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Assassin’s Creed Mirage, Ubisoft torna alle origini con un gioco dall’effetto nostalgia

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Assassin’s Creed Mirage è il nuovo titolo della serie videoludica di Ubisoft per Pc, Xbox e PlayStation. Questa volta la software House Francese mette il giocatore nei panni di Basim Ibn Ishaq, un volto già noto a chi ha già giocato a Valhalla. Le avventure del protagonista infatti sono ambientate vent’anni dopo le vicende narrate nell’episodio ambientato nell’epoca dei vichinghi. Il titolo, c’è da dire prima di passare all’analisi vera e propria, non gode di una longevità paragonabile ai primi episodi in quanto da principio era stato pensato come espansione di Valhalla. Divenuto in seguito il capitolo che oggi andiamo a recensire, Assassin’s Creed Mirage rappresenta un vero e proprio flashback per gli amanti della saga in quanto abbandona lo stile open world di Origins, Odissey e Valhalla, per abbracciare una giocabilità più simile a quanto visto fino ad Assassin’s Creed Syndacate. Evitando spoiler a coloro i quali non hanno ancora vissuto la lunga epopea di Eivor in prima persona, possiamo dire che Mirage funge da classica storia di origine per un personaggio che i giocatori hanno già conosciuto nel pieno della sua maturità, quando già rivestiva un ruolo prominente all’interno dell’organizzazione degli Occulti, precursori degli Assassini. L’incipit di Assassin’S Creed Mirage, invece, lo vede giovane e scapestrato, sbruffone dal cuore tenero, a barcamenarsi tra piccoli furti, raggiri e lavoretti di giornata tra i vicoli polverosi di un sobborgo di Baghdad nel IX secolo. Invaghitosi della nomea di rivoluzionari e dell’aura di mistero che circonda gli Occulti, il giovane protagonista decide così di sfruttare la prima occasione che gli si presenta per farsi notare da questi ultimi. Purtroppo per lui, e nonostante i consigli contrari della sua compagna d’infanzia, la sua decisione si rivela a dir poco avventata, e porta a conseguenze terribili per tutte le persone che gravitano attorno a Basim, l’unico che riesce a fuggire lasciandosi dietro morte e distruzione. Spogliato dei suoi pochi averi, privato degli unici amici che gli rimanevano e di un rifugio dove nascondersi, Basim si arruola nella confraternita degli Occulti, sotto la tutela della sua ombrosa mentore Roshan, per mettere fine al dominio di una misteriosa setta che influenza tantissimi ambiti della vita economica, sociale e religiosa del califfato abbaside, uno dei regni più lunghi e prosperosi della millenaria storia del Medio Oriente. Nonostante la storia rappresenti, sotto multi punti di vista, una versione riveduta e corretta di quella che Ubisoft ha già narrato diverse volte durante i quindici anni di vita del franchise Assassin’s Creed, il fascino dell’ambientazione, delle motivazioni dei personaggi, del culto degli Occulti sono innegabili, e rimangono costanti per tutta la durata della campagna, con qualche frangente di stanca nella fase centrale, dopo un incipit scoppiettante ed un finale davvero niente male. A rendere la narrazione più fluida del solito ci sono tempistiche narrative assai più concentrate rispetto agli ultimi episodi del franchise, dove il plot veniva diluito su decine e decine di ore e finiva per annacquarsi, ed uno stile più diretto e conciso, senza troppi fronzoli e senza divagazioni eccessive. La durata stessa della campagna, completabile in una ventina di ore circa, al netto della discreta quantità di contenuti opzionali, favorisce la focalizzazione del giocatore su storia e personaggi assai più delle immense uscite precedenti, e il risultato finale è che, nonostante la generale mancanza di originalità, le avventure di Basim riescono a catturare l’interesse del giocatore. Non che in questo Assassin’s Creed Mirage tutto sia perfetto, beninteso: manca un antagonista capace di attirare l’attenzione, e molti dei bersagli del protagonista si riveleranno cattivi per il puro gusto di esserlo, ma la scrittura generale è apprezzabile e la grande attenzione riposta nei dettagli, dalla lingua parlata dagli NPC per strada ai riferimenti alla storia reale della regione, aiutano a calarsi nelle vicende controbilanciando la sensazione di già visto causata dal comparto tecnico di cui parleremo qualche riga più giù.

