GALLICANO NEL LAZIO: LO STRANO CASO DELL'ACCADEMIA KRONOS ONLUS

 

Il consigliere d'opposizione Mario Galli (capogruppo Progetto Comune–Lista Civica) ha depositato un’interrogazione a risposta scritta che riguarda non solo lo sbianchettamento su un certificato, ma tutta la procedura sia dell’iscrizione che dell’attribuzione del codice fiscale dell’Accademia Kronos (onlus) che ad oggi è iscritta nell’albo delle associazioni del Comune di Gallicano nel Lazio

 

di Cinzia Marchegiani

Gallicano nel Lazio (RM) – Lo strano caso dello sbianchettamento evidente sulla domanda di iscrizione dell’Accademia KRONOS (Onlus) presso l’albo delle associazioni del Comune di Gallicano nel Lazio è ancora in attesa di risposta. Il consigliere Mario Galli capogruppo Progetto Comune – Lista Civica, lo scorso 2 Marzo 2015 aveva depositato un’interrogazione a risposta scritta al Comune di Gallicano nel Lazio indirizzata al Consigliere Delegato Valorizzazione mondo dell’Associazionismo, Letizia Guadagnoli e per conoscenza via Pec oltre allo stesso Sindaco, Marcello Accordino alla Prefettura di Roma anche alla Procura della Repubblica di Tivoli, alla Tenenza CC Palestrina, nonché alla Stazione CC Gallicano nel Lazio e all’Agenzia delle Entrate.

 IL FATTO:
Il Consigliere Galli ha fatto emergere una situazione alquanto anomala che ancora non ha avuto risposta, secondo quanto riferisce a l’Osservatore d’Italia, ma i termini di legge consentono di rispondere entro 30 giorni dalla data di presentazione della stessa interrogazione. Galli nell'interrogazione anticipa che con deliberazione di Consiglio Comunale n. 12 del 16 giugno 2014 era stata approvata l’istituzione della Consulta della Associazioni del Comune di Gallicano nel Lazio ed il regolamento del relativo albo, cita come riferimento l’articolo 3 che testualmente afferma: “Ai fini dell’iscrizione all’Albo possono essere ammessi gli enti no-profit che perseguano fini e svolgano attività conformi alla Costituzione e alle leggi; siano espressione della comunità locale e abbiano sede e operino nel Comune, svolgendo attività documentata sul suo territorio”; e anche l’art. 2 del citato regolamento che delucida come l’iscrizione all’Albo permetta di:
• far accedere a contributi o interventi a sostegno dell’attività annuale ricorrente
• per il riconoscimento del patrocinio del Comune;
• per accedere a contributi o interventi a sostegno di: attività specifiche organizzate in collaborazione con il Comune;
• alle attività specifiche programmate e non ricorrenti;
• alle attività specifiche straordinarie;
• per l’utilizzo agevolato ovvero gratuito di attrezzature e materiali, immobili, impianti o strutture comunali, come da apposito regolamento;
• per l’inserimento, in appositi spazi sul sito istituzionale del Comune, di contenuti e dati riguardanti gli enti no-profit e precisamente: scheda informativa/calendario annuale delle attività/singole attività d’interesse generale;
• per stipulare convenzioni al fine di promuovere l’attuazione di programmi d’interesse locale” 

In virtù di queste pacifiche osservazioni, emergerebbe un giallo ancora non chiarito. Infatti dallo studio in esame del Consigliere Galli si fa presente che il certificato di attribuzione del codice fiscale presentato dall’accademia KRONOS (Onlus), riporta la data del 5 dicembre 2014, successiva alla scadenza del 31 luglio 2014 per l’iscrizione alla consulta delle associazioni di Gallicano nel Lazio ed inoltre, sotto la voce “natura giuridica” è riportato quando segue: “12 – ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE E COMITATI”. Galli nel verificare il sito dell’AVCP nell’anagrafica della natura giuridica dei soggetti, scopre invece che il codice 12 citato sul certificato presentato risulta essere attribuito (attribuibile) ad “associazioni NON riconosciute e comitati”. Il giallo insomma diventa più evidente poiché da una lettura attenta del certificato di attribuzione del codice fiscale presentato dall’accademia KRONOS (Onlus), la preposizione “NON”, sembra essere stata cancellata con correttore di colore bianco.

QUESITI INTERROGAZIONE
Insomma lo sbianchettamento sul certificato è oggetto stesso dell’interrogazione che il Capogruppo Galli rivolge al consigliere delegato, chiedendogli se fosse a conoscenza delle citate anomalie e più concretamente risposte all’attribuzione del codice fiscale probabilmente avvenuta successivamente al termine ultimo per l’iscrizione e se disposta una verifica sulla presunta falsificazione della natura giuridica dell’associazione. Altresì l’interrogazione chiede la modalità con cui è avvenuta la selezione delle domande di iscrizione e da chi è stata certificata l’idoneità delle associazioni iscritte. Per logica deduzione Galli chiede anche se esiste un altro certificato di attribuzione del codice fiscale consegnato in data anteriore al 31 luglio 2014, poiché potrebbe essere stato sostituito con quello rilasciato in data 5 dicembre 2014.

Insomma, non solo lo sbianchettamento è sotto inchiesta, ma tutta la procedura sia dell’iscrizione che dell’attribuzione del codice fiscale dell’Accademia Kronos (onlus) che ad oggi è iscritta nell’ albo delle associazioni del Comune di Gallicano nel Lazio. 




"GOLDFINGER", SPETTACOLARE OPERAZIONE: 13 ARRESTI PER FURTO AL BANCO DI NAPOLI

Tra questi anche un pericoloso pregiudicato romano, esperto nel violare complicati sistemi di allarme, coinvolto nel furto al caveau del Palazzo di giustizia di Roma, avvenuto nel luglio 1999, e accostato in passato anche alla banda della Magliana.

di Cinzia Marchegiani

Foggia ( FG ) – Battezzata "Goldfinger" l’operazione complessa e superinvestigativa quella conclusa la mattina del 10 marzo 2015 dalla Polizia di Stato pugliese, che ha portato all'arresto di 13 persone, 9 in carcere e 4 ai domiciliari, e alla notifica di due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Il gruppo, formato da appartenenti alle malavite foggiana e romana, è accusato in particolare di aver compiuto il furto al caveau del Banco di Napoli, effettuato a Foggia nel marzo 2012, e di aver tentato un analogo colpo a due gioiellerie del centro commerciale "La mongolfiera" nell'agosto dello stesso anno.
L'indagine nasce dall'intuizione di un poliziotto della Mobile. Durante il sopralluogo successivo al furto nel caveau, l'agente si accorse che per due volte passò davanti alla banca un pregiudicato già condannato in passato per reati di quel genere. Insospettiti da quella strana coincidenza gli investigatori misero sotto controllo l'uomo, scoprendo l'organizzazione di cui faceva parte e il suo modus operandi.
L'operazione è in realtà l'epilogo di due indagini distinte, una svolta singolarmente dalla Squadra mobile di Foggia, l'altra in collaborazione con gli omologhi uffici di Bari e Lecce, entrambe con la supervisione del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma.

La prima inchiesta ha fatto luce sull'attività di un'organizzazione criminale specializzata in furti ai caveau. Il furto nella banca fruttò alla banda circa 15 milioni di euro, tra contanti, valori e preziosi contenuti all'interno di 165 cassette di sicurezza. Il furto al caveau fu portato a termine grazie alla complicità di alcune guardie particolari giurate che aiutarono i criminali ad acquisire informazioni preziose, in particolare accedendo nei locali della banca in orari non consentiti. In quel modo i ladri riuscirono a clonare la centralina che gestiva gli allarmi, duplicando le chiavi elettroniche che gestivano l'apertura delle porte.
Nel caso dei furti non portati a termine nelle gioiellerie, fu proprio l'irruzione all'interno del covo della banda ad interrompere l'azione e a permettere di identificare diversi componenti del gruppo. Tra questi anche un pericoloso pregiudicato romano, esperto nel violare complicati sistemi di allarme, coinvolto nel furto al caveau del Palazzo di giustizia di Roma, avvenuto nel luglio 1999, e accostato in passato anche alla banda della Magliana.

La seconda indagine, che ha visto la collaborazione delle Squadre mobili di Foggia, Bari e Lecce, ha portato all'arresto degli appartenenti a un gruppo criminale, composto da pregiudicati baresi e foggiani. La banda è stata riconosciuta responsabile dell'assalto al furgone portavalori avvenuto a Cerignola (Foggia) il 6 dicembre 2013, nel corso del quale, dopo un conflitto a fuoco, fu sottratto circa un milione e mezzo di euro.
Gli investigatori sono riusciti ad individuare gli appartenenti a questa organizzazione grazie a un'indagine strettamente tecnica, fatta di una attenta analisi dei tabulati telefonici.
Il tutto è iniziato dall'attività svolta sulle celle telefoniche della zona in cui fu tentato un assalto nella zona di Lecce. Le stesse utenze telefoniche furono riscontrate nella zona del colpo portato a termine a Cerignola, e dagli sviluppi dell'indagine gli investigatori sono arrivati agli arresti di questa mattina. Entrambi i colpi furono effettuati utilizzando tecniche paramilitari e i micidiali fucili d'assalto Kalashnikov. Altri tre componenti del gruppo di fuoco erano stati già arrestati nel gennaio 2014.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, furto, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi da guerra.




ARSENICO: SCOPERTA SHOCK, MUTAZIONE GENETICA DEGLI INDIGENI PER RESISTERE ALL’INQUINAMENTO

I ricercatori hanno anche identificato il gene che sta alla base del metabolismo alterato e protegge contro l'esposizione ad arsenico. Questo studio è il primo a dimostrare che alcuni esseri umani sono geneticamente adattati ad un ambiente inquinato

di Cinzia Marchegiani

Svezia – L'arsenico si trova naturalmente nella roccia in molti luoghi del mondo, ed è uno dei cancerogeni più potenti nel nostro ambiente. Le persone sono esposte principalmente attraverso l'acqua potabile e cibo, in particolare il riso e vari prodotti di riso. Gli studi condotti presso il Karolinska Institutet e dell'Università di Uppsala in Svezia dimostrano che alcuni gruppi indigeni delle Ande del nord dell'Argentina hanno sviluppato una maggiore resistenza all’arsenico. I ricercatori hanno anche identificato il gene che sta alla base del metabolismo alterato e protegge contro l'esposizione ad arsenico. Questo studio è il primo a dimostrare che alcuni esseri umani sono geneticamente adattati ad un ambiente inquinato.

