Ferrovia Roma-Viterbo, la nuova strada (e Zingaretti) finisce sott’acqua. La video denuncia

Finisce sott’acqua la nuova strada di circonvallazione, necessaria per la chiusura di 11 passaggi a livello della ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo in gestione all’Atac, che ricadevano nel rettifilo compreso tra la stazione di Catalano e quella di Fabrica di Roma. Un’opera strategica e vitale, considerato il numero delle collisioni tra le auto e i treni, voluta dal Presidente Nicola Zingaretti in persona e realizzata da una ditta per contro della società regionale ASTRAL.

Il deputato Mauro Rotelli

Tuttavia le piogge, cadute fino a ieri nella zona, ne hanno evidenziato i limiti, e i risultati sono tragicomici. Carreggiata allagata, un fiume in piena, mentre il sottopassaggio, anch’esso determinante, costato all’incirca 1milione di euro, secondo i bene informati, si è tramutato in una piscina, profonda e rischiosa per gli automobilisti. A testimoniarlo è il video-denuncia del deputato Mauro Rotelli (FdI), eletto nel collegio uninominale di Viterbo, pubblicato sul suo profilo Facebook nella giornata del 3 febbraio.

Il video-denuncia realizzato dall’esponente politico

“Buona domenica Astral – scrive l’esponente politico a corredo delle immagini – sbigottiti, nella strada provinciale San Luca, direttrice Vignanello-Corchiano-Civita Castellana, il sottopasso in questione è stato realizzato per l’eliminazione dei passaggi a livello della ferrovia Roma-Viterbo. Chiaramente qualcosa non funziona e non funzionerà mai”. Il deputato poi lancia una serie di interrogativi: “L’opera è stata già collaudata e presa in carico? Chi deve gestire queste situazioni? Le ditte che hanno realizzato l’opera? La Provincia di Viterbo è in grado? È vero che le pompe aspiranti non sono state collegate all’energia elettrica? In caso di temporali se salta la corrente cosa succede? A quale ditta verrà affidata la manutenzione? Chissà se su questo scempio qualcun altro vorrà vederci chiaro, sono diventato tanto curioso”.




RomaTPL, la Fast-Confal denuncia: “Stipendi in ritardo, criticità vetture”.

Torna alla ribalta la vertenza dei lavoratori della RomaTPL: “Stipendi in ritardo, malgrado
le promesse, vetture insufficienti per espletare il contratto di servizio. Chi
paga?”, ammonisce Renzo Coppini,
Segretario regionale del SLM-Fast
Confsal
. “Gli autisti in mezzo alla strada – attacca -, insultati e
aggrediti dall’utenza per i cronici disservizi, vessato ed umiliato dalla
società”.

La stoccata arriva all’indomani del mancato pagamento delle
retribuzioni di gennaio, che, al solito, dovevano essere corrisposte entro l’ultimo
giorno del mese, ovvero giovedì scorso. Ma oltre ai corrispettivi mancati, l’organizzazione
sindacale ha inviato una lettera al vetriolo (prot. 60/19/SR) indirizzata al Sindaco
Raggi
e all’Assessore Meleo,
alle associazioni dei consumatori (Codacons
e Federconsumatori) e al Comando della Polizia di Roma Capitale,
all’ITL e, infine, al Prefetto di Roma, sulle “criticità manutenzione parco vetture”. Che “malgrado
le ripetute note inviate alla Società e all’Amministrazione di Roma Capitale permangono
a tutt’oggi”.

Nel documento si denuncia “guasti ai
blocco-porte, vetri rotti o incrinati, impianti dell’aria calda non
funzionanti, ammortizzatori rigidi, arredi interni rumorosi” a titolo
esemplificativo, “come prontamente e doverosamente segnalato dagli Operatori
dell’esercizio. Tali anomalie pregiudicano il buon andamento del servizio con
conseguenti ricadute sulla sua qualità”.

Nella missiva inoltre, si torna a
sottolineare “l’uso discriminatorio delle contestazioni disciplinari, applicate,
sovente, al solo fine di dissuadere gli operatori dall’annotare le richiamate
anomalie, e nonostante siano altri e molteplici i rischi in cui incorrono
lavoratori e gli utenti”.

Motivazioni che hanno spinto il Segretario Coppini a “diffidare la Società a proseguire in tale atteggiamento, vessatorio e lesivo, e chiede ai responsabili in indirizzo ed ai responsabili dell’incolumità dei passeggeri un’immediata verifica in loco. Comportamenti simili non sono giustificabili, ancor più in prossimità dell’imminente scadenza del contratto e della messa a gara del servizio”. “Non si può continuare così – ha poi aggiunto -, la svolta decantata non si è vista. Roma tpl deve rispondere delle sue mancanze,
l’Amministrazione deve chiarire quale futuro dare ai lavoratori del Tpl privato di Roma, se lo meritano”.

Intanto si attendono gli esiti delle procedure di raffreddamento, aperte l’11 gennaio passato dalla Segreteria SLM Fast Confsal Provinciale di Roma, guidata da Giuliano Parmiani.




Ferrovia Roma-Viterbo: Regione Lazio di nuovo condannata per le barriere architettoniche

La Corte di Appello di Roma ha nuovamente condannato la Regione Lazio, rigettando il ricorso presentato contro l’Ordinanza n. 3051 del 2016 emessa, dal Tribunale di Tivoli, in favore, della signora Maria Cristina Abballe di Rignano Flaminio. Impossibilitata a usufruire della ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo per gli spostamenti giornalieri con il figlio Alessandro, affetto da una grave disabilità sia motoria che cognitiva e costretto alla sedia a rotelle, per la presenza delle barriere architettoniche nelle stazioni extraurbane della linea che l’Ente “aveva l’obbligo di eliminare”.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=ogJR7MA6DXk&w=560&h=315]

L’odissea di Maria Cristina è ampiamente conosciuta, anche negli ambienti di Atac, tanto da suscitare sdegno e stupore nell’opinione pubblica. Nell’ottobre del 2014 è stata al centro di un’inchiesta condotta dal giornalista Luca Teolato de Il Fatto Quotidiano, attraverso la quale è stato possibile conoscere le criticità, quotidiane, che la signora incontrava – e incontra – nel raggiungere la banchina della stazione e nel salire/scendere dai convogli ferroviari.

Temi
cardini dell’atto presentato il 29
gennaio
di quello stesso anno dall’avvocato Marianna De Collatore, legale della donna, presso il competente
Tribunale Civile di Tivoli. Con l’obiettivo, evidente, di riconoscere ad
Alessandro il sacrosanto diritto alla mobilità, palesemente negato benché
sancito dalla Costituzione Italiana.

