ARICCIA, ELEZIONI: ECCO PERCHÉ EMILIO TOMASI ESCE DAL GRUPPO CONSILIARE DEL PD

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di Chiara Rai

Ariccia (RM) – L’avvocato Emilio Tomasi, consigliere comunale di Ariccia, ha dichiarato di non condividere più l’azione politica dell’amministrazione criticando, tra l’altro una presunta mancanza di trasparenza nell’azione di governo. Tomasi ha annunciato la fuoriuscita dal gruppo consiliare del Pd. Il quotidiano L’Osservatore d’Italia ha voluto saperne di più e per questo motivo ha intervistato il diretto interessato

Avvocato Tomasi, una bella burrasca nell’ultimo Consiglio comunale. Perché è uscito dal Pd?
Una burrasca già annunciata dal bollettino meteo. Sono circa due anni che si tengono consigli comunali con frequenza ridotta e indetti in seconda convocazione. Evidentemente il malessere era presente da tempo ma non si è voluto vedere. Alcune politiche urbanistiche ed il piano finanziario del nuovo appalto per la raccolta differenziata passate al vaglio del consiglio comunale, avevano infatti già provocato la manifestazione di un nostro aperto dissenso. Nell’ottica di segnare il passo, più recentemente, abbiamo condiviso la candidatura a sindaco di un amico che aveva sostenuto molte delle censure sopra svolte anche in Consiglio Comunale, e che nel partito aveva contestato la regolarità del tesseramento, tanto da costituire un’associazione alternativa. Purtroppo il partito, per cristallizzare la candidatura, prima ci ha chiesto di votare in Consiglio Comunale gli atti di speculazione urbanistica che avevamo motivatamente respinto e ciò prima della fine del mandato elettorale, poi ha inteso farci partecipare alle operazioni artatamente precostituite per eludere la naturale via delle primarie per la scelta del candidato sindaco, senza che però, in entrambi i casi, trovare il nostro assenso. Quando dico “operazioni artatamente precostituite per eludere la naturale via delle primarie” mi riferisco al fatto che si è voluto dare applicazione ad un articolo dello statuto pensato per l’ipotesi in cui la coalizione tutta avesse voluto non andare a primarie, cosa che non era stata affatto appalesata e che ha comportato una raccolta non contestuale sul territorio di firme che nessuno ha autenticato e che, stante il noto dissidio sentimentale tra il segretario del partito e la presidente del consiglio, è apparsa alla cittadinanza come “La guerra dei Roses”.In più, il fatto che il candidato sindaco si sia avvalso delle firme di quei tesserati di cui contestava la legittimità non è di certo edificante. Ad ogni modo, all’esito delle ricordate procedure, il partito ha proclamato l’unitarietà di una candidatura che però ancora oggi è ostaggio degli alleati del PD, i pasdaran dell’“uomo solo al comando”, i quali non intendono sciogliere la propria riserva sino al perseguimento dell’obiettivo (che probabilmente è sfuggito solo allo stesso candidato sindaco) di non realizzare alcuna discontinuità anche al costo di purgare le liste della coalizione dalle voci di dissenso. Tutte queste vicende ci hanno indotto a prenderne le distanze e ad uscire dal gruppo del PD.

Ritiene concreta l’ipotesi che il Comune di Ariccia venga commissariato?
In quest’ultimo anno, specie dopo aver palesato un forte dissenso avverso alcune scelte amministrative, ho ricevuto diverse pressioni per sfiduciare il governo cittadino. Il senso di responsabilità mi ha sempre suggerito di non prendere in considerazione tale ipotesi. Verifico, d’atro canto, che il numero di atti di dubbia legittimità/regolarità sottoposti al voto in consiglio (si vedano ancora un paio di punti all’odine del giorno dell’ultimo consiglio comunale) non fanno che aumentare.

Intende candidarsi alle prossime amministrative?
Sono e rimango a disposizione della Città, ma non senza condizioni. Intendo sostenere una candidatura indipendente e autonoma rispetto al passato. Una candidatura che sia promotrice di un progetto della Città che non tolleri alcun tentativo di inutile consumo del territorio, che voglia rigenerare le cubature dell’edilizia scolastica piuttosto che realizzarne altre, che voglia una viabilità che non comporti l’isolamento del nucleo storico della Città, che preveda la revisione delle norme tecniche di attuazione per l’intera area ex industriale, che voglia dare a tutti i cittadini pari opportunità di lavoro e di promozione nelle istituzioni cittadine, che promuova la collaborazione con i comuni viciniori anche per l’attrazione dei fondi europei e che aspiri ad un generale rilancio dell’economia della Città.


4) Qual è la squadra della Nuova lista civica della quale fa parte? Come si chiama?
Se il sostegno ed il plauso per le scelte fatte in questi giorni dovesse continuare, non esiterò a presentare una lista civica il cui nome potrebbe essere quello dato al gruppo consiliare appena sorto: “Alternativa Democratica”. Per realizzare i progetti a cui accennavo la squadra non può che essere autorevole e competente.

Cosa ritiene che abbia sbagliato Emilio Cianfanelli?
Il fatto che Lei mi domandi del sindaco di una amministrazione durata 10 anni e che volge naturalmente alla sua conclusione, mi convince ancor di più che nello neo candidatura non ci sia nulla di discontinuo. Ad ogni modo, in estrema sintesi posso dirLe che gli errori sono essenzialmente di tre generi: il primo, di carattere umano. Il ritenere che soltanto egli possa governare la Città di Ariccia, direttamente o tramite interposta persona. Cosa che va di pari passo con una spiccata autorefenzialità: ad esempio la differenziata al 70% non è un successo, il 99,99 lo è. Di certo è un risultato che hanno raggiunto i cittadini, nonostante un bando di gara che ha previsto un servizio di raccolta meno soddisfacente sotto molteplici punti di vista e privo di risparmi. Ai cittadini-contribuenti bisogna dire grazie!
Il secondo, di carattere politico. Il sindaco, al di là dei partiti politici che lo sostengono, nel corso di 10 anni ha completamente dissipato il notevole bagaglio di consensi del centro sinistra, giungendo nel 2011 a vincere di misura un ballottaggio grazie al favore di grossa parte dell’allora destra berlusconiana, senza mai averne voluto prendere atto. A ciò si aggiunga che, a parte i proclami, non si è mai preso cura di agevolare la nuova classe dirigente, per via della sindrome del Rex Nemorensis (ucciso dal successore). Chi ha espresso un dissenso motivato è stato sempre avversato e dileggiato. Il terzo, di carattere amministrativo. L’aver posto alla deriva, in questi ultimissimi anni, il progetto della tutela del territorio dagli insediamenti massivi non utili per la Città, il tutto nell’ombra della mai sventolata abbastanza bandiera della realizzazione dell’ospedale dei castelli romani. Ne sono esempio alcune operazioni urbanistiche che grazie al nostro mancato voto non sono passate in consiglio comunale ed altre che invece non siamo riusciti ad impedire.
A ciò va aggiunto, il non essersi curato dell’economia della città e dei bisogni più immediati dei cittadini, come la cura delle strade e del verde pubblico. A quest’ultimo proposito l’affidamento della manutenzione del verde è stato scorporato da quello dell’appalto per la raccolta rifiuti ed è pagato con la tassa patrimoniale dei cittadini ecco perché il servizio di raccolta dei rifiuti è apparentemente meno caro per il Comune.