FIUMICINO: ECCO COME SI COMPORTA IL COMUNE CON UNA MALATA GRAVE

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di Cinzia Marchegiani

Fiumicino (RM) – Duole dover essere spettatori consapevoli di una querelle pericolosa che continua ormai da troppi anni tra una malata gravissima con patologia rara e l’amministrazione del comune di Fiumicino capitanata dal sindaco Esterino Montino.
Angela, questo il nome della malata rara, è diventata più di una conoscente, una donna energica da proteggere, perché quando un giornalista segue una storia, inevitabilmente viene inghiottito dalla forza, tenacia e struggente dolore delle persone che lottano contro un sistema che divora speranze, diritti e sopratutto rispetto. Ecco, Angela sta combattendo una guerra contro le istituzioni per ottenere l’assistenza indiretta che gli è dovuta per legge e il Contributo di Sollievo, quest’ultimo diritto in realtà sembra ancora coperto da un mistero nonostante gli sia stato riconosciuto, ma ancora, Angela, non ne ha mai beneficiato.

Angela inizia lo sciopero della fame e viene ricoverata d’urgenza per l'aggravarsi del suo stato di salute.
Angela, malata rara grave ha voluto iniziare lo sciopero della fame, lo aveva anticipato a tutti sulle colonne de L'Osservatore d'Italia. E considerate le sue condizioni di salute è facile immaginare le drastiche conseguenze che hanno inevitabilmente devastato il suo labile stato di salute. Tutti i retroscena di questa storia sono un pugno nello stomaco ed è giusto che tante persone che hanno seguito questa complicata storia, sappiano come Angela stia combattendo guardando anche il volto della morte. Tutti i suoi amici erano preoccupati, e hanno sostenuto giorno e notte con vero affetto questa donna che nonostante una malattia invalidante, nonostante tanti ostacoli, vuole ottenere chiarezza del motivo per il quale il comune di Fiumicino non riesce a dare risposte ufficiali ma preferisce mandare lettere, consegnate ufficiosamente nella cassetta postale della sua abitazione mentre Angela, per aggravamento delle sue condizioni era stata ricoverata in clinica, preferendo questa via inconsueta invece di rispondere alla posta certificata dell'avv Antonio Petrongolo di Assotutela.

Il fatto.
Angela l’avevamo lasciata lo scorso 29 ottobre 2015 quando annunciava su questo quotidiano che avrebbe intrapreso la via dello sciopero della fame per cercare di ottenere quelli che sono i suoi diritti, una decisione ponderata la sua poiché nonostante la diffida legale risalente addirittura allo scorso 4 settembre 2015 da parte dell’Avv Antonio Petrongolo di Assotutela a tutti gli indirizzi del Comune, assessorati e servizi sociali, nessuno aveva ritenuto di rispondere. La diffida spiegava come Angela da quando si era trasferita da Roma a Fiumicino avesse avviato l’iter burocratico dal 2012 per l'attivazione dei servizi di assistenza riservati ai disabili, in quanto disabile al 100% non rivedibile, presentando domanda presso i vari presidi preposti, agli stessi consegnando documentazione di quanto richiesto (ovvero documenti certificazioni e moduli di attivazioni). Non solo nella diffida l’avv Petrongolo faceva emergere una situazione imbarazzante: “Nel mese di Febbraio si è venuti a conoscenza che molta della documentazione presentata e protocollata nel 2013 al Prot. N° 36386 per l'attivazione dei diversi servizi e sostegni risulta essere incomprensibilmente scomparsa, quindi da febbraio faticosamente la parte ha dovuto ricostruire dettagliatamente l'iter burocratico già effettuato a suo tempo senza ottenere però chiarezza e trasparenza ma solo motivazioni che appaiono giustificazioni confuse e approssimative da parte degli operatori. Tale annoso ritardo nell’attivazione di servizi assistenziali per legge dovuti risultano essere stati altresì aggravate dall’operato di personaggi, i quali avrebbero dovuto ricoprire incarichi con maggior rispetto verso la parte necessitante, minando il già precario stato di salute della Sig.ra Angela con aggravio di stress e subite ingiustizie”.

Nessuna risposta ufficiale del Comune pervenuta.
L’avv Petrongolo di Assotutela, il 29 ottobre 2015 spiegava tra l’altro che nonostante le reiterate missive legali inviate anche nel mese di ottobre, nessuna risposta era pervenuta di quanto richiesto nella diffida se non una prestazione in minima parte fornita e per lo più inidonea, oltre a dolersi per la mancata erogazione del già concesso sostegno economico mensile il quale da oltre quattro mesi non risulta essere stato erogato.

Il Comune cosa ha fatto? Questa storia sembra un paradosso senza un fine. Angela comincia lo sciopero della fame il 29 ottobre 2015 e appena il nostro giornale pubblica la notizia, l’assessore alla sanità Calicchio del Comune di Fiumicino, invece di rispondere ufficialmente all’avvocato Petrongolo si catapulta a casa di Angela, “dove si cerca di mercanteggiare” come ci viene riferito da Angela stessa, ciò che può ottenere. Va chiarito che Angela ad ora ha il servizio di assistenza diretta, ciò significa che gli viene mandato personale, per due ore al giorno e per soli 5 giorni alla settimana, personale tra l’altro scelto dalle Coop che Angela non ha diritto a scegliere, che può essere tra l’altro ogni giorno differente. L’assistenza indiretta, quella che Angela chiede e di cui ha diritto, le permetterebbe oltre ad usufruire di 5 ore al giorno di assistenza, a scegliere una persona. Il contributo relativo per questa prestazione non va comunque nelle sue tasche, dei 1.200 euro disposti per legge, 900 euro andrebbero per pagare il personale che Angela può scegliere, e 300 euro come versamenti per contributi.

Angela contro un Comune sordo e muto. Angela spiega a tutti quanto questa storia l’abbia massacrata non solo fisicamente: “E’ normale che per avere un diritto che si vuole spacciare come una gentile concessione da parte del sindaco Montino e tutti i responsabili alla sanità, una malata nelle mie condizioni deve mercanteggiare un diritto inalienabile e sensibilizzare con uno sciopero della fame le loro responsabilità? Nonostante conoscessero la mia situazione, sono venuti da me invece di rispondere al mio legale. Ecco come un malato, che ha dilapidato tutti i suoi averi, ha venduto la sua casa di proprietà per curarsi anche all’estero per una malattia che non da chance ma solo certezze di regressioni spaventose a danno della salute, deve richiamare questa amministrazione ai loro obblighi”.

Lettera del sindaco di Fiumicino Esterino Montino… una confessione delle responsabilità. Angela purtroppo nonostante vari solleciti legali, nonostante ci fosse stato un confronto con l’amministrazione nella sua stessa casa, nessuno aveva deciso che l’Assistenza Indiretta fosse un suo diritto, del Contributo di Sollievo nessun accenno “si, no, boh forse, non era dovuto saperlo”. Così dopo aver iniziato lo sciopero della fame, nonostante fosse monitorata medicalmente ha accusato un grave malore tanto che è stato deciso il suo ricovero urgente. Ebbene mentre Angela era ricoverata, martedì 10 novembre 2015 sua sorella le porta una lettera che era stata consegnata nella sua casetta postale. Nella fotogallery in fondo all’articolo è possibile visionare la missiva con cui direttamente il Sindaco, forse inconsapevolmente ammette le sue gravissime responsabilità. Nella lettera si accerta come questa amministrazione si sia attivata esclusivamente quando Angela ha iniziato lo sciopero della fame ed è stata ricoverata in ospedale.
Una lettera, un pugno nello stomaco per Angela e i suoi familiari. Ciò è sconvolgente poiché si legge nella lettera: “il Sindaco è venuto a conoscenza delle azioni di protesta da lei intraprese a difesa della sua purtroppo difficile e a noi nota situazione”. Il Sindaco Montino prosegue: “Sin dal giorno del nostro incontro, ho provveduto ad attivare attraverso l’area dei Servizi Sociali tutti i sistemi di sostentamento previsti dalla legge per i cittadini nella sua stessa situazione. Pertanto le comunico che è stato approvato in suo favore lo strumento dell’assistenza indiretta per il quale lei percepirà un contributo mensile atto all’assunzione di personale”.

Riassumendo. Angela inizia lo sciopero della fame, viene ricoverata per grave compromissione della salute e ora appare la tempestiva risoluzione della querelle? Ricordiamo che l’avv. Petrongolo aveva inviato 2 mesi prima diffida al Comune stesso.  Questa lettera mette in evidenza la difficoltà che un malato incontra per avere risposte celeri dalla propria amministrazione, molti si chiedono se un malato per ottenere una risposta deve mettere a rischio la propria salute e ciò non è affatto un messaggio positivo anche per tutti gli altri malati che sono nella stessa situazione di Angela.