Dopo
la vittoria in primo grado è giunta la conferma in Appello, con la sentenza
emessa l’8 gennaio scorso. “La Corte – spiega l’avvocato De Collatore – ha
chiaramente condiviso la tesi secondo la quale il concetto di stazione principale, ove vi è l’obbligo
di abbattere tali barriere, non è normativamente definito e che ad ogni modo
questa disparità di trattamento tra stazione principale e non, rappresenterebbe
una discriminazione, nelle more di quanto affermato in primo grado.  E che comunque la stazione di Rignano è sempre
presenziato da personale come ammesso dalla Regione e pertanto comunque è da considerarsi principale”. “In primis ha
rigettato l’eccezione di incompletezza del Giudice della Regione – prosegue il
legale – in quanto questa materia è specificatamente regolata da legge ad hoc che prevede competenza del
Giudice ordinario in luogo del Giudice amministrativo, ovvero il TAR”.

All’epoca
del ricorso, e fino al 2017, Alessandro frequentava la scuola Leonardo Vaccari con sede in Roma (viale Angelico), che si occupa
della riabilitazione psico-fisica e della integrazione didattica sociale dei
disabili, mediante cure cliniche necessarie e terapie riabilitative, nonché
della loro istruzione fino al conseguimento dell’obbligo scolastico e,
successivamente della loro formazione professionale in apposite strutture. E
Maria Cristina per poterlo accompagnare all’istituto, ma anche per tutti gli
altri spostamenti giornalieri, utilizza la stazione ferroviaria di Rignano che
rientra nella tratta extraurbana della Viterbo. Caratterizzata “dalla presenza di barriere architettoniche
recita il documento della ricorrente – che,
di fatto, rendono difficoltoso la salita e discesa dai treni ed in generale
l’accesso alla stazione medesima
”.

Una
storia segnata da contraddizioni e discrepanze, appalesate dagli atti ufficiali
emessi sia dalla Regione che da Atac, uscita comunque indenne nel procedimento
giudiziale. C’è un passaggio, memorabile, che potrebbe fugare ogni dubbio al
riguardo, una sorta di cortocircuito istituzionale. Va detto che prima ancora
di formalizzare il ricorso in Tribunale l’Abballe, dopo i tanti tentativi per
risolvere il problema rilevati infruttuosi, stremata, inviò, come extrema ratio, una raccomandata
(Protocollo 01594465) alla Legione dei Carabinieri Lazio di Rignano,
e per conoscenza alla Regione nonché all’Azienda Capitolina. Quest’ultima
rispondeva discolpandosi di qualsiasi addebito a suo carico, precisando che
“l’infrastruttura ferroviaria è di proprietà della Regione Lazio ed Atac che ne
è l’esercente” e che altresì “deve sottostare alle indicazioni ed approvazioni
del proprietario. Tutte le stazioni della tratta ferroviaria
extraurbana hanno ancora la presenza di barriere architettoniche
”. Peccato
che di lì a poco Atac medesima ha poi proceduto all’installazione dei tornelli
a tripode
, utilizzati fino a quel momento nella Linea A e B della metropolitana, proprio nell’atrio di quelle
stazioni (Riano, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Rignano Flaminio, S. Oreste,
Civita Castellana e Viterbo). Tornelli che, avendo una larghezza di soli 60
centimetri di apertura, “costituiscono – secondo quanto evidenziato dalla
Regione nella nota 393069 del 14/09/2012un’ulteriore barriera
architettonica
”, tale da “aumentare l’inaccessibilità
all’infrastruttura ferroviaria nel suo complesso”. Tuttavia, è stata la Regione
stessa, insieme al Ministero delle
Infrastrutture
(nota 2757 del 30/10/2012), a concedere il nulla osta
per quell’installazione. Ciò rappresenta soltanto un fulgido esempio delle
incoerenze riscontrate lungo il cammino giudiziale.

Infatti,
scorrendo il carteggio si scopre la volontà aziendale di procedere all’acquisto
“di idonea attrezzatura per il sollevamento delle carrozzelle ad altezza del
pavimento del treno per consentire l’ancoraggio delle carrozzelle stesse – protocollo
Atac 132466 del 20/09/2012 – qualora codesta Regione Lazio concordi”. Tanto da
presentare nei mesi successivi, con nota 182049
del 9/01/2013, il progetto pilota
per l’accesso al treno ai diversamente abili nelle stazioni extraurbane ed
urbane. Questo evidenzia, indiscutibilmente, il mancato superamento del
problema, al netto quindi dell’installazione dei tornelli. E lo dice a chiare
lettere la Regione Lazio nella missiva 14567
dell’11 gennaio 2013, dove afferma e
riconosce la “necessità di intraprendere, da subito, un percorso volto al progressivo
abbattimento delle barriere architettoniche presenti sulla tratta extra urbana

della ferrovia Roma – Civita Castellana – Viterbo, nelle more del necessario e
definitivo innalzamento di tutte le banchine”.

In
seguito, però, quando l’avvocato De Collatore ha provveduto, nel novembre del 2013 (prot. n. 176449), “a mettere in mora le Autorità
interessate”, la Regione dava riscontro (prot. n. 176449), sottolineando come l’abbattimento delle barriere architettoniche
fosse già stato effettuato nella stazione di Rignano, mediante l’apposizione “di un
cancello, regolarmente funzionante a fine banchina del binario I, lato Viterbo.
Mediante un citofono si chiama l’operatore di stazione che apre manualmente il
cancello
”. Il responsabile regionale del procedimento proseguiva
assicurando come “il passaggio da tale cancello avvenga in totale sicurezza”. E
lo stesso fece l’Azienda il 18 dicembre, attraverso il proprio legale. Che,
previa negazione implicita dell’accesso agli atti amministrativi, rimarcava che
“con decorrenza dal 21 gennaio 2013,
anche
presso la Stazione di Rignano Flaminio sarebbe stato disponibile un cancello di
ingresso a livello di banchina separato ed autonomo rispetto all’ingresso dei
passeggeri normodotati e dotato di campanello di avviso per il personale di
servizio tramite cui l’utente disabile, previa attivazione della suoneria,
avrebbe potuto accedere alla banchina della Stazione
”. Da ultimo il
legale dell’Azienda si “professava sorpreso – ha incalzato la De Collatore nel
ricorso – dalla richiesta di abbattimento delle barriere architettoniche che, a
suo dire, non esistevano da quasi un anno”.