Persone che vivono nella Ande argentine sono stati probabilmente esposti a livelli elevati di arsenico nell'acqua potabile per migliaia di anni. Il presente studio dimostra che i residenti che vivono in questa regione oggi hanno una frequenza nettamente superiore di varianti geniche che permettono al corpo di gestire in modo efficiente l'arsenico da metilazione ed espellendo una arsenico metabolita meno tossici. Al contrario, le persone che non hanno la variante del gene protettivo producono un metabolita arsenico più tossico se sono esposti ad arsenico. Altre comunità nelle zone limitrofe, senza la stessa esposizione storica arsenico sono significativamente più bassi frequenze della variante del gene protettivo.

Questi ricercatori hanno identificato cambiamenti nel gene principale per il metabolismo arsenico, AS3MT, come causa del metabolismo alterato. I risultati suggeriscono che le persone si sono adattate all’arsenico attraverso un aumento della frequenza di varianti protettive AS3MT. Questo studio è un esempio lampante di come gli esseri umani sono stati in grado di adattarsi alle condizioni ambientale locali a volte dannosi. Coloro che sono sopravvissuti all'esposizione dell'arsenico hanno vissuto più a lungo e ha avuto più figli; per tale motivo le varianti del gene di protezione sono molto comuni in alcune regioni delle Ande oggi. Solo pochi esempi sono stati precedentemente descritti nell'uomo.

Karink Broberg , ricercatore presso l'Istituto di medicina Ambientale presso Karolinska Institutet nel dettaglio spiega: "Il nostro studio dimostra che oltre agli individui extra-sensibili, esistono anche individui che sono particolarmente tolleranti agli agenti tossici ambientali. Questo fenomeno relativo all’arsenico non è probabilmente unico, ma si applica anche ad altre sostanze tossiche negli alimenti e l'ambiente, per gli esseri umani sono stati esposti per lungo tempo.” Proprio per questo Brogen fa emergere che i risultati evidenziano anche la necessità di effettuare la valutazione dei rischi sanitari osservanti per i prodotti chimici da parte di persone che possono avere forte tolleranza genetica per la particolare sostanza chimica.

Carina Schlebusch, ricercatrice presso il Dipartimento di Ecologia e Genetica presso l’Università di Uppsala sottolinea l’importanza di questa scoperta: "Solo pochi altri studi hanno trovato prove di adattamento locale negli esseri umani; per esempio, l'adattamento alle condizioni di alta quota e il parassita della malaria. Questo studio aggiunge un altro esempio di come gli esseri umani si sono adattati, in un tempo relativamente breve, di tollerare un fattore di stress ambientale che hanno incontrato quando si stabilirono in una nuova area ".

I ricercatori punteranno a studiare se altre popolazioni con storiche esposizioni di arsenico mostrano un adattamento equivalente, ed esaminare se le altre sostanze tossiche presenti nell'ambiente possono provocare un aumento della frequenza delle varianti genetiche che forniscono la resistenza negli esseri umani. 




LAZIO, SSR: NICOLA ZINGARETTI CONVOCA I SINDACATI

di Cinzia Marchegiani

Lazio Sanità – Il 13 febbraio 2013 le organizzazioni sindacali rappresentative dell’area della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria,tecnica, professionale ed amministrativa ANPO ASCOTI FIALS MEDICI – CIMO ( CIMO – CIMO SETTORE SPECIFICO Co.Si.P.S.) – FASSID (AIPAC – AUPI – SIMET – SINAFO – SNR) – FEDIR SANITA’ – FESMED – UGL Medici avevano comunicato ufficialmente al Presidende Giunta Regionale Lazio e Commissario “ad acta” Nicola Zingaretti, la proclamazione dello stato di agitazione e richiesta di procedura di raffreddamento e conciliazione ai sensi dell’Accordo Nazionale 26 Settembre 2001.

La denuncia dei sindacati parlava chiaro: ”Il Commissario “ad acta” On.le Nicola Zingaretti ha emesso e sta continuando ad emettere decreti relativi ai provvedimenti di programmazione e riorganizzazione del S.S.R. legati al piano di rientro che hanno anche ripercussioni sui rapporti di lavoro senza consentire in alcun modo la partecipazione delle organizzazioni sindacali, violando così anche il principio di buona amministrazione sancito dalla Costituzione negli artt. 3 e 97, con conseguente lesione dei diritti e delle garanzie per il personale dirigente interessato.”

I medici che da anni denunciano il progressivo smantellamento del Servizio Sanitario pubblico ed in particolare di quello Ospedaliero e di tutti i servizi costituenti la Rete, dicono “basta” ai processi sommari e alle sentenze di condanna mediatica che colpiscono senza un corretto iter di contestazione disciplinare ed accertamento dei fatti, così come previsto dalla normativa vigente, i Dirigenti Medici , della Sanità Pubblica che ogni giorno invece responsabilmente, garantiscono con il poco personale e i pochi mezzi, messi a loro disposizione, la pubblica assistenza ai cittadini. Da anni i medici denunciano di subire la mortificazione di politiche di programmazione sanitaria basate solo su tagli di carattere economico calati in modo indiscriminato, che hanno solo ridotto l’offerta di servizi sanitari alla popolazione senza però incidere sugli sprechi e sulle inefficienze che continuano ad essere presenti:”Nulla è stato fatto in termini di programmazione da chi ne aveva la competenza e l’autorità, rispetto ad una domanda di salute mutata da parte dei cittadini , che avrebbe richiesto nuove strategie quale quelle di creare nuove strategie di welfare, ricomprendenti un nuovo equilibrio tra Ospedale e Territorio, revisione dei LEA, etc. Invece i dirigenti del Servizio Sanitario sono stati lasciati soli senza alcun supporto a nuove decisioni che non sono certo di loro competenza. Chiediamo a gran voce che la Magistratura porti avanti le giuste indagini per individuare i veri colpevoli di queste disfunzioni che colpiscono la sanità della nostra Regione.”

La missiva del 13 febbraio ricordava che le relazioni sindacali tra il Governo regionale e OO.SS., rappresentative della Dirigenza medica, sanitaria ed amministrativa, sono ad oggi, infatti, circoscritte a tre incontri:
1) incontro con il Commissario ad Acta Nicola Zingaretti di presentazione dopo l’insediamento
2) incontro del 14 agosto 2013 per informativa sul precariato
3) incontro del 5 dicembre 2014 solo per la firma dell’ennesima proroga di 1 anno del precariato

Nel frattempo il Governo regionale ha decretato ben due programmi operativi triennali del SSR, due atti di indirizzo per le linee guida sugli atti aziendali e altri importanti decreti (riorganizzazione della rete ospedaliera, istituzione delle case della salute, istituzione delle UDI, riordino dei laboratori, ecc.) non sentendo mai il bisogno di confrontarsi con le scriventi nonostante le reiterate richieste di incontro.

Le OO.SS. hanno evidenziato i molteplici gravi problemi:

1. Le dotazioni organiche dei medici dei Servizi che assicurano l’assistenza nelle 24 ore non consentono più di continuare a sostenerne l’onere.
2. Da troppi anni più di 1000 medici precari operano nel SSR , assicurando Servizi essenziali, senza diritti e in condizioni di autentico sfruttamento.
3. I DEA e i Pronto Soccorso del Lazio rappresentano ormai una vergogna nazionale e costringono utenti e chi vi opera a vivere in condizioni disumane
4. Il deficit della Sanità regionale, progressivamente ridotto fino al 2012, è tornato a crescere di circa 20 milioni di euro nel 2013, nonostante che l’addizionale IRPEF già la più alta d’Italia, sia ancora aumentata arrivando al 3,33% a partire dal 1 gennaio 2015
5. Le “case della salute” e le “unità a degenza infermieristica”, oltre a sovvertire le competenze professionali, producono solo prestazioni fittizie e demagogia e determinano costi elevatissimi al contribuente
6. Con disposizioni scritte e verbali sono state date indicazioni sul taglio dei fondi contrattuali a danno del personale, in violazione della legge e delle circolari statali
7. Il ridimensionamento dei Dipartimenti di Prevenzione, dei Servizi di Psicologia e dei Servizi Farmaceutici e dei Servizi diagnostici non permette una efficace azione di tutela della salute
8. Gli ospedali pubblici si stanno liquidando con gli Atti Aziendali con un doloso e progressivo impoverimento di risorse assegnate, per favorire il settore privato e accreditato. In particolare il ricorso alle esternalizzazioni dell’assistenza e della diagnostica e all’affidamento a cooperative di servizi “core” dell’assistenza e della diagnostica, realizza in parallelo la colonizzazione delle strutture pubbliche da parte di privati.
9. Lo smantellamento degli ospedali pubblici costringe gli operatori tutti ad assumere un rischio professionale inaccettabile, peraltro riconosciuto dalla Suprema Corte di Cassazione sezione IV Penale sentenza n. 46336/14.

Ora lo stesso sciopero è stato sospeso dopo l’apertura da parte della Regione Lazio che ha convocato le organizzazioni sindacali dei medici il giorno 16 Marzo 2015 per affrontare i gravissimi problemi che stanno logorando, in una via senza ritorno, la sanità laziale.




BOLOGNA: 12 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE PER LA BANDA DEI TIR

di Cinzia Marchegiani

Bologna – Sono dodici le ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale di Bologna ed eseguite la mattina di lunedì 9 marzo 2015 nei confronti di pregiudicati campani nell'operazione denominata Towed "aggancio". Gli indagati, di cui 6 finiti in carcere, 5 ai domiciliari ed uno con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato.

