Metropoli
Anguillara Sabazia, l’eterna incompresa: quando il bene comune viene considerato un optional
Pubblicato
3 anni fail
![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2021/05/emanuel-galea.jpg)
Il video editoriale di Emanuel Galea e Chiara Rai all’interno riguardo la vicenda della requisizione dei loculi al Cimitero
ANGUILLARA SABAZIA (RM) – A circa 30 chilometri a nord-ovest di Roma, adagiata sui rilievi Sabatini e su un promontorio del Lago di Bracciano, si trova uno dei borghi medioevali più incantevoli e suggestivi del Lazio. Vanta nobili origini, discende in linea diretta dalla famiglia della ricca patrizia Rutilia Polla e ha una lunga e ricca storia. Ricca di siti geologici, monumenti storici, aree naturali, clima mite e tramonti da mozzafiato. Non a caso che ai più è conosciuta come “La gemma del Lazio”. Ancora conserva, gelosamente, l’antico punto d’ingresso alla città, una porta cinquecentesca, sormontata da un orologio ancora funzionante mentre tutto il borgo è abbracciato da un bastione cinquecentesco con torrione medioevale compreso. Là dentro è tutta poesia, fascino ed incanto. La natura è stata più che generosa con questo lembo di terra. Il visitatore, a fine giro del borgo, non può che sospirare con i versetti della Zanicchi: “Il tuo sangue nelle vene e ti porto nel mio cuore”.
Qui il tempo si è fermato ed il vecchio borgo di lassù, specchiandosi nelle acque azzurre del lago sottostante, sembra rilassarsi rassegnato e “disteso come un vecchio addormentato e la noia, l’abbandono, il niente son la (sua) malattia.”
Appunto della sua noia, del suo abbandono e della sua malattia che oggi si vuole trattare
Di amministratori meritevoli di menzione, Anguillara ne ha avuti nel lontano passato e poi, come è capitato a Montecitorio e a Palazzo Madama, c’è stata una moria di una vera classe dirigente. La politica ha perso la sua vocazione ed è diventata una bottega di interessi. Oggi il bene comune viene considerato un optional e tutte le attività della politica politicante tendono a un solo fine, l’aumento dei consensi. Quella noia “del vecchio addormentato” più che altro esprime disgusto per questa deriva verso il degrado completo. Il “niente” della politica locale sta privando questa cittadina storica da una meritata posizione nella scala nazionale di attrazione turistica. E’ vero che madre natura con questo lembo di terra è stata più che magnanima, però purtroppo la generosità dell’una ha incontrato l’indifferenza di altri. Il mistero dell’Acqua Claudia, riconosciuta come unica e speciale già dalla metà del 1700, l’acqua della Mola Antica, per i residenti e non, una risorsa di approvvigionamento, per gli amministratori è stata abbandonata a se stessa mentre il privato raccoglie i frutti di un bene che tutti considerano “bene comune”. Perché? Come mai questa risorsa non suscita tanto interesse quanto le colate di cemento?
Stesso destino è stato riservato ad un reperto archeologico, unico nel suo genere. Una piroga monossile di 8000 anni fa, rinvenuta nel 2002 in località La Marmotta sul lago di Bracciano ad Anguillara quando scavando, i sommozzatori avevano portato alla luce il più antico villaggio neolitico d’Europa.
Il disinteresse degli amministratori non è nato oggi, di fatto il 28 ottobre 2018, su questo stesso giornale con l’articolo “Anguillara Sabazia, la piroga: la solita storia degli amministratori che la vogliono raccontare ma poi s’addormentano” si era lamentato dell’abbandono al suo destino del prezioso reperto archeologico. Altri Comuni, altri amministratori avrebbero fatto carte false per averla nel loro territorio, ma qui siamo ad Anguillara.
Un capannello di anziani, facendo su e giù per via Reginaldo Belloni, dopo un poco si fermavano e guardando il rudere del palazzo accanto al ristorante Zaira, commentavano l’impotenza degli amministratori che, mentre si riempiono la bocca con il bel discorso del decoro urbano non trovano il coraggio o la soluzione oppure un accordo per buttare giù quell’obbrobrio che sta deturpando da anni il decoro del lago stesso. Come mai, dicevano questi signori, che non si riesca a rimuovere quella vergogna? Chi sa chi lo sa? Qualcuno lo dovrebbe sapere…
Giustamente, concludeva il più anziano, la cittadina è stata trascurata ormai da parecchi anni. Ogni amministrazione si è limitata a promuovere nuovi insediamenti, nuove costruzioni, nuovi agglomerati, senza però, adeguare i servizi alla crescita della popolazione. La rete idrica, quella fognante, rete scolo acque fluviali sono rimaste sempre quelle di quando Anguillara contava appena appena sei-settemila abitanti. Oggi i nodi stanno venendo al pettine. Scoppiano i tubi, straripano le fogne e l’acqua piovana invade le strade e la rete elettrica ogni tanto fa cilecca. E gli amministratori? Quei signori non vedono, non sentono, non parlano.
La lista è lunga ma quello che reca l’onta maggiore agli amministratori fino ad oggi succedutisi, è l’emergenza cimitero
In questo risiede l’incongruenza, l’incoerenza e l’incomprensione di questa gente che fino ad ora hanno avuto la presunzione di promettere un “futuro migliore” per la cittadina. Sono circa 20 anni che l’emergenza loculi si fa sempre più acuta. L’hanno riconosciuto. Hanno ammesso candidamente che trattasi di vera emergenza. Hanno avuto il pudore di avvisare la cittadinanza che l’emergenza si fa sempre più minacciosa.
Va bene, uno da fuori, potrebbe pensare che dopo tutto questo sarebbero seguiti i fatti, i rimedi, le soluzioni. L’unica soluzione che gli amministratori hanno escogitato è fare cadere il costo dell’emergenza anziché su tutta la comunità, interamente a carico dei 150 concessionari. Per risolvere poi il problema un nuovo stratagemma (intelligente) a costo zero: spostare da un loculo all’altro i “cari estinti”. Fino a quando?
Anguillara non si rassegna e fiduciosa aspetta il giorno che arriveranno degli amministratori che la sapranno comprendere, valorizzare i suoi pregi e far passare la sua noia.
Correlati
Potrebbe interessarti
-
Anguillara Sabazia, emergenza cimitero: quel silenzio di tomba del Sindaco Pizzigallo…
-
Anguillara Sabazia, cimitero full e loculi requisiti ad libitum: nessuna soluzione nel piano triennale dei lavori pubblici
-
Emergenza cimiteri, tra requisizioni di loculi temporanee e quelle Ad libitum: Comune che vai amministratore che trovi…
-
Roma e Anguillara Sabazia, loculi cimiteriali: una vergogna che non sarà mai abbastanza grande!
-
Anguillara Sabazia, nuova giunta Pizzigallo: dilemma cimitero e vecchio stratagemma a cinque stelle
-
Anguillara Sabazia, emergenza cimitero: raschiato il fondo del barile
Cronaca
Roma, Asl Roma 3: Formare i formatori al benessere nell’apprendimento
Pubblicato
3 settimane fail
25 Giugno 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/06/COPERTINA.jpg)
Dopo l’esperienza Covid-19 è stata compiuta, da parte delle strutture del Servizio Sanitario Regionale una riflessione sul senso di una maggiore e più adeguata formazione su tutto il personale delle Aziende Sanitarie e dei Medici di Medicina Generale.
Ieri, nella sala Tevere della Regione Lazio, la Asl Rm3, capitanata dalla dottoressa Francesca Milito, direttore generale, e orchestrata dal dottor Emilio Scalise, dirigente medico Responsabile dell’U.O.S. Formazione ed Aggiornamento del Personale, ha promosso un corso AGENAS volto a “FORMARE I FORMATORI AL BENESSERE DELL’APPRENDIMENTO”.
