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Roma

ANZIO: IL RICORDO DELLO SBARCO

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Tempo di lettura 2 minuti Nel convegno sono stati ricordati non solo i sucessi, ma anche gli errori commessi dagli alleati nella cittadina laziale

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di Silvio Rossi

Anzio (RM) – Coltivare la memoria significa innanzi tutto cercare di comprendere fino in fondo cosa è avvenuto, quali sono state le azioni degli attori delle vicende, chi ha commesso degli errori e perché. Non basta organizzare una rievocazione in fretta e furia per rendere giustizia ai protagonisti della storia.
Il comune di Anzio ha ben compreso la necessità di non trascurare i dettagli del racconto storico, in particolare nell’organizzazione delle celebrazioni per lo sbarco alleato avvenuto nelle coste della cittadina laziale.
Una settimana d’incontri, mostre, visite, tutte dedicate all’episodio che ha contribuito a cambiare drasticamente le sorti della Seconda Guerra Mondiale per quanto concerne il teatro delle operazioni italiane. Tra le varie iniziative che hanno colorato di grigio-verde le strade della città che diede i natali a Caligola e Nerone, il convegno organizzato da Comune e Museo dello Sbarco presso Villa Sarsina, ha messo in evidenza le luci, e alcune ombre che hanno caratterizzato l’azione alleata nell’inverno del 1944.
Il Generale Massimo Coltrinari ha ricordato la figura del generale John P. Lucas, comandante delle operazioni durante lo sbarco, ricordando come le forze messe a sua disposizione erano insufficienti per il compito richiesto. Nell’esposizione il generale ha esposto come, i rapporti contrastanti tra britannici e americani riguardo l’opportunità di spostare le forze nel mediterraneo, non gli ha permesso di avere più di due battaglioni (sarebbe stato opportuno averne il doppio), né la presenza dei mezzi di appoggio navale partiti subito dopo le operazioni di sbarco, condizioni che hanno determinato il blocco delle posizioni, e una battaglia durata oltre tre mesi con decine di migliaia di morti, che un attacco più deciso avrebbero risparmiato.
Proprio nel non aver avuto la forza di ribellarsi ai propri superiori sono partite le critiche del generale Coltrinari. Questa debolezza è costata la vita a molti suoi sottoposti.
Anche il professor Giancarlo Ramaccia ha messo in evidenza le incertezze degli alleati nell’operazione Shingle, innanzi tutto nella scelta del punto in cui attraccare, definendo più opportuno, per sconfiggere le difese tedesche organizzate nella linea Gustav, uno sbarco più vicino alle linee nemiche, nei pressi di Terracina. Deficitaria era, per gli alleati, anche la comunicazione, che ha messo in seria difficoltà i reparti sbarcati, salvati solo dall’azione dell’aeronautica e dalle informazioni che giungevano dalla resistenza dei partigiani, che a loro volta però erano profondamente divisi nel loro interno tra i fedeli alla corona e i convinti repubblicani.
Le manifestazioni collegate alla rievocazione dello sbarco, che da molti anni impreziosiscono Anzio, sia per il contenuto dei convegni, sia per l’importanza degli ospiti (nel 1994, in occasione del cinquantesimo anniversario, è stato ospitato l’allora Presidente americano Bill Clinton), hanno avuto il culmine il 25 gennaio, con la rievocazione dello sbarco con mezzi anfibi e sorvolo di aerei, e terminerà domenica 1 febbraio con un convegno storico sul contributo statunitense nella ricostruzione italiana post bellica.

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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