IRLANDA, SI' ALLE NOZZE GAY: IL VATICANO SI INDIGNA

di Matteo La Stella

Città del Vaticano– Dopo il referendum irlandese in merito alle nozze tra persone dello stesso sesso, passato lo scorso venerdì 22 maggio con il 62,1% dei voti favorevoli, dal Vaticano non hanno tardato ad arrivare parole di disapprovazione. L'Irlanda, che aveva depenalizzato l'omosessualità solo nel 1993, ha messo in campo il referendum poiché, solo tramite votazione popolare, è prevista la possibilità di apportare modifiche alla locale costituzione, nata circa 78 anni. In particolare i cittadini irlandesi, per la prima volta nella storia, si sono espressi in merito al respingimento o all'approvazione di una nuova clausola che riporta:“Il matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza distinzione di sesso”, portando di fatto, i matrimonio omosessuali allo stesso livello delle nozze tra eterosessuali con 1.201.607 si. Intanto in Italia il dibattito è ancora aperto…

VATICANO, NOZZE GAY: ”UNA SCONFITTA PER L'UMANITÀ” 

Secondo il Vaticano, quanto stabilito dal referendum irlandese rappresenta una :“sconfitta per l'umanità” e, colpire la famiglia tradizionale “ sarebbe come togliere la base dell'edificio del futuro”. Ad affermarlo è stato il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin che si è detto molto triste rispetto a questo risultato, di cui la chiesa deve prendere atto, nel senso di:” rafforzare il suo impegno per l'evangelizzazione”. Secondo il segretario di Stato si tratta di un ko a tutto tondo, che riassume così:”Credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell'umanità”. Il cardinale poi continua, spiegando come la famiglia deve essere tutelata per rimanere al centro di tutto, in quanto, a prescindere dagli avvenimenti di questi giorni, resta comunque il futuro dell'umanità e della chiesa. 

Rispetto all'esito della votazione plebiscitaria irlandese, esempio lampante di come la base cattolica si muova in maniera completamente diversa rispetto ai proclama dei vertici, arriva la sollecitazione da parte della chiesa italiana che esorta a “non arroccarsi”, mantenendo comunque l'occhio vigile così da evitare “un'accettazione acritica” del fenomeno.

La sollecitazione arriva dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galatino, che in merito al referendum afferma:”la percentuale con cui è passato il referendum ci obbliga un po' tutti a prendere atto che l'Europa, e non solo l'Europa, sta vivendo un'accelerazione del processo di secolarizzazione che coinvolge tutti gli aspetti e quindi anche quello delle relazioni”- aggiungendo poi che quanto si è verificato in Irlanda non è-” un sonoro schiaffo alla Chiesa”, come qualcuno si è affrettato a dire.
Un gradino più su, invece, il numero uno della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, sostiene che sulla scorta delle parole spese dall'Arcivescovo di Dublino, monsignor Martin, convinto che l'evento non è solamente il semplice esito di una campagna referendaria, ma bensì rappresenta una rivoluzione culturale, la chiesa non può sottrarsi ad alcuni interrogativi. “ Cosa dobbiamo correggere e migliorare nel dialogo con la cultura occidentale?- si domanda la testa di serie della Cei- "Ogni dialogo dev'essere sereno, senza ideologie, innervato di sentimenti ma anche di ragioni. In questo quadro, noi crediamo nella famiglia che nasce dall'unione stabile tra un uomo e una donna, potenzialmente aperta alla vita; un'unione che costituisce un bene essenziale per la stessa società e che come tale non e' equiparabile ad altre forme di convivenza”.

Quanto alla posizione della chiesa nei confronti degli omosessuali, il cardinale dice ”Nel Magistero viene costantemente riaffermato il pieno rispetto per la dignità di ciascuno, quale che sia il suo orientamento: c'e' come principio quell'accoglienza che favorisce la partecipazione alla vita della comunità ecclesiale. Questa posizione non ci esime dalla fatica di distinguere, evitando semplificazioni che non giovano".

