Regione Lazio: La Cartaginese (Lega) fa il pieno di consensi nell’incontro illustrativo della proposta di Legge sul recupero dei vani e locali seminterrati da destinare ad uso abitativo, terziario o commerciale

La Lega nella Regione Lazio fa quadrato attorno alla proposta di Legge n. 83 del 23 settembre 2023, riguardo il recupero dei vani e locali seminterrati da destinare ad uso abitativo, terziario o commerciale, attesa dal territorio, con la sua Capogruppo in Consiglio regionale Laura Cartaginese, prima firmataria e sostenitrice della normativa fin dalla passata legislatura. “Vogliamo valorizzare e rendere abitabile quel patrimonio immobiliare – esordisce -, nel rispetto delle norme urbanistiche e nell’ottica dell’efficienza energetica. Questa Legge rappresenta una risposta immediata e sostenibile alle esigenze abitative di tantissimi cittadini e vuole, inoltre, rilanciare il settore edilizio, in un momento storico critico e complesso, segnato da una contrazione economica senza precedenti”.

Giovedì scorso, 19 ottobre, ha illustrato il provvedimento nella Sala Tevere della sede regionale in via Cristoforo Colombo, gremita di Sindaci, amministratori locali e tecnici professionisti, che ha visto la partecipazione del Presidente della Regione Francesco Rocca. “Il problema della casa e la difesa delle persone più fragili sono temi che mi stanno a cuore – sono state le sue parole – quello che abbiamo trovato sono le occupazioni abusive, nei confronti delle quali stiamo effettuando mediamente dai 3 ai 5 sgomberi”. Ha poi elogiato l’operato dell’Assessore all’Urbanistica Pasquale Ciacciarelli – “determinato nel costruire e nell’abbattere l’abusivismo” – e ringraziato la Cartaginese e il Gruppo Lega non solo per questa iniziativa legislativa, insieme all’intera maggioranza.

Presente buona parte dello stato maggiore del Partito nel Lazio, in segno di sostegno e omogeneità, a cominciare dal Segretario regionale Davide Bordoni. Che, nel prendere la parola, ha ricordato l’importanza del Piano Casa al quale sta lavorando il Vicepremier e Ministro Matteo Salvini, per fronteggiare il disagio abitativo che ha colpito molte famiglie impoverite dalla crisi economica, e definito la norma della Capogruppo “una svolta significativa al programma di sviluppo economico e sociale del centrodestra in Regione”.

D’accordo il Vicepresidente del Consiglio Giuseppe Emanuele Cangemi e l’Assessore Ciacciarelli, con il quale la stessa Cartaginese aveva presentato, nella passata legislazione, il disegno di Legge 46/2018, i cui principi e obiettivi sono stati recepiti dall’attuale proposta. “Tali interventi consentiranno – ha dichiarato l’Assessore – ulteriori entrate per i Comuni, attraverso il versamento di oneri concessori e contributi straordinari finalizzati ad interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di mitigazione del rischio idrogeologico. La proposta costituisce la dimostrazione della vicinanza della Lega al territorio e della nostra consapevolezza dei bisogni dei cittadini del Lazio”.

Inizialmente i provvedimenti erano tre, e il primo ad esser stato presentato, l’11 agosto 2023, era proprio quello della Cartaginese che, come detto, riprendeva i principi dell’altro disegno del 2018, con le dovute modifiche. Poi il 21 settembre scorso la maggioranza ha giustamente deciso, “in uno spirito di fattiva collaborazione”, precisa la diretta interessata, di depositare un’unica proposta di Legge, sintesi delle altre.

Gli obiettivi sono chiari, contrastare l’emergenza abitativa ma allo stesso tempo limitare il consumo di suolo, “attraverso un più efficace riutilizzo, nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e morfologiche degli immobili, dei volumi esistenti”, contenere i consumi energetici, con“la messa in opera di interventi tecnologici”, e, infine, contribuire “alla ripresa nel settore edile caratterizzato da un lungo periodo di crisi, tamponato solo momentaneamente con i interventi di Ecobonus e Sismabonus”.

Altrettanto chiare le restrizioni che, se vogliamo, smorzano sul nascere le polemiche del centrosinistra. I Comuni, infatti, possono disporre, “con deliberazione del Consiglio Comunale”, l’esclusione della misura di parte del territorio per “specifiche esigenze di tutela paesaggistica o igienico-sanitaria, di difesa del suolo e di rischio idrogeologico” e in presenza di “fenomeni di risalita della falda che possono determinare situazioni di rischio nell’utilizzo di spazi seminterrati”, recita il documento. E, comunque, sono tassativamente esclusi “gli immobili ricadenti in aree sottoposte a rischio idrogeologico, quelli ricadenti negli insediamenti urbani storici individuati dal PTPR e gli immobili per i quali è stata emessa un’ordinanza di sospensione dei lavori o demolizione di ripristino dello stato dei luoghi”. Punto.

“La Legga va nella direzione dell’Amministrazione Rocca, che ringrazio vivamente per aver partecipato all’incontro, con lui, e con la maggioranza di centrodestra, formiamo una squadra forte, unita e compatta. Ringrazio inoltre – conclude la Presidente Cartaginese – tutti coloro che, con la loro presenza, danno un significativo contributo all’iniziativa. La Lega nel Lazio, con il Segretario Bordoni, l’Assessore Ciacciarelli e il Vicepresidente del Consiglio Cangemi, ha dato ancora una volta grande prova di coesione e vicinanza al territorio, e fatto sentire vivo il suo forte sostegno all’operato del Segretario Matteo Salvini nel Governo. Sono parole che mi sento di dire con orgoglio e con coscienza”.




Guidonia, TMB dell’Inviolata: il sindaco Lombardo annuncia ricorso al TAR, ma Roma insiste con l’ordinanza Gualtieri

GUIDONIA MONTECELIO – L’amministrazione di Guidonia Montecelio ha conferito l’incarico all’avvocato Xavier Santapichi di ricorrere al TAR contro l’ordinanza di Roberto Gualtieri emessa nelle funzioni di sindaco della Città Metropolitana lo scorso 20 luglio, con la quale dispone alla società Guidonia Ambiente srl il collaudo del TMB dell’Inviolata, propedeutica alla sua attivazione. A dare la notizia il sindaco di Guidonia Montecelio Mauro Lombardo.

“Più volte è stata ribadita la contrarietà di questa amministrazione all’entrata in funzione dell’impianto con procedure accelerate ed emergenziali”, spiega. “Una posizione condivisa dal Consiglio comunale che, nella seduta dello scorso 26 luglio, si è espressa in maniera inequivocabile votando un ordine del giorno che impegna il sindaco ad adottare ogni atto necessario per non consentire a Roma Capitale di scaricare i propri rifiuti nel territorio del nostro Comune”.

L’atto, anche sintesi di un importante percorso partecipato sviluppato con le associazioni ambientaliste del territorio, è stato approvato con 21 voti favorevoli e 2 astensioni, quelli dei consiglieri di maggioranza Michele Venturiello e Arianna Cacioni della lista civica Città Nuova. Compatta invece l’opposizione, centrodestra da un lato e Claudio Zarro (Uniti in Comune) dall’altra, che, comunque, non ha lesinato critiche. In un comunicato la Lega ha evidenziato che “se il TMB non ha le carte per entrare in funzione che venga demolito – afferma il capogruppo Alessandro Messa – in caso contrario, deve decidere Guidonia come e per chi deve essere utilizzato. I no ideologici di questi anni ci hanno portato i rifiuti della Capitale, l’esatto contrario dell’obiettivo che si voleva ottenere. E non escludo che qualcuno l’abbia fatto di proposito”. Mentre in un altro Adalberto Bertucci, capogruppo di FDI, ha spiegato di aver “firmato e votato perché se c’è una possibilità di vincere anche grazie alla nostra firma, noi lo faremo sempre sulle problematiche relative alla salute”. Poi l’affondo al PD locale, oggi affianco a Lombardo: “non si può essere opposizione e maggioranza nello stesso luogo, e non si può essere qui opposizione, in merito ad una scelta del partito romano e regionale, e magari da oggi al 25 settembre fare campagna elettorale per quei candidati alle politiche che, invece, sostengono l’attivazione del TMB. Cosa diranno quando si troveranno davanti Zingaretti, Gualtieri o l’Alfonsi? Diano le dimissioni, diventino civici, tanto già sono in maggioranza, e continuino la lotta”.