Il Sindaco Montino non risponde ed eclissa sul Contributo di Sollievo. L’avvocato Petrongolo rimane stupito e oltre a spiegarci ci invia la pec con la quale l’8 novembre 2015 ha inviato all’assessorato al Bilancio, dei Servizi Sociali, e alla Segreteria del Sindaco stesso, posta certificata con cui chiede accesso agli atti amministrativi, alla graduatoria degli aventi diritto alla prestazione assistenziale quale contributo di sollievo di tutti i soggetti oltre ad Angela.
Ecco il testo della pec inviata dall'avv. Petrongolo: “La presente in nome e per conto della Sig.ra Angela è per promuovere istanza di accesso agli atti ex l. 241/90 e successive modifiche in ordine alla graduatoria formulata dal Comune di Fiumicino concernente i criteri di scelta e formulazione degli averti diritto alla Erogazione del Contributo di Sollievo da parte della Regione Lazio. Infatti alla mia assistita detto diritto e' già stato valutato positivamente con atto del 14/04/2015 (Prot. N° 26956 ed integrazione 16/04/2015 Prot. N°29324), beneficio pertanto riconosciuto ma non ancora erogato. La presente istanza e' da intendersi indi volta altresì all'acquisizione di tutti gli atti afferenti la presentazione resa dai residenti presso il Comune di Fiumicino e reclamanti detto diritto e i criteri di scelta adottati per i relativi percipienti”.

Su questo contributo rimane il segreto più ferreo, tanto che lo stesso avvocato di Assotutela, che sta seguendo la signora Angela, ha anticipato che qualora non vi sia risposta darà seguito agli accessi agli atti, un atto dovuto. Non si conosce la graduatoria nonostante l’epilogo di questa gravissima battaglia che ha portato avanti Angela contro il silenzio delle istituzioni. Si ricevono solo risposte a singhiozzo e solo dopo atti eclatanti: “Il contributo di sollievo permette ad Angela di potersi gestire un fondo mensile per tutte le cure di cui la sistema sanitario nazionale non sovvenziona, o pagarsi le bollette di acqua e corrente perché il contributo di indigenza che riceve non serve neanche a pagare l’affitto della casa” – spiega lo stesso Avv Petrongolo. Angela dopo aver dilapidato tutti i suoi averi, venduto una casa, ora chiede solo che gli venga riconosciuto il suo diritto e non concessioni di pietà o quant’altro.

Il video shock di Angela. Il Sindaco Montino interviene su Facebook, ma non risponde al legale di Angela. Lo scorso 12 novembre 2015, Angela provata dalla sofferenza è ritorna a casa e ha lanciato un video dove comunica la situazione attuale a tutte le persone che da giorni chiedevano sue notizie. E’ un video shock, di forte denuncia, d’altronde anche gli atti documentali mostrano una situazione al limite del grottesco. Angela è provata, e sta malissimo, ha delle profonde occhiaie rosse, al telefono ci spiega sono dovute ad una sofferenza cardiaca, e che presto dovrà affrontare anche un intervento al cuore. Subito dopo vengo a sapere da Angela che il Sindaco Montino e alcuni preposti si presentano senza preavviso da Angela e che gli confermavano che tutto ciò che era stato riportato sulla lettera sarebbe stato attuato.

Ma il Sindaco cerca il riscatto anche su Facebook e pubblica una dichiarazione che qui di seguito lasciamo nella sua interezza: “Oggi mi sono recato in visita alla signora, accompagnato dall’Assessore alla Salute e ai Servizi Sociali, Paolo Calicchio e dal funzionario dei Servizi Sociali per portarle la mia vicinanza e solidarietà e per cercare di arrivare in tempi rapidi a una soluzione condivisa che possa essere di sostegno, anche economico, a una persona in grave difficoltà. Una visita che segue quella di sabato 2 novembre da parte dell’Assessore ai Servizi Sociali. Mi preme sottolineare che il livello di attenzione del Comune di Fiumicino è sempre stato alto, nel caso specifico, come lo è in quello delle oltre 500 persone quotidianamente assistite dai servizi sociali e purtroppo in continuo aumento. Oltre all’impegno già in atto da circa due anni che l’Amministrazione ha assunto nei confronti della signora, nei prossimi giorni riconosceremo l’assistenza domiciliare indiretta, in modo da garantire una continuità assistenziale adeguata. So bene che gli iter procedurali e burocratici, il rispetto delle tempistiche dettate dalla legge alcune volte cozzano contro le esigenze sociali di chi, come la signora, vive in condizioni di difficoltà. Ho assicurato ad Angela Di Mastromatteo tempi celeri per l’erogazione dell’indiretta, decisa e assegnata sei giorni fa dai Servizi sociali del Comune di Fiumicino. Le ho anche chiesto di interrompere lo sciopero della fame messo in atto che rischia di minare la sua già precaria salute. Un appello che le faccio anche pubblicamente a nome dei tanti amici che in questi giorni mi hanno scritto particolarmente preoccupati delle sue condizioni psicofisiche. In ultimo faccio una richiesta anche alle altre Istituzioni e agli enti preposti alla cura ed assistenza della persona. Serve una rete che garantisca l'interazione e l'integrazione tra diverse istituzioni e diverse strutture per quanto riguarda pazienti affetti da malattie rare. Enti e Istituzioni specificatamente deputati all’assistenza sanitaria. Penso, in questo caso, anche alla Asl di appartenenza. Servono percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, il Comune di Fiumicino, come qualsiasi altro ente locale, non è in grado, per i limiti dettati dalle proprie competenze, di dare tutte le risposte necessarie e indispensabili a questi cittadini bisognosi di salute”.

In conclusione. L’assistenza indiretta è stata riconosciuta ad Angela solo quando ha deciso di fare lo sciopero della fame, nonostante a settembre l’avv Petrongolo avesse inviato una diffida allo stesso Comune di Fiumicino dopo tre lunghi anni in cui Angela ha chiesto i suoi diritti. Non solo, il sindaco Montino persegue nel suo silenzio pur sapendo che Angela pretende anche informazioni sul Contributo di Sollievo dall’8 novembre 2015, data in cui l’avv Petrongolo ha chiesto l’accesso agli atti per conoscere la graduatoria.  Infatti ad Angela questo indennizzo gli è stato valutato positivamente con atto del 14/04/2015 (Prot. N° 26956 ed integrazione 16/04/2015 Prot. N°29324), beneficio pertanto riconosciuto ma non ancora erogato. “La presente istanza – ricordava nella pec l’avv Petrongolo – è da intendersi quindi volta altresì all'acquisizione di tutti gli atti afferenti la presentazione resa dai residenti presso il Comune di Fiumicino e reclamanti detto diritto e i criteri di scelta adottati per i relativi percipienti”.

Doveva essere un articolo di cronaca la storia di Angela, ne sta uscendo un’inchiesta
che speriamo si risolva nel migliore dei modi sia per Angela, che ha dimostrato un coraggio e una volontà indomita da quando ha compreso che gli erano stati negati non solo più diritti, ma qualcosa di molto più grave, sia per tutta l’amministrazione che ha tentato di dimostrare solerzia nei confronti di richieste inevase, ha involontariamente dimostrato troppe ombre pesanti sulle responsabilità istituzionali e la solitudine che ha divorato una donna gravemente malata. Eppure avevamo deciso di lasciare agli attori principali risolvere una questione di grande civiltà, ma dopo l’intervento di Esterino Montino scolpito sul profilo facebook della signora Angela, era opportuno fare una cronologia degli eventi, affinché si potesse ristabilire la giusta corrispondenza della azioni messe in campo e visti gli tabella di certi altri giornali che hanno riportato solo la dichiarazione del sindaco Montino.

Ora si faccia chiarezza su questa graduatoria.Angela al telefono chiarisce: “non voglio ciò che non mi spetta, ma la trasparenza è un dovere, che ad oggi nessuno, nonostante varie diffide legali, ha mai sentito il dovere di profondere".
 




SANITÀ E CORRUZIONE: IN ITALIA VALE 23 MILIARDI, MA SI TAGLIA SULLA PELLE DEI CITTADINI

Dalle inefficienze agli sprechi e corruzione un mondo sommerso che ancora i politici fanno fatica a relazionare. Dai vaccini ai chemioterapici, quanto guadagnano le case farmaceutiche?

di Cinzia Marchegiani

Sanità italiana, un tempo un valore aggiunto che rappresentava il fiore all’occhiello di una nazione al passo con la crescita economica e con l’evoluzione della civiltà. Ora assistiamo a tagli repentini sulle prestazioni sanitarie che stanno minando l’assistenza sanitaria e il patrimonio indiscusso della prevenzione, forma acclarata di contenimento della spesa pubblica. Ora invece con colpi micidiali, la legge di stabilità ha deciso tagli lineari che i cittadini pagano sulla propria pelle con l’impossibilità concreta di poter accedere alla sanità pubblica diventata una chimera andando anche a ledere la libertà deontologica dei medici. Ma chi nel tempo non è riuscito a saper individuare i buchi neri dove i soldi pubblici venivano inghiottiti per poi presentare il "conto beffa" agli utenti che avendo perso lavoro non riusciranno ad andare nel privato? Quanti disabili o malati rari con necessità quotidiane sono stati privati di diritti inalienabili che uno stato garante dovrebbe tutelare?