In chiusura, in merito alla legge sulle unioni civili, ddl Cirinnà, Bagnasco dice che di fatto equipara il matrimonio gay a quello tradizionale e che, dal canto suo:”Chiedere che si evitino indebite omologazioni non intacca il riconoscimento dei diritti individuali di ciascuno”.




ALLARME OCSE: ITALIA SECONDA PER NUMERO DI "NEET" SOTTO I 30 ANNI

di M.L.S.

L'Italia si aggiudica il secondo posto per il numero più alto di giovani under 30 nella condizione di “Neet”, cioè disoccupati e non impegnati in percorsi formativi o di studio. L'allarme proviene dal rapporto annuale “Oecd skills outlook 2015”, proveniente dall'organizzazione parigina e stilato in merito a tutti i paesi dell'area Ocse. 

Il rapporto, legato alle problematiche dell'occupazione giovanile, vede l'Italia sul podio, seconda solo alla Spagna, con un rapporto di giovani “Neet” sotto i 30 anni del 26,1%, a fronte della percentuale media europea del 14,9%. Ampio divario anche tra l'Italia e la terza in classifica, l'Irlanda, che detiene una percentuale di giovani inoccupati del 19,2 %, più di 6 punti percentuali in meno rispetto al Bel Paese.

Capovolgendo la classifica, i membri con meno “Neet” sono l'Olanda, con una percentuale dell'8,9%, la Norvegia con il 9,1% e la Svezia con il 9,4%.




MILANO: ALT DEL TRIBUNALE ALL'APP " UBER POP"

di Matteo La Stella

Milano- La magistratura ha accolto il ricorso dei tassisti contro la app di Ncc targata Uber, determinando lo stop dell'attività su tutto il territorio nazionale. La multinazionale americana , che manterrà ancora attivo il servizio “UberPop” per le prossime due settimane, dichiara che farà appello contro il blocco disposto oggi dal Giudice Milanese.


Il servizio messo in campo da Uber, che consente di diventare “tassisti” se provvisti di automobile e di una patente di guida da almeno 3 anni, era già stato condannato a più riprese dalla categoria dei tassisti che aveva mosso ricorso nei suoi confronti già in aprile. Secondo la categoria il servizio doveva essere: “ Bloccato in tutta Italia”, perchè: “concorrenza sleale” e una: “"violazione della disciplina amministrativa che regola il settore taxi e il trasporto pubblico non di linea".
Pertanto, il giudice Claudio Marangoni della sezione specializzata imprese, oggi ha accolto il ricorso, disponendo con un provvedimento cautelare il blocco di UberPop, fermo con le 4 frecce su tutto il territorio nazionale perchè bloccato da un'inibitoria della prestazione di servizio.


Da Milano, il comune fa sapere che sono 80 le auto sequestrate durante l'anno trascorso dalla comparsa di Uber, all'ombra del Duomo. La multinazionale dunque, già condannata in seguito alla protesta dei tassisti dall'allora Ministro dei trasporti Maurizio Lupi, che l'aveva definita “fuorilegge”, rifacendosi alla legge del 2008, secondo cui non ci si può improvvisare conducente senza licenze o assicurazioni, si dice pronta a fare appello contro l'ordinanza del Tribunale civile di Milano. “Siamo ovviamente molto dispiaciuti dalla decisione presa oggi su UberPop, una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo”.Lo afferma Zak De Kievit, capo legale di Uber Europa, sottolineando che per le prossime due settimane il servizio UberPop sarà ancora attivo lungo le strade del Bel Paese. Il legale continua: “Ora faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile ed economica per muoversi nelle loro città. Intanto in Italia oggi continua ad operare UberBlack “. Poi, De Kievit mette in evidenza come la preoccupazione più grande dell'azienda sarebbe la perdita che la stessa procurerebbe alle tasche dei numerosi driver italiani, prima di ricordare l'affermazione della commissione europea, che ha chiesto: “equità, proporzionalità e nessuna discriminazione”, nella regolamentazione dei servizi tecnologici e innovativi come è Uber.


