi quesiti:
In questi giorni di commemorazione dei cari estinti la gente gira per il camposanto ed in contrasto a quello che dichiara l’ordinanza di requisizione, di loculi liberi se ne possono notare svariate decine. Sono tanti e non possono sfuggire neanche allo sguardo distratto dell’Amministratore.