Nel ricercare le proprie origini a seguito della svolta ruolistica che ha caratterizzato i precedenti tre capitoli della serie, Assassin’s Creed Mirage non poteva che ricalcare le orme del primo capitolo, capace di gettare le basi di un franchise che, negli anni, ha portato i “seguaci del credo” a viaggiare tra le epoche storiche di maggiore rilievo. L’assassinio di bersagli di alto rango torna così a essere il cuore pulsante dell’esperienza di gioco, facendo avvicinare la serie al capostipite del 2007 di cui Mirage rappresenta una naturale evoluzione, sebbene in questo lungo lasso di tempo la proprietà intellettuale dell’azienda abbia scelto di allontanarsi sempre più dalle idee di gameplay del primo episodio. Per quello che concerne il gameplay a emergere in maniera più lampante sono i momenti investigativi che si ricollegano alla struttura delle missioni, organizzate per spingere Basim a svolgere tutta una serie di incarichi al fine di raccogliere informazioni e svelare l’identità dei membri dell’Ordine degli Antichi, anche mediante alcune eliminazioni secondarie e quest mediamente variegate. Nel tempo necessario per completare l’avventura abbiamo preso parte a pedinamenti, assassinii furtivi, borseggi e indagini portate avanti origliando conversazioni o leggendo documenti sparsi in giro. Azioni del genere si calano bene in un gioco che predilige sempre e comunque la furtività, al di là di una manciata di situazioni in cui si è chiamati inesorabilmente a sguainare la spada contro gruppi di mercenari piuttosto agguerriti. Forse avrebbe giovato di più una maggiore varietà generale in termini di missioni, poiché a lungo andare il senso di noia può sopraffare il giocatore, soprattutto quando si è chiamati a dover ripetere più e più volte azioni come la lettura di documenti contenenti informazioni rilevanti o l’appropriarsi indebitamente di un determinato oggetto. La musica non cambia più di tanto avviando uno dei contratti disponibili nei covi degli Occulti, visto che si parla di compiti secondari che vanno dall’eliminazione di un bersaglio al dover scortare un personaggio in una zona sicura, anche se i requisiti opzionali di ciascuna missione aggiungono un pizzico di brio e offrono delle ricompense aggiuntive evitando, ad esempio, di spargere del sangue o di farsi avvistare da un nemico. La natura investigativa delle quest principali offre degli aspetti positivi, specie quando si tratta di far assaggiare la propria lama agli affiliati di spicco dell’Ordine, in virtù di molteplici e variabili approcci da intraprendere per portare a termine l’assassinio. Assassin’s Creed Mirage offre la possibilità di scegliere almeno un paio di soluzioni differenti per infiltrarsi in palazzi ben sorvegliati e per sbarazzarsi del bersaglio designato, scoraggiando un assalto diretto per la netta inferiorità numerica con cui fare i conti qualora si decida di mandare a carte quarantotto la furtività. L’uso della forza è comunque contemplato, ovviamente, a patto di essere pronti a correre tutti i rischi del caso, ma vi assicuriamo che risulta molto più semplice e gratificante corrompere mercanti per trovare dei punti di infiltrazione in strutture all’apparenza impenetrabili, usare travestimenti per passare inosservati oppure ingaggiare dei mercenari per generare quel marasma ideale a sgattaiolare all’interno di aree interdette al pubblico.

