ROMA: ARRESTATO E RICONOSCIUTO LO STUPRATORE DELLA RAGAZZA MINORENNE

L’uomo, G.F, appartenente al Ministero della Difesa – in forza presso l’Arsenale della Marina – dopo essere stato arrestato grazie ad una particolare e scrupolosa indagine, è stato riconosciuto – senza alcun dubbio – dalla vittima quale autore della violenza subita la sera precedente

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – E’ stato arrestato il finto poliziotto l'uomo che domenica 28 giugno ha abusato di una 16enne in un prato nei pressi degli uffici giudiziari di piazzale Clodio. La minorenne, era in compagnia di alcune amiche quando sarebbe stata avvicinata dall'uomo alla fermata del bus che avrebbe chiesto alle giovani i documenti quindi avrebbe detto alla 16enne di seguirlo per un controllo. Le due amiche, vedendo che la loro compagna non tornava, hanno così allertato i genitori che hanno poi chiamato le forze dell'ordine. La minore, soccorsa poi in via Carlo Mirabello intorno alla mezzanotte, non è di Roma

Le indagini. Immediatamente avviate dagli uomini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, hanno consentito di ricostruire la dinamica della vicenda e il percorso effettuato dal fermato assieme alla vittima. È stato, in particolare, predisposto un servizio di appostamento continuativo nei pressi del luogo ove era stata parcheggiata la bicicletta utilizzata dal violentatore per i suoi spostamenti, fin quando, poco dopo l’una di notte, una persona, successivamente identificata per il fratello del fermato, è stato sorpreso mentre tentava di recuperare il mezzo.
La confessione. Il giovane, dopo una prolungata reticenza e improbabili scuse per giustificare la sua presenza in quel luogo e a quell’ora, ammetteva che la bicicletta era stata parcheggiata lì la sera precedente dal fratello. Immediatamente sono iniziate le ricerche di quest’ultimo, il quale veniva poi trovato proprio in casa del fratello.
Riconosciuto dalla vittima. L’uomo, G.F, appartenente al Ministero della Difesa – in forza presso l’Arsenale della Marina – è stato riconosciuto – senza alcun dubbio – dalla vittima quale autore della violenza subita la sera precedente. Ulteriori elementi a riscontro dei fatti sono stati forniti dalle videocamere di sorveglianza di uno degli esercizi commerciali presenti lungo la via di fuga, che ritraevano un soggetto dalle fattezze compatibili con il fermato, mentre si allontanava dal luogo inseguito da quattro persone. A ulteriore riscontro, sono state, inoltre, acquisite diverse testimonianze, che confermavano quanto già narrato della vittima e delle sue amiche.
Perquisizioni anche a casa. Nel corso della perquisizione effettuata presso la dimora del fermato, sono stati rinvenuti e sequestrati un paio di pantaloncini, appena lavati, e corrispondenti a quelli descritti dalla vittima e indossati dall’indagato la sera della violenza.

Visti gli elementi di prova raccolti e il pericolo di fuga, G.F. è stato sottoposto a fermo di p.g. da parte degli agenti della IV Sezione “Reati sessuali e in danno di minori” della Squadra Mobile e messo a disposizione dell’A.G. competente per la successiva convalida. Il fratello del malvivente è stato denunciato in stato di libertà per il reato di favoreggiamento personale.




NAPOLI FINCANTIERI: SCATTATE LE MANETTE PER I SINDACALISTI E DIPENDENTI ACCUSATI DI ESTORSIONE E SEQUESTRO DI PERSONA

 

Per arrivare all'obiettivo dell'assunzione dei lavoratori, che non avevano alcun tipo di esperienza in quel settore, gli arrestati sono arrivati anche a minacciare furti e danneggiamenti insieme a pesanti intimidazioni alla ditta che doveva procedere alle assunzioni. Minacce rivolte anche ai familiari dei responsabili dell'impresa.

 

di Cinzia Marchegiani

Castellammare di Stabbia (NA) – Estorsione aggravata e continuata e sequestro di persona sono le accuse contro sei persone arrestate il 29 giugno 2015 dagli agenti del commissariato di Castellammare di Stabia (Napoli). Dalla nota si scopre che sono sindacalisti e dipendenti dello stabilimento Fincantieri di Castellammare.

