TRAGEDIA IN CANTON TICINO: MUORE DIMENTICATA IN AUTO UNA BIMBA DI 5 ANNI

di Cinzia Marchegiani


Canton Ticino (Svizzera) – Una tragedia immane, che risolleva il tema della tutela e del controllo dei minori. Un'altra morte inaccettabile, quella che riguarda purtroppo le conseguenze dovute all’abbandono dei figli, e soprattutto nelle autovetture dove oltre ad essere un luogo pericoloso per i bambini, le alte temperature rendono l’abitacolo una gabbia infernale cui è impossibile resistere. Una bambina svizzero-tedesca di 5 anni è deceduta poco prima delle 20.30 di martedì sera del 21 luglio 2015 in un camping di Muzzano nel Canton Ticino. Stando ad una prima ricostruzione, la bimba è stata lasciata nell’auto della madre. Forse una terribile dimenticanza, ma il Ministero pubblico e la polizia, come di norma, precisano che «le cause sono al vaglio dell’indagine». Ieri, come in Italia, anche in Svizzera è stata una giornata molto afosa. Sul posto gli agenti della Polcom e i soccorritori della Croce Verde di Lugano. La donna e le quattro figlie erano arrivate a Muzzano una settimana fa per trascorrere un periodo di vacanza che si è trasformata in tragedia.
Nonostante i tentativi di rianimazione la piccola è morta sul posto.

 

La Magistratura ha aperto un’inchiesta coordinata dalla Procuratrice capo Fiorenza Bergomi per chiarire la dinamica ed eventuali responsabilità di quanto avvenuto. È stata richiesta la presenza del Care Team Ticino per prestare assistenza psicologica alle persone coinvolte e agli ospiti della struttura. “Ogni volta che la cronaca riporta questo tipo di tragedie – commenta Giovanni D'Agata, Presidente dello Sportello dei Diritti – sembra impossibile che possa succedere. Eppure i casi di bambini piccoli che muoiono dimenticati in auto sui sedili o legati al seggiolino non sono così rari e capitano in famiglie normalissime ed a genitori apparentemente impeccabili e incapaci di fare del male ai propri figli. Quest'ennesimo dramma però dev'essere da monito affinché non accada mai più”.

Dalle notizie emerge che la madre è stata ricoverata all’Ospedale Civico di Lugano, insieme alle altre tre figliole, mentre il padre della bimba è arrivato stamani in Ticino e nel pomeriggio si è recato all’Istituto patologico. 




CANCRO AL SENO: UNO STUDIO SULL’EFFETTO MEDIATICO ANGELINA JOLIE E LA SUA DOPPIA MASTECTOMIA

Uno studio effettuato al North Carolina State University fa un sondaggio per comprendere se il messaggio della celebrità con la sua confessione sconcertante, abbia sortito importanti riflessioni sulla prevenzione del cancro al seno

 

 

di Cinzia Marchegiani

Fare outing della propria vita privata, riguardo una scelta importante potrebbe sensibilizzare le persone ai temi della prevenzione del cancro. Nel maggio 2013, Angelina Jolie con un annuncio shock, aveva rivelato tramite New York Times che aveva subito una doppia mastectomia preventiva nella clinica privata Pink Lotus Breast Center. Una sua scelta ponderata, perché aveva una storia familiare di cancro e una rara mutazione del BRCA1 gene. Insomma Angelina Jolie ha deciso di farsi asportare i seni per prevenire il cancro. Per un problema genetico l'attrice era stato spiegato che aveva un'alta probabilità di contrarre un tumore e non volendo vivere nella paura aveva fatto questa scelta comunicata al mondo intero, sortendo molte perplessità anche riguardo alla ricerca nella cura dei tumori. La copertura mediatica a questa decisione e confessione è stata ampia, ma degli studiosi hanno voluto mettere alla prova quale messaggio il pubblico aveva acquisito dalla storia dell’attrice icona star di Hollowood e anche della bellezza. 

Studio. In seguito a questa notizia eclatante, che vedeva una bellissima donna optare per una mastectomia di entrambe i seni pur non avendo ancora il cancro, è’ stato realizzato un sondaggio con 2.572 persone adulte. “Il questionario era stato messo on-line entro tre giorni l'annuncio di Jolie, per vedere se l'annuncio avrebbe influenzato l'intenzione di eseguire dei test genetici", spiega Kami Kosenko, professore associato di comunicazione presso la North Carolina State University e autore principale di un articolo sul lavoro . "Abbiamo anche voluto vedere – continua Kosenko -se ci fossero delle variabili, se le persone si sentivano identificati con Jolie e dal suo annuncio”. I partecipanti hanno descritto la loro consapevolezza e fonti di informazione individuati per la notizia Angelina Jolie. Essi hanno inoltre riferito loro comprensione, le reazioni, le percezioni e le successive attività legate alla storia. Sono state fatte domande relative al rischio di cancro al seno personale e sociale e questioni ipotetiche relative chirurgia preventiva se il convenuto o un membro della famiglia erano in linea con la stessa scelta di Ms Jolie. 

Messaggio deludente. Mentre tre su quattro americani erano a conoscenza della doppia mastectomia di Angelina Jolie, meno del 10% degli intervistati ha avuto le informazioni necessarie per interpretare correttamente il rischio della signora Jolie di sviluppare il cancro rispetto a una donna che ha inalterato il gene BRCA1. La consapevolezza della storia Angelina Jolie non è stata associata con una migliore comprensione del messaggio.
Conclusione dello studio. Lo studio eseguito sul sondaggio ha evidenziato che mentre le celebrità possono portare maggiore consapevolezza ai problemi di salute, vi è la necessità per questi messaggi di essere accompagnati da sforzi più decisi per migliorare la comunicazione e aiutare il pubblico nella comprensione delle complesse informazioni che in questo caso riguardavano la diagnostica e la prevenzione del cancro.

Rimane solo un grande dubbio: l’outing eclatante di Mr Jolie, faceva parte di uno studio per concretizzare quante donne avevano intenzione di ricorrere a degli screening? Sicuramente un’immagine deludente anche riguardo alla chemioterapia ufficiale, che evidentemente non riscuote pareri favorevoli e di sicurezza al riguardo….Intanto siamo tutti sotto l’occhio vigile del Grande Fratello, ogni cosa che fa notizia spesso viene utilizzata per manipolare convinzioni, certezze o anche dubbi. In realtà nel caso della prevenzione e salute servirebbe un buon rapporto con il proprio medico, e una buona base di cultura evidentemente non solo medica. Ma soprattutto che messaggio è stato dato alle donne? Che prima devono fare gli screening e poi decidere se optare per la mastectomia, per un tumore che forse non evolverà?




ALLARME MUTILAZIONI GENITALI: 50 RAGAZZINE IN VIAGGIO DALLA GRAN BRETAGNA VERSO SOMALIA

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44%dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).

di Cinzia Marchegiani

Scotland Yard ha aperto un'indagine sulla partenza dalla Gran Bretagna di "almeno 50 ragazze" di origine somala tra 11 e 17 anni, che si teme siano state portate in Somalia per subire mutilazioni genitali. Il caso, è stato denunciato da Lady Tonge, esponente alla Camera dei Lord. Reduce con la deputata laburista Holly Lynch da una conferenza ad Addis Abeba, la baronessa ha detto di averle viste in aeroporto, in transito dalla capitale etiopica verso Mogadiscio: "erano con le madri e una torma di nonne".

Mutilazioni praticata a bambine e ragazze. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso,che include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione all'asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni. Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche. Si stima che in nel mondo il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano circa 125 milioni. Dati gli attuali trend demografici, lo Sportello dei Diritti estrapola dei dati: “ogni anno circa tre milioni di bambine sotto i 15 anni si aggiungano a queste statistiche. Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 29 Paesi africani, mentre una quota decisamente minore vive in paesi a predominanza islamica dell'Asia. In alcuni Stati del Corno d'Africa (Gibuti, Somalia, Eritrea) ma anche in Egitto e Guinea l'incidenza del fenomeno rimane altissima, toccando il 90% della popolazione femminile. In molti altri, invece, le mutilazioni riguardano una minoranza – fino ad arrivare a quote dell'1-4% in paesi come Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger”.

Una pratica da condannare senza mezzi termini. L'UNICEF considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna. Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale. Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva.

Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose e scoccanti. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico (le perdite ematiche sono cospicue) a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all'infezione generalizzata (sepsi). Per tutte, l'evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell'intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.

Conseguenze alle pratiche MGF sono disastrose e pericolose per la salute. Le conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all'infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.

Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44%dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).
Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente donne: levatrici tradizionali o vere e proprie ostetriche.

Le MGF sono spesso considerate un servizio di elevato valore, da remunerare lautamente: lo status sociale e il reddito di chi le compie è direttamente connesso all'esito di questi interventi.
Pratiche illegali anche in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti. Si registrano casi di MGF anche in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall'Africa e dall'Asia sud-occidentale: si tratta di episodi che avvengono nella più totale illegalità, e che quindi sono difficili da censire statisticamente.

Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” informa che in Italia, contro le pratiche di mutilazione genitale femminile è attivo il Numero Verde Gratuito 800 300 558 del Dipartimento per le Pari Opportunità. Il Presidente D’Agata in merito alla situazione numerica in Italia riguardo questa pratica, fa riferimento all'Istituto Piepoli, leader nel campo delle ricerche di marketing e di opinione, che tramite un analisi completa mette a disposizione reali statistiche, permettendo di comprendere cosa sta accadendo. Il quadro è il seguente:
Numero degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia: i dati ufficiali risalgono al 2008 e ci parlano di 3.400.000 individui; oggi, a livello di metà del 2009 e considerando anche gli irregolari si può dire che gli stranieri soggiornanti in Italia siano complessivamente almeno circa 4 milioni. I provenienti dai paesi africani sono circa 1 milione, di cui circa 350 mila donne. Tenuto conto delle informazioni di contesto raccolte si è deciso di assumere come target per la costruzione della stime le donne regolarmente presenti in Italia e provenienti dai 26 Paesi africani in cui le MGF costituiscono una pratica culturale e tribale diffusa.
Nei prossimi anni si stimano 1000 vittime potenziali. Le donne provenienti dai paesi africani che abbiamo definito a “tradizione escissoria” sono circa 110 mila. Le donne di età inferiore ai 17 anni, potenziali vittime attuali o future del fenomeno sono circa 4.600. Considerando le circa 4.600 bambine e giovani di meno di 17 anni provenienti dai Paesi che abbiamo indicato come target di riferimento, le vittime potenziali di questa pratica oggi sono circa il 22%: il che significa che le possibili vittime nei prossimi anni di questa pratica tra le bambine e giovani africane residenti in Italia sono circa 1.000. 




ZAGAROLO: SFRATTO CONTROVERSO E AMBIGUO PER UNA FAMIGLIA DI 10 PERSONE

di Cinzia Marchegiani

Zagarolo (RM) – Una storia che fa rabbrividire quella che da diversi anni sta drammaticamente vivendo una famiglia di Valle Martella, quartiere di Zagarolo in provincia di Roma. Una storia che ha gettato questa famiglia nello sconforto più grande.
L’Osservatore d’Italia è stato contattato dalla signora Olga Amato, cui nessuno ha dato spazio e volontà di comprendere cosa stesse vivendo lei e tutti i membri della sua famiglia. Venerdì scorso Olga Amato ha depositando un ricorso, aiutata dal gruppo Libra alla Procura di Tivoli, per cercare di salvare la casa dove abita con il compagno invalido, le tre figlie ed il genero, tutti disoccupati, la madre anziana e malata ed i tre nipotini, di 7, 12 anni e l’ultimo di soli quattro mesi.
I dieci membri della famiglia vivono con due assegni, uno sociale e uno d’invalidità, in una condizione di grave indigenza, che si protrae da quando, dieci anni fa, dopo il fallimento dell’azienda di famiglia di vendita di materiali edili, non hanno più trovato lavoro.
Una storia piena di ombre. Chi avrebbe leso i diritti inalienabili di questa famiglia? Nel ricorso che Olga ha presentato venerdì grazie all’intermediazione del gruppo Libra si legge che per il giorno 22 Luglio 2015 è previsto il rilascio forzoso dell’immobile, dove Olga abita con altri nove membri della sua famiglia, in esecuzione della procedura espropriativa n. 12/2000 del Tribunale civile di Tivoli. La storia lunghissima e complicata si può estrapolare dal ricorso stesso, dove Olga spiega al Giudice la sua storia e quest'ultimo dovrà decidere se sospendere questa esecuzione.
 
Storia di notai, avvocati e una spirale catastrofica senza fine di un immobile venduto all’asta con annessi terreni. Olga abita nell'immobile usufruendo in modo esclusivo del terreno oggetto della procedura de quo, in qualità di proprietaria in buona fede di entrambi i terreni su cui insiste lo stesso immobile dal 1982 da cui presto saranno sfrattati.
Il ricorso fa leva sulla nullità dell’atto di compravendita avvenuto il 20 Ottobre 2005 e probabilmente anche dell’acquisto tramite asta del terreno oggetto dell’esecuzione, poiché la presenza di quattro dei vincoli ambientali e paesaggistici, ne privano del requisito di commerciabilità, ai sensi dell’art. 46, comma 5, del DPR 380/01.

Questo immobile, oggetto della contesa, è stato venduto dal Tribunale di Tivoli a circa 8.000 euro, come terreno vincolato e con una costruzione abusiva – per cui c’è stato già accertamento e condanna – e circa un anno dopo lo stesso notaio, che aveva curato anche la vendita giudiziale all’incanto, stipula un atto di compravendita, in cui la Sig.ra V. compare sia in qualità di venditore come delegata dal nuovo proprietario D.D. sia come compratrice.
La "Sig.ra V" perciò acquista l'immobile con il terreno – in parte di proprietà a tutti gli effetti di Olga – accatastandolo come giardino di pertinenza, complesso che così assume un valore di centinaia di migliaia di euro.
La signora Olga in una domanda retorica spiega al Giudice: “In un terreno sottoposto a quattro vincoli, si lascia che venga da me costruito ed abitato per vent’anni un grande stabile, per il quale anni dopo io, costruttore, ricevo condanna penale per abuso edilizio nel ‘98. Il terreno era sottoposto anche ad ipoteche, a mia insaputa. L’esecuzione da parte della banca, tuttavia, prosegue, con notifiche al defunto creditore e senza mai accertarsi di chi vivesse presso l’immobile esecutato e potesse eventualmente ricevere la comunicazione”.

La storia diventa ancora più controversa e sotto certi aspetti misteriosa quando nell’arco di un anno dalla vendita giudiziale, viene di fatto sanato un immobile abusivo, tramite un semplice atto di compravendita, grazie alla sua certificazione da parte dello stesso notaio e successiva iscrizione al catasto come regolare, correggendo altresì la divisione fra i fondi, a favore di quello di presunta proprietà della Sig.ra V. Nel ricorso infatti si cita che risulta altresì già agli atti una richiesta di condono edilizio proposta sempre dalla Sig.ra V. in data 8 settembre 2005, in rappresentanza del D.D, che non è stata accolta al Comune di Zagarolo.
La signora Olga, che non si è mai arresa a questa storia pazzesca, tiene a dimostrare, che entrambi gli atti pubblici, sono ritenuti nulli dalla stessa e che sono stati redatti dal notaio in questione il quale – dichiara Olga Amato: “ha dichiarato durante l’asta giudiziaria nel ‘Provvedimento di determinazione del valore degli immobili pignorati’ datato 11 Ottobre 2004, che il terreno era sottoposto a vincoli e conteneva una costruzione abusiva. Solo un anno dopo, lo stesso notaio nell’atto di compravendita datato 20 Ottobre 2005, certifica la veridicità delle dichiarazioni della Sig.ra V. – dichiarando l’esatto contrario di quanto certificato durante la liquidazione giudiziale del terreno oggetto del procedimento de quo, che il fabbricato è regolare ed il terreno non è sottoposto a vincoli, in presenza dei quali la compravendita registrata non sarebbe potuta regolarmente avvenire”.