È una contrarietà “fondata non solo sui timori e sulle preoccupazioni dell’impatto che una struttura come questa potrebbe avere sulla Città e sui territori limitrofi ma anche e soprattutto sulle modalità impositive dell’iter”, è il commento granitico del sindaco. “Hanno scelto una struttura di un altro Comune, ancora priva del collaudo definitivo – rincara -, che deve essere oggetto degli interventi previsti da Arpa Lazio, su cui pende un ricorso al TAR per l’autorizzazione ambientale rilasciata nel 2020, e con una parte della proprietà dell’impianto su cui è in corso un procedimento relativo ad un’interdittiva antimafia”.

Criticità non certo secondarie, sulle quali pesano “dubbi e le paure di una Città che, anche allora con provvedimenti urgenti e temporanei, ha visto purtroppo crescere metro dopo metro la discarica dell’Inviolata ancora oggi non bonificata. Guidonia Montecelio ha già pagato un caro prezzo in termini ambientali e non ritengo giusto aprire il TMB ai rifiuti di Roma o di altri comuni che non siano del nostro ATO”. Da qui la delibera di giunta al fine di conferire all’avvocato Santapichi l’incarico di ricorrere al TAR, “a cui chiederemo – conclude il primo cittadino – l’annullamento dell’ordinanza Gualtieri. Non lascerò intentata nessuna strada che ritengo utile a scongiurare l’entrata in funzione dell’impianto”.

Basilare sarà il sostegno del sindaco di Fonte Nuove Angelo Presutti, con il quale Lombardo ha stretto un’alleanza NO-TMB, il cui rispettivo Consiglio ha votato all’unanimità, parallelamente ai colleghi del vicino comune, un dispositivo simile che dà mandato a Presutti di attivare l’ufficio legale per proporre intervento ad adiuvandum al ricorso di Guidonia.

Intanto dal Campidgolio, l’assessora capitolina ai rifiuti Sabrina Alfonsi ha dichiarato, nell’intervista rilasciata la scorsa settimana, che la decisione del sindaco Gualtieri è “l’unica azione possibile di fronte dell’incendio a Malagrotta“. E ha aggiunto: “Ci sono delle difficoltà e delle emergenza che ci costringono ad azioni come queste, che costringono il sindaco ad ordinanze come quella dell’apertura del TMB di Guidonia”.




Guidonia Montecelio, TMB: l’ultima chiamata

Alle 18 Consiglio comunale straordinario e sit in di protesta

GUIDONIA MONTECELIO – Quella di oggi, martedì 26 luglio, è la giornata più lunga per Guidonia Montecelio, la più attesa. Il D-Day alle ore 18, la stessa in cui iniziava, nella famosa pellicola di Vittorio De Sica, il Giudizio Universale. Strane coincidenze. Ma si spera che l’epilogo sia ben diverso dal film, e che si gettino le necessarie basi – politico-amministrative – per disinnescare l’ordinanza Gualtieri la quale “attiva” il TMB dell’Inviolata. Le scusanti non sono ammesse, né fantomatici alibi, o si è contrari o favorevoli.

L’appuntamento è in Piazza Matteotti, sede del Comune, alle ore 18. Dentro la politica, riunita nel Consiglio straordinario, convocato su richiesta del sindaco Mauro Lombardo, dalla quale ci si attende un atto fermo e condiviso – almeno per una volta –, fuori i cittadini in segno di protesta, chiamati a presenziare dal Comitato Risanamento Ambientale (CRA): “è un importante appuntamento istituzionale – evidenziano -, Gualtieri, che salta una serie di norme e vincoli, va combattuto dalla popolazione del territorio e dalle istituzioni locali senza tentennamenti, basta con questi inefficienti e distruttivi amministratori”. L’ordinanza è un “pazzesco tentativo di sanare con colpo di spugna tutte le illegittimità” presenti nel TMB “mai entrato in servizio”.

La maggioranza presenterà un ordine del giorno, il cui dispositivo darebbe mandato al sindaco a impugnare il provvedimento di Gualtieri in Città Metropolitana, con gli strumenti normativi previsti dal TUEL e, in extrema ratio, con un ricorso al TAR. Le argomentazioni su cui far leva non mancherebbero: da un lato la difesa della sicurezza ambientale e della salute pubblica, dall’altra le interdittive antimafia, le quali investono alcune aziende che controllano le quote azionarie del gestore dell’impianto Ambiente Guidonia srl, altra matrioska della galassia di Manlio Cerroni.

Decisioni che, se confermate oggi, in Aula, andrebbero nella direzione auspicata e invocata dalle associazioni ambientaliste che proprio ieri, lunedì 25 luglio, hanno avuto un nuovo confronto con il sindaco. Al tavolo hanno preso parte, oltre al CRA, il Coordinamento Cittadini del Lazio (CCL) che, nei giorni scorsi, ha diffidato Gualtieri a revocare l’ordinanza e inviato alla Regione Lazio istanza di revoca dell’AIA.

Nei carteggi, a firma del Presidente Andrea Bonazzi, il Coordinamento chiede inoltre a Lombardo di “intervenire con una Ordinanza di sospensione dell’impianto, visti i poteri di autorità sanitaria sul territorio Comunale ex art 50 e 54 del TUEL, fino all’annullamento dell’AIA dell’impianto TMB, non apparendo lo stesso, nella sua attuale configurazione in grado di rispettare le leggi vigenti e garantire la sicurezza dei cittadini residenti nelle aree limitrofe”. Ipotesi avanzata nei giorni scorsi anche da Marco Cacciatore, esponente di Europa Verdi e Presidente della commissione regionale.

Il Consiglio di oggi sarà in contemporanea a quello di Fonte Nuova, voluto dal sindaco Piero Presutti, dopo l’intesa raggiunta con Lombardo: sul tavolo della maggioranza lo stesso ordine del giorno dei colleghi di Guidonia Montecelio. Un’esperienza che Claudio Zarro (Uniti in Comune), Alfonso Masini (FI) e Augusto Cacciamani (FdI) avrebbero voluto estende a Tivoli, Sant’Angelo Romano e Palombara Sabina, in modo da creare un blocco solido, ma Lombardo ha preferito chiudere solo su Fonte Nuova. “Non capisco perché non si è potuto fare un Consiglio comunale congiunto con gli altri Comuni limitrofi che avevano dato ampia disponibilità”, commenta il consigliere proprio di Sant’Angelo Romano della Lega Giulio Verdirosi. “Avrebbe dato forza anche al sindaco Lombardo che perde un’opportunità anche di tutela storica”.

La partita è aperta, fondamentale è la partecipazione alla manifestazione, un modo efficace per scrollare la politica.  




