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Editoriali

ALLARME METEO SU TUTTO IL NORD ITALIA. LA TEMPESTA DI NATALE ARRIVA ANCHE AL CENTRO SUD

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Tempo di lettura 2 minuti Sul lazio si prevedono piogge diffuse a carattere di rovescio o temporale. La Protezione civile in Campania