Connect with us

Roma

ANGUILLARA, SE NON SEI AUTOCTONO, IO TI ABBATTO.

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Un pino, che secondo il Comandante Guidi non è autoctono, perché deve essere abbattuto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Emanuel Galea

Nell’articolo pubblicato lo scorso 20 marzo (ANGUILLARA, IL VERDE E I RICORDI LASCIANO IL POSTO AL “FINTO” PROGRESSO) parlavamo, tra l’altro, dell’abbattimento di un albero, meglio conosciuto dagli abitanti del luogo come “il pignetto”. In merito alla necessità di abbattere questo pino, che rappresentava l’identità di un intero quartiere della cittadina lacustre, il Comandante della Polizia Municipale di Anguillara Francesco Guidi ha spiegato che oltre al “pignetto” sono stati abbattuti, anche nel recente passato, altri alberi di pino e che l’abbattimento di questa specie non richiede autorizzazioni da parte della Forestale o di altro Ente in quanto non appartenente a specie autoctone. A. C. residente del luogo, ha contattato telefonicamente la nostra redazione e vuole sapere se può tranquillamente tagliare gli alberi di pino che aveva piantato trent’anni fa. Ovviamente il quotidiano non è un Ente che può rispondere a questi quesiti e tantomeno concedere autorizzazioni. Abbiamo quindi consigliato al lettore, prima di procedere al taglio,  di sentire il Corpo Forestale. E in attesa del parere del Corpo Forestale e a  prescindere dal quesito sollevato da A. C., che sarebbe già stato chiarito dal Comandante Guidi, il discorso da fare è tutt’altro. Il concetto “non sei autoctono ed ergo ti posso abbattere” potrebbe portare ad ambigue interpretazioni. Innanzitutto stabilire se una pianta è autoctona o meno dovrebbe richiedere maggior ponderatezza. Esulando completamente da tutti questi tecnicismi qualcuno sul social network già ha accennato al vero vulnus del problema. Il punto di domandaè quindi: non essere autoctono vuol dire essere soggetto ad essere abbattuto? Chi e cosa ha o non ha diritto di essere? Lo status di autoctono interessa piante, persone, animali ed eventi. Un pino, che secondo il Comandante non è autoctono, perché deve essere abbattuto? Non estremizziamo il concetto a persone o animali per non entrare in sterili discussioni. Ogni colata di cemento, ogni albero sradicato, ogni fila di alberi tagliati, è  una parte di Anguillara che sparisce, che si seppellisce.

Foto n. 1 –  Via Ponte Valle Trave (Anguillara). Un tratto di strada alberata. Pini sul bordo della strada che si presume non possano mai dare  fastidio a nessuno.

Foto n. 2 – Via Ponte Valle Trave (Anguillara) – Un tratto della stessa strada alberata con alberi tagliati, per fare legna?  Il taglio mostra un tronco sano, in piena vegetazione, per niente malato. A qualcuno davano fastidio oppure ci sarà qualche mega costruzione in progettazione?.
La foto n. 2 è il proseguo della fila di pini che ormai non c’è più. Ha dato fastidio a qualcuno oppure a qualcuno serviva la legna? I pini stavano sul bordo della strada. Saranno autoctoni o non autoctoni? Chi ha tagliato quegli alberi ha sfregiato la faccia di Anguillara.
 
Sempre ad Anguillara a fianco della chiesa Regina Pacis, all’inizio di Via Maria Felice, si possono notare 5 tronchi mozzati di quelli che una volta erano alti pini con una folta fronda. Sono stati abbattuti anche loro di ricente. Magari qualcuno domani darà valide spiegazioni del loro abbattimento.

Non è così che si modernizza il paese. Di certo non tagliando gli alberi. Operazione alquanto discutibile. I giovani guardano ed imparano. In via del Molo, nella località  meglio conosciuta come “I Soldati”, già mancano 2 alberelli.

Ad aggravare la situazione, ad Anguillara non esiste alcuna associazione che tutela l’ambiente, così qualcuno ha gioco facile.

Perché non si prova a migliorare i servizi, l’urbanizzazione, il decoro urbano, la sicurezza stradale, l’illuminazione, l’erogazione regolare di acqua ed elettricità?

Queste sono le caratteristiche di un paese moderno. Il taglio degli alberi non motivato o motivato secondo i propri comodi fa retrocedere il paese verso le terre aride come la cultura che si trasmette ai più giovani.

tabella PRECEDENTI:



Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

Continua a leggere

Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

Continua a leggere

Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti