GRECIA, REFERENDUM: UNA FARSA?

di Cinzia Marchegiani

Sul responso uscito dalle urne della Grecia domenica 5 luglio 2015 interviene Magdi Cristiano Allam che fa una profonda riflessione sul referendum appena votato, chiedendosi e chiedendo se sia stata una farsa, insomma se è stata una messinscena in seno all'Eurocrazia per far digerire al popolo greco le nuove misure di austerità dopo essersi inebriato della vittoria del "no" ad un accordo con i creditori che in realtà non esisteva più.


Magdi Allam non spara a caso ma fa un percorso logico che espone ai suoi lettori con precise argomentazioni dove emergono delle contraddizioni per ora senza risposta: “Le dimissioni del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis è una scelta incoerente. Come è possibile che proprio lui, il vero protagonista dello scontro frontale con quelli che soltanto ieri ha definito ‘terroristi’, riferendosi alla Merkel, a Draghi, a Junker e alla Lagarde, rassegni le dimissioni dopo aver stravinto il referendum che è stato l'apice della sua strategia ispirata alla ‘Teoria dei giochi’?”

Dimissioni incoerenti del ministro delle finanze  greco e u tweet alquanto sindacabile. La "Teoria dei giochi", spiega Allam , elaborata dal matematico John Nash che si è ispirato a Nicolò Machiavelli e alla sua opera “Il Principe”, analizza le decisioni di un soggetto in situazioni conflittuali o di interazione con due o più rivali per costringerli a cedere man mano, prevedendo in anticipo le loro masse e giocando al rialzo volta per volta: “Ebbene, incredibilmente, proprio Varoufakis – Magdi Allam fa notare – dopo aver ottenuto quello che voleva… si è dimesso”. Ma Allam non si ferma alla “Teoria dei giochi” e continua il suo pensiero logico e fa notare che nel profilo di Yanis Varoufakis Twitter emerge,da una sua frase postata, l'epilogo più di una sconfitta ottenuta dal popolo greco, una vittoria dell'Eurocrazia ed una sconfitta dello stesso Varoufakis. Allam riporta la frase sibillina postata dal primo ministro greco delle finanze, in modo che tutti possano fare una riflessione personale e che qui riportiamo:"Subito dopo l'annuncio dei risultati del referendum, sono stato informato di una certa preferenza di alcuni membri dell’Eurogruppo e di ‘partner’ assortiti per una mia… ‘assenza’ dai loro vertici, un'idea che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per consentirgli di raggiungere un'intesa. Per questa ragione oggi lascio il ministero delle Finanze" – ha scritto Varoufakis, specificando che – considero mio dovere aiutare Alexis Tsipras a sfruttare come ritiene opportuno il capitale che il popolo greco ci ha garantito con il referendum di ieri e porterò con orgoglio il disgusto dei creditori”.

Arguto Allam sottolinea che subito dopo l'annuncio delle dimissioni di Varoufakis l'euro ha ripreso quota sulle altre monete: “da mesi l'Eurocrazia chiedeva la testa di Varoufakis e l'ha ottenuta proprio quando in teoria avrebbe dovuto imporsi grazie alla vittoria elettorale. Soltanto ieri Tsipras aveva commentato con orgoglio l'esito del referendum sostenendo che "abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata". 

Per questo motivo Magdi Cristiano Allam riflette sulle dimissioni di Varoufakis che suonerebbero come una resa al ricatto dell'Eurocrazia e si domanda in tal caso, in cambio di che cosa? Tsipras chiede l'abbattimento del 30% del debito e una moratoria di 20 anni nei pagamenti. L'Eurocrazia esige misure sempre più rigorose nei tagli alla spesa pubblica, che significa ulteriori tagli ai servizi fondamentali in un Paese ridotto allo stremo.
La via d'uscita non può essere questa, tuona Magdi Cristinao Allam: “Solo il riscatto della sovranità monetaria e della sovranità nazionale potranno affrancare la Grecia dalla dittatura finanziaria e dell'Eurocrazia”. E Allam con pungente determinazione spiega che Tsipras non ci ha mai pensato, non vuole questo riscatto di sovranità: “continua a giurare fedeltà all'euro e all'Eurocrazia”.




CHICAGO: UN 4 DI LUGLIO DI SANGUE

di Cinzia Marchegiani

Chicago  – Una città Chicago in guerriglia urbana che secondo le cronache americane. Il bilancio delle sparatorie avvenute nel weekend del 4 luglio a Chicago sono aggravate. Secondo il Chicago Tribune, i morti sono saliti a 10 e i feriti sono 54. Tra le vittime anche un bimbo di 7 anni, ucciso con un colpo al petto mentre guardava i fuochi d'artificio.


La violenza ha raggiunto il picco dal tramonto di sabato fino all'alba di domenica
, quando sono state colpite 30 persone in città, quasi la metà del totale dell'intero weekend.
Tra le vittime Amari Brown un bambino di 7anni colpito al petto mentre guardava i fuochi d'artificio vicino a casa di suo padre a Humboldt Park tarda notte di Sabato. La polizia ritiene che l’attacco era diretto al padre, che hanno descritto come membro di una gang. Tra i feriti un ragazzo di 16 anni e uno di 15 raggiunti da colpi da sparo poco dopo la mezzanotte di domenica 5 luglio mentre camminavano nel centro storico, mentre un altro ragazzo di 19 anni, la notte del 4 luglio mentre due gruppi combattevano vicino Navy Pier dopo i fuochi d'artificio.