Tutto
era risolto secondo i diretti interessati. Al punto che l’acquisto degli
elevatori e l’innalzamento delle banchine, come anni prima fece la compianta Met.Ro. nella tratta urbana, sono
rimasti su carta. Incredibilmente. “Vi è un mutamento nei progetti iniziali –
ha relazionato l’avvocato della signora Abballe -, gli unici lavori effettuati
da Atac, per come dalla stessa comunicato, riguardano la installazione di
tornelleria di ingresso, di cui non è dato conoscere il nominativo del
responsabile del procedimento, e l’apertura di cancelli nelle stazioni extraurbane,
ivi inclusa Rignano, che conducono direttamente alle banchine”.

Ma
la realtà è ben lontana da quanto prospettato: “le ridotte dimensioni dei
tornelli di ingresso non consentono il passaggio dei disabili su carrozzina – scrive
la De Collatore nel ricorso – il cancello laterale aperto per il passaggio
diretto sulla banchina non permette un accesso agevole e sicuro ad Alessandro.
Ciò è pur vero se si considera che la strada [laterale alla stazione di Rignano NDR] con una pendenza superiore
all’8% che conduce verso il predetto ingresso verte in una situazione di
degrado totale, assenza di asfalto e presenza di brecciolina”. Inoltre, “il
piazzale di riferimento dal quale si deve necessariamente passare per raggiunge
il predetto cancello non è stato ancora ristrutturato. Ed ancora il posto
invalidi che, le controparti sostengono di aver riservato alla Signora versa in
uno stato di degrado totale oltre che essere caratterizzato dalla presenza di
pozze di ristagno di acqua meteorica dovuta proprio alle irregolarità del
terreno ed all’assenza di accorgimenti per la convogliazione ed il relativo allontanamento
dell’acqua piovana. A ciò si aggiunga, altresì, che è tutt’ora presente l’ex
magazzino pericolante, in attesa di essere abbattuto, e che, in ogni caso,
l’apertura del predetto cancello è vincolato alla presenza di un operatore e
l’altezza del pulsante di richiesta non è assolutamente plausibile per le
persone diversamente abili”. E ancora: “poniamo per assurdo ma non improbabile
che, nel mentre la ricorrente si trova con il figlio davanti al cancello magari
in una giornata di pioggia (assenza di adeguato riparo) e proprio in quel
momento l’operatore si assenta per qualsiasi ragione, chi e cosa assicurerebbe
il passaggio alla carrozzina di Alessandro che, lo si ribadisce, non riesce ad
entrare dai tornelli di ingresso?”. Come si evince dal servizio de Il Fatto e
dalle immagini della perizia di parte.

Nell’Ordinanza 3051/2016 del 17/03/2016,
il Tribunale di Tivoli nella persona del Giudice
Marco Piovano
provvedeva ad accogliere l’istanza dell’Abballe e per effetto
ordinava alla Regione Lazio “di realizzare dalla data della presente decisione,
le seguenti opere presso gli impianti della stazione ferroviaria di Rignano
Flaminio secondo un piano che preveda: a) sistemazione, così come previsto in
motivazione, della strada di accesso secondario alla stazione b) installazione
di sistema di accesso al locale biglietteria; c) installazione di pedane per la
salita sui treni; d) installazione si scivoli per il passaggio sui binari”. Non
solo. “Per l’effetto, condanna la Regione Lazio, in persona del legale
rappresentante pro tempore, al pagamento in favore di Abbale Maria Cristina,
nella sua qualità di genitore esercente la potestà sul minore Abbale
Alessandro, della somma di €. 3.000,00, oltre interessi legali come in
motivazione” e “pone a definitivo carico della Regione Lazio, in persona del
legale rappresentante pro tempore, le spese di CTU”. “Condanna la Regione Lazio
al pagamento in favore dell’Erario delle spese di giudizio nella misura di €.
2.176,20, oltre agli accessori dovuti”.

Nella
sentenza di primo grado, infatti, il Giudice Piovano riconosce la Regione Lazio
quale “proprietaria degli impianti della stazione ferroviaria in questione e,
tale veste legittimata passivamente”, per effetto del DLgs 422/1997 e “dell’Accordo di Programma 22.12.1999”, secondo il quale all’Ente “sono state assegnate a fa
tempo dell’1.1.2000, le funzioni di
programmazione e amministrazione inerenti la rete di trasporto ferroviario”. “Per
le stesse ragione va dichiarata la carenza di legittimazione passiva dell’Agenzia del Demanio, così come pure
dell’Atac SpA, non proprietaria, ma gestore della linea secondo il contratto di
servizio inter partes il cui art. 22 sancisce come sia la Regione tenuta a ‘promuovere azioni per consentire l’accesso
al servizio delle persone diversamente abili
’”. “Non vi è dubbio –
esaminata la relazione, la piantina e le fotografie a corredo sia affatto o
difficilmente fruibile dalle persone con disabilità. Detta situazione è
oggettivamente discriminatoria
e, contrariamente a quanto sostenuto dai
resistenti Atac e Regione Lazio, anche l’avvenuta installazione del cancello
apribile su richiesta, posto al termine della strada (il secondo accesso
indicato dal CTU) non consente di ovviare ad alcunché, stante la condizione
della strada medesima (non solo in salita per il primo tratto, ma sterrata e
sassosa, certo non percorribile, non solo autonomamente dal disabile, ma anche
con l’assistenza di un ausiliario, se non con la macchina)”.

Inoltre,
“Il richiamo che i resistenti [Regione e
Atac NDR
] fanno all’art. 25 DPR 503/1996 in riferimento all’obbligo di
predisporre idonei meccanismi per consentire l’accesso ai disabili solamente
nelle stazioni principali, è incompleto; infatti, come sopra
rammentato, ai sensi del settimo comma del predetto articolo, le norme del
presente regolamento non sono vincolanti
per gli edifici e per gli impianti delle stazioni e delle fermate
impresenziate, sprovviste cioè di personale ferroviario sia in via temporanea
che in via permanente
; è quindi la stessa norma che, nella sostanza,
stabilisce quali siano le stazioni non principali, cioè non vincolate, facendo
riferimento alle stazioni non presenziate, cioè prive di personale, permanente
o temporaneo: tra queste, non può essere
fatta rientrare quella di Rignano
Flaminio,
che è stazione a fermata obbligatoria (cfr. sito dell’Atac) e dove la presenza,
sia pur temporanea, del personale è invece assicurata, così come di fatto ammesso
dalla stessa difesa dei resistenti principali e da come si deduce dal ripetuto
richiamo della possibilità delle persone disabile di utilizzare il cancello
apribile previo avviso citofonico al personale addetto. La stazione in parola è
quindi da considerarsi principale ai sensi del citato art.
25, con ogni conseguenza prescritta”.

