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di Angelo Barraco
“La vita, la sventura, l'isolamento, l'abbandono, la povertà, sono campi di battaglia che hanno i loro eroi, eroi oscuri a volte più grandi degli eroi illustri” scrisse Victor Hugo nel 1862 ne “I Miserabili”. Un lapidario quadro prospettico che descrive perfettamente i drammi esistenzialistici a cui è sottoposto costantemente l’essere umano –indipendentemente dal periodo storico- che mirano ad un crescente cambiamento culturale che però genera una discrasia evidente tra principi evolutivi esistenzialistici basati sulla cultura e l’intento unico di valorizzare lo status simbolo di un paese che dell’arte e di un certo tipo di approccio alla vita ha fortificato la propria colonna vertebrale, dall’altro lato invece si contrappone un’evoluzione sociale di tipo materialista che scardina notevolmente il valore e il peso che la cultura dovrebbe avere, lasciando spazio invece alla più totale deframmentazione degli ideali che costituiscono l’emblema di un costrutto societario. Lo sviluppo industriale ha indotto la società odierna ad un impoverimento di valori etici e morali, riducendo all’osso quelli che sono i fattori compassionevoli e altruistici per far spazio al materialismo che funge da sedativo costante per l’amor proprio. Ci ritroviamo tutti giorni a leggere sui giornali brutte storie di violenze domestiche in cui l’annullamento costante della vita non è l’esatta conseguenza di un fattore Darwiniano che induce un soggetto a reagire a suo simile per spirito di sopravvivenza dinnanzi al pericolo che incombe ma la maggior parte delle volte è la becera dimostrazione di supremazia di un soggetto che esercita violenza gratuita nei confronti di un altro suo simile. Atteggiamenti che sono il frutto di una società che è lo specchio di un proletario status quo che forzatamente e volutamente viene imborghesito dai cattivi esempi che imposti dai diversi canali di informazione e dai principi di classificazione mediante modelli volgarmente preposti e costantemente propinati e ostentati da mezzi d’informazione che non esitano a disinformare sui principi e sui valori che costituiscono lo sviluppo sociale. La società odierna dipinge dei modelli sociali e culturali spesso diseducativi dove l’informazione e l’educazione civica viene fuorviata dall’induzione al materialismo quale bisogno indispensabile e primario che viene posto al di sopra di ogni valore umano. Le radici rappresentano l’elemento tramite il quale un albero rimane ancorato al suolo per molti anni e si fortifica, senza mai spostarsi di un millimetro e per tale ragione sono inamovibili. La nostra cultura è profondamente legata al concetto di radice come elemento di continuità che lega il passato con il presente, e laddove tale inoppugnabile fattore di continuità viene a mancare per volere di un’etica voluttuaria, insorgono inequivocabilmente le imperfezioni di una cultura che presuntuosamente ha cercato di evolversi tentando in vano di nascondere il passato sotto il tappeto, credendo invece di valorizzarsi attraverso il tecnicismo indotto dalla cultura che elargisce benessere attraverso il valore oggettivo. Tali elementi portano spesso gli individui a trascurare il prossimo, a denigrare il “vecchio” preferendo il nuovo e tutto ciò che rappresenta un ostacolo viene semplicemente accantonato, messo in angolo e abbandonato. Tale concetto è applicabile a diversi fattori che rappresentano la società odierna ma l’aspetto che oggi abbiamo deciso di analizzare è il costante problema degli anziani che vengono lasciati da soli in casa dai loro congiunti, senza nessuno che si occupi di loro e senza alcun margine di possibilità di scampare alla morte laddove l’oscura signora dal mantello nero faccia capolino. Storie che fanno riflettere e devono assolutamente scuotere le coscienze di tutti coloro che hanno deciso di sradicare una radice pensando che un albero possa crescere senza di essa, perché un albero, ricordiamoci, senza radici non cresce e i