La corruzione in sanità vale 23 miliardi annui. Dai dati pubblicati nel “Libro Bianco sulla corruption in sanità” realizzato da ISPE (Istituro per la Promozione dell’Etica in Sanità) emerge che la sanità italiana brucia ogni anno circa 23 miliardi di euro tra sprechi, inefficienze e corruzione. Il libro è una vera denuncia, frutto di un lavoro eccellente svolto in questi anni sullo studio del fenomeno e nella definizione di strumenti di prevenzione e contrasto al malaffare a danno della salute dei cittadini – come ha sottolineato Francesco Macchia, presidente di ISPE Sanità.

Tagli sulla sanità, sulle prestazioni e analisi mediche, mentre 23 miliardi l’anno vanno in tasca alla corruzione o inefficienza. In Italia quindi 23 miliardi di euro annui nel settore sanitario vengono fagocitati dalla corruzione, dalle inefficienze e sprechi che dovevano invece servire a dare più offerte agli utenti soprattutto in un paese sempre più povero dove il cittadino medio non riesce ad accedere ai servizi pubblici e quindi necessariamente ha rinunciato a curarsi, anche se il privato conviene a dispetto dei costi pubblici.

Sistema Sanitario Nazionale definanziato di altri 4,4 miliardi oltre i 25 degli anni 2012-2015. Appurato che ogni anno vengono sottratti ai cittadini 23 miliardi di euro di cui nessuno risponderà vista la legge italiana e l’incapacità di sanzionare concretamente chi non solo ruba, ma anche chi, pagato profumatamente, è incapace a gestire e amministrare denaro pubblico, dall’altra parte vengono tolti miliardi essenziali al SSN come previsto dal Patto nazionale per la salute 2014-2016, infatti il Disegno di Legge prevede che il SSN nel 2015-2016 venga definanziato di 4,4 miliardi, signora cifra che inoltre va ad aggiungersi ai 25 miliardi di euro sottratti al SSN delle precedenti manovre finanziarie nel quadriennio 2012-2015.

Verità paradossali, l’OCSE dimostra che la spesa sanitaria è crollata. Mentre si definanzia il SSN di altri 4,4 miliardi e prima ancora 25 miliardi, l’OCSE studia quanto la spesa sanitaria sia stata incisiva alle tasche dello stesso SSN. Ciò che emerge è paradossale, gli ultimi dati mostrano il perdurare del calo della spesa sanitaria nel nostro Paese:”Record negativo nel 2011 con un – 1,9% rispetto all'anno precedente. E la nostra spesa procapite è la più bassa di tutti i grandi paesi europei”. Ciò significa che la spesa sanitaria pubblica e privata italiana continua a scendere e nel 2011 quando ha segnato un record negativo del – 1,6%. Il dato diffuso dall’Ocse pone l’Italia tra i Paesi che spendono meno tra i 32 dell’area Ocse. Sia in termini di incidenza sul Pil (la nostra spesa pubblica e privata incide per il 9,2% contro medie superiori all’11 in molti paesi europei come Olanda, Francia e Germania) che in termini procapite.

Colpiti gli utenti ma non le case farmaceutiche. Nel paese degli eclatanti paradossi si colpisce il cittadino che con difficoltà sempre più emergenti si trova impossibilitato ad accedere ai servizi sanitari, ma non il business della case farmaceutiche. La riprova di questa dinamica vede in primo piano un accanimento nel voler continuare a rendere obbligatorio il vaccino esavalente quando la legge di stato obbliga solo 4 vaccini, ma di fatto i genitori non hanno possibilità di scegliere poiché esiste solo la forma farmaceutica dell’esavalente presso i centri vaccinali, con un aggravio di altri 114 milioni di euro annui in favore dell’industria farmaceutica, spesa importante che grava però sulle casse statali e un danno erariale di cui ancora nessuno è stato ritenuto responsabile.

Vaccini e il caso Lorenzin. Il ministro Lorenzin si è spinta talmente tanto a difesa di questa campagna mediatica che andando in tv ha spaventato molti genitori spiegando che se non si vaccinano si muore e come si può morire ad esempio di pertosse perché non esiste un farmaco per questa malattia.. Ecco, vogliamo ricordare ai genitori che ciò non solo è falso, per la pertosse esiste un farmaco e contrarre le malattie non significa perire per esse. E’ stata attivata una campagna aggressiva quando non esiste una pandemia in atto, ma forse chissà solo la necessità di giustificare la preparazione esavalente quando lo Stato non attiva bandi per quello quadrivalente. Per questo l’antitrust da maggio 2015 sta indagando porpio sul monopolio dei vaccini ad uso umano. Gli altri vaccini come ad esempio il MPR (Morbillo, Parotide e Rosolia) pur essendo raccomandati deve rimanere una scelta personale dei genitori e/o su consiglio pediatrico. Per questo molti si chiedono come mai non esiste un garante istituzionale che possa sanzionare o capire come mai il proprietario del dicastero della salute possa affermare che si muore di pertosse e impaurire le persone.

Inchieste giornalistiche svelano troppi sprechi a favore delle case farmaceutiche. In questo paese si deve venire a scoprire sempre tramite inchieste giornalistiche come quelle prodotte da Report gli sprechi che non vengono affrontati che sembrerebbero sempre tutelare le case farmaceutiche.

Dalla puntata del 1° Novembre 2015 la trasmissione Report ha scoperto altri sprechi dalle risonanze magnetiche "al succo d'ananas" alla cura dei tumori radioresistenti con l'innovativa "adroterapia". Due storie in cui ricerca e passione nella sanità si dimostrano più forti di qualsiasi taglio. Di solito le radiologie comprano un liquido di contrasto da un'azienda farmaceutica. Alla radiologia del policlinico S.Orsola di Bologna invece danno da bere il succo d'ananas ai pazienti che devono fare gli esami alle vie biliari. "E’ un succo normale – spiega la dottoressa Rita Golfieri, direttore del reparto – ma potrebbe essere impiegato anche un succo di mirtillo normale, perché anche il mirtillo contiene il manganese". L'ananas costa meno, i pazienti lo gradiscono e il Policlinico risparmia ogni anno 13 mila euro. Ma non è l'unica iniziativa: rimettendo mano ai servizi di ristorazione, logistica e pulizie sono riusciti a tagliare i costi di due milioni e mezzo e a ridistribuire ai dipendenti un milione, per esempio eliminando i piatti di plastica e tornando a quelli di ceramica.
Se poi vogliamo vedere quanto l’Italia può essere all’avanguardia nella sanità allora bisogna andare a Pavia, dove un gruppo di fisici coinvolgendo 500 ditte italiane ha realizzato il sincrotrone, una tecnologia che nel mondo si può trovare solo in altri tre centri in Giappone, Cina e Germania e cura i tumori radioresistenti. Pensate a un gigantesco microonde, un anello di 80 metri di diametro che genera un fascio di protoni o di ioni carbonio che percorrono la circonferenza un milione di volte in mezzo secondo. Il carbonio richiede grandi macchine per essere accelerato ma quando arriva a colpire la cellula tumorale è tre volte più efficace dei raggi X. I sarcomi sono radio resistenti, con questa terapia significa curare i malati.

Insomma, si è intuito che manager in seno all’Istituto Superiore della Sanità, né in seno al Ministero della Salute siano stati in grado di abbattere fortemente gli sprechi milionari che giorno dopo giorno vanno a ledere proprio le casse delle Stato che di fronte alla legge di stabilità pensa bene a togliere il diritto alla salute invece di eliminare le inefficienze, gli sprechi e la corruzione.

Le case farmeceutiche, la fidelizzazione efficace con la vendita dei vaccini. Intanto le case farmaceutiche ringraziano, le stesse che con i vaccini hanno una forte tendenza a fidelizzare sempre di più lo Stato ai propri Cluster poiché grazie alla fidelizzazione le industrie riescono ad anticipare le previsioni di incasso a prescindere dalle malattie, incassi sicuri che permettono alle stesse aziende di poter anticipare altri investimenti per progetti e/o sperimentazioni che non potrebbero avere se non esclusivamente con i vaccini. Fidelizzare un numero cospicuo di utenti è fondamentale per molti motivi: 1) è efficace perché sono la prima risorsa aziendale; 2) permette di azzardare acquisti; 3) programmare svendite e acquisti; 4) permettevi avere prezzi costanti e quindi essere fortemente concorrenziale; 5) evita svendite non produttive.

Paradossali i dati che emergono sui costi sanitari, gli sprechi oltre la corruzione e l’inefficienza. Buchi milionari che vengono fatti pagare a caro prezzo soprattutto ai cittadini che per una crisi economica o casi di malattie croniche, rare o disabilità saranno colpiti con maggiore violenza da questa scure, mentre si esonerano i responsabili della mala gestione sanitaria. Non si capisce la motivazione che spinge a tutelare sempre gli introiti delle case farmaceutiche che vanno ad incidere con una doppia lama i diritti dei cittadini.