Una proposta attenta che comprende le necessità di una continua formazione in grado di recepire sul campo le eventualità difficoltà facendone per prima cosa prima esperienza e tramutandole poi in un valore aggiunto.
Quello che si evince, già dalle prime battute, resta fondamentale per il proseguo della narrazione della giornata odierna: la criticità genere un’esigenza. “Nel post-emergenza sanitaria mondiale da Covid-19 – ribadisce Scalise- è diventato di attualità il metodo formativo andragogico cioè la formazione rivolta agli adulti in antitesi alla pedagogia che si rivolge ai giovani senza esperienza”. Un metodo formativo applicato con successo dopo i conflitti mondiali, ad adulti già con esperienza lavorativa vittime di stress post-traumatico come attualmente tanto personale in sanità dopo l’emergenza Covid-19.
Quello che va focalizzato, dice il dottor Marco Sparvoli, psicologo dell’SPDC dell’Ospedale San Camillo, deve essere necessariamente finalizzato a fornire non solo “conoscenze” ma “competenze” e a tale situazione bisogna giungere con la consapevolezza piena di chi, aggiunge, “debba essere formato, con quali obiettivi, chi può e chi deve formare, cosa sia necessario insegnare per formare per giungere poi a come formare ed insegnare” ma poi, aggiunge, diventa rilevante e fondamentale “curare i curanti”
Un impegno forte e che presuppone, come spiega in seguito la dottoressa Norma Sardella, dirigente psicologo della Asl RM3, che “la formazione e la sicurezza non siano piegate al budget” in quanto l’investimento sul patrimonio umano resta ancora oggi la prima fonte di ricchezza di una azienda.
Focalizza poi in seguito la necessità di “realtà co-condivise” capaci, spiega nel dettaglio, di “fare gruppo, fare corpo” un’entità composta da varie membra che che si muova nella interessa di un’unica corporeità.
Nella mattinata è particolarmente toccante la narrazione della dottoressa Maria Rita Noviello, medico oncologo: “Formare chi deve accettare la morte” è il tema davvero delicato che affronta.
Ma lo fa con la serenità che la porta ad affermare con forza che “l’essere umano è di per se essere mortale” e quindi tutta la narrazione del nostro tempo che cerca di “cancellare” dapprima la morte narcotizzando la stessa paura di morire non fa altro che togliere quella naturalità che la morte stessa ha insita in sé. Un principio davvero semplice e chiaro dentro questa sua narrazione che è figlia di una esperienza diretta vissuta con i suoi pazienti “i miei migliori insegnanti sui concetti di vita e morte”, dice nella commozione. “Noi medici, aggiunge, dobbiamo avere il coraggio di valorizzare la vita” anche perché quello che va tolto dal pensiero comune è il concetto errato che fa equivalere l’arte medica, il “medicinus” con il ruolo di “aggiustatore”; tutto ciò, aggiunge, contrasta con quello che è il nostro reale ruolo: “noi medici dobbiamo essere promotori di benessere”.
Due i momenti focali della tarda mattinata
Dapprima l’intervento del dottor Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale che ricorda come il “successo” dell’esempio delle USCAR Lazio durante la pandemia derivi principalmente, dice testualmente “dal mettere il cuore e le orecchie per ascoltare quelli che sono i bisogni formativi” capaci poi di essere esempio per tutti. “una formazione dinamica, che è stata in grado di far funzionare il sistema anche durante uno dei momenti più bui della medicina – delinea il coordinatore dei Corsi MMG Giuseppe Fucito“.
