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Chiara Rai
Il centro Grassi Ariccia S.r.l. è sull’orlo della chiusura. Questa mattina i dipendenti del centro hanno manifestato sotto il Comune di Ariccia per chiedere al commissario prefettizio Enza Caporale di fissare un incontro tra il Comune e i vertici aziendali al fine di trovare un accordo che scongiuri la chiusura ed eviti che 80 famiglie possano ritrovarsi senza lavoro. I dipendenti sono stati ricevuti dal comandante dei Vigili Urbani e dal delegato all’Ambiente Brunori, ma per il momento nulla di fatto. L’amministrazione Cianfanelli ha avvitato nei confronti del Grassi la procedura di acquisizione al patrimonio del Comune, per quanto riguarda l’area dove si trova il centro. E, inoltre, sono state rilevati presunti abusi edilizi, quali tettoie e quant’altro. Nonostante sia pendente un ricorso al Tar che dovrà decidere sul futuro del Grassi, l’iter di acquisizione non è rimasto congelato. Ciononostante i lavoratori e il centro denuncino il fatto che, ai fini dell'acquisizione al patrimonio, mancherebbe il requisito della “pubblica utilità”. “La nostra è un’azienda all’avanguardia – dicono i dipendenti del Grassi – che utilizza le migliori tecnologie per tutelare l’ambiente. Senza la nostra azienda non ci sarebbe la raccolta gratuita di olio alimentare esausto nei Comuni dei Castelli Romani e gli scarti di macelleria, come quelli derivanti dalla lavorazione dei suini per la produzione di porchette, andrebbero nelle discariche già colme di rifiuti. La nostra azienda è sempre in prima linea per le emergenze sanitarie, come è stato per quella relativa alla cosidetta “mucca pazza”. Pertanto – concludono – non capiamo perché l’amministrazione di centro-sinistra di Ariccia, che sarebbe dovuta essere sensibile ai problemi occupazionali, soprattutto in questo periodo di profonda crisi economica che coinvolge milioni di famiglie, ha innescato un procedimento che potrebbe portare alla chiusura di un’azienda rispettosa dell’ambiente, nella quale e grazie all’indotto che ruota intorno ad essa lavorano più di ottanta persone che danno così sostentamento ad altrettante famiglie, procedimento condotto senza mai cercare, come sarebbe opportuno per un’amministrazione dialogante, un accordo per la tutela di tanti posti di lavoro”.
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