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di Simonetta D'Onofrio
Non si placa la crisi lavorativa per gli addetti della catena di supermercati Auchan, che già da diversi mesi aveva dato i primi segnali sulla delicata posizione che si è creata nella retedistributiva. Preoccupazione per i dipendenti che hanno manifestato anche davanti alla Camera dei Deputati contro l’ipotesi presentata dal gruppo imprenditoriale che richiede ai lavoratori di rinunciare ad un livello contributivo per tutti gli addetti del centrosud e il congelamento di un anno per quelli del nord.
L’azienda, che dapprima aveva comunicato di non voler ottemperare il contratto integrativo firmato nell’ottobre 2007, ora ci riprova con manovre finanziarie tali da decurtare di molto lo stipendio base dei lavoratori. Circa dodicimila dipendenti che si trovano, da un giorno all’altro, tagliare la busta paga, compromettere la copertura della malattia e degli infortuni sul lavoro. Ma non finisce qua. L’allarme più arriva dalla voce sui licenziamenti. Dalle indiscrezioni ci dicono che sono previste 1.100 persone, così suddivise 800, 300 al Nord.
Dopo il caso Mercatone Uno, ora è la casa francese che sta chiudendo diversi punti in Italia. Cosa ci dobbiamo aspettare da questa emorragia che sta attraversando la distribuzione nel nostro Paese? Che forse la grande distribuzione, che negli anni di crisi industriale ha sostenuto parzialmente l‘occupazione, con la trasformazione di molti stabilimenti produttivi in centri commerciali, stia soffrendo perché non riesce a mantenere le mastodontiche strutture create recentemente?
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