Assassin’s Creed Mirage, insomma, è un’avventura che rimbalza continuamente tra azioni furtive e fughe tra gli stretti vicoli della “Città della pace”, dove la verticalità degli scenari si sposa perfettamente con il funambolismo di Basim, che non ha assolutamente nulla da invidiare ad altri protagonisti famosi della serie del calibro di Altair, Arno ed Ezio. Proprio in correlazione ai capitoli passati, il parkour non ha subito rivoluzioni ma si è arricchito di qualche mossa scriptata qua e là capace di regalare momenti di grande atletismo, sebbene in alcuni casi i comandi non siano sempre reattivi e puntuali. Darsi alla macchia saltando da un tetto all’altro, nascondersi in un cumulo di paglia o mimetizzarsi tra la gente sono invece parte del repertorio classico del franchise, tirato a lucido per l’occasione e supportato da un sistema di notorietà che prova a rendere più interessante la solita routine. Le azioni illecite del personaggio principale infatti faranno progressivamente salire la sua notorietà, suddivisa in tre livelli che ne indicano il grado di “infamia”, con Basim che potrà essere riconosciuto dagli abitanti e segnalato alle autorità con maggiore frequenza, trovandosi di fatto ad affrontare un maggior numero di vedette appostate sui tetti o a vedersela con una sorta di cacciatore di taglie incredibilmente impegnativo da mandare al tappeto. Per ridurre il grado di notorietà è necessario strappare i poster segnaletici affissi sui muri, oppure corrompere un araldo per ripristinare la propria fedina penale e ritrovare il piacere di muoversi tra la folla senza dover più scappare quando ci si imbatte in una pattuglia. L’amalgama tra nuove e vecchie dinamiche di gioco è dunque promossa, anche per quel che riguarda l’abilità di Basim di borseggiare i passanti per rubare gioielli da rivendere, manufatti o speciali monete da utilizzare come merce di scambio per assoldare un musicista per distrarre i nemici, oppure per abbassare i prezzi degli oggetti venduti da mercanti. La storia del personaggio principale, che ricordiamo essere stato uno scaltro ladruncolo di strada, trova così spazio in un minigame che richiede di premere un tasto nel momento giusto. Oltre alla lama celata che garantisce un’eliminazione furtiva di un nemico ignaro della presenza di Basim, quest’ultimo può contare su alcuni “gadget” extra, come coltelli da lancio per colpire dalla distanza, petardi per distrarre gli avversari, granate fumogene per svanire in una fitta coltre colorata e dardi soporiferi per mettere K.O. le guardie per pochi secondi. La presenza di strumenti simili va inquadrata nell’ottica di situazioni che richiedono spesso un’attenta pianificazione, da attuare attraverso una ricognizione aerea da parte dell’aquila Enkidu o sfruttando l’abilità del protagonista “Occhio di falco” per evidenziare le minacce o gli obiettivi di missione. Essere furtivi infatti eviterà tante rogne con i mercenari che si aggirano per le strade di Baghdad. Quando però l’approccio stealth fallisce o lo scontro si rivela inevitabile poiché previsto da una missione, entra in gioco un sistema di combattimento che si basa su di una sorta di “stamina” che regola le schivate e gli attacchi leggeri e pesanti, battagliare contro sfilze di mercenari inscenando il solito balletto di affondi, parate e scatti laterali, alla lunga, non offre le medesime soddisfazioni di un’incursione silenziosa portata a termine senza lasciare tracce come un vero assassino dovrebbe fare.

A livello prettamente estetico una delle critiche più diffuse che hanno accompagnato in questi mesi l’avvicinamento ad Assassin’s Creed Mirage è legata al comparto grafico, definito addirittura vecchio e non all’altezza di quanto visto in Assassin’s Creed Valhalla. La verità sta come sempre nel mezzo, perché sebbene il gioco faccia fatica a mettere in scena la stessa maturità tecnica che invece è stata raggiunta da altre esperienze open world, la Baghdad del IX secolo riesce a rapire con quel suo fascino da “Le mille e una notte” e un level design mai così attinente a un gameplay che sposa in pieno la verticalità degli scenari. Il lavoro svolto da Ubisoft Bordeaux va ben oltre la sufficienza e nel complesso il colpo d’occhio c’è tutto, soprattutto per i meriti dell’urbanistica dell’antica città mediorientale. Anzi, durante la nostra prova non abbiamo riscontrato nemmeno tutti quei bug che di solito infestano le versioni finali e persistono anche nei mesi successivi alla pubblicazione. Osservando il titolo con attenzione, non abbiamo notato grossi miglioramenti rispetto all’epopea vichinga, ellenica ed egizia. Ci riferiamo in particolare alla modalità grafica “Qualità”, che nel rinunciare ai 60 fps non ci ha regalato una resa visiva di notevole impatto come ai tempi di Assassin’s Creed Origins. Anche per quel che riguarda la modellazione dei volti e il livello di dettagli relativi agli elementi scenici la sensazione che si ha è quella di esclamare “bello si, ma si poteva fare di più”. In maniera quasi paradossale, invece, la modalità che privilegia il frame-rate mi ha restituito un quadro tecnico generale più coerente. Insomma, tirando le somme, questo nuovo Assassin’s Mirage si propone come un titolo che vuole riabbracciare le dinamiche divertenti di un tempo, concentra la trama in un lasso di tempo meno lungo e gode di un’ambientazione a nostro avviso “magica”. Poteva essere fatto di più sicuramente, ma nel complesso l’avventura proposta da Ubisoft è in grado di divertire come sempre. Se si è appassionati della saga, ma soprattutto delle avventure dei protagonisti più “vecchietti” del franchise allora questo Mirage non bisogna lasciarlo perdere. Sarà come vivere un meraviglioso flashback.