Gualtieri “accende” il TMB di Guidonia e infiamma la politica. Lega all’attacco, il PD ci mette una pezza

GUIDONIA MONTECELIO (RM) – Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha sciolto la riserva e adottato, nella sua funzione di sindaco della Città Metropolitana (ex Provincia), l’ordinanza che, supportata da mezzo PD romano e regionale, prescrive alla società satellite della COLARI di Manlio Cerroni di “provvedere ad attivare ogni necessaria procedura utile al perfezionamento del collaudo e della messa in esercizio dell’impianto TMB dell’Inviolata”.

È una nuova tegola – inaspettata fino a un certo punto – che si insinua in un quadrante già fortemente critico, sotto il profilo sanitario e ambientale. A pochi chilometri il TMB di Rocca Cencia e un’altra discarica, quella a Castelverde, in attesa di bonifica come l’Inviolata. In mezzo uno stuolo di siti industriali, discariche abusive, ma soprattutto un esercito di cittadini malati, afflitti da patologie tumorali, cardiovascolari e respiratorie. Un caso? Sembrerebbe di no, stando alle testimonianze e agli studi scientifici condotti dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario del Lazio. Ad aggravare la situazione le risultante delle analisi di ARPA LAZIO sui piezometri intorno all’Inviolata stessa, rese note a giugno, che confermano la persistenza e l’aggravamento dell’inquinamento delle falde acquifere. Dati che dovrebbero inviare alla massima prudenza.

Invece, ecco l’ordinanza, emessa mercoledì 20 luglio in cui Gualtieri sottolinea l’impossibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti nel proprio ambito territoriale: a causa del devastante incendio del 15 giugno, che ha reso inutilizzabile il TMB Malagrotta 2 – capace di smaltire ogni giorno 900 tonnellate di indifferenziato – e della mancanza di impianti. Altro problema atavico. Una situazione “emergenziale e di pericolo” scrive, in cui ci sono i presupposti per catapultare al TMB di Guidonia Montecelio i rifiuti destinati in precedenza proprio a Malagrotta 2: “Per la quantità massima di 600 tonnellate giornaliere – 3.600 settimanali – e per un periodo non superiore a 180 giorni”, cioè 6 mesi, il tempo necessario, secondo le stime, per ripristinare l’impianto romano.

Furioso il sindaco di Guidonia Montecelio Mauro Lombardo innanzitutto per essere stato avvertito “negli stessi minuti in cui l’ordinanza andava in firma”. Ricorda come il “territorio abbia già pagato un caro prezzo con la discarica” e l’obsolescenza dell’impianto che produce CSS anziché “recupero di materia come, invece la contemporaneità imporrebbe”. Ribadisce “ferma contrarietà a questa decisione” che lascia “irrisolti numerosi problemi di natura ambientale, paesaggistica e urbanistica rilevantissimi. Purtroppo ogni considerazione è stata messa in secondo piano rispetto all’emergenza rifiuti di Roma”.

“Ora, in attesa di mettere in atto tutti gli strumenti ordinari e straordinari possibili per scongiurare che questa apertura emergenziale diventi effettiva, chiederò con forza che si predispongano sempre in via straordinaria ed indifferibile gli adeguati monitoraggi delle soglie di inquinamento, tanto dell’aria quanto dell’acqua e del terreno sotto e intorno l’area dove insiste l’impianto e la stessa discarica. La salute dei cittadini – conclude – non può essere messa a repentaglio per risolvere le emergenze rifiuti di nessuna città, neanche della Capitale”.

Anche l’onnipresente PD guidoniano, chiamato in causa per ovvie ragioni, esprime contrarietà all’apertura dell’impianto. “Lo diciamo da anni – spiega il capogruppo PD in Consiglio comunale Emanuele Di Silvio – lo abbiamo confermato attraverso un comunicato stampa alcuni giorni fa e lo ribadiamo con forza oggi”. Prende le distanze dalle dichiarazioni dell’assessora capitolina all’ambiente Sabrina Alfonsi e impallina Gualtieri: “non può pensare di riversare i problemi di Roma sui comuni limitrofi, in particolar modo su Guidonia Montecelio che per anni ha pagato un prezzo decisamente pesante in termini di smaltimento dei rifiuti con la presenza della discarica dell’Inviolata”.

Massimo sostegno “al sindaco Lombardo e a tutta l’amministrazione, in ogni tipo di azione o provvedimento volto a scongiurare il trasferimento dei rifiuti romani sul nostro territorio, a impedire l’apertura del TMB e ad evitare in futuro il possibile utilizzo del CSS”. Infine la stoccata agli avversari, nella speranza di abbassare i toni: “A chi in questi giorni ci critica ingiustamente potremmo ricordare quale schieramento politico, ormai molti anni fa, ha voluto la realizzazione del TMB sul nostro territorio, ma strumentalizzare politicamente questa vicenda non fa bene a nessuno e lo riteniamo a dir poco inopportuno”.

La presa di posizione dell’azionista di riferimento della rinnovata amministrazione biancoverde, versione rovesciata di “campo allargato” – o “ammucchiata” -, tanto gradito a Letta, convince poco. “Sono lacrime di coccodrillo – tuona il capogruppo della Lega Alessandro Messa – l’arrivo dei rifiuti romani al TMB di Guidonia è un fatto gravissimo, che offende la dignità di una città intera e attenta alla salute di tutti i cittadini. Il PD locale si palesa succube delle logiche romane, e i fatti non smentiscono questa affermazione, mentre il sindaco Lombardo, per sua scelta elettorale, ne esce sconfitto”.

Secondo Messa, primo degli eletti con 896 preferenze, “la monnezza romana in cambio dei voti del PD, un compromesso tutt’altro che equo. In campagna elettorale il PD prometteva che non avremmo mai ricevuto i rifiuti di Roma, e Lombardo li seguiva a ruota. Poi tra loro c’è stato l’accordo grazie al quale hanno vinto insieme le elezioni, e magicamente ecco l’immondizia della capitale. Col PD e il sindaco che continuano a ripetere, per salvare la faccia ed uscirne localmente puliti, la loro contrarietà. Delle due, l’una: o hanno promesso qualcosa che non potevano mantenere – conclude -, oppure hanno mentito. In entrambi i casi, però, a farne le spese sono sempre e solo i cittadini”.

Le dichiarazioni dell’esponente della Lega trovano riscontro nella realtà: è noto che molti eventi a sostegno del candidato “progressista” Alberto Cuccuru, ora assessore al bilancio, finanze e tributi – il più incisivo dell’esecutivo -, hanno visto la presenza di esponenti del PD al governo di Roma Capitale, Città Metropolitana e Regione Lazio; stessi enti che al Prefetto di Roma hanno manifestato l’intenzione di ottenere l’apertura dell’impianto.

Oggi, lunedì 25 luglio, altro tavolo tecnico con le associazioni ambientaliste in sala giunta, voluto da Lombardo, e nuova conferenza dei capigruppo, finalizzata a discutere dell’atto da portare al Consiglio straordinario convocato per domani, martedì 26, alle ore 18. Dalla natura e dal testo si capirà se la maggioranza fa sul serio o la melina, in modo da salvare i cavoli dei democratici e le capre dell’amministrazione.




TMB Guidonia, Zarro in trincea: “L’ordinanza offende 300mila cittadini. PD vada in Regione, se davvero contrario”.

GUIDONIA MONTECELIO – Sull’ordinanza Gualtieri, relativa alla messa in funzione del TMB dell’Inviolata, si fa sentire Claudio Zarro, consigliere comunale di opposizione, co-fondatori del Comitato spontaneo contro l’attivazione dell’impianto. “Quest’atto è un’offesa verso circa 300mila cittadini che vivono nell’ hinterland est della provincia di Roma, ora Città Metropolitana”.

Conosce bene l’argomento, è stato lui a promuovere due anni fa, proprio in questo periodo, lontano dai riflettori della campagna elettorale, il sit-in di protesta al parco giochi vicino all’uscita autostradale, che riscosse un discreto successo. Sua anche la mozione che impegnava l’allora amministrazione, a trazione M5S, all’applicazione della Legge sull’individuazione delle aree ad elevato rischio ambientale (LR 13/2019) dell’esponente di Europa Verde e Presidente della commissione regionale Rifiuti Marco Cacciatore. Utile strumento normativo che poteva – e può – dare una svolta positiva all’annosa vicenda. Proposta ripresa dal sindaco ma rimasta disattesa, combinazione, nonostante la presenza grillina nella maggioranza e giunta di Nicola Zingaretti.

“Il TMB non può e non deve essere attivato”, ribadisce Zarro dall’alto del 10% (3000 voti) ottenuto da candidato sindaco con la federazione di liste civiche Uniti in Comune. “L’ordinanza è un atto d’imperio, un chiaro abuso di potere verso una comunità che non l’ha mai voluto. Lotterò e lotteremo tutti insieme, associazioni, comitati, famiglie, affinché non venga perpetrato questo scempio Roma si renda autosufficiente, chiuda il ciclo rifiuti nel suo Comune”.

Invita i cittadini a partecipare al Consiglio straordinario di martedì, 26 luglio, “per salvaguardia del nostro territorio ed ergerci a barriera umana, ad opinione pubblica contraria ieri, oggi e domani a tutto ciò”. Ed esorta il PD locale ad andare in Regione a far valere la sua posizione, “se realmente contrario, non si limitino alle parole, passino ai fatti. L’accordo con Lombardo al secondo turno sa tanto di compromesso”.   




Il PD “regala” il tmb a Guidonia e “inguaia” Lombardo. I cittadini: “Una vergogna!”

GUIDONIA MONTECELIO (RM) – Passate le elezioni amministrative, il PD – e Roma Capitale – inguaia, ancora prima di incominciare, il neo sindaco Mauro Lombardo, sostenuto al ballottaggio. La tegola è una di quelle pesanti, riguarda l’attivazione del TMB dell’Inviolata, data per certa dall’assessora capitolina all’ambiente e ai rifiuti Sabrina Alfonsi.

È la stessa che solo il 1 giugno, cioè l’altro ieri, ospite di una iniziativa in favore del candidato Alberto Cuccuru, escludeva il conferimento della “monnezza” romana nei comuni laziali, Guidonia Montecelio compresa. Un impegno preciso il suo, divulgato in pompa magna dai megafoni del centrosinistra locale e da quei candidati del suo partito, che ora siedono in Consiglio Comunale.

“Nel vertice in Prefettura si è parlato anche dei rifiuti”, aveva dichiarato la delegata del sindaco Roberto Gualtieri, nel sopralluogo a Centocelle, teatro del devastante incendio. “Anche perché l’incendio di Malagrotta ci porta ad avere di nuovo una grandissima emergenza nella città. Inoltre zone come questa andrebbero bonificate ma è difficile farlo se non sappiamo come gestire i rifiuti che vengono prodotti normalmente. Nel vertice è stato quindi riconfermata la riapertura degli impianti di Albano e dell’attivazione del TMB di Guidonia”.

“Considero le dichiarazioni dell’Assessora Alfonsi una grave e irritante mancanza di rispetto istituzionale nei confronti di Guidonia Montecelio che non è un Municipio di Roma ma un Comune autonomo e importante”, ha sparato a zero Lombardo. “Non tollero che un impianto che insiste sul mio territorio sia aperto in fretta e furia, senza terminare i controlli previsti dalla legge per risolvere atavici problemi nella gestione dei rifiuti della Capitale”.

Ieri – martedì 12 luglio – nell’atteso incontro con il Prefetto di Roma Matteo Piantedosi, nel quale il sindaco ha parlato anche dell’intricata vicenda: “Vorrei ottenere garanzie – ha annunciato – che scelte così importanti non vengano assunte senza la partecipazione attiva del nostro Comune a tutela della salute e della serenità dei miei concittadini”.

Parole che non hanno convinto l’opposizione di centrodestra: “Il primo cittadino non ha detto nulla di rilevante – ha attaccato il consigliere Adalberto Bertucci (FdI) -, dica apertamente quale è la volontà politica, sua e della sua variopinta maggioranza. E ci dica anche cosa ne pensa il PD, che oggi è nella coalizione di governo a pieno titolo”. È un affondo senza esclusione di colpi. “L’emergenza rifiuti non può gravare unicamente sulle spalle della nostra comunità, Guidonia Montecelio non è un Municipio romano, né tantomeno un circolo del PD. Non sappiamo se questo impianto sarà attivato temporaneamente, o se al contrario il via per i rifiuti di Roma farà da apripista ad una mezza in funzione definitiva; non abbiamo nemmeno informazioni chiare sulla società che andrà a gestirlo, sulla quale sembra gravare addirittura una interdittiva antimafia”.

Dal Consiglio regionale Marco Cacciatore, esponente di Europa Verde e Presidente della commissione ai rifiuti e all’ambiente, ha bocciato senza mezzi termini la scelta di Albano e di Guidonia – “entrambi i siti non rispettano i termini del Piano Rifiuti della Regione” – e ribadito che su di essi “insiste una interdittiva antimafia”. Per lui l’autorizzazione dell’impianto dell’Inviolata rappresenta la prima contraddizione del Piano e dell’autosufficienza di Roma, parte integrante dello stesso.

“Le Giunte Comunali avrebbero potuto agire con maggiore forza, come ho sempre chiesto – ha poi aggiunto – anche optando per la strada delle ordinanze e pretendendo l’attuazione della Legge Aree a Rischio Ambientale. Ad Albano non è stato fatto nulla di tutto ciò; a Guidonia è stata invece chiesta la sua attuazione, anche se solo a seguito delle richieste da parte delle associazioni del territorio. L’amministrazione di Barbet ha persino cantato vittoria quando la procedura sul TMB è stata riportata da variante non sostanziale a variante sostanziale. Come già sottolineato allora – e adesso è evidente – quel passaggio non era una vittoria: erano iniziative di mera passerella elettorale che preludevano alla messa in funzione dell’impianto. L’attuale Sindaco, come anche il suo sfidante, già durante la campagna elettorale hanno dimostrato di non sentire affatto il problema del TMB”.

Fuori dai palazzi della politica, insorgono i cittadini al grido di “vergogna”. Le associazioni del CCL-Coordinamento Cittadini Lazio hanno fatto sapere di aver prima chiesto al Sindaco Lombardo il parere sanitario quindi di aver scritto al Prefetto, “perché non è mai stato aperto il TMB e l’AIA è pure viziata da nullità oltre tutte le illegittimità emerse e quindi non si può nominare alcun commissario perché non esiste nessun appalto per cui si debba garantire la prosecuzione per contratto pubblico in itinere a salvaguardia di maestranze che non ci sono e bilanci pubblici inerenti inesistenti. Crediamo ancora – recita il comunicato – che valga più il rispetto delle regole di inutili barricate convinti che se le associazioni dovessero avere ragione sarà perché il Prefetto magari non è stato esaustivamente informato anche del contesto dell’Inviolata e dello stato dell’arte e delle autorizzazioni, originarie e in itinere”.

La battaglia è appena iniziata.




