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ARICCIA, FEBBRE DA ROCK: ARRIVA MAX ARDUINI & THE BANDITHS

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Tempo di lettura 4 minuti Il concerto evento per la presentazione del nuovo album “Patchwork”

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Redazione
 
Ariccia (RM) – In occasione della presentazione del nuovo album di Max Arduini “Patchwork”, che avverrà sabato 15 febbraio ad Ariccia al Teatro Bernini, abbiamo intervistato il cantautore ravennate.

Presenterai il tuo nuovo album “Patchwork”, cosa vuoi comunicare con questo disco?
Ci saranno diverse novità rispetto ai precedenti album, soprattutto negli arrangiamenti e  per Ariccia verrà stampato un EP dal titolo: Patchwork Playing – Limited Edition/ Extended Play. Conterrà tre tracce dell’album Patchwork e due rarities, pianoforte e voce, solo per l’EP di Ariccia.
Le mie esibizioni comunicano sempre una certa aria informale e questo nuovo lavoro mi darà l’opportunità di inoltrarmi in argomenti a me molto cari.
 
Come si intitolano le due rarities?
“Un sordo mormorio” e “Arlecchino noir” e le proporrò da solo sul palco senza i BandHits. Dovevano far parte del precedente album ma rimasero in archivio e così ho pensato di regalarle a chi  acquisterà un album dei miei precedenti .

Da cosa nasce il titolo “Patchwork”?
Patchwork è la sintassi del mio attuale operato: la ricerca continua del manipolare sinonimi senza mai voltarmi a guardare dove finiscono quelle idee che non fanno in tempo a diventare qualcosa di musicabile. Il Patchwork è un manufatto composto da differenti colori in tessuto, cuciti tra loro come l'abito di Arlecchino o il quilt scozzese e, quindi, la sua  trama diventa efficace solo se ciò che scrivi possiede un continuum preciso di progetto, una saldatura di logiche, una storia con tanti colori.
 
C’è un brano in particolare al quale sei legato? Se si, quale e perché?
Sono legato a molte canzoni che ho scritto, potrei citarne tante ma sono tutte figlie mie e diventa difficile scegliere quando si ama quel che si fa. Quando termino una composizione il primo istinto è quello di pensare già alla prossima ma se devo sceglierne una, direi “La settima casa” che mi ha dato tante soddisfazioni negli
anni ed è anche il brano più conosciuto del mio repertorio. Come dico spesso con il dovuto rispetto: La settima casa sta a me come Piccolo grande amore sta a Baglioni.
 
Nel 2012 hai pubblicato il disco “VIVOinPratiCANTATO, si tratta di una denuncia nei confronti della società?
Mi piaceva giocare con le parole, c’è quel CANTATO che la dice lunga. Una parola unica che cela più significati ma quello che volevo centrare sono le difficoltà che un artista incontra per emergere. Diciamo che VIVOinPratiCANTATO è il prequel del prossimo Patchwork: un artista che dopo anni di gavetta riesce a mettere insieme varie esperienze cucendole tra loro. È un collegamento continuo perché, assieme al prossimo album formerà una trilogia che chiude quella filosofia che accompagna la mia creatività.

Quale filosofia?
Dovremo aspettare il completamento della trilogia per comprendere pienamente quello che voglio dire.
 
Ti reputi un cantautore “impegnato”, che, attraverso le sue canzoni, vuole trattare temi sociali?
Essere un cantautore impegnato è ciò a cui aspiro. La mia formazione artistica parte da lontano, attraversa il rock, il blues nei primi anni adolescenziali per poi approdare alla melodia dei cantautori. Nelle mie composizioni racconto storie che nel panorama musicale di oggi risultano forse obsolete e un po’ demodè.
La scrittura diventa utile se condivisa ma è ancora più stimolante lasciare dietro di te una sorta di messaggio sempre attuale. Non amo il luogo comune e difficilmente ripeto un argomento quando scrivo. La storia ci fornisce un materiale inesauribile e sarebbe un peccato non poterlo mettere in  musica.

A tal proposito nel singolo “Api” che apre il nuovo album parli di cassa integrazione..
Api è una canzone nata in un pomeriggio. Alcune mie scritture sono rimaste anche anni nel cassetto in attesa di una partitura ma questa batte le tempistiche a cui sono abituato.Ero in treno e leggevo l’inserto de ”IlSole24Ore” che titolava “..E se le Api non volano più?”. L’articolo era molto interessante perché evidenziava l’importanza dell’impollinazione e dell’allarme estinzione. Sono rimasto molto colpito dall’idea che senza Api non esisterebbe la vita che conosciamo. Ho piegato l’angolo della pagina per riprenderla in seguito ed ho continuato la lettura del quotidiano. L’articolo successivo parlava per l’ennesima volta della situazione dei cassaintegrati ed ho improvvisamente percepito il nesso dei due tabella. Se tutti gli operai verranno messi in cassa integrazione come le Api, ronzare non farà più rumore!Ho scritto così la bozza del testo sul treno ed a casa è nata “API” che oggi reputo una  canzone sorprendente, ne sentirete parlare appena uscirà in radio.

“E’ Ravenna” è dedicata alla tua città di origine, un modo per non dimenticare mai le proprie origini?
Un modo per valorizzare la Romagna nella sua totalità. Molti da anni assaltano la Romagna come una regione di brandine, ombrelloni, piadina e divertimenti notturni mentre io credo che abbia una cultura importante. Se valorizzata, aprirebbe opportunità di lavoro anche per i giovani. L’ho scritta anche pensando all’esilio di Dante Alighieri ed al fatto che Ravenna è candidata a diventare capitale europea della cultura nel 2019.

C’è un cantante col quale ti piacerebbe collaborare?
Non saprei, ci sono tanti bravi artisti affermati ma forse mi piacerebbe duettare con qualche interprete sconosciuto come già ho fatto in passato.

Qual è un tuo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe molto che un regista apprezzasse le mie canzoni per farne la colonna sonora di un suo film.

Hanno chiuso DEMO il programma radiofonico su Radio1 Rai di Michael Pergolani e Renato Marengo, cosa ne pensi?
La disoccupazione giovanile in Italia è schizzata al 41,6%! Chiudere un programma come DEMO significa togliere anche la speranza alle nuove generazioni che in molti casi, grazie a Michael Pergolani e Renato Marengo hanno potuto coltivare ancora il mestiere di musicista.  Io devo molto a Michael e Renato e dico solo: Non togliete la possibilità di esprimersi a chi ancora investe nella creatività!
 
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Al momento sono impegnato al Coffee Studios di Roma con Francesco Caprara per l’uscita di  “Patchwork” e con RadiciMusic vogliamo curare anche il confezionamento dell’album e il Booklet interno. Certo è che, fino a quando non avremo archiviato il progetto “Patchwork” non mi dedicherò ad altro se non alla mia consueta scrittura.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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