Le indagini iniziate nel febbraio 2013 dopo una denuncia da parte di una società di logistica operante presso l'interporto bolognese, hanno permesso d'identificare i 23 componenti complessivi del gruppo e la tecnica utilizzata per i furti.

La banda specializzata in questi furti usava un sistema pratico e veloce per impossessarsi dei carichi trasportati dai Tir, agganciavano il semirimorchio carico di merce a un trattore stradale e in pochi minuti lo trasferivano in un luogo sicuro dove poi scaricavano la merce che conteneva.

Così i ladri ingegnosi riuscivano a rubare la merce dai Tir fermi nelle aree di sosta autostradali e doganali nel Nord Italia, ma gli uomini della Polizia Stradale di Bologna e di Napoli li hanno individuati e arrestati.

Nel novembre 2013, a seguito del furto di un semirimorchio carico di prodotti farmaceutici nel piacentino, vennero arrestati in flagranza tre malviventi appartenenti allo stesso gruppo criminale.
Gli investigatori hanno accertato almeno 12 furti attribuibili ai criminali avvenuti nel Centro e Nord Italia di svariate tipologie di merci come televisori, prodotti farmaceutici, detersivi, pneumatici, polimeri plastici per le lavorazioni industriali e ferro per un valore commerciale stimato intorno ai 2 milioni di euro.

Tre i capannoni industriali sequestrati nel corso dell'indagine nella zona portuale di Napoli, a Casalgrande (Reggio Emilia) e a Carinaro (Caserta) dove era stata nascosta la merce rubata, in attesa di essere riciclata attraverso circuiti commerciali compiacenti.
In questi depositi è stata recuperata merce per un valore di 600 mila euro.




ROMA: SALVATI IN EXTREMIS 2 CANOISTI SUL TEVERE

di Cinzia Marchegiani

Roma –  Il Tevere a Roma è molto amato dai canoisti, ma ieri 8 marzo 2015 il fiume non è stato generoso con due sportivi. Era mezzogiorno quando la nota inviata dalla sala operativa agli agenti della Polizia Fluviale segnalava l’episodio di due persone cadute nel Tevere all’altezza del Ponte Nenni dopo che la loro canoa, a causa delle correnti, era andata ad impattare contro il pilone ponte stesso, capovolgendosi. L’intervento degli agenti della Squadra Nautica è stato immediato sia da terra che nelle acque del fiume. Quando i poliziotti sono arrivati nei pressi del luogo segnalato, hanno subito individuato le due persone che, a causa delle forti correnti si trovavano in grosse difficoltà. Una di loro, la donna, è stata immediatamente soccorsa e accompagnata a riva mentre l’uomo, a causa di un problema alla gamba, dovuto all’impatto e all’iniziale stato di ipotermia, non riusciva a restare a galla. A quel punto, una squadra di agenti, da terra e con specifiche attrezzature per il salvataggio, hanno lanciato delle sacche galleggianti all’uomo, mentre altro personale a bordo del natante, seppure con forti contrasti dovuti alla corrente e la presenza di formazioni rocciose, è riuscito a soccorrere l’uomo sollevandolo e adagiandolo a bordo. Entrambi trasportati presso il circolo canottieri, sono stati soccorsi e coperti con materiale isotermico per riscaldarli, ristabilendosi poco dopo.




NICOLA CALIPARI: LO 007 ITALIANO CHE SALVO’ LA VITA ALLA GIORNALISTA GIULIANA SGRENA

 

Il Comparto Intelligence italiano ricorda il sacrificio di un uomo fedele alla propria coscienza, la sfida quotidiana di tenere alto l’onore dello Stato. E i valori di umanità tenuti controvento, anche sotto un tracciato rosso di proiettili che spezzano una vita, proprio nel giorno del compleanno del figlio Filippo e della madre Rachele.

 

di Cinzia Marchegiani

Baghdad (Iraq) – Nicola Calipari, eroe gentile, il dirigente del Sismi che perse la vita a Baghdad nel 2005 nelle fasi successive all’operazione intelligence dove riuscì a liberare la giornalista del ‘Manifesto’, Giuliana Sgrena, viene ricordato dallo stesso Comparto d’intelligence che racconta gli attimi esatti di un momento che rimarrà inciso nella storia italiana, ma non solo: ”È la sera del 4 marzo 2005, a Baghdad: su una Toyota Corolla di color grigio, con targa irachena, viaggiano Nicola Calipari, un altro agente dell’Intelligence e Giuliana Sgrena, giornalista del ‘manifesto’, rapita un mese prima in Iraq. L’auto si dirige verso l’aeroporto. La delicata partita con i sequestratori è andata a dama: la giornalista è stata liberata, ora si tratta solo di portarla al sicuro e predisporre il volo di rientro in Italia per restituire la donna all’abbraccio dei suoi cari e della Nazione. All’improvviso, la tragedia. Una pattuglia della guardia nazionale statunitense è in servizio di vigilanza sulla ‘Route Irish’, la strada che collega il centro di Baghdad con l’aeroporto. Il Block Point 541 è stato approntato in previsione del passaggio di un convoglio con a bordo l’ambasciatore americano. Arriva la macchina con a bordo Calipari e finisce sotto il fuoco dei soldati americani: lo 007 italiano, direttore del Reparto Ricerche del Sismi, muore. Giuliana Sgrena rimane ferita. Il militare statunitense Mario Lozano, sarà poi accusato di aver esploso i colpi mortali.”

Sono passati dieci anni dal giorno in cui Nicola Calipari, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, sacrificava la propria vita. Raccontare la sua storia per gli uomini dell’intelligence non è solo il ricordo di un anniversario che apre o chiude cicatrici, ma un momento di Cultura Intelligence e lo mettono nero su bianco:”Significa per le donne e gli uomini del Comparto andare alle radici e rinnovare scelte profonde di vita. Vuol dire operatività ma anche pensieri lunghi. Fermarsi per un momento a sottolineare, nel vento di Forte Braschi, che anche l’Intelligence ha i suoi eroi. Non sono gli 007 dei film ma i ‘Bond veri’, quelli della porta accanto, gli uomini e le donne con cui non puoi farti i selfie ma sai che ci sono e lavorano per la sicurezza di tutti. Per ognuno di noi c’è un ultimo miglio, una strada da imboccare che ci porta a prendere delle scelte. A confermarle o negarle. Sull’ultima curva di una strada irachena, un uomo Intelligence ha compiuto fino in fondo il suo dovere.”

L’ambasciatore Giampiero Massolo, Direttore generale del DIS vuole lasciare un ferreo ricordo, la propria emozione nel rievocare Nicola Calipari: “I nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre stesse opinioni sono rivolte oggi al ricordo e all’onore della memoria. Commemoriamo un operatore dell’Intelligence, un servitore dello Stato, soprattutto un uomo a tutto tondo, che non ha esitato a mettere a disposizione dei suoi valori e ideali la sua stessa vita. Possa essere d’esempio a tutti noi”.

Quello di Calipari è stato il primo volto di un agente segreto svelato nei telegiornali della sera. Il primo nome ufficialmente accostato all’immaginario connesso ai Servizi segreti. Seppure per motivi dolorosi, l’Intelligence in quei giorni di marzo del 2005 usciva dagli stereotipi fatti di occhiali scuri e barbe finte per mostrare la storia e l’esempio di un servitore dello Stato. E con quel sorriso sobrio e pensoso, Nicola Calipari si mostrava alla gente comune, agli operai, alle casalinghe, ai pensionati, agli studenti, persino ai tanti che erano lontani dal mondo che Calipari rappresentava.
Lo stesso Comparto d’intelligence vuole mostrare la propria immagine troppo spesso legata ai Servizi che depistavano e insabbiavano tutto e che invece oggi rivendica, fatta salva la necessaria riservatezza, necessaria per l’operatività, l’essenza di una nuova idea di sicurezza nazionale. Non a caso la Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza parla di una Intelligence che è «network coordinato e dinamico di sicurezza partecipata, alimentato da continue interazioni tra pubblico e privato», rimarca che quella della fiducia è una sfida sempre aperta. Di questa svolta dell’apertura, gli 007 italiani ricordano Nicola Calipari come un precursore: ”La sua era la visione di un’Intelligence moderna che dialogava con i cittadini e sapeva guardare avanti. E oltre.”

Produzione della sicurezza/trasparenza dell’istituzione/costruzione della fiducia/avvicinamento al corpo sociale/‘circolazione delle informazioni erano elementi contenuti nel discorso e, soprattutto nell’agire di Calipari. Elementi che oggi trovano ampio spazio nei discorsi, pubblici e privati, di chi opera nell’ambito del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. Nicola Calipari è rimasto fedele alle regole d’ingaggio, a quei valori che sono propri di tutto il Comparto ricorda il Comparto Intelligence e la celebrazione del decennale della morte è perciò un evento unificante per gli uomini e le donne dell’Intelligence ma è anche un momento valoriale e di identità condivisa con tutti i cittadini, nello sforzo costante di costruire insieme una Cultura della sicurezza partecipata.
Affermava Calipari: "Io ho fiducia che ce la faremo ad avere un Servizio segreto di cui il Paese possa avere fiducia e rispetto. Se continuiamo a lavorare così, presto – e sono pronto a scommettere – l’Italia potrà guardare alla sua Intelligence non dico con orgoglio ma almeno con affidamento". Dieci anni dopo quella terribile notte di Baghdad, almeno queste parole si sono realizzate.
Il sacrificio di un uomo fedele alla propria coscienza, la sfida quotidiana di tenere alto l’onore dello Stato. E i valori di umanità tenuti controvento, anche sotto un tracciato rosso di proiettili che spezzano una vita, proprio nel giorno del compleanno del figlio Filippo e della madre Rachele.