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Star Wars Outlaws, il videogame di Ubisoft dedicato ai fan della saga

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Star Wars Outlaws, il nuovo videogame di Ubisoft per Pc, Xbox e PlayStation ambientato in uno degli universi più amati di sempre, si colloca tra L’impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi. Un periodo poco esplorato nel medium videoludico e in cui gli sviluppatori di Massive Entertainment hanno voluto raccontare la loro storia. Una vicenda che mette da parte potenti Jedi e leggendari eroi per mettere i giocatori nei panni di una protagonista del tutto inedita che, con sguardo sognante verso le stelle, fantastica di un’opportunità che possa cambiare in modo radicale la sua vita piuttosto banale e ben poco avvincente. Kay Vess, questo è il suo nome, è un’abile ladra, che si destreggia nel borseggiare ignari passanti per le strade di Canto Bight fin da quando era bambina. Divenuta adulta, vive con il suo fido quanto intelligentissimo animaletto Nix nella mansarda di un locale gestito dal suo amico Bram, mentre sogna di poter finalmente mettere a segno un colpo che le permetta di acquistare una nave e lasciare per sempre le fatiscenti strade di Canto Bight. L’occasione finalmente si presenta quando viene invitata ad unirsi ad una rapina ai danni di un potente e ambizioso signore del crimine di nome Sliro, a capo del Sindacato dei Zerek Besh. Questo primo colpo fungerà da tutorial, che proseguirà con una rocambolesca fuga a bordo della nave privata di Sliro, la Trailblazer, per poi concludersi con un atterraggio di fortuna sulla ventosa luna di Toshara, pianeta mai apparso nella saga e creato per l’occasione con la collaborazione di Lucasfilm Games. Risvegliatasi dall’atterraggio e con il marchio della morte (una taglia che attrae i più letali killer della galassia) che pende sulla sua testa, Kay per la prima volta si trova finalmente libera di plasmare il proprio destino. In compagnia del fido Nix, la ragazza raggiunge la capitale Mirogana, una città caotica e brulicante di vita. Qui il mondo dei Sindacati pullula di traffici e operazioni, un posto perfetto per Kay Vess di dimostrare le sue qualità e iniziare a costruirsi una reputazione agli occhi di Signori del Crimine, Pirati, Mercenari e Imperiali. Tutti hanno bisogno delle abilità di Kay per i propri loschi affari. Abilità che la faranno notare da Jayken, un ambizioso criminale pronto a reclutarla per effettuare una delle più ambiziose rapine mai fatte nella Galassia, accompagnato dal misterioso Droide pistolero ND-5. Per Kay si presenta finalmente l’opportunità della vita, ma non si sfugge al passato. Vecchi e nuovi nemici tramano nell’ombra, in un intreccio che porterà la protagonista fino agli angoli più remoti della Galassia in un’avventura avvincente quanto pericolosa. A livello di giocabilità, Star Wars Outlaws si presenta come un action game open world che vede Kay muoversi tra le grazie dei Sindacati del Crimine, che nelle 30 ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda, dovrà reclutare la migliore banda della galassia per poter realizzare il colpo del secolo, esplorando cinque pianeti, ognuno con i propri biomi, fauna e flora. Le ore di gioco diventano però molte di più se si vuole completare i numerosi incarichi secondari che il gioco offre, arricchendo notevolmente l’esperienza complessiva di gioco. Il titolo ricrea per ogni pianeta delle vaste aree interamente esplorabili, le cui dimensioni variano notevolmente da mondo a mondo, con la protagonista che può viaggiare ovunque voglia. Nella maggior parte dei pianeti sono presenti una città principale, che funge da Hub per varie attività, più diversi insediamenti sparsi per la regione, tutti ricchi di opportunità per una ladra come Kay per iniziare a farsi le ossa nel crimine organizzato. Per muoversi tra le vaste aree dei pianeti più grandi si può fare affidamento allo Speeder presente all’interno della Trailblazer. Questo è l’unico mezzo di trasporto di terra pilotabile, nonostante si vedano sfrecciare per le strade numerosi altri veicoli. A piedi invece il giocatore può fare affidamento sulla notevole agilità di Kay per scalare montagne o edifici, facendo magari sapiente uso del suo versatile rampino e compiendo azioni acrobatiche.