nostri cari meritano le dovute attenzioni, esattamente come quelle che ci hanno dato nel momento in cui siamo venuti al mondo. Spesso però tale concetto viene sobbarcato dall’indifferenza di molti e tristemente ci si trova dinnanzi a storie in cui gli anziani rimangono da soli e muoiono senza qualcuno a loro fianco. Come dimenticale quanto accaduto a Verona nel settembre scorso, quando un anziano è stato trovato morto in casa con le mani legate e diverse ferite sul corpo, o l’uomo di Milano che lo scorso dicembre è morto nella sua casa in Via Degli Alpini e i Vigili hanno rinvenuto il suo cadavere carbonizzato. Storie di solitudine, di uomini e donne che per dinamiche avverse non sono riusciti a trovare la giusta via di fuga e/o non hanno avuto a loro fianco la persona giusta che li abbia aiutati nel momento opportuno. Come successo a Valdicastello Pietrasanta, dove un uomo di 93 anni è morto nella sua casa a seguito di un incendio. Un incendio che si sarebbe generato mentre l’uomo accendeva il caminetto., o come Reggio Emilia, dove un altro anziano è morto carbonizzato nel suo appartamento, ma il caso più eclatante è accaduto nel maggio scorso a Cagliari, dove il corpo di un uomo è stato rinvenuto cadavere nella sua casa dopo ben cinque anni. L’aviatrice statunitense Amelia Earhart diceva: “Un solo atto di gentilezza mette le radici in tutte le direzioni, e le radici nascono e fanno nuovi alberi”.
Il parere di Rossana Putignano Psicologa Clinica – Psicoterapeuta Psicoanalitica -Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Diagnosi Psicodiagnostica e Neuropsicologia Forense del CRIME ANALYSTS TEAM: “È inammissibile che nel XXI secolo ci siano ancora anziani abbandonati a se stessi. A volte mancano i figli oppure questi ultimi sono negligenti e poco grati verso i propri genitori, senza contare l'assenza completa dei servizi sociali. Per tali ragioni les plus âgés, sovente, balzano alla cronaca per le condizioni misere in cui giacciono. Il quadro è quello di case fatiscenti da 'real time', sepolti vivi dall'immondizia o dagli escrementi e umori di chi ormai ha perso la facoltà di intendere e di volere. Nel peggior dei casi, questi poveri anziani, vengono rinvenuti privi di vita, in stato di decomposizione dei corpi senza che nessuno avesse denunciato la loro scomparsa (come nel caso dell'anziano in provincia di Cagliari trovato deceduto nel maggio u.s. dopo 5 anni!!!). Comprensibili, forse, quelle situazioni in cui manca la famiglia, ma la comunità non ha giustificazioni di sorta. Infatti, si è perso quello spirito di solidarietà e di comunità degli anni '80 quando si andava in soccorso dal vicino. Troppo presi dai selfies e dal culto del bello per occuparci della povertà e di chi necessita di assistenza, ovvero del vecchietto della porta accanto. Il 'narcisismo secondario', di cui si parla spesso nei convegni di psicologia e psicoterapia, è il nuovo male del secolo. La depressione viene solo seconda. Questo egoismo cieco non permette di vedere al di là dei nostri bisogni e l'altro non esiste nella nostra mente. È terribile tutto ciò, per poi riscoprirci a natale tutti più buoni e solidali in un clima di completa ipocrisia, in primis verso noi stessi. Durante l'anno cosa abbiamo fatto? Ora è il periodo delle messe, di Telethon, di solidarietà verso le famiglie povere, della dispensa per i meno abbienti ma non dimentichiamo che questi anziani sono stati giovani e hanno cresciuto ed educato figli, hanno lavorato duramente e meritano di essere ripagati nella vita. Se la vita è ingiusta è colpa della nostra aridità, patologia sociale che un giorno potrebbe portare noi stessi in quello stato di abbandono. Nessuno di noi vorrebbe essere trovato morto dopo 5 anni, vero? Meditiamo gente e non solo a Natale. La conversione di 'Scrooge', protagonista del celebre romanzo 'Carless wisper' di Charles Dickens e dell'omonimo cartone in 3d firmato Walt Disney, ne è un buonissimo esempio per grandi e piccini”.
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