Grazie alle violenze fisiche e psicologiche hanno costretto alcuni imprenditori delle ditte dell'indotto Fincantieri ad assumerli alle proprie dipendenze ed a rinnovare i rapporti di lavoro contro la loro volontà.In una occasione un imprenditore è stato sequestrato dopo essere già stato minacciato più volte. Tutto è iniziato quando una ditta, vincitrice di una commessa alla Fincantieri, ha cominciato a lavorare nello stabilimento stabiense nei primi mesi del 2014 per la realizzazione di una nave di nuova generazione. Così gli indagati, intuendo che l'impresa potesse avere bisogno di manodopera, hanno avvicinato i responsabili della ditta imponendo l'assunzione di alcuni operai attraverso minacce, anche di morte, e pestaggi.

Per arrivare all'obiettivo dell'assunzione dei lavoratori, che non avevano alcun tipo di esperienza in quel settore, gli arrestati sono arrivati anche a minacciare furti e danneggiamenti insieme a pesanti intimidazioni alla ditta che doveva procedere alle assunzioni. Minacce rivolte anche ai familiari dei responsabili dell'impresa. Dopo circa un anno, nel gennaio 2015, l'imprenditore ormai nella completa disperazione ha trovato il coraggio di denunciare tutto ai responsabili della Fincantieri. Da qui sono partite le indagini dei poliziotti del Commissariato, svolte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali e testimonianze, che hanno portato al risultato di questa mattina.




FARMACO DIVALPROEX PER LE CRISI EPILETTICHE, RITIRATI TUTTI GLI STOCK: MESSA IN DISCUSSIONE L'EFFICACIA

Le nuove prove cliniche effettuate su questo farmaco, hanno portato la FDA americana, a comunicare che nessun trattamento deve essere iniziato a nuovi pazienti. Lo Sportello dei Diritti chiede una verifica in Italia. Tra gli effetti collaterali del bugiuardino vi sono insufficienza epatica pericolosa per la vita per i pazienti trattati con il farmaco appena ritirato

di Cinzia Marchegiani

Un altro farmaco ritirato dal commercio e prima che arrivi sul prodotto il sequestro dal mercato statunitense. Il farmaco, Divalproex compresse a rilascio ritardato, è utilizzato per il controllo di alcuni tipi di crisi epilettiche nel trattamento dell’epilessia. Viene anche usato nel trattamento della fase maniacale del disordine bipolare (malattia maniaco-depressiva) e nella prevenzione di emicrania. Divalproex compresse a rilascio ritardato è un anticonvulsivante. Agisce riducendo o prevenendo il numero dei sequestri, controllando l’attività anomala di impulsi nervosi nel cervello e nel sistema nervoso centrale. Esattamente funziona per trattare il disturbo bipolare e l’emicrania mal di testa e viene richiamato sotto la classificazione "classe II"

Ritiro o richiamo volontario. I Laboratori del Dr Reddy, una società farmaceutica multinazionale con sede a Hyderabad, Telangana, India, che si colloca tra le prime società farmaceutiche mondiali, ha avviato un richiamo volontario di alcuni farmaci usati per trattare l'ipertensione prima che arrivi sul prodotto il sequestro dal mercato statunitense. L'azienda infatti ha richiamato tutti gli stock del farmaco Divalproex compresse sodio, ed alcuni lotti dei farmaci Amlodipina Besilato e Atorvastatina pastiglie.

Nuove prove cliniche. Questa decisione è stata presa in seguito a nuove scoperte effettuate con prove cliniche che mostrano una mancanza di efficacia e rimettono in discussione il profilo rischio-beneficio del prodotto. Secondo un comunicato diffuso dal FDA, l'agenzia statunitense che regola alimenti, bevande ed integratori alimentari per il consumo animale ed umano, nessun trattamento deve essere iniziato a nuovi pazienti. Allo stesso modo, ha avviato il richiamo di alcuni lotti di Amlodipina Besilato e compresse Atorvastatina calcio prodotte presso lo stabilimento Bachupally di DRL a Hyderabad. Il richiamo di queste compresse è stato fatto sotto la classificazione "Classe III". L'Amlodipina Besilato e l'Atorvastatina calcio compresse sono utilizzati per trattare la pressione alta (ipertensione) o dolore al petto (angina).

