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di Gennaro Giardino
Nel corso della seduta del 29 ottobre 2014 è stata approvata a maggioranza dalla commissione agricoltura della Camera, la risoluzione (N. 8-00085) riguardante i danni causati all’agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita con particolare riferimento alla proliferazione dei cinghiali.
Il Movimento 5 Stelle ha depositato circa un anno fa una risoluzione inerente il medesimo argomento, elaborata grazie alla collaborazione di attivisti, di agricoltori, di esperti del mondo della ricerca, di amministratori locali e delle associazioni animaliste ed ambientaliste, di tutta la penisola, attraverso gli strumenti di partecipazione attiva consistenti in gruppi di lavoro su facebook, videoconferenze, nonché tramite incontri e riunioni.
Nelle nostre premesse, la tutela dell’agricoltura dai danni causati dalla fauna selvatica o inselvatichita che negli anni hanno assunto dimensioni allarmanti, con gravi ripercussioni che incidono inevitabilmente, oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole (in modo particolare di quelle medie e piccole) anche sull'equilibrata ed integrata coesistenza sostenibile tra attività umane e specie animali, in vaste aree del nostro paese.
Secondo alcune stime, le perdite economiche causate dalla fauna selvatica alle colture, la maggior parte delle quali riconducibili ai cinghiali, sono indicate, da alcune associazioni di categoria, in oltre 70 milioni di euro annui e che purtroppo raramente vengono risarciti per intero e in modo puntuale, benché tale diritto sia chiaramente riportato nella Legge 157 del 1992.
Inoltre, attività venatoria non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale, tantomeno può rappresentarlo un'estensione del periodo di prelievo o la sua concessione nelle aree protette. Anzi, la causa di questa sovrappopolazione di cinghiali è da ricercarsi nell’attività venatoria che ha determinato negli anni una destrutturazione della piramide delle classi di età, oltre che ad aver favorito la diffusione attraverso le introduzioni legali ed illegali di cinghiali non autoctoni, per le battute di caccia.
Gli unici metodi efficaci per il contenimento di questo fenomeno sono quelli di natura non cruenta (cioè che non prevedono l’abbattimento degli animali), come riportano i documenti elaborati da numerosi enti di ricerca, quali ad esempio l’ISPRA.
Tutti gli impegni presenti nella nostra risoluzione sono stati accolti nel testo unitario a dimostrazione del fatto che al M5S più che la “prima firma”, interessa ragionare nel merito delle problematiche per poter trovare delle soluzioni che vadano nella direzione del bene comune.
Tra questi, una maggiore sinergia con le regioni, le province autonome e l’ISPRA, l’immediato ristoro dei danni provocati dalla fauna selvatica agli agricoltori, lo scorporo del risarcimento dalla quota massima prevista per gli aiuti delle aziende agricole rientranti nel regolamento de minimis, la promozione di bandi per la realizzazione e la manutenzione di strumenti di prevenzione a difesa dei comprensori o delle singole proprietà, nonché per il controllo della fertilità dei suidi, il divieto di ogni ulteriore introduzione per fini venatori di esemplari di cinghiali su tutto il territorio nazionale, l’assunzione di iniziative normative volte ad introdurre una moratoria nei confronti dei debiti che i conduttori dei fondi hanno contratto nei riguardi della PA a seguito del mancato reddito causato dal danneggiamento alle colture e ad assumere opportune iniziative in sede europea al fine di riconoscere gli indennizzi per i danni provocati all’agricoltura dalle specie selvatiche.
Purtroppo molti di questi impegni sono stati “annacquati” dall’attuale Governo, con le parole “a valutare l’opportunità di”, ma ci auspichiamo comunque che questo esecutivo agisca immediatamente per risolvere queste situazioni che in molte aree del nostro paese sono diventate insostenibili.
Noi, da parte nostra, continueremo a vigilare sulla corretta applicazione di questi impegni!
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