Ordinanza che, come anticipato, è stata confermata dalla Prima Sezione Civile della Corte di Appello di Roma, con la sentenza 85/2019 pubblicata l’08/01/2019. “L’appello principale [della Regione ndr] è infondato”, scrivono i Giudici. “Una volta accertato che la Regione aveva l’obbligo di eliminare le barriere architettoniche, ne discende la sussistenza di una discriminazione indiretta ai sensi dell’art. 2 terzo comma L.67/06 , attesa l’idoneità della condotta emissiva dell’amministrazione a porre Abbale in una condizione di svantaggio rispetto alle altre persone; onde non paiono affette da illegittimità le statuizione del Giudice di primo grado in ordine al danno non patrimoniale”. Pertanto la Corte “rigetta l’appello della Regione Lazio; condanna la Regione Lazio alla refusione delle spese· che liquida in euro 6.500 ·per compensi oltre accessori in favore di Maria Cristina Abbale, nella qualità, con distrazione in favore del difensore; in euro 6.500 per compensi in favore di Atac spa; in euro 5.500 per compensi in favore dell’Agenzia del Demanio”.

“Siamo
in attesa di spontanea esecuzione delle disposizioni impartite nella Ordinanza
di primo grado – incalza l’avvocato De Collatore – , confermata in sede di
appello, ovvero di tutti i lavori di rifacimento della stazione di Rignano
Flaminio diretti ad abbattere le barriere architettoniche che ancora ad oggi
impediscono ad Alessandro, come anche a tutti i diversamente abili, di
utilizzare liberamente la stazione stessa, nonché di provvedere al risarcimento
del danno subito da Cristina pari ad euro 3000,00 oltre interessi nonché a
provvedere alla pubblicazione dell’ordinanza del dott. Piovani sul quotidiano
indicato”. Con l’avvertenza che qualora “tale spontanea esecuzione da parte della
Pubblica Amministrazione continuerà a difettare, si azionerà giudizio di
ottemperanza e/o riceduta esecutiva, con aggravio di spese per la Regione
Lazio, al fine di ottenere la tutela del diritto soggettivo di Alessandro a
muoversi liberamente”.

David Nicodemi




L’Associazione “Per Roma” sposa le linee tranviarie messe a punto dal Comune

ROMA – La decisione presa dalla Commissione capitolina alla Mobilità, presieduta da Enrico Stefàno, di rimettere in moto il vecchio progetto della TVA – linea tranviaria dalla stazione Termini a Piazza Risorgimento e a Piazza Pio XI -, ha incontrato il parere favorevole dei comitati e delle associazioni dei cittadini. Tra queste figurano “Per Roma” che da anni si batte per la realizzazione del progetto.  

“Si tratta – recita il comunicato
– di un piano messo a punto vent’anni fa in vista del Giubileo del 2000 e poi dimenticato, nonostante fosse giunto a un
avanzato stadio di elaborazione tecnica. Partendo dal piazzale dei Cinquecento,
a Termini, il nuovo tram percorrerà via Nazionale e corso Vittorio Emanuele
raggiungendo piazza Risorgimento. Una diramazione salirà lungo via Gregorio
VII. L’itinerario appare fondamentale soprattutto per il movimento turistico:
lungo il percorso del TVA si allineano molte delle principali mete dei
visitatori. Ma la nuova infrastruttura potrà risolvere molti dei problemi dei
collegamenti con il quartiere Aurelio e con l’intero quadrante occidentale
della città”.

“Il progetto – ricorda ancora
l’associazione – prevede la sostituzione di numerose linee di autobus con
vetture tranviarie munite delle tecnologie moderne sperimentate ampiamente in tutte
le grandi città straniere, niente a che fare con l’immagine antica del tram
sferragliante, con effetti benefici non solo per l’efficienza del servizio
(oggi del tutto inadeguato) ma anche per l’inquinamento atmosferico, la
rumorosità delle strade, le vibrazioni. Si pensi che solo lungo via Nazionale
transitano attualmente 7 linee di autobus (che il tram sostituirà) con 1600
corse giornaliere, responsabili in gran parte delle 11 tonnellate di anidride
carbonica che si riversano ogni giorno sulla strada e delle lesioni
manifestatesi in molti edifici”.

Sullo “sferragliamento del tram”
si potrebbe aprire un capitolo a parte, certo è che l’apertura dell’Amministrazione
Comunale dimostrata nei confronti di un vettore di massa capiente, veloce e
sostenibile, merita una particolare attenzione. E si augura che non resti
lettera morta o che naufraghi in progetti ambiziosi e tecnologici troppo
onerosi e impegnativi per le casse pubbliche. Infatti, una linea tranviaria
ordinaria, tradizionale, se ben attrezzata e manutenuta, garantisce elevati
standard qualitativi, superiori ai tanti mostri
innovativi sparsi in Italia, costosi e poco affini con la rete romana.




Roma nord nel caos, Atac cancella i treni reinseriti. Il Comitato: “Degrado, Regione invii gli Ispettori”

Sembra la trama di un film di David Zucker oppure di una puntata speciale de I Simpson o de I Griffin, con Homer/Peter a capo di una fantomatica società di trasporti (figuratevi). Invece è la comica realtà, dura da digerire, dove Atac smentisce se stessa, in una schizofrenica giravolta, cancellando di fatto quei treni extraurbani della ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo che, stando al dispaccio, aveva reintegrato nell’orario in vigore solo qualche giorno fa. “Siamo al degrado più totale – commenta impetoso Fabrizio Bonanni de il Comitato Pendolari RomaNord – la Regione Lazio deve mandare gli ispettori sulla linea, in pianta stabile”.

Secondo il fonogramma epistolare 11/2019 RV emesso dalla Direzione dell’Esercizio
venerdì scorso, 18 gennaio, i treni extraurbani 804809304305, soppressi da mesi per una ragione o un’altra, sarebbero dovuti
rientrare in servizio “a far data dal 21/01/2019”. Decisione assunta, è bene
ricordare agli smemorati, guarda caso dopo il clamore suscitato dalla lettera di
protesta inviata l’11 gennaio alla Regione, dai sindaci dei Comuni di Sacrofano, Castelnuovo di Porto, Riano,
Rignano e Morlupo, accompagnata dalle denunce del Comitato Pendolari.

Ma la promessa, ufficiale, è stata
puntualmente disattesa, tra l’irritazione e un pizzico d’ironia da parte degli
utenti. Sia per “guasto” che per “mancanza di materiale rotabile”, così
sarebbe emerso da via Prenestina. Una fatale coincidenza? “Riepilogando, e non siamo
nemmeno a metà giornata – incalza l’esponente del noto Comitato -, ci sono
rallentamenti sul tratto urbano e molti treni soppressi. Sulla tratta
extraurbana permangono le soppressioni storiche
che invece sembrano essere rientrate da oggi, cosa che invece non è accaduto. I
sindaci e i pendolari della Romanord sono veramente arrabbiati”.