Un bagno di sangue questa festa del 4 luglio 2015 che amaramente è riuscita ad abbassare le medie degli ultimi anni, quello precedente aveva censito 82 persone uccise.
La polizia chiede leggi più severe sulla detenzione delle armi. Il sovrintendente della polizia di Chicago Garry McCarthy ha detto che l'epidemia del fine settimana di violenza mostra che il numero di agenti che lavorano per le strade non è così fondamentale nel prevenire sparatorie ma avere leggi sulle armi efficaci che mettono i trasgressori pistola dietro le sbarre per molto tempo. McCarthy infatti a lungo sostenuto dichiara che le leggi di condanna Illinois per i crimini di pistola sono troppo indulgenti. Infatti rilasciando un commento spiega: "Se si pensa che mettere più poliziotti sulla strada sarebbe fare la differenza, quindi date un'occhiata per il fatto che abbiamo messo un terzo in più di manodopera in strada per questo fine settimana. Qual è il risultato? Non si riesce a fermare la violenza se non si argina il flusso di queste armi nella nostra città". Sulla morte del bambino di 7 anni il Capo della Polizia di Chicago, McCarthy dichiara che queste morti inaccettabili devono finire.

L'America continua a fare i conti con le proprie leggi sulla detenzione delle armi da fuoco, stragi di innocenti che devono lanciare moniti severi.




UE CONTRO IL "MADE IN ITALY": STOP A LATTE CONCENTRATO PER YOGURT E FORMAGGI. PROTESTANO GLI ALLEVATORI

di Cinzia Marchegiani

Roma – E’ tutto pronto per l’appuntamento che mercoledì 8 luglio c.a. vedrà allevatori, casari e cittadini manifestare davanti al parlamento per difendere il Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte. La diffida è stata calata da calata da Bruxelles ma che danneggia ed inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. La Commissione Europea ha infatti inviato una diffida all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.
 

La manifestazione. L’appuntamento è per mercoledì 8 Luglio, dalle ore 9,30, in piazza Montecitorio a Roma dove sarà possibile conoscere direttamente il metodo tradizionale di preparazione del formaggio e il grande patrimonio di diversità dei formaggi italiani. Saranno però anche svelati i trucchi dei furbetti del formaggino che vogliono speculare sulla qualità italiana.


L’obiettivo di questa manifestazione. Gli addetti ai lavori vogliono difendere la legge n.138 dell’11 aprile del 1974 che da oltre 40 anni garantisce all’Italia primati a livello internazionale nella produzione casearia anche grazie al divieto di utilizzo della polvere al posto del latte. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.

Con migliaia di manifestanti ci sarà il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo che insieme ai rappresentanti della principali associazioni dei consumatori accoglierà i cittadini, i parlamentari dei diversi schieramenti e i rappresentanti delle Istituzioni che intendono sostenere la battaglia per il Made in Italy con una apposita sollecitazione al Parlamento per la difesa della qualità del sistema lattiero caseario italiano. Con l’occasione sarà presentato uno studio Coldiretti sui primati lattiero-caseari italiani nel mondo.




REGIONE CAMPANIA: UNA GIUNTA TUTTA ROSA PER VINCENZO DE LUCA

di Cinzia Marchegiani

Napoli
– Presentata questa mattina, nel primo giorno di lavoro la giunta con cui il Presidente Vincenzo De Luca amministrerà la Regione Campania. Una giunta al femminile, sono sei le donne su 8 cariche, Serena Angiuoli avra' la delega ai Fondi Europei, Lidia D'Alessio al Bilancio, Valeria Fascione all'Internazionalizzazione e Start Up, Lucia Fortini alla Scuola e Pari Opportunita', Chiara Marciani alla Formazione e Lavoro, Sonia Palmieri alle Risorse Umane e Patrimonio, Amedeo Lepore alle Attivita' Produttive e Fulvio Bonavitacola vice presidente con delega all'Urbanistica.
Questa volta il presidente De Luca è andato in controtendenza, e ironicamente commenta: "Abbiamo rispettato al limite le quote azzurre".

Il governatore Vincenzo De Luca durante la conferenza stampa subito dopo il suo insediamento a Palazzo Santa Lucia ha annunciato Fulvio Bonavitacola alla vicepresidenza. De Luca ha nominato anche suoi quattro consiglieri personali: Francesco Caruso, Mario Mustilli, Paolo De Ioanna e Sebastiano Maffettone mentre il capo di gabinetto sarà Sergio de Felice.
In un tweet De Luca afferma: "Ho mantenuto l'impegno di dar vita a una Giunta al di fuori di ogni logica politica, con assoluta autonomia del Presidente". Per De Luca "non serve ordinaria amministrazione, ma gente entusiasta per contribuire a far diventare la Campania la prima regione d'Italia".
 




ALLARME ARSENICO (CON UN ANNO DI RITARDO) NELLE BIBITE ENERGY MONSTER

di Cinzia Marchegiani

E’ stato diramato allerta alimentare poiché nelle bibite energetiche della Monster è stata riscontrata la contaminazione per la presenza di arsenico inorganico nell’additivo “trisodio citrato” (E 331) prodotto in Cina. La conferma è arrivata direttamente dal Ministero della Salute, che ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni: Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana e Veneto. .

