UNIVERSITA’ MEDICINA: TROPPI STUDENTI E POCHI SBOCCHI LAVORATIVI

di Cinzia Marchegiani

Arriva un allarme inquietante dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri- Fnomceo. Dopo una complessa analisi la stessa Federazione considera che, pur nel totale rispetto delle diverse esigenze, ridurre il numero di accessi in medicina rappresenti un segnale importante, in attesa di una revisione dei criteri della programmazione del fabbisogno dei professionisti medici da formare più aderente alle esigenze dell’intera popolazione: “Ci sembrano assolutamente in linea con questa posizione le dichiarazioni di qualche settimana fa del Presidente del CUN, prof.Andrea Lenzi, secondo cui 7000 accessi sarebbero sufficienti a soddisfare il futuro fabbisogno di medici, evitando di riprodurre una nuova pletora medica come quella creatasi negli anni antecedenti all’introduzione del numero programmato”.

La valutazione sembra fondarsi sulle analisi di alcuni dati certi. Il primo sembra che il tasso di successo egli immatricolati stimato all’80-85% nei prossimi anni, produrrà 8000/8500 laurenandi. A queste nuove leve, che inevitabilmente cercheranno un lavoro, il numero diventa ancora più grande in quanto hanno stimato che al numero di accessi programmati in questi anni per i cdl in medicina vanno inoltre aggiunti gli ulteriori 9.000 posti resi disponibili (non abbiamo in realtà dati certi su quanti di questi si sono poi realmente immatricolati) a seguito dei ricorsi degli studenti (1.500 studenti riammessi per l’a.a. 2013/2014 per la nota vicenda del bonus maturità e i circa 7.500 studenti riammessi per l’a.a. 2014/2015 per i ricorsi al TAR).

Necessità di limitare a 6500 accessi i corsi di laurea in medicina e chirurgia. L’analisi della Fnomeco, indica una quota oltre al quale non conviene accettare altri accessi ai corsi di laurea e lo valuta facendo un ragionamento meramente di possibilità lavorative. Infatti spiega che completamento del percorso formativo post laurea rappresenta l’unica opportunità per poter accedere al mondo lavorativo nell’ambito del SSN, e sottolinea che già esiste un gap tra il numero di laureati/anno in medicina e i posti disponibili per le scuole di specializzazioni mediche ed i fs in mg che complessivamente ammontano a circa 6.000/6.500. Nel concorso del 2014/2015 per le specializzazioni mediche il numero di concorrenti è stato di 12.168 a fronte di un numero di posti disponibili pari a 5.504. Oltre 6600 neolaureati non sono stati ammessi (probabilmente alcuni erano già in possesso di altra specializzazione e tentavano il concorso per la 2°, il che rappresenta un ulteriore dato preoccupante sulla situazione occupazionale dei giovani medici). A questo dato se ne aggiunge un altro: le 9848 domande che nel 2014 ci sono state in 19 regioni (mancano i dati relativi all’Emilia-Romagna) per il concorso al cfs in mg a fronte dei circa complessivi 900 posti disponibili (anche in questo caso è probabile che abbiano partecipato alcuni medici che hanno successivamente concorso alle specializzazioni ).

Un analisi sconvolgente, che mostra come la crisi ha toccato ogni settore. La Fcomeco aggiunge che a confronto il numero dei futuri laureati in medicina per anno con i posti disponibili per le specializzazioni mediche e il cfs in mg, con le attuali disposizioni legislative, circa 2000/2500 laureati in medicina per ogni anno futuro non avranno opportunità di completare il percorso formativo post laurea e si può ipotizzare che nei prossimi 10 anni ci sarà una popolazione di circa 25.000 medici che non avranno possibilità di sbocchi occupazionali nel SSN. A questi numeri che già destano grandi preoccupazioni per i futuri giovani laureati in medicina si aggiungono i dati sulla situazione occupazionale dei giovani medici compresi nella fascia d’età 25-39 anni, dove già è presente un area di disoccupazione/sottoccupazione/precariato che interessa un certo numero di specialisti.

Amara constatazione. Il dato finale è che un gran numero (circa 1000 l’anno) di giovani laureati in medicina e di specialisti decide di emigrare abbandonando il nostro paese che pur aveva investito importanti risorse per la loro formazione.
 




MAFIA CAPITALE E LO SCANDALO DELLA SANITA': GIUNTA ZINGARETTI NELLA BUFERA

 

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di Cinzia Marchegiani

Sulla clinica psichiatrica Colle Cesarano di Tivoli troppe ombre e misteri fanno finire questa struttura al centro di una grande inchiesta che il M5S alla Regione Lazio ha voluto sollevare. Un luogo incontrastato e centrale delle intercettazioni di Mafia Capitale, la clinica diventa una bella torta a molti zeri e nel 2011 anche un centro accoglienza Agorà gestito dalle stesse cooperative di Salvatore Buzzi.


Colle Cesarano, dopo l’insediamento di Nicola Zingaretti alla Presidenza della Regione Lazio riceve l’accreditamento e un cospicuo aumento del budget annuale che passa da 8,5 milioni di euro a 9 milioni di euro.
Sulla clinica ancora una volta ritorna la figura dell’ex capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio Marco Vincenzi, dimessosi dalla carica lo scorso 9 giugno 2015.


La storia di questa clinica vede il proprietario fino al 2003, Aurelio Casati, raccontare in un’intervista di essere stato costretto a pagare una tangente del 2 percento ad alcuni funzionari delle Asl per ottenere i risarcimenti pubblici che gli sarebbero comunque spettati per legge e di aver chiesto aiuto tra il 1998 e il 1999 anche a Marco Vincenzi, allora direttore sanitario di Tivoli Terme. A causa dei ritardi relativi i pagamenti della Asl, purtroppo Casati si vide costretto a cedere la proprietà alla società Geress SpA, dove poi entrerà Manfredino Genova, il quale veniva contattato da Salvatore Buzzi per parlare di come gestire il business dei migranti.

IL CASO AURELIO CASATI, LA PROCURA DI TIVOLI E IL DOCUMENTO
Aurelio Casati, ex presidente del consiglio di amministrazione della clinica Colle Cesarano, a gennaio del 2011 aveva richiesto un incontro urgente al Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli Gabriella Fazi.
Dall’articolo a firma di Giuliano Ghirlando su Antimafiaduemila si scopre un documento importante dal quale si evince che il Magistrato Fazi, dopo aver letto la richiesta di Aurelio Casati di poter essere ascoltato, poiché riteneva di avere informazioni di rilevanza penale, non accoglie la richiesta e risponde motivando "allo stato non è possibile per ragioni attinenti a motivi d'ufficio".
Nella richiesta ad essere ascoltato dal Magistrato Aurelio Casati ripercorreva la sua storia giudiziaria, dove emergevano importanti e sensibili informazioni proprio sulla clinica Colle Cesarano e sugli attori che ne avevano determinato la vendita alla Geress.
Il Casati aveva ricoperto la carica di presidente del Consiglio di Amministrazione della società Centro Clinica Colle Cesarano S.p.A., con sede a Tivoli, fino alla revoca da parte del Tribunale di Tivoli (decreto del 16 luglio 2004). Aurelio Casati specificava, inoltre, nella richiesta presentata al Magistrato di poter essere ascoltato, di essere stato assolto da tutti i reati precedentemente ascrittigli. Questo a conclusione di una lunga indagine della Procura.
Nella richiesta di incontro urgente con il Sostituto Procuratore, Aurelio Casati sollecitava inoltre opportune indagini in merito alle ipotesi di azioni estorsive ai danni della società e dello stesso Casati nel periodo in cui ricopriva la carica di amministratore e di socio di minoranza. Nel documento particolare importanza acquisisce la sentenza dove era passata in giudicato del Tribunale di Roma del 30 giugno 2009 di assoluzione dai reati attribuiti al Casati, la quale potrebbe diventare una pista da seguire per le future indagini. La stessa sentenza dichiara infatti che il fatto non sussisteva e nel dispositivo si dava atto che la crisi finanziaria società del Casati era stata determinata dal comportamento ingiustificato della ASL Roma G, la quale non avrebbe onorato i pagamenti verso la società Clinica Colle Cesarano.

MARCO VINCENZI, COLLE CESARANO E L'INTERROGAZIONE DEL M5S AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO DANIELE LEODORI
I consiglieri regionali del M5S in Regione Lazio Davide Barillari e Devid Porrello hanno presentato un’interrogazione indirizzata al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio On. Daniele Leodori “Riscontro requisiti minimi Casa di Cura Colle Cesarano e revoca accreditamento” dove si interroga il Presidente della Giunta Regionale, Nicola Zingaretti, chiedendo di confermare il mancato riscontro dei requisiti minimi per la struttura di Colle Cesarano e di chiarire ogni aspetto legato alla gestione del centro migranti in relazione all'inchiesta di mafia capitale e alle sue relazioni con Marco Vincenzi (ex capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio), quindi di procedere con la revoca dell'accreditamento con la Regione Lazio.

Si legge: “Durante la seduta d'aula del 17.06.2015 dedicata alla mozione di sfiducia a Nicola Zingaretti, viene annunciato ufficialmente che i consiglieri del M5S consegneranno carte ed emendamenti alla Procura di Roma che cercherà riscontri e valuterà eventuali illeciti, di certo negli atti sono già finiti gli incontri tra Marco Vincenzi (Ex capogruppo PD in Regione Lazio) e Salvatore Buzzi, per l'inchiesta mafia capitale. Uno il 12 settembre 2014 a Villa Adriana (Tivoli) “dove Buzzi consegnava a Vincenzi un foglietto”, e poi una cena annunciata da Buzzi: “Stasera vado da Vincenzi.. che è il padrone de Tivoli.. a cena e gli faccio un p.. poi vedemo se me riesce”. Salvatore Buzzi annota (sul suo diario n.d.R.) anche un appuntamento e una località: Colle Cesarano. Questa struttura, rappresenta quindi un luogo “importante”, non solo per questioni prettamente sanitarie ed assistenziali, ma anche un luogo importante “politicamente”… come dimostrano le intercettazioni di Buzzi. Colle Cesarano è alle porte di Tivoli, dove l'ex capogruppo del partito Democratico in Regione Lazio Marco Vincenzi è stato sindaco. E intanto a Colle Cesarano è nato nel 2011 il Centro Agorà, un centro migranti gestito proprio dalla cooperative di Buzzi, e a giugno 2014 la Regione Lazio ha riconosciuto l’edificabilità all’area in variante al piano regolatore vigente”.

IL BLITZ NOTTURNO ALLA CASA DI CURA COLLE CESARANO – TIVOLI.
Il Consigliere Davide Barillari M5S assieme al deputato Massimo Baroni e ai sindacalisti del Si-cel, lo stesso giorno (23.06.2015) della presentazione dell’interrogazione in Regione Lazio si sono presentati verso le ore 23:00 davanti ai cancelli della Clinica Colle Cesarano decisi ad entrare. Ma nonostante la legittimità dell’accesso, il varco non si apre. Dopo un'attesa di circa 30 minuti venivano chiamati i carabinieri e veniva avvisato della situazione il comandante di Tivoli. La pattuglia arrivata di corsa, non riuscirà ad avere nessuna risposta al citofono della clinica, nonostante la volante abbia acceso i lampeggianti ed i carabinieri abbiano intimato l'accesso immediato delle Forze dell'ordine. Solo dopo un’ora all’arrivo dei proprietari della struttura su un suv bianco, giunto di corsa direttamente da Roma, è stato possibile effettuare l’accesso.
Gli autori del blitz vogliono vederci chiaro se sia una coincidenza che la Regione Lazio nel giugno 2014 abbia riconosciuto l'edificabilità all'area in variante al piano regolatore vigente, con lo scopo di costruire un grande centro immigrati.
“Sappiamo inoltre che fino al 2003 venivano pagate tangenti ad alcuni funzionari delle Asl per ottenere risarcimenti pubblici. – Ha dichiarato il consigliere Barillari – Scopriamo poi che fra i proprietari della struttura di Colle Cesarano, c'è un tale Manfredino Genova… contattato sempre da Buzzi per parlare di come gestire il business dei migranti”
Una volta entrati, gli artefici del blitz visitano tutti i reparti dove sapevano di trovare forti criticità e dubbi, e hanno cercato di parlare con i lavoratori, ma non tutti erano disponibili a parlare. Il clima viene descritto “pesante… eravamo scortati a vista dall'avvocato della struttura e dalla schiera dei proprietari, dirigenti, amministratori”.
Il Movimento 5 Stelle cerca fra mille reticenze e mille omissioni, di analizzare, da due anni, le opacità che rivestono la struttura sanitaria di Colle Cesarano, e ha presentato ben 6 interrogazioni al governatore Nicola Zingaretti e secondo i pentastellati ricevendo solo risposte incomplete e parziali.

IL REPORT DEL BLITZ.

L’obiettivo primario del blitz a Colle Cesarano era quello di verificare i requisiti minimi per l’accreditamento dato dalla Regione Lazio, alcune notizie sono state date direttamente dai responsabili (pianta organica, presenze nei turni notturni), ma la parte mancante doveva essere consegnata il giorno dopo, in base agli accordi presi la sera stessa. La planimetria ed i fogli turni mensili non sono stati più consegnati, poiché la dirigenza della struttura, facendo un passo indietro, si è dichiarata non più disponibile a fornire ulteriori dati.
Nell'interrogazione presentata dal M5S in aula lo scorso 23 giugno 2015, la Regione Lazio confermava ufficialmente la perfetta regolarità dei requisiti, che invece i consiglieri pentastellati contestavano sulla base dei dati oggettivi già in loro possesso.

 

LA MANCANZA DI ORGANICO.