La ritirata repentina,
snocciolata nei vari canali telematici aziendali, sembra rispecchiare il caos
che sovrasta gli esercizi delle ferrovie concesse, la Viterbo, come la Lido e
la Giardinetti. Che perdura da anni
e che adesso, considerata l’abbandono passato, mostra la corda con epiloghi
tragicomici. “Atac non è più in grado di gestire la nostra ferrovia – rincara Bonanni
– ormai è cosa palese. Va fatta al più presto una gara pubblica per cercare un
altro gestore. I treni ci stanno per abbandonare e non si vede nulla di nuovo
all’orizzonte”. E aggiunge, sempre più inviperito: “Previsioni di treni nuovi
(se parte la gara a maggio, come da ipotesi regionale) non se parla prima del
2022, così come per la nuova gestione (sempre se parte la gara a maggio). Oggi
è una giornata più tragica del solito per il pendolare della RomaNord, con
pesanti ripercussioni anche per il traffico su Flaminia, Cassia e Tiberina”.

Forse sarebbe il caso che il Campidoglio – unico azionista di Atac – inizi seriamente a pensare di mettere le mani nella divisione metroferroviaria, e di corsa, se ha davvero l’intenzione di risanare l’aziendale e recuperare chilometri dalla produzione (ossia le corse).




Municipio VI, Comitati e opposizioni bocciano il piano rifiuti a 5 Stelle. L’impianto Rocca Cencia resta

ROMA – È terminato tra le vibranti proteste dei cittadini il Consiglio straordinario del Municipio VI sull’emergenza rifiuti, alla presenza di alcuni funzionari dell’AMA e dell’assessore capitolino Pinuccia Montanari. Messa sulla graticola, inevitabilmente, insieme alla maggioranza pentastellata. “Rivendica l’efficiente gestione della crisi all’indomani dell’incendio all’indomani dell’incendio del TMB Salario – dicono dal Comitato Periferie Roma Est -, sarà, ma lo stato di sporcizia e di degrado in cui continuano a versare i nostri quartieri ci raccontano tutta un’altra storia”.  “Ho avuto la netta sensazione che si stesse girando una puntata della trasmissione Scherzi a parte” ironizza Dario Nanni, consigliere e coordinatore di Roma e Provincia di Italia in Comune.

Resta incandescente il clima a due giorni dalla seduta del Consiglio municipale che ha toccato, per l’ennesima volta, uno dei temi più sentiti nel vasto territorio. Per via della presenza dell’impianto del trattamento rifiuti di Rocca Cencia e per le condizioni, inqualificabili, in cui versano le strade, coperte come sono dai sacchetti dell’immondizia. Da Torre Spaccata a San Vittorino, da Torre Angela a Torbellamonaca, passando per la Borghesiana e Corcolle, la situazione non sembra, oggettivamente, rispecchiare le rassicuranti parole spese dall’assessore. E non gliele hanno mandate a dire, dentro e fuori l’emiciclo, al punto da costringere il Presidente del Consiglio Alberto Ilaria a sospendere la seduta.

“Ai cittadini e Comitati di Quartiere – riferisce il consigliere Massimo Fonti di Fratelli d’Italia – la Montanari ha dato risposte vaghe, di prossimi programmi di raccolta con AMA, dell’esperienze avute in merito a sistemi di raccolta a Reggio Emilia, dove questo sistema ha funzionato dimenticando, però che Reggio Emilia ha la metà degli abitanti del Municipio VI. Della chiusura di Rocca Cencia, entro il 2019, come paventato dalla maggioranza, con un atto di delibera, non ne ha fatto parola. Il sistema di raccolta differenziata porta a porta è fallito. Senza parole”. “La gente è esasperata –gli fa eco il consigliere e collega di partito Antonio Villino – ci sono le entrate delle scuole invase dai rifiuti. Ho invitato l’assessore a farsi un giro per le strade dei nostri quartieri”.

Dal PD è il vicesegretario romano Mariano Angelucci a fare il punto della
situazione, chiedendo le immediate dimissioni: “L’impianto di trattamento
rifiuti a Rocca Cencia è ormai al collasso e nonostante questo tutta Roma è
invasa dalla spazzatura. Ancora una volta, durante il Consiglio straordinario
in VI municipio, l’assessore del comune di Roma Montanari ha manifestato la
totale confusione del M5S sul tema
dei rifiuti. Nessuna proposta, nessuna soluzione e questo tutto a danno dei
cittadini. La cosa peggiore è che nessuno si prenda una responsabilità
riversandola sui dipendenti Ama che invece con grande difficoltà fanno il loro
lavoro. Una vergogna. È ora di dire basta a tutto questo”.

“Nel mio intervento –
attacca il consigliere Dario Nanni – ho dovuto ricordare all’assessore
Montanari, agli assessori e consiglieri di maggioranza che in questo momento
storico sono loro che governano praticamente ovunque: a livello nazionale
insieme alla Lega, e poi il Comune di Roma, la Città Metropolitana, lo stesso
Municipio e che alla Regione Lazio presiedono le due commissioni competenti su
questi temi, ossia Rifiuti e Ambiente. Dai loro interventi, infatti, non si capiva
in alcun modo di chi fossero le responsabilità rispetto alle decisioni da
prendere e chi fossero fisicamente i detentori dei vari livelli di potere. Gli
ho anche ricordato delle promesse fatte sulla gestione dei rifiuti, sulla
pulizia delle strade, sulla chiusura di Rocca Cencia, ovviamente tutti impegni
totalmente disattesi. Le parole dell’assessore Montanari – continua l’esponente
di Italia in Comune – purtroppo non hanno convinto non solo il sottoscritto ma
anche i cittadini presenti che, sentendosi presi in giro, hanno perso la
pazienza. La cosa più assurda però – conclude – è che per l’ennesima volta ci
siamo trovati di fronte ad un vuoto planetario senza una minima prospettiva per
il futuro e senza tempi certi rispetto alle varie problematiche poste da noi e
dai cittadini rispetto alla fallimentare gestione dei rifiuti”.

