Editoriali
Appropriazione indebita di attentato terroristico: Tajani rivendica l’attacco di Strasburgo come attentato contro l’Ue
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6 anni faon
Ai tempi felici in cui ancora esisteva il reato di vilipendio a pubblico ufficiale, – quello che oggi ci consentirebbe di toglierci dai piedi parecchi ‘maleducati’, bianchi, gialli, rossi o neri, non ha importanza, e di restituire autorità ai nostri tutori dell’ordine – durante il processo intentato contro un manifestante di piazza che aveva spernacchiato un sottufficiale dei carabinieri intervenuto con altri per ristabilire l’ordine pubblico, l’avvocato difensore chiese al carabiniere come, in tanto chiasso e confusione, avesse potuto discernere che la pernacchia era rivolta proprio a lui. Alla risposta del sottufficiale, l’avvocato se ne uscì con la frase: “Allora io l’accuso di appropriazione indebita di pernacchia vagante.” L’aula del tribunale – di Bari – fu scossa da una unica, potente, irrefrenabile risata, e l’imputato fu assolto, manco a dirlo.
Molte le analogie con la situazione di oggi, nella quale il presidente Tajani vuole a tutti i costi considerare l’attacco jihadista di Strasburgo come rivolto all’Unione Europea.
Comodo pretesto per continuare a difendere un organismo traballante e ai limiti della liceità, altro che padri fondatori! Tanti incominciano a chiedersi, visti i risultati, da dove siano spuntati così numerosi obblighi e pastoie per i nostri governi, e quali vantaggi ne possano aver ricavato i cittadini. Una delle ultime: dovremo importate 70.000 tonnellate di carne bovina dal Sudamerica, senza dazi, senza controlli, e certamente con tanti ormoni via siringa. Ce lo chiede l’Europa. Come anche l’Europa ci ha ‘chiesto’ di importare arance e ortaggi dal Marocco, latte dal Nord Europa, olio dalla Tunisia, con grave pregiudizio della salute nazionale e del lavoro dei nostri produttori. E via così.
Difendere l’indifendibile è diventato l’impegno H24 di Tajani. Anche se gli chiedi che ora è. Ti risponde che l’Europa è l’unica soluzione, che è la nostra casa, che la manovra è sbagliata, che danneggia i cittadini – ma non spiega perché – che è tutto da rifare; secondo lui e i suoi compagni di partito. Scherzi a parte, da quando Berlusconi stranamente si tace, o parla solo con Bruno Vespa al suo fianco – anche lui strenuo difensore dell’UE: ma perché certi personaggi fanno politica da giornalisti? Che scelga ciò che vuol fare – è il buon Tajani che si attiva per fare la ‘voce’ dell’ex cavaliere. Senza voler essere irriverenti, un po’ come quel personaggio che veniva in tv con un corvo – Moreno – finto a cui dava voce.
Dello stesso parere di Tajani è l’attuale presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti. Che ha ricevuto – ça va sens dire – la visita proprio del presidente dell’UE. Insieme hanno convenuto, secondo i media, che è proprio così: “L’Europa è la casa comune. Se la perdiamo, non ne abbiamo un’altra di riserva” ha detto Bassetti. Dimostrando ancora una volta, ove ce ne fosse bisogno, che la vocazione politica a certi livelli è molto più forte di quella spirituale. Poi, dopo il colpo al cerchio, uno alla botte: “Se l’Europa è la casa comune come l’avevano proposta i nostri padri” ha continuato il presidente della CEI “vuol dire che noi dobbiamo ancora mettere mattone su mattone per la sua costruzione.” Il che significa chiaramente che l’Europa è ancora all’anno zero, e che non è come l’avevano prevista i padri fondatori. Bella scoperta. Insomma, l’attentato di Strasburgo se lo litigano, e anche la Bonino inzuppa il pane, lei che vorrebbe “Più Europa”.
Noi invece, come tanti, di questa Europa siamo stufi, e soprattutto delle cifre enormi che costa alla nazione e ai cittadini – sono soldi nostri – e delle prevaricazioni economiche, giuridiche e politiche che ci impone, nel nome del nulla. Non crediamo che sia corretto che il destino della nostra nazione sia appeso all’umore di un Moscovici, che magari quel giorno ha ricevuto una telefonata da chi-so-io, e che la manovra per il rilancio della nostra economia debba essere bocciata. Siamo stufi anche dell’austerità, di questo volerci mettere sotto il tallone, di questo volerci far ripiombare al livello della Grecia, sotto l’ombra non ancora spenta della Merkel; quando invece Macron – inviato di Goldman Sachs, la banca dove per caso è stato assunto a suo tempo il figlio del professor Monti – dichiara di voler arrivare a sforare il 3% e forse anche il 3,5%. Ma no, il suo sforamento sarà considerato in primavera del 2019! Allora è chiaro che tutta questa manfrina è soltanto politica, contro l’unico governo possibile che non si prostri, o non prenda i soldi, dai gruppi lobbistici paramassonici al vertice della finanza mondiale.
Le famose tredici famiglie che detengono il 90% del denaro che circola al mondo, e che ogni giorno accumulano profitti incalcolabili, soprattutto sul nostro spread. Che d’altronde possono agevolmente controllare e pilotare, come hanno già fatto quando hanno costretto alle dimissioni Silvio Berlusconi. Già. L’ex cavaliere che oggi cavalca nella direzione opposta, è diventato amico di quelli che lo hanno ‘trombato’. Tutto per l’Europa, ma sempre, pare, secondo alcuni media, in vena di shopping fra i banchi di altre coalizioni politiche. Un Berlusconi, come riporta in prima pagina Il Fatto Quotidiano, “Graviano vide Berlusconi e il suo orologio”. Giuseppe Graviano, uno dei boss della mafia palermitana, l’ordinante, assieme a suo fratello Filippo, dell’assassinio di don Pino Puglisi. A loro si attribuiscono anche le uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Pare che già dal 1993 Cosa Nostra avesse deciso di appoggiare Forza Italia, e che, secondo il pentito Nino Giuffrè ed altri ‘collaboratori’, i fratelli Graviano fossero gli intermediari fra B. e Cosa Nostra. Ancora dalla prima pagina del Fatto, dal verbale di Brusca: “Nel 1995 Messina Denaro mi disse che Giuseppe gli aveva raccontato i suoi vertici con B.” Il resto – sarebbe troppo lungo – lo lasciamo alla cronaca di quegli anni.
Tornando con i piedi per terra, che fine farà la nostra manovra finanziaria, l’unica, checché se ne dica, che può far ripartire l’economia in Italia? Quella manovra invisa alle sinistre, proprio per questo? Invisa alle Cassandre, ai corvi, agli avvoltoi a cui non va bene niente, neanche un po’ di etica civile e istituzionale? Tradendo il compito dell’opposizione, che deve vigilare, ma non andare contro gli interessi della nazione. Cosa che invece si fa quotidianamente, con l’avallo della tv di Stato, della quale aspettiamo ancora il ‘cambiamento’.
Roberto Ragone
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