Nelle oltre quattro ore di visita alla struttura, si è discusso principalmente della mancanza di organico evidenziata reparto per reparto: OTA e OSS che svolgono mansioni non appropriate per il loro ruolo, personale che esce dalla struttura per andare a comprare medicine in farmacia, lasciando i pazienti soli o in carico a un solo operatore.
Dai calcoli del sindacato Si-cel, confermati dai consiglieri M5S, risulterebbero mancanti 33 figure professionali specializzate necessarie al funzionamento ottimale della struttura. E la clinica nel recente passato ha avviato ben due cicli di licenziamenti di personale.
La struttura, pertanto, non sembrerebbe operare in maniera adeguata al finanziamento ricevuto dalla Regione Lazio (circa 8 milioni di euro come rimborso alle prestazioni erogate).
Dal report che M5S e Si-cel hanno rilasciato, si apprende che le responsabilità appaiono molto chiare, si legge:
– Geress spa, che nonostante all'apparenza fornisca informazioni dettagliate e accolga tutti i visitatori con grandi sorrisi, non ha ancora chiarito i tanti, troppi aspetti oscuri relativi alla gestione economica e sanitaria della casa di cura di Colle Cesarano.
– Asl RMG, che in tutti questi anni effettua periodici controlli ed ispezioni ma non ha mai trovato nulla di strano. Come mai? (ieri, dopo la nostra interrogazione in consiglio regionale, guarda caso arriva un'altra ispezione della Asl…)
– Marco Vincenzi, e il PD del Lazio, che su questa struttura sembrano avere un particolare interesse….e non solo loro, come dimostrano le intercettazioni dell'inchiesta su mafia capitale
– Regione Lazio, che ha garantito troppo facilmente a Colle Cesarano l'accreditamento definitivo, e anno dopo anno finanziano questa struttura con un badget fra i più alti di tutte le strutture private laziali
– L'Assessore Visini, che solo l'altro ieri in risposta all'ultima interrogazione in aula del M5S, ha dichiarato che la struttura è perfettamente in regola e ha tutti i requisiti necessari per effettuare a pieno la sua attività..

LA RICHIESTA DI REVOCA DELL’ACCREDITO.

Il Movimento 5 Stelle ha già chiesto più volte, motivandola, la revoca dell'accreditamento della struttura sanitaria neuropsichiatrica e riabilitativa di Colle Cesarano, di proprietà della Geress SPA, ottenendo "solo un anomalo silenzio da parte di Nicola Zingaretti e di tutta la Direzione regionale Salute e Integrazione Socio sanitaria della Regione Lazio".

LA DENUCIA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA.

Dal Movimento 5 Stelle in Regione Lazio fanno sapere che completeranno le ultime verifiche legali, quindi presenteranno nei prossimi giorni una denuncia alla Procura della Repubblica, confidando che la magistratura, con tutti gli elementi, le prove ed i documenti che avrà in suo possesso, possa intervenire al più presto per chiarire una volta per tutte dove sta "la verità" in tutta questa complicata faccenda.
Sembra che di questa gelatinosa e alquanto oscura gestione della clinica Colle Cesarano dovrà occuparsene la Procura di Roma, che sembra abbia già sulla propria scrivania una massiccia documentazione, oltre quella proveniente dagli interrogatori effettuati a Salvatore Buzzi. La Procura di Roma potrebbe procedere nel dipanare finalmente il fallimento della gestione Casati della Colle Cesarano, d’altronde la sentenza ha ricostruito che per colpa della crisi finanziaria, e dei pagamenti non pervenuti dalla Asl RmG ad Aurelio Casati, lo stesso ingegnere ha dovuto vendere alla Geress SPA.
Tutto è in mano alla magistratura romana. Sotto i riflettori potenti una matassa ricca e alimentata da intrecci politici, cooperative, leggi ad hoc e… strani cappelli a cilindro.




BLITZ ALLA CLINICA COLLE CESARANO: TROPPI MISTERI CHE LEGANO BUZZI, VINCENZI E LA REGIONE LAZIO

Colle Cesarano sembra sia al centro di vari interessi, che la vedono implicata con la gestione del centro accoglienza Agorà, intercettazioni che coinvolgono oltre Buzzi, Manfredino Genova e nel diario del ras delle cooperative lo stesso Marco Vincenzi. La clinica sembrerebbe non rispettare le caratteristiche per ottenere un accredito dalla regione Lazio…che fa arrivare però nelle casse circa 9 milioni id euro all’anno

di Cinzia Marchegiani

Sulla clinica psichiatrica Colle Cesarano di Tivoli troppe ombre e misteri fanno finire questa struttura al centro di una grande inchiesta che il M5S alla regione Lazio ha voluto sollevare. Luogo incontrastato e centrale delle intercettazioni di Mafia Capitale, la clinica diventa una bella torta a molti zeri e anche un centro accoglienza, Agorà nel 2011, gestito dalle stesse cooperative di Buzzi. Colle Cesarano, dopo l’insediamento di Nicola Zingaretti alla Presidenza della Regione Lazio riceve l’accreditamento e un generoso aumento del budget annuale che da 8,5 milioni di euro, riescono a confluire 9 milioni tondi tondi. E per non farci mancare nulla, sulla clinica ancora una volta ritorna coinvolta la figura dell’ex capogruppo del PD alla Regione Lazio, dimessosi lo scorso 9 giugno 2015 con il ras delle cooperative, Salvatore Buzzi..ma non solo.
La storia di questa clinica vede il proprietario fino al 2003, Aurelio Casati, raccontare in un’intervista di essere stato costretto a pagare una tangente del 2% ad alcuni funzionari delle Asl per ottenere i risarcimenti pubblici che gli sarebbero comunque spettati per legge e di aver chiesto aiuto tra il 1998 e il 1999 anche a Marco Vincenzi, allora direttore sanitario di Tivoli Terme. A causa dei ritardi dei pagamenti della Asl, purtroppo Casati cede la proprietà alla società Geress, nella stessa entrerà Manfredino Genova, il quale veniva contattato da Buzzi per parlare di come gestire il business dei migranti.