La scienza economica deve coincidere con il diritto alla salute, il diritto di avere terapie le più efficienti ed efficaci, il diritto di sapere se vaccinando i propri figli si sta alimentando un business che non ha nulla a che fare con la prevenzione, visto che non sempre vaccinare corrisponde ad immunizzare. Nel mondo delle vaccinazioni servirebbe un controllo epidemiologico su come i vaccini siano efficaci e sicuri…d’altronde quando si autorizza un farmaco occorrerebbe verificare se lo stesso è capace di sostenere la sua azione, di fatto in farmacovigilanza si dichiara che la mancata o minore efficacia di un farmaco, rispetto alla risposta attesa, è una reazione avversa da segnalare. Vaccini e chemioterapici inclusi verrebbe da sottolineare. Ci si riuscirà? 




ROMA. AL QUIRINO FASSINA DICE ADDIO AL PD E PRESENTA "SINISTRA ITALIANA"

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di Cinzia Marchegiani

Roma – Un debutto atteso quello che ieri al teatro Quirino di Roma la nascita del nuovo soggetto politico “La sinistra Italiana”. Stefano Fassina ci stava lavorando da molto tempo, da quando aveva materialmente creato una rottura con quel PD ormai partito fotocopia di quello Berlusconiano. A gennaio 2015 le sue dimissioni irrevocabili lasciavano ad altri l'incarico di viceministro dell'economia. La querelle tra Fassina e Renzi era diventava ormai eloquente quando durante la conferenza stampa al termine della riunione della segreteria del Partito Democratico, Renzi aveva risposto con una battuta al giornalista che gli aveva fatto una domanda sul rimpasto e sulle ripetute richieste di chiarimento politico avanzate dal viceministro dell’Economia, il giornalista aveva pronunciato il nome di Fassina e Renzi lo aveva interrotto domandando: "Chi?" Secca la risposta di Fassina che commentava: “Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del PD al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. Questione politica. Un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione” .

Battesimo de “La sinistra italiana”. Folla, tanta folla al Teatro Quirino alla presentazione del nuovo partito nato dalle ceneri di quella sinistra ormai non più identitaria, creato da Sel e dai parlamentari fuoriusciti dal PD, in tutto 31 deputati di Monetcitorio e una decina di senatori. La costituente del nuovo soggetto polititco è prevista per gennaio 2016.
Fassina ci tiene precisare: “Oggi segniamo una tappa decisiva del nostro percorso. È un cammino impervio, controcorrente. Ma è un cammino necessario per un’Italia giusta. Insieme, insieme le energie presenti dentro e fuori il Parlamento e le altre istituzioni di rappresentanza, insieme possiamo ridare sostanza all’art 1 della nostra costituzione: una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

Discorso di Stefano Fassina. L’intervento di Fassina inizia ringraziando Sel, e in particolare Niki Vendola, Nicola Fratoianni, il coordinatore nazionale, Arturo Scotto, presidente del gruppo alla camera e Loredana De Petris, Presidente del gruppo al Senato, confessando che senza la lungimiranza e la generosità di Sel non sarebbero a questo battesimo. “Siamo in tempi difficili e sono rari gli atti di bella politica. La scelta di costruire un gruppo parlamentare unito non è un gioco di palazzo. La scelta non è soltanto strumentale, sottolinea Fassina -ossia finalizzata a migliorare l’efficacia delle battaglie in aula, nei passaggi cruciali dei prossimi mesi sulla Legge di Stabilità e sulla revisione costituzionale. Certo, è anche strumentale”.

"La sinistra italiana" necessaria per fare salto di qualità. Fassina ci tiene a precisare che innanzitutto, è stata una scelta strategica per segnare una tappa fondamentale e fondativa di un progetto politico. “Non è la prima tappa perché è un anno e mezzo che condividiamo, nel merito, posizioni e voti sulle misure distintive del Governo Renzi per tentare di frenare l'offensiva di svalutazione del lavoro e di svuotamento della democrazia. Non è la prima tappa perché il percorso è già largamente avviato fuori dalle istituzioni della rappresentanza. Infine, non è la prima tappa perché in questi mesi abbiamo anche lavorato insieme ai partiti della sinistra non presenti in Parlamento e insieme a reti di movimenti per aprire, a metà gennaio, la fase costituente di un partito coinvolgente, innovativo, unitario, per la rappresentanza dell’universo dei lavori, per il welfare inclusivo e sostenibile, per la scuola pubblica, per la ricostruzione morale e intellettuale della politica. Ieri, nella sua quotidiana vignetta sulla prima pagina del Manifesto, il grande Mauro Biani di fronte alla notizia di costituzione del gruppo parlamentare della sinistra faceva chiedere al suo composto interlocutore: Ma la sinistra lo sa?. La risposta è: Si, la sinistra lo sa. Lo sa, anzi, ci ha chiesto in questi mesi di fare un salto di qualità anche sul terreno dell’unità e dell’apertura di una fase costituente”.

Il nuovo soggetto politico, è democrazia Costituzionale. La scelta di costruire un gruppo parlamentare unito è – Fassina spiega – pratica di democrazia costituzionale: “Democrazia costituzionale è il nome del coordinamento per il No al referendum costituzionale del prossimo autunno. Siamo con loro e li ringraziamo. Noi, con il nostro gruppo di Camera e Senato, vogliamo essere ‘terminale sociale’, come ha efficacemente scritto Stefano Rodotà su La Repubblica qualche giorno fa. Vogliamo essere un terminale sociale, intelligente e attivo, senza subalternità, orientati a inserire ogni rivendicazione specifica nella nostra declinazione dell’interesse generale. La nostra idea di democrazia riconosce la funzione propria dei rappresentanze economiche e sociali. Vive secondo il principio della sussidiarietà”.

Fassina contro le parole di Bersani. Bersani aveva attaccato questa scissione proprio in questi giorni affermando che così si fa il gioco della destra. Fassina rimanda al mittente :”No. Non è così. Il gioco della destra lo fa chi fa la destra: con il Jobs Act, con la scuola pubblica, con l’Italicum, con la revisione del Senato, con lo ‘Sblocca Itali’, con la Rai, con la Legge di Stabilità. Siamo ‘Sinistra Italiana’. Abbiamo scelto un nome che rivendica una collocazione di campo esplicita. Perché un partito, in qualunque dimensione, è sempre parte. Anche quando si presenta come partito pigliatutto. Anche quando si proietta come Partito della Nazione. Anche quando si propone oltre la distinzione tra sinistra e destra. Quando si cerca di nascondere la parzialità si è sempre portatori degli interessi dei più forti. Nelle forme proprie e inedite del XXI Secolo, destra e sinistra continuano a esistere. Noi rigettiamo la divisione del campo politico tra ‘sistema’ e ‘antisistema’. È una divisione incompatibile con la declinazione costituzionale della democrazia. È una divisione che alimenta e si nutre di trasformismo. È una divisione che soffoca la democrazia, nega la distinzione tra gli interessi economici e sociali, condanna il lavoro alla subalternità. Noi vogliamo smascherare la presunta neutralità del cambiamento e portare alla luce il suo immanente segno politico: progressivo regressivo”.

Fassina contro Renzi, attua il programma di Berlusconi. Fassina non risparmia critiche pesantissime a Renzi: “La Legge di Stabilità per il 2016 è sinergica al Partito della Nazione. Non è una ricostruzione tendenziosa: il Presidente del Consiglio, qualche giorno fa ha affermato che lui, cito, ‘attua il programma che Berlusconi non è riuscito a attuare’. Sul terreno economico e sociale è un insieme di provvedimenti iniqui e recessivi per l’economia reale. Ha un segno elettorale e un impianto coerente, convintamente coerente, con l’insostenibile agenda liberista dominante nell’eurozona. Allarga le disuguaglianze, impoverisce il welfare, in particolare la Sanità oramai sempre più lontana da servizio universale e sempre più vicina a privilegio di censo. Abbandona il Mezzogiorno”.

"La sinistra italiana" alternativa al neoliberismo di Happy days. Fassina è caustico per chi ancora non ha compreso questa spaccatura. Fassina nel suo intervento affinda Renzi: “Interpretiamo una cultura keynesiana, alternativa al neo-liberismo da “Happy Days” del Segretario del Pd. Ringrazio Giorgio La Malfa qui con noi oggi per l’avvincente sintesi del pensiero di Keynes appena pubblicata per Feltrinelli”.