Monte Carnevale, Cacciatore contro la Raggi: “Nessuno ti ha costretta a scegliere quel sito”

Non accennano a placarsi le polemiche sull’ipotesi dell’apertura della discarica di Monte Carnevale. Arrivate dal fronte giudiziario con gli arresti domiciliari disposti dal gip per il dirigente della Regione Lazio Flaminia Tosini e l’imprenditore Valter Lozza, amministratore delle società NGR Srl – società proprietaria della cava a Monte Carnevale – e MAD Srl, accusati, a seconda della posizioni, di corruzione e concussione in un’indagine sulla gestione dei rifiuti della Procura di Roma coordinata dagli aggiunti Paolo Ielo e Nunzia D’Elia. Una pagina oscura che farebbe sorgere perplessità sull’intero operato svolto dalla Tosini in ambito regionale.  

Nell’ordinanza il gip scrive che non “è da escludere che la delibera” di Roma Capitale del 31 dicembre del 2019 “sia seguita alle suggestive indicazioni della Tosini, forte della professionalità acquisita nel settore”. I “due indagati intendevano trasformare la discarica da sito autorizzato per il conferimento di inerti in impianto per lo smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti solidi urbani della Capitale”. Secondo gli inquirenti la Tosini faceva parte di un sistema “criminoso ben collaudato ed estremamente pericoloso”. Un intero dipartimento della Regione Lazio “totalmente ripiegato sugli interessi privati” di un imprenditore grazie all’appoggio di una dirigente pubblica. Il quadro probatorio raccolto nel corso delle indagini svolte dai Carabinieri del Noe ha “svelato con sconcerto che il ciclo integrato dei rifiuti urbani della Regione Lazio è illecitamente monitorato è governato da Tosini”.

Per il magistrato la dirigente “nella qualità di direttore regionale della ‘direzione politiche ambientali e ciclo dei rifiuti’ anziché destinare le proprie conoscenze tecniche e le proprie funzioni all’interesse pubblico, e in particolare al bene pubblico per eccellenza quale quello della salubrità dell’ambiente, destinava il proprio ufficio e l’intero reparto dedicato al ciclo integrato dei rifiuti, nel quale si muoveva con straordinaria disinvoltura, agli interessi di Lozza”, al quale era legato da profonda amicizia.

In una nota ufficiale la Regione Lazio afferma che “come previsto dal regolamento, la dirigente è stata sospesa dal suo incarico in attesa di conoscere gli sviluppi dell’inchiesta. Esprimiamo fiducia nell’azione della magistratura, auspicando che si faccia rapidamente luce su questa vicenda, e rinnoviamo l’apprezzamento nei confronti della direttrice Tosini, che saprà chiarire la correttezza del suo operato nel rispetto delle proprie funzioni”.  

La polemica si inasprisce. Dal Campidoglio la Sindaca Raggi annuncia la “revoca della realizzazione della discarica” e chiede sia al Presidente Nicola Zingaretti che all’assessore ai rifiuti Massimiliano Valeriani di ritirare “il Piano Regionale dei Rifiuti che impone l’apertura di discariche a Roma, una scelta che noi romani abbiamo dovuto subire”. “L’inchiesta non ha nulla a che vedere con il Piano regionale sui rifiuti – replica quest’ultimo – mentre il sito di Monte Carnevale è stato esclusivamente scelto dal Campidoglio. Senza impianti adeguati non è possibile garantire la funzionalità del sistema. La sindaca Raggi continua nella sua sterile polemica, ma il problema non sono gli impianti, senza i quali non sarebbe possibile garantire il corretto funzionamento del ciclo dei rifiuti”.

Le esternazioni della Raggi non sono passate inosservate, anzi sono oggetto della lettera pubblicata su facebook da Marco Cacciatore, il Presidente della commissione regionale ai rifiuti. Confluito in Europa Verde, dopo esser stato espulso dal M5S per aver espresso contrarietà proprio al sito di Monte Carnevale, attraverso atti consiliari, denunce ed esposti in Procura. “Cara VirgigNA”, esordisce, “con tutto il rispetto per la tua persona ma senza alcun rispetto per le tue decisioni e i tradimenti che hai riservato ai cittadini, programma alla mano”. Lascia da parte i rilievi penali dell’inchiesta – “che restano competenza della Magistratura nella sua indipendenza”- e si sofferma “alle tue enormi responsabilità politiche su Monte Carnevale (e di certo non solo)”.

Piano Regionale Rifiuti. “Quel Piano che ritieni alla base dei problemi”, scrive Cacciatore, “prevede il rispetto di principi di autosufficienza (ogni territorio tratta e smaltisce al suo interno) e prossimità (i rifiuti si trattano e smaltiscono più vicino possibile a dove vengono prodotti). Stabilendo che Roma non uscirà più dal suo territorio per trattare e smaltire indifferenziato, così come altri comuni non verranno a Roma a conferirne. Eri tu la Sindaca che si lamentava che 57 comuni vengano a conferire a Roma, accanto a Rocca Cencia vero? O che per decenni lo stesso sia successo per Malagrotta? Beh, questo non potrà più succedere grazie a quel Piano Regionale, mentre l’unica strada resta per tutti aumentare la raccolta differenziata e puntare su un modello impiantistico riconvertito al recupero materia e fatto di impianti piccoli, diffusi, pubblici. O forse preferivi continuare a coprire i tuoi imbarazzanti risultati sulla differenziata, portando al quasi collasso Ama e vivendo i più vergognosi momenti nella gestione rifiuti Capitolina, esportando ancora rifiuti verso le periferie, le province e le altre Regioni se non l’estero?”

Raccolta indifferenziata. “Avevi promesso il 70% entro il 2021. Ambizioso, lo sapevamo anche noi, poveri imbecilli che si sono fatti il mazzo per la tua campagna elettorale, ma ci aspettavamo che si sarebbero fatti passi almeno per avvicinare quell’obiettivo. La tua Giunta chiude il quinquennio con un misero e imbarazzante +3% sulla differenziata, che attestandosi al 46% scarso (il Sindaco Ignazio Marino che tutti osteggiavamo, fece il +23% in due anni e mezzo, cara Sindaca). Il Piano Regionale, oltre a stimolare ad arrivare almeno al 65% di differenziata, indica la strada per convertire gli impianti e ridurne la portata grazie al principio di prossimità. Si schiera preferenzialmente per impianti pubblici e si oppone frontalmente alla termovalorizzazione (nonostante la tua Acea abbia chiesto ampliamento per il termovalorizzatore di S. Vittore nel frusinate). Sei contro quel Piano anche per queste cose? No perché questo, come il principio di autosufficienza e prossimità e l’impegno a non localizzare più discariche a Malagrotta e nella Valle Galeria, era nel tuo programma. Ma se a tutti gli impegni il M5S riserva la stessa considerazione di quanta ne ha riservata per Malagrotta, allora capisco perché ti opponi a quel Piano Regionale. Quel Piano Regionale esiste, come mai non lo hai impugnato al tar entro 60 giorni, o al Capo dello Stato entro 120, come prevede la legge? Io non lo votai per via dell’insediamento di un impianto preoccupante a Colleferro, ma non potevo non ammettere che i principi in esso contenuti (e il fatto stesso che, dopo di fatto quasi 20 anni, la Regione si dotasse di un Piano) erano del tutto condivisibili”.