Il Presidente Manna durante l’intervento in Aula

Anche il Comitato
Periferie Roma Est una sonora bocciatura. “La sbandierata chiusura dello
stabilimento di Rocca Cencia entro il 2019 – spiega il Presidente Marco Manna – è ufficialmente scomparsa
dalle priorità politiche di chi ci governa. Nelle parole dell’assessore
Montanari il superamento di Rocca Cencia diventa un obiettivo di lungo periodo,
la conseguenza di un piano industriale all’avanguardia che non dovrà più
ricorrere al trattamento meccanico biologico dei rifiuti. Tutto molto bello, ma
riguardo modi e, soprattutto, tempi di realizzazione del progetto? Non ci è
dato sapere. L’assessore all’ambiente snocciola poi una serie di cifre che
dovrebbero dimostrare i successi nell’ambito della raccolta differenziata.
Rivendica inoltre l’efficente gestione della crisi dei rifiuti all’indomani
dell’incendio del TMB Salario. Sarà, ma lo stato di sporcizia e di degrado in
cui continuano a versare i nostri quartieri ci raccontano tutta un’altra
storia. Una storia che difficilmente può essere negata, tanto da suscitare più
di qualche mal di pancia tra le stesse fila della maggioranza a 5 stelle”. E
ancora: “Il Consiglio straordinario del VI Municipio ci ha dunque lasciato in
bocca il sapore amaro delle promesse non mantenute, della consapevolezza che,
per chissà quanto tempo ancora, la nostra vita e quella dei nostri cari
potrebbe essere messa in pericolo dalle emissioni dello stabilimento di Rocca
Cencia. Che la sera, al ritorno da una giornata di lavoro, saranno i suoi miasmi
terrificanti ad accoglierci a casa, gli stessi che nelle calde giornate estive
ci impediranno di aprire le finestre in cerca di un po’ di refrigerio. E al
membro del consiglio municipale che ha inveito rabbiosamente contro le proteste
dei nostri rappresentanti, accusandoci di fare del teatrino per chissà quale fine politico, noi diciamo una cosa sola:
lei sta sbagliando di grosso”. Il Presidente tiene inoltre a precisare che tra i
promotori del comitato “figurano operai, impiegati, insegnanti e
professionisti. Persone pienamente inserite nel tessuto sociale del territorio,
che ad esso contribuiscono e che pertanto non ci stanno a sentirsi trattati da
cittadini di serie B. Non abbiamo nessun secondo fine politico, né alcuna
prevenzione ideologica nei suoi confronti, e se si fosse degnata di rispondere
alla richiesta di incontro che le abbiamo rivolto qualche mese fa, forse se ne
sarebbe resa conto”.




Roma-Viterbo, vincono Pendolari e Sindaci. Atac ripristina i treni extraurbani

La netta presa di posizione dei sindaci, che hanno
fatto proprie le rimostranze del Comitato
Pendolari della RomaNord
, ha sortito gli effetti sperati. Dai preposti uffici
della Regione Lazio, ente
proprietaria delle infrastrutture ferroviarie, sarebbe partito un siluro che
avrebbe indotto Atac a ripristinare buona
parte dei treni soppressi ricadenti, nella tratta extraurbana della Roma-Civita Castellana-Viterbo. Quella
più critica.

Nella lettera al vetriolo inviata l’11 gennaio, i
sindaci Patrizia Nicolini (Sacrofano), Riccardo Travaglini (Castelnuovo
di Porto
), Ermelindo Vetrani (Riano), Fabio Di Lorenzi (Rignano)
e Ettore Iacomussi (Morlupo) avevano “fortemente invitato”
Regione e l’Azienda Capitolina “a ripristinare sulla Ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo
i treni da tempo soppressi sulla tratta extraurbana, che stanno creando enormi
disagi agli utenti che quotidianamente utilizzano la ferrovia per raggiungere
il posto di lavoro e le scuole”, facendo seguito “alla nota del 7 gennaio u.s.,
inoltrata a questa Amministrazione dall’Assessore Pasquale Annunziata del XV
Municipio di Roma Capitale
”. Sottolineano inoltre “la assoluta necessità di
organizzare quanto prima un tavolo con Atac per la risoluzione definitiva della
questione”.

Il Comitato Pendolari ha giocato un ruolo importante in questa vicenda

Iniziativa che è stata accolta favorevolmente dal
Comitato: “li ringraziamo a nome dei pendolari”, recita la nota pubblicata
sulla pagina Facebook all’indomani, “perché almeno stanno iniziando a dare
seguito alle tante nostre richieste di manifestarsi e di farsi parte attiva,
per fare in modo che il nostro e vostro treno resti integro e fruibile a lungo.
Non ci dobbiamo fermare”.

E dato il chiasso suscitato, e il bando regionale di
prossima pubblicazione concernente la messa a gara delle concesse che preme,
Atac non ha potuto fare altro che rimediare. A stretto giro di boa. Stamattina,
18 gennaio, dalla Direzione dell’Esercizio è partito un fonogramma epistolare (n.11/2019 RV) avente per oggetto “effettuazione
treni soppressi”. “Si porta a conoscenza del personale interessato”, si legge
nel documento, “dell’effettuazione dei seguenti treni – previsti nell’Orario di
Servizio – a far data dal 21/01/2019”.

I treni ripristinati sono quattro: l’804 (Catalano-Viterbo delle ore 7.40),
l’809 (Viterbo-Catalano delle ore
9.03), il 304 (Montebello-Catalano delle
ore 12.08) e il 305
(Catalano-Montebello delle ore 10.33). “Si ribadiscono – fino a nuovo ordine –
le soppressione dei treni 303 e 306 previste nel Fonogramma n. 4/2019 RV del 4 gennaio.

Le soppressioni nella tratta extraurbana

Che qualcosa si sia mosso nei piani alti della Regione, lo si deduce scorrendo proprio quest’ultimo fonogramma, emesso sempre dalla Direzione dell’Esercizio. Con quale informava il personale che “a far data dal 7 Gennaio torna in vigore l’Orario di Servizio invernale” e, inoltre, ribadiva la soppressione dei treni 804-809-304-305. Treni che oggi, a distanza di pochi giorni, sono stati magicamente e rapidamente reintegrati. Coincidenze? Non proprio, perché arrivando alla fine del documento si scopre che nell’orario in vigore sono stati inseriti due treni straordinari nella tratta urbana, uno alle 9.38 (Flaminio-Montebello) l’altro alle ore 13.10 (Montebello-Flaminio). E per di più in orario di morbida, nonostante la conclamata crisi dell’extraurbano.

Vien da pensare, infatti, che al momento Atac non aveva alcuna intenzione di mettere le mani alla linea alta, oltre Montebello, e che soltanto la compattezza dei Pendolari e dei Sindaci – seguita da una scampanellata regionale – gli abbia fatto cambiare idea. Come giusto che sia.   




