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ARICCIA, ELEZIONI: ECCO PERCHÉ EMILIO TOMASI ESCE DAL GRUPPO CONSILIARE DEL PD

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Tempo di lettura 4 minuti “Operazioni artatamente precostituite per eludere la naturale via delle primarie”

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LEGGI ANCHE: ARICCIA: CONSIGLIO COMUNALE DI FUOCO ALL'OMBRA DEL COMMISSARIAMENTO

 

di Chiara Rai

Ariccia (RM) – L’avvocato Emilio Tomasi, consigliere comunale di Ariccia, ha dichiarato di non condividere più l’azione politica dell’amministrazione criticando, tra l’altro una presunta mancanza di trasparenza nell’azione di governo. Tomasi ha annunciato la fuoriuscita dal gruppo consiliare del Pd. Il quotidiano L’Osservatore d’Italia ha voluto saperne di più e per questo motivo ha intervistato il diretto interessato

Avvocato Tomasi, una bella burrasca nell’ultimo Consiglio comunale. Perché è uscito dal Pd?
Una burrasca già annunciata dal bollettino meteo. Sono circa due anni che si tengono consigli comunali con frequenza ridotta e indetti in seconda convocazione. Evidentemente il malessere era presente da tempo ma non si è voluto vedere. Alcune politiche urbanistiche ed il piano finanziario del nuovo appalto per la raccolta differenziata passate al vaglio del consiglio comunale, avevano infatti già provocato la manifestazione di un nostro aperto dissenso. Nell’ottica di segnare il passo, più recentemente, abbiamo condiviso la candidatura a sindaco di un amico che aveva sostenuto molte delle censure sopra svolte anche in Consiglio Comunale, e che nel partito aveva contestato la regolarità del tesseramento, tanto da costituire un’associazione alternativa. Purtroppo il partito, per cristallizzare la candidatura, prima ci ha chiesto di votare in Consiglio Comunale gli atti di speculazione urbanistica che avevamo motivatamente respinto e ciò prima della fine del mandato elettorale, poi ha inteso farci partecipare alle operazioni artatamente precostituite per eludere la naturale via delle primarie per la scelta del candidato sindaco, senza che però, in entrambi i casi, trovare il nostro assenso. Quando dico “operazioni artatamente precostituite per eludere la naturale via delle primarie” mi riferisco al fatto che si è voluto dare applicazione ad un articolo dello statuto pensato per l’ipotesi in cui la coalizione tutta avesse voluto non andare a primarie, cosa che non era stata affatto appalesata e che ha comportato una raccolta non contestuale sul territorio di firme che nessuno ha autenticato e che, stante il noto dissidio sentimentale tra il segretario del partito e la presidente del consiglio, è apparsa alla cittadinanza come “La guerra dei Roses”.In più, il fatto che il candidato sindaco si sia avvalso delle firme di quei tesserati di cui contestava la legittimità non è di certo edificante. Ad ogni modo, all’esito delle ricordate procedure, il partito ha proclamato l’unitarietà di una candidatura che però ancora oggi è ostaggio degli alleati del PD, i pasdaran dell’“uomo solo al comando”, i quali non intendono sciogliere la propria riserva sino al perseguimento dell’obiettivo (che probabilmente è sfuggito solo allo stesso candidato sindaco) di non realizzare alcuna discontinuità anche al costo di purgare le liste della coalizione dalle voci di dissenso. Tutte queste vicende ci hanno indotto a prenderne le distanze e ad uscire dal gruppo del PD.

Ritiene concreta l’ipotesi che il Comune di Ariccia venga commissariato?
In quest’ultimo anno, specie dopo aver palesato un forte dissenso avverso alcune scelte amministrative, ho ricevuto diverse pressioni per sfiduciare il governo cittadino. Il senso di responsabilità mi ha sempre suggerito di non prendere in considerazione tale ipotesi. Verifico, d’atro canto, che il numero di atti di dubbia legittimità/regolarità sottoposti al voto in consiglio (si vedano ancora un paio di punti all’odine del giorno dell’ultimo consiglio comunale) non fanno che aumentare.