Ecco le proposte de "La sinistra italiana". Fassina nel suo lungo intervento spiega gli interventi e le proposte per cambiare quest’Italia che sta affondando:

. Cancelliamo la Tasi per quasi il 90% delle famiglie. Recuperiamo, rispetto all’intervento del governo, 1,5 di euro all’anno, poiché il top 10% dei contribuenti versa oltre 1/3 del gettito totale. Dedichiamo le risorse recuperate a un programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro e finanziamento della settima salvaguardia completa dei lavoratori e lavoratrici "esodati". È immorale regalare migliaia di euro all’anno a chi vive in case lussuose e milionarie e lasciare senza nulla chi non ha nulla.
. Proponiamo un programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l'agro-industria) da affidare al Fondo Strategico o al Fondo di turn-over della Cassa Depositi e Prestiti in intesa con le aziende.
. Vogliamo introdurre un Fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro per: l'anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti; il part-time pensionistico e l'ingresso part-time di giovani al lavoro; i contratti di solidarietà difensivi e, sopratutto, espansivi; il finanziamento dei congedi parentali.
Intendiamo ridurre la contribuzione previdenziale per le Partite IVA iscritte alla gestione separata INPS per portarla al livello dei lavoratori autonomi e allargare l’accesso al regime forfettario dei contribuenti minimi.
. Cerchiamo di ridurre i danni sula scuola pubblica determinati dalla Legge approvata prima dell’estate attraverso una revisione della normativa sulle supplenze per evitare l'insostenibile distribuzione degli alunni delle classi scoperte nelle altri classi.
. Proponiamo di portare avanti la spending review ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili grazie a maggiore efficienza e eliminazione di corruzione, li riallochiamo su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni: Sanità, Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università; servizi sociali dei Comuni; diritto allo studio; salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico; riduzione dei costi energia per famiglia e imprese e alla accelerazione degli obiettivi della roadmap 2050 nel quadro di un aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale; potenziamento dell’ Agenzia per la Coesione Territoriale.
Finanziamo gli emendamenti attraverso specifiche, precise, quantificabili misure anti-evasione, a completamento del ripristino del limite del contante a 1000 euro.

Tanta folla all'evento politico romano tanto che a turno i relatori sono usciti in strada a spiegare il nuovo soggetto politico alle tante persone intervenute.




SCANDALO RECUPERO TICKET: SCOPERTE CARTELLE PAZZE A 110 BIMBI CON TUBERCOLOSI

Nel 2009 avevano tre anni. Fabrizio Santori denuncia la gravità delle azioni: “La Regione come Equitalia. Zingaretti risarcisca le famiglie, anche dal punto di vista morale, e dica quanto è costata la procedura”

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – Sullo scandalo delle cartelle pazze e il recupero dei ticket che si è abbattuto sul presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si scoprono retroscena inauditi. Oltre 250 mila avvisi bonari sono stati inviati dalla Regione Lazio per richieste relative ad esenzioni non dovute sui ticket sanitari per oltre 50 milioni di euro, ma i metodi e le numerose segnalazioni hanno fatto crescere il sospetto di numerose cartelle pazze.

Su questo caso tuona furente l’On Santori, Consigliere Regionale del Lazio (gruppo misto) svelando una delle tante cartelle che sono state segnalate dopo che assieme ad ASSOTUTELA ha predisposto un modello di ricorso che l'utenza può utilizzare per opporsi alla richiesta di pagamento ticket sanitari avanzati dalla Regione Lazio da inviare agli indirizzi mail o protocollarlo ai riferimenti presenti in fondo all’avviso bonario ricevuto. 

Recupero ticket a bambini di tre anni, per profilassi tubercolosi. Ed ecco che nelle segnalazioni pervenute al Consigliere Santori spunta un recupero a dir poco vergognoso. Ci spiega Santori: “In una scuola dell’infanzia di Morena, nel lontano 2009, 110 bambini furono avviati alla profilassi per un alert tubercolosi lanciato dalla stessa Asl Roma B. Tra ricoveri nel reparto di malattie infettive del Bambin Gesù, analisi, test e successivi controlli fu un calvario, durato anni, insostenibile per chiunque figuriamoci per bimbi di appena tre anni. L’intera procedura fu attivata con urgenza dalla Asl che mise in atto l’intero protocollo con un codice di esenzione specifico”

Dopo 7 anni richiesti ticket intestati a minori. L’Onorevole Santori fa il quadro di questa situazione paradossale: “Dopo quasi 7 anni il presidente Zingaretti invia delle cartelle pazze intestate ai minori facendo rivivere a quelle mamme e a quei papà momenti di terrore inaccettabili oltre a cercare di far cassa sulla pelle dei bambini malati. Peggio di Equitalia. Altro che scuse Zingaretti risarcisca le famiglie anche dal punto di vista morale e dica quanto è costata la procedura”

Denuncia di Santori: "casi clamorosi, ma Zingaretti fa orecchie da mercante". Santori aveva già lanciato l’allarme cartelle pazze 5 giorni fa ma denuncia: “Il presidente Zingaretti ha deciso di fare orecchie da mercante e svegliarsi dal torpore solo oggi. Meglio tardi che mai”.

Una campagna di riscossione inefficace, e non in difesa del cittadino. Il quadro che emerge dalla denuncia del Consigliere Santori è davvero paradossale e inquetante. Il numero verde messo a disposizione è sempre occupato e se rispondono attaccano immediatamente, gli uffici preposti accolgono solo 150 numeri al giorno rinviando a casa persone anziane che si sono recate in Regione per chiedere spiegazioni, il personale regionale dislocato per rispondere i cittadini non sa cosa rispondere di fronte ai numerosi casi sospetti cartelle di oltre 400 euro per esami svolti nel 2009 e nel 2010, visite al Bambin Gesù effettuate nel 2008 ma fu pagato il ticket, visite ai consultori ma nessuno dei responsabili chiese al paziente di pagare e addirittura visite relative al 2010 che non sono mai state prenotate né effettuate, richieste a chi non ha mai superato la soglia di reddito fissata a 36.165,98 euro.

Santori e Assotutela denunciano, avvisi bonari solo per fare cassa. L’istantanea amara di una Regione Lazio all’empasse emerge da questa denuncia efficace dell’Onorevole Santori e ASSOTUTELA che immediatamente si sono allertati e si sono messi a disposizione dei cittadini che sembravano quasi risucchiati senza alcun appello da questa campagna denigratoria verso molti di loro. Santori spiega l’evidenza di queste azioni:“Questi sono solo alcuni casi clamorosi che abbiamo accertato con l'associazione Assotutela e che si sono verificati a seguito degli oltre 235 mila avvisi bonari che sembrerebbero essere stati inviati solo per fare cassa”

Predisposto ricorso collettivo e interrogazione urgente. Dopo aver predisposto un modello di ricorso collettivo e inviato un esposto alla Procura di Roma, il Consigliere Santori ha annunciato che ha depositato un’interrogazione urgente per chiedere al presidente della Regione Lazio quanto è costata questa procedura fallimentare sotto tutti i punti di vista e quali i reali risultati ottenuti.

Questa procedura sulla riscossione ticket relativa ai bambini di tre anni chiamati per un controllo sulla tubercolosi rasenta una ignobile campagna vessatoria, così oltre il danno anche la beffa per i genitori. C’è da chiedersi quante di queste cartelle siano realmente esigibili. 




MAFIA CAPITALE: AL VIA IL MAXI PROCESSO PIROTECNICO DAL CARCERE DI REBIBBIA

Il legale di Carminati l’Ex Nar l’avv Giosuè Bruno Naso promette: “Farò parlare Massimo Carminati”

LEGGI ANCHE: 20/08/2015 MAFIA CAPITALE: IN AUTUNNO IL MAXI PROCESSO. A GIUDIZIO 59 INDAGATI. ORA L'INCUBO E' ODEVAINE

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il maxi processo su Mafia Capitale è iniziato con la prima udienza calendarizzara dal Gip oggi 5 novembre presso la X° sezione della Procura di Roma, nell’aula bunker “Occorsi” del carcere di Rebibbia. Un processo di portata eccezionale con 45 imputati accusati di reati che vanno dalla corruzione all’associazione per delinquere di stampo mafioso che sarà dibattuto per molti mesi e lascerà comunque vada un segno tangibile di quanto il malaffare romano sia entrato nelle radici profonde dell’amministrazione non solo capitolina. Il processo si annuncia denso di colpi di scena già alle sue prime battute.

Il dibattimento si svolge con il rito immediato davanti alla decima sezione del Tribunale, presieduta da Rosanna Ianniello. Presenti i pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.

Buzzi e Carminati in video collegamento. In aula mancano Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Roberto Brugia e Fabrizio Testa, a loro non è concesso partecipare fisicamente al processo, ma solo tramite una videoconferenza per questioni di sicurezza. Anche l’ex capogruppo del PdL in consiglio regionale Luca Gramazio è in video collegamento da Rebibbia, dove è detenuto, mentre erano assenti l’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd) e l’ex capo dipartimento delle Politiche sociali del Campidoglio Angelo Scozzafava.

Ricorso al TAR annunciato dal legale di Buzzi. L’avv Alessandro Diddi, il legale difensore di Buzzi annuncia: “È una grave lesione del diritto di difesa, chiederemo al Tar di annullare il divieto», annuncia il difensore di Buzzi”. Della stessa opinione è il legale di Carminati, l’avv Giosuè Bruno Naso che spiega come a Rebibbia si siano celebrati processi molto più seri in cui lo spessore criminale degli imputati era incontestato: “Questo è un processetto, un processetto dopato e costruito da media e magistrati con regia e finalità precise. Perché Carminati e Buzzi non possono essere presenti? Ne verrà una sentenza non credibile e spendibile”.