Effetti collaterali Divalproex. Insufficienza epatica pericolosa per la vita si è verificata nei pazienti trattati con Divalproex compresse a rilascio ritardato. I bambini di età inferiore ai 2 anni sono a maggior rischio di sviluppare danni al fegato pericolo di vita, in particolare quelli in più di 1 medicinali per trattamento di convulsioni, e quelli con disturbi metabolici, disturbi convulsivi gravi accompagnate da ritardo, o di malattia organica del cervello. Contattare immediatamente il medico se lei o il bambino sperimenta una sensazione generale di malessere, torpore, debolezza, sonnolenza grave, gonfiore del viso, perdita di appetito, vomito, o la perdita di controllo delle crisi. Test di funzionalità epatica devono essere eseguiti prima e durante la terapia con Divalproex compresse a rilascio ritardato. Essere sicuri di mantenere tutti i medici e gli appuntamenti di laboratorio. Divalproex compresse a rilascio ritardato può causare gravi difetti alla nascita se viene usato durante la gravidanza. Rivolgersi al proprio medico in caso di gravidanza o pensa di poter essere in stato di gravidanza durante l’assunzione di compresse a rilascio ritardato Divalproex. Divalproex compresse a rilascio ritardato viene fornito con un foglietto illustrativo aggiuntivo, “Informazioni importanti per le donne che potrebbero diventare gravide.” Leggere con attenzione.
Casi di pericolo di vita infiammazione del pancreas sono verificati con l’uso di Divalproex compresse a rilascio ritardato. Segnalare qualsiasi mal di stomaco, nausea, vomito o perdita di appetito per il medico in una sola volta.

Sportello dei Diritti chiede verifica in Italia. Sempre attivo nel verificare che i farmaci ritirati dal commercio non siano presenti anche in Italia, il presidente dello “Sportello dei Diritti”, Giovanni D'Agata proprio in merito di questa comunicazione, rivolge un invito al Ministero della Salute affinché avvii tutte le iniziative opportune per monitorare la consistenza del richiamo anche in Italia ed eventualmente prendere le misure idonee sulla falsariga di quanto sta facendo la USFDA in America.

 




TERRORISMO INTERNAZIONALE, BLITZ DELLA DIGOS: ARRESTATA LA FAMIGLIA DELLA NAPOLETANA FATIMA

di Cinzia Marchegiani


La maxi operazione “Martese” della polizia contro il terrorismo internazionale è in corso dalle prime ore dell'alba. La Polizia di Stato sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 10 persone accusate a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo.

Tra le dieci le persone arrestate, 5 albanesi e un cittadino canadese sono finiti i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio alias Fatima, oltre lo zio. Maria Giulia è la giovane di 27 anni convertita all'Islam con il nome appunto di Fatima Az Zahra che era già al centro dell'inchiesta milanese, dove assieme alla famiglia si era trasferita da Napoli. Dalla maxi operazione sono scattati numerosi arresti e le perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto ed in una cittadina dell'Albania. Nella città di Inzago nel milanese che la Digos ha catturato il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia Sergio la giovane italiana partita tempo fa per andare a combattere in Siria. Su Facebook, qualche anno fa, Fatima si augurava in nome di «Allah» la “vittoria sui miscredenti”. Al padre e alla madre di Maria Giulia Sergio è stato contestato l'articolo 270 quater del codice penale che punisce chi organizza la partenza di combattenti con finalità terroristiche, come previsto dal decreto legge antiterrorismo approvato in via definitiva lo scorso aprile. Tra gli arrestati anche lo zio di Maria Giulia, mentre il marito albanese e la madre di quest'ultimo sono anch'essi in Siria a combattere per la Jihad. Grazie all'attività investigativa, avviata nell’autunno del 2014, coordinata dagli uomini della polizia di Stato della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, che si è potuto indagare in particolare sulla giovane donna cittadina italiana Fatima, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l'ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare al jihad. Le attività tecniche condotte dalla polizia hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l'intercettazione dell'utenza, in uso ad un coordinatore dell'organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l'attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

Dichiarazioni della mamma di Giulia, Assunta Bonfiglio, quando era sospettata di essere una dei quattro foreign fighters italiani arruolati volontari dall'Isis in Siria: “Dietro al velo non si nasconde una terrorista. Mia figlia Fatima è buona, chi la conosce può confermarlo. E ha la forza di chi lotta per una causa giusta. e poi ancora – non ho contatti con Fatima da qualche tempo e non ho idea di dove sia, ma so che Allah la protegge”. Fatima, dopo aver sposato prima un marocchino e poi un albanese (alcuni familiari di quest'ultimo sono stati arrestati) e dopo aver frequentato anche la moschea di Treviglio (Bergamo), sarebbe partita da Roma con un aereo diretto ad Istanbul. Dalla capitale turca, poi, dopo aver attraversato il confine, avrebbe raggiunto la Siria per unirsi ai fondamentalisti del sedicente Stato Islamico.

Maxi blitz, intercetta cellula quaedista che proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. I carabinieri del Ros invece hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura della Repubblica di Roma, nei confronti di due cittadini maghrebini indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato. Un terzo indagato è già detenuto per reati di terrorismo in Marocco. Al centro delle investigazioni, una cellula di matrice qaedista dedita al proselitismo, indottrinamento e addestramento mediante un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati. La cellula si proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. 