La cerimonia di commemorazione per il decimo anniversario della scomparsa di Nicola Calipari si è tenuta lo scorso 4 marzo 2015 a Forte Braschi, sede dell’AISE. Il dirigente del Sismi che perse la vita a Baghdad nelle fasi successive all’operazione intelligence che portò alla liberazione della giornalista del ‘Manifesto’, Giuliana SgrenaUna corona di fiori bianchi. Le note del ‘Silenzio’ che accompagnano sentimenti e ricordi di uomini e donne che hanno lottato insieme a un “un eroe gentile, che ha fatto strada all’Intelligence”..
Dopo il picchetto d’onore, l’intensità del ricordo del presidente del Senato, Pietro Grasso, che si è fermato a lungo e con commozione a pensare sul monumento che porta il nome di Calipari, insieme ai Caduti del Comparto intelligence. Accanto a lui, Rosa Villecco Calipari, moglie del dirigente del Sismi, e i figli, Filippo e Silvia, e il fratello Maurizio Calipari. Insieme all’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Marco Minniti, al Direttore generale del DIS, ambasciatore Giampiero Massolo, al Direttore dell’AISE, generale Alberto Manenti, al Direttore dell’AISI, generale Arturo Esposito e a diversi agenti della squadra di Calipari.
Alla cerimonia, tra le altre autorità presenti, hanno preso parte anche il capo della Polizia, Alessandro Pansa, il capo dello Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano, il direttore della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica, Bruno Valensise e il Copasir al completo, guidato dal presidente, Giacomo Stucchi, e dal vice presidente, Giuseppe Esposito.
Celebriamo un eroe gentile. Un uomo del Sud che ha lavorato con coraggio e in silenzio”, ha detto Minniti in un intervento molto sentito alla cerimonia, nel quale il sottosegretario con delega all’intelligence ha anche sottolineato come dopo la morte di Calipari nulla sia rimasto come prima. È stato infatti compreso il valore dell’intelligence, che continua il dialogo con i cittadini.
Il Comparto intelligence ha deciso di dedicare il 2015 a Nicola Calipari con una serie di eventi, a cominciare dall’apertura dell’anno accademico della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

Nicola Calipari è l’eroe silenzioso ucciso da un fuoco amico, in un’area superprotetta che direzionava proiettili contro un’auto civile…. ancora le ipotesi e misteri non riescono a tracciare e scandire responsabilità di un incidente di quei precisi attimi…o volutamente!?




OSPEDALI ROMA: RESTA USTIONATA E VIENE PORTATA A GENOVA

 

Lunedì 2 marzo 2015 una giovane donna di 48 anni è stata ricoverata a Tivoli presso l’ospedale San Giovanni Evangelista, vittima di un incidente domestico. La diagnosi è seria, ustionata al 40% del corpo. I sanitari del pronto soccorso hanno avviato subito le procedure e trattato la paziente, ma occorreva un trasferimento specifico presso i reparti che specificatamente trattano gli ustionati, ma la Capitale non aveva un posto letto disponibile

di Cinzia Marchegiani

Tivoli (RM) – Una notizia irreale che conferma quanto gli slogan della Regione Lazio e in primis di Zingaretti siano anacronistici e irreali. Lunedì 2 marzo 2015 una giovane donna di 48 anni è stata ricoverata a Tivoli presso l’ospedale San Giovanni Evangelista, vittima di un incidente domestico. La diagnosi è seria, ustionata al 40% del corpo. I sanitari del pronto soccorso hanno avviato subito le procedure e trattato la paziente, ma occorreva un trasferimento specifico presso i reparti che specificatamente trattano gli ustionati, ma la Capitale non aveva un posto letto disponibile. Insomma la solita malasanità che si verifica ogni qualvolta che si verificano casi di emergenza. Le ustioni sono state trattate immediatamente presso il San Giovanni Evangelista di Tivoli, ma i sanitari del pronto soccorso, data la gravità della paziente, hanno subito avviato la procedura di richiesta di trasferimento nei reparti di grandi ustionati degli ospedali della Capitale.
Il Sant’Eugenio, primo ospedale romano specializzato nella terapia degli ustionati ha dovuto negare la disponibiltà di accoglienza, visto che nel reparto non vi era un posto letto libero, così si sono attivate una serie di telefonate che hanno permesso di individuare un centro specializzato al San Pietro D’Avena di Genova, la Prefettura in tal senso, ha autorizzato il trasferimento della paziente, a bordo di un volo speciale dell’aeronautica militare di Ciampino. Il volo ha portato a destinazione la giovane donna in Liguria.

In merito allo scandalo del pronto soccorso nel Lazio, lo scorso 2 febbraio 2015, la regione Lazio al termine del lungo dibattito richiesto dalle opposizioni, approvava un documento unitario, firmato da capigruppo di maggioranza e opposizione, con il quale impegnava la Giunta su 30 punti, fra questi, i principali riguardano l'inserimento delle prestazioni rilevate nei pronto soccorso fra i criteri di valutazione dei direttori generali delle aziende; più posti letto di osservazione breve intensiva; realizzazione di un sistema di monitoraggio delle degenza media; utilizzo degli infermieri per la presa in carico dei pazienti con codici di bassa intensità; rimodulazione dell'organizzazione in base ai picchi orari di accesso; una campagna di informazione sui servizi territoriali; un piano di ristrutturazione dei pronto soccorso; superamento del blocco del turn over; potenziamento dell'elisoccorso a Latina e Viterbo (servizio h24); informatizzazione della procedura di controllo dei posti letto. Molti punti, infine, riguardano il ruolo dei medici di medicina generale, che vengono individuati come vero e proprio filtro sul territorio. Previsti percorsi di formazione e nuove procedure per la prenotazione diretta di prestazioni specialistiche. Veniva respinta, invece, una risoluzione presentata da Fabrizio Santori (gruppo misto) nella quale si chiedeva la sostituzione dei direttori generali delle Asl.

Lasciamo di seguito le osservazioni dei gruppi, affinché rimanga memoria dell’operato di questa legislatura regionale, spesso, troppo spesso una propaganda elettorale a suon di slogan propagandistici…la realtà è fata di persone che non hanno un posto letto, le aziende sanitarie chiudono e sono state aperte le “Case della Salute” che per ovvi motivi non possono sopperire alle emergenze:


Francesco Storace (La Destra): "Che la situazione nei pronto soccorso nella nostra regione non sia felice oggi Zingaretti o ammette e va oltre i temi propagandistici dei suoi comunicati. Come se i cittadini del Lazio non frequentassero ospedali e centri di analisi. Dispiace constatare che non ha parlato delle case della salute, nascevano per evitare gli ingorghi dei pronto soccorso e qui oggi non ce ne parla. Perché sono frottole, purtroppo nei pronto soccorso c'è un vero e proprio stato di emergenza se non di indecenza. Pare si voglia nascondere la verità, se ragioniamo sul sovraffollamento degli ospedali nessuno può negare che ci sono scelte che incidono sulla cattiva gestione. I fatti di cronaca più recenti ci testimoniano che c'è una cultura della salute che paga lo scotto dei tagli del Governo. Non possiamo permetterci ulteriori rese e tagli alle politiche della sanità, sembra che lei risponda più al governo che ai bisogni dei cittadini della regione. Vorremo metterci a disposizione per trovare soluzioni comuni, senza distinzioni di maggioranza o opposizione. Anche in commissione sanità, caro Lena, siamo ancora all'anno zero".

Antonello Aurigemma (FI): "Non è facile smentire i propri comunicati e Zingaretti oggi l'ha fatto, e quindi apprezzo molto il suo intervento. A lei e a Lena, già dal mese di novembre avevamo manifestato la percezione che qualcosa non funzionasse. Abbiamo iniziato un percorso per valutare lo stato degli ospedali di persona, siamo andati in giro per le province a guardare cosa accade. Il comune denominatore è una mancata pianificazione e programmazione. Il problema dei caos dei pronto soccorso, non è dovuto al picco dell'influenza. Le case della salute non funzionano, non ce ne parla. Gli atti aziendali dei direttori generali li ha rispediti al mittente, perché mancavano una serie di requisiti richiesti, l'atto aziendale è la macrostruttura dell'azienda ospedaliera. Ci troviamo nella totale anarchia, visto che il 15 marzo è il termine ultimo della presentazione. Fermiamo questo processo, e mettiamoci a lavorare per capire come ristrutturare le aziende".

Olimpia Tarzia (Lista Storace): "Siamo in una situazione drammatica. Ci sono gravissime carenze del personale, attese lunghissime per i pazienti. Basta pensare al San Camillo di Roma, con centinaia di persone accalcate in spazi limitati. E' solo un esempio. Non va meglio all'Umberto I. Non si può dire che questa situazione è dovuta al picco dell'Influenza. Che fine hanno fatto le case della salute? La soluzione dei problemi sarebbe l'assunzione di cento nuovi infermieri? I vostri interventi rappresentano un bicchiere d'acqua nell'oceano. Nel pronto soccorso il personale deve essere altamente qualificato: non si può sbagliare quando si ha a che fare con le vita umana. Ma i problemi della sanità vanno guardate nel loro complesso: penso ad esempio alla tutela sociale della maternità, alla contraccezione, alla questione delle linee guida sulla fecondazione artificiale. Su questi temi avete sempre posizioni aggressive che portano alla reificazione del figlio".

Michele Baldi (Lista Zingaretti): "Stiamo lavorando per trovare soluzioni a problemi annosi. Zingaretti ci ha raccontato in maniera onesta quello che ha trovato e quello che sta facendo. Io vorrei ringraziare tutti gli operatori . Spero si possa andare a un percorso condiviso con l'opposizione. Negli ultimi anni i nostri dipartimenti di emergenza sono diventati dipartimenti in emergenza. Non si tratta solo del picco dell'influenza o dell'emergenza caldo o del pericolo dell'ebola. L'emergenza ormai tende alla cronicità. Basta con i tagli lineari del passato, con il blocco delle assunzioni, con la riduzione dei posti letto: dobbiamo uscire dal commissariamento. Dobbiamo fare i conti con la crisi economica, con l'invecchiamento della società. Abbiamo realtà sempre più fragili, tutti fattori che aumentano gli accessi ai pronto soccorso. Gli ambulatori aperti sette giorni su sette grazie alla disponibilità dei medici di base, la case della salute, tutte novità che stanno andando a regime e porteranno risultati. Serve una cabina di regia più presente, serve un cambio di passo".