Roma rifiuti, fari puntati al Consiglio del Municipio VI. Manna: “Su Rocca Cencia maggioranza bipolare”

ROMA – Archiviata la turbolenta seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina sull’emergenza rifiuti, scandita dalle sonore proteste delle opposizioni e dei Sindaci dell’area metropolitana di Roma che non accettano “le discariche, lotteremo anche con le barricate”, l’attenzione si sposta al Municipio VI, territorio che ospita il TMB Rocca Cencia, il solo rimasto in piedi dopo il vasto incendio che all’indizio di dicembre ha devastato quello del Salario. Domani, 17 gennaio, è in programma l’ennesimo e altrettanto Consiglio straordinario sul tema dei rifiuti. E il clima non sarà poi così diverso.

Durante il suo intervento in Aula
la Sindaca Virgina Raggi ha tenuto a
ribadire che “Il rogo nel Tmb Salario, un impianto che trattava un quarto
dei rifiuti di Roma, ha impattato sul piano industriale di Ama”. E che quell’impianto “non ci sarà più”. Nessun accenno sul
futuro di Rocca Cencia, che, secondo i pentastellati capitolini, doveva
chiudere entro il 2019.

“Siamo preoccupati per la sorte
del nostro territorio – attacca Marco
Manna
, Presidente del Comitato Periferia
Roma Est
-, e vogliamo comprendere quali sono le intenzione del Municipio e
del Campidoglio rispetto sia a quanto accaduto al Salario sia per quanto
riguarda la raccolta differenziata. Ne abbiamo sentite tante, troppe in questi
mesi, vogliamo chiarezza su Rocca Cencia e sulla raccolta differenziata”. Che in
questi mesi ha subito un drastico e clamoroso passo indietro. “In molti
quartieri del nostro territorio – aggiunge – sono ricomparsi i cassonetti,
questo significa che la differenziata, quella porta a porta, è stato un
fallimento totale. Anche perché l’Ama, per ragioni tecniche a noi sconosciute, non
effettuava il servizio in modo lineare e ciò ha trasformato le nostre strade e
marciapiedi in discariche a cielo aperto. Per tale ragioni, noi e i cittadini
tutti vogliamo sapere cosa vogliono fare. È un nostro diritto”.

Marco Manna, al centro, durante uno dei suoi interventi sul territorio

“Ci hanno l’illuso con la promessa di chiudere lo stabilimento di Rocca Cencia – recita il manifesto distribuito nelle ultime ore –, ma l’ecomostro è ancora lì ad avvelenare le nostre vite. Al danno si aggiunge la beffa di vedere i nostri quartieri soffocati da sporcizia e degrado”. Che si conclude con un invito esplicito: “incontriamoci e portiamo la nostra protesta al Consiglio Straordinario del Municipio VI”.

“La situazione è al limite – chiosa lapidario il Presidente Manna – possiamo dire fuori controllo. La nostra posizione è molto chiara: trasformare l’impianto in Centro Culturale della Città di Cabii, come promesso, e avviare una seria raccolta differenziata. Infine, vorrei sottolineare che ci disorienta quanto affermato dal Presidente del Municipio Romanella, durante la seduta del Consiglio Comunale: perché in questi due anni e mezzo gli abbiamo sentito dire tutto e il contrario di tutto. Forse è il momento di prendersi le responsabilità e forse, se non si è in grado di gestire tali situazioni, è meglio che faccia un passo indietro”.  




La stretta di Cotral sull’evasione tariffaria non convince i lavoratori: “Sicurezza incrinata”. Aggredito controllore Atac

Da
quest’anno è obbligatorio convalidare, oltre ai biglietti, anche gli
abbonamenti per viaggiare sui bus della Cotral.
“Un modo per rendere – recita la nota della Compagnia Regionale- “per rendere
immediatamente evidente chi paga e chi no e per fornire all’azienda
informazioni necessarie ad organizzare al meglio il servizio”. Ma alla fase
informativa avviata dall’azienda, “Convalida e metti KO l’evasione”, ha
risposto per le rime il sindacato Cambiamenti
M410
, con un lapidario messaggio: “Vogliono mettere KO l’evasione mettendo
KO gli autisti”. La partita è aperta.

Si
inasprirono i controlli dei titoli di viaggio sui mezzi extraurbani, a
completamento dell’iter partito a marzo scorso con l’introduzione dell’autista-controllore.
“Rispetto al 2016 – spiegano da via Alimena – nel 2018 sono stati venduti il
48% di biglietti in più, per un valore di 4 milioni di euro”, grazie anche al “miglioramento
del processo di riscossione delle multe, che ha portato nelle casse dell’azienda
1 milione di euro nel 2018, e all’estensione della rete di vendita”. “Oggi
Cotral può contare su 2660 punti vendita nel Lazio e nelle regioni limitrofe. E
non solo, dalla scorsa estate tutti i clienti possono richiedere on line la
propria card e acquistare direttamente sul sito dell’azienda il proprio
abbonamento Metrebus Lazio mensile o
annuale”.

In
questi giorni scatterà la fase esplicativa, che “illustrerà con quattro diversi
soggetti sui bus, sul web e sui canali social aziendali le modalità di accesso
ai mezzi”. “Per la prima volta in Cotral – dichiara la Presidente, Amalia Colaceci – i funzionari
dell’ufficio comunicazione, delle risorse umane e i collaboratori del mio staff
saranno in strada al fianco dei colleghi autisti e verificatori nelle
iniziative di contrasto all’evasione tariffaria. L’obiettivo è estendere entro
due mesi il controllo a vista a tutto il nostro servizio”. Contemporaneamente
alla campagna di comunicazione, “gli autisti controlleranno biglietti e
abbonamenti dei passeggeri su tutte le corse in partenza dai capolinea di Roma
e del Lazio”, con l’esclusione delle le corse “che registrano particolari –
conclude il comunicato – situazioni di esercizio e di traffico” come stabilito
nell’articolo 36 del contratto collettivo nazionale degli autoferrotranvieri”.

Non
si sono fatte attendere le rimostranze delle sigle sindacali. “Vogliono mettere
KO l’evasione ma mettendo KO gli autisti – tuona il Cambiamenti M410 su Facebook la cui leader è Micaela Quintavalle -. Continua l’aumento del carico di lavoro per
gli autisti in cambio di altre rogne, fastidi e nessun guadagno. Con un corso
da asilo infantile improvvisamente si diventa persino addetti alla polizia
amministrativa detentori di soldi a bordo vettura, come se non bastassero le
aggressioni, le minacce e le ore di guida. Non siamo tanto orgogliosi di questa
manovra forzata. Un tempo c’era il personale addetto alla controlleria, oggi
sale la gente, tu autista sei solo, rischi una botta in testa da chi si rifiuta
di presentare il titolo di viaggio, intimorito dalla multa. Di sera è uno
scenario davvero poco interessante”.