Joypad alla mano Star Wars Outlaws si presenta come un classico action game in terza persona ma le idee messe sul tavolo da Massive hanno avuto la Forza di arricchire e variare l’esperienza in modi davvero molto interessanti. Primo fra tutti è la presenza dei già citati Sindacati criminali. Essi hanno una propria base collocata nel pianeta e ogni Sindacato dispone di agenti pronti ad assegnare missioni, oltre che venditori specializzati dove acquistare i materiali e l’equipaggiamento più raro e interessante. Per far salire la reputazione presso un Sindacato e avere così accesso a vantaggi e merce sempre migliore, bisogna completare incarichi di varia natura, come l’infiltrazione nelle basi nemiche, recuperare merci nascoste, sabotaggi e altri tipi di operazioni. Oltre a svolgere incarichi, un altro modo per guadagnarsi la fiducia di uno dei Sindacati è vendere i segreti di una organizzazione ad un’altra, oppure alla fine di alcuni incarichi tradire il committente per favorire un’organizzazione rivale. Tutto è nelle mani di chi gioca, e una canaglia esperta sa sempre come riuscire a farsi alleate tutte e quattro le organizzazioni criminali. Se non si sta attenti invece, si rischia di farsele nemiche, con tutte le complicanze del caso, come non essere più ammessi nella loro base o venire braccati dai loro sicari. In Star Wars Outlaws oltre a dover gestire la Reputazione agli occhi dei signori del crimine, sarà opportuno prestare attenzione a non infrangere la legge. In quel caso bisognerà vedersela con l’Impero, decisamente più attrezzato e letale dei Sindacati. Nel caso si venga colti a commettere un reato ai danni dell’Impero, verrà emesso un ordine di cattura nei confronti di Kay, di fatto il classico stato di “ricercato” visto in molti titoli open world. In questo caso, per rimuovere tale status, occorre infiltrarsi in uno dei vari posti di blocco Imperiali, manomettere il terminale e rimuovere il proprio mandato di ricerca. Anche se alcuni Ufficiali Imperiali sono disposti a chiudere un occhio, dopo il dovuto pagamento ovviamente. Si sa, anche nell’universo di Satr Wars la corruzione è presente e ad alcuni imperiali il denaro extra piace molto. Tra una missione e l’altra, esplorando i mondi di gioco, ci si può imbattere in diverse attività secondarie. Nei pianeti principali ci sono diversi segreti da scoprire come antichi tesori da recuperare, misteriose trasmissioni da seguire, Avamposti da saccheggiare, Specialisti da reclutare e minigiochi molto divertenti. Ci sono attività per tutti i gusti e proposte in notevole varietà da tenere incollati allo schermo per ore. Per quanto riguarda i momenti più concitati di Star Wars Outlaws, il gioco propone due approcci diversi: l’assalto diretto con blaster in mano, oppure un approccio più furtivo, con la collaborazione straordinaria del sempre fedele Nix. Il simpatico animaletto infatti svolge un ruolo fondamentale nel gameplay, con la possibilità di fargli svolgere diverse azioni come distrarre nemici, rubare chiavi dalle tasche di Ufficiali Imperiali, Sabotare attrezzature nemiche, innescare dispositivi esplosivi e attivare interruttori altrimenti irraggiungibili. La ricca varietà di possibilità, unita a un ricercato level design degli scenari, offre al giocatore un vasto ventaglio di strategie da utilizzare. Non c’è mai un’unica strada per arrivare all’obiettivo. Sta al giocatore scegliere la migliore. Studiare una base nemica da una distanza di sicurezza, facendo saggio uso del binocolo, è un’ottima tattica per individuare strade, condotti segreti, pareti scalabili e percorsi di pattuglia nemica. Inoltre, l’esplorazione dei mondi di gioco ripaga sempre. Certo, ci si può dedicare solo alla splendida quest principale, ma il vero cuore pulsante di Star Wars Outlaws è vivere pienamente la ricca esperienza che l’opera propone. Anche perché solamente svolgendo determinati incarichi o esplorando particolari luoghi, si possono ottenere potenziamenti necessari per migliorare le proprie abilità, l’equipaggiamento e i mezzi a disposizione. Kay infatti, grazie all’aiuto di determinati personaggi chiamati Specialisti, può migliorare le sua abilità nell’infiltrazione e nel combattimento. Per esempio può insegnare a Nix come sabotare gli allarmi, oppure c’è l’abilità “Parlantina”, che nel caso si venga scoperti da una guardia in territorio nemico, dà a disposizione diversi secondi extra, dove Kay proverà a distrarlo a riempiendolo di parole, per evitare che dia l’allarme. Magari avvicinandosi lentamente e stordendolo con un pugno, o magari comandando a Nix di attaccarlo alle spalle. Più si evolverà Kay, più la propria rosa di abilità e di possibilità aumentano, arricchendo l’esperienza.