Intende candidarsi alle prossime amministrative?
Sono e rimango a disposizione della Città, ma non senza condizioni. Intendo sostenere una candidatura indipendente e autonoma rispetto al passato. Una candidatura che sia promotrice di un progetto della Città che non tolleri alcun tentativo di inutile consumo del territorio, che voglia rigenerare le cubature dell’edilizia scolastica piuttosto che realizzarne altre, che voglia una viabilità che non comporti l’isolamento del nucleo storico della Città, che preveda la revisione delle norme tecniche di attuazione per l’intera area ex industriale, che voglia dare a tutti i cittadini pari opportunità di lavoro e di promozione nelle istituzioni cittadine, che promuova la collaborazione con i comuni viciniori anche per l’attrazione dei fondi europei e che aspiri ad un generale rilancio dell’economia della Città.


4) Qual è la squadra della Nuova lista civica della quale fa parte? Come si chiama?
Se il sostegno ed il plauso per le scelte fatte in questi giorni dovesse continuare, non esiterò a presentare una lista civica il cui nome potrebbe essere quello dato al gruppo consiliare appena sorto: “Alternativa Democratica”. Per realizzare i progetti a cui accennavo la squadra non può che essere autorevole e competente.

Cosa ritiene che abbia sbagliato Emilio Cianfanelli?
Il fatto che Lei mi domandi del sindaco di una amministrazione durata 10 anni e che volge naturalmente alla sua conclusione, mi convince ancor di più che nello neo candidatura non ci sia nulla di discontinuo. Ad ogni modo, in estrema sintesi posso dirLe che gli errori sono essenzialmente di tre generi: il primo, di carattere umano. Il ritenere che soltanto egli possa governare la Città di Ariccia, direttamente o tramite interposta persona. Cosa che va di pari passo con una spiccata autorefenzialità: ad esempio la differenziata al 70% non è un successo, il 99,99 lo è. Di certo è un risultato che hanno raggiunto i cittadini, nonostante un bando di gara che ha previsto un servizio di raccolta meno soddisfacente sotto molteplici punti di vista e privo di risparmi. Ai cittadini-contribuenti bisogna dire grazie!
Il secondo, di carattere politico. Il sindaco, al di là dei partiti politici che lo sostengono, nel corso di 10 anni ha completamente dissipato il notevole bagaglio di consensi del centro sinistra, giungendo nel 2011 a vincere di misura un ballottaggio grazie al favore di grossa parte dell’allora destra berlusconiana, senza mai averne voluto prendere atto. A ciò si aggiunga che, a parte i proclami, non si è mai preso cura di agevolare la nuova classe dirigente, per via della sindrome del Rex Nemorensis (ucciso dal successore). Chi ha espresso un dissenso motivato è stato sempre avversato e dileggiato. Il terzo, di carattere amministrativo. L’aver posto alla deriva, in questi ultimissimi anni, il progetto della tutela del territorio dagli insediamenti massivi non utili per la Città, il tutto nell’ombra della mai sventolata abbastanza bandiera della realizzazione dell’ospedale dei castelli romani. Ne sono esempio alcune operazioni urbanistiche che grazie al nostro mancato voto non sono passate in consiglio comunale ed altre che invece non siamo riusciti ad impedire.
A ciò va aggiunto, il non essersi curato dell’economia della città e dei bisogni più immediati dei cittadini, come la cura delle strade e del verde pubblico. A quest’ultimo proposito l’affidamento della manutenzione del verde è stato scorporato da quello dell’appalto per la raccolta rifiuti ed è pagato con la tassa patrimoniale dei cittadini ecco perché il servizio di raccolta dei rifiuti è apparentemente meno caro per il Comune.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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