PERICOLO SOFFOCAMENTO NEONATI E BAMBINI: CULLA DELLA BURIGOTTO RITIRATA

La culla pieghevole, modello "Nanna" utilizzata per i lettini dei più piccoli, è più lunga della rete su cui poggiano il materasso formando uno spazio con le sbarre della culla che potrebbe essere pericoloso per i bambini e, ancora di più, per i neonati

 

di Cinzia Marchegiani

L'Istituto Nazionale di Metrologia, Qualità e tecnologia brasiliano (Inmetro) ha disposto il ritiro immediato dal mercato del modello "Nanna" della Burigotto SA del gruppo Peg Perego, per pericolo di soffocamento, per questo potrebbero mettere a rischio i bambini che ci dormono. La culla pieghevole, modello "Nanna" utilizzata per i lettini dei più piccoli, è più lunga della rete su cui poggiano il materasso formando uno spazio con le sbarre della culla che potrebbe essere pericoloso per i bambini e, ancora di più, per i neonati. Burigotto, si legge nella nota della multinazionale di prodotti per l'infanzia, ha ricevuto la segnalazione della morte di un bambino nella regione di Minas Gerais all'inizio dell'anno.

Il caso segnalato si è verificato il 2 gennaio 2015. I consumatori che hanno questo modello di lettino pieghevole devono sospendere immediatamente l'uso. Il lettino pieghevole Nanna è stato prodotto fra il 1 giugno 2008 e il 30 aprile 2015. Il Ministero della Giustizia ha riferito che è stata aperta un'inchiesta presso l'Ufficio Nazionale di tutela dei consumatori. Sportello dei Diritti. Nell’attività a tutela dei consumatori, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo. Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, mette in guardia le persone in possesso del prodotto indicato invitandole a non utilizzare più l’apparecchio e a contattare il proprio rivenditore. 




IL PRESIDENTE DEL CATANIA CONFESSA DI AVER PAGATO 100 MILA EURO

 

Sulla società siciliana proprio la scorsa settimana la Digos aveva notificato ordinanze di custodia cautelare e posto agli arresti domiciliari oltre a Pulvirenti anche l’amministratore delegato Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri, con l’accusa di truffa e frode sportiva

di Cinzia marchigiani

Catania (CT) – La procura di Catania avrebbe visto lungo riguardo le cinque partite truccate, di cui riteneva accertata la combine, gare giocate tra aprile e maggio 2015 che valsero per i tifosi siciliani quattro vittorie e un pareggio. L’inchiesta denominata “Treni di Gol” era stata aperta perché gli inquirenti ritenevano le partite di calcio truccate dal Catania, contro Varese, Trapani, Latina, Ternana e Livorno. Sulla società siciliana proprio la scorsa settimana la Digos aveva notificato ordinanze di custodia cautelare e posto agli arresti domiciliari oltre a Pulvirenti anche l’amministratore delegato Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri, con l’accusa di truffa e frode sportiva. Oltre ai vertici della società, la procura di Catania contesta gli stessi reati anche a due procuratori sportivi, Pietro Di Luzio e Fernando Arbotti, e a due gestori di scommesse on line, Giovanni Impellizeri e Fabrizio Di Luzio.

Confessione del Presidente del Catania. Antonio Pulvirenti ha da poche ore ammesso davanti al gip di Catania durante l’interrogatoriuo di garanzia di aver pagato pagato 100.000 euro per cinque partite, tra le quali quella a Latina del 19 aprile finita 2 a 1 per gli ospiti. 

Il Catania Club, in merito a questa confessione pubblica una nota del Professore Giovanni Grasso e dell’Avvocato Fabio Lattanzi sul proprio sito ufficiale,che minimizza la sconcertante confessione: “Il signor Antonino Pulvirenti, che qualche giorno addietro si è dimesso da tutte le cariche sociali del Calcio Catania, ha chiarito oggi la sua posizione nel corso di un lungo interrogatorio dinanzi al giudice delle indagini preliminari, dimostrando in particolare la sua assoluta estraneità al fenomeno del calcioscommesse. Il signor Pulvirenti ha ammesso di aver avuto dei contatti con altri soggetti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri, e ciò al fine di salvare dalla retrocessione il Catania. Ha tuttavia manifestato la convinzione, anche alla luce della lettura degli atti, che tali contatti non abbiano avuto nessuna reale incidenza sull’esito degli incontri in questione”.