Sulla vicenda si è espresso anche il leader del Carroccio Matteo Salvini che, a fronte della notizia in merito al ricorso andato in porto ha dichiarato: “Ben venga questa sentenza: facciamo fare il lavoro del tassista a chi lo sa fare”. Il leader leghista ci ha anche tenuto a far sapere che la Lega ha: “ Sempre sostenuto e difeso uno dei lavori più difficili, più duri, più pericolosi del mondo, che e' quello dei tassisti”, prima di chiudere affermando che: “A parità di diritti e di doveri la concorrenza deve essere leale e non sleale. C'e' gente che ha pagato delle licenze e che rischia la sua incolumità non protetta”




CAMORRA: ARRESTATO IN BRASILE BOSS LATITANTE DA 31 ANNI

di Matteo La Stella

Recife– Aveva ricominciato da zero in Brasile, sotto il nome di Francisco De Castro Visconti. Quì, Pasquale Scotti detto “Pasqualino o collier”, storico capo della Nuova camorra organizzata, si era rifatto una vita: moglie, figli e mani in pasta tra società di servizi e ristoranti. Inserito nella lista dei più pericolosi d'Italia, e con un mandato di cattura internazionale pendente sulla testa dal 17 gennaio 1990, è stato tratto in arresto oggi dagli agenti della Squadra mobile di Napoli che, coordinati dai primi dirigenti Fausto Lamparelli e Lucio Vastauro, sono andati a stanarlo nella città di Recife, nel quadrante nord-est del Brasile. Dopo essere stato bloccato dai poliziotti brasiliani, “Pasqualino o collier”, che aveva acquistato questo soprannome dopo aver regalato una collana alla moglie di Raffaele Cutolo, avrebbe dichiarato:”Pasquale Scotti è morto nel 1986”.

Il superlatitante, catturato dopo 31 anni a piede libero, deve scontare diverse ergastolo per omicidi, estorsioni ed altri reati da associazione di stampo mafioso.

Scotti, all'inizio della sua carriera criminale, entrò a far parte della Nuova Camorra organizzata come killer, alla corte di Raffaele Cutolo. Ben presto però iniziò la sua ascesa che gli permise di diventare un boss temuto.

L'uomo, che stando alle prime indiscrezioni presenterebbe dei cambiamenti nella fisionomia facciale, forse dovuti ad interventi di chirurgia plastica, sarebbe stato incastrato dalla comparazione delle impronte digitali.




MIGRANTI: L' ITALIA PRESENTERĂ€ IL PIANO DI ACCOGLIENZA

di M.L.S.


Roma- L'Italia, entro un mese, dovrà presentare il progetto dettagliato in merito all'accoglienza migranti. Il pacchetto emergenziale italiano, viaggia sulla scorta dell'ok per la ridistribuzione dei richiedenti asilo tra i paesi dell'Unione ed è previsto da una proposta legislativa dell'esecutivo UE che, domani, passerà al vaglio del collegio dei commissari per l'approvazione.

Nel progetto, che l'Italia dovrà presentare in quanto paese beneficiario dei trasferimenti, come peraltro sarà costretta anche la Grecia, dovrebbero essere inclusi anche gli hotspot di primo soccorso in cui saranno presenti tecnici dell'Ufficio europeo per l'asilo e di Frontex. Proprio qui, secondo fonti di Bruxelles, tutti i migranti in arrivo transiteranno per il rilevamento delle impronte digitali e per effettuare i primi accertamenti. In merito all'attuazione del progetto, l'Italia dovrà presentare un resoconto con cadenza trimestrale al Consiglio e alla Commissione UE. Secondo quanto appreso, qualora venissero riscontrate irregolarità sulla registrazione degli accessi di migranti, come per esempio il mancato rilevamento delle impronte digitali, il trasferimento tramite meccanismo europeo verso gli altri stati dell'Unione, che dovrebbe rimanere in vigore per 24 mesi, potrebbe essere bloccato.

La proposta legislativa, che prevede il trasferimento di 24mila richiedenti asilo dall'Italia, dopo il via libera al collegio dei commissari di domani, passerà per il consiglio Affari interni del 15 giugno prima di approdare al vertice del 26 giugno per passare sotto lo scanner dei 28 leader europei. Data l'opposizione di una decina di paesi, intanto, si prevedono discussioni e negoziati. 