Nello specifico si tratta delle lattine riportanti le diciture:
Monster Energy Green, Lotti LE1406D TT:TT LE1431D TT:TT
Monster Energy Absolutely Zero, Lotto LE1419D TT:TT”
Monster Energy Rehab, Lotto LE1429D TT:TT”

Segnalazione in ritardo di un anno rispetto all’Europa. La vicenda risale all’11 luglio 2014 quando le autorità belghe hanno scoperto la contaminazione. Dopo questa segnalazione passano 6 mesi e solo il 27 febbraio 2015 scatta l’allerta in tutto il mondo. In Italia la prima segnalazione risale al 3 marzo 2015. Per l'azienda olandese i: "Prodotti erano e sono sicuri per il consumo". In Italia la segnalazione della lista di distribuzione è pervenuta con notevole ritardo, esponendo in tal modo i consumatori al rischio di assunzione. L’allerta era scattata in decine di paesi europei. La presenza di arsenico nell’additivo è pari a 5,5 mg/kg-ppm , rispetto a un limite massimo di 1,0 mg/kg-ppm. Il valore riscontrato è 5 volte superiore nella bevanda dell’aroma conservante trisodio citrato (E 331 ) importato dalla Cina, contaminato da arsenico inorganico. Avendo questo additivo valori elevati di arsenico inorganico classificato tossico, mentre l’arsenico nella forma organica non lo è, viene fatta scattare l’allerta. Il ritiro ha riguardato 33 paesi alcuni dislocati in Asia e Africa.

Sportello dei Diritti contesta il Ministero della salute italiano. La conferma è arrivata direttamente dal ministero della Salute, che con estremo ritardo e con deprecabile silenzio dove ancora una volta preferisce tacere anziché chiarire, ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni. Eppure lo“Sportello dei Diritti” il 10 luglio 2014, per primo in Italia con un comunicato specifico, aveva rilanciato l'allerta del Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0946) avvisando le autorità sanitarie nazionali circa la presenza di arsenico presente in citrato di sodio usato come additivo alimentare e aromi prodotto in Cina e commercializzato in Italia. Non è la prima volta, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che viene segnalata la presenza di questo pericoloso elemento chimico in eccesso in prodotti che sono utilizzati come alimento e quindi dannosi per la salute.




ALLERTA ARSENICO NELLE BIBITE ENERGY MONSTER, IN ITALIA ARRIVA IN RITARDO: RITIRATI 4 LOTTI NEL LAZIO, PUGLIA, TOSCANA, VENETO

Bibite dalla Cina con arsenico inorganico trovato nell’additivo trisodio citrato (E331). Lo Sportello dei cittadini critica la Lorenzin per il ritardo deprecabile, poiché l’associazione per primo in Italia con un comunicato specifico datato 10 luglio 2014 aveva rilanciato l'allerta del Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0946il 10 luglio 2014,

di Cinzia Marchegiani

E’ stato diramato l'allerta alimentare poiché nelle bibite energetiche della Monster è stata riscontrata la presenza di arsenico inorganico nell’additivo “trisodio citrato” (E 331) prodotto in Cina. La conferma è arrivata direttamente dal ministero della Salute, che ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana e Veneto. La vicenda risale a mesi fa.
Nello specifico si tratta delle lattine riportanti le diciture
Monster Energy Green, Lotti LE1406D TT:TT LE1431D TT:TT
Monster Energy Absolutely Zero, Lotto LE1419D TT:TT”
Monster Energy Rehab, Lotto LE1429D TT:TT”

Segnalazione in ritardo dopo un anno, rispetto all’Europa. La vicenda risale all’11 luglio 2014 quando le autorità belghe hanno scoperto la contaminazione. Dopo questa segnalazione passano 6 mesi e solo il 27 febbraio 2015 scatta l’allerta in tutto il mondo. In Italia la prima segnalazione risale al 3 marzo 2015. Per l'azienda olandese i: "Prodotti erano e sono sicuri per il consumo". In Italia la segnalazione della lista di distribuzione è pervenuta con notevole ritardo, esponendo in tal modo i consumatori al rischio di assunzione. L’allerta era scattata in decine di paesi europei. La presenza di arsenico nell’additivo è pari a 5,5 mg/kg-ppm , rispetto a un limite massimo di 1,0 mg/kg-ppm. Il valore riscontrato è 5 volte superiore nella bevanda dell’aroma conservante trisodio citrato (E 331 ) importato dalla Cina, contaminato da arsenico inorganico. Avendo questo additivo valori elevati di arsenico inorganico classificato tossico, mentre l’arsenico nella forma organica non lo è, viene fatta scattare l’allerta. Il ritiro ha riguardato 33 paesi alcuni dislocati in Asia e Africa.

Sportello dei Diritti contesta il Ministero della salute italiano. La conferma è arrivata direttamente dal ministero della Salute, che con estremo ritardo e con deprecabile silenzio dove ancora una volta preferisce tacere anziché chiarire, ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni. Eppure lo“Sportello dei Diritti” il 10 luglio 2014, per primo in Italia con un comunicato specifico, aveva rilanciato l'allerta del Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0946) avvisando le autorità sanitarie nazionali circa la presenza di arsenico presente in citrato di sodio usato come additivo alimentare e aromi prodotto in Cina e commercializzato in Italia. Non è la prima volta, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che viene segnalata la presenza di questo pericoloso elemento chimico in eccesso in prodotti che sono utilizzati come alimento e quindi dannosi per la salute.