L’Osservatore d’Italia ha contattato il Gruppo Libra che per questo preciso caso ci spiega: “Nel suddetto procedimento sembrerebbe non essersi tenuto conto delle gravissime irregolarità di tipo civilistico ed amministrativo che sono state denunciate, con deposito della relativa documentazione probatoria, che arriverebbero addirittura a determinare, oltre a probabili implicazioni di diritto penale, la nullità del decreto di trasferimento, e persino quella del titolo di proprietà stesso della controparte. Relativamente al decreto la nullità si baserebbe sulla grave irregolarità di atti preparatori alla vendita in fase di espropriazione forzata (Cass. n. 3970/2004), comprovati da apposita relazione tecnica giurata sugli errori delle nuove scritture catastali. Inoltre, le prescritte notifiche, tanto dell'ordinanza di delega, che di distribuzione del ricavato della vendita, sono rimaste infruttuose, in quanto effettuate all'esecutato sig. G.C, benché nel frattempo deceduto”.
Chiediamo alla referente tecnica del Gruppo Libra, giurista specializzata in diritto pubblico cosa sta realmente accadendo in Italia, il caso della signora Olga Amato è lo specchio di un quadro molto allarmante che sta prendendo sempre più piede in Italia, cosa accade?
Un tempo era impensabile eseguire uno sfratto in presenza di minori, anziani o malati gravi nell’immobile. Dopo vent’anni e senza una corrispondente modifica legislativa, i valori sembrano essersi invertiti: si privano dell’unica abitazione, presidio fondamentale di dignità sociale, famiglie senza mezzi di sostentamento, persino in presenza di persone vulnerabili, particolarmente protette dalla Costituzione e dalle Convenzioni sui diritti umani ratificate dall’Italia. Tutte norme, che hanno ancora un valore giuridico indubbiamente superiore ai diritti dei creditori e che invece sembrano, di fatto e senza ragioni apparenti, disapplicate ed ignorate da giudici ed avvocati. E’ come se fosse sorto a livello della sola prassi giudiziaria un “diritto superiore al profitto”, per soddisfare il quale, si violerebbe la Costituzione e si sacrifica la vita di tante persone, persino dei bambini. Fino a quando, però, non si rivendicano questi diritti in giudizio e con azioni popolari unitarie, non si può sperare che vengano rispettati.
Nel merito specifico di questa raccapricciante e drammatica storia?
Il caso della Sig.ra Amato e della sua famiglia è particolarmente grave, perché, non solo, a quanto risulta, si è arrivati allo sfratto nonostante pesanti irregolarità, ma l’unica rassicurazione che è stata data loro è che forse si riuscirà a trovare una stanza in un centro d’accoglienza dove ospitarli assieme. Non solo, dunque, le aste, dove uniche abitazioni vengono vendute spesso a prezzi stracciati, ma anche la nascita di un sistema d’accoglienza degli italiani sfrattati, su cui si sono avute le prime pesanti avvisaglie con Mafia Capitale.
“Che senso ha costruire centri d’accoglienza, che costano molto di più, invece di case popolari accessibili ai bisognosi? Quale ragionevolezza ci può mai essere in uno Stato, che per soddisfare diritti non fondamentali di privati e banche, manda in strada decine di migliaia di famiglie, ponendo a carico della collettività una costosissima assistenza abitativa? – si domanda la Signora Olga Amato, che da dieci anni difende con coraggio e dignità la sua casa – Che ci vadano loro nei centri d’accoglienza, gli ho risposto. Su dieci membri della mia famiglia, sei sono in età lavorativa, ci diano il lavoro! Essere senza reddito ed avere paura di rimanere anche senza casa, ti distrugge la vita. Il mio compagno a seguito della notizia del pignoramento ha avuto gravissime ripercussioni di salute, le mie figlie hanno dovuto rinunciare agli studi, i miei nipoti crescono fra mille stenti e rinunce. E lo Stato che fa? Ci caccia anche di casa, favorendo, invece, persone che non hanno certo le nostre difficili condizioni sociali ed economiche”.
Luca Rossi, referente esterno del Gruppo Libra spiega ai lettori de L'Osservatore d'Italia: “Il Gruppo tecnico Libra nasce circa due anni fa e sta facendo quello che in vent’anni non hanno fatto con tutta evidenza opposizioni, sindacati, associazioni e movimenti vari: pretendere e lottare concretamente, non a parole, per il ripristino della democrazia e di tutti i diritti costituzionali. Siamo solo comuni cittadini, che grazie all’apporto della referente tecnica ed al lavoro volontario, possono combattere ad armi pari con i potenti, usando gli stessi strumenti: legge e comunicazione. Abbiamo una vasta gamma di denunce e ricorsi per la difesa di qualsiasi diritto fondamentale e li supportiamo con azioni popolari, di comunicazione ed informazione. Serve, però, la partecipazione vera ed il sostegno degli italiani. I diritti democratici o sono di tutti, o di nessuno. Per questo occorre lottare assieme in questo momento eccezionale e tragico, perché quello che sta avvenendo in Grecia non è molto lontano da ciò che avviene ed avverrà in Italia. Invitiamo tutti gli italiani a contattarci ed a partecipare a questa liberazione pacifica, legale e rigorosamente “dal basso”, fatta dai soli cittadini, come democrazia vuole”.
Intanto lo sfratto esecutivo della famiglia di Olga è previsto per mercoledì, 22 luglio prossimo, sempre che il giudice non decida, come i colleghi di Sassari e Como, di sospendere. Noi de l’Osservatore d’Italia saremo presenti a documentare questa storia che lascia segnati non solo i diretti interessati, ma tutti coloro che si sono calati nei panni di chi, come questa famiglia, vede un’ingiustizia brandire diritti e speranze sulla propria pelle, ma che con altrettanta forza hanno sempre cercato di dimostrare la verità e il sopruso, e sempre speranzosi in una giustizia concreta.
 




ONDATA DI CALDO: ECCO I FARMACI CHE POSSO FAVORIRE I DISTURBI NELLA TERMOREGOLAZIONE

Alcuni farmaci, a causa del loro meccanismo di azione, possono interferire con il meccanismo della termoregolazione o alterare lo stato di idratazione. L’Aifa spiega quali categorie di farmaci che, in base ai meccanismi di interferenza con gli effetti del caldo, possono aggravare gli effetti delle alte temperature sulla salute

 

di Cinzia Marchegiani

Arriva il consiglio dall’Agenzia dei Farmaci, per affrontare al meglio questi giorni di canicola che sta facendo registrare temperature particolarmente elevate che, unite all’alto grado di umidità e all’esposizione ai raggi solari possono comportare dei rischi per la salute, sia di natura diretta che indiretta soprattutto per chi purtroppo per motivi legati a terapie farmacologiche assume regolarmente farmaci.
Per questo motivo l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) invita a prestare una cautela particolare nell’assumere dei farmaci nel corso del periodo estivo in generale e soprattutto durante le cosiddette “ondate di calore”, perché le condizioni ambientali possono incidere sull’integrità, l’efficacia e la sicurezza dei medicinali, e lascia un vademecum affinché ci si possa regolare al meglio anche durante i viaggi estivi e/o conservazione degli stessi prodotti:

Farmaci che possono favorire disturbi causati dal caldo. Alcuni farmaci, a causa del loro meccanismo di azione, possono interferire con il meccanismo della termoregolazione o alterare lo stato di idratazione. L’elenco di seguito individua diverse categorie di farmaci che, in base ai meccanismi di interferenza con gli effetti del caldo, possono aggravare gli effetti delle alte temperature sulla salute. In casi estremi e solo su consiglio del medico curante può essere valutata la necessità di una rimodulazione della terapia.
Anticolinergici:possono interferire con la termoregolazione, ridurre lo stato di vigilanza, ostacolare la sudorazione
Antipsicotici: Possono inibire il meccanismo di sudorazione, diminuire la pressione arteriosa e la termoregolazione a livello centrale e ridurre lo stato di vigilanza, rendendo il soggetto incapace di adottare strategie difensive
Antistaminici:Possono inibire il meccanismo di sudorazione e ridurre la pressione arteriosa
Antiparkinsoniani: possono inibire il meccanismo di sudorazione e ridurre la pressione arteriosa, causare vertigini e stato di confusione
Antidepressivi: possono ridurre la sudorazione, interferire con la termoregolazione centrale e ridurre lo stato di vigilanza
Ansiolitici e rilassanti muscolari: possono ridurre la sudorazione e causare vertigini, diminuire la gittata cardiaca e influenzare il raffreddamento tramite vasodilatazione, possono causare un aggravamento di sintomi respiratori
Antiadrenergici e beta-bloccanti: possono influenzare la dilatazione dei vasi sanguigni cutanei, riducendo la capacità di dissipare calore per convezione
Simpatomimetici: vasodilatatori, compresi nitrati e regolatori del canale del calcio, possono peggiorare l’ipotensione in soggetti vulnerabili
Antipertensivi e diuretici: possono condurre a disidratazione e ridurre la pressione sanguigna; un effetto collaterale comune è l’iponatremia che può essere aggravata da un eccesso di assunzione di liquidi
Antiepilettici: possono ridurre lo stato di vigilanza e aumentare lo stato di confusione
Altre classi di farmaci utilizzati per il trattamento di nausea e vomito, disturbi gastrointestinali, incontinenza urinaria: agiscono come anti-colinergici. Possono determinare squilibrio idro-elettrolitico

Come conservare correttamente i medicinali e proteggerli dal caldo. Le corrette modalità di conservazione dei farmaci sono indicate all’interno del Foglio Illustrativo. Qualora non siano specificate, la regola generale prevede che vengano riposti in luogo fresco e asciutto a una temperatura inferiore ai 25°. In questo modo è possibile assicurarsi che le caratteristiche farmacologiche e terapeutiche si mantengano inalterate per tutto il periodo di validità indicato sulla confezione. Se si espongono i medicinali per un tempo esiguo (una o due giornate) a temperature superiori a 25°, non se ne pregiudica la qualità, ma, in caso di esposizione prolungata, se ne riduce considerevolmente la data di scadenza. Se invece la temperatura di conservazione è specificatamente indicata, non rispettarla potrebbe addirittura renderli dannosi.
Nel caso di viaggi o soggiorni fuori casa i farmaci possono essere trasportati in un contenitore termico e occorre evitare sempre l’esposizione a fonti di calore e alla irradiazione solare diretta. Ciò è particolarmente importante per alcuni farmaci di emergenza che includono: gli antibiotici; i farmaci adrenergici (Agonisti adrenergici ad azione diretta: Adrenalina, Noradrenalina, Isoproterenolo, Dopamina, Dobutamina, Fenilefrina, Metoxamina, Clonidina, Metaproterenolo, Terbutalina, Salbutamolo, Metaraminolo); l’insulina; gli analgesici; i sedativi.