Nel concludere il suo intervento fa notare che la prima problematica che va superata, per arrivare davvero ad un Sistema Sanitario eccellente sia quella mancanza di collegamento tra territorio e l’ospedale e questo può avvenire quando i medici di medicina generale diverranno “sentinelle in grado di condividere i casi clinici e smettano di essere i cosiddetti medici della ricetta” e questo può avvenire solo difendendo con forza il sistema pubblico l’unico in grado di sopportare i bisogni reali delle persone.
Di seguito interessante il commento dell’avvocato ed ex magistrato cassazionista Italo Amorelli, uno dei decani dell’ordine romano, presidente del Lions Club Accademia, che partendo dall’inciso contenuto nell’art. 32 della Carta Costituzionale “il diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo” afferma con forza la necessità che i medici tornino a comprendere, con maggiore forza, “leggendo, capendo, tenendo a mente, spiegando” quello che la loro professione ma, soprattutto, il “Giuramento di Ippocrate” impone loro e a ciò fanno eco le parole della psicologa dottoressa Maria Pia Malizia che riafferma la necessità dell’apprendimento come veicolo di sviluppo e di miglioramento.
La mattina si chiede poi con il racconto di Arianna Camilloni, PSF infermiere coordinatore UOS formazione e aggiornamento del personale: racconta i terribili giorni del Covid-19 non nascondendo la sua emozione che coinvolge l’intera sala e le più di 150 persone collegate in videoconferenza.
Due i concetti che esprime con forza: l’approccio più concreto alla salute tramite la “salutogenesi” in grado di occuparsi delle fonti stesse della salute, delle risorse generali e del senso di coerenza e poi la “patogenesi” per verificare al meglio tutte quelle alterazioni dello stato fisiologico che portano poi allo stabilirsi ed allo svilupparsi di una patologia.
Ma resta l’amarezza nelle sue parole: è pur vero che durante il periodo Covid-19 si sia parlato degli “angeli con il camice bianco” ma le troppe violenze che avvengo verso tutto il personale sanitario fanno riflettere a fondo.
Un “istrionico” ma concreto Claudio Rossi, accompagnato dal giovanissimo Davide Conforzi, ci raccontano la formazione del personale amministrativo che è, sotto alcuni punti di vista, il lato nascosto del mondo della Sanità ma nel contempo è anima stessa del Servizio.
Claudio Rossi racconta la sua esperienza ultra quarantennale nel mondo della sanità: “in ogni mio atto amministrativo ho sempre messo al centro il malato e credo che per chi oggi svolge tale attività debba essere sempre e comunque il principio base”.
Lo dice con quella forza emotiva e con la sua capacità di far comprendere come “l’ansia dell’atto amministrativo” non debba essere mai presente in chi agisce avendo la “persona al centro del proprio agire”.
“Potrà essere banale il mio pensiero ma esistono due tipi di impiegati: quello che fa l’impiegato e l’impiegato stesso” e nell’esempio della strada con buche spiega al meglio il suo concetto; “il primo le salta, il secondo costruisce a lato una strada in grado di raggiungere l’obiettivo ed una volta compiuto ciò si appresta a coprire le buche de disservizi che possono essersi generati dentro una procedura”.
Un atteggiamento che costruisce ricchezza e la sua speranza guardando negli occhi Davide Conforti è quella di poter essere riuscito a trasferire le sue esperienze e il suo modo di lavorare.
Entrambi orgogliosamente affermano di avere scelto di lavorare in ospedale con senso di responsabilità e di solidarietà.
La giornata si conclude poi con due esperienze che, apparentemente, poco legano con il mondo della sanità: la danza e l’arte figurativa.
Giorgia Celli, psicologa, psicoterapeutica e ballerina, assieme a Noemi Romana Bernardi, psicologa clinica e psicoterapeutica, raccontano le proprie esperienze di danzaterapia: “dimmi come danzi la tua vita” è il loro incipit all’intervento perché attraverso di questo si ottengo esperienze di trasformazione in grado di ricreare, attraverso i movimenti autentici e primordiali, quella armonia nei corpi che riporta, prima di tutto, stabilità alle emozioni.