RIDUZIONE DEL FONDO SANITARIO 2015: ECCO L’ACCORDO STATO-REGIONI

di Cinzia Marchegiani

Dopo mesi di intense trattative il 2 luglio 2015 è stato siglato l’accordo sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi al termine della conferenza Stato-Regioni tenutasi al Ministero per gli Affari Regionali, che aveva al primo punto proprio il nodo sulle risorse per la sanità. la ministra Beatrice Lorenzin, si ritiene soddisfatta e spiega: “l'intesa consentirà di compensare il mancato incremento sul Fondo senza stravolgere l'impianto del Patto per la Salute". Il via libera delle Regioni era stato annunciato nelle prime ore della gionata dal presidente della Conferenza e governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino. 

Su cosa si risparmierà. Alla riduzione di 2,35 miliardi contribuiranno, tra l'altro, il taglio del 5% sui contratti per beni e servizi e per le forniture dei dispositivi medici, dell'1% della spesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali rispetto al consuntivo 2014, la rinegoziazione dei prezzi di alcuni farmaci e altri risparmi con il recupero dell'appropriatezza delle prestazioni. Un altro ambito di risparmio è previsto con l'applicazione degli standard ospedalieri, sanciti in un'intesa il 5 agosto 2014, con l'obiettivo di azzerare i ricoveri a carico del Ssn nelle strutture con meno di 40 posti letti accreditati per acuti (con deroghe per le monospecialistiche.

No del Veneto, Lomardia e Liguria. All’accordo inamovibile è stata la posizione del Veneto, che ha detto 'no' al riparto, come ha tenuto a sottolineare al termine della Stato-Regioni l'assessore riconfermato alla Sanità, Luca Coletto. Non hanno presenziato al voto, ha poi fatto sapere il coordinatore degli assessori alle finanze della Conferenza delle Regioni Massimo Garavaglia, neanche la Lombardia e il Veneto. Se la ministra Lorenzin afferma che l'impianto dell'intesa "è importante perché non consentirà uno stravolgimento delle leve, che andranno ad operare, a differenza del passato, quando si attuavano tagli lineari", Luca Zaia sottolinea la forza del proprio dissenso a questi tagli: Con il nostro irremovibile 'no' siamo stati coerenti, come lo siamo da mesi, a fronte di dissennate politiche della salute, con tagli lineari che penalizzano i virtuosi e premiano gli spreconi, con riduzioni delle prestazioni che ci avvicinano alla Grecia e al Portogallo dove, a differenza del Veneto, l’attesa di vita è sensibilmente più bassa, e dove – sempre a differenza del Veneto – i più ricchi sono anche i più sani”. Così il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia commenta il “no” del Veneto all’intesa nazionale sui tagli da effettuare ai fondi per la sanità. “Il fronte del no insieme a Lombardia e Liguria – aggiunge Zaia – è stato compatto e senza crepe. Sappia il Governo che non ci faremo intimidire e che non si provi ad attaccare un fronte del nord che saprà sempre reagire con forza”.
Ma il Ministro spiega che l'intesa raggiunta nella Stato-Regioni consentirà, "di implementare i vari tavoli di lavoro aperti, compreso quello sulla spesa farmaceutica, sul quale ci sono meccanismi che possiamo rivedere e aggiornare, dopo tanti anni, al fine di rendere più fluido ed efficiente il sistema". Tra le proposte emendative delle Regioni, ha ricordato ancora Lorenzin, "ne è stata accolta una che prevede di rivedere l'aggiornamento del Patto e su questo verrà attivato un tavolo di verifica e monitoraggio, e tutto ciò – ha sottolineato – per me va benissimo".

Per quanto riguarda infine il Fondo Innovativi la Lorenzin afferma che è stato rinviato a settembre la definizione del tetto di spesa territoriale per verificare se si può riassorbire in qualche modo. Nell'ambito dell'intesa è stato anche avviato un tavolo di lavoro, che opererà presso il Ministero della Salute "senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica", composto dai rappresentanti dei dicasteri della Salute e dell'Economia, delle Regioni e dell'Aifa per mettere a punto, entro il 30 settembre prossimo una proposta di revisione – che dovrà essere approvata entro il 10 ottobre – delle norme sulla spesa farmaceutica, incluse quelle relative al meccanismo pay-back, "nel rispetto degli equilibri programmati per il settore sanitario".

Un accordo indigesto. Ma l’accordo appena siglato sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi nasconde una manovra alquanto ostica da digerire, tanto che Sergio Chiamparino, al termine della Conferenza delle Regioni ha auspicato che "l'ammontare dei fondi per il 2016 possa essere pari a 113 miliardi. Bisogna ricordare che quest'anno ci sono stati 2 miliardi di cosiddetto 'non aumento' e quasi 70 milioni di tagli veri sui farmaci innovativi. Ma il punto politicamente più sensibile è che quest'anno è stato accettato un sacrificio sulla sanità ma, voglio ricordarlo, a condizione che nel 2016 ci sia un impegno per portare le risorse da 109 a 113 miliardi, secondo quanto previsto nel piano pluriennale".

La Lorenzin ironicamente ringrazia l’uscita del rappresentante del Veneto. Tra le Regioni l'unico 'no' è venuto dal Veneto: l'assessore alla Sanità Luca Coletto ha spiegato al termine della Stato-Regioni "di aver espresso un voto contrario sia in Conferenza delle Regioni sia in Conferenza Salute". Su questo punto ha chiarito poi la Lorenzin, spiegando che "il rappresentante del Veneto è uscito, permettendoci così di chiudere l'intesa, quindi lo ringrazio". Ma Garavaglia del Cinsedo ricorda che erano assenti assenti al momento dell'intesa in Stato-Regioni anche i rappresentanti della Lombardia e della Liguria.