Discarica Monte Carnevale. “Non è il Piano Rifiuti ad averti costretta a prendere scelte. Anzi nessuno ti ha costretta a scegliere Monte Carnevale. Intanto perché il Piano rifiuti interviene dopo 8 mesi dalla tua delibera di individuazione della discarica a Monte Carnevale. E poi perché tu hai compiuto quella scelta quando avevi altri siti tra i quali scegliere.Quei siti erano tutti ugualmente inidonei, se solo avessi stabilito le aree idonee e non idonee in Città Metropolitana come vorrebbe la legge – ma tu sei stata in Consiglio metropolitano una volta o due -, forse non avremmo avuto questo problema. Ti fu chiesto in Aula, con Odg a firma Simona Ficcardi – all’epoca membro della tua maggioranza – e prima che scegliessi Monte Carnevale, di stimolare gli altri interlocutori istituzionali (Regione e Città Metropolitana) ad ampliare la ricerca su Roma per trovare siti di minori dimensioni e più diffusi, posto che tutti quelli emersi come idonei si ritenevano improponibili. La tua Maggioranza ha bocciato quella ricognizione, che oggi diventa invece urgente laddove si volesse evitare di portare avanti quello che era l’obiettivo contestato dalla procura oggi. Poco dopo la sua decisione, invece, due Mozioni delle Opposizioni (PD e FdI), che si opponevano alla scelta di Monte Carnevale, furono votate dalla maggioranza dell’Aula, compresi 5 membri del M5S – ricordo Diaco, Ferrara o altri che all’epoca ti promettevano battaglia e oggi, chissà perché, sono dalla tua-. Come mai non ho dato seguito a quelle Mozioni? Ah sì, questa la so: perché non eravamo sotto campagna elettorale (anche se tu ci vivi da 5 anni) e invece oggi si aggiunge anche uno scossone giudiziario”.

“Io presentai, dopo la tua decisione di individuare Monte Carnevale come sito di una discarica per scarti da rifiuti indifferenziati, e appreso dai giornali che quel terreno era di proprietà di una società quasi-monopolista sul territorio regionale – quella oggi coinvolta dai provvedimenti della Procura-, un esposto che parlava di atti amministrativi contraddittori, sia comunali che regionali. Non so se sai, ma ‘qualcuno’ mi deferì ai Probiviri per quel motivo e fui sospeso. Tengo a precisarti che fu proprio quella decisione di Giunta Capitolina, presa il 31/12/2019, a convincermi che più importante del colore politico e l’appartenenza fosse la tutela di territori e comunità, per troppi anni violentati per impatto ambientale. Tutte le altre procedure regionali, che non condivido e continuerò a contestare, derivano da quella tua scelta. Oggi, a favore di consenso e dopo uno scossone giudiziario, decidi di revocare, ma il danno è fatto. Ad ogni modo lo troverei utile, se solo subito dopo chiedessi agli altri enti di individuare più siti alternativi, senza considerare i siti precedentemente considerati idonei”.

Conclusione. “Sindaca, per concludere, per tutto quanto sopra e stanti risultati atti e fatti che avete prodotto in 5 anni, spero che i cittadini abbiano compreso come tutto quello che tu e il tuo ‘raggio magico’ avete in mente è risultare e non risolvere, apparire ‘a testa alta’ invece che lavorare ‘a testa bassa’. Il tuo ‘CoRAGGIo’ si è rivelato quello di portare avanti i peggiori scempi, che le ‘precedenti amministrazioni’ – che ancora citi come responsabili alla fine del tuo mandato e per coprire i tuoi innumerevoli fallimenti- non hanno avuto la faccia tosta di portare a conclusione: sui rifiuti come per la gestione delle Partecipate, per l’urbanistica e le tue distese di cemento, così come in merito le politiche abitative e i tuoi 8000 sfratti pianificati e mai revocati. Auguro alla Città Eterna, che non lo merita, di non dover sopportare un tuo bis”.

È di queste ore infine, il passaggio della consigliera capitolina Simona Ficcardi dal M5S al gruppo Europa Verde. E Cacciatore si toglie un altro macigno dalla scarpa. “È vergognoso come si cerca di strumentalizzare l’operato di una esponente, soltanto perché stringe una relazione sentimentale con un uomo, anch’esso impegnato in politica. Simona è la mia compagna, non è un mistero, ma posso garantire che il suo operato non è stato mai influenzato dal sottoscritto. Anzi, è accaduto l’esatto contrario. È stata lei, che proviene da Malagrotta, a insegnarmi e a indirizzarmi. Con la sua adesione ai Verdi inizia un nuovo percorso, entrambi avevamo creduto che con il M5S avremmo portato avanti le battaglie in difesa dell’ambiente. Ma questo purtroppo non è avvenuto”.  




La discarica di Monte Carnevale finisce in manette. Chiesto approfondimento per determina su TMB di Guidonia

GUIDONIA MONTECELIO (RM) – Sarebbero stati commessi illeciti sulla discarica di Monte Carnevale, sito individuato dall’Amministrazione di Roma Capitale, contestato dai cittadini.

Per questo sono finiti agli arresti domiciliari sia Flaminia Tosini, vicesindaco del Comune di Vetralla e dirigente dell’area rifiuti della Regione Lazio, che Valter Lozza, amministratore della società NGR Srl e MAD Srl, operanti nel settore.

Pesanti le accuse: corruzione, concussione e turbata libertà procedimento scelta del contraente. Un terremoto in altre parole, che scuote, e non poco, i piani alti della Regione quanto del Campidoglio, e sicuramente avrà pesanti ripercussioni. Anche a livello politico.

Le ordinanze di custodia sono scattate questa mattina. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri del Comando Tutela Ambientale, Lozza avrebbe ottenuto indebitamente l’autorizzazione, per la società ‘Ngr Srl’, per la trasformazione della discarica per i rifiuti inerti di Monte Carnevale, a nuovo sito di smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento di RSU di Roma.

La notizia fa subito il giro. Inevitabili le reazioni. «Non mi avete mai creduto», scrive Francesco Storace sulla pagina Facebook, “ora potete rileggere tutte e magari scusarvi per aver sottovalutato anni di denunce». «Ora sia lanciata in pace Valle Galeria“, tuona il presidente della commissione regionale ai rifiuti, Marco Cacciatore: “In passato ho fatto ogni tipo di attività, compresi gli esposti, per oppormi all’individuazione di Monte Carnevale come discarica di Roma. Mi sono scagliato contro atti sia comunali che regionali che non mi convincevano per niente, a cominciare dalla delibera di Giunta Capitolina che, vergognosamente, decise il sito. Non dovrebbero essere le Procure a sanare i vuoti lasciati dalle istituzioni negli anni, o a compensare le decisioni folli come quella delibera di individuazione. Spero che ora la Sindaca – conclude l’esponente Verde – vada a revocare quella delibera di Giunta e che vengano riviste tutte le procedure. A Monte Carnevale non ci sono i presupposti per realizzare una discarica simile. Anzi, una mostruosità”.

Sulla vicenda, il Presidente della commissione Ecomafie della Camera Stefano Vignaroli precisa che «se sono stati commessi illeciti sulle autorizzazione del sito di Monte Carnevale lo accerteranno i magistrati. Tuttavia – recita il comunicato – vorrei sottolineare come la commissione Ecomafie avesse la consapevolezza delle criticità ambientali legate a miniere e cave dismesse, tanto da aver avviato un’inchiesta su questo tema. Quanto accaduto questa mattina conferma l’importanza dell’argomento. La commissione Ecomafie aveva notato fin da subito aspetti critici meritevoli di ulteriore approfondimento rispetto alla decisione di realizzare nella cava esaurita di Monte Carnevale la nuova discarica di rifiuti urbani di Roma. Un anno fa, a marzo 2020, alla vicenda erano state dedicate specifiche audizioni in cui era stata sentita anche la dottoressa Flaminia Tosini. Quanto emerso aveva confermato le perplessità della commissione. Da qui la decisione di inserire Monte Carnevale tra i casi esemplari di approfondimento nell’ambito dell’inchiesta sugli aspetti ambientali legati a miniere e cave dismesse». «Nelle prossime settimane la Commissione approverà una relazione su un altro caso di smaltimento di rifiuti in una cava esaurita, quella situata nel parco naturale di Montioni, in provincia di Grosseto», conclude il presidente Vignaroli.