Attenzione ai diabetici e/o con malattie cardiache. Per chi soffre di diabete o di patologie cardiache è fondamentale ricordare che un’alterazione di una dose di un farmaco essenziale, come l'insulina o la nitroglicerina, può essere rischiosa. I farmaci a base di insulina vanno conservati in frigorifero. In caso di lunghi viaggi o se si ha necessità di tenerli in auto per emergenza, devono essere conservati in un contenitore sicuro che li mantenga alla giusta temperatura.
Particolare attenzione va prestata anche agli antiepilettici e agli anticoagulanti. Piccole modificazioni in farmaci come questi possono fare una grande differenza in termini di salute.
Inoltre alcune alterazioni che potrebbero verificarsi in antibiotici e/o aspirina potrebbero causare danni ai reni o allo stomaco. Ma non è tutto: una crema a base di idrocortisone, ad esempio, per effetto del calore potrebbe separarsi nei suoi componenti e perdere di efficacia. Farmaci che contengono ormoni. I farmaci per la tiroide, i contraccettivi e altri medicinali che contengono ormoni sono particolarmente sensibili alle variazioni termiche. Questi sono a volte a base di proteine, che per effetto del calore cambiano proprietà. Anche in questo caso vanno conservati in ambienti freschi e a temperatura costante.
Nel caso dei farmaci sottoposti ad aperture successive e ripetute della confezione è importante tenere in considerazione che in questo modo subiscono gli effetti negativi di luce, aria e sbalzi di temperatura che ne possono deteriorare il principio attivo o causarne la contaminazione. Per tali farmaci è possibile annotare sulla confezione la data di prima apertura, facendo sempre attenzione a rispettare il periodo di validità riportato in etichetta.
L'armadietto dei medicinali, a dispetto del nome, è spesso il posto peggiore per conservare i farmaci a causa dell'umidità elevata frequente in bagno. Una buona soluzione può essere rappresentata da un armadio di tela in un ripostiglio, in camera da letto o in un mobile da cucina lontano da fonti di calore.
È importante mantenere i contenitori originali etichettati che sono progettati in maniera tale da proteggere e conservare i medicinali. Ad esempio, quelli oscurati sono usati per i farmaci fotosensibili, mentre i contenitori in vetro vengono utilizzati per medicinali che possono essere adsorbiti2 dalla plastica (per esempio, compresse di nitroglicerina).




REGIONE LAZIO, ACCREDITOPOLI: IL GIALLO ED I SEGRETI DELLA CLINICA COLLE CESARANO

di Cinzia Marchegiani

Tivoli (RM) – L’atmosfera che avvolge la Casa di Cura Colle Cesarano struttura sanitaria privata presso il Comune di Tivoli, finita nell’occhio del ciclone della magistratura con le intercettazioni di Mafia Capitale, sta restituendo tanti pezzi di puzzle di enorme importanza che diventano elementi fondamentali che si aggiungono alla mega inchiesta sollevata alla Regione Lazio dal M5S e dal sindacato Sicel, che tra l’altro hanno anche effettuato un blitz notturno presso la clinica lo scorso 23 giugno 2016.

Per quanto possa sembrare incredibile, il quadro, sempre più nitido, sta svelando i segreti e le nebbie amministrative nascosti dietro questa struttura sanitaria e della società Geress Srl di Manfredino Genova e Massimo Forti che riescono a prenderne la gestione dall’anno 2004.

Un dossier nutrito si è andato delineando nel tempo grazie all’interessamento della politica e dei sindacati attenti, non solo sulla gestione e accreditamento di questa clinica psichiatrica, ma anche dal nebuloso passaggio del testimone, che vede Aurelio Casati, il precedente gestore della clinica cedere la sua società per fallimento (indotto dalla crisi economica e dai mancati pagamenti delle ASL RMG come asserisce una sentenza) e passare nelle mani della Geress Srl tramite il liquidatore che il tempo chiarirà essere lo stesso socio della società.
 

Super accreditamento per la clinica, mentre licenziava, per un plafond annuale concesso di 9 milioni di euro. Il Governatore Nicola Zingaretti, al suo insediamento alla Regione Lazio, con “un’operazione inedita”, in qualità di Commissario ad Acta, interviene con procedure più veloci per smaltire pratiche di accreditamento definitivo per le strutture sanitarie della Regione, di cliniche, case di cura poliambulatori centri psichiatrici.

In totale, dal 9 aprile al maggio 2013 il Commissario ad Acta aveva firmato 104 decreti e per oltre il 70% dei casi (77 centri) hanno avuto la chiusura del processo di accreditamento. Nello specifico, con Decreto Commissariale n° 155 del 9 maggio 2013, la clinica Colle Cesarano ha conseguito l’accreditamento istituzionale definitivo per 160 posti letto in Psichiatria e con Decreto Commissariale n° 169 sempre del 9 maggio 2013, ha ottenuto l’accreditamento istituzionale definitivo per 40 posti letto di R.S.A. risulta quindi definitivamente autorizzata per 200 posti totali, e diventa tra le strutture più remunerate dal SSR con un budget complessivo pari ad € 8.339.242,6 il più alto dei fondi erogati mentre la stessa società licenziava 8 lavoratori.

Geress Srl, le procedure di mobilità e il super accreditamento regionale. La Geress Srl, si scoprirà in seguito, aveva aperto 5 procedure di mobilità Cassa Integrazione Cig partendo dal 2 febbraio 2011 all’8 maggio 2013 contravvenendo a quanto previsto dalla delibera 905 del 24.09.2004 e dalla determina DO122 del 21.04.2004, atti che erano in vigore (come ricorda l’interrogazione regionale del M5S) fino all’accreditamento definitivo che prevedevano inderogabile assunzione d’obbligo da parte della società Geress Srl con l’impegno “a non procedere a licenziamento di personale dipendente”. Insomma, circa 9 milioni di euro venivano concessi per un clinica privata, pur sapendo che stava licenziando lavoratori, senza che né la Asl RMG di appartenenza e la stessa Regione Lazio siano intervenuti a garantire il rispetto degli accordi assunti dalla Geress che erano stati sottoscritti per la tutela dei livelli occupazionali. Inoltre, come ricorda la ricostruzione del gruppo consiliare M5S, proprio ad aprile 2013, il budget annuale alla struttura veniva maggiorato di 500 mila euro. Ma i licenziamenti dovuti alla riorganizzazione e l’esubero aziendale non corrispondevano alle necessità, visto che ben 3 Cig proroghe in deroga sono state avviate per crisi aziendale, mentre dalla ricostruzione fatta da gruppo consigliare nell’interrogazione presentata il 4 settembre 2013, il ricavato delle vendite e delle prestazioni al netto dei ricavi era stato pari a 9.390.729 euro, e quindi superiori del 12% rispetto al budget fissato dalla Regione Lazio (8.399.196 euro secondo il decreto del Commissario ad Acta del 9 gennaio 2010).

Motivazioni della Geress e Regione Lazio al licenziamento del suo personale. All’interrogazione con molti quesiti n.150 “Situazione finanziaria struttura privata Casa di Cura Colle Cesarano a gestione Geress Srl” a firma dei consiglieri M5S Barillari e Porrello, arriva dalla direzione Regionale Lazio la nota nr. 9760 datata 15 novembre 2013 a risposta “solo parziale” che spiegava esclusivamente la riduzione del personale. Si legge che il 22 marzo 2010 la Geress Srl comunicava l’attivazione della procedura di riduzione del personale ai sensi della legge 223/1991, e in particolare parla di esubero di personale che era derivato dalla necessità dell’azienda di avviare un programma di riduzione per riorganizzazione aziendale onde garantire il miglior livello qualitativo dei servizi resi, e anche di tutto il personale assistenza sanitaria in servizio al fine di contemperare le esigenze di salvaguardia assistenziali, facendo riferimento alle ispezioni da parte dei competenti uffici che avevano evidenziato carenze in ordine alla qualità e tipologia di servizi erogati. In merito a ciò la Geress comunicava che per razionalizzare l’organizzazione e gestione al fine di una più economica gestione dell’impresa avrebbe attuato l’investimento di figure esterne con alto livello di formazione specifica che non erano reperibili né acquisibili dal personale che era invece impiegato. Non solo, la Geress spiegava che la società aveva verificato che la forza impiegata nel settore assistenza sanitaria era risultata sovradimensionata rispetto al numero dei pazienti ospitabili nella struttura che aveva ridotto a 180 posti letto, derivando esubero di personale di assistenza, per cui la riduzione appariva inevitabile non sussistendo possibilità di diverso impiego. L’assessorato al Lavoro della Regione Lazio in data 15.06.2010 esprimeva parere favorevole al riconoscimento alla Geress della Cigs in deroga per un numero massimo di 26 dipendenti a decorrere dal 28.06.2010 che sarà poi prorogata fino a giugno 2013 sulla base di accordi sottoscritti presso la Regione Lazio con cui la stessa Geress ha avviato ben 5 procedure.