Codacons al contrattacco di Buzzi. Oggi è iniziato il maxi processo e dai difensori degli imputati stanno arrivando richieste assurde, contro le quali ci opporremo nelle opportune sedi. Lo afferma il Codacons, presente con i suoi legali al processo apertosi oggi a Roma per la vicenda “Mafia capitale”.
Siamo davvero sconcertati per i tentativi di mandare a monte il processo e ottenere rinvii ingiustificati – spiega l’associazione – Si è arrivati a “mettere in piazza” il figlio disabile di uno degli imputati per sostenere richieste dilatorie che spostano nel tempo l’urgente definizione e l’accertamento dell’innocenza degli imputati o della loro colpa, con il giusto ripristino della legalità a favore di una cittadinanza ferita da anni di corruzione e disservizi gravi in tutti i servizi pubblici essenziali. Ci auguriamo che al narcisismo dei legali si sostituisca un sereno e rapido iter del procedimento, e che il saggio collegio presieduto dal giudice Ianniello respinga tutte le eccezioni dilatorie, pur dando agli imputati il sacro diritto di difesa e presenza al dibattimento”.
In particolare il Codacons critica il ricorso al Tar annunciato dal difensore di Salvatore Buzzi contro il divieto di assistere di persona alle udienze. “Anche in questo caso interverremo dinanzi al Tar in nome dei cittadini che chiedono giustizia, e ci opporremo alle richieste di Buzzi allo scopo di evitare inutili rinvii del processo” – conclude l’associazione.

L’aula Occorsio gremita di imputati. L’aula, come si poteva prevedere è affollatissima, tra gli imputati l’ex capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, l’ex membro del tavolo dei migranti al Viminale e proprio per la sua presenza in aula rischia di tornare in carcere, avrebbe violato le prescrizioni legate agli arresti in casa.

IL M5S in aula con De Vito e Lombardi. Il M5S che si è costituito parte civile al processo assieme all’associazione dei consumatori Codacons era presente in aula con il Consigliere Marcello De Vito e la deputata Roberta Lombardi. La Lombardi ha di fatto spiegato: “Siamo diretta espressione della cittadinanza, quella pulita e incensurata che può cambiare davvero questo Paese. Siamo gli anticorpi che mancano alla Capitale. Oggi è un giorno importante perché finalmente chi ha infangato Roma pagherà” -conclude la Lombardi

Costituzione parte civile M5S e Codacons. Roberta Lombardi, deputata e già presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, e il Consigliere Comunale Marcello de Vito entrambi sono firmatari della prima costituzione di parte civile, assieme al vicepresidente Codacons, Giovanni Pignoloni. Si legge nell’atto: “proprio il modus operandi di MAFIA CAPITALE ha completamente inabissato quanto faticosamente e quotidianamente portato avanti dalle costituende parti civili generando una totale sfiducia nella classe politica romana e, nello specifico, nei riguardi dei consiglieri comunali facenti parte di quella giunta capitolina oggi coinvolta in uno scandalo senza precedenti. L’onore, il decoro e la reputazione delle costituende parti civili sono stati brutalmente compromessi e danneggiati”.

Riprese concesse solo alla Rai. A fare le riprese sarà solo la Rai, con l’obbligo di distribuire i filmati alle altre. La Ianniello ha motivato la scelta anche con “l’interesse sociale rilevante del processo”. 

Per ora il maxi processo continuerà in collegamento video per Buzzi e Carminati. Intanto il legale di Carminati l’Ex Nar, l’avv Giosuè Bruno Naso promette: “Farò parlare Massimo Carminati” spiegando “stavolta è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito: vuole chiarire molte cose e lo farà”. Una promessa o una minaccia?




REGIONE LAZIO, SPESE PAZZE: M5S PUBBLICA IL VIDEO "TEATRINO"

 

LEGGI ANCHE: REGIONE LAZIO: ARRIVA IL CICLONE SPESE PAZZE

di Alessandro Rosa

Roma – Il ciclone "spese pazze" dell’ufficio Presidenza del Consiglio della Regione Lazio aveva già fatto parlare di se. Con un bel colpo di spugna erano infatti stati sanati retroattivamente tutti i contributi dati a pioggia per sagre e feste ad associazioni e comuni del Lazio. Riguardo quali Comuni e associazioni hanno usufruito dei finanziamenti e quindi quali schieramenti politici locali sono stati agevolati con oltre un milione di euro, precisamente di 1 milione e 650 mila euro di contributi solo per gli anni 2014-2015, lo tratteremo prossimamente.

Il fatto. Il 22 ottobre 2015 il Consiglio della Regione Lazio aveva dato parere favorevole alla soppressione dell’Agenzia regionale per la difesa del suolo (Ardis) e dell'Agenzia regionale per i parchi (Arp) con un maxi emendamento in cui era stata inserita una norma per sanare tutte le spese "esagerate e fuori tetto massimo" dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Il provvedimento "spese pazze" passò quindi con 25 voti favorevoli tra le contestazioni del M5S e del consigliere regionale Fabrizio Santori, che senza mezzi termini lo definì "una porcata".

La proposta di legge numero 244, approvata dal Consiglio Regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori (Pd), contiene infatti anche alcune norme che esulano dagli obiettivi iniziali del provvedimento. Con un sub-maxiemendamento presentato dal capogruppo del Pd, Riccardo Valentini, che provocò dure e accese reazioni da parte delle opposizioni, del gruppo M5S e del Consigliere Fabrizio Santori. Nella legge erano state introdotte disposizioni interpretative in materia di contributi del Consiglio regionale, insomma una norma ad hoc per mettere a tacere l’esposto che alcuni giorni prima Fabrizio Santori (Gruppo Misto) aveva presentato alla Corte dei Conti sulle spese pazze dell’ufficio presidenza del Consiglio regionale. Si parla di 1 milione e 650 mila euro di contributi solo per gli anni 2014-2015.

Il video della votazione definito teatrino esilarante dagli oppositori. Ora emerge il video della votazione che il gruppo M5S Lazio ha messo a disposizione dei cittadini, con sottotitoli e musichette per coronare quel senso di teatralità conferita ad una votazione che lascia molta amarezza a molti, troppi cittadini. Nel video sono evidenti le piroette e le "arrampicate teatrali" che il Presidente del Consiglio Daniele Leodori senza alcun velo o sorta di censura conduce nell’atto dell’apertura e chiusura della votazione, dove cerca di prendere del tempo prezioso affinché tutti i consiglieri di maggioranza possano dare parere favorevole ed ottenere il numero legale. Dopo tanto affanno, la sanatoria è stata finalmente approvata. Insomma, il M5S regala uno show inedito e molti tra l’ilarità e lo sgomento hanno potuto apprezzare uno spettacolo davvero imbarazzante.




PROCESSO MAFIA CAPITALE: CODACONS E M5S COSTITUITI PARTE CIVILE

Redazione

Roma
– Il Codacons assieme al Movimento 5 Stelle si è costituito parte civile nel processo per “Mafia capitale”, inoltre ha depositato una istanza dinanzi al giudice Iannello del Tribunale penale di Roma in cui si chiede di convocare in qualità di testimoni una serie di soggetti, il cui ruolo potrebbe essere determinante ai fini dell’accertamento dei fatti.

Ex Sindaci di Roma, giornalisti e consiglieri citati come testimoni al processo. Il Codacons ha formalmente citato come testimoni nel processo che si aprirà il prossimo 5 novembre, gli ex sindaci di Roma Gianni Alemanno e Ignazio Marino, per il loro ruolo istituzionale nella gestione degli appalti romani. Tra i soggetti di cui il Codacons chiede la convocazione, troviamo anche l’archistar Massimiliano Fuksas, la cui “Nuvola” all’Eur è stata rallentata e danneggiata nella sua realizzazione materiale proprio dagli illeciti commessi nell’ambito della vicenda “Mafia capitale”; il giornalista del Corriere della Sera, Sergio Rizzo, che ha svolto inchieste assai dettagliate sul sistema degli appalti truccati nella capitale; l’ex assessore comunale Umberto Croppi, che ha denunciato di essere stato allontanato dalla giunta capitolina dopo aver scoperto i primi segnali del malaffare romano.
Tra gli altri, il Codacons ha citato come testimoni funzionari e dipendenti del Comune, che negli anni sono stati vessati e mobbizzati per non aver voluto piegarsi ad appalti concessi al di fuori delle regole.

Danni subiti dal cittadino romano. “Il danno subito dal singolo che la direttiva mira a risarcire consiste nel pregiudizio sofferto dal consumatore che dimostri di essere stato leso dall'abbassarsi del tasso di concorrenzialità in quel mercato rilevante, cosi come di recente statuito dalla Cassazione – si legge nella costituzione di parte civile – Alla luce di tali principi, risulta evidente che il cittadino romano che usufruisce di opere e servizi erogati da soggetti scelti non secondo legge e secondo la normativa che regola il mercato, subisca un danno dovuto al minor grado di concorrenzialità creatosi sul mercato a causa dell’irregolarità e illegittimità delle procedure di affidamento dei lavori, che ha l’effetto di abbassare la qualità e aumentare il prezzo finale di tutti quei servizi offerti da Roma capitale, di cui il cittadino romano è il primo utente/consumatore!”