Pablo Cosentino invece si dichiara estraneo ai fatti. L’amministratore delegato non conferma questa versione e si ha dichiara al Gip estraneo ai fatti: “Non so nulla di combine, se lo avessi fatto sarei stato un folle e se lo ha fatto Pulvirenti è un folle lui», e ha contestato tutte le accuse e soprattutto di non conoscere degli altri indagati tranne Delli Carri col quale aveva rapporti di lavoro. “Se questo fatto fosse vero sarebbe tutto l’opposto di quello che ho sempre fatto per il Catania -ha proseguito Cosentino – non avrei fatto una campagna acquisti a gennaio dispendiosa per potenziare la squadra, sarebbe veramente tutto contro quello che era il mio obiettivo: fare un club forte per vincere il campionato». 

L’imprenditore Giovanni Luca Impellizzeri, anche lui indagato si è avvalso invece della facoltà di non rispondere, nella sua soffitta gli investigatori avrebbero trovato 100 mila euro. 




ROMA, TORRE GAIA: ROGO CON GRANDE NUBE NERA E ARIA IRRESPIRABILE

di Cinzia Marchegiani

Torre Gaia (RM)
– Siamo in periferia di Roma, verso le ore 13:00 un rogo in un campo ha fatto innalzare una grande nube nera, densa tanto che i cittadini romani hanno subito postato in rete le foto della grande colonna di fumo che si è innalzata davanti ai loro occhi, odore acre e forte. Gli abitanti si sono subito allarmati soprattutto per la difficoltà nel respirare e ovviamente per le conseguenze della propria salute. Colonne di fumo nero che macchiano il cielo d’estate, sembra un romanzo ma spesso è l’inciviltà che i romani devono pagare sulla propria pelle, in questo caso l’origine del rogo, per ora, è sconosciuta, ma è l’ennesimo che ormai i romani sono abituati a denunciare. Sembra che vicino ci sia anche una stazione dei Vigili del fuoco, ma dopo un’ora il fumo è ricominciato ad sputare ancora più forte. Alcuni romani postano le foto anche all’altezza del Centro Commerciale “Le Torri”, altri confermano che la nube nera si vede anche dal raccordo anulare.




GALLICANO NEL LAZIO: LO SCANDALO DEL CIMITERO "FATTO IN CASA"… COMUNALE

 

LEGGI ANCHE: GALLICANO NEL LAZIO, CIMITERO IN ODORE PD: 120 MILA LOCULI PER 6 MILA PERSONE. CONSEGNATO IL DOSSIER ALLE AUTORITA'

 

di Cinzia Marchegiani

Gallicano nel Lazio (RM) – Una nebulosa alquanto articolata, tra atti, delibere e consigli comunali che hanno solo alimentato immensi sospetti in merito al progetto cimiteriale del Comune di Gallicano nel Lazio di cui l’Osservatore d’Italia aveva già approfondito la situazione. "L’ecomostro”, così ribattezzato da tutte le associazioni, aveva scatenato il totale disappunto per un’opera maestosa che si intende mettere in cantiere.

Il camposanto da 120 mila loculi troverebbe posto in località Passerano, dove sempre la stessa amministrazione di Gallicano nel Lazio era intenzionata, e forse lo è tutt’ora, a realizzare anche la Centrale a Biogas, che disterebbe, quest'ultima, solo 400 metri dalle abitazioni di Valle Martella a Zagarolo.

Il dossier consegnato alle istituzioni. I consiglieri comunali Mario Galli Capogruppo “Progetto Comune”, Fabrizio Betti “Progetto Comune” e Lucia D’Offizi Capogruppo “PDL” del Comune di Gallicano avevano portato a conoscenza delle Autorità, un corposo dossier, inviato esattamente un anno fa – 23 giugno 2014 – chiedendo alla Guardia di Finanza, alle cariche istituzionali dei Governi italiano ed europeo, alle Procure di Tivoli, Roma, Napoli e Lazio, a tutti i gruppi consiliari della Regione Lazio, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, alla Regione Campania, al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri Regione Lazio, di Palestrina, Gallicano nel Lazio, oltre alla Questura di Roma, di verificare gli atti che sovrastano questo progetto faraonico.

Verifiche e presunti conflitti d’interesse.
La vicenda della realizzazione di un cimitero comprensoriale nel Comune di Gallicano nel Lazio, ancora risulta alquanto complessa e fotografa una nebulosa e a tratti una pittoresca gestione amministrativa, tanto che sono state presentate due interrogazioni, una al Regione Lazio, l’altra in Parlamento. Il nostro giornale aveva già riportato e messo a conoscenza dell’opinione pubblica la ”particolarità” emersa da questo progetto che si vuole portare a compimento nel comune di Gallicano nel Lazio in un polmone verde a ridosso di Roma, che cementificherebbe 63 ettari di campagna romana.