Nel gioco è presente inoltre una componente di crafting. Con i giusti materiali, Kay può migliorare le statistiche e le funzioni del suo blaster, la varietà di granate che può trasportare nella borsa, la potenza e velocità del suo speeder, i sistemi e le armi della Trailblazer e molto altro ancora. Oltre a ciò, rinvenendo alcuni tesori nascosti, si possono ottenere vernici uniche e accessori, con cui personalizzare esteticamente la pistola laser, la nave e lo speeder. Per quanto riguarda il combat system di Star Wars Outlaws, Kay può trasportare con sé solamente il suo fido blaster, potenziabile e dotato di munizioni infinite, cercando però di stare attenti a non surriscaldarlo. Le altri armi che si rinverranno durante i combattimenti, che comprendono fucili, mitragliatori, lanciagranate, fucili di precisione e così via sono solo armi temporanee, nel senso che Kay può raccoglierle e utilizzarle, ma non riporle in qualche fondina o borsa. Oltre a donare un certo realismo, questa meccanica spinge il giocatore a valutare bene il proprio approccio man mano che si presentano situazioni diverse. Oltre al suo immancabile blaster, Kay ha con sé due gadget essenziali: il Connettore e l’Apricodici. Il primo permette di scassinare serrature di bauli e porte, tramite un simpatico minigioco ritmico. L’altro invece permette di violare terminali e computer, attravrso un minigioco di hacking, accedendo così alla possibilità di manomettere torrette, scudi energetici e altre funzioni. Un parte essenziale dell’esperienza nell’opera di Massive sono i viaggi stellari, a bordo della Trailblazer. Questa nave funge da vero e proprio hub, dove si può potenziare l’equipaggiamento, cambiare abbigliamento, gestire gli incarichi e ovviamente decollare verso nuovi mondi. Una volta seduti al posto di comando, si può avviare il decollo in qualunque momento e attraverso una suggestiva sequenza senza stacchi, la nave prenderà il volo e arriverà nello spazio perfettamente pilotabile, mascherando i caricamenti con l’attraversamento di una coltre di nubi e dando l’illusione di un universo vasto e complesso. Le orbite dei vari pianeti sono delle vere e proprie macro-aree liberamente esplorabili, con attività da svolgere, tesori da recuperare, relitti abbandonati da saccheggiare e stazioni spaziali dove poter atterrare, in cerca di nuove opportunità. Le fasi a bordo dell’astronave sono particolarmente ben inserite e si amalgamo perfettamente con il resto dell’esperienza di gioco, dando vita ad ardite fughe tra ammassi di asteroidi o violenti battaglie in perfetta armonia con l’essenza di Star Wars. Dal punto di vista tecnico, Star Wars Outlaws convince ma non stupisce. Il colpo d’occhio risente di texture non sempre definite e di un pop-in piuttosto frequente, con in più volti dei personaggi dalle animazioni facciali non proprio espressive. In generale, manca quel tocco di classe che ci si aspetterebbe da una produzione così importante e, se giocato in modalità Prestazioni a 60 fps (non sempre fissi), la risoluzione dinamica sembra tendere fin troppo spesso ai 720p che non ai 1080p, con risultati che si possono facilmente immaginare. Il nostro consiglio, se si riesce a rinunciare ai 60fps, è di optare per la modalità Qualità a 30 fps, se non altro per godere di una risoluzione più elevata e di un colpo d’occhio complessivamente più solido e meno “slavato”. Il recente aggiornamento ha migliorato qualcosa a livello di glitch e stabilità del frame-rate, ma è indubbio che questo è il problema più grande della produzione. Più solido invece il comparto audio, con una colonna sonora orchestrale di prim’ordine che riprende e rielabora con maestria i temi classici di John Williams, effetti sonori curati e un doppiaggio in inglese di prim’ordine, anche se spiace non trovare quello in italiano per un titolo di così forte richiamo. Tirando le somme, Star Wars Outlaws è l’esperienza che ogni fan di Star Wars dovrebbe vivere. L’opera di Massive è una lettera d’amore verso la saga, eccellendo nel proporre un’avventura ricca e variegata, tessuta perfettamente all’interno di una storia più ampia. Il titolo non risulta perfetto, con bug e glitch che compromettono l’IA dei nemici, rendendo gli scontri a volte sbilanciati. Ma mai come adesso questa Galassia ha preso vita in una veste così ricca. A noi, da vecchi fan della saga, il titolo è piaciuto e se anche voi amate l’universo di Guerre Stellari cosa aspettate? Acquistatelo senza alcun dubbio. Non ve ne pentirete.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica:8
Sonoro: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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YouTube lancia “Ask Music” e con l’IA crea playlist a misura di utente

