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ANORESSIA: FATTORI DI INSORGENZA E INTERVENTO PSICOTERAPEUTICO

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Tempo di lettura 4 minuti Nelle persone anoressiche i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo: la perdita di peso è considerata come una straordinaria conquista

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A cura della Dottoressa Catia Annarilli, Psicologa – Psicoterapeuta

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che comporta essenzialmente il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, o intenso timore di acquistare peso, con alterazione dell’immagine corporea ovvero, ci si continua a vedere grassi e brutti nonostante vi sia una chiara ed eccessiva magrezza.
La perdita di peso è ottenuta tramite la riduzione della quantità di cibo assunta, in aggiunta a ciò possono associarsi condotte di auto eliminazione come il vomito autoindotto e l’uso inappropriato ed eccessivo di diuretici e lassativi.
Nelle persone anoressiche i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo: la perdita di peso è considerata come una straordinaria conquista ed un segno di ferrea autodisciplina, mentre l’incremento del peso viene vissuto come una inaccettabile perdita di controllo.
Tipicamente le persone con questo disturbo negano le gravi conseguenze sul piano della salute fisica.
Dipendenza dai familiari e bassa stima di Sé sembrerebbero essere gli agenti promotori del comportamento anoressico

I disturbi associati a questa manifestazione patologica sono diversi sia mentali come sintomi depressivi, come un umore depresso, ritiro sociale, irritabilità, insonnia e diminuito interesse sessuale. Sono spesso presenti marcati sintomi ossessivo-compulsivi relativi o meno al rapporto con il cibo (collezionare ricette ad ammassare cibo); è presente disagio nel mangiare in pubblico, sentimenti di inadeguatezza, bisogno di tenere sotto controllo l’ambiente circostante, rigidità mentale e perfezionismo. Altri disturbi sono associati a condizioni mediche generali e comprendono amenorrea, stipsi, dolori addominali, letargia, freddo, ipotermia e secchezza della cute. Nei soggetti che si auto inducono il vomito si possono manifestare erosioni dello smalto dentale e cicatrici o callosità sul dorso delle mani.

L’insorgenza è tipicamente nella media e tarda adolescenza 14-18 anni, spesso coincide con la presenza di un evento della vita stressante. Il decorso può essere diverso: in alcuni casi si può parlare di un unico evento con remissione completa e recupero del peso corporeo in altri casi di un andamento cronico recidivante .

Le manifestazioni essenziali dell’anoressia sono :
– rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per età e statura (perdita di peso che porta a mantenere il peso al di sotto dell’85% rispetto al previsto);
– paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso;
– alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo , o eccessiva influenza del peso … sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso;
– nelle femmine amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi;

L’anoressia può essere “con restrizioni” : non sono presenti abbuffate o condotte di eliminazione come vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi o diuretici, oppure può essere “con abbuffate/condotte di eliminazione” sono presenta abbuffate o condotte di autoeliminazione.

Caratteristiche psicologiche familiari e individuali.
La famiglia dell’anoressica agisce su modelli altamente invischiati, chi cresce in tale sistema familiare impara a subordinare il proprio sé agli altri e l’approvazione dell’altro diventa una condizione imprescindibile di equilibrio interno e stima di sé. La protettività è una delle caratteristiche tipica di questo tipo di famiglia, si cresce sotto un controllo eccessivo ed intrusivo dei genitori, che si focalizzano solo sul benessere del figli, troppo attenti ai bisogni psicofisiologici dei figli, tutte le loro preoccupazioni investono ed invadono i figli, specie le figlie femmine. Le bambine percepiscono che quello che fanno è dominio di chi è attorno a loro, si è sempre soggetti all’approvazione altrui, in tale quadro si tende a sviluppare un perfezionismo ossessivo e un’attenzione particolare su sé e sui segnali di approvazione.

L’autonomia individuale dell’anoressica è limitata dall’intrusività e dall’iperprotettività della famiglia, ampie aree del funzionamento corporeo restano sotto il controllo genitoriale, questo la condiziona non permettendole di sviluppare le abilità necessarie per potersi relazionare con i suoi coetanei investendo e preferendo sempre di più i rapporti con gli adulti. In genere l’invischiamento viene proclamato come orgoglio delle famiglie anoressiche, in quanto esse si vedono leali, protettive, sensibili e responsabili, cosa che in effetti non sono. L’anoressica che si affaccia all’adolescenza entra in uno stato di conflitto profondo, il desiderio di contatto con il gruppo dei pari è ostacolato dall’eccessivo invischiamento familiare, le difficoltà che si incontrano nel rapporto con il gruppo dei pari incrementano l’ipercoinvolgimento familiare rafforzandone i confini che sono spesso rigidi.

La psicoterapia sistemica relazionale con riferimento alle dinamiche familiari è particolarmente efficace anche se estremamente complessa e ricca di resistenze al cambiamento da parte di tutti i componenti. I famigliari si presentano come accompagnatori sostenendo che c’è qualcosa che non va nella paziente, qualcosa che sfugge al loro controllo e che condiziona l’intera famiglia. Il terapeuta sa che quell’individuo sintomatico è parte si un sistema che inserisce il sintomo nella sua rete comunicazionale utilizzandolo per il proprio funzionamento e per la propria comunicazione.

La comparsa ed il mantenimento del sintomo anoressico è spesso collegata e sostenuta da determinate dinamiche come l’invischiamento, l’iperprotettività, la rigidità, l’evitamento del conflitto e la deviazione del conflitto, l´insieme di tutte queste condizioni sembra essere ritenuto l’assetto tipico di un sistema familiare con un membro anoressico.

La psicoterapia sarà indirizzata alla comprensione di queste modalità di transazione e comunicazione familiare, finalizzata a permettere al sistema familiare di rinnovare il proprio funzionamento interno; il terapeuta è attivamente coinvolto nel sistema come agente di rinnovamento e di stimolo al fine di spingere il sistema a ricercare un nuovo equilibrio di sistema più funzionale che possa permettere ai propri membri una maggiore libertà all’interno e all’esterno di esso.

La psicoterapia sistemico relazionale lavora per la comprensione e il cambiamento delle interazioni tra paziente e sistema familiare favorendo il naturale processo di individuazione del figlio.
 

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa – Psicoterapeuta
Cell. 347.130714
catia.annarilli@gmail.com


www.centropsicologiacastelliromani.it
Piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale
bibliografia di riferimento

Bibliografia:
1. Salvador Minuchin, Famiglie psicosomatiche. L'anoressia mentale nel contesto familiare, Casa editrice Astrolabio;
2. Selvini Palazzoli, M. (1963). L'anoressia mentale. Milano, Feltrinelli;
3. AA.VV., Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-IV-TR, American Psychiatric Pub, 4ª ed: 2000

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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