La singolare coincidenza che emergeva dai documenti resi noti dai consiglieri di opposizione riguardava le notizie ottenute da risultanze di visura camerale, dove il socio di maggioranza di una delle imprese facenti parte dell’ATI proponente il progetto, precisamente la AET srl, risultava essere l’Avv. Gianni Veroni che, all’epoca della citata delibera di Giunta 32/2013, ricopriva la carica di Presidente del Consiglio Comunale di Gallicano nel Lazio, nonché consigliere delegato al reperimento risorse investimenti pubblici/aspetti legali inerenti all’urbanistica e locale segretario del PD.

Interrogazioni Regionale e Parlamentare. Troppe domande sono rimaste ad oggi senza risposta, tanto che sono state presentate due interrogazioni una alla Regione Lazio dello scorso 24 giugno 2015 a firma dei consiglieri del M5S, Denicolò, Porrello e Perilli. Ed un’interrogazione con risposta scritta al Parlamento presentata l’11 giugno 2015 dagli onorevoli Daga, Terzoni, De Rosa, Segoni, Busto, Mannino, Zolezzi, Frusone e Vignaroli indirizzata al Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, al Ministro dell'Interno.

L’interrogazione parlamentare ripercorre la storia del progetto del cimitero comprensoriale da 120mila loculi, attraverso un project financing che prevede un investimento iniziale di circa 50 milioni di euro (primo stralcio) per un totale di circa 160 milioni di euro, da realizzare nella tenuta Agro-Patrimoniale di Passerano per una superficie di 60 ettari, che sorgerà sulla tenuta agricola di Passerano sottoposta a vincolo ambientale dalla Regione Lazio, considerata l'ultimo polmone verde alle porte di Roma Est, pezzo di rilevanza storica dell'Agro Romano.

I firmatari fanno emergere come mal si comprende l'opportunità di stravolgere la naturale vocazione agricola e zootecnica di un territorio costruendo un cimitero di 120 mila loculi per un paese che conta, a malapena, 6 mila abitanti. Ma non solo, perché nell’interrogazione viene sollevato il passaggio cruciale (riportato anche dal nostro giornale) che a proporre la colata di cemento che sottrarrà 60 ettari di verde ai mille della tenuta di Passerano è un'associazione temporanea d'impresa (Ati) nella quale figura anche l'AET Srl di cui diviene socio di maggioranza il 19 marzo 2013 Giovanni Veroni, all'epoca Presidente del Consiglio comunale di Gallicano nel Lazio, che ha proposto al Comune di costruire con capitale privato, il mega cimitero in cambio di una concessione trentennale, con l'obiettivo di recuperare l'investimento attraverso i ricavi di gestione, come scritto nel bando di gara, "derivanti dalle future vendite", in sostanza la cessione dei loculi.

I ministri interrogati vengono messi a conoscenza, qualora non lo fossero, di questa oscura vicenda, e viene chiesto loro se non ritengano opportuno assumere iniziative al fine di valutare che il progetto di cui in premessa non sia in contrasto con la presenza di vincoli di carattere ambientale, paesaggistico, idrogeologico e per la tutela dei beni di interesse culturale, anche alla luce dello straordinario valore del Castello di Passerano, una fortezza del XIV secolo appartenuta a famiglie patrizie romane, ma dell'area archeologica di Gabi, con il tempio di Giunone Gabina, nonché di altri ritrovamenti archeologici e studi che rendono la zona particolarmente ricca di storia. Inoltre nel testo si chiede anche se sia stato acquisito nel procedimento di approvazione del progetto di project financing il parere delle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriale e della salute dei cittadini così come previsto dalla legge n. 241 del 1990.
In fondo nel Dossier spedito dai consiglieri di opposizione del Consiglio comunale di Gallicano nel Lazio chiedevano di svelare il mistero….. “per il quale l’attuale maggioranza – in continuità con la precedente, essendo sempre gli stessi identici amministratori a decidere – ha nel realizzare un progetto che andrebbe a stravolgere irrimediabilmente un territorio tutelato da vincoli cogenti, che va contro gli esiti di un Consiglio comunale straordinario aperto, che viene assunto con procedure amministrative poco chiare e trasparenti e che determina una movimentazione di denaro e capitali non in linea con le disponibilità di una piccola comunità di 6 mila abitanti, quale è il comune di Gallicano nel Lazio (il progetto, una volta completato, comporterebbe la realizzazione di 120.000 loculi cimiteriali, su un’area espropriata di oltre 60 ettari, per un valore complessivo dell’investimento di 160 milioni di euro)".