Gianluca Perilli (M5s): "Il discorso di Zingaretti è inadeguato ed evanescente. Non si può riferire in Consiglio su uno dei temi più sentiti e parlare per dieci minuti dell'influenza. Non si può venire giù dal fortino e dire al popolo che tutto sta andando meglio. Non abbiamo sentito proposte di soluzioni, i cittadini vengono abbandonati nelle corsie. Il 70 per cento degli accessi ai pronto soccorso sono di persone affette da persone croniche e solo nel 30 per cento dei casi si tratta di vere e proprie emergenze. Ci ha gettato addosso una mole di dati non verificabili. Una maniera evasiva per evitare di dare risposte certe rispetto agli interventi che questa amministrazione intende portare avanti per risolvere la situazione dei pronto soccorso".

Davide Barillari (M5s): "Chiamo il 118 e rischio di veder arrivare un'ambulanza privata, senza alcun controllo, arrivo in ospedale e trovo sei, sette ambulanze in fila. Quando riesco ad arrivare al pronto soccorso trovo 40 persone in attesa. Il 70 per cento degli accessi sono inappropriati. Al pronto soccorso trovo pochi operatori, stressati per la carenza di personale, che non riescono neanche a dare informazioni. Finisco in una barella nel corridoio perché mancano i posti letto, soprattutto di medicina internistica, soprattutto nelle province. Rimango in attesa che si liberi un posto. E allora vengo trasferito in una clinica privata. Grazie al regalo che Zingaretti ha fatto alla sanità privata. Una vera e propria odissea sanitaria. Andate a vedere cosa succede invece di tagliare nastri. Avete annunciato al mondo intero la rivoluzione delle case della salute, ma sono vuote: diteci i dati di accesso a queste strutture, facciamole funzionare davvero. Servono risposte dai servizi territoriali non ospedalieri per evitare gli accessi impropri al pronto soccorso. Quanto questa giunta ha investito sulla sanità territoriale? Quasi nulla come dimostra la mobilità verso Roma e verso altre Regioni. Paghiamo altre Regioni invece di investire sulla sanità del Lazio. I posti letto sono inadeguati, manca il personale. Serve una riforma a 360 gradi che metta mano a tutti i punti critici: abbiamo preparato un elenco di 60 soluzioni a costo zero, le mettiamo a disposizione".

Rodolfo Lena (Pd): "Ho trovato dati interessanti in tutti gli interventi di oggi, anche se partono da visioni diverse. Non ho sentito toni trionfalistici da parte di Zingaretti, i dati che ha fornito servivano a inquadrare la situazione. Ho sentito che tutti siamo d'accordo sul numero elevato di accesso improprio ai pronto soccorso. E poi si chiede un aumento dei posti letto. La priorità vera è un maggiore investimento sui territori, in particolare nelle Province. E stiamo cercando di farlo. Le case della salute sono questo. Abbiamo cambiato il modo di ragionare anche il modo in cui investiamo, prima più degli 50 per cento degli investimenti era sugli ospedali, ora non succede più. L'accordo sindacale che ha portato all'apertura degli ambulatori di base sette giorni su sette a Roma va ampliato a tutta la Regione. Queste sono le scelte che stiamo facendo. Per quanto riguarda gli operatori: bisogna eliminare il precariato, riaprire i concorsi per far entrare forze nuove. Abbiamo università che ogni anno sfornano professionisti che sono costretti ad andare a lavorare in altre Regioni. Infine dobbiamo lavorare sull'integrazione socio-sanitaria, quella è la vera sfida: lavorare sul disturbo e non solo sulla patologia. Questo è quello che stiamo facendo e i numeri cominciano a darci ragione".

Oscar Tortosa (Psi): "Due anni fa il pronto soccorso del Cto faceva 120mila prestazioni, ora è vuoto. Alla Asl Roma C abbiamo mandato un direttore filosofo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Vorrei, inoltre, ricordare che il Consiglio regionale il 19 novembre del 2014 ha approvato una risoluzione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, dove si riconosce che va incrementata l'offerta sanitaria nel sud del Lazio, con la creazione di un nuovo Dea di secondo livello a Frosinone. Quella risoluzione va rispettata, bisogna cambiare il decreto di Zingaretti. Mi chiedo chi è che ha esaminato alcuni dei direttori generali delle Asl e come sia possibile che siano stati giudicati idonei".

Pietro Sbardella (gruppo misto): "Sono rimasto abbastanza sconcertato dall'intervento di Lena. Mi è sembrata una risposta da assessore alla Sanità più che da presidente di una commissione consiliare sempre lasciata all'oscuro di tutto. Questo Consiglio non è capace di essere punto di ascolto e di proposta. Dobbiamo riappropriarci delle nostre prerogative. Abbiamo un vuoto sostanziale: dopo gli annunci di campagna elettorale, non abbiamo più sentito parlare di un progetto strutturale di sanità. Abbiamo bisogno di un'idea complessiva, invece veniamo espropriati di decisioni importanti, penso al declassamento del San Filippo Neri, al sostanziale accorpamento delle Asl Rm A e Rm E, all'accreditamento del servizio di assistenza domiciliare che non viene fatto. I vostri direttori generali hanno presentato degli atti aziendali che sono stati rimandati tutti al mittente. Cosa aspettate a cacciarli? Se non sanno neanche leggere le linee guida che gli avete dato, come possono dirigere le Asl? Altro che assunzione di cento infermieri, una goccia nell'ocenano: serve lo sblocco del turn over".

Mauro Buschini (Pd): "Questo Consiglio è stato sempre puntualmente informato, sulle scelte e sul lavoro che è stato portato avanti. Oggi arrivano i primi risultati, ma dobbiamo ricordare che partivamo da una situazione di grande criticità. Alcune cose sono state fatte, penso al tema delle liste di attesa ad esempio, alla discesa del deficit che è la condizione per l'uscita dal commissariamento. Restano questioni aperte, quella della mancanza di personale, quello dei tempi di dimissione. Le iniziative che sono in essere possono portarci a migliorare la situazione dei pronto soccorso".

Giancarlo Righini (FdI): "Attribuire il caos dei pronto soccorso al picco influenzale non è credibile. Non è questa l'occasione per fare vetrina, la drammaticità della situazione di numerosi pronti soccorso è sotto gli occhi di tutti, Le cause non sono imputabili a nessuno, ma vanno affrontate. Presidente ha dimenticato di citare una serie di questioni: sorprende (perché ne ha fatto una campagna informativa cui tutti abbiamo creduto) sulle Case della salute. In alcune piccole realtà si è trattato di una "romanella" su strutture esistenti, il progetto va arricchito di contenuti e significati, altrimenti l'investimento è spreco. Cosi come i presidi di guardia medica. Anche i laboratori analisi sono presidi importanti: il limite minimo di 200 mila prelievi sta consegnando la realtà a compagnie estere. Non le sto addebitando a lei questa scelta, ma la investo di farsi portavoce verso il ministero della salute. Tutte le proposte scaturite da questo dibattito, tengono conto del convitato di pietra, ossia il deficit sanitario".

Teresa Petrangolini (Per il Lazio): "La sospensione del vaccino influenzale, che poi si è rivelata assolutamente infondata, ha rappresentato un danno grave. Dobbiamo essere molto più cauti quando parliamo di questioni come le vaccinazioni che sono uno degli strumenti più importanti per tutelare la salute dei cittadini. Le case della salute sono degli strumenti che possono aiutare nelle emergenze e stanno crescendo: Pontecorvo ha effettuato 43mila prestazioni da quando è aperta, solo per fare un esempio. E' chiaro che devono ancora andare a regime ma questa è la strada giusta. Altro strumento sono gli studi associati dei medici di famiglia. Non è vero quello che dice Barillari sul 118, sull'utilizzo di ambulanze private senza controllo. C'è un'unità specifica del 118 che controlla e fa i corsi di formazione degli operatori. Anche questa iniziativa degli steward di cui tutti parlano male è positiva. Serve maggiore flessibilità nella gestione dei posti letto. Bisogna dare più spazio ai malati nella gestione dei codici a bassa intensità. Stiamo affrontando questi problemi, ci dobbiamo confrontare sulle misure che si stanno adottando".

Daniele Sabatini (Ncd): "Non si può sostenere che la situazione dei pronto soccorso sia dovuta al picco dell'influenza. Non nascondiamoci dietro a un virus. Il lavoro che è stato svolto da questa Regione ha un impatto sulla situazione attuale: c'è una visione da parte di Zingaretti, si intravede nelle sue parole, ma è una visione incomprensibile che nei fatti non produce risultati. Si è giocato sui posti letto, riequilibrandoli fra Roma e le Province, con un saldo complessivo positivo di appena 20 posti letto, lo 0,09 per cento del totale. Un dato insufficiente. I cittadini subiscono le conseguenze di questa mancanza di attenzione. Ammetto la mia difficoltà a comprendere l'impatto vero di queste case della salute. Qual è la reale mission di queste strutture? Cosa succede poi sugli atti aziendali delle Asl? Sono stati bocciati? Qual è la situazione reale? La situazione non solo è difficile, ma sta anche peggiorando. Penso ad esempio alle Rsa, che rischiano di fallire lasciando senza assistenza migliaia di cittadini. Ogni sei mesi annunciate che fra sei mesi usciremo dal commissariamento, termine che viene costantemente differito, creando sempre più difficoltà".

Giuseppe Simeone (FI): "Non possiamo ritenerci soddisfatti per il fatto che l'emergenza non ha riguardato solo il Lazio. Da noi è sempre emergenza, da noi nei pronto soccorso c'è sempre sovraffollamento. Il sistema non è adeguato, le strutture sono obsolete. C'è l'assoluta assenza di qualsiasi filtro sul territorio. Il problema vero dell'ingolfamento dei pronto soccorso è la mancanza di posti letto per ricoverare i pazienti. E così anche la crisi economica che le famiglie del Lazio stanno vivendo aggrava la soluzione. Non ci sono i soldi per pagare i ticket e ci si rivolge al pronto soccorso per avere le prestazioni gratis. Bisogna rivedere il ruolo dei medici di base e della guardia medica. Sono da rivedere le case della salute. Tutto quello che c'è sul territorio non funziona. Come non funziona la centralizzazione dei laboratori di analisi. Poi il vero punto focale, quello del personale. Infine gli atti aziendali delle Asl: anziché pensare alle urgenze si pensa ad aumentare la propria corte. Sono previsti addirittura degli addetti stampa. Non hanno alcuna attenzione alle esigenze del territorio".