Interrogativi e dubbi sulla liquidazione della società precedente. Sappiamo che la clinica Colle Cesarano viene disposta in liquidazione sotto la gestione Aurelio Casati e passa nelle mani della Geress srl nel 2004, il liquidatore si scoprirà essere l’ing. Massimo Forti che al tempo di questa operazione era anche socio della stessa Geress srl. (Amministratori Manfredino Genova e Massimo Forti).

Ispezione Sicel alla Casa di Cura Colle Cesarano.
Il documento che inchioda la direzione. Il 13 luglio 2015 il sindacato Sicel effettua un’ispezione all’interno di questa clinica, poiché alcuni lavoratori chiedono di essere tutelati in quanto sono minacciati, così si legge nella nota del Sicel – e di essere licenziati se non rispettano i turni stabiliti in cui vengono inseriti anche gli straordinari con turni massacranti, e fare mansioni a loro non spettanti. Durante l’ispezione i sindacalisti del Sicel hanno l’opportunità di conferire con la responsabile sanitaria, la d.ssa Giovanna Raimondo. La relazione del Sicel metterà in evidenza come la responsabile sanitaria, nel giustificare il titolo mancante ad una caposala che esercita tranquillamente questo ruolo all’interno della Casa di cura, spiegherà, scaricando responsabilità, che è stata abilitata dalla stessa ASL RMG.
Il personale OTA (Operatore tecnico addetto all’assistenza) si scoprirà tramite un documento importante siglato dal responsabile sanitario, è obbligato a fare le pulizie tra le ore 9:00 e 11:30 invece di stare con i pazienti psichiatrici. Risultano alquanto imbarazzanti le comunicazioni lasciate a vista su un foglietto appeso, a monito dei lavoratori presso la Casa di Cura Colle Cesarano dall’infermiere dirigente, di cui l’Osservatore d’Italia è in possesso, che ricorda a tutto il personale di rispettare il piano di lavoro e raccomanda il personale OTA, del servizio di mattina, di fare prima le pulizie dalle ore 9:00 alle ore 11:30, mentre il resto del tempo sono addetti all’assistenza. In merito alla riduzione del personale che la società ha realizzato, sarebbe interessante capire se lo ha effettuato a danno dei pazienti che vedrebbero meno l’assistenza sanitaria a favore delle pulizie del locali che sono inseriti addirittura nel piano dei lavori del personale OTA ogni giorno e che assorbirebbero una parte cospicua della giornata, circa 2 ore e mezza, mentre gli stessi pazienti psichiatrici rimangono da soli.

Il Dr Andrea Paliani, segretario Confederale sanità Sicel, contattato dall’Osservatore d’Italia in merito ci spiega: “ proprio queste evidenze dimostrano come le denunce sporte dai lavoratori siano veritiere, sono impiegati in mansioni che esulano dalla loro qualifica, pena licenziamento. Ciò non solo non tutela i lavoratori, ma mette a serio rischio la sicurezza dei pazienti che ricordiamo sono psichiatrici e hanno bisogno di assistenza.
Nota della Responsabile Sanitaria, d.ssa Raimondo. Con un comunicato, la d.ssa Raimondo comunica ai lavoratori di Colle Cesarano l’incontro avvenuto con il sindacato Sicel il 13.07.2015 che lasciamo integralmente: “…dichiaro che alcune mie affermazioni sono state riportate nella relazione redatta dal sindacato Sicel in modo distorto, nella specifica qui è stato contestato di aver minacciato in modo continuativo i lavoratori della struttura. A questo da loro riferito dalla maggior parte dei lavoratori confermato questo mio comportamento e che tutto ciò è dimostrabile attraverso testimoni e registrazioni in quanto in loro potere di farlo. Mi è stato contestato di non poter fare il responsabile di 160 pazienti per il decreto regionale 101. Sento l’esigenza di chiarire quanto sopra nel nome e nel rispetto della fiducia che ho sempre posto nei miei collaboratori”. Le stesse registrazioni che menziona la responsabile sanitaria, a l’Osservatore d’Italia è stato reso noto il contenuto e registrato nel nostro archivio.

Un quadro sconcertante l’analisi Sicel dopo aver ricevuto la “Pianta organico” consegnato al sindacato il 10 giugno 2015. Importante è l’analisi che il sindacato Sicel è riuscito a enucleare dalla documentazione consegnatagli dall’amministrazione della clinica psichiatrica. Da essa il Sicel evidenzia che all’interno della Colle Cesarano c’è una carenza di personale previsto dal DCA di riferimento pari a ben 49 unità, di cui 28 unità prestano servizio presso la struttura privi del titolo richiesto nella riorganizzazione regionale (28 unità OTA anziché OSS). Il dato significativo che il Sicel accerta tramite la documentazione è che la Geress ha fatto ricorso, negli ultimi 5 anni e quasi ininterrottamente, agli ammortizzatori sociali senza mai provvedere alla riqualificazione del personale. Ma non solo. “Nel 2013 ha rimesso in servizio il personale privo di qualifica, ha ottenuto l’accreditamento istituzionale definitivo e successivamente ha licenziato un terzo del personale mantenendo in servizio il personale privo di qualifica (precedentemente coinvolto nelle CIG in deroga). Si aggiunga – continua la relazione del Sicel – che la riorganizzazione attuata dalla Geress impone ad alcune figure addette all’assistenza di occuparsi di mansioni completamente avulse dal ruolo professionale”. I Sicel spiega questo concetto facendo riferimento ad alcune situazioni davvero inappropriate e senza un reale controllo: “le coordinatrici di reparto che dovrebbero dedicarsi al reparto di assegnazione in realtà fanno i turni per tutti i reparti; si occupano dell’approvvigionamento dei farmaci presso la farmacia di Palombara; escono ad accompagnare i pazienti; si recano presso il laboratorio privato/ospedale a consegnare i prelievi degli ospiti; inviano le presenze e giustificativi del personale al consulente del lavoro; ecc”. L’ulteriore dato anomalo e alquanto grave che emerge dalla relazione per una struttura sanitaria psichiatrica è sicuramente la carenza della figura professionale del logopedista. Il Sicel rincara: “In considerazione della percentuale dei morti per soffocamento tra il numero dei decessi avvenuti nella struttura psichiatrica sarebbe opportuno garantire per la sicurezza degli utenti la presenza di operatori specializzati in logopedia”.

Il Sicel conclude la sua inquietante relazione sulla clinica super accreditata dal Commissario ad Acta in modo alquanto celere nel lontano maggio 2013 osservando che oltre ad esserci grossissime incongruenze con l’aspetto organizzativo previsto dal DCA per l’accreditamento istituzionale definitivo, la Colle Cesarano non possiede negli ambienti di degenza né aspiratori di fumo né condizionatori d’aria pertanto non è in condizione di garantire il microclima necessario ad un ambiente sano e salubre, quindi difficilmente risponde alle necessità tecnologiche previste nel DCA. “Risulta inoltre – il Sicel sottolinea -che le stanze di degenza dell’intera palazzina “A” ( RSA 40 pp.ll. e SRSR h24 70 pp.ll.) non possiedono gli spazi necessari per consentire il normale utilizzo di ausili e/o carrozzine per disabili ( sarà necessario controllare la planimetria con gli standard previsti) pertanto appare dubbia anche l’idoneità della Struttura necessaria per l’ottenimento dell’accreditamento”.
E nell’ultima doverosa precisazione fatta dal Sicel inerente al il budget assegnato alla Colle Cesarano apre altri importanti quesiti, infatti si legge che il totale richiamato nel prospetto “ allegato 1” pari ad euro 7.563.749,00 riguarda solo i 160 pp.ll. (posti letti) di psichiatria, a questi infatti vanno aggiunti ulteriori euro 750.000,00 circa dei 40 pp.ll. di RSA.

Dipendenti contagiati da TBC e un paziente affetto da tubercolosi poi morto allo Spallanzani. Al dossier sulla clinica psichiatrica si stanno aggiungendo quindi capitoli importanti, tra cui la relazione tra le varie società facenti capo alla Geress srl, i casi misteriosi di contagio tra i dipendenti da un paziente effetto da tubercolosi e poi morto alla Spallanzani; dipendenti utilizzati come personale addetto alle pulizie in orari stabiliti nel piano di lavoro, sembrerebbe pur di risparmiare a danno dei pazienti e della loro assistenza oltre alla carenza di personale che non è in linea con i requisiti per l’accreditamento della struttura a carico del SSR, sta mostrando un volto inquietante e ora messo sotto lente d’ingrandimento anche della magistratura ma che lo stesso Commissario ad Acta, nonché governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti in procedura accelerata aveva autorizzato, dovrebbe spiegare per trasparenza e tutela dei lavoratori e pazienti stessi. Per questo Davide Barillari assieme al suo gruppo consiliare ha chiesto il ritiro dell'accreditamento di questa struttura che ad oggi lascia troppi inquietanti interrogativi ancora non approfonditi, per poter dileguare le troppe ombre minacsiose che rimangono stazionarie su questa clinica pisichiatrica.
 