Una “sana follia” che riesca a liberarci da pregiudizi, preconcetti, paure e tabù dove tutti i sensi dell’uomo vengono esaltati.
Vincenza Ferrara, docente esperta in Strategie di Pensiero Visivo dell’università La Sapienza, e Metello Iacobini responsabile di Ematologia Pediatrica presso il Policlinico Umberto I di Roma, “una apparente strana coppia” raccontano l’esperienza vissuta attraverso la sperimentazione e la ricerca VTS (Visual Thinking Strategies) ponendosi come obiettivo lo studio e l’applicazione di metodi innovativi per l’utilizzo dei patrimoni culturali come strumento per l’apprendimento, la promozione e l’inclusione sociale, il miglioramento delle relazioni interpersonali, la mediazione culturale e la salute è riuscita a ricreare una rete di rapporto umani ed lavorativi all’interno di una struttura, quella dell’Ematologia Pediatrica dell’ospedale Umberto I, “logorata” da un clima decisamente pressante trattandosi di oncologia pediatrica.
I risultati ottenuta dalla dottoressa Ferrara ed dal dottore Iacobini dimostrano come una maggiore sinergia, una miglioramento delle relazioni interpersonali hanno creato questa rete tra le diverse componenti della struttura realizzando un tangibile e concreto miglioramento.
Una giornata davvero piena di spunti e di considerazioni.
Quello a cui teniamo maggiormente è ricordare come le persone che oggi abbiamo incontrato restino, al di là del camice, al di là dello sportello, degli esseri umani capaci di comprendere e verso i quali, come utenti, abbiamo il dovere di rapportarsi con rispetto ed attenzione, la stessa che, da sempre, loro hanno nei nostri riguardi.
Correlati
Cronaca
Anguillara, ai Giardini del Torrione va in scena la grande musica dei MishMash e di Mauro Di Domenico
Pubblicato
3 settimane fail
25 Giugno 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/06/mauro-di-domenico-2.jpg)
Tempo di lettura 4 minuti
![]() |
Privo di virus.www.avast.com |
Correlati
Metropoli
San Cesareo, spara ai Carabinieri con una Smith e Wesson cal. 357: immobilizzato e arrestato
Pubblicato
4 settimane fail
18 Giugno 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/01/NRM-Carabinieri-del-Nucleo-Radiomobile-2.jpg)
I militari erano intervenuti a supporto di un ufficiale giudiziario impegnato nell’esecuzione di uno sfratto d’immobile
I Carabinieri della Compagnia di Palestrina hanno arrestato un 62enne, domiciliato a San Cesareo, già sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare, gravemente indiziato dei reati di tentato omicidio, porto di arma clandestina, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Questa mattina, i militari della Stazione di San Cesareo sono intervenuti a supporto di un ufficiale giudiziario impegnato nell’esecuzione di uno sfratto d’immobile sito nel Comune di San Cesareo via Maremmana Terza cv. 3/A ove attualmente dimorano i parenti prossimi dell’indagato. Arrivati sul posto i Carabinieri notavano anche il 62enne che, alla loro vista, si recava all’interno di un garage di pertinenza dell’abitazione dove prelevava una pistola a tamburo (risultata essere una Smith e Wesson cal. 357 con matricola abrasa) con cui, una volta tornato in prossimità dell’ingresso dell’immobile, esplodeva due colpi di arma da fuoco verso i Carabinieri, senza colpirli. Questi ultimi bloccavano immediatamente l’uomo ponendolo in sicurezza e disarmandolo. La successiva perquisizione consentiva di rinvenire nella sua disponibilità, in particolare in un marsupio indossato nelle fasi dell’aggressione, un coltello a serramanico e 21 proiettili aggiuntivi. Su disposizione della Procura della Repubblica di Tivoli l’uomo è stato successivamente accompagnato in carcere, in attesa dell’udienza di convalida.