Fabrizio Santori (gruppo misto): "E' la quinta volta in due anni che ZIngaretti viene in consiglio regionale. Trovo un insulto la frase del presidente che dice "fase di emergenza, ma il sistema tiene". Servono atti concreti: mandare via i direttori generali, sostituire i dirigenti dell'area sanitaria e la cabina di regia. Non si può dire che l'emergenza sia legata all'influenza. Lo scaricabarile è lo sport preferito della sinistra. Questa amministrazione nove mesi fa ha dato istruzioni in nove punti per superare l'emergenza. I direttori generali hanno risposto, con richieste precise, non hanno avuto più alcuna risposta. E non diamo la colpa ai codici bianchi che sono una piccola minoranza e stanno diminuendo. Questo consiglio regionale dirà ancora una volta che va tutto bene?

Devid Porrello (M5s): "La soluzione principale dei problemi di affollamento al pronto soccorso va ricercata nel rapporto con i medici di base. Il 70 per cento degli accessi sono inappropriati: il congestionamento parte da li, la rete territoriale non ha la struttura adatta ad accogliere questi malati cronici. E anche le case della salute non sono adatte. Servono accordi con i medici di medicina generale che possono svolgere un'azione di filtro, occupandosi di malati che non devono stare al pronto soccorso: quindi una sanità attiva, che va verso il paziente e non si limita ad attenderlo in ospedale".

Adriano Palozzi (FI): "Due considerazioni, la prima è che si è avuto il coraggio di fare scelte politiche ma ci si è affidati ai tecnici dei tagli; la seconda è che chiudendo ospedali e pronto soccorso non si risparmia, anzi si spende di più. Serve un'alta specializzazione degli ospedali, lasciando aperti i Dipartimenti di emergenza. Non servono tanti ospedali che fanno tutto, con reparti spesso vuoti che non danno un reale servizio, servono punti di emergenza diffusi sul territorio. In questa maniera si taglia davvero, ma andando incontro alle esigenze dei cittadini. L'investimento sul primo intervento resta essenziale, vanno chiusi tanti micro reparti che sono assolutamente inutili, accorpandoli in poli unici. E' una questione di scelte politiche che non sono state fatte: programmare una sanità che guardi alle reali esigenze dei territori".

Voli sanitari, sulle spalle dei contribuenti per salvare un’ustionata che non trova un posto letto nella capitale. Tivoli-Genova a memoria che nel Lazio la sanità non è né gestita né monitorata come dovrebbe. Regione Lazio il fanalino di cosa delle regioni italiane…Grazie Zingaretti per aver aperto le Case della Salute, sono molti a gridarlo ad una politica assente, se non per comunicati e tagli di nastri.




COZZE IRSVEM: E' ALLARME EPATITE A

 

A seguito della segnalazione di riscontro di virus dell’epatite A e Norovirus su mitili provenienti dallo stabilimento IRSVEM, numero di riconoscimento CE IT 2 CDM, sito a Bacoli (Napoli), le Autorità sanitarie della Campania hanno attivato il sistema di allerta al fine di adottare le misure di ritiro dei lotti contaminati a tutela della salute pubblica.

 

di Cinzia Marchegiani

Napoli – I consumatori di cozze devono stare attenti alla tracciabilità del prodotto. Il Ministero della Salute il 4 marzo 2015 ha comunicato che a seguito della segnalazione di riscontro di virus dell’epatite A e Norovirus su mitili provenienti dallo stabilimento IRSVEM, numero di riconoscimento CE IT 2 CDM, sito a Bacoli (Napoli), le Autorità sanitarie della Campania hanno attivato il sistema di allerta al fine di adottare le misure di ritiro dei lotti contaminati a tutela della salute pubblica.

Essendo stata riscontrata la positività anche su campioni prelevati nell’allevamento di molluschicoltura di origine (MITILIMONTESE SOC COOP MITILICOLTURA) il Ministero della salute ha richiesto alla Regione Campania la lista di distribuzione dei prodotti provenienti dall’allevamento, per completare le informazioni sulla tracciabilità dei lotti coinvolti e adottare i conseguenti provvedimenti, e di verificare se essi siano stati commercializzati anche da altri centri di spedizione molluschi.

Il caso sollevato è un allarme sanitario, vista  la gravità del rischio per la salute umana correlata alla presenza dei due patogeni, per questo si raccomanda di non consumare il prodotto mitili con le seguenti caratteristiche:

Prodotto: mitili in retine

Produttore: IRSVEM numero di riconoscimento CE IT 2 CDM sito a Bacoli (Napoli)

Rischio: Presenza di virus dell’epatite A e Norovirus

Paese di origine: Italia

Ad oggi sono in corso ulteriori accertamenti da parte delle Autorità sanitarie locali per individuare le cause della contaminazione.




MORTI DA MENINGITE E LA MALAINFORMAZIONE

 

L’inchiesta de l’Osservatore d’Italia sugli ultimi casi di meningite in Italia: morta la neonata di Bologna, colpita da meningite da streptococco, un caso di malasanità, la mamma era stato trovata positiva al tampone vaginale prima del parto, i Nas aprono un’inchiesta sui medici per omicidio colposo; morto ad Empoli un giovane ragazzo di tredici anni colpito da meningococco C, ma era stato vaccinato per lo stesso batterio; tre neonati di 2, 3 e 5 mesi ricoverati a Roma al Bambin Gesù per meningite ma non potevano avere per la piccola età anagrafica l’accesso alla copertura vaccinale. Il dr Girolamo Giannotta ci svela i segreti che si celano dietro i dati ufficiali, gli studi scientifici e la frode del calo delle vaccinazioni.

 

di Cinzia Marchegiani

Lo spettro delle malattie che possono uccidere i nostri figli è una leva che troppo spesso viene utilizzata a scopi non chiari, soprattutto quando a colpire il germe della paura sono tabella studiati ad hoc che lasciano lacune evidenti e grossolane sulle informazioni mediche e scientifiche profuse, diventando platealmente degli ossimori di notizie. E’ umano avere paura, ma alimentarla con false notizie, che creano ancora più confusione, destabilizza il lettore e soprattutto la fiducia verso le stesse istituzioni sanitarie. Quando un genitore stringe tra le sue braccia il proprio figlio, vorrebbe proteggerlo da qualsiasi male, ma i danni di una mala informazione spesso inducono a pensare che quelle morti potevano essere evitate attuando una buona vaccinazione…ma non è così come si vuole far credere. Nasce così la necessità di un’inchiesta sanitaria de l’Osservatore d’Italia, per scoprire cosa si cela dietro informazioni artefatte che con fendenti incomprensibili addebitano i casi di meningite avvenuti negli ultimi mesi in Italia… e purtroppo anche decessi (a detta di emeriti professionisti della carta stampata e della scienza) esclusivamente al calo delle vaccinazioni. Il nostro quotidiano non si accontenta di informazioni spicciole date per scontate e, come abbiamo dimostrato con lo scandalo del vaccino antinfluenzale scoperto inefficace, anche in questo caso, daremo ai nostri lettori importanti approfondimenti che inchiodano con atti documentali le bugie. I casi di Meningite riscontrati a Roma, fortunatamente non mortali e quello della piccola di 40 giorni deceduta a Bologna sono l’esempio concreto di quanto l’informazione genera mostri più grandi della malattia stessa, ed è un danno gravissimo, poiché si rischia di far passare il messaggio che il genitore può stare tranquillo e dormire sereno tra due grossi guanciali se il proprio figlio è super vaccinato. E’ l’effetto da “incantesimo della mala-informazione” grazie al quale mezze verità assemblate anche male tra loro, diventano la banale spiegazione di fatti gravi avvenuti nella sanità italiana, arrogandosi il pretesto di condizionare, e allo stesso tempo lenire, il panico generato, invitando i genitori a vaccinare i propri figli.

I CASI DI MENINGITE A ROMA
Il 20 febbraio 2015, il sito dell’ospedale Bambin Gesù, sotto un titolo inequivocabile, “Meningite: sotto accusa il calo delle vaccinazioni-Tre ricoveri per il batterio Haemophilus B, assente da anni” si informava che erano stati eseguiti ricoveri di tre lattanti, di 2, 3 e 5 mesi, uno dei quali in terapia intensiva per la criticità delle sue condizioni, contratto in contesti completamente diversi questa forma di meningite che si riteneva debellata. Alberto Villani, Responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive del Bambino Gesù specificava, sempre nello stesso articolo, che per questa malattia c'è un vaccino specifico che protegge i bambini dal rischio di contrarla: “perciò riteniamo che la recrudescenza dei casi sia legata al calo delle vaccinazioni. In mancanza di vaccinazione, infatti, il batterio responsabile circola di più e, conseguentemente, colpisce in misura maggiore”. L’articolo poi menzionava a supporto di tali tesi che proprio per il calo delle vaccinazioni, all'inizio del 2015 l'Italia ha ricevuto un richiamo da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il dato sulla diminuzione a livello nazionale è confermato dal Ministero della Salute secondo cui, nel nostro Paese, le coperture vaccinali hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni.

Molti genitori confusi da queste notizie hanno cercato informazioni più dettagliate perché non comprendevano la relazione fra i casi da meningite che comunque avevano colpito neonati, e lattanti, che per la loro età anagrafica, non potevano comunque accedere alle dosi dell’esavalente dove c’è anche quello per il batterio incriminato, ma soprattutto il nesso con il calo delle vaccinazioni.