IL CASO AURELIO CASATI, LA PROCURA DI TIVOLI E IL DOCUMENTO

Aurelio Casati, l'ex presidente del consiglio di amministrazione della clinica Colle Cesarano aveva richiesto un incontro urgente al sostituto procuratore di allora Gabriella Fazi, presso il tribunale di Tivoli (RM) datata 28 gennaio 2011. Dall’articolo a firma di Giuliano Ghirlando su Antimafiaduemila si scopre il documento dove si evince che procuratore Fazi, dopo aver letto l'invito di Casati ad essere ascoltato, poiché riteneva di avere informazioni di rilevanza penale, non accoglie la richiesta e risponde la propria motivazione nella non disponibilità ad ascoltare l'ingegnere Casati, poiché come riporta il documento datato 3 febbraio 2011 a firma di Gabriella Fazi: “Allo stato attuale non è possibile, per ragioni attinenti al lavoro d'ufficio”.
Eppure nella richiesta l’Ing. Aurelio Casati ripercorreva la sua storia giudiziaria dello stesso Aurelio Casati, dove emergevano importanti e sensibili informazioni proprio sulla Clinica Colle Cesarano e gli attori che ne avevano determinato la sua vendita alla Geress. Aurelio Casati aveva ricoperto la carica di presidente del Consiglio di Amministrazione della società Centro Clinica Colle Cesarano S.p.A., residente in Tivoli, fino a revoca da parte del Tribunale di Tivoli (decreto del 16 luglio 2004). A conclusione di una lunga indagine codesta Procura aveva prosciolto Casati dall'ipotesi di reato di cui agli artt. 323 e 479 Codice Penale (dott. Scalera, RG.N.R 2810105) con dispositivo accolto dal GIP in data 05 maggio 2010. Nell'udienza del 9 dicembre 2010 Casati veniva assolto dal reato di cui agli artt. 646 e 61 n. 11 Codice Penale perche il fatto non sussiste e in tale sede, codesta Procura (dott.ssa Fazi, RG.N.R 4034/04) chiedeva I'assoluzione. Ma Casati faceva presente al pm Fazi soprattutto che la sentenza, era passata in giudicato, del Tribunale di Roma del 30 giugno 2009 di assoluzione dai reati di cui all'art. 81 Codice Penale e 2 D.L.vo 12.09.83 n. 463 perché iI fatto non sussisteva e nel dispositivo si dava atto che la crisi finanziaria della società è stata determinata dal comportamento ingiustificato della ASL Roma G.
Nella richiesta di incontro urgente Casati faceva sollecitava opportune indagini in memo alle ipotesi di azioni estorsive ai danni della società e dello stesso Casati in qualità di amministratore e di socio dl minoranza, come del resto aveva citato esposto.

MARCO VINCENZI, COLLE CESARANO E INTERROGAZIONE M5S REGIONE LAZIO

Ritorna impetuoso il M5S alla regione Lazio e il 23 giugno 2015, i consiglieri Davide Barillari e Devid porrello presentano un’interrogazione indirizzata al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio On. Daniele Leodori “Riscontro requisiti minimi Casa di Cura Colle Cesarano e revoca accreditamento” dove si interrogava il Presidente della Giunta Regionale, On. Nicola Zingaretti, di confermare il mancato riscontro dei requisiti minimi per la struttura di Colle Cesarano, chiarire ogni aspetto legato alla gestione del centro migranti in relazione all'inchiesta di mafiacapitale e alle sue relazioni con Marco Vincenzi (ex capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio), e procedere con la revoca dell'accreditamento con la Regione Lazio Roma, 17/06/15.
Si legge: “Durante la seduta d'aula del 17/6/15 dedicata alla mozione di sfiducia a Nicola Zingaretti, viene annunciato ufficialmente che i consiglieri del M5S consegneranno carte ed emendamenti alla Procura di Roma che cercherà riscontri e valuterà eventuali illeciti, di certo negli atti sono già finiti gli incontri tra Marco Vincenzi (Ex capogruppo PD in Regione Lazio) e Buzzi, per l'inchiesta mafiacapitale. Uno il 12 settembre 2014 a Villa Adriana (Tivoli) “dove Buzzi consegnava a Vincenzi un foglietto”, e poi una cena annunciata da Buzzi: “ Stasera vado da Vincenzi.. che è il padrone de Tivoli.. a cena e gli faccio un p.. poi vedemo se me riesce”. Buzzi annota (sul suo diario ndr) anche un appuntamento e una località: Colle Cesarano. Questa struttura, rappresenta quindi un luogo “importante”, non solo per questioni prettamente sanitarie ed assistenziali, ma anche un luogo importante “politicamente”…come dimostrano le intercettazioni di Buzzi. Colle Cesarano e' alle porte di Tivoli, dove Vincenzi è stato sindaco. E intanto a Colle Cesarano è nato nel 2011 il Centro Agorà, un centro migranti gestito proprio dalla cooperative di Buzzi, e a giugno 2014 la regione Lazio ha riconosciuto l’edificabilità all’area in variante al piano regolatore vigente”.

BLITZ NOTTURNO ALLA CASA DI CURA COLLE CESARANO – TIVOLI, 23/06/15
Con un report steso dal M5S e il sindacato Si-CEL viene descritto il blitz effettuato alla clinica Colle Cesarano avvenuto la notte del 23 giugno 2015, lo stesso giorno che Barillari e Porrello avevavo chiesto riposte dirette in Regione Lazio con l’interrogazione sopra descritta.
Su Colle Cesarano, oltre ai misteri sopra descritti, gli autori del blitz vogliono vederci chiaro se sia una coincidenza che la Regione Lazio nel giugno 2014 abbia riconosciuto l'edificabilità all'area in variante al piano regolatore vigente, con lo scopo di costruire un grande centro immigrati della cui possibilità Coltellacci (arrestato per mafiacapitale insieme a Buzzi). Barillari incalza: “sappiamo inoltre che fino al 2003 venivano pagate tangenti ad alcuni funzionari delle Asl per ottenere risarcimenti pubblici. Scopriamo poi che fra i proprietari della struttura di Colle Cesarano, c'e' un tale Manfredino Genova… contattato sempre da Buzzi per parlare di come gestire il business dei migranti” –

ll MoVimento 5 Stelle cerca fra mille reticenze e mille omissioni, di analizzare da 2 anni le opacità che rivestono la struttura sanitaria di Colle Cesarano, e ha presentato ben 6 interrogazioni a Zingaretti, ricevendo solo risposte incomplete e parziali.

