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Cronaca

AREZZO: È MORTO LICIO GELLI, EX VENERABILE DELLA LOGGIA MASSONICA P2

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Tempo di lettura 4 minuti Le sue condizioni di salute erano peggiorate negli ultimi due giorni

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di Angelo Barraco
 
Arezzo – E’ morto a 96 anni Licio Gelli, ex imprenditore legato alla loggia massonica “Propaganda 2”, meglio conosciuta come P2, che hanno fatto piombare l’Italia nel baratro dello scandalo agli inizi degli anni 80, che ha coinvolto fatti di cronaca eclatanti e che tutt’ora rimane avvolta da una fitta cortina di mistero. Gelli è morto nella sua storica residenza, Villa Wanda, che si trova ad Arezzo. Le sue condizioni di salute erano peggiorate negli ultimi due giorni. Era stato ricoverato alla clinica S.Rossore a Pisa e successivamente presso l’ospedale di Arezzo per poi essere dimesso ed essere portato a casa dalla sua famiglia. Cos’è la P2? Domanda che si sono posti milioni di italiani negli anni.
 
Per spiegare la storia della P2 dobbiamo partire dal 17 marzo 1981. Alle 9 di mattina di quel giorno un gruppo di ufficiali della Guardia di Finanza di Milano si reca presso gli uffici di una fabbrica di abbigliamento di Arezzo situata a Castiglion Fibocchi, nello stesso preciso momento altri ufficiali della Guardia di Finanza stanno compiendo la medesima operazione in un’azienda di Frosinone, contemporaneamente ad una suite dell’hotel Excelsior di Roma e a Villa Wanda. I Finanzieri eseguono le perquisizioni con un mandato firmato da due sostituti procuratori di Milano che stavano investigando su una serie di eventi che coinvolgevano Michele Sindona.
 
Ma chi è Michele Sindona? E’ il proprietario di una banca al centro di un’intricata vicenda di riciclaggio e finanziamento pubblico che coinvolge, oltre alla finanza e alla politica italiana, anche cosa nostra, il vaticano e i servizi segreti di altri paesi. Gli episodi su cui indaga la procura di Milano sono due, uno è l’omicidio di un avvocato, Giorgio Ambrosoli e che era stato incaricato dalla Banca D’Italia di far luce sugli affari che riguardavano la banca di Sindona, Ambrosoli muore nel 79 ucciso. Il secondo episodio è un finto rapimento avvenuto nell’agosto del 1979 quando Michele Sindona, messo alle strette dalla magistratura italiana e americana, finge un rapimento e si rifugia dai suoi amici di Cosa Nostra. Il suo ritorno a New York avviene due mesi dopo e si presenta con una ferita da arma da fuoco alla gamba, ma nessuno crede al rapimento. I sostituti procuratori però si imbattono spesso in Licio Gelli, imprenditore di Arezzo. Sindona per farsi credere si fa scrivere delle lettere di fiducia da amici e una di queste la scrive proprio Gelli, ma un altro dettaglio importante è che a sparare a Sindona è stato un medico, Joseph Miceli Crimi. Gli inquirenti trovano un biglietto Palermo-Arezzo che risale proprio ai giorni del “rapimento”.
 
Il dottore giustifica il viaggio dicendo che ci sta il suo dentista, ma non crede nessuno a questa giustificazione. In realtà ad Arezzo ci sta Licio Gelli. I sostituti procuratori si sono rivolti alla Finanza dando delle disposizioni precise, ovvero che non dovevano prendere contatto con nessuno e dovevano apparire improvvisamente sui luoghi da perquisire. L’operazione è coordinata dal colonnello Vincenzo Bianchi. L’operazione da esito negativo, non viene trovato niente da nessuna parte tranne alla ditta di abbigliamento di Castiglion Fibocchi. Fu trovata una valigia, una cassaforte che non si riesce ad aprire e la segretaria di Gelli dice di non avere le chiavi. Mentre è in corso la perquisizione Gelli chiama la segretaria, dice di fingere che sia suo padre e di darle del tu e chiede notizie della perquisizione. Chiede di uscire e di poter parlare ma non sa che sono sotto intercettazione così quando la signorina chiede di uscire i Finanzieri la bloccano, aprono la borsa e trovano le chiavi. Cosa viene rinvenuto all’interno della cassaforte? Un elenco di nomi. Sono tanti anche i documenti all’interno della valigia. Gli elenchi riguardano una loggia massonica segreta. E’ stato rinvenuto l’organigramma della loggia e la suddivisione in 17 sottogruppi, pagamenti delle quote, elenco degli iscritti, e le richieste di iscrizione. La loggia si chiama “Propaganda due” (P2).  I documenti sono scottanti e contengono elementi che riguardano la vita politica ed economica del nostro paese, ma anche criminale tutt’ora avvolta dal mistero. Ma ciò che rende quei documenti importanti sono i nomi che sono 962, tra essi vi sono 3 ministri, 67 politici di cui 44 parlamentari, 52 dirigenti ministeriali, 208 ufficiali delle forze armate, 18 alti magistrati, 49 banchieri, 120 imprenditori, 27 giornalisti. Molti soggetti presenti nella lista di Gelli hanno negato e tutt’ora negano la loro partecipazione alla loggia massonica o dicono che l’iscrizione sia avvenuta senza il loro consenso. Nell’elenco trovato dai Finanzieri è specificato che 49 affiliati si erano dimessi dalla massoneria e 22 invece erano passati ad altre logge. E’ stata inoltre avanzata l’ipotesi che l’elenco degli iscritti alla loggia non sia completo e a dare conferma di ciò sarebbe lo stesso Gelli in un’intervista rilasciata a “L’Espresso” il 10 luglio 1976 dove parla di 2400 iscritti, stranieri compresi. In un’altra intervista invece dice che quello rinvenuto è un “brogliaccio” e che il resto lo ha distrutto. 
 
In un doppiofondo della valigia della figlia di Gelli, nel 1982 fu sequestrato il “programma di rinascita nazionale o il Piano”. Il testo comprende modifiche di riforme costituzionali, ecco un estratto del testo:
 
1) L' aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema
2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.
3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti – anche alternativi – di attuazione ed infine nell'elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.
4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

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Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
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Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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