E proprio sul tema della sicurezza, irrompe la criminale aggressione avvenuta questa mattina alla fermata tranviaria della Linea 3, nei pressi del Circo Massimo. Vittima un verificatore Atac. “Mentre stava svolgendo il suo lavoro, chiedendo i titoli di viaggio ai passeggeri – riferisce in una nota Claudio De Francesco della Faisa Cisel -, è stato aggredito da un uomo, italiano, che ha estratto un taglierino e lo ha colpito con un fendente all’orecchio e poi con calci e pugni. Fortunatamente sono intervenuti i colleghi che hanno fatto scudo e bloccato l’uomo che si è poi divincolato, minacciando tutti i lavoratori dandosi alla fuga. Esprimiamo la massima solidarietà al collega, ora al pronto soccorso per le cure del caso. Dopo tutta questa propaganda che si fa sulla sicurezza sia da parte del Governo sia da parte del Sindaco di Roma, chiediamo di procedere con i fatti e non a colpi di post propagandistici su Facebook. Perché non si può rischiare la vita per due spicci”.




RomaTPL, arrivano gli stipendi, ma solo in parte. Nanni: “Assurdo. Lavoratori oggetto di turni massacranti”

Rientrata – o semplicemente
rimandata al prossimo mese? – la vertenza dei lavoratori della RomaTPL e, parte, delle Consorziate, che hanno finalmente
percepito l’agognato stipendio relativo a dicembre. Seppur lieta, la notizia di
certo non aiuta a risollevare le sorti della situazione, ormai arrivata a uno
sfinimento e drammaticità insanabili.

I pagamenti sono avvenuti nella giornata di ieri, 14 gennaio, e hanno riguardato tutto il personale della RomaTPL – che attendevano dal 31 dicembre – e quelli appartenenti a una sola società del consorzio, TROIANI. Infatti, restano ancora da saldare le retribuzioni agli autisti delle restanti consorziate, MEI e SAP, almeno stando alle indiscrezioni dell’ultima ora. Non si esclude che la questione si risolva in giornata, anche se aumentano di minuto in minuto gli scettici. A ragione veduta, ovviamente, considerato il trattamento riservato, e sistematico, a ogni scadenza mensile.

Dario Nanni

Nell’agone politico, mentre in
Campidoglio maggioranza e opposizioni dormono sogni tranquilli, si leva la voce
di Dario Nanni, il Coordinatore di
Roma e Provincia di Italia in Comune:
“Pur comprendendo il difficile quadro di equilibri ai quali dover far fronte”, recita
la nota, “è assurdo che a pagare sia l’ultimo anello della catena ossia i
lavoratori: autisti, ausiliari e impiegati che nonostante tutte le difficoltà
cercano di garantire quotidianamente il servizio di trasporto pubblico locale
nelle zone più periferiche della città”. “Personale spesso oggetto di turni e
richieste massacranti”, aggiunge, “e ai quali non sempre vengono garantiti gli
stessi diritti di altri lavoratori. Mi auguro che già nelle prossime ore si
proceda al pagamento degli stipendi anche perché se questo non avverrà ci rivolgeremo
al Prefetto affinché verifichi ritardi e responsabilità”.

Bordata che fa da corredo alle
procedure di raffreddamento avviate
in ordine sparso dalle Segreterie Sindacali, dall’USB ai Confederali
passando per SLM-Fast Confsal. Le
quali, ognuna per conto proprio, potrebbero sfociare in scioperi massicci,
qualora non saranno risolte le criticità denunciate. Che sono molteplici, e per
lo più reiterate nel tempo. Oltre ai ritardi nei pagamenti, ormai strutturati, c’è
da sbrogliare la questione della “disciplina” che sarebbe utilizzata, secondo
le Segreterie, in maniera “repressiva”, il pagamento dell’ERG e del Fondo Priamo
per esempio, e infine, tanto per gradire, le manutenzioni del parco vetture. Un
insieme di cose difficili da risolvere in prima battuta.

David Nicodemi




Roma, continua l’agonia dei lavoratori della RomaTPL: i sindacati: “Uno scempio”

ROMA – “Non più parole, ma solo parolacce”. È granitico il commento di Claudio De Francesco della Faisa-Sicel, intervenuto con una sull’annosa vertenza che vede di nuovo protagonisti il personale della RomaTPL: “Uno scempio”, prosegue, “e pensare che questa Amministrazione aveva promesso ai lavoratori l’internalizzazione”. Impegni, quelli assunti dai pentastellati capitolini, trite e ritrite, che si sono sciolti come la neve al sole.

Nelle
ultime ore la vicenda si è ulteriormente aggravata, infatti, come anticipato
nei giorni scorsi dalle colonne de L’Osservatore,
ai lavoratori della società romana si sono sommati, da ieri (10 gennaio), quelli
del Consorzio Cotri, socio
paritetico della RomaTPL. Altri 800 dipendenti circa, spalmati nelle rimesse
degli azionisti, rimasti al pari dei colleghi a bocca asciutta per quanto
concerne le spettanze di dicembre (ormai ampiamente superato).

Silenzio
assoluto dal Comune secondo i diretti interessati, che esprimono “sdegno” e “delusione”
nei confronti di chi, nel MoVimento romano, aveva sposato la causa durante la campagna
elettorale, paventando soluzioni rapide e indolore, che poi sono sistematicamente
cadute nel dimenticatoio. Anzi, in realtà qualcosa è successo, e, specificatamente,
a maggio dello scorso anno, quando, in piena crisi aziendale, l’ennesima, il
Campidoglio, con un blitz nell’Assemblea Capitolina, ha concesso la proroga del
servizio a RomaTPL fino a gennaio 2020, infilandola tra le pieghe della quinta
variazione di bilancio.

“Le Scriventi denunciano il mancato pagamento delle retribuzioni nella Società RomaTpl, le criticità inerenti la scarsa manutenzione dei mezzi, l’aumento delle aggressioni fisiche e verbali nei confronti dei conducenti e l’utilizzo improprio della disciplina”. Recita il documento di CGIL, CISL e UIL.  “Inoltre si aggiungono”, prosegue, “la mancata regolarizzazione dei versamenti al Fondo Complementare diCategoria “Priamo”, la mancata copertura economica delle cessioni del quinto dello stipendio, la decisione unilaterale di disdetta dell’accordo denominato “E.R.G.” (Elemento retributivo Giovani) e del contributo regionale dei 306,00 € annui, accordo sindacale del 09/03/2004 non più erogato dall’anno 2009 ad oggi. Per quanto sopra, le scriventi aprono le procedure di raffreddano e conciliazione nella Società”. Come aveva fatto l’USB il giorno prima.

David Nicodemi