Ascoltami


di Loredana Leonardi

 

Incontri una persona . Ti chiede come va e tu inizi a raccontare, ma dopo qualche minuto lei ti blocca a comincia a raccontare di sé.  Una scena frequente, una situazione comune, a cui non facciamo nemmeno più caso. Siamo bombardati di parole. Parole che ci arrivano dalle altre persone, dalla radio, dalla tv.  Eppure le parole ci toccano superficialmente, scivolano via.  Le verità è che nella nostra società si sta perdendo la capacità di ascolto. I ritmi frenetici, i minuti contati,  il lavoro, gli impegni, non consentono di avere l'attenzione necessaria per ascoltare gli altri.  Ascoltare richiede impegno, disponibilità, tempo.  E poi ognuno di noi ha un desiderio spasmodico di aprirsi, confidarsi,  parlare, parlare,  perché trovare chi ti ascolti è sempre piu' difficile.  E quando accade di parlare con qualcuno,  si fa fatica a starlo a sentire, perchè l'urgenza di parlare di se stessi è piu' forte.  Siamo una società che sta affidando l'espressione delle sue emozioni alla scrittura.  Ma non alla scrittura profonda,  articolata, esaustiva del passato, ma ad un nuovo modo di scrittura, povero, stereotipato, inespressivo , insoddisfacente.  Quello di WhatsApp, degli sms, delle chat.  Comunicazioni stringate , scarne, che non richiedono più di attivare la capacità di ascolto.  Costantemente connessi, col pc e lo smartphone con migliaia di persone e non ne ascoltiamo neppure una. E nessuno ascolta noi.  Da tempo,  questo nuovo modo di non comunicare ha preso piede nei talk show, in molte trasmissioni tv, in cui ci dovrebbe essere un dibattito, una discussione,  e invece i protagonisti si tolgono la parola di bocca, urlano per sovrastare le parole degli altri, per zittirli.  E alla fine , tutti hanno urlato ma non ha parlato nessuno.  Nessuno ha ascoltato nessuno.  Viviamo costantemente in mezzo agli altri, al lavoro, nel tempo libero, nei locali, sulle spiagge, nei centri commerciali.  Ma gli altri ci passano accanto e non ce ne accorgiamo.  Ci parlano e non li ascoltiamo.  IO, IO, IO.  I Pad. I Phone.  Circondati da barriere invisibili, costituite dai mezzi tecnologici di moderna comunicazione , di cui non sappiamo più fare a meno; dai pensieri delle nostra affannosa vita quotidiana, viviamo in uno spazio in cui c'è posto solo per noi.  L'uomo è uscito dallo stato di ferinità , quando , dopo la scoperta del fuoco, imparò a radunarsi intorno ad esso con i suoi simili,  e a usare la parola per raccontare. E imparò ad ascoltare.  La civiltà è nata dalla capacità di ascolto.  I primi generi letterari dell'umanità erano orali;il mito, la fiaba, la favola. L'Iliade e l'Odissea erano poemi orali e milioni di persone per secoli, li hanno ascoltati, rapiti,  declamati dai rapsòdi ,  i cantori dell'antica Grecia.  E nei secoli successivi, fino a tempi non molto lontani, i cantastorie raccontavano di eventi passati e presenti ,  di personaggi fiabeschi e reali, alla gente radunata nelle piazze.  E ancora, fino all'avvento della tv, il radunarsi di sera, di famiglie, amici,  parenti per ascoltare le storie fantastiche o reali , che ognuno raccontava,  ha riempito la vita di intere generazioni.  Saper ascoltare è un 'arte e un dono.  Si impara a saper ascoltare.  Saper ascoltare è uscire dal proprio sterile egocentrismo e accogliere gli altri , arricchendosi con le loro parole, col racconto delle loro esperienze ed emozioni.  Ascoltare è dare e ricevere. E' una ricchezza infinita.  E la stiamo perdendo.  Proviamo a fare silenzio,  a spegnere il frastuono di parole vacue che ci assorda e non ci dice niente.  Allora potremo sentire la voce di chi ci parla.  E chi ci parla ascolterà noi.  E non saremo più soli nella folla, perchè ogni individuo di quella folla avrà un volto e una storia da raccontare.  Da raccontarci.