ISIS: JIHADISTI PRONTI AD ACQUISTARE BOMBA ATOMICA DAL PAKISTAN

di Matteo La Stella

Nell'ultimo numero del "Dabiq", i jihadisti sunniti di Isis annunciano che ormai, con il loro budget milionario, avrebbero la possibilità di comprare una bomba atomica dal Pakistan, così da poterla fare entrare negli Stati Uniti per un attentato che vada ben oltre l'11 settembre. Secondo il “The Independent”, il testo dell'articolo è attribuito al giornalista britannico Jhon Cantlie, nella morsa dell' Isis ormai da tempo e utilizzato come propagandista.

Nell'articolo, intitolato “La tempesta perfetta”, si fa riferimento alle tante gesta dell'esercito jhiadista, impossessatosi di armi potentissime, poi chi scrive continua-”lasciatemi mettere sul tavolo un'operazione ipotetica. Lo Stato Islamico ha miliardi di dollari in banca, sufficienti per chiedere agli affiliati della provincia di Isis in Pakistan di comprare un ordigno nucleare attraverso i corrotti trafficanti di armi nella regione”-. Questo, continua il testo, è uno scenario “futurista”, ma sarebbe un evento più verosimile oggi rispetto ad un anno fa, oltre ad essere la somma di tutte le paure delle agenzie di intelligence occidentali. Poi si entra nello specifico degli armamenti utilizzati per un ipotetico attacco-”

E se non avessimo un'atomica (a disposizione), cosa ne pensate di poche migliaia di tonnellate di nitrato d'ammonio (il fertilizzante usato come esplosivo letale in numerosi attentati)? “- questo, tuonano le parole nell'articolo-” sarebbe piu' facile da ottenere”-, ed un attacco del genere, ridicolizzerebbe-” quelli del passato”-, riferimento esplicito all'11 settembre.

LA PREOCCUPAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO
Il Governo italiano mostra delle perplessità, chiedendo una verifica della strategia riguardo l'intervento contro l'Isis, dopo l'avanzata jhiadista in Iraq e in Siria. Da Riga, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sostiene che -”"sara' fondamentale una verifica sulla strategia che stiamo portando avanti"- perchè il governo italiano è preoccupato -”non solo da quello che succede in Siria ma anche per la forse ancora piu' minacciosa situazione in Iraq”-. Per il confronto, una prima opportunità sarà già quella che il 2 giugno vedrà riuniti a Parigi il segretario di Stato Usa Jhon Kerry e i rappresentanti dei 60 paesi alleati, tutti intorno ad un tavolo per fare il punto in merito alla lotta al Daesh.

Il temibile califfato, controlla ormai metà della Siria. Negli ultimi 8 giorni, seppur bersagliati da continui bombardamenti aerei della coalizione internazionale, hanno conquistato Ramadi, capitale della provincia irachena di Al-Anbar, oltre a Palmira e al valico di frontiera di Al-Tanaf, più a sud.

Con il valico di Al-Tanaf, il leader siriano Bashar al-Assad ha perso ormai tutti e tre gli agganci alla frontiera con l'Iraq. Dunque, nonostante la campagna aerea approntata dalla coalizione internazionale guidata dagli USA già dal 2014, l'esercito della Jhiad sembra essere ancora in continua espansione, come se gli attacchi non sortissero alcun effetto. 




USA: HACKER ATTACCANO SITI HARD. A RISCHIO LA PRIVACY DEGLI UTENTI

Redazione

Washington- Il sito AdultFriendFinder.com, è rimasto vittima di un attacco hacker capace di minacciare l'incolumità per i dati sensibili dei 64 milioni di utenti che “navigano nelle acque” riconducibili al sito.
Proprio la compagnia che detiene la proprietà del sito, la californiana FriendFinderNetwork inc, ha annunciato di aver preso provvedimenti immediati, sottolineando che la -” sicurezza delle informazioni degli iscritti resta un'assoluta priorita”-.