Si attendono dunque risposte dalle Istituzioni su una vicenda che resta ancora avvolta da un assurdo silenzio istituzionale. A tal proposito l'Osservatore d'Italia invierà il presente articolo all'Autorità Anticorruzione per vedere se almeno questo organo deputato all'analisi degli appalti e alla verifica del loro corretto iter riesca a sciogliere quella che sembra essere una ingrovigliata matassa.




FRANCIA: AGNELLO GENETICAMENTE MODIFICATO VENDUTO AD UN MACELLO

 

Questa violazione dell'articolo L 536-4 del Codice ambientale, che vieta l'immissione sul mercato prodotto costituito di organismi geneticamente modificati o contenenti tali organismi, è stato nascosto nella gerarchia del centro di ricerca INRA, su iniziativa di un agente fino al 5 novembre 2014, tre mesi dopo la vendita dell’animale da laboratorio

 

di Cinzia Marchegiani

Soltanto il 23 giugno 2012 viene resa pubblica l’inquietante notizia che riguarda la vendita al macello di un agnello nato nel contesto di un programma di ricerca cardiologia umana condotto da un laboratorio ed una struttura sperimentale del centro INRA (Istituto Nazionale Riicerche Agronomiche) di Jouy-en-Josas (Yvelines). L’agnello sarebbe finito nella catena alimentare nonostante fosse inserito e oggetto di uno studio sperimentale, dove è stato modificato geneticamente, il fatto risalirebbe addirittura al 5 agosto 2014, quando l’animale da laboratorio è stato trasferito il a un macello , in violazione del divieto previsto dal Codice dell’ambiente..

La violazione è stata nascosta. Questa violazione dell'articolo L 536-4 del Codice ambientale, che vieta l'immissione sul mercato prodotto costituito di organismi geneticamente modificati o contenenti tali organismi, è stato nascosto nella gerarchia del centro di ricerca su iniziativa di un agente fino al 5 novembre 2014. Dopo aver informato il competente Ministero, l'incidente è stato l'oggetto di un'indagine amministrativa interna nel mese di dicembre e sono state prese misure in fretta (la sospensione di tutte le vendite di bestiame, agente sospensione conservatorio aver nascosto l'immissione sul mercato, stop sperimentazioni e la distruzione di tutto il materiale geneticamente modificato sul sito del gruppo interessato). La relazione presentata in aprile 2015 riporta tensioni e disfunzioni all'interno della struttura dove stava l'agnello, così come i singoli comportamenti incompatibili con i compiti all'interno del servizio pubblico della ricerca.

Collaborazione con la Procura di Meaux. Nonostante le attuali procedure disciplinari, INRA ha preso le proprie responsabilità. Tenuto conto della gravità degli atti individuali di cui sopra, e ha riferito l'episodio alla Procura di Meaux 15 giugno, 2015, comunicando tutto informazioni e documenti in suo possesso.
Questo agnello apparteneva, secondo la vigente normativa, organismi geneticamente modificati nel gruppo I, "il cui rischio per la salute umana e l'ambiente è nullo o trascurabile ." L'unità di ricerca che ha pilotato il progetto scientifico goduto di una approvazione. Di fronte a questo incidente senza precedenti, l'Istituto, da parte di tutti i passaggi e le procedure coinvolte, agisce in modo trasparente in conformità con i valori che essa rappresenta per quasi 70 anni.
Alcuni progetti di ricerca richiedono lo sviluppo di protocolli sperimentali in modelli animali, nel rispetto delle normative europee e nazionali in materia di sperimentazione animale e il benessere. Benoît Malpaux, direttore del centro dell’Inra di Jouy-en-Josas, ha dichiarato che si tratta di fatti “inaccettabili, che richiedono la massima severità. Siamo un istituto di livello mondiale e non possiamo tollerare un simile comportamento”.




ROMA, TOR DE SCHIAVI: UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

di Cinzia Marchegiani

Roma – Giorno di ordinaria follia a Tor dè Schiavi. Ancora tutto da chiarire riguardo i motivi che hanno spinto un uomo di 84 anni a scagliarsi con violenza contro una donna, armato di un forcone, ferendola gravemente alla gola e al torace.
È successo venerdì 26 giugno 2015, intorno alle ore 19.00 in via Tor de Schiavi, nella zona del Prenestino. La vittima, vice preside di una scuola media, è stata colpita più volte dall’uomo, poi rivelatosi essere il custode del medesimo istituto scolastico.
Alla base della violenta lite, molto probabilmente, vecchi dissapori, ma non si esclude il raptus improvviso.
Quando gli agenti del Commissariato di zona e quelli del reparto volanti, allertati da una richiesta di aiuto al 113, sono giunti sul posto, hanno trovato l’uomo ancora in lite con altri professori della scuola che, notata la scena, erano intervenuti in difesa della preside. Bloccato definitivamente dai poliziotti, nei confronti dei quali l’uomo ha reagito energicamente prima di essere arrestato, lo stesso si è mostrato fin da subito poco collaborativo e non ha voluto rispondere alle domande degli agenti che gli hanno chiesto i motivi del gesto.
La donna, che a seguito delle ferite riportate è stata soccorsa di urgenza in ospedale e sottoposta ad intervento chirurgico, per ora non è in grado di parlare.