REPORT DEL BLITZ. La visita a sorpresa a Colle Cesarano inizia alle 22.00 del 23 giugno 2015, trovando i cancelli sbarrati al nostro ingresso. Ci siamo correttamente e puntualmente qualificati come consiglieri regionali, parlamentari ed esponenti locali e nazionali del sindacato presente nella struttura e firmatario di contratto, il Si-cel…ma nonostante la legittimita' dell'accesso, ci hanno risposto che avrebbero "verificato l'autorizzazione".
Ribadiamo che in tanti anni, è la prima volta che viene negato l'accesso alla struttura, per una visita di rappresentanti politici e sindacali. Dopo 30 minuti abbiamo chiamato la locale caserma dei carabinieri, avvisando della situazione il comandante di Tivoli. Arriva subito una pattuglia, ma anche per loro, nessuna risposta al citofono della casa di cura…nonostante la volante abbia acceso i lampeggianti e i carabinieri abbiano intimato l'accesso immediato delle forze dell'ordine. Nulla da fare.
Solo all'arrivo dei proprietari della struttura su un roboante suv bianco, giunto di corsa direttamente da Roma, siamo potuti entrare (circa 1 ora dopo).
La visita e' potuta iniziare nonostante tutti i tentativi di fermarci.
Abbiamo visitato tutti i reparti dove sapevamo che c'erano forti dubbi, e abbiamo cercato di parlare con i lavoratori, ma non tutti erano disponibili a parlare. Il clima era pesante…eravamo scortati a vista dall'avvocato della struttura e dalla schiera dei proprietari/dirigenti/amministratori.
Nonostante questo, abbiamo identificato diverse presunte irregolarità nella gestione del personale, dell'organico, dei servizi di assistenza ai pazienti.
Requisiti minimi per l’accreditamento dato dalla regione. Abbiamo raccolto molte informazioni, in modo da verificare una volta per tutte se sussistono i requisiti minimi per l'accreditamento della struttura, direttamente dai responsabili (pianta organica, presenze nei turni notturni). Altre informazioni ci dovevano essere consegnate oggi (planimetria, fogli turni mensile), come da accordi, ma la struttura stamattina ha fatto un bel passo indietro e non è più disponibile a fornire ulteriori dati.
Abbiamo già appurato, nell'interrogazione in aula del 23/6/15, che la Regione Lazio, sottovalutando volutamente o meno tutta la questione, conferma ufficialmente la perfetta regolarità dei requisiti, che invece il M5S contesta sulla base dei dati oggettivi già in nostro possesso.
Mancanza di organico. Nelle oltre 4 ore di visita alla struttura, si e' discusso principalmente della mancanza di organico evidenziata reparto per reparto: OTA e OSS che svolgono mansioni non appropriate per il loro ruolo, personale che esce dalla struttura per andare a comprare medicine in farmacia, lasciando i pazienti soli o in carico a un solo operatore…
Dai calcoli del sindacato Si-cel, confermati dal MoVimento 5 Stelle, risultano mancanti 33 figure professionali specializzate necessarie al funzionamento ottimale della struttura. E la struttura nel recente passato ha avviato ben 2 cicli di licenziamenti di personale.
Troppe domande non risposte. Troppi dubbi ai quali i dirigenti di Colle Cesarano non hanno risposto.

La struttura non sembra operare in maniera adeguata al finanziamento ricevuto dalla Regione Lazio (circa 8 milioni di euro come rimborso alle prestazioni erogate).
Le responsabilità appaiono molto chiare:
– Geress spa, che nonostante all'apparenza fornisca informazioni dettagliate e accolga tutti i visitatori con grandi sorrisi, non ha ancora chiarito i tanti, troppi aspetti oscuri relativi alla gestione economica e sanitaria della casa di cura di Colle Cesarano.
– Asl RMG, che in tutti questi anni effettua periodici controlli ed ispezioni ma non ha mai trovato nulla di strano. Come mai ? (ieri, dopo la nostra interrogazione in consiglio regionale, guarda caso arriva un'altra ispezione della Asl…)
– Marco Vincenzi, e il PD del Lazio, che su questa struttura sembrano avere un particolare interesse….e non solo loro, come dimostrano le intercettazioni di mafia capitale
– Regione Lazio, che ha garantito troppo facilmente a a Colle Cesarano l'accreditamento definitivo, e anno dopo anno finanziano questa struttura con un badget fra i piu' alti di tutte le strutture private laziali
– L'Assessore Visini, che solo l'altro ieri in risposta all'ultima interrogazione in aula del M5S, ha dichiarato il falso confermando che la struttura e' perfettamente in regola e ha tutti i requisiti necessari per effettuare a pieno la sua attività..

REVOCA DELL’ACCREDITO. Il Movimento 5 Stelle ha già chiesto più volte, motivandola, la REVOCA dell'accreditamento della struttura sanitaria neuropsichiatrica e riabilitativa di Colle Cesarano, proprieta' Geress spa, ma abbiamo ottenuto solo un anomalo silenzio da parte di Zingaretti e di tutta la Direzione regionale Salute e Integrazione Socio sanitaria della Regione Lazio.

M5S ANNUNCIA DENUCIA IN PROCURA. Completeremo oggi le ultime verifiche legali, e presenteremo nei prossimi giorni una denuncia alla Procura, confidando che la magistratura, con tutti gli elementi, le prove e i documenti in suo possesso, possa intervenire al più presto per chiarire una volta per tutte dove sta "la verità" in tutta questa complicata faccenda.

Sembra che questa gelatinosa e alquanto oscura gestione della clinica Colle Cesarano dovrà occuparsene la Procura di Roma, che a quanto sembra abbia già sulla propria scrivania una massiccia documentazione, oltre gli interrogatori effettuati a Salvatore Buzzi a noi sono sconosciuti. Ma soprattutto La Procura di Roma ormai, potrebbe battere la pista del fallimento della gestione Casati della Colle Cesarano, visto che anche una sentenza ha ricostruito che per colpa della crisi finanziaria, e dei pagamenti non pervenuti dalla asl RmG ad Aurelio Casati, che lo stesso Ingegnere a dovuto vendere alla Geress SpA.




EMERGENZA IMMIGRAZIONE: VERTICE A PALAZZO CHIGI CON PRESIDENTI DELLE REGIONI E SINDACI

di Cinzia Marchegiani

Prima di volare a Bruxelles il premier Matteo Renzi convoca un vertice a Palazzo Chigi per fare il punto con i presidenti delle Regioni e con i sindaci sull'emergenza immigrazione e definire le misure premiali per i Comuni che si rendono disponibili ad accogliere i profughi. Sono questi i punti della mattinata del 25 giugno al centro del confronto tra il presidente del Consiglio e una delegazione della Conferenza delle Regioni e dell'Anci. A guidare i Presidenti delle Regioni Sergio Chiamparino, mentre la delegazione dell'Anci dal sindaco di Torino e presidente dell'associazione, Piero Fassino.

Le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio: “L'immigrazione è finalmente una priorità nell'agenda politica europea. Dobbiamo capire come la vogliamo affrontare. Possiamo scegliere di stare in campagna elettorale permanente o di affrontarla in modo serio. Non manca a nessuno la possibilità di rinfacciarsi il passato. È facile anche qui, risalendo la china degli accordi, a partire da quello di Dublino. È facile farlo anche a parti invertite: ciascuno può giocare le sue carte. Ma se si segue questa strada si dice implicitamente che il tema non è un'esigenza. E se si dice che è un’esigenza si agisce. Ecco perché con Alfano incontreremo i presidenti delle Regioni e una rappresentanza dei sindaci”.

Obiettivo del vertice.
Insomma Renzi prima di andare a conferire in Europa, e mostrare il suo lato B, vuole estrapolare una sola voce sul tema emergenza immigrazione e che sia compatta. Renzi precisa: “Sul tema dell'accoglienza ci vogliono soluzioni che rispondano a requisiti etici e criteri di ragionevolezza, i richiedenti asilo si accolgono, i migranti economici vengano rimpatriati. Bisogna ‘provare insieme’ a risolvere il problema immigrazione. Ci vuole condivisione in Europa. E più l'Italia si mostra compatta, meglio è. Siamo un Paese serio, solido, la cui risposta sul tema immigrazione deve essere condivisa e congiunta".