EVIDENZE DELLE COPERTURE VACCINALI, OPS…NESSUN RIFERIMENTO AL BATTERIO HAEMOPHILUS B
Il Reparto di Epidemiologia delle malattie infettive, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), Istituto Superiore di Sanità con un documento accessibile a tutti pubblicato lo scorso 19 febbraio 2015 spiega nel dettaglio che proprio in merito alla pubblicazione da parte del ministero della Salute delle coperture vaccinali a 24 mesi d’età relative all’anno 2013 ad agosto 2014 e al recente richiamo da parte dell’Oms circa la riduzione delle coperture vaccinali (CV) per morbillo (non si parla di batterio HAEMOPHILUS B) nei bambini in Italia, molti organi di stampa hanno ripreso e amplificato le informazioni circa l’andamento delle coperture vaccinali nel nostro Paese. L’analisi dei dati del grafico di copertura per la prima dose di morbillo nel periodo 2006-2013 evidenzia che complessivamente non si sono registrate variazioni di rilievo della copertura media nazionale. La copertura era pari all’88,3% nel 2006 e all’88,1% nel 2013 e quindi la variazione percentuale nel periodo è pari a -0,2% (Figura 3). I dati specifici per regioni italiane nel periodo in esame evidenziano come le coperture vaccinali per morbillo sono migliorate in quelle regioni che partivano da coperture più basse e si sono stabilizzate o sono diminuite in quelle regioni che le avevano più elevate, con il risultato di una variazione annuale nazionale pari a 0 nel periodo in esame. Ma c’è di più, analizzando un periodo più lungo (dal 2000 al 2013), si evidenzia che la copertura vaccinale per tre dosi di antipolio ha subito nel corso degli anni piccole oscillazioni in positivo e in negativo, ma rimane pressoché costante e superiore al 95%. I dati che riguardano invece le coperture vaccinali per il morbillo sono aumentate progressivamente fino al 2008, quando hanno raggiunto un plateau del 90%. Al 2013 la copertura vaccinale è dell’88,1% contro il 74,1% dell’anno 2000, quindi c’è stata una crescita di 14 punti percentuali…insomma un aumento considerevole nel totale.

CASO DECESSO NEONATA PER MENINGITE A BOLOGNA
La piccola Miram, il 16 febbraio 2015, appena un mese dalla sua nascita era stata portata d’urgenza al pronto soccorso pediatrico del Maggiore di Bologna, dove veniva dimessa per influenza. La bimba è morta per meningite lo scorso venerdì 27 febbraio causata dal batterio streptococco. L’indagine dei Nas hanno permesso l’accesso alle cartelle cliniche con cui si è scoperto che la madre era portatrice di questo batterio, dal tampone vaginale che si effettua prima del parto era risultata positiva allo streptococco di gruppo B. In questo caso si sta cercando di capire quali sono le crepe per cui non è stata somministrata la profilassi vaccinale, scoprire insomma dove si è inserito il corto circuito delle informazioni negli ospedali. Un grave danno di malasanità che finisce in cronaca con la perdita una piccola vita.

CASO DECESSO AD EMPOLI PER MENIGOCOCCO DI TIPO C, IL RAGAZZO PERO’ ERA VACCINATO
Giovanni Locci, si legge sui giornali locali, è morto per una meningite di tipo "C", la stessa per cui era vaccinato. E' questo il responso dell'analisi svolta dal laboratorio specializzato dell'ospedale pediatrico Meyer in seguito alla morte del tredicenne di Bassa, arrivato in condizioni disperate al San Giuseppe di Empoli la notte di sabato 7 febbraio 2015.
Questi fatti di cronaca fotografano come spesso le tragedie vengono strumentalizzate per allertare la popolazione sui cali vaccinali, che invece non hanno in questo caso la paternità dei decessi, mentre il più delle volte trattasi di assurda malasanità, o addirittura incapacità del vaccino ad immunizzare, che invero non trova volontà di aprire un’indagine scientifica.

In questo marasma di mala informazione, ci viene incontro il dott. Girolamo Giannotta, pediatra di lungo corso, che in materia di vaccini e vaccinazione non lascia nulla al caso. La meningite rimane una malattia che terrorizza qualsiasi genitore, ma spesso si pensa che basti un vaccino per essere immuni. Partendo dal caso romano, che ha colpito tre bambini di 2, 3 e 5 mesi di vita, cosa si poteva fare? E’ vero che è legato al calo di vaccinazioni?
Analizzando i dati utili che provengono dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che riguardano la sorveglianza delle malattie batteriche invasive aggiornati al 31 ottobre 2014, si scopre che il numero dei casi di infezioni invasive (meningiti e sepsi) da Haemophilus influenzae rimane limitato, sebbene si osservi un lievissimo incremento dell’incidenza nel corso degli ultimi 3 anni (da 0,08 casi per 100.000 nel 2011 a 0,13 nel 2013). L’incidenza è bassa in tutte le fasce di età, ma più elevata nel primo anno di vita e negli anziani. Relativamente al quadro clinico, oltre il 65% dei casi riportati nei diversi anni presenta sepsi. I casi dovuti al sierotipo b, gli unici prevenibili mediante vaccinazione, si mantengono rari (nessun caso nel 2011, 6 casi nel 2012, 5 casi nel 2013). Tra questi, solo due casi insorti in bambini vaccinati contro H. influenzae soddisfano i criteri per la definizione di fallimento vaccinale. Dei 5 casi segnalati nel 2013, due casi sono fallimento vaccinale (1 bambino di un anno, vaccinato con una dose e un bambino di 10 mesi vaccinato con 2 dosi).

Cosa significa i termini di copertura vaccinale?
Il numero dei casi di meningite dovute ad H. influenzae nel 2013 si riferiscono a cinque casi e sono quasi ugualmente distribuiti tra vaccinati e non vaccinati. Detta in altri termini, la vaccinazione non ha potuto evitare la meningite a quei due soggetti vaccinati, ma non immunizzati. In merito ai bambini invece ricoverati al Bambin Gesù, erano troppo piccoli per essere ritenuti completamente immunizzati contro l’Haemophilus influenzae (non conosciamo il loro stato vaccinale ma quelli di 2 e di 3 mesi al massimo possono aver avuto una dose, e nella migliore delle ipotesi quello di 5 ne ha potuto ricevere 2), e quindi non si può imputare la loro meningite ad un calo vaccinale, che non vi è stato, per i limiti prima indicati.

Il caso di meningite da meningococco di tipo C, i dati ufficiali cosa riportano?                                                                                                                                                                                                                                                    In sintesi, nel 2013 sono stati segnalati 162 casi di malattia invasiva da meningococco. L’incidenza della malattia invasiva da meningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare nel primo anno di vita in cui l’incidenza supera i 3 casi per 100.000. Però nel primo anno di vita non si vaccina contro il meningococco C che è quindi libero d’agire. Spesso i genitori allarmati dai lanci di agenzia vanno in tilt, e non comprendono che i bambini piccoli, non possono ricevere questo vaccino e non sempre la vaccinazione copre tutti i tipi di meningiti. Il caso invece della malattia invasiva da pneumococco, i dati segnalati sempre nell’anno 2013, citano 963 casi segnalati. L’incidenza nella fascia di età 1-4 anni è in incremento rispetto al 2000, ed in decremento rispetto al 2011 che comunque non inverte il trend in ascesa dal 2000, a dispetto dell’intensa campagna vaccinale. Certo esiste il 5° anno che loro includono nei calcoli, ma non credo sposti i termini del problema. Inoltre, il numero complessivo delle infezioni invasive da pneumococco rimane elevato anche in Regioni che nel 2012 mostravano coperture per la vaccinazione pneumococcica al di sopra dell’85% nei bambini fino a 24 mesi, come Piemonte ed Emilia-Romagna. Senza ombra di dubbio, con lo pneumococco sta succedendo qualcosa che non sappiamo. I casi totali sono praticamente quadruplicati, l’incidenza nella popolazione generale è quadruplicata dal 2000 al 2013 (0,4 vis 1,61) e l’incidenza nella fascia di età 1-4 anni è in incremento nel periodo 2000-2013 (1,25 vis 1,76), anche se la situazione era peggiore nel 2011. 


Dr Giannotta, ci fa una panoramica dettagliata del vaccino esavalente ed anti-meningite
Attualmente il vaccino esavalente somministrato ai bambini è Infanrix-hexa. E’ un vaccino adsorbito contro Difterite, Tetano, Pertosse, Epatite B, virus Polio e batterio Haemophilus influenzae tipo b (Hib). Gli adiuvanti sono i Sali d’alluminio per un ammontare complessivo di 0,82 milligrammi a dose. Il vaccino può contenere tracce di formaldeide, neomicina e polimixina che sono impiegate durante il processo di produzione.
Il ciclo vaccinale di base prevede tre iniezioni da effettuare durante il primo anno di vita e da eseguire al 3°, 5° ed 11° mese (3).
Lo studio olandese (van Alphen L., Spanjaard L., van der Ende A., Schurman I., Dankert J. Effect of nationwide vaccination of 3-month-old infants in The Netherlands with conjugate Haemophilus influenzae type b vaccine: High efficacy and lack of herd immunity. J Pediatr 1997; 131: 869-73) conclude affermando che la capacità del vaccino coniugato (contro l’H. influenzae di tipo b) di prevenire la meningite è del 99.4%, in bambini vaccinati con 2 o più dosi. La lettura degli stessi risultati però dice che nel periodo della campagna vaccinale i casi di meningite da H. influenzae tipo b erano 22, rispetto ai 342 dell’era pre-vaccinale. Come si vede i numeri sono molto piccoli e non bisogna ingigantirli anche se si tratta di malattie serie. Ma la cosa importante sta nel fatto che due bambini con meningite da H. influenzae tipo b erano stati vaccinati tre volte, 13 avevano ricevuto una sola dose o nessuna dose, e 7 non erano vaccinati. Come è evidente anche i vaccinati con tre dosi di vaccino anti-H. influenzae tipo b possono contrarre la meningite da H. influenzae tipo b. Ma, ripeto, sono sempre piccoli numeri e testimoniano piccole verità.
Per il Meningococco C, l’unica dose prevista dalla schedula vaccinale italiana si deve effettuare all’età di 13 mesi. Ne deriva che nessun bambino prima dei 13 mesi può avere una vaccinazione contro il meningococco C e per tale motivo gli eventuali casi di meningite di questo tipo, insorti prima di quell’età, non possono essere addebitabili alla mancata vaccinazione, poiché in caso contrario si ingannano i lettori.