EFSA, ALLARME CLORATO NEGLI ALIMENTI: A RISCHIO CRONICO SOPRATTUTTO I BAMBINI

 di Cinzia Marchegiani

L’EFSA lancia l’allarme, frutto delle principali conclusioni del parere scientifico della sua agenzia sui rischi cronici e acuti per la salute pubblica derivanti dall’esposizione alimentare al clorato (compresa l'acqua potabile).
Il clorato presente negli alimenti può provenire dall'impiego di acqua clorata durante la trasformazione degli alimenti e la disinfezione dei macchinari a ciò destinati. I gruppi di alimenti maggiormente interessati sono la frutta e la verdura. In ciascun gruppo di alimenti sono le varietà surgelate quelle che spesso presentano i tenori massimi di clorato. Ciò dipende probabilmente dalla quantità di clorato contenuto nell’acqua clorata utilizzata per la trasformazione degli alimenti. La fonte principale di clorato nella dieta è però l'acqua potabile, che probabilmente contribuisce fino al 60% dell’esposizione cronica al clorato per i neonati.

Esposizione cronica, allarme per tutti i bambini con carenza dim iodio lieve o moderata. Nel lungo periodo l'esposizione al clorato può inibire l'assorbimento dello iodio. L'EFSA ha stabilito una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 3 microgrammi per kg (mg / kg) di peso corporeo al giorno per l'esposizione a lungo termine al clorato contenuto negli alimenti. Le stime più elevate dell'EFSA in merito all’esposizione cronica dei neonati, dei bambini piccoli e degli altri bambini (fino a 10 anni di età) superano la DGT, determinando un allarme per tutti i bambini che presentino una carenza di iodio lieve o moderata.

Esposizione acuta. Un elevato apporto di clorato durante un solo giorno potrebbe essere tossico per l'uomo, poiché può limitare la capacità del sangue di assorbire l'ossigeno, portando a insufficienza renale. L’EFSA ha pertanto stabilito anche un livello di sicurezza raccomandato di assunzione giornaliera (chiamato 'dose acuta di riferimento') di clorato pari a 36 µg/kg di peso corporeo al giorno. Le stime più elevate di esposizione alimentare acuta per tutte le età si sono rivelate al di sotto di questo livello di assunzione di sicurezza.

La Commissione europea ha inoltre chiesto all'EFSA di esaminare le conseguenze sull’esposizione alimentare derivanti dall’applicazione del livello guida fissato dall'OMS per il clorato nell’acqua, pari a 0,7 milligrammi per chilogrammo (mg/kg), a tutti gli alimenti trattati dalla legislazione UE. Se il tenore di 0,7 mg/kg fosse utilizzato come tenore massimo negli alimenti per valutare l'esposizione alimentare al clorato (escludendo cioè i prodotti alimentari e l’acqua potabile contenenti clorato al di sopra di tale tenore), le esposizioni scenderebbero solo leggermente e, di conseguenza, ciò non avrebbe influsso sul potenziale rischio. Tuttavia, nell’improbabile ipotesi che i tenori di clorato in tutti gli alimenti e nell’acqua potabile fossero pari a 0,7 mg/kg, l'esposizione alimentare sarebbe sostanzialmente superiore ai livelli attuali.

Diversi sono stati i limiti dei dati disponibili per questo lavoro scientifico, almeno in parte, a causa del limitato periodo di tempo concesso per la valutazione. Pertanto gli esperti dell'EFSA hanno concluso che le conseguenze di tali incertezze scientifiche sulla valutazione del rischio sono rilevanti.

La consulenza scientifica dell'EFSA è stata richiesta per assistere i decisori presso la Commissione e gli Stati membri che stanno riesaminando le misure in atto per limitare l'esposizione dei consumatori al clorato negli alimenti. Quando si prendono in considerazione misure per ridurre i residui di clorato nei cibi, oltre agli aspetti tossicologici dei residui, dovrebbe essere preso in considerazione anche il loro impatto sulla sicurezza microbiologica degli alimenti. In questa valutazione dei rischi l'EFSA non ha però valutato tali aspetti.