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Google sta portando l’esperienza musicale a un livello del tutto superiore e innovativa con il lancio di “Ask Music”, una funzionalità basata sull’intelligenza artificiale che trasforma richieste di testo in playlist personalizzate. Stando agli utenti che hanno già provato la novità, come il sito 9to5google, dietro alla possibilità di ricevere liste di canzoni specifiche c’è Gemini, l’intelligenza artificiale di Google già presente come app per gli smartphone e integrata nei dispositivi mobili Pixel. Il funzionamento è simile a ciò che accade quando si chiede ad chatbot di generare un testo o una foto: si entra nell’app di YouTube Music, si apre la finestra di conversazione con Ask Music, e si inserisce un testo che identifica il genere di musica preferito. “La funzionalità appare come una scheda viola nel feed principale” scrive 9to5google. “Toccando l’icona si avvia un’interfaccia di chat a schermo intero con la possibilità di inserire poche parole o intere frasi”. In pochi istanti, viene creata una playlist su misura, completa di un titolo che descrive l’atmosfera o il genere desiderato. Sebbene Google non lo specifichi, la presenza dell’icona a scintilla, tipica del suo modello di intelligenza artificiale più avanzato, Gemini, suggerisce che sia proprio quest’ultimo a guidare la nuova funzionalità. Grazie all’IA, “Ask Music” è in grado di comprendere sfumature linguistiche complesse e di interpretare concetti astratti come “nostalgia” o “energia”. Per ora, la piattaforma è disponibile per gli abbonati a YouTube Premium su dispositivi Android. Tuttavia, 9to5google prevede un’espansione nel corso dell’anno. Insomma, da adesso in poi trovare la musica più adatta al proprio umore, al proprio evento o semplicemente che si desidera ascoltare in quel preciso momento è davvero molto semplice. Basta chiedere e l’IA si preoccuperà per noi di procurare quanto chiesto. Ovviamente più saremo accurati e maggiormente preciso sarà il risultato finale.

F.P.L.

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Castlevania Dominus Collection, una vera perla per gli amanti della saga di Konami

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Castlevania Dominus Collection è senza ombra di dubbio un vero e proprio pezzo da collezione per gli appassionati della serie dedicata alla lotta contro il malvagio Dracula. Questa raccolta, in particolar modo, offre un viaggio nel cuore di uno dei franchise più iconici di Konami ed è disponibile su PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e Steam. Il titolo include tre classici della serie Castlevania originariamente pubblicati per Nintendo DS, e sono: Castlevania: Dawn of Sorrow (2005), Castlevania: Portrait of Ruin (2006) e Castlevania: Order of Ecclesia (2008). A completare il pacchetto, troviamo due titoli bonus: Haunted Castle, la versione arcade di Castlevania, e Haunted Castle Revisited, una versione reimmaginata e ridisegnata del classico arcade con musiche riarrangiate, grafica migliorata e una giocabilità anch’essa più smart e meno legnosa. Il cuore pulsante di Castlevania Dominus Collection ovviamente risiede nei tre titoli principali per Nintendo DS, che rappresentano il periodo di massimo splendore della serie nella sua incarnazione portatile. Ognuno di questi giochi infatti è unico nel suo approccio al gameplay, ma tutti condividono quella particolare atmosfera gotica e quel livello di sfida che i fan della serie hanno imparato ad apprezzare fino in fondo. Dawn of Sorrow riprende la formula di Aria of Sorrow per Game Boy Advance, aggiungendo un sistema di magia basato sui simboli e un’ambientazione ricca di dettagli. Portrait of Ruin si distingue per la sua meccanica di gameplay a coppie, dove il giocatore può alternarsi tra due personaggi con abilità uniche, mentre Order of Ecclesia introduce un sistema di combattimento innovativo e una protagonista femminile, Shanoa, che utilizza glifi magici per sconfiggere i mostruosi antagonisti. Castlevania Dominus Collection non si limita a riproporre i giochi così come erano, ma offre una serie di opzioni che rendono l’esperienza di gioco più accessibile e moderna. La funzione di riavvolgimento, ad esempio, permette di tornare indietro nel tempo in caso di errore, una manna dal cielo per affrontare i momenti più difficili senza dover ricominciare da capo. Il quick save e il load-game sono disponibili in ogni momento, rendendo possibile salvare i progressi anche nei momenti più intensi. Inoltre, il layout dei controlli e il display per il dual screen, caratteristico dei giochi per DS, sono completamente personalizzabili, permettendo al giocatore di adattare l’esperienza alle proprie preferenze. Insomma, un bel insieme di cose per rendere l’esperienza più accessibile a tutti.