AdultFriendFinder si descrive come la comunità più hot di incontri. Gli iscritti devono indicare una serie di informazioni personali: dal loro orientamento sessuale alle passioni più nascoste.
L'azienda, pertanto, dichiara di aver bloccato la ricerca per i nomi dei suoi iscritti, dopo aver accuratamente oscurato i dati di quelli che potrebbero essere stati eventualmente colpiti. La natura dell'attacco informatico resta però ancora da chiarire. 




PALERMO: 40MILA STUDENTI PER RICORDARE LA STRAGE DI CAPACI

di Matteo La Stella

Palermo– È fissata per domani la 23esima commemorazione della Strage di Capaci. Alla giornata del memorial, saranno presenti 40mila studenti, oltre alla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e al capo dello Stato Sergio Mattarella. Nell'aula bunker del penitenziario Ucciardone, sono attesi anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando e quello dell'Istruzione Stefania Giannini.

Tutti insieme per non dimenticare quel sabato del 1992 in cui le ore 17 e 58 furono scandite dal boato di un'esplosione prodotta da 500 chili di tritolo posti sotto l'autostrada che collega Palermo all'aeroporto. Il bilancio fu di 5 vite spezzate: persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Fu -”L'attentatuni”- secondo il carnefice mafioso Gioacchino La Barbera, seguito, neanche due mesi dopo, da un altro eccidio firmato Cosa Nostra: il 19 luglio in Via Mariano D'Amelio, un'altra bomba non lasciò scampo al giudice Paolo Borsellino, collega e amico d'infanzia di Giovanni Falcone, morto insieme agli agenti Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, con lui per proteggerlo. Anche questa carneficina di stampo mafioso sarà ricordata domani.

Entrambi gli avvenimenti cominciarono a smuovere gli animi delle persone, stanche di quello spaccato fatto di omertà e violenza che aveva caratterizzato i periodi precedenti dove Cosa Nostra la faceva da padrona. La nascita di gruppi spontanei e le lenzuola bianche appese ai balconi di Palermo segnarono l'inizio del rifiuto alla Mafia da parte dei cittadini.

Cgil, Cisl e Uil raccolsero il segnale e organizzarono una mobilitazione nazionale antimafia. All'urlo de -”L'Italia parte civile”-, il 27 giugno 1992 Palermo fu inondata da 100mila persone, giunte da tutto il paese con ogni mezzo di trasporto possibile. Tutti uniti per la legalità e contro il monopolio mafioso, nella manifestazione nazionale unitaria dei sindacati confederali. La sorella di Giovanni Falcone e presidente della fondazione Maria Falcone, ricorda in merito che-”In Italia la vera guerra alla mafia si e' scatenata dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando la societa' civile e' scesa in piazza e ha chiesto a gran voce allo Stato un'azione contro il crimine organizzato, degna di uno Stato civile".
Cgil, Cisl e Uil si impegnarono a sostenere con vigore gli apparati dell'investigazione, della sicurezza e dell'azione giudiziaria e, oltretutto, chiesero che il -"Potere mafioso”- venisse -” isolato nelle coscienze; indebolito nelle sue connivenze con i settori inquinati delle istituzioni, della pubblica amministrazione, dell'imprenditoria, dei partiti”-.

L'idea di Bruno Trentin, Sergio D'Antoni e Adriano Musi, rispettivamente teste di serie delle sigle Cgil, Cisl e Uil, era quella di mantenere un moto popolare costante atto a dare stimolo e pressione a tutti i poteri costituzionali.
Per Trentin, il sindacato voleva costruire un-”"un rapporto nuovo fra le forze di pubblica sicurezza e il cittadino: snodo importante per un reale presidio del territorio"-. La protesta, animata dalla stessa dottrina si ripeté 10 anni dopo sempre a Palermo, contro l'economia e la società mafiosa.

Ora, a distanza di 23 anni, l'attuale segretario della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo, evidenzia come oggi-”il punto e' non dimenticare. Non abbassare la guardia. Anzi, tenerla alta a tutti i livelli.Contro corruzione, ingiustizia, economia criminale”- e, chiude -” Prevaricazione parassitaria dei boss”-.




