Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
Ben trent’anni dopo aver rinunciato all’arsenale nucleare ereditato dall’Unione Sovietica, la Bielorussia torna a ipotizzare l’uso dell’atomica nell’ambito di una nuova dottrina militare che rispecchia il livello di tensione raggiunto nella sfida tra Mosca e il suo alleato da una parte e la Nato dall’altro.
Anche se non è chiaro come potrà applicarsi ai soli ordigni che effettivamente Minsk possiede, cioè le armi tattiche ricevute lo scorso anno dalla Russia, sulle quali mantengono il controllo i vertici militari russi.
La nuova dottrina, secondo l’agenzia Ap, è stata preannunciata dal ministro della Difesa, Viktor Khrenin, in una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale, e dovrà essere approvata dall’Assemblea popolare panbielorussa, un organismo rappresentativo che opera parallelamente al Parlamento. L’estate scorsa il presidente russo Vladimir Putin aveva deciso il trasferimento in Bielorussia di un numero imprecisato di testate nucleari tattiche. Quelle cioè da impiegare eventualmente sul campo di battaglia e con una carica minore rispetto a quelle strategiche. Secondo il segretario del Consiglio di Sicurezza bielorusso, Alexander Volfovich, tali armi dovrebbero scoraggiare in particolare una possibile aggressione delle forze di Varsavia. “Purtroppo le dichiarazioni dei nostri vicini, in particolare della Polonia, ci hanno costretto a rafforzare” la dottrina militare, ha sottolineato.
Correlati