Contrastanti le varie posizioni dei Presidenti di Regioni e il Vertice appena iniziato già si fa critico. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che entrando a Palazzo Chigi risponde senza mezzi termini a chi gli chiede se l'ipotesi di non accogliere nuovi profughi rischi di indebolire l'azione del governo in sede internazionale: "Le Regioni non sono presenti al Consiglio europeo. Se Renzi ci autorizza potremmo fare lì la nostra battaglia. Ma è lui il responsabile e non può scaricare sempre sugli altri le colpe". Per il il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sulla gestione condivisa dei flussi fa presente che la stessa collaborazione al governo garantita quando era ministro dell'interno Maroni: “ Con la distribuzione in maniera diffusa degli immigrati non abbiamo avuto particolari problemi, non dico che non sia un problema ma li abbiamo gestiti". Decisa e irreversibile la posizione del Presidente della regione veneta, Luca Zaia, che ammonisce: "I prefetti devono ribellarsi e non rispondere più alle telefonate del governo. Loro compito è rispettare le istanze dei territori, rappresentare, nel mio caso, i veneti fino in fondo”. Zaia già ieri ricordava come questa situazione ha dell’incredibile per la quale migliaia di persone, delle quali due terzi non sono profughi ma migranti economici :”vengono mantenute senza fare niente dalla mattina alla sera e per ringraziare combinano guai e violano la legge e le più normali regole della convivenza civile. Il Veneto e i Veneti hanno una lunga storia di migrazione, ma hanno anche insegnato che emigrare non vuol dire andare a pretendere tutti i diritti e nessun dovere all'estero, ma andarci per lavorare e integrarsi con onestà e rispetto".


Di certo è interessante monitorare come in tv, si etichettano i migranti, si parla esclusivamente di profughi, quando in realtà i migranti che stazionano nelle stazioni non sono registrati e non hanno un documento, quando invece un cittadino italiano viene fermato, deve dare le generalità e produrre un documento per l’identificazione. Non si caldeggia una verità mostrando una realtà inesistente…molti non sono profughi.

 




"CHI E’ DI DESTRA TORNI NELLE FOGNE": ECCO IL MODULO PER QUERELARE IGNAZIO MARINO



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CLICCARE QUI PER SCARICARE IL MODELLO DI QUERELA CONTRO IL SINDACO IGNAZIO MARINO

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – Solo due giorni fa il consigliere regionale Fabrizio Santori e Fabio Sabbatani Schiuma, già consigliere comunale 'Indipendente di Destra', rispettivamente Presidente Onorario e Segretario Nazionale del movimento Riva Destra, annunciavano l’azione legale nei confronti del sindaco di Roma, Ignazio Marino: "Abbiamo querelato Ignazio Marino per diffamazione. Le sue offese sono gravissime, non solo perché pronunciate dal sindaco di Roma, ma perché l’insulto fa chiaramente riferimento ad un vecchio detto degli anni ’70, allorquando la violenza politica prese il sopravvento: 'Fascisti, carogne tornate nelle fogne'. Il primo cittadino dà così della 'carogna' a chiunque, professandosi di destra o schierandosi a destra, si permetta di 'ergersi a scudo morale di questa società', cioè critichi in maniera aperta il suo operato”.

Class Action, un mare di adesioni. L’Osservatore d’Italia mette a disposizione dei lettori il modulo predisposto dai Consiglieri Santori / Schiuma per presentare querela nei confronti del sindaco Ignazio Marino, che molti lettori ci stanno richiedendo.

Il modello può essere scaricato e compilato nelle parti mancanti

Quello che sta avvenendo ha dell’incredibile, il popolo di destra e centrodestra sta reagendo con dignità e fermezza alle dichiarazioni fatte del sindaco di Roma Ignazio Marino.

Sabbatani Schiuma: “Siamo certi che parole così fortemente sprezzanti e che richiamano pericolosamente a slogan violenti dl passato, possano trovare qualche Giudice che passerà alle vie di fatto, mettendo chi di dovere di fronte alle proprie responsabilità e restituendo un minimo di dignità a un popolo che sta dimostrando di non arrendersi a questa inaudita violenza verbale".Un momento non felice per il sindaco della capitale, evidentemente i momenti di grande tensione hanno giocato un tiro mancino a chi deve scegliere se dimettersi o probabilmente mettere in agenda lo sciogliemnento del Comune per infiltrazioni mafiose che dovrebbe decidere il prefetto Gabrielli,  un'onta che di certo segnerebbe Roma a marchio a fuoco, che non solo i cittadini romani accetterebbero".
 




STEFANO FASSINA ALL’ATTACCO DEL PD: “NON CI SONO CONDIZIONI PER ANDARE AVANTI”

di Cinzia Marchegiani

Sono pesanti e gravi le parole che Stefano Fassina rivolge al suo partito, una sorta di una profonda riflessione che in verità già da tempo lascia trasparire la propria contrarietà alla politica renziana. Ora Fassina va all’attacco e ha voluto evidenziare la crepa ormai netta di una rottura tra lui e il PD, Fassina con il suo intervenuto dal palco di un’iniziativa del Pd a Capannelle (Roma), dove senza giri di parole, ha dichiarato:  “È arrivato per me il momento di prendere atto che non ci sono più le condizioni per andare avanti nel Pd e insieme a tanti e tante che hanno maturato per vie autonome la mia stessa riflessione proveremo a costruire altri percorsi non per fare una testimonianza minoritaria ma per fare una sinistra di governo ma su una agenda alternativa".

Un filo inquieto il rapporto di Fassina con il suo PD
, ma soprattutto verso Renzi. Era il 4 gennaio 2014, in contrasto con la nuova linea del partito rappresentata dal segretario Matteo Renzi, Fassina presentava dimissioni irrevocabili lasciando l'incarico di viceministro dell'economia. La querelle tra Fassina e Renzi diventava ormai eloquente quando durante la conferenza stampa al termine della riunione della segreteria del Partito Democratico, Renzi aveva risposto con una battuta al giornalista che gli aveva fatto una domanda sul rimpasto e sulle ripetute richieste di chiarimento politico avanzate dal viceministro dell’Economia, il giornalista aveva pronunciato il nome di Fassina e Renzi lo aveva interrotto domandando: "Chi?" Secca la risposta di Fassina che commentava: “Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del PD al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. Questione politica. Un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”

Fassina e il nuovo progetto politico in antitesi a Renzi. Anche se per ora non ha riconfermato la sua uscita dal PD, il messaggio di Fassina è chiaro e lucido, quello di costruire un progetto politico che non sia una testimonianza minoritaria ma per fare una sinistra di governo su una agenda alternativa. Quindi Fassina si vede proiettato in un cambiamento radicale , ma soprattutto assai lontano dalla politica renziana, di cui non ha fatto mai fatica a nascondere il proprio disappunto, come la sua contrarietà al voto sulla fiducia posta dal governo al ddl Scuola che sarà votata giovedì prossimo in Senato.
 




