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di Silvio Rossi
Le acque del lago, che hanno superato di una ventina di centimetri il livello di sfioro delle paratie che convogliano le acque nel fiume Arrone, preoccupano i gestori degli stabilimenti posti nelle spiagge distribuite nei tre comuni lacustri di Anguillara, Bracciano e Trevignano.
Spiagge che sono state erose dall’innalzamento della superficie delle acque, delle quali è rimasto soltanto un misero ricordo, inutilizzabile per qualsiasi attività balneare. Tale situazione ha fatto preoccupare chi nell’offerta ai turisti ha creato la propria attività, col rischio di non poter più svolgere il proprio lavoro.
Fermo restando il rispetto per chi lavora, offrendo servizi ai bagnanti, viene da riflettere come sia stato possibile, da parte dei tre comuni (Anguillara, Bracciano e Trevignano), aver concesso le autorizzazioni per lo sfruttamento degli arenili.
Il livello del lago, oggi, è di circa 163,20 metri sul livello del mare. Un valore più alto di almeno mezzo metro rispetto alla media tenuta dal lago negli ultimi decenni. Un valore ritenuto troppo alto sia dai sindaci che dagli imprenditori del settore. Un livello che è però 80 centimetri più basso di quanto stabilito dal catasto per definire la proprietà dei terreni, pubblici o privati, che corrisponde a 164 metri.
In pratica, basandoci sulle mappe catastali, sono state date le concessioni in zone che si trovano sotto il livello delle acque, è stata data la possibilità di realizzare degli stabilimenti in una terra che, legalmente, non esiste.
Sebbene tutte le autorità, nel recente incontro organizzato dai sindaci del territorio, abbiano espresso la volontà di stabilire una regolamentazione delle acque che possa salvaguardare la riserva idrica per ACEA, e le esigenze degli stabilimenti, se un domani una qualsiasi autorità dovesse stabilire che tutto ciò che è stato costruito sotto i metri non merita tutela, i gestori diventerebbero, come viene detto usualmente, “cornuti e mazziati”. Speriamo solo che il buon senso eviti di giungere a questo punto.
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