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di Christian Montagna
Napoli – E’ da una settimana circa, esattamente da quando lo scorso venerdì Parigi si tinse di sangue, che, l’Italia, è nella morsa del terrorismo islamico. A diffondersi a macchia d’olio sono la paura e il timore che in qualsiasi momento, un “lupo solitario” possa farsi esplodere.Napoli è finita nel mirino delle forze dell’antiterrorismo così come le altre grandi città europee.
La Guardia di Finanza ha fermato ieri all'aeroporto di Capodichino un extracomunitario munito di documenti falsi. Il pakistano era giunto in città con un volo nazionale e il suo passaporto è risultato falso.
Un altro uomo, marocchino, è stato fermato a Sorrento mentre, stringendo una copia del Corano, camminava in stato di evidente agitazione in corso Italia. Intimoriti dai fatti di cronaca recenti, i passanti hanno allertato la polizia che sta tuttora identificando il marocchino. All’arrivo della polizia, l’uomo però non ha reagito bene ed è stato portato in commissariato, rifiutandosi di sottoporsi all’esame dattiloscopico. Le indagini proseguono per accertare le identità di entrambi. Resta alta l’allerta in città.
Napoli crocevia internazionale per il terrorismo. Proprio lo scorso Gennaio, un’inchiesta portò alla luce la posizione di Napoli come città di transito per molti personaggi di spicco del terrorismo islamico. Dopo essere stata scoperta la principale centrale europea di produzione e distribuzione dei documenti falsi, a Napoli, si accertò anche la possibile collaborazione tra criminali e terroristi fatta di nascondigli e coperture.
A dimostrazione di ciò, le inchieste dei Ros, della Digos e della Procura Partenopea.
Da Napoli, ad esempio, passò uno dei terroristi implicati nell’attentato di Madrid: forte dei legami con il clan camorristico di Secondigliano e munito di patente italiana falsificata, era riuscito ad evadere i controlli e arrivare in Spagna.
Sempre a Napoli, infine, c’è stato uno dei primi casi di “collaboratori di giustizia” di un aderente ad una cellula terroristica islamica che, rivelò l’organizzazione gerarchica delle moschee napoletane e il consiglio ristretto che discuteva i finanziamenti ai gruppi terroristici raccolti attraverso i contributi dei fedeli e soprattutto dei commercianti.
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