INDAGINE ELFO: TRUFFA AI DANNI DI MALATI DI SLA, SMA E LEUCEMIA

di Cinzia Marchegiani

Brescia – Si conoscono pochi dettagli dell’indagine denominata “Elfo” coordinata dalla Procura di Brescia, al termine delle quale i Carabinieri dei NAS e dell’Arma territoriale hanno dato esecuzione nelle prime ore del 22 giugno 2015, in 3 province d'Italia – Brescia, Trieste e Milano – ad un'ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di cinque soggetti inseriti in un sodalizio criminale dedito a proporre e somministrare, dietro pagamento di notevoli somme di denaro, una asserita “terapia innovativa” per la cura di gravi patologie neurodegenerative, da svolgere in parte in Italia e in parte in Svizzera.

L’indagine coinvolge allo stato sette soggetti, tra cui due medici, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa nei confronti di soggetti vulnerabili, identificati in circa trenta pazienti, affetti da gravi malattie tra cui SLA, SMA e leucemia, indotti in errore circa gli asseriti effetti terapeutici di una millantata ‘terapia innovativa’, presentata come fondata sul trattamento di cellule staminali ed esosomi, ricavata attraverso il trattamento di tessuto adiposo ottenuto con interventi di liposuzione, anche nei confronti di donatori, effettuati presso uno studio medico di Brescia. Gli asseriti ‘prodotti farmacologici’, non autorizzati e non sperimentati clinicamente, privi dei prescritti requisiti di efficacia, sicurezza e qualità e potenzialmente pericolosi per la salute, venivano prodotti in un laboratorio svizzero e somministrati ai pazienti per via endovenosa senza alcuna valutazione clinica, in ambienti extraospedalieri quali hotel, abitazioni private o laboratori di analisi cliniche.

Il caso Andolina. Al momento, anche se nel comunicato ministeriale non si  cita alcun nome delle persone indagate, alcuni giornali hanno riportato esclusivamente il nome del dottor Marino Andolina, il numero due di Stamina Foundation dimenticandosi di citare anche il resto dei responsabili ritenuti di far parte dell’associazione a delinquere. Di fatto un modo strano di fare comunicazione unilaterale, tanto che sono molte le dichiarazioni di vicinanza al medico triestino che ha fatto della propria vita una mission verso i bambini malati lungo le frontiere di guerra e di certo senza alcun vantaggio economico. Tra l’altro, per chi conosce i suoi studi sulle cellule staminali, risulta ambigua anche il tipo di truffa a cui avrebbe partecipato  Andolina. Si legge che la tecnica avrebbe utilizzato il tessuto adiposo per estrarre le stesse cellule staminali. Notizia che fa riflettere, e non poco, chi attende con speranza e giustizia  la sentenza del Tar del Lazio, cui le famiglie e le associazioni dei malati hanno fatto ricorso, e che per caso fortuito sarà pronunciata a soli pochi giorni da questa caccia al mostro.
 




ROMA, CULTURA: DIMISSIONI DI MASSA PER IL CDA DEL PALAEXPO

di Alessandro Rosa

Roma – Querelle tra PalaExpo e Campidoglio. Il CDA dell’Azienda Speciale Palaexpo, ente strumentale di Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, ha deciso di dimettersi in tronco. Così con una lettera hanno avvisato il sindaco Ignazio Marino e il presidente del Collegio dei Revisori dei Conti delle loro dimissioni all’unanimità.

Per i componenti del CDA Roma Capitale sarebbe venuta meno ai propri obblighi finanziari rendendo oggettivamente impossibile lo svolgimento delle attività. Ricordiamo che il Palaexpo gestisce un sistema di offerta culturale oggi rappresentato dalle attività multidisciplinari che si svolgono presso le strutture affidate all'Azienda: le Scuderie del Quirinale, il Palazzo delle Esposizioni, la Casa del Jazz. A lasciare la poltrona sono Claudia Ferrazzi, Claudo Strinati, Silvana Novelli, Franco Bernabé, Lorenzo Zichichi.

Le motivazioni sembrano essere state determinanti per una decisione così grave, e il sindaco di Roma Ignazio Marino e gli assessori Giovanna Marinelli e Silvia Scozzese spiegano: “per il Palaexpo, la missione indicata era tenere alto il livello dell'offerta culturale, accrescere le entrate dei biglietti, perseguire l'obiettivo di raccogliere accanto al finanziamento pubblico risorse di investitori e donatori privati. Prendiamo atto che questi obiettivi non sono stati raggiunti”.

Ora verrà nominato subito un commissario per garantire la prosecuzione delle attività.




RIFORMA CATASTO: IL COLPO DI SCENA DEL CAMBIO DI ROTTA

 

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di Cinzia Marchegiani

L’Osservatore d’Italia ha seguito sin dall’inizio la Riforma del Catasto che avrebbe inevitabilmente toccato le tasche degli italiani. Una riforma che era stata annunciata epocale per l’impatto decisivo che avrebbe prodotto in seguito alla grande raccolta di dati con l’ausilio di modelli matematici e statistici che avrebbe inciso irreversibilmente il volto non solo censuario ma tributario del cittadini. Ciò ineluttabilmente ha generato paura visto che ogni volta che si mette mano ad una nuova legge, l’aumento sulle tasse patrimoniali non ha risparmiato nessuno.

Ma il rischio della stangata legata alla riforma del catasto che riguarda direttamente almeno 4,6 milioni di immobili, edifici centrali considerati popolari, rustici trasformati in ville che finora erano classificati nelle categorie più modeste A4 e A5 sembra bloccarsi. Matteo Renzi sarebbe intenzionato a rinviare la rivoluzione catastale scongiurando un temuto aumento delle tasse sulla casa.

Il colpo di scena. Proprio lunedì 22 giugno 2015 il presidente della Commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone parlava di stime agghiaccianti sull’aumento di gettito sul tavolo del Governo. Gli addetti ai lavori hanno definito questa decisione un vero colpo di scena regalato all’ultimo momento. La rivoluzione della Riforma del Catasto valutato vero salasso per i proprietari di immobili, avrebbe inciso fortemente sulle imposte fino a vederle quadruplicare. La riforma del catasto aveva già sollevato timori e paure per i mille risvolti che avrebbero inciso in maniera irreversibile la fiscalità immobiliare dei proprietari di tutta Italia, e non solo. Il 12 marzo 2014 era stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 23 con la quale il Parlamento aveva delegato il Governo ad emanare norme in materia di riforma fiscale, e che conteneva, al suo interno, le linee guida per realizzare la tanto attesa riforma del Catasto Urbano. Tale delega prevedeva l’emanazione di decreti legislativi attuativi entro un anno dall’entrata in vigore della stessa legge. Era stato emanato il primo dei D.Lgs, che riguardava la composizione e attribuzione delle Commissioni Censuarie.