CASALE SAN NICOLA, MANGANELLATI E ARRESTATI GLI ITALIANI PER FA ENTRARE GLI IMMIGRATI

Gli italiani erano presenti all’arrivo della Polizia, con mani alzate e bene in vista, per dimostrare che erano pacifici

di Cinzia Marchegiani 

Casale San Nicola (Roma) – Stamattina il vicepresidente di CasaPound Italia, Andrea Antonini, aveva già confermato che da quel presidio presso nel comprensorio di Roma nord, tra la Braccianese e La Storta dove è imminente l'arrivo di un centinaio di profughi: “Casale San Nicola deve rimanere agli italiani. La difenderemo fino all'ultimo. Da quasi tre mesi siamo in presidio 24 ore al giorno, al fianco dei residenti, per impedire che l'ex scuola Socrate venga utilizzata come centro d'accoglienza per rifugiati, mettendo a rischio la vita quotidiana delle 250 famiglie che vivono qui, alle quali non solo non è stato chiesto nessun parere ma nemmeno è stata data alcuna garanzia di sicurezza – spiega Antonini – ed inoltre in un paese in cui le scuole cadono a pezzi, mancano gli asili nido, la povertà è un problema allarmante, con i tanti italiani costretti a vivere in macchina se non 'suicidati' dalla crisi, investire risorse in questa peraltro disastrosa gestione dell'immigrazione è folle e apre una strada maestra a chi non perde occasione per speculare, come ci ha insegnato mafia capitale".
Ma quello che avverrà dopo ha dell’incredibile. Gli italiani erano presenti all’arrivo della Polizia, con mani alzate e bene in vista, per dimostrare che erano pacifici. "Quello che è accaduto oggi a Roma nord è una vergogna per questo paese, spiega il comunicato di Casapound:”Hanno provocato gli scontri strappandoci il megafono di mano e dandocelo in faccia, hanno caricato donne e anziani in presidio sotto il sole cocente, e alla fine hanno fatto entrare i sedicenti 'profughi' nella ex scuola Socrate. A bordo di quel pullman non sembravano esserci siriani o eritrei in fuga dalla guerra, ma immigrati nordafricani sulle cui facce più che devastazione abbiamo visto sberleffo: dito medio alzato e smartphone alla mano per riprendere i residenti a piedi mentre loro percorrevano la strada che li portava al centro di accoglienza nell'autobus con l'aria condizionata e sotto l'amorevole scorta della polizia" è lo sconcertante epilogo raccontato dalla nota di CasaPound Italia. Ci tiene a precisare lo stesso Antonini la determinazione degli italiani presenti al presidio: “di queste donne romane, che non hanno esitato ad affrontare a mani alzate le forze dell'ordine per non subire quello che loro stessi giustamente hanno chiamato un abuso di potere. Non stupisce invece lo sbigottimento, la delusione, di fronte alla reazione, per loro giustamente incomprensibile, di uno Stato che mai come in questo caso non si è dimostrato degno di questo nome. Ma è anche da Casale San Nicola che parte la riscossa degli italiani che non si arrendono, di un popolo stanco di subire e che a questo punto esige di essere ascoltato".

Arriva a supporto di questa storia grottesca la nota dello stesso onorevole Fabrizio Santori, consigliere alla Regione Lazio che rilancia e denuncia questa deplorevole azione: “ALFANO MANGANELLA ITALIANI PER FAR SPAZIO A IMMIGRATI”. L’on santori, sempre al fianco dei cittadini del Lazio spiega: “E’ l’emblema di un Paese che va al contrario. Lo Stato italiano, il ministro Alfano e il prefetto Gabrielli stanno manganellando gli italiani per far spazio con la forza all’arrivo di immigrati. Nelle altre nazioni si respinge chi vuole entrare, in Italia facciamo spazio agli immigrati con blindati e cariche. Casale San Nicola e La Storta non vogliono i rifugiati – sottolinea Santori – se ne prenda atto e si ritirino i blindati. Spostiamoli nelle periferie e presso i campi nomadi, è lì che ne abbiamo assoluto bisogno per la sicurezza dei nostri concittadini”. Concludendo Santori domanda come il prefetto Gabrielli e Marino possano parlano di democrazia e poi impongono a manganellate le loro scelte scellerate ma poi sono certi che tutte le autorizzazioni siano state rilasciate. Per Santori questa situazione creerebbe un precedente troppo grave che non sarà che l’anticamera di una rivolta sociale pericolosa e grave con gli italiani vittime ma anche protagonisti. Sarebbe il fallimento della politica” – così in una nota il consigliere regionale Fabrizio Santori.




INFEZIONI DA “CLOSTRIDIUM DIFFICILE”: INDAGINE EPIDEMIOLOGICA METTE IN GUARDIA DAI RISCHI

di Cinzia Marchegiani

Il "Clostridium difficile" è un batterio isolato in numerose specie animali. Studi epidemiologici hanno evidenziato una sostanziale identità fra questi ceppi e quelli isolati dall’uomo. Le infezioni umane da "Clostridium difficile" sono storicamente considerate una patologia ospedaliera che causa diarrea, dolori addominali o, nei casi più gravi, febbre e dissenteria.


Negli ultimi anni tuttavia si è assistito ad un cambiamento drastico nell’epidemiologia di quest’infezione: il numero di casi e il tasso di mortalità hanno registrato un deciso incremento anche al di fuori dell’ambiente ospedaliero, interessando così soggetti prima considerati non a rischio, come giovani e donne in gravidanza.

Ipotesi causa. Una delle possibili ragioni di questo cambiamento potrebbe derivare da una maggiore esposizione a "Clostridium difficile" attraverso il contatto con animali portatori ed eliminatori del patogeno, oltre che con il consumo di alimenti di origine animale contaminati. Il batterio è stato infatti isolato in numerose specie animali, sia da reddito che d’affezione, e studi di epidemiologia molecolare hanno evidenziato una sostanziale identità fra questi ceppi e quelli isolati dall’uomo.

La trasmissione animale-uomo. Gli animali da compagnia, in particolar modo il cane, possono rappresentare un serio fattore di rischio soprattutto per alcune categorie di persone, come anziani e immunodepressi. In presenza di individui portatori ed eliminatori di C. difficile, infatti, vi può essere una persistente contaminazione ambientale, grazie alla capacità di C.difficile di produrre spore che possono poi essere ingerite dall’uomo, creando così le condizioni per la comparsa dell’infezione ed eventualmente della malattia.

L’ipotesi di trasmissione animale-uomo necessitava però di ulteriori approfondimenti, in particolare per definire il possibile ruolo di vettori degli animali d’affezione, anche alla luce della diffusione di pratiche di pet therapy. Vivendo a stretto contatto con l’uomo e condividendone gli spazi, gli animali da compagnia, in particolar modo il cane, possono rappresentare un serio fattore di rischio soprattutto per alcune categorie di persone, come anziani e immunodepressi.

Ricerca epidemiologica grazie alla ricerca IZSVe. Alla luce di questo scenario la sezione territoriale di Treviso dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha svolto un’indagine sull’epidemiologia di Clostridium difficile mediante caratterizzazione fenotipica e molecolare di isolati di cane e uomo, per ottenere indicazioni preliminari sulla possibile trasmissione del patogeno dal cane all’uomo, inclusi ceppi resistenti agli antimicrobici 

Il progetto RC13/10 di ricerca dell’IZSVe si è sviluppato su più fronti, proponendosi di:

• costruire una collezione di ceppi di C.difficile isolati dal cane, mediante prelievi effettuati presso canili pubblici o privati, o presso ambulatori e cliniche veterinarie della Regione del Veneto e da cani utilizzati per pet therapy
• costruire una collezione di ceppi di C.difficile isolati da campioni umani e raccolti dai reparti di microbiologia degli ospedali della Regione Veneto e risultati positivi per C.difficile
• caratterizzare fenotipicamente (valutando la sensibilità agli antimicrobici) e geneticamente (definendo le caratteristiche molecolari e la capacità di produrre tossine) i ceppi di C.difficile isolati nel corso della ricerca.
Durante il progetto sono stati raccolti 143 campioni fecali umani, già risultati positivi nei laboratori ospedalieri per C.difficile, e 996 di cane, dai quali sono stati isolati in totale 226 ceppi di C.difficile: 133 dell’uomo e 93 del cane.

I risultati. La prevalenza del batterio nel cane è risultata pari al 9,3%. In particolare il batterio è stato isolato dal 31% dei campioni provenienti da soggetti diarroici e soltanto dal 5,4% dei cani che al momento del prelievo non presentavano sintomatologia enterica.