Gli echi della vicenda giudiziaria, la prima prova della neonata alleanza Pd-M5S in ambito regionale, raggiungono, naturalmente, Guidonia-Montecelio, comune alle porte della Capitale. Sul piede di guerra per la determina dell’8 marzo scorso, numero G02450, emessa dalla Direzione regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti, sorretta proprio dalla Tosini. Che autorizza l’attivazione del TMB dell’Inviolata di Manlio Cerroni. Fatto non di certo secondario, considerate le criticità ambientali e sanitarie incombenti sul territorio, flagellato com’è dalla presenza della mega-discarica, alle spalle del nuovo impianto, ancora da bonificare, di un’ulteriore discarica, quella a Castelverde/Lunghezza, e del TMB a Rocca Cencia. Da decenni in cima alle cronache per il tanfo nauseabondo e l’alta incidenza di malattie oncologiche riscontrate nella zona.

“La notizia dell’ordinanza in questo momento storico, subito dopo le autorizzazioni rilasciate per la messa in esercizio del TMB di Guidonia, ci fanno ancora sperare nella giustizia», dicono dal CRA – Comitato Risanamento Ambientale. “Ci auguriamo che possa essere il primo step per fare emergere la verità anche per il nostro territorio e speriamo bloccare atti già autorizzati su Guidonia Montecelio dalla dirigente della Regione”. “Chiediamo alla Regione un’ulteriore approfondimento su quel provvedimento specifico”, dichiara il consigliere comunale Claudio Zarro, “il TMB si inserisce in un tessuto che è simile a quello di Monte Carnevale. Occorre prestare la massima attenzione”.




Roma, Polo Museale: il Comitato striglia il M5S. Le Opposizioni chiedono la Commissione Patrimonio

Il Comitato torna alla carica e striglia la maggioranza M5S di Palazzo Senatorio, che, astenendosi, ha provocato la bocciatura della mozione sul Polo Museale dei Trasporti da parte dell’Assemblea Capitolina. Il disappunto nella lettera aperta diretta al Presidente del gruppo consiliare, Giuliano Pacetti: «avete allungato l’agonia della struttura», rimarca, «non vogliamo pensare che il sito sia vittima delle logiche partitiche».

La débâcle il 23 dicembre scorso, nell’ultima seduta del Consiglio prima della pausa per le festività natalizie. Durante l’illustrazione la consigliera Svetlana Celli, promotrice dell’atto, richiama l’attenzione sullo stato di conservazione, pulizia e decoro dell’area, con particolare riferimento al materiale rotabile e all’archivio documentaristico. «In «almeno due vetture storiche ci piove dentro per le mancate manutenzioni –affonda – e le pulizie come la guardiania lasciano a desiderare. È mai possibile, mi domando? Sono beni vincolati ai sensi del Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 e similari». Silenzio.

«La mozione raccoglie i reiterati appelli del Comitato rimasti inevasi – prosegue l’esponente – e spinge l’Amministrazione ad intraprendere un percorso con la Regione Lazio, l’assessore ai trasporti Mauro Alessandri è favorevole, in cui coinvolgere quelle stesse realtà associative. Sono necessari interventi immediati». Altro silenzio.

La Celli spiega inoltre che il Consiglio dell’VIII Municipio ha approvato un atto analogo all’unanimità – M5S compreso – e che Roma Capitale è coinvolta in quanto il Polo Museale «svolge un ruolo importante nel tessuto sociale e culturale capitolino» e, soprattutto, perché il mezzi e l’archivio sono di proprietà Atac, società controllata al 100 per cento: «Lo dichiara l’Amministratore Unico Giovanni Mottura nella nota inviata all’assessore Alessandri».

Il documento cui fa riferimento è del 27 novembre: «L’area espositiva in parola ricompresa nelle pertinenze della Ferrovia Roma Lido – scrive il patron dell’Azienda – e quindi attualmente destinata a seguire le procedure di dismissione della Ferrovia da parte di Atac SpA in favore della Regione Lazio Ente proprietario dell’infrastruttura. Per contro, i rotabili d’epoca esposti nell’area ed un considerevole archivio storico documentale e fotografico sul trasporto pubblico a Roma sono di proprietà di Atac SpA».

Un passaggio chiave, che fuga ogni dubbio su chi deve fare cosa per salvare dalle intemperie e dalla ruggine i pregiati pezzi. Ma nemmeno questo è servito a convincere la maggioranza. Che, compatta, si è astenuta, consapevole di avere la supremazia numerica e di mandare al macero la mozione. E senza dare una giustificazione plausibile o illustrare quanto meno un piano di salvataggio alternativo. Il risultato è ormai noto. Su 25 consiglieri presenti, 20 hanno dato forfait, quelli del M5S, meno la consigliera Catini che si è unita al voto favorevole delle opposizioni.

Da qui il rimprovero del Comitato al capogruppo Pacetti. «Il Polo di Piramide è l’unico spazio, pubblico, a custodire la memoria storica dei trasporti di Roma e del Lazio che, nel tempo, si è trasformato in una valida piattaforma di attività e di cultura», ricorda nella lettera trasmessa il 2 gennaio. «È, inoltre, agricoltura biologica, biodiversità (nello spazio del museo sussistono cinque diverse specie di palme), sostenibilità ambientale: è presente un piccolo orto-bio curato dagli Anziani del Centro Ostiense, che hanno insegnato ai ragazzi l’amore per la terra e del vivere bene insieme».

«Non vogliamo pensare che alla Sua area politica interessi poco, o nulla, la difesa di tale e preziosa realtà o che la stessa sia stata vittima di logiche partitiche, lontane dai principi e dagli obiettivi sociali e culturali dello scrivente Comitato. Comunque sia, troviamo incomprensibile il voto di astensione. Perché mortifica il lavoro da noi svolto in questi anni, molto apprezzato dal territorio, e rinvia a data da destinarsi l’azione di riqualificazione e conservazione che, al contrario, sono urgenti e improcrastinabili».

Intanto, all’indomani del voto in Aula, la Celli insieme ai colleghi Pelonzi e Bulgarelli del Pd e Politi della Lega hanno chiesto, al Presidente Commissione Patrimonio Francesco Ardu (M5S) di convocare una seduta «al fine di al fine di riaprire al pubblico il Polo Museale, e predisporre un adeguato servizio di guardiania onde evitare danneggiamenti e/o furti. Si chiede inoltre di valutare l’opportunità di convocare la commissione congiunta a quella Mobilità visto l’argomento di cui tratta». «Il comma 2 dell’articolo 90 del Regolamento del Consiglio Comunale stabilisce che in questi casi, cioè quando la richiesta di una Commissione è formulata da un terzo dei suoi componenti – chiosa l’esponente della Lista Civica – il Presidente è tenuto a riunirla entro sette giorni, inserendo all’Ordine del Giorno le questioni proposte».




Roma, mozione per il salvataggio del Polo Museale dei Trasporti: il M5S (come Ponzio Pilato) si astiene

Il Campidoglio, targato M5S, si astiene, come Ponzio Pilato in chiave moderna, sulla mozione relativa il salvataggio del Polo Museale dei Trasporti di Roma, determinando, quindi, regolamento alla mano, la bocciatura dell’atto da parte dell’Assemblea Capitolina.

“Ancora una volta, la maggioranza decide di non decidere”, tuona a bocce ferme Svetlana Celli, capogruppo della Lista Civica e promotrice dell’iniziativa, “e cristallizza una situazione che, viceversa, necessita di interventi immediati”.