Forse il vento del cambiamento di un Governo, che spinge a nuove elezioni considerando anche le nuove retate di mafia Capitale fanno partorire questo cambio di rotta sulla riforma del Catasto.
Il testo del decreto attuativo principale sulla riforma del catasto, quello, che avrebbe dovuto svelare l’algoritmo utilizzato per ricalcolare le rendite catastali degli immobili degli italiani, non sarà oggetto d’esame al Consiglio dei Ministri previsto per le 18 di martedì 23 giugno 2015. La notizia è soprattutto che questa decisione non sembri un semplice rinvio, poiché la legge delega che incarica il Governo di attuare le misure previste all’articolo 2 (la riforma del catasto fabbricati) scade il prossimo 27 giugno. E sembra improbabile che possa essercene un’altra, dopo la precedente.
I motivi per cui allo stato attuale, dall’ordine del giorno della convocazione del Consiglio dei Ministri, sia scomparsa la discussione sul secondo decreto attuativo della riforma del catasto non sono chiari, ma sembra che le simulazioni effettuate dai tecnici dell’Agenzia delle Entrate, utilizzando gli algoritmi contenuti nel testo, abbiano portato a degli aumenti generalizzati ed elevatissimi: in alcuni casi fino a 8 volte il valore della rendita catastale attuale.

Riproponiamo una riflessione dell’Architetto Alberto D’Agostino, Professore di Economia Urbana ed Estimo Immobiliare presso l’Università La Sapienza di Roma
che aveva lasciato al termine della intervista rilasciata al nostro giornale, che sembrano aver anticipato profeticamenti i problemi generati dall’approccio matematico per calcolare le nuove imposte: “Non sono un politico e quindi non spetta a me trarre le conclusioni sull’attività di governo, mi piacerebbe però assistere ad un maggior impegno dei consiglieri tecnici dei politici e conseguentemente ad una correzione di rotta circa i famosi ed attesi “algoritmi” in gestazione. E’ esperienza comune essere consapevoli di quanto sia pericoloso cambiare punto di vista ed atteggiamento rispetto agli antichi e fondamentali fattori della produzione: terra, lavoro, capitale. Da semplice cittadino temo che i nostri governanti incalzati endemicamente dall’emergenza e dal bisogno possano preferire di sacrificare la gallina pur nella consapevolezza che non ci saranno più uova giornaliere…nel futuro”.

La stangata che, la nuova patrimoniale, avrebbe colpito le tasche di circa 5 milioni di proprietari di immobili fa tremare Matteo Renzi?

 




CHI E' DI DESTRA TORNI NELLE FOGNE: PIOGGIA DI QUERELE E CLASS ACTION VERSO IGNAZIO MARINO

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Per gli autori della querela, le parole sindaco meritano ferma risposta contro diffamazione: "il primo cittadino dà così della carogna a chiunque, professandodi di destra che si permettono di criticare il suo operato" e invitano i cittadini in una sorta di class-action a denunciare anche loro 

 

di Cinzia Marchegiani

Roma–  La scorsa domenica parlando alla festa dell’Unità a Roma il sindaco dichiarava: ”Arrivando in Campidoglio, e dobbiamo dirlo, dopo le rovine lasciate da quella destra che oggi si erge a scudo morale di questa società. Ma non hanno vergogna? Perché non tornano nelle fogne da dove sono venuti? È là che devono andare! E la smettano questi eredi del nazi-fascismo di dare lezioni di democrazia ….”.

L'annuncio della querela. Proprio oggi attraverso un comunicato stampa rilasciato in una nota congiunta, il consigliere regionale Fabrizio Santori e Fabio Sabbatani Schiuma, già consigliere comunale 'Indipendente di Destra', rispettivamente Presidente Onorario e Segretario Nazionale del movimento Riva Destra, nato come primo circolo di Alleanza Nazionale, annunciano l’azione legale nei confronti del sindaco di Roma, Ignazio Marino: "Abbiamo querelato Ignazio Marino per diffamazione. Le sue offese sono gravissime, non solo perché pronunciate dal sindaco di Roma, ma perché l’insulto fa chiaramente riferimento ad un vecchio detto degli anni ’70, allorquando la violenza politica prese il sopravvento: 'Fascisti, carogne tornate nelle fogne'. Il primo cittadino dà così della 'carogna' a chiunque, professandosi di destra o schierandosi a destra, si permetta di 'ergersi a scudo morale di questa società', cioè critichi in maniera aperta il suo operato e della sua giunta".

L'indirizzo dell'offesa di Marino. La nota spiega come nel comizio alla festa dell'Unità è facile comprendere che egli si rivolga a tutti i "simpatizzanti di destra" che si permettono di criticare il suo operato. e cita anche la frase : Ma non hanno vergogna, perché non tornano nelle fogne…”. Per Santori e Schiuma ciò dimostra inequivocabilmente l’intenzione di offendere la reputazione delle persone che esercitano il democratico diritto di critica della condotta e delle scelte di chi sta al governo di Roma.

Class Action. “Le parole pronunciate – prosegue la nota – intrinsecamente offensive, vanno ben oltre la valutazione denigratoria e investono anche i singoli cittadini che si riconoscono in posizioni e scelte politiche differenti da quelle del partito e dei movimenti rappresentati da Marino, i quali, tutti direttamente coinvolti dalle parole gravemente diffamatorie si possono sentire danneggiati nella loro onorabilità individuale.
Per questa ragione – conclude la nota – distribuiremo con ogni mezzo, siti internet e facebook compresi, il modello per querelare Ignazio Marino presso ogni stazione dei Carabinieri o commissariato di Polizia, in una sorta di class-action contro una diffamazione che merita una ferma risposta. Per questo gli autori della querela, invitano tutti i cittadini, che si sentono vilipesi dal sindaco di Roma, ad agire anche loro, compilando il modulo.




SVIZZERA IMMIGRAZIONE: TROPPI RIFIUGIATI DALL'ITALIA? CHIUDERE LE FRONTIERE

dI Cinzia Marchegiani

Sull’immigrazione la Svizzera interviene duramente, il capo del governo ticinese Norman Gobbi vorrebbe che la Svizzera chiudesse temporaneamente le frontiere se l’afflusso di rifugiati dall’Italia non diminuirà. «È il solo modo – afferma – di esercitare pressione sui paesi che non rispettano i loro obblighi».

L’esponente della Lega dei Ticinesi a capo del Dipartimento delle istituzioni spiega come i dati in loro possesso, testimoniano che il numero di richiedenti l’asilo giunti in Ticino è chiaramente cresciuto negli ultimi giorni e oggi sono il doppio rispetto a un anno fa. “Noi facciamo il lavoro per conto dell'Italia e dell'Unione Europea, in particolare per ciò che riguarda l'identificazione dei migranti», afferma il capo del governo Gobbi, secondo cui in materia di asilo il Ticino rappresenta «la frontiera sud della Germania». Il capo del governo ticinese chiede a Berna più guardie di confine, sottolineando: «dobbiamo dare un segnale, fermare i clandestini alla frontiera sud per rispedirli indietro».
Non è della stessa idea la Segreteria di Stato della migrazione, che spiega come la situazione non è tale da giustificare una simile misura: “In base agli accordi di Schengen, questa decisione può essere presa solo in caso di «minaccia grave» per l’ordine pubblico o la sicurezza interna.