Il Codacons e le condotte contestate. Le condotte contestate e, più specificatamente, le omissioni agli obblighi imposti dalla legge per assicurare il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, hanno indubbiamente causato un grave nocumento alle odierne costituende parti civili – spiega il Codacons – il cui diritto costituzionale alla corretta gestione della cosa pubblica di cui all’art. 97 è stato certamente lesionato, generando un ingente danno economico, morale, sociale e di immagine. Ciò, tra l’altro, in servizi pubblici di primaria importanza, come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ed i servizi di igiene urbana in genere, il servizio giardini e, quindi, la pulizia delle spiagge, la buona tenuta del verde pubblico (si pensi, a mero titolo esemplificativo, all’affidamento diretto per lavori a somma urgenza per indagini sulla stabilità delle alberature stradali e per conseguenti interventi di potatura, di cui al capo di imputazione), le piste ciclabili, etc., ma anche agli illeciti affidamenti della gestione del servizio di accoglienza per richiedenti asilo e per flussi di immigrati richiedenti protezione internazionale, quali profughi o rifugiati (e per l’accoglienza di persone in genere, anche di minori stranieri non accompagnati).

Danni subiti in qualità di rappresentanti politici. Il Codacons informa che a subire danno in qualità non solo di cittadini, ma anche di rappresentanti politici, sono stati Roberta Lombardi, deputata e già presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, e il Consigliere Comunale Marcello de Vito, entrambi firmatari della prima costituzione di parte civile, assieme al vicepresidente Codacons, Giovanni Pignoloni.

Si legge nell’atto: “proprio il modus operandi di MAFIA CAPITALE ha completamente inabissato quanto faticosamente e quotidianamente portato avanti dalle costituende parti civili generando una totale sfiducia nella classe politica romana e, nello specifico, nei riguardi dei consiglieri comunali facenti parte di quella giunta capitolina oggi coinvolta in uno scandalo senza precedenti. L’onore, il decoro e la reputazione delle costituende parti civili sono stati brutalmente compromessi e danneggiati”.

Richiesta risarcimento per i danni patrimoniali e morali subiti. Per tali motivi, è stata avanzata richiesta di risarcimento per i danni patrimoniali e morali subiti. Il 5 novembre, in occasione dell’avvio del processo, il Codacons depositerà numerose altre costituzioni per conto dei cittadini residenti nella capitale che hanno aderito all’azione collettiva promossa dall’associazione e dal M5S.




DDL INTERCETTAZIONI:MOBILITAZIONE CONTRO LE MINACCE AI GIORNALISTI

di Cinzia Marchegiani

E partita Lunedì 3 novembre 2015 la mobilitazione contro la proposta di legge bavaglio contenuta nella delega al governo in materia di intercettazioni, nell’ambito del progetto di riforma del processo penale nella sede della Federazione nazionale della Stampa. Alla conferenza stampa è stata presentata la petizione on line che ha come primi firmatari il professor Stefano Rodotà e i giornalisti Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio e che ha già raccolto numerose adesioni.

Attacchi alla libertà di stampa e Mafia Capitale. Attacchi sempre più pesanti al diritto di cronaca come quello emblematico rivolto ai novantasei giornalisti recentemente denunciati per aver pubblicato intercettazioni dell'inchiesta su Mafia Capitale. E la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con il recente ddl che affida al governo il potere di stabilire le regole sulla pubblicazione delle intercettazioni limitando la diffusione a solo quelle di rilevanza penale escludendo invece le conversazioni d'interesse pubblico. In questo modo si limita il diritto di cronaca e si colpisce il diritto di essere informati. Un nuovo bavaglio, dunque.

Oggi, come nel 2010 contro il ddl Alfano, è partita la mobilitazione contro il ddl del governo Renzi e contro le continue intimidazioni e minacce ai giornalisti che mettono in serio pericolo la libertà di informazione: “Ma noi non ci stiamo: non ci faremo mettere il bavaglio!”

Alla conferenza stampa viene presentato anche l'appello online www.nobavaglio.org. Saranno presenti, oltre al segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, gli autori dell'appello ‘No bavaglio’: Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto, Giovanni Maria Riccio, i rappresentanti del Comitato promotore (Articolo 21, Arci Associazione Nazionale, Associazione Nazionale Stampa Online (ANSO), Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), Gruppo Abele, Il Fatto Quotidiano, Libera – Contro le mafie, Libertà e Giustizia, Libertà e Partecipazione, Ordine dei Giornalisti (ODG), MoveOn, Pressing – Giornalisti in rete, Sindacato Cronisti Romani, Stampa Romana, Usigrai, Unione nazionale cronisti italiani) e alcuni dei colleghi che, in questi giorni, hanno già sottoscritto l'appello.

Iniziativa pubblica per difendere il diritto dovere di informare. L’obiettivo di questa iniziativa pubblica è mettere insieme tutti coloro che intendono battersi per difendere il diritto-dovere di informare. Per questo la mobilitazione che parte dalla Fnsi è aperta alle associazioni e agli organismi da sempre in prima linea per garantire la libertà di espressione e il diritto di cronaca, agli altri sindacati e a quanti, organizzazioni e singoli cittadini, considerano la libertà di informazione e il diritto di cronaca valori supremi del nostro ordinamento. Dalla Fnsi partirà un appello anche alle associazioni e ai sindacati dei giornalisti di altri Paesi europei perché – come dimostrano i casi di Spagna, Francia e Turchia – i tentativi di imbavagliare la stampa sono ormai sempre più diffusi. Bisogna alzare la voce e scendere insieme in piazza.

“Consideriamo sbagliata, oltre che grave e pericolosa – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – la delega al governo su una materia così delicata come quella delle intercettazioni, che per gli aspetti che riguardano il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati su questioni di interesse pubblico contenute negli atti delle inchieste giudiziarie ha rilevanza costituzionale. Riteniamo che su questi temi ci sia un minimo comun denominatore nell’azione dei governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni.

Richiesta di un tavolo di confronto con rappresentati del mndo accademico. La Federazione nazionale della Stampa Italiana non può tacere e spiega che a prescindere da chi è al governo, lo strumento della delega su materie come intercettazioni e servizio pubblico radiotelevisivo non ci piace: “Abbiamo comunque accolto con favore la disponibilità manifestata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in un recente incontro con una delegazione della Fnsi, a istituire un tavolo di confronto con rappresentanti del mondo accademico, della magistratura e del mondo dell’informazione per dare alla delega governativa contenuti che salvaguardino e tutelino tutti gli interessi in campo: quello della magistratura inquirente a utilizzare le intercettazioni come strumento di indagine, quello dei giornalisti di informare l’opinione pubblica su fatti e situazioni di pubblico interesse, anche se non penalmente rilevanti, quello dei cittadini estranei alle indagini a vedere tutelato il diritto alla privacy e alla riservatezza delle comunicazioni”.

Lorusso prosegue: “Riteniamo che questa attività possa impegnare l’Associazione nazionale magistrati e la Federazione nazionale della Stampa italiana in una collaborazione, nel rispetto delle competenze, dei ruoli e dell’autonomia di ciascuno, che eviti l’introduzione di bavagli che mal si conciliano con la giurisprudenza univoca della Corte europei dei diritti dell’Uomo. Quei principi, insieme con il diritto-dovere di informare i cittadini, nel rispetto della verità dei fatti e della dignità delle persone, continueranno a guidare l’attività dei giornalisti italiani. Anche nella sciagurata ipotesi che fossero introdotti bavagli fuori dal tempo e dalla storia”. 




SESSO PER I DETENUTI: ARRIVA LA PROPOSTA DI LEGGE, MA E’ POLEMICA

di Cinzia Marchegiani

Padova
– Approda oggi la proposta di legge in commissione Giustizia sulle relazioni affettive dei carcerati. Sesso per i detenuti in locali a prova di privacy. Il primo firmatario del testo, Alessandro Zan PD si dichiara ottimista, certo dell’accordo politico e del parere positivo del ministro Orlando.

Audizione con detenuti in collegamento Skype in Commissione Giustizia. Un gruppo di carcerati che sta scontando la pena in una sezione di alta sicurezza a Padova verrà ascoltato in Parlamento per la prima volta. Saranno sentite in audioconferenza anche le famiglie. Anche i detenuti potranno dire la loro per difendere questa proposta di legge, infatti la commissione Giustizia si è organizzata con un collegamento Skype che permetterà a due detenuti del carcere di Padova e ai loro familiari di collegarsi con i deputati, e raccontare le loro necessità.

20 firmatari della proposta di legge. I firmatari spiegano questa proposta di legge: “E’ tesa a garantire il diritto all'affettività in carcere inteso in senso ampio: dalla sessualità, all'amicizia e al rapporto familiare. Un diritto all'affettività che sia, in primo luogo, diritto ad avere incontri, in condizioni di intimità, con le persone con le quali si intrattiene un rapporto di affetto. Per tale motivo i proponenti auspicano che il Parlamento esamini tempestivamente la presente proposta di legge, finalizzata a garantire la dignità nella prioritaria sfera affettiva delle persone che si trovano detenute in carcere".

Proposte al diritto alle affettività. Per tutelare e garantire il diritto alle affettività, il testo prevede una visita al mese, fino a un massimo di 24 ore, in locali a prova di privacy senza controlli visivi e auditivi. Le visite lontane da occhi indiscreti potranno avvenire con qualsiasi persona che già effettua i colloqui ordinari. I detenuti e gli internati hanno diritto a una visita al mese della durata minima di 6 ore e massima di 24 ore con le persone autorizzate ai colloqui.