ANTICORRUZIONE: VIA LIBERA DELLA CAMERA

di Matteo La Stella
Roma- Arriva dall'Aula della Camera il definitivo lasciapassare per il ddl anticorruzione. Il testo di legge è stato accolto da 280 si, 53 no e 11 astenuti. A Montecitorio l'Aula ha scartato uno per uno gli emendamenti, lasciando il testo di legge invariato rispetto alla bozza già passata per il Senato, benedicendo così definitivamente il ddl anticorruzione. Tra i contrati M5S e FI, la Lega invece si è astenuta.
Gli umori sono alle stelle, il Premier Matteo Renzi twetta soddisfatto -”Anticorruzione e falso in bilancio sono legge. Quasi nessuno ci credeva. Noi si. Questo paese lo cambiamo, costi quel che costi. #lavoltabuona-”. A twettare ci pensa anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando che chiude la sua sfilza di cinguettii così-”Con la nuova legge #anticorruzione il falso in bilancio ritorna ad essere un reato punito con sanzioni severe”-.

IL TESTO
Il ddl passato definitivamente alla Camera è stato costruito sulla base di un testo presentato più di due anni fa da Pietro Grasso, unico suo atto da Parlamentare prima di diventare presidente del Senato. La legge reintroduce il reato di falso in bilancio, obbliga i condannati a restituire quanto dovuto e peraltro rinforza i poteri dell'Anac.
Le novità contenute nel testo sono:

CORRUZIONE
La pena per corruzione propria, che vede un pubblico ufficiale andare contro i doveri d'ufficio, si alza dai 4 agli 6 anni nel minimo e dagli 8 ai 10 anni nel massimo. L'effetto è quello di allungare i termini di prescrizione del reato. Schizzate verso l'alto anche le pene per peculato, corruzione per l'esercizio della funzione e corruzione in atti giudiziari.

Concussione anche nel pubblico servizio:
Il reato di concussione minaccia anche gli incaricati a pubblico servizio, con pene invariate: dai 6 ai 12 anni.

Pena più corta per chi collabora con la giustizia:
Sconti di pena da un terzo a due terzi per chi fornisce le prove, aiuta ad incastrare gli altri responsabili o il sequestro delle somme.

Patteggiamento, si può cone delle condizioni:
Il patteggiamento è possibile solo nel caso in cui ci sia stato il versamento anticipato ed integrale del costo o del guadagno del reato stesso.

REATO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA
La pena massima è quella dei boss, che dai 12 ai 24 anni di pena si innalza, fino a diventare dai 15 ai 26. Per i luogotenenti della stessa invece, la pena prevista, dai 9 ai 14 anni, diventa invece dai 12 ai 18 anni. Qualora l'associazione fosse composta da 3 o più persone, sono previsti dai 10 ai 15 anni dietro le sbarre (ora dai 7 ai 12) e oltretutto, se il gruppo è armato sono previsti dai 12 ai 20 anni di pena (ora dai 9 ai 15).

FALSO IN BILANCIO TORNA REATO
Il falso in bilancio, spesso utilizzato per la costituzione di fondi neri, torna ad essere reato. È prevista una distinzione tra società quotate e non quotate. La pena per aver falsificato il bilancio di un'attività quotata in borsa è dai 3 agli 8 anni. Per le altre società, nel caso in cui di proposito si espongano-”Fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero”- si rischiano pene da 1 a 5 anni. Per questi reati niente intercettazione, utilizzabile solo per pene superiori ai 5 anni. I fatti di lieve entità vengono puniti con il carcere da 6 mesi a 3 anni. Inserita anche la non punibilità per -”Tenuità del fatto”-. Salgono invece le sanzioni pecuniarie per ogni tipo di società: le teste di serie dei brend rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote. Inoltre per le piccole società, che non possono fallire grazie al codice civile, è prevista la procedibilità a querela di parte.

OBBLIGO DI INFORMARE AUTORITA' ANTICORRUZIONE
Il pm che segue l'azione penale per i reati contro la pubblica amministrazione, deve tassativamente informare il presidente dell'Autorità Anticorruzione, dandogli notizia dell'imputazione.