ETEROLOGA, PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: IL MINISTRO LORENZIN FIRMA LE LINEE GUIDA

Il nuovo testo è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto e il divieto di fecondazione eterologa

di Cinzia Marchegiani

Il Ministro Lorenzin ha firmato il decreto di aggiornamento delle linee guida della L.40/2004, che regola la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore e dalle coppie che accedono a queste tecniche, e che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.


Il nuovo testo, che aggiorna le linee guida del 2008, è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, e il divieto di fecondazione eterologa.


Numerose le variazioni introdotte rispetto alle linee guida attualmente in vigore. Fra le principali l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, la raccomandazione di un’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato nonchè l’accesso generale a coppie sierodiscordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV (nella versione precedente era previsto solo per l’uomo portatore, in quella attuale si consente anche alla donna portatrice).
In cartella clinica le procedure di PMA dovranno essere descritte con maggior dettaglio di quanto non lo siano state in precedenza, considerato che gli operatori possono avviare percorsi più differenziati di quanto fatto prima delle sentenze. In particolare andranno anche riportate le motivazioni in base alle quali si determina il numero di embrioni strettamente necessario da generare, ed eventualmente quelle relative agli embrioni non trasferiti da crioconservare temporaneamente.


Riguardo la fecondazione eterologa, nelle linee guida vengono fornite le indicazioni per la coppia che accede ai trattamenti di fecondazione assistita, mentre tutto ciò che riguarda i donatori di gameti sarà contenuto nel testo di un nuovo Regolamento, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che sta proseguendo il suo iter per il recepimento delle direttive europee di riferimento.




LEGGE SEVERINO: DE LUCA VINCE IL RICORSO. FORZA ITALIA INSORGE

di Ch. Mo.

Napoli  –Vincenzo De Luca  può insediarsi e cominciare a governare la Regione Campania, e nominare la giunta. Il ricorso presentato contro il decreto del governo che lo sospendeva dalla carica per effetto della legge Severino al Tribunale di Napoli contro la sospensione della carica, è stato accolto. L’ordinanza è stata emessa dalla I sezione civile. Nel documento si legge che il decreto del prefetto è sospeso e si riconosce l’urgenza per il rischio di paralisi istituzionale. Lo stesso premier Renzi di fatto aveva firmato venerdì 26 giugno 2015 il decreto di sospensione nel rispetto della legge sull'ineleggibilità di candidati condannati per una serie di reati poiché l'ex sindaco di Salerno, eletto alla guida della Campania alle recenti elezioni regionali, è stato condannato in primo grado per abuso d'ufficio.

 

La vittoria di De Luca. Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha commentato così il ricorso alla legge Severino presentato in Tribunale e vinto oggi: “La sentenza del tribunale di Napoli ci mette in condizione di cominciare pienamente il nostro lavoro amministrativo. E' un atto che consente agli elettori di vedere rispettato il loro diritto di scegliere da chi essere governati”. Dopo un susseguirsi di notizie, scoop e liste nere degli impresentabili, De Luca, si potrà finalmente insediare in regione, rispettando il volere degli elettori che lo hanno votato lo scorso 31 Maggio. E’ carico e grintoso il neo presidente e lo si può notare dalle parole espresse dopo questa vittoria: "Credo che nei prossimi mesi ci saranno delle cose positive per l'Italia, oltre che per la Campania: arriverà l'immagine di un'altra Campania, un'immagine di una classe dirigente fatta di dignità istituzionale, di concretezza amministrativa e di rigore spartano: si comincia davvero a voltare pagina all'insegna della legalità e della trasparenza".


Si forma la giunta.
Insediato in regione, De Luca potrà finalmente formare la sua giunta anche se, il ricorso ordinario, incardinato alla prima sezione, sarà discusso il prossimo 20 novembre. Soltanto pochi giorni fa, in vista della sospensione di De Luca, al palazzo del Consiglio regionale regnava il caos totale: tra manifestazioni varie, dissidenti, opposizione che invitava alle elezioni e una giunta che non si poteva costituire, la sostituta per un giorno di De Luca non aveva di sicuro trascorso le ore più belle della sua vita.



La protesta di FI.
Dopo la sentenza, non sono mancate le proteste dei partiti all’opposizione. Per Renato Brunetta di Forza Italia, “La legge Severino è solo contro Berlusconi”; per Anna Maria Bernini, vice presidente vicario di Forza Italia a palazzo Madama invece : "Ora Berlusconi deve tornare in Senato". L’infuriato Brunetta si lascia scappare dichiarazioni molto forti nei confronti del tribunale che ha accettato il ricorso di De Luca. “La quanto mai strana decisione del Tribunale di Napoli, che ha accolto il ricorso d'urgenza presentato da Vincenzo De Luca, certifica ancora una volta un sospetto che noi di Forza Italia abbiamo nei mesi cementificato come una certezza: la legge Severino è una norma contra personam, si applica solo con il presidente Silvio Berlusconi". Dopo De Magistris, anche De Luca è stato riammesso a differenza di quanto accadde ai tempi a Berlusconi. Anche il presidente dell’Autorità Anti Corruzione, Raffele Cantone, questa mattina ha proposto un cambiamento della Legge Severino in seguito alla vittoria del ricordo. Ma sempre lo stesso Brunetta, ha concluso dicendo che “In merito alla tempistica della decisione del Tribunale di Napoli, che dire: a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca. La legge non è uguale per e una legge come la Severino, a questo punto, andrebbe cambiata, così come chiesto questa mattina anche da Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Anticorruzione, e magari andrebbe restituito l'onore a chi, come il presidente Berlusconi, è stato colpito con irridente celerità da una sinistra giustizialista e condizionata, evidentemente, dall'odio nei confronti dell'avversario politico degli ultimi decenni". 