La Lega solleva forti critiche e polemiche sulla sicurezza. Follia totale. "Galere diventano bordelli" ecco come giudica la proposta di legge la Lega. L'esponente della Lega, Nicola Molteni caustico tuona: "Ennesimo delirio targato Pd: stanze per il sesso in carcere per allietare i detenuti. In pratica il partito di Renzi vuole trasformare le galere in veri e propri bordelli. Anziché calendarizzare la nostra proposta di legge sulla legittima difesa, portano avanti una legge per offrire sesso ai detenuti. Ormai siamo alla follia totale".

La presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti respinge le accuse: «E’ propaganda e banalità l’idea che si voglia trasformare le celle in bordelli: il diritto all’affettività non coinvolge solo i detenuti, ma si estende a tutte quelle persone, dal coniuge ai figli e ai familiari, con cui vi è un rapporto d’amore che il carcere non può e non deve spezzare».

Il problema trascina con se risvolti sicuramente legati alla sicurezza e alla possibilità di non saper gestire trasferimenti di notizie sensibili dall’esterno all’interno o viceversa, essendo i beneficiari, detenuti che si trovano in detenzione di alta sicurezza. In totale privacy ciò potrebbe pregiudicare processi personali o addirittura anche di altri detenuti, con un inquinamento delle prove. Insomma se per un aspetto questa proposta di legge permette la tutela delle affettività, dall’altra dovrebbe assicurare il rispetto della sicurezza legata a situazioni ovviamente estreme, ma di particolare sensibilità e importanza. Una proposta di legge che dovrà essere analizzata in ogni minimo dettaglio.




ROMA, LAVORATORI RACCOLTA DIFFERENZIATA: SALVE 78 PERSONE. NE RESTANO FUORI ANCORA 40

di Cinzia Marchegiani

Roma – Nella giornata di ieri i lavoratori del servizio di raccolta differenziata porta a porta per le utenze non domestiche, dato in appalto da Ama a società esterne, come annunciato hanno iniziato lo sciopero davanti alla sede AMA SpA di Roma.

Per questi lavoratori pesano i 118 licenziamenti che AMA ha messo in calendarizzazione, ma la lotta serrata delle cooperative e dei sindacati Fp-Cgil, Cisl-Fit, Uil-Trasporti, Fiadel Roma e Lazio, che ha registrato l’adesione del 100% dei lavoratori, è riuscita a salvarne per ora 78.

Obiettivo mobilitazione lavoratori raccolta differenziata. I lavoratori delle diverse cooperative, tra cui la “29 Giugno” ora commissariata, sono determinati nel voler scongiurare un licenziamento per i servizi porta a porta relativo le utenze non domestiche (umido società, aziende, mense etc) date in appalto da AMA Spa.

150 persone hanno ricevuto le lettere di licenziamento e ad altri 210 toccherà la stessa sorte, se entro il 1 novembre non si interverrà. A molti altri, in assenza di garanzie dei bandi, toccherà la riduzione del salario in seguito al cambio di contratto nazionale di riferimento. Scongiurare, la parola d'ordine usata da questi lavoratori e padri di famiglia, che è risuonata spesso nei loro appelli accorati e pieni di rabbia. Sono persone che hanno lavorato per molti anni in questo settore e ora pretendono il rispetto dei contratti nazionali di Igiene Ambientale.

Le scelte di AMA SpA e politica romana. I Sindacati e i lavoratori delle cooperative hanno deciso di scendere in piazza per denunciare: "le scelte dissennate che AMA Spa e la politica romana stanno intraprendendo, che vanno a detrimento della qualità di servizio e del lavoro nel settore della raccolta differenziata".

La denuncia corale, dei i lavoratori delle cooperative impiegati nella raccolta differenziata, era stata sollevata già nei giorni precedenti ed aveva visto, lo scorso lunedì 26 ottobre 2015, la costituzione di un presidio sotto gli uffici della prefettura di Roma. La motivazione dell’agitazione era scaturita dall’evidenza che i bandi di gara non avrebbero garantito la continuità occupazionale e il rispetto del contratto nazionale nei cambi d'appalto, e per questo i lavoratori avevano fatto sapere di pretendere risposte entro il 1 novembre, data oltre la quale, il danno annunciato diventerà irreparabile: "Chiediamo all'Azienda e al Prefetto un impegno concreto per evitare che questi lavoratori paghino colpe non loro” – questo in sostanza quello che chiedevano i manifestanti.

Lo sciopero e l’accordo raggiunto. Ieri, davanti al palazzo della sede di AMA Spa è stato raggiunto l'accordo per la salvaguardia occupazionale di 78 dei 118 lavoratori licenziati: “Per i 40 rimasti fuori da questo accordo si è stabilito con Ama un percorso per reinserirli nel più breve tempo possibile. Uno di quei casi in cui possiamo affermare che la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori ha pagato” spiega il comunicato sindacale.

Sistema senza tutele dei servizi. L’adesione del 100% dei lavoratori ha permesso una prima vittoria, ma resta tutta l'amarezza per i lavoratori coinvolti e i sindacati che hanno difeso questa battaglia, nei confronti di un sistema che non prevede regole a tutela dei servizi e dei lavoratori che li offrono, soggetti a burrasche ad ogni cambio di appalto: “Oltre 200 lavoratori vedranno ridotti i loro stipendi a causa del cambio di contratto, visto che i bandi non prevedevano vincoli. Su questo fronte continuerà la vertenza in tutte le sedi, anche legali”.

40 lavoratori ancora senza certezze. La mobilitazione continua fino alla conclusione di tutta la vertenza. La mobilitazione non cesserà. Già si annuncia la battaglia per i 40 lavoratori rimasti fuori da questo accordo appena firmato: “Se i 40 lavoratori ancora non ricollocati finissero in disoccupazione – pagata con i soldi pubblici – mentre altri 120 verranno assunti ex novo con gli sgravi – anche questi pagati con i soldi pubblici – per coprire l'ampliamento del servizio, saremmo di fronte a una doppia, cocente ingiustizia: nei confronti di chi ha servito Roma e adesso viene abbandonato al proprio destino nonostante il suo fosse un lavoro necessario per i cittadini, che pagano tariffe salatissime e vedono spese così le risorse pubbliche. La mobilitazione non cesserà fino alla conclusione definitiva di tutta la vertenza” .

Jobs Act a carico dei licenziati? Gli stessi sindacati denunciano ciò che si vorrebbe mettere in atto: “Si licenziano centinaia di lavoratori in questo comparto e se ne assumono altri ex novo per avere accesso ai finanziamenti che per un paio di anni il Jobs Act permette”. Ecco, secondo i sindacati, "svelata la furbata e macelleria sociale" che i lavoratori vogliono contrastare, ossia la nuova tendenza dell’imprenditoria italiana, insomma un modo per fare impresa evidentemente facile.




RAI E IL SUPERCOMPENSO A VAROUFAKIS A “CHE TEMPO CHE FA”: 24 MILA EURO PER 22 MINUTI

Il Codacons presenta esposto alla Corte dei Conti, è spreco di denaro pubblico e danno alla collettività

di Cinzia Marchegiani

La trasmissione “Che tempo fa” finisce sotto i riflettori della Corte dei Conti. A denunciare il caso di danno erariale è l’associazione dei consumatori CODACONS, che ha deciso di presentare un esposto alla Corte dei Conti sul caso dell’ospitata di Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze del governo ellenico a “Che tempo che fa” andata in onda il 27 settembre 2015, costata la bellezza di 24.000 euro, per solo 22 minuti di intervista oltre a vari benefit come volo, alloggi e pasti.

Il CODACONS non è andato proprio giù lo spreco di denaro pubblico e soprattutto in un momento come quello attuale, dove si sta chiedendo a tutti gli italiani di pagare 100 euro per il canone RAI spalmato nelle fatture dell’energia elettrica. Il Codacons quindi entra a gamba tesa non solo sui compensi elargiti dalla Rai agli ospiti delle trasmissioni, ma anche sulla odiosa prassi della rete di Stato di affidare a società esterne format che potrebbe realizzare in casa propria.

Esposto Corte dei Conti. Il Codacons chiede alla Corte dei Conti di aprire una indagine per verificare quanto sia costata complessivamente l’ospitata di Varoufakis in Rai, tra cachet e servizi concessi dalla rete, e chi abbia effettivamente versato il denaro – spiega l’associazione – e quindi una volta tirate le somme, la Corte deve accertare se la spesa è stata congrua o se, al contrario, ha rappresentato una forma di spreco di risorse pubbliche.

Caustico il Codacons su come la RAI gestisce i suoi programmi: “Ricordiamo inoltre che trasmissioni basate su semplici interviste – ricorda Codacons -come ‘Che tempo che fa’ sono produzioni affidate a società esterne, nonostante la Rai abbia tutti i mezzi e le risorse per realizzare in piena autonomia non solo programmi complessi, ma anche trasmissioni di una semplicità disarmante come quella condotta da Fabio Fazio”.