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Chiara Rai
E’ mancato soltanto un lungo tappeto rosso adagiato sopra le zolle di terra smossa per evidenziare la passerella politica calcata la mattina del 30 marzo in occasione della seconda “posa della prima pietra” dell’ospedale dei Castelli, ribattezzato, in più occasioni, “ospedale fantasma”. Stesso fotofinish del 6 marzo 2010, quando lo “struscio politico” si avviava verso il palco a baldacchino dove vi salirono sopra l’allora vicepresidente della Regione Esterino Montino, Bruno Astorre (Pd), il sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli e il direttore della Asl RmH Alessandro Cipolla. Di questi volti ieri, si sono riproposti Astorre, Cipolla e Cianfanelli che nel frattempo ha perso la fascia ed è rimasto tra il pubblico senza salire sul podio. In pole position la presidente della Regione Renata Polverini e gli assessori regionali Luca Macotti e Marco Mattei e i sindaci di Albano e Marino. Al posto di Cianfanelli, il commissario prefettizio Enza Caporale insediatasi da pochi giorni a seguito della sentenza del Tar che ha annullato le operazioni elettorali di Ariccia. I volti, certamente più tesi rispetto a due anni fa, nel riproporre un ritornello che agli occhi dei cittadini appare ai limiti del ridicolo. Non c’era la stessa banda musicale del 2010, ma solo una musica new age di sottofondo che ha scandito i vari interventi minacciati dall’ombra di una sanità castellana giunta ormai al capolinea. Mille e 8 giorni è il tempo che rimarrebbe per il completamento di un travaglio iniziato 13 anni fa. Sessantacinque milioni è l’importo di appalto del primo lotto su un totale di 120 milioni di euro. In mezzo alla terra, uno splendido plastico, quello sì terminato, che fa capire l’imponenza dell’ospedale: tre piani con 285 posti letto tra cui 260 degenze, 59 day hospital, 20 solventi, 8 sale operatorie e 3 sale parto. Quasi la metà dei posti letto dell’altro sogno da realizzare in “project financing” denominato “policlinico dei Castelli” arrivato alla soglia di decollo sotto la giunta Storace. Poi più nulla, arrivò il centrosinistra e l’iter fu riavvolto in favore del Nuovo ospedale, inteso come struttura pubblica. E malgrado le aspettative dei fautori di questo secondo progetto, secondo indiscrezioni, l’opera potrebbe essere un prodotto misto pubblico-privato. E quindi si saranno persi 13 anni e si sarà ritornati all’idea primordiale partorita dal centro destra. Anche perché, come si può pretendere di spendere milioni e milioni (perché è chiaro che si supererà il tetto di 120 Mln) di euro con una sanità del Lazio commissariata a causa di circa 1,7 miliardi di debiti che hanno portato ad un piano di razionalizzazione irragionevole agli occhi dei cittadini. Anche oggi hanno parlato di un’opera, lo dissero allora e l’hanno ripetuto oggi, senza colori politici come ha sottolineato Astorre, “ma doverosa nei confronti della popolazione locale. Adesso – ha aggiunto il consigliere Pd – dopo le operazioni di rilievo archeologico e la bonifica per liberare l'area da ben 400 residui bellici, inizia la costruzione e speriamo che la Regione riesca a prorogare il direttore dei lavori affinché possa rimanere sul cantiere”. Polverini ha sottolineato il fatto che si da concretezza a un opera rimasta per troppo tempo in sospeso, “ci sono stati problemi seri – ha detto la governatrice – nella gestione del rapporto tra la Regione, che è commissariata in ambito sanitario, e i ministeri vigilanti. La mia amministrazione ha cercato di portarlo avanti e oggi si apre la fase operativa di una struttura all’avanguardia”. Purtroppo c’è una considerazione, in tutta questa storia, che non può essere tralasciata. Purtroppo, mentre si aspetta la futura struttura all’avanguardia i pronto soccorso nei nosocomi castellani hanno toccato il fondo. Bloccate le assunzioni, scaduti i contratti. Alcuni ospedali, come Ariccia, ridotti addirittura a contenitori e snaturati della loro mission: la riabilitazione dei malati di polio e post polio. Purtroppo nonostante questo ennesimo grande clamore, ne dovrà passare di acqua sotto i ponti prima di vedere la struttura in funzione. E sinceramente il pensiero vola a tutti quei cittadini che in questo momento si trovano in attesa da ore di essere assistiti, ai malati che vengono trasferiti a destra e a manca perché gli ospedali scoppiano. Alle donne in gravidanza che presto non sapranno più in quale ospedale del distretto RmH potranno partorire in serenità. Alle persone in barella nei corridoi, ai famigliari in lacerante attesa. Significative a riguardo le parole del sindaco di Genzano Flavio Gabbarini: “Il fatto positivo è che c’è sinergia tra Asl e Regione nell’attuazione di questo primo lotto. A quanto ci è dato sapere il cantiere durerà mille e otto giorni – dice Gabbarini – speriamo non mille e ottocento. Comunque, che siano 4, 5, o 10 anni, la Regione deve fare uno sforzo e assumere a tempo indeterminato le persone che hanno il loro contratto in scadenza al fine di mantenere, perlomeno, il livello minimo di efficienza e di sicurezza nei servizi”. Anche il direttore sanitario Asl RmH Amedeo Cicogna ritiene positiva questa ripresa d’iniziativa: “E’ senz’altro un obbiettivo a cui dobbiamo tendere – ha detto Cicogna – per razionalizzare la sanità del territorio. E’ un evento importante che mi auguro sia decisivo per quanto riguarda la continuità dell’opera. Purtroppo, attualmente, siamo in una situazione di gravissima sofferenza, i servizi hanno risentito del blocco delle riassunzioni e se non ci sbrighiamo a fare l’ospedale, rischiamo, paradossalmente, di non avere più personale da metterci dentro”.
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