PUGLIA,GIOCO D'AZZARDO: I NUMERI DI UN DRAMMA LEGALIZZATO

di Matteo La Stella

Bari- Niente più trono, corona e castello. Al re del gioco d'azzardo pugliese, che per il fisco vantava una dichiarazione dei redditi inadeguata anche solo per il sostentamento del suo nucleo familiare, oggi sono stati sequestrati beni mobili e immobili per 50 milioni di Euro. Responsabile occulto di 6 aziende per la produzione, commercializzazione ed installazione delle slot machine, gestiva, tra le altre cose, il monopolio del gioco d'azzardo nella piana delle Murge, dalla provincia di Bari su fino alla Basilicata. Arrestata dunque la sua corsa milionaria, non si arresta l'aumento della dipendenza dal gioco nel tacco dello stivale, decollata negli ultimi anni come sul resto della penisola. In Italia, infatti, secondo la relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze del 2013, le persone con una patologia di dipendenza dal gioco d'azzardo già conclamata oscillano tra lo 0,5% e il 2,2%, cioè una quota complessiva che arriva a sfiorare il milione e mezzo di giocatori incalliti. Questa però è solo l'uscita del formicaio, che, a fronte delle poche persone venute fuori e inserite nei programmi regionali di sostegno, nasconde un'infinità di cunicoli colmi di soggetti ormai alla deriva, pronti al tutto per tutto pur di fare la loro puntata.

I BENI SEQUESTRATI
Il blitz dei Carabinieri del Comando provinciale di Bari ha preso piede all'alba di questa mattina. Unico obiettivo: i beni di Giuseppe Cassone, imprenditore 68enne della provincia di Bari, con alle spalle diversi precedenti per truffa, bancarotta fraudolenta e falso. I militari, guidati dal provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Bari, hanno sequestrato all'uomo 6 aziende per la produzione, commercializzazione e installazione delle slot machine, 3 società di servizi, un albergo ed un ristorante, 12 appartamenti, 4 ville, 8 locali commerciali, 14 automezzi e, dulcis in fundo 38 conti correnti a lui riconducibili. Le indagini hanno evidenziato la netta discrepanza tra i beni del'imprenditore e le sue dichiarazioni dei redditi che, secondo i parametri Istat, sarebbero state insufficienti a coprire il fabbisogno del suo nucleo familiare. Per costruire il suo regno, l'imprenditore era solito intestare le numerose società a familiari e prestanome, così da rimanere nell'ombra, lontano dagli occhi indiscreti del fisco. Il “guru” delle slot machine ha voluto giocare pesante, perdendo tutto in un colpo solo. Questa è la storia dei giocatori d'azzardo, vincere una volta per poi perdere per sempre.

IL GIOCO D'AZZARDO IN PUGLIA: I NUMERI DEL DRAMMA LEGALIZZATO

Proprio dove sorgeva il regno legato alle slot machine, il problema è corposo e in netto aumento, anno dopo anno. Gli utenti che si rivolgono alle Asl della regione Puglia per la dipendenza dal gioco d'azzardo patologico, ormai compulsivo e dissociato, sono aumentati in maniera vertiginosa. Secondo l'Osservatorio delle Dipendenze legato alla Asl di Bari, il numero di ludopatici in Puglia è passato dai 293 soggetti del 2012 ai circa 500 soggetti del 2014. Schizzato verso l'alto anche il bilancio della provincia di Bari che, se nel 2012 aveva registrato 83 accessi ai servizi di sostegno per debellare la patologia, nel 2014 viene investito da 155 accessi, quasi il doppio rispetto a due anni prima. Gli studi posti in essere dall'Osservatorio delle dipendenze barese ci aiutano a costruire il profilo “tipo” di un giocatore d'azzardo: coniugato, con regolare impiego, istruzione ferma alle scuole mediee , soprattutto, nessun precedente penale. Apparente normalità che, dentro, lascia il posto ad un latente squilibrio dovuto alla depressione o a problemi di tipo psichiatrico. 