SCANDALO AVASTIN LUCENTIS. IL PRESIDENTE SOI: "LE ISTITUZIONI TUTELINO LA SALUTE VISIVA DEI CITTADINI"

di Cinzia Marchegiani

Torna ancora più agguerrito il Presidente della Società Oftamologica Italiano sullo scandalo tutto italiano in merito alle gravi menomazioni visive per maculopatie retiniche che ancora ad oggi non vengono assistite da cure adeguate nonostante lo scandalo Avastin Lucentis avesse consegnato la verità su questi due farmaci equivalenti ma con prezzi totalmente differenti. Piovella replica: “Nel nostro Paese assistiamo ad un caso unico dovuto alla grande confusione di cui approfittano le multinazionali con i loro interessi miliardari. Anche le Istituzioni che hanno compiti di vigilanza, non avendo dati di riferimento, non sono in grado di sostenere una politica sanitaria libera da ogni condizionamento e fondata sulla medicina basata sulla evidenza”. 
Negli ultimi anni proprio la SOI fondata nel 1869, Ente Morale giuridicamente riconosciuto che agisce da 150 anni a difesa della vista e rappresenta il riferimento istituzionale dei 7000 oculisti italiani – è stata costretta a lottare ad ogni livello, Scientifico e Istituzionale, per affermare l’oggettiva verità sulla cura delle Maculopatie e sul rapporto esistente fra i farmaci Avastin e Lucentis. Un compito gravoso, spiega Piovella – che SOI ha assunto anche per dare concreta attuazione alle proprie finalità statutarie.
 

La Soi realizza una vera inchiesta sanitaria scoprendo e mettendo nero su bianco, dati che inchiodano le stesse istituzioni del governo ad una superficiale analisi del caso di Avastin e Lucentis, di fatto fotografando un quadro inquietante su come ancora ad oggi, Avastin, non solo non viene facilmente prescritto, ma dimostrando con dati alla mano, come le stesse terapie non sono state eseguite come da protocollo elinne guida, e quindi non sono riuscite ad arginare la cecità dei pazienti trattati.


SOI contro Aifa. Piovella spiega che come questa lotta ha portato ad evidenziare l’insussistenza scientifica delle incondivisibili decisioni assunte dall’AIFA nel 2012: “mentre i vertici AIFA lanciavano preoccupanti segnali di allarme sull’uso di Avastin, arrivando a toglierlo dalla lista 648 (farmaci rimborsabili dal SSN) e disponevano monitoraggi dall’eterna durata che non hanno mai portato alcuna evidenza (nonostante le richieste di Tribunali della Repubblica e le critiche del Consiglio di Stato), SOI produceva i dati internazionali sull’uso dei farmaci con il supporto di Studi indipendenti basati su milioni di casi, battendosi per il riconoscimento dell’evidenza della perfetta equivalenza dei farmaci Avastin e Lucentis”. A riprova di questa azione giusta e meritoria, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità includeva il solo Avastin nella lista dei Farmaci Indispensabili per la cura delle Maculopatie…. “Ciò malgrado nulla cambiava. – il Presidente Piovella denuncia – Solo nel 2014, dopo la clamorosa sentenza Antitrust al termine di un’istruttoria avviata in seguito ad una denuncia presentata da SOI, nel nostro Paese si riaccendeva l’attenzione sul problema”.


Istituzioni latitanti. Piovella va in affondo proprio sulle istituzioni che ricorda che in tal caso sono rimaste assolutamente latitanti: “e questo sebbene gli Ispettori dell’Autorità per la Concorrenza avessero trovato ampio scambio di corrispondenza tra gli Amministratori delle Società produttrici dei due farmaci (Roche e Novartis), con la quale si pianificava a tavolino una strategia basata proprio sul fatto che uno (Avastin, ovviamente il meno costoso) doveva risultare inadeguato e pericoloso ad esclusivo vantaggio dell’altro (Lucentis, il più caro)”.


Il caso emblematico del Consiglio Superiore di Sanità, chiamato ad esprimere un parere sui due farmaci, non poteva che pronunciarsi prendendo atto della loro assoluta equivalenza: “ciò nonostante- spiega Piovella -inseriva alcune disposizioni sull’utilizzo di Avastin, soprattutto incentrate sulla delicata fase del frazionamento che, di fatto, riprese in modo improprio da AIFA, ne impedivano l’utilizzo. Anche in questo siamo costretti a rimarcare come si siano volute ignorare e disattendere tutte le esperienze acquisite e consolidate da anni in tutto il mondo, fondate sulle linee guida scientifiche diramate da SOI in merito alle modalità di frazionamento, a vantaggio delle Farmacie Ospedaliere, istituite da anni e mai divenute operative, salvo rarissime eccezioni e che comunque non hanno mai evidenziato un interesse per il frazionamento di Avastin”.


