ANGUILLARA SABAZIA (RM) – L’amministrazione comunale di Anguillara Sabazia contesta i rilievi sull’acqua effettuati dall’Arpa Lazio lo scorso 4 aprile dove è stata certificata una presenza di arsenico 5 volte superiore al valore massimo consentito dalla legge.
Lo scorso 18 Aprile, infatti, la sindaca
Anselmo ha emanato un’ordinanza di non potabilità riguardo l’acqua erogata dal
pozzo “Biadaro”, ultimo pozzo della città sabatina rimasto immune fino a due
giorni fa da ordinanze di non potabilità, a seguito della comunicazione della
Asl che informava la prima cittadina che l’Arpa Lazio, a seguito di rilievi
effettuati lo scorso 4 aprile, aveva registrato il valore di arsenico pari a 51
Ug/l.
Un’ordinanza, dunque, che è scattata dopo 14
giorni dai rilievi, periodo quest’ultimo durante il quale la popolazione è
rimasta ignara del fatto che l’acqua non poteva essere utilizzata per uso
alimentare.
Gli amministratori comunali hanno inoltrato
una lettera alla Asl e all’Arpa Lazio contestando quanto appurato dall’unico
organo deputato ai rilievi – Arpa Lazio – asserendo che:
“L’acqua prelevata dai pozzi dell’acquedotto del Biadaro prima che venga trattata dall’impianto di osmosi, presenta da sempre valori di arsenico compresi fra i circa 19 microg/litro provenienti dal Pozzo n. 3 fino ai 23 microg/litro del Pozzo n. 8 con una media di circa 21 microg/litro, per cui anche ad impianto di osmosi spento questo sarebbe il livello massimo di arsenico presente” e che nella giornata del 18 Aprile sono state effettuate delle campionature di acqua da 2 laboratori accreditati che hanno certificato una concentrazione di arsenico pari a circa 6 microg/litro, quasi 10 volte in meno rispetto al risultato di Arpa Lazio.
Gli amministratori comunali hanno definito come “impossibili” i rilievi effettuati da Arpa Lazio.
Accuse gravissime, quelle rivolte dagli
amministratori comunali nei confronti di Asl e di Arpa Lazio che se dovessero
rivelarsi veritiere esporrebbero l’Agenzia regionale a gravi responsabilità
anche in materia di allarmismo.
In attesa che chi di competenza voglia fare chiarezza, per ora tra la cittadinanza regna il caos in quanto per tutti i pozzi vige il divieto di utilizzo dell’acqua erogata.