Oltre ai numeri in aumento, che prendono in considerazione solo i soggetti già in cura, c'è da evidenziare come la più grande fetta dei ludopatici vada a schierarsi tra le fila dei giocatori d'azzardo problematici, e non ancora patologici, cioè che presentano già delle disfunzioni a livello della loro vita sociale. Questi fanno parte del fitto sottobosco, dei cunicoli interni al formicaio, della parte di iceberg ancora sommerso di cui, solo la punta, è riuscita a bussare alla porta di un SerT per chiedere aiuto.

Proprio da uno dei tanti SerT sparsi per il barese, ci aiutano a capire come i ludopatici, resi ormai vuoti dal gioco, iniziano il percorso verso una nuova normalità: per prima cosa si fa una diagnosi psichiatrica e psicologica della persona. In un secondo momento si interviene sui problemi psicologici o psichiatrici del paziente, supportati a volte dalla medicina. Allo steso tempo si passa al setaccio il contesto in cui vive il soggetto che, se non vive dasolo, viene trascinato proprio dai familiari nei centri di assistenza. In molti casi l'elemento in questione viene privato dei suoi beni, affidati ad un tutore legale a lui vicino così da evitare di compromettere totalmente l'economia sua o della sua famiglia.

Nonostante gli interventi, per le persone affette da ludopatia è frequente la ricaduta. Al SerT della provincia di Bari, la responsabile intervistata reputa importante i gruppi non istituzionali che possono aiutare i dipendenti a desistere dal gioco. Porta avanti la sua lotta, è ottimista la responsabile, che spera di rendere la serenità a quante più persone possibile, strappate al loro quotidiano da una "carneficina" legalizzata, per la quale non si fa prevenzione ma, al contrario, una grande propaganda. 




ROMA,STAZIONE TERMINI: SMASCHERATO GIRO DI PROSTITUZIONE MINORILE

di Matteo La Stella

Roma-
È stato smascherato dagli agenti del Compartimento Polizia ferroviaria per il Lazio un giro di prostituzione minorile che aveva luogo lungo i binari della stazione Termini, il terminal ferroviario più importante della Capitale. Così, nell'ambito dell'operazione “Meeting Point”,- “abbiamo eseguito sette ordinanze di custodia cautelare su otto, visto che una persona risulta irreperibile. Una custodia cautelare in carcere e le altre ai domiciliari. Cinque persone sono state arrestate a Roma, una a Rieti e un'altra a Pavia”- ha raccontato Emanuele Fattori, dirigente del settore operativo della Polizia ferroviaria di Roma Termini. Ad adescare i giovani, maschi e femmine quasi sempre di etnia rom, tra i 13 e i 17 anni, erano uomini dai 35 ai 40 anni. Figurano però tra gli indagati anche over 70 ed un ottantenne, che nello scalo ferroviario cercavano e consumavano rapporti sessuali con i minori.

Le indagini, iniziate circa un anno fa, sono state basate su appostamenti, intercettazioni e videoriprese oltre ad innumerevoli audizioni protette. Gli sfruttatori erano soliti avvicinarsi alle scale mobili dell'hub ferroviario, in attesa della vittima che contattavano telefonicamente o di persona. Gli incontri poi -” avvenivano sul lato destro della stazione, nei pressi di via Giolitti mentre i rapporti sessuali si consumavano a bordo di treni in lunga sosta, nei bagni pubblici della stazione o di esercizi commerciali ma anche in abitazioni private”- spiega Fattori. Il prezzo di ogni prestazione poi, oscillava tra i 10 e i 50 Euro.
Le ordinanze di custodia cautelare prodotte in totale fino ad ora sono nove. Una di queste però non troverà seguito poiché l'ultraottantenne contro cui è stata emessa è deceduto prima di finire nelle mani della giustizia. Tra gli indagati vi sono residenti a Roma e nella provincia, altri nelle province di Viterbo e Rieti. Già nei mesi scorsi l'operazione “Meeting Point” aveva dato i suoi primi frutti, producendo l'arresto di un 59enne e di un 79enne colti durante rapporti sessuali con i giovani.
Il blitz degli agenti ha compreso, inoltre, l'attività di perquisizione personale e domiciliare nei confronti degli sfruttatori.
Le indagini continuano, volte a smascherare altre persone coinvolte nel giro.