Appelli ai massimi vertici. Come una ritornello Soi nel comunicato ricorda che nonostante tutte le battaglie vinte….nulla cambiava e ricorda che a fronte di questi ultimi sviluppi SOI nel febbraio 2015 iniziava ad inviare appelli ai massimi vertici dello Stato, allegando anche della specifica documentazione. E per far fronte alla assoluta carenza di dati ed informazioni da parte delle Istituzioni preposte al controllo, la SOI ha inviato appositi questionari ai Direttori di struttura (ex Primari), universitari e ospedalieri di 215 strutture sanitarie dislocate su tutto il territorio, dai quali è emerso con assoluta chiarezza che:


AVASTIN – Gli ospedali che in Italia fanno uso di Avastin sono drasticamente diminuiti dall’adozione dalle assurde restrizioni adottate. In particolare i dati IMS attestano che l’utilizzo di Avastin nel nostro Paese è passato dal 58% nell’anno 2012 al 18% nel 2015, mentre l’uso di Lucentis ha avuto un incremento di quasi 20 punti percentuali, passando dal 38% del 2012 al 55% del 2015. La spesa sostenuta per i due farmaci evidenzia ancor di più questa disparità di utilizzo. Nell’ultimo anno (Marzo 2014 – Febbraio 2015) in Italia si sono spesi solo 337.000 euro per Avastin (precisiamo ad uso oftalmologico, considerato che c’è ancora chi finge di non capire che i dati inerenti l’utilizzo ed il costo di Avastin per uso oncologico non sono di nessun interesse anzi ma sono solo un strumentale modo per dimostrare il contrario della realtà), 142 milioni di euro per Lucentis e 18 milioni per Eylea.
CURE INTRAVITREALI – i danni procurati da questa situazione si ripercuotono inevitabilmente sui pazienti; mentre le Istituzioni stentano a comprendere la gravità della situazione, lo Stato spende inutilmente centinaia di milioni di euro e i pazienti che accedono alla cura risultano essere quasi due terzi in meno rispetto alla media europea dei Paesi simili al nostro (Francia, Germania, Inghilterra).


Il presidente Piovella denuncia uno stato inquietante dei fatti: “Nonostante il quadro desolante emerso, le Istituzioni continuano a non assumersi nessuna responsabilità e non prendono alcuna posizione. In questi giorni è stato pubblicato il contenuto di quanto affermato dal Sottosegretario On. De Filippo, che in risposta ad una interrogazione parlamentare, ha presentato (finalmente) dei dati che, per quanto ci consta, il Ministero sino ad oggi non ha mai avuto o non ha mai voluto divulgare. Eppure analizzando i contenuti di quanto scritto si direbbe che il Sottosegretario racconti quanto accade in un altro Paese: certamente non si tratta dell’Italia!”


Il caso dei centri autorizzati. Piovella analizza le affermazioni del Sottosegretario On. De Filippo, secondo cui, ci sono millecinquecentododici centri autorizzati per la somministrazione di Avastin, con una spesa di 172 milioni di euro per Avastin contro 79 milioni per Lucentis!: “I casi sono due -rimbrotta Piovella- o sono falsi di dati espressi dai Direttori di struttura oftalmologica italiana o sono inesatti ed incomprensibili i dati esposti dal Sottosegretario. Oppure … Oppure, al fine di recuperare all’ultimo minuto dei dati mai avuti, nel tentativo di fornire una visione positiva al Paese sul rispetto di quanto sostenuto nelle sentenze e dall’evidenza scientifica, si è costruita una frettolosa ed approssimativa rappresentazione della realtà! E’ per questo che i dati relativi alla spesa per Avastin hanno tenuto conto anche dell’uso in campo oncologico e sono stati sommati ai dati di spesa del quasi inesistente uso oftalmologico; ed è per questo che si afferma che in Lombardia ci sarebbero 396 (fantomatici) centri autorizzati, per non parlare degli (ancor più fantomatici) 118 centri della Calabria dove per assurdo esisterebbero più centri di eccellenza che medici oculisti esperti per le terapie intravitreali!”

Ma i conti non tornano. Strutture senza sala operatoria. Alcuni centri sono riportati due volte nell’elenco. Piovella scopre che scorrendo l’elenco diffuso dal Ministero della Sanità sui presunti Centri autorizzati in Italia per la somministrazione ad uso oculistico di Avastin si scopre che molte strutture sono riportate più volte e che quindi il numero complessivo reale è di molto inferiore a quello enunciato di 1.512 centri. E ancora poiché dalla lettura dell’elenco prodotto dal Ministero Piovella spiega che diviene davvero difficile comprendere quali criteri siano stati seguiti per individuare i centri “ad alta specializzazione” in grado di erogare Avastin: “Più che altro appare che sia stato semplicemente redatto un elenco delle strutture che erogano prestazioni di oculistica. Come si può altrimenti spiegare la presenza in elenco di strutture dove non esiste un reparto di oculistica ma solo – forse – un ambulatorio territoriale non chirurgico? Tutti sanno che in Italia una corretta e sicura terapia intravitreale deve essere eseguita in sala operatoria”.

Ad esempio:
– Ospedale San Carlo Borromeo di Milano
– Centro Traumatologico Ortopedico degli ICP di Milano
– Istituto Europeo di Oncologia di Milano
– Istituto Neurologico Besta di Milano
– Istituto dei Tumori di Milano
– Istituto Cardiologico Monzino


Scremando il succitato elenco dai doppioni e dalle strutture che notoriamente non erogano questo tipo di prestazione forse restano a malapena 150 centri.