Come già accennato Castlevania Dominus Collection,oltre ai tre giochi principali, Haunted Castle e Haunted Castle Revisited, due titoli che offrono un diverso tipo di sfida rispetto ai classici per DS. Haunted Castle è la versione arcade di Castlevania, un gioco che, pur nella sua semplicità, rappresenta una parte importante della storia della serie in quanto la versione arcade classica rappresenta una vera e propria sfida per tutti coloro che cercano un intrattenimento difficile e appagante. La versione Revisited, invece, è una reinterpretazione moderna, con grafica aggiornata e un gameplay migliorato che garantisce una nuova prospettiva su un classico del passato. L’esperienza è sicuramente più accessibile della versione arcade, ma poter arrivare allo scontro con Dracula e poter salvare la sposa non è mai stato così avvincente. Insomma, con queste versioni di Haunted Castle, anche i giocatori di vecchia data potranno tornare indietro nel tempo e rivivere l’esperienza vissuta nel 1987. Castlevania Dominus Collection, essendo un titolo dedicato agli amanti della saga, offre anche una ricca modalità galleria, dove i giocatori possono esplorare artwork inediti, bozzetti di sviluppo, istruzioni e packaging originali. L’enciclopedia inclusa è un compendio completo ed esaustivo che contiene dati su nemici, equipaggiamenti, oggetti e altro ancora, rendendola una risorsa preziosa per chi vuole immergersi completamente nell’universo di Castlevania. Infine, il lettore musicale integrato permette di ascoltare tutte le tracce audio originali dei singoli giochi e di creare playlist personalizzate con i propri brani preferiti, un tocco di classe che aggiunge ulteriore valore alla collezione. Castlevania Dominus Collection è indubbiamente un prodotto di nicchia, destinato al novanta per cento ai fan della serie e a coloro che hanno già avuto modo di apprezzare questi giochi all’epoca della loro uscita originale. Tuttavia, l’ottimo lavoro di porting, le opzioni di personalizzazione e i contenuti aggiuntivi rendono questa collezione interessante anche per chi si avvicina alla serie per la prima volta. Va detto che, nonostante la qualità dei giochi, il peso degli anni si fa sentire. Le meccaniche di gioco, per quanto ancora solide e divertenti, possono apparire datate a un pubblico abituato a standard più moderni. Tuttavia, è proprio questa fedeltà all’originale che renderà felici i puristi, che potranno rivivere le stesse emozioni di un tempo senza compromessi. Tirando le somme, Castlevania Dominus Collection dimostra ancora una volta quanto la serie sia riuscita a lasciare il segno sui vari sistemi operativi in cui si è manifestata. Resta di certo l’amaro in bocca per la mancanza di un nuovo capitolo da ormai dieci anni, senza contare che non si ha ancora notizia di una riproposizione del memorabile Symphony of the Night al pubblico, ma i tre capitoli per Nintendo DS qui proposti sono ancora oggi favolosi da giocare. Che si voglia rivivere l’esperienza intransigente degli originali o che si preferisca utilizzare i miglioramenti di qualità della vita rappresentati dalla possibilità di riavvolgere il tempo e di salvare in ogni momento, in ogni caso Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin e Order of Ecclesia sono capaci di garantire decine di ore di intrattenimento di altissima qualità, permettendo anche a chi non li aveva giocati negli anni 2000 di scoprire tre videogiochi che rappresentano eccellenze assolute. Provatelo, scoprite se non lo avete mai fatto l’incredibile profondità della serie e provate a battere i giochi senza gli “aiutini” per un’ esperienza indimenticabile.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino lise

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