Il tragicomico epilogo martedì scorso, nell’ultima seduta prima della pausa natalizia: 20 astensioni contro 5 voti favorevoli, quelli delle opposizioni, più la consigliera Catini, la sola del MoVimento a schierarsi per il Sì.

E la mozione resta nei cassetti. Difficile capirne le motivazioni. A preoccupare, soprattutto, lo stato di conservazione delle vetture ferro-tranviarie storiche e degli orti urbani, curati dal Centro Anziani dell’Ostiense, rimasti senza manutenzione da marzo, mese in cui il museo è stato chiuso. “In alcune vetture ci piove dentro”, rileva la Celli, “mentre il resto dell’area è lasciato al completo abbandono. Stiamo rischiando di perdere tutto. Sono beni di Atac“. E, quindi, di Roma Capitale. Compreso l’archivio fotografico e documentaristico. Ma neanche questo è servito a sensibilizzare la compagine pentastellata.

L’obiettivo del documento intendeva sollecitare “l’amministrazione ad avviare un percorso comune e partecipativo”, riprende l’esponente capitolina, “data l’urgenza e considerata la disponibilità espressa al riguardo dalla Regione Lazio, nella persona dell’Assessore ai Trasporti Mauro Alessandri, in cui coinvolgere le 24 associazioni del Comitato che sono riuscite a trasformare il sito da luogo di conservazione a una realtà molto più complessa, in una valida officina socio-culturale-didattica”.

Sua sulla pagina di facebook la Celli rende pubblica la “strisciata della votazione”, coi nomi e cognomi dei consiglieri presenti quel giorno e come si sono comportati di fronte alla mozione. Dalla maggioranza è il Presidente della commissione alla mobilità Enrico Stefàno cerca di dare un senso a quanto accaduto: “Desidero approfondire il tema”, risponde ai nostri microfoni, “ci sono altri attori come la Regione da coinvolgere”.

Il Comitato si dice sorpreso dalla decisione assunta dall’Assemblea Capitolina perché “rappresenta un gesto di poca attenzione nei confronti della cultura e in questo caso della cultura e della storia del trasporto pubblico locale del Lazio, racconta all’interno del Polo Museale. Roma Capitale è come se avesse mollato per disfarsi di un bene prezioso che avremmo voluto che lo abbracciasse come patrimonio di Roma, – evidenzia – il Comitato per quanto sorpreso continuerà il percorso di battaglie”.

“Siamo abituati alle stramberie del Campidoglio ma non davanti a casi come questi”, va all’attacco la capogruppo. “Così facendo il M5S, oltre a certificare la morte del sito, disconosce il lavoro e la dignità dei suoi consiglieri in VIII Municipio che, invece, hanno votato in favore dell’analogo provvedimento presentato dalla Giunta di centrosinistra. Noi – chiude la Celli – non molliamo di un millimetro”.

“Oramai siamo alle comiche. In Aula Giulio Cesare il Movimento 5 Stelle boccia la proposta di mozione che impegnava l’amministrazione a trovare soluzioni possibili per la futura riapertura del Polo Museale dell’Atac ad Ostiense”, commenta il presidente della commissione cultura proprio dell’VIII, Flavio Conia. “Nulla è valso l’impegno di Svetlana Celli, delle associazioni che hanno depositato appelli e interpellanze, del Municipio Roma VIII che si è attivato da subito per trovare soluzioni e interlocuzioni con l’azienda. Nulla è valsa la proposta di risoluzione votata all’unanimità da tutte le forze politiche in Municipio VIII: il M5S a livello locale riconosce le giuste battaglie nelle quali essere presente, in Campidoglio si preferisce astenersi. Vi tirate fuori dalle vostre responsabilità, alzate le mani non schierandovi, decidete di non decidere. Così, lasciate morire un museo, gli sforzi fatti per tenerlo vivo ed aperto ed il suo patrimonio”.




Roma, c’è attesa per la mozione sul Polo Museale dei Trasporti

ROMA – “Il Polo Museale dei Trasporti all’Ostiense deve riaprire”. Questo è l’appello, lapidario, del Comitato formato dalle realtà associative che, cooperando con Atac, hanno promosso negli ultimi anni eventi e manifestazioni, capaci di aumentare l’interesse e trasformare la struttura in una piattaforma socio-culturale-didattica. A marzo la sospensione delle attività, causa Covid-19, poi il silenzio, tombale.

“Quando le disposizioni governative lo permettevano, il Polo è rimasto ugualmente chiuso”, rileva Sandra Pranzo Giuliani dell’Associazione Donne di Carta, capofila del Comitato. Un presagio? Difficile dare una risposta, però, scavando, si ha il sospetto che Atac abbia voluto mollare lentamente la presa. E che abbia, inoltre, utilizzato la pandemia come pretesto per mettere la parola fine all’esperienza del Polo.

Siamo nell’ambito delle supposizioni, sia chiaro, ma facciamo due conti: nel periodo giugno 2015-settembre 2018 il sito era sotto la struttura Marketing, guidata da Anita Valentini. La dirigente intuisce le potenzialità del sito, quindi intensificare i rapporti con le associazioni e gli istituti scolastici, dando vita a una serie di eventi e manifestazioni, coinvolge il centro anziani dell’Ostiense e con loro realizza gli orti urbani. Le visite sono all’incirca 95mila, tra giovani, studenti e turisti. Nell’ottobre 2018 Atac, nel modificare la macrostruttura, sposta il sito sotto la direzione Comunicazione. Le presenze registrate, fino al febbraio 2020, sono deludenti, soltanto 12mila presenze. Cos’è successo? E perché l’Azienda toglie alla Valentini il Polo Museale, nonostante i successi ottenuti? Mistero.

Ora il Polo è fermo, immobile, sospeso nel limbo, malgrado sia uno spazio all’aperto. Il personale aziendale è stato spostato ad altre sedi, nessuno sembra curarsi del materiale rotabile ferrotramviario e dei preziosi archivi, testimonianza del glorioso passato del trasporto pubblico su ferro di Roma e del Lazio. Alcune vetture, infatti, sarebbero essere state ritrovate colme d’acqua a causa delle infiltrazioni. Una bestemmia. “Rischiamo di perdere tutto”, riprende Sandra, “senza la dovuta manutenzione quel materiale andrà distrutto e con esso la biodiversità presente”.

Martedì scorso il sit-in davanti ai cancelli, un gesto simbolico e pacifico per dare un nuovo scossone. Presente tra gli altri il presidente della commissione cultura dell’VIII Municipio Flavio Conia, suo il provvedimento che chiede la riapertura del sito, votata all’unanimità del Consiglio. C’era pure Svetlana Celli, consigliera civica di Roma Capitale, depositaria di una specifica mozione: “Con il Comitato abbiamo incontrato l’assessore regionale ai trasporti Mauro Alessandri e la consigliera Michela Di Biase, i quali hanno espresso la propria disponibilità. Ma il Polo Museale è bene del territorio capitolino, e come tale, al di là delle competenze, vogliamo che l’Amministrazione Comunale faccia la sua parte e apra, in sinergia con Atac, un tavolo di confronto con le associazioni del Comitato per trovare subito una soluzione adeguata in questo momento di transizione. È questo il senso della mozione, condivisa con il Pd romano”.

Martedì scorso il sit-in davanti ai cancelli

Il provvedimento dovrebbe essere discusso e votato dall’Assemblea Capitolina nella giornata di oggi o al massimo dopo Natale. Tutto dipenderà dalla maggioranza. Che, si augura, non si tiri in dietro e non faccia mancare il suo appoggio.