Terapie con Avastin effettuate senza finire il ciclo.
Il professor Piovella fa emergere un’latra situazione imbarazzante, poiché secondo le tabelle Ministeriali i pazienti trattati con Avastin (nel periodo 2008 – 2014 secondo la richiesta dell’interrogante) per il Presidente della SOI, sarebbero 6.471 con un numero di dispensazioni del farmaco di 13.690 unità e ciò significa che quei pazienti hanno ricevuto in media 2,1 iniezioni. Siccome il protocollo di trattamento universalmente condiviso dalla comunità scientifica internazionale prevede unaloading phase di 3 iniezioni consecutive a distanza di 1 mese e poi la prosecuzione del trattamento in base all’andamento del quadro clinico (as-needed regimen oppure treat and extend regimen) con un numero medio di somministrazioni per occhio trattato di 7 per anno, si deve desumere che nessuno dei 6.471 pazienti trattati con Avastin sia stato trattato come avrebbe dovuto poiché per nessuno di essi è stato possibile completare neanche la loading phase. Piovella quindi fa emergere come il Sottosegretario non si è reso conto di aver certificato, con i succitati numeri presentati in Parlamento per rispondere ad una Interrogazione Parlamentare, che quei pazienti sono inevitabilmente divenuti ciechi per mancanza di un trattamento adeguato. Peccato che i dati veri presentati da SOI, testimoniano che nello stesso periodo 2008 – 2014 siano stati centinaia di migliaia i pazienti trattati con Avastin per uso oculistico.

Il deprimente quadro non migliora di molto con i dati Ministeriali su Lucentis. In questo caso, secondo il report della SOI, i pazienti sarebbero 47.875 e avrebbero ricevuto 173.404 iniezioni, equivalenti a una media di 3,6 iniezioni. Almeno qui sembrerebbe completata la loading phase ma certamente questi pazienti non hanno potuto proseguire la terapia secondo l’andamento del quadro clinico che anche per questo farmaco porta a una media di 6 iniezioni per anno. Pertanto –conclude Piovella – anche questi pazienti sono divenuti ciechi per mancanza di un trattamento adeguato.Infine, se sommiamo i pazienti trattati per tutte le indicazioni abbiamo 79.008 pazienti che hanno ricevuto 265.120 iniezioni con una media di 3,3 iniezioni a paziente. Anche per Lucentis, i numeri non corrispondono alle centinaia di migliaia di pazienti trattati nel periodo 2008 – 2014.
Piovella conclude dimostrando che si confrontano questi dati con quelli di altri paesi con popolazione simile a quella italiana come Francia e Inghilterra si comprende immediatamente che la popolazione anziana italiana con maculopatia viene, di fatto, abbandonata al suo destino di cecità:
– in Francia nel 2014 sono stati erogati 665.274 trattamenti;
– in Inghilterra 641.301
Tre volte più che in Italia.


Piovella lancia quindi l’ennesimo appello:“Alla luce di quanto sopra, riteniamo doveroso sollecitare ancora una volta i Vertici Istituzionali affinché questa ridicola situazione tutta Italiana nella quale ci si ostina a voler affrontare in modo inadeguato e superficiale un problema drammaticamente serio che coinvolge la salute visiva della cittadinanza sia definitivamente risolto. Le irricevibili moltiplicazioni dei pani e dei pesci non servono ai pazienti per poter continuare a vedere”.




RAGUSA: NEONATO MUORE DOPO UNA VACCINAZIONE. LA PROCURA INDAGA

di Cinzia Marchegiani

Ragusa – Una notizia che gela, impossibile da accettare. Sabato scorso, 27 giugno 2015, un bambino di appena due mesi, è morto presso l’ospedale "Paterno' Arezzo" di Ragusa. Era stato ricoverato il giorno precedente verso le ore 23,30 per malori in seguito alla somministrazione di una vaccinazione obbligatoria. Solo oggi però è stata diffusa la notizia dai carabinieri.

La procura indaga sul decesso. La notizia della morte è stata comunicata dai carabinieri, i quali hanno acquisito la cartella clinica del neonato e come prassi hanno dovuto notificare l'avviso di conferimento d'incarico per l'autopsia alle parti interessate. Il decesso avvenuto subito dopo una profilassi vaccinale ha fatto scattare gli accertamenti, coordinati dal sostituto procuratore Valentina Botti, mirati a stabilire le cause della morte del piccolo e a fare luce su eventuali responsabilità di colpa medica da parte del personale dell'ospedale e dell'Asp di Ragusa, che aveva vaccinato il neonato. A circa 12 persone non indagate ma "parti interessate" sembrerebbe siano stati notificati gli avvisi, affinché possano nominare un loro consulente che assista alle procedure dell’autopsia.

La Asp di Ragusa ci tiene a precisare con un comunicato che il piccolo è giunto, nel P.O. “Maria Paternò Arezzo, in data 26 giugno 2015 alle ore 23,30. All’atto del ricovero il piccolo presenta condizioni gravi, con diagnosi precedente di “malformazione cardiaca congenita”. Approntate, immediatamente, le cure del caso il bambino viene trasferito presso la divisione di neonatologia e Utin – Unità Terapia Intensiva Neonatale – e nonostante le cure costantemente prestate alle 6.45 si registra il decesso del piccolo.