Ci sono studi che dimostrano l’inefficacia di alcuni vaccini per meningite e di quale tipo?
L’agenzia per la salute pubblica del Canada (http://www.phac-aspc.gc.ca/publicat/cig-gci/p04-meni-eng.php), dice che l’efficacia del vaccino anti-Meningococco C è del 97% all’interno di un anno dalla vaccinazione, ma decresce al 68% dopo un anno. Poiché la dose vaccinale è unica e dopo un anno dalla vaccinazione almeno 3 bambini su 10 sono scoperti, non si capisce il razionale di questo programma vaccinale, anche in considerazione del fatto che l’immunità svanisce col tempo. Anche le autorità canadesi si appellano al beneficio aleatorio della “herd immunity” il cui razionale, od irrazionale, starebbe nel fatto che i componenti di un gregge immunizzato al 96% conferiscono protezione al rimanente 4% del gregge. Cosa assolutamente assurda visto che non si vaccina il 96% del gregge, che il gregge è alimentato dai nuovi nati non vaccinati per limiti di età, che non tutti i vaccinati si immunizzano e che l’efficacia del vaccino svanisce nel tempo, già a partire da un anno dopo, ed alla luce del fatto che la dose è singola. Oltre questi limiti, va riconosciuto che la campagna vaccinale ha prodotto nel periodo 2000-2013 un calo dell’incidenza nella fascia d’età di 1-4 anni (2,8 vis 1,08).

Perché vaccinare non equivale ad immunizzare?
L’atto della vaccinazione è una meccanica procedura che porta ad iniettare una miscela precostituita di antigene ed adiuvante che si prefigge il teorico scopo di evocare una risposta immunitaria protettiva nei riguardi dell’antigene introdotto, che è simile a quello del germe o della tossina contro i quali desideriamo produrre la sospirata risposta immunitaria. Anche se non è sempre così, spesso è così. Ma il nostro progetto vaccinale deve fare i conti col nostro sistema immunitario che percorre le sue tappe evolutive secondo modalità che ai più sono sconosciute. Solo per sommi capi, il sistema immunitario del piccolo bambino ha deficienze specifiche dovute alla sua immaturità ed ha un supporto specifico ed allargato che è stato precostituito in gravidanza. Per chi non ha dimestichezza con la sostanza vaccinale, le cose possono essere semplicisticamente poste ed all’iniezione del vaccino deve corrispondere l’automatica elaborazione di una risposta immunitaria protettiva. Purtroppo, l’antigene vaccinale non ha nessuna possibilità di evocare una risposta immunitaria adattativa in assenza dell’adiuvante che ha il compito di provocare un processo infiammatorio idoneo a stimolare la risposta immune innata dalla quale dipende indissolubilmente la risposta adattativa (generalmente la produzione di un anticorpo specifico contro l’antigene vaccinale). Anche in queste idilliache condizioni, spesso le cose non vanno come si desidera e la risposta immunitaria può essere lenta a venire, può non essere ottimale in tutti i casi e manca in altri.

Come si fa a riconoscere questa malattia, qual è la clinica delle meningiti?
Molto spesso la meningite batterica è il risultato della disseminazione ematogena dei microrganismi che partono da un sito distante (Nelson Textbook of Pediatrics. Acute Bacterial Meningitis Beyond the Neonatal Period. Chapter 595.1: 2087-2095, 2011). La batteriemia (presenza dei batteri nel sangue) usualmente precede la meningite od è concomitante. Spesso la colonizzazione batterica del nasofaringe, da parte di un microrganismo potenzialmente patogeno, rappresenta il sito dal quale origina la batteriemia. In altre parole, spesso il batterio colonizza gola e naso per poi accedere al sangue ed arrivare al cervello. Attraverso i plessi coroidei dei ventricoli laterali (qui la barriera emato-encefalica è più permissiva) e le meningi, i batteri possono accedere al sistema nervoso centrale e circolare nei vari compartimenti, compreso il liquor e gli spazi subaracnoidei.
Per noi è fondamentale capire quando siamo in presenza di questo drammatico quadro. Innanzitutto, l’esordio della meningite acuta ha 2 pattern predominanti. Il più drammatico e, fortunatamente, meno comune, contempla un brutale inizio con i sintomi di un quadro di shock rapidamente progressivo con porpora (macchie rosse sulla pelle che non scompaiono alla pressione esercitata sulla cute con un vetrino o con un bicchiere di vetro a casa del paziente, mezzo di medicina di campagna decisamente efficace), coagulazione intravascolare disseminata, ridotti livelli di coscienza che spesso esitano nel coma progressivo e si concludono con la morte del paziente entro le 24 ore dall’esordio.
Per nostra fortuna, e per fortuna relativa del paziente, molto spesso l’esordio della meningite è preceduto da diversi giorni di febbre accompagnata da sintomi respiratori alti (raffreddore, tosse, lacrimazione, mal di gola) o da disturbi gastrointestinali (vomito, diarrea, dolori addominali) seguiti da segni non specifici di infezione del sistema nervoso centrale, quali, sonnolenza eccessiva ed irritabilità. È questo secondo tipo d’esordio che “i giornalisti del clamore” non conoscono e li induce a gridare allo scandalo e tuonare contro la classe medica.
È del tutto evidente che detti sintomi sono simil-infuenzali e possono essere etichettati come influenzali senza per questo chiamare inappropriatamente in causa la malasanità. Solo la comparsa di sonnolenza eccessiva e di irritabilità inducono il sospetto che porta il medico a cercare i segni neurologici nel paziente. I segni dell’irritazione delle meningi (rigidità e dolore nucale) possono anche mancare nel piccolo lattante, dove è più facile trovare la testa che cade e la fontanella bregmatica bombata. Nel bimbo più grande si deve ricercare il segno di Kernig (si porta a 90° l’anca e poi si estende la gamba che provoca dolore) e quello di Brudzinski (si flette il collo del paziente supino e si verifica una flessione automatica del ginocchio). Da notare che questi due segni possono non essere sempre presenti fino ai 18 mesi di vita. In realtà, febbre, mal di testa e rigidità nucale sono presenti solo nel 40% degli adulti con meningite batterica. Le convulsioni sono presenti nel 20-30% dei casi di meningite e se si presentano entro i primi 4 giorni non hanno un pessimo significato prognostico.
Il resto, è pertinenza della medicina ospedaliera, poiché a noi spetta l’ingrato compito di scoprire il secondo pattern nel più breve tempo possibile ricordando di valutare con più attenzione la sonnolenza e l’eccessiva irritabilità del bambino, che spesso esiste anche in assenza di malattia specifica.

Termina questo viaggio importante che l’Osservatore d’Italia dedica alle famiglie, affinché le paure giustificate, non diventino una corsa irrefrenabile ad un ausilio medico che spesso non può difendere dalla mala informazione, colpevole di generare mostri più grandi delle stesse temute malattie, e non sempre quello che si legge “E’ così se vi pare”.




LEGA PER IL LAZIO, CLAUDIA BELLOCCHI: "RENZI A CASA E’ UNA VITTORIA DELLA LEGA E DELLA DESTRA NON RAZZISTA E NON VIOLENTA"

 

La Bellocchi è certa di un cambiamento alla base: “Dopo il grande successo ottenuto sabato con la manifestazione di Roma è stato dimostrato, soprattutto a chi vuole dipingere questa realtà a suo uso e consumo, che il nuovo capitolo di destra è concreto e soprattutto non violento e non razzista nella politica italiana"

 

Redazione

Roma– Al margine della manifestazione “Renzi a Casa” di sabato 28 febbraio 2015 che ha riempito le strade di Roma e Piazza del Popolo, ottenendo un effetto domino sull’asse ormai consolidato tra Fratelli d’Italia e Lega Nord, interviene Claudia Bellocchi, coordinatore nazionale Lega per il Lazio: ”Ho il piacere di ringraziare tutti i nostri coordinatori territoriali del Lazio che sono intervenuti così numerosi alla manifestazione in Piazza del Popolo, con sacrificio, arrivando da ogni punto della Regione con i loro pullman per manifestare tutti insieme con l'obiettivo di costruire un nuovo capitolo politico nella destra italiana, non violento e sempre più vicino agli italiani. Grazie a tutti coloro che ci sono stati vicino nella fase organizzativa della manifestazione e che hanno contribuito a far andare tutto nel verso giusto. Per ultimo, ma non per importanza il mio ringraziamento va alla Questura di Roma, alla Polizia e ai Carabinieri, per il lavoro svolto, sia in piazza che mettendo in sicurezza la nostra Sede di Roma.”

La Bellocchi è certa di un cambiamento alla base: “Dopo il grande successo ottenuto sabato con la manifestazione di Roma è stato dimostrato, soprattutto a chi vuole dipingere questa realtà a suo uso e consumo, che il nuovo capitolo di destra è concreto e soprattutto non violento e non razzista nella politica italiana – conclude la stessa Bellocchi.

Claudia Bellocchi nella foto è accanto a Tony Iwobi, Responsabile Federale Dipartimento Immigrazione e Sicurezza Lega Nord. Iwobi precisa: ”Sono ancora commosso e grato per quanto accaduto sabato pomeriggio in piazza del popolo a Roma: una piazza gremita e pacifica che dimostra ancora una volta la credibilità del progetto politico della famiglia della Lega Nord di Matteo Salvini. Vogliamo un Paese sovrano sicuro, sostenuto dalla serietà dei suoi cittadini onesti, che persegua la certezza dei diritti e delle pene. Un'Italia proiettata nel futuro con irremovibile decisione nel difendere le conquiste di civiltà ottenute dal mondo occidentale.”