ANGUILLARA ASSOCIAZIONISMO: L'URLO STRAZIANTE DEL SILENZIO

Frastuoni, rumori che vengono dal di fuori.
Resta il fatto che al Mercato del lunedì, a quello della Terra, alla Sagra del Pesce, alla festa del Santo Patrono non può sfuggire all’orecchio attento quell’urlo struggente del silenzio.

 

Emanuel Galea

Non è un paradosso. Il silenzio più significativo non è quello che si misura in Decibel. A quello si può ovviare.  Il silenzio più profondo è quello dell’anima oppure se si preferisce quello della coscienza civica, o meglio della consapevolezza, della capacità di cognizione di ciò che avviene in noi stessi e nel nostro rapporto col mondo esterno. La sensazione è che in gran parte della gente, ad Anguillara, regna questo straziante silenzio civico. Volendo, questo si può spiegare col fatto che molti abitanti non sentono questo paese come proprio, non riescono ad amarlo come cosa loro. Da un’indagine non ufficiale, emerge che solamente il 20% dei residenti è autenticamente indigeno, nato da genitori anguillarini, mentre il 10% sono stranieri e il restante 70% proviene dalla capitale. E tra quest’ultimi tanti non si possono considerare neanche come romani doc. Provengono dai quartieri più disparati di Roma, da Due Ponti, da Val Melaina, dal Tuscolano, dal Tiburtino, Tomba di Nerone ed a loro volta hanno tutti altre radici fuorchè quelle romane. Chi ha provenienza campana, chi calabra, chi siciliana, chi veneta, e così via. Non è facile, quindi per questa tipologia di residenti sentire questa cittadina come propria. A queste difficoltà di inserimento di solito suppliscono le associazioni varie. Il tentativo del presidente del Consiglio comunale di Anguillara Secondo Ricci di organizzare tutti i comitati di quartiere va nel verso giusto,  aiuterà sicuramente a rompere il silenzio di queste coscienze civiche. Le associazioni ad Anguillara non mancano di certo, almeno su carta. Tra quelle sportive e non, ne risultano registrate 86.  Quale di queste si è fatta sentire oppure vedere quando l’ambiente mendicava  la loro presenza.? L’ambientalista gira la testa da un’altra parte ogni volta che si imbatte in un albero troncato. Le strade di Anguillara ne sono piene di queste fattispecie. Gli alberi si abbattono perché non sono autoctoni. Seguendo quest’assurdo principio si dovrebbe bandire dalle scuole elementari il menù etnico non essendo esso autoctono. Si dovrebbe abolire la festa della zucca, così detta Halloween, anch’essa importata dall’America e pertanto non autoctona. C’è da augurarsi e guai se qualcuno lo dovesse solo pensare, che non si metta in discussione la presenza del giovane di colore che sosta davanti ai supermercati. Principi assurdi. Purtroppo l’associazionismo culturale locale si entusiasma davanti all’aratro dei bis bisnonni e la zappa ed il forchettone di 200/250 anni fa custoditi gelosamente nel museo dell’arte contadina mentre nel frattempo si disinteressa completamente del gioiello archeologico di 8000 anni fa. Un gioiello ambito da tanti musei nel mondo. Anguillara lo tiene rinchiuso in un capannone al parcheggio della stazione. Meraviglia anche che a nessun ambientalista possa disturbare la vista di quell’obbrobrio, un rudere bruciato, che umilia e deturpa la vista del lago su Piazza del Molo. Stupisce la sottovalutazione da parte dell’associazionismo locale del rischio contaminazione radioattiva che incombe a soli due chilometri dalla propria casa  e stupisce che nessuno si sia mai chiesto se gli esperimenti condotti in quel sito hanno potuto avere qualche nesso con l’insorgere di tumori nei quartieri limitrofi. Ci si rifiuta di pensare che il morbo della capacità di cognizione di ciò che avviene nel nostro rapporto col mondo esterno, quel silenzio civico, ha morso tutti. Quando ogni cittadino esaurisce la sua carica  di indignazione, di stupore e di commozione , si rischia di consegnare il proprio paese nelle mani delle solite famiglie di potere e la “legge è uguale per tutti” viene applicata per i deboli ed interpretata per i forti. I problemi locali si risolveranno quando ogni cittadino deciderà di rispondere al proprio urlo di silenzio.

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