Ribotipi. Nell’uomo sono stati evidenziati 15 diversi ribotipi (RT), con una netta prevalenza del RT-018 (53,2%) e del RT-014/020 (20,2%). Nel cane sono stati invece identificati 8 diversi ribotipi: il più frequente RT-010 (55,9%), atossigeno, seguito dal RT-014/020(29%), produttore invece di tossine. Quest’ultimo risulta quindi comunemente isolato sia nell’uomo sia nel cane, e in Europa rappresenta il ribotipo più frequentemente associato alle infezioni umane.
Infine il 70% dei ceppi isolati dal cane è risultato atossigeno, e quindi non in grado di indurre malattia nei soggetti portatori.
Resistenza agli antimicrobici. È stata poi valutata la sensibilità per alcuni antimicrobici utilizzati in medicina umana per la terapia delle infezioni da C.difficile: clindamicina, moxifloxacina, metronidazolo e vancomicina. Le analisi dei ceppi isolati dal cane hanno messo in evidenza un’elevata percentuale di ceppi resistenti alla clindamicina (46,24%) e al metronidazolo (29%), mentre solo un ridotto numero di ceppi (6,4%) si è dimostrato resistente alla moxifloxacina.
La maggior parte dei ceppi resistenti appartengono al RT-010. Il metronidazolo rappresenta per l’uomo l’antibiotico d’elezione per la terapia delle infezioni da C.difficile da lievi a moderate. Nonostante il meccanismo di resistenza non sia ancora chiaro, la diffusione di questi ceppi merita sicuramente attenzione per la possibile trasferibilità della resistenza a ceppi patogeni di C.difficile.

Conclusione della ricerca. Dai risultati è emerso che il cane può essere portatore di "Clostridium difficile" e c’è una parziale sovrapposizione dei ceppi tossigeni di "Clostridium difficile" isolati dall’uomo e dal cane. Questi risultati evidenziano quindi la possibilità che il cane possa trasmettere all’uomo ceppi tossigeni di "Clostridium difficile". Gli isolati dal cane sono inoltre caratterizzati da elevati livelli di resistenza a clindamicina e metronidazolo, i principali antimicrobici usati nella terapia delle infezioni umane da C.difficile.
L'importanza degli screening come salvavita. Visto lo stretto contatto che spesso c’è tra il cane e l’uomo, è dunque auspicabile sottoporre a screening gli animali che potrebbero entrare in contatto con soggetti a rischio, quali individui immunodepressi e anziani, al fine di prevenire l’insorgenza di infezioni che in questa tipologia di pazienti potrebbero dare origine a patologia (colite pseudomembranosa) caratterizzata da un decorso particolarmente severo e spesso fatale.




ROMA, SBANDO CAPITALE: LUIGI NIERI ABBANDONA LA NAVE

di Cinzia Marchegiani

Roma – Ignazio Marino perde repentinamente i suoi uomini, questa volta non è un’indagine o una retata, ma le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri che lo annuncia tramite il suo sito, rivolgendo dosi alle persone che due anni fa lo appoggiarono nella campagna elettorale, concedendogli la fiducia scegliendolo come loro rappresentante in Assemblea Capitolina e facendolo eleggere consigliere comunale, la stessa carica dalla quale ora si era dimesso per accettare l’onere e l’onore di ricoprire la carica di vicesindaco e assessore di Roma.
Insomma Nieri di dimette e la sua decisione è personale, non improvvisa e non dettata da ragioni oscure, né da nauseanti ragionamenti politi cisti: “E’ una scelta limpida che condivido con tutti voi con la chiarezza che ha sempre contraddistinto la mia storia politica. Quando ho accettato di fare il vicesindaco di Roma l’ho fatto per amore della mia città – mi permetto, inelegantemente, di sottolineare che ho fatto il vicesindaco a titolo gratuito – e perché ho creduto a un progetto politico con un chiaro profilo di sinistra”. Nieri ci tiene a sottolineare che il suo passo indietro, che nessuno glielo ha imposto, ha alla base l’amore per Roma e la convinzione che l’amministrazione Marino vada difesa a tutti i costi e dichiara: “Proprio per queste ragioni non posso più tollerare che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un’amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera. Se avessi pensato soltanto a me, avrei continuato senza farmi scalfire da nulla. Ho le spalle larghe”.

Nieri attacca certi poteri, li definisce “certe realtà che hanno sempre avuto interessi sulla città, condizionandone le scelte, poteri che io ho incessantemente combattuto, sin da ragazzo, hanno fatto di me il bersaglio perenne di attacchi che non si sono limitati a colpire la mia persona, – mai, e sottolineo mai, sfiorata dalle indagini di ‘Mafia Capitale’, portate avanti con serietà e rigore dalla Procura della Repubblica, che infatti non mi ha mai indagato – ma si sono spinti oltre per tentare di inquinare l’immagine dell’intera amministrazione di Roma e anche quella del mio partito, SEL, mai coinvolto in alcuna inchiesta giudiziaria”.

Nieri attacca anche i giornali, li chiama tritacarne mediatico che vomitano ogni giorno tabella, che riportano intercettazioni riciclate da oltre 6 mesi, sbattute sulle prime pagine di quotidiani nazionali e caricate dalla superficialità di titoli che cercano di far passare per nuove cose vecchie di totale irrilevanza penale e giudiziaria, insomma un giornalismo che tenta di destabilizzare l’amministrazione Marino, per metterla all’angolo. Luigi Nieri spiega l’attacco mediatico subito: “questa amministrazione dà fastidio, ha rotto troppi equilibri e va resa ogni giorno più fragile per far sì che tutto cambi affinché nulla cambi.
Io non ci sto. Lascio per impraticabilità di campo, perché non intendo prestarmi neanche per un giorno di più a questo gioco al massacro. Non lascerò che indeboliscano l’azione di questa amministrazione. Con il mio passo indietro confermo la mia più grande fiducia e stima nei confronti del mio sindaco, di Ignazio Marino, che credo e spero possa continuare le battaglie politiche di sinistra che questa città merita e che io esigo per Roma. Ho fatto tutto quanto è stato in mio potere per scrivere una pagina di giustizia sociale ed eguaglianza per la nostra città. Ho contribuito ai risultati straordinari raggiunti in soli due anni da questa Giunta di sinistra, che ha portato a casa cose di cui in passato si era solo parlato”.
Concludendo Nieri si augura che le battaglie che non ha potuto concludere siano portate avanti e vinte da chi lo sostituirà, e forse confuso dalle indagini di Mafia Capitale definisce il suo impegno, come un’avventura entusiasmante, perché ha avuto il merito di scrivere la parola fine a una delle stagioni più buie per questa città, quella del centrodestra alla guida della Capitale e chiosa: “Eppure questa Giunta ha ricevuto tante critiche più che sospette, sin dalle prime settimane. Evidentemente i processi democratici e dirompenti da qualcuno non sono affatto apprezzati. Io non mi presto più a questo gioco, mi faccio da parte per il bene di Roma e dei romani, lo faccio a testa alta e con la convinzione di aver dato il massimo, malgrado le enormi difficoltà”.

Ecco alcuni stralci della lettera con cui comunica le dimissioni "per non lasciare alibi a chi usa me per attaccare amministrazione di Roma".

Ho svolto i compiti delicatissimi che mi sono stati affidati con la più grande umiltà e serietà, con onestà e trasparenza, senza mai rinunciare ai miei profondi e radicati valori e ideali di sinistra. […] Il sindaco della nostra città mi ha scelto e voluto al suo fianco, mi ha difeso non una, ma molte volte dagli attacchi vili e strumentali che mi sono stati mossi, in più occasioni, in questi anni.    […]
La mia è una decisione personale, non improvvisa e non dettata da ragioni oscure, né da nauseanti ragionamenti politicisti. E’ una scelta limpida che condivido con tutti voi con la chiarezza che ha sempre contraddistinto la mia storia politica. Quando ho accettato di fare il vicesindaco di Roma l’ho fatto per amore della mia città – mi permetto, inelegantemente, di sottolineare che ho fatto il vicesindaco a titolo gratuito – e perché ho creduto a un progetto politico con un chiaro profilo di sinistra. Il mio passo indietro, che nessuno mi ha chiesto di fare, ha alla base le stesse ragioni: l’amore per Roma e la convinzione che l’amministrazione Marino vada difesa a tutti i costi. Proprio per queste ragioni non posso più tollerare che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un’amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera. Se avessi pensato soltanto a me, avrei continuato senza farmi scalfire da nulla. Ho le spalle larghe. Ma ormai è evidente che certi poteri, certe realtà che hanno sempre avuto interessi sulla città, condizionandone le scelte, poteri che io ho incessantemente combattuto, sin da ragazzo, hanno fatto di me il bersaglio perenne di attacchi che non si sono limitati a colpire la mia persona, – mai, e sottolineo mai, sfiorata dalle indagini di ‘Mafia Capitale’, portate avanti con serietà e rigore dalla Procura della Repubblica, che infatti non mi ha mai indagato – ma si sono spinti oltre per tentare di inquinare l’immagine dell’intera amministrazione di Roma e anche quella del mio partito, SEL, mai coinvolto in alcuna inchiesta giudiziaria.

Il tritacarne mediatico vomita ogni giorno tabella, riportando intercettazioni riciclate da oltre 6 mesi, sbattute sulle prime pagine di quotidiani nazionali e caricate dalla superficialità di titoli che cercano di far passare per nuove cose vecchie di totale irrilevanza penale e giudiziaria. Tutto per tentare di destabilizzare l’amministrazione Marino, per metterla all’angolo. Perché questa amministrazione dà fastidio, ha rotto troppi equilibri e va resa ogni giorno più fragile per far sì che tutto cambi affinché nulla cambi.
    Io non ci sto. Lascio per impraticabilità di campo, perché non intendo prestarmi neanche per un giorno di più a questo gioco al massacro. Non lascerò che indeboliscano l’azione di questa amministrazione. Con il mio passo indietro confermo la mia più grande fiducia e stima nei confronti del mio sindaco, di Ignazio Marino, che credo e spero possa continuare le battaglie politiche di sinistra che questa città merita e che io esigo per Roma. Ho fatto tutto quanto è stato in mio potere per scrivere una pagina di giustizia sociale ed eguaglianza per la nostra città. Ho contribuito ai risultati straordinari raggiunti in soli due anni da questa Giunta di sinistra, che ha portato a casa cose di cui in passato si era solo parlato. […]
I sacrifici sembrano portare solo a ulteriori sacrifici, mai alla fine del tunnel. L’agibilità politica di sinistra a difesa delle persone e dei loro diritti, almeno quella che io ho sempre inteso come mia precisa missione, è messa alle strette ogni giorno. Mi auguro, comunque, che le battaglie che non ho potuto concludere siano portate avanti e vinte da chi mi sostituirà. Sono certo che il sindaco saprà scegliere il meglio per la nostra città, per i nostri dipendenti, per tutte le romane e i romani. Fin qui è stata un’avventura entusiasmante, anche perché ha avuto il merito di scrivere la parola fine a una delle stagioni più buie per questa città, quella del centrodestra alla guida della Capitale. Eppure questa Giunta ha ricevuto tante critiche più che sospette, sin dalle prime settimane. Evidentemente i processi democratici e dirompenti da qualcuno non sono affatto apprezzati. Io non mi presto più a questo gioco, mi faccio da parte per il bene di Roma e dei romani, lo faccio a testa alta e con la convinzione di aver dato il massimo, malgrado le enormi difficoltà.
Voglio concludere dicendo a tutti i miei elettori, sostenitori, simpatizzanti, amici, compagne e compagni, che il mio impegno politico non finisce qui. Continuerò sempre a portare avanti le battaglie sociali in cui ho sempre creduto.




NAPOLI: SEQUESTRATO ALLEVAMENTO ABUSIVO DI COZZE PER UN VALORE DI 150 MILA EURO

 

Scongiurato l’arrivo sulle tavole dei consumatori di 50 tonnellate di cozze potenzialmente pericolose in quanto coltivate in assenza delle autorizzazioni amministrative e dei controlli igienico-sanitari

 

di Cinzia Marchegiani

Napoli – Il NAS di Napoli, ha individuato nel tratto di mare antistante il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio un allevamento abusivo di cozze realizzato in acque non classificate. Grazie al supporto dei militari del locale Comando Provinciale dei Carabinieri, dalla motovedetta dell’Arma, dai sommozzatori dei VV.FF. della Direzione Regionale della Campania e dal personale dell’A.S.L. NA/1 Centro, i Carabinieri del NAS partenopeo hanno sequestrato l’intero filare di mitili, composto da bidoni in plastica e ferro che fungevano da galleggianti, lungo circa 150 metri, ancorato al fondale e sommerso a circa 10 metri di profondità.
Il filare è stato trainato al largo e inabissato per la distruzione in acque profonde più di 50 metri con l’ausilio di un natante dell’ARPAC (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania) intervenuto sul posto su concessione dei competenti uffici della Regione Campania mentre i bidoni sono stati rimossi per il successivo smaltimento. Nel corso delle operazioni gli ispettori del A.S.L. hanno prelevato campioni delle cozze sequestrate per le successive analisi da effettuarsi a cura del laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico di Portici (NA) per la ricerca di eventuali malattie infettive.
L’attività del NAS e delle altre autorità intervenute ha evitato che giungessero sulle tavole dei consumatori 50 tonnellate di cozze potenzialmente pericolose in quanto coltivate in assenza delle autorizzazioni amministrative e dei controlli igienico-sanitari che avrebbero fruttato sul mercato oltre 150 mila euro.
I Carabinieri del NAS di Napoli e le autorità inquirenti indagano per identificare i responsabili.




ROMA: SVENTATA MEGA TRUFFA VERSO I CORRENTISTI DI POSTE ITALIANE

di Ci. Ma.

Roma – Prometeo è stata un’operazione su vasta scala messa in atto dalla Polizia di Stato in stretta sinergia con Poste Italiane S.p.A. sul fronte dei reati in danno dello stesso Ente, e che ha interessato diverse province del territorio nazionale.

A Roma l’operazione è stata più massiccia, sono stati scoperti oltre 650.000 euro sottratti a correntisti di Poste Italiane ad opera di una strutturata organizzazione criminale sgominata dalla Polizia di Stato nella di lunedì 13 luglio 2015, dopo una lunga attività d’indagine svolta dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.
Azione criminale di alcuni basisti dipendente infedeli. Un prezioso contributo nell’indagine è stato fornito dalla struttura aziendale di Poste Italiane, che ha permesso di scoprire l’azione criminale di alcuni dipendenti infedeli i quali, accedendo alle banche dati, individuavano i conti correnti più "appetibili" con maggiore disponibilità economica. Gli stessi si impossessavano di copie di documenti d’identità degli ignari titolari, di copie degli specimen di firma depositati nonché di numerazioni degli assegni in dotazione ma non ancora utilizzati, dirottando consistenti somme di denaro con diverse operazioni fraudolente.
Una tecnica che non ha lasciato nulla al caso. Nel corso delle indagini è stata infatti accertata la clonazione e riscossione in frode di assegni postali, buoni postali fruttiferi del vecchio tipo e libretti postali a risparmio. Per rendere ancora più agevole l’attuazione della truffa, l’organizzazione entrava nel sistema telematico di Poste e sostituiva il numero di telefono lasciato come recapito dal malcapitato correntista, con un’altra utenza telefonica attivata con documenti falsi. In questo modo, qualora un solerte impiegato avesse voluto avere conferma telefonica dell’operazione da effettuare, avrebbe parlato non con l’ignaro titolare del rapporto ma con un componente dell’associazione criminale.
I complici dei dipendenti infedeli incassavano sia gli assegni, sia i buoni che i libretti negli uffici postali della Capitale tramite “teste di legno” o documenti falsi intestati però ai reali titolari dei conti, richiedendo contestualmente l’emissione di vaglia circolari o buoni postali fruttiferi di vario importo, intestati ad altri nominativi. Con una tempistica impressionante, lo stesso giorno monetizzavano i vaglia e i buoni reinvestendo le somme con altri prodotti postali o ricariche carte Poste Pay intestati ad ulteriori nominativi e completando in questo modo l’opera di riciclaggio.
Le indagini. Il personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma ha ricomposto quindi il difficile flusso di denaro quantificato in circa 650.000 euro riscossi in frode mentre le truffe tentate ammontano a circa 13.000 euro. L’applicazione del sequestro preventivo di 16.500 euro ha permesso di sventare in ben due distinte circostanze tentativi di truffa in danno di un conto bancoposta sul quale erano depositate somme superiori al milione di euro.
Al termine delle indagini il G.I.P. del Tribunale di Roma dott. Gaspare Sturzo, ha disposto l’emissione di 11 ordinanze di custodia cautelare di cui tre agli arresti domiciliari eseguiti a Roma, Napoli e Modena.
Sono in totale 11 le persone invece denunciate in stato di libertà per vari reati dalla sostituzione di persona alla truffa ed altro.
Truffa anche in Abruzzo e Liguria. Nei giorni scorsi si sono registrati in Abruzzo e in Liguria i primi risultati: a Teramo, il primo episodio, dove sono stati denunciati due napoletani, un uomo e una donna, che tentavano di attivare un libretto di risparmio attraverso documenti di identità contraffatti, sul quale versare un assegno bancario verosimilmente sottratto dal circuito postale. Un altro episodio era emerso nella provincia di La Spezia dove la Polizia di Stato ha arrestato una 25enne accusata di aver utilizzato anch’essa documenti falsi per aprire un conto corrente presso un Istituto di credito cittadino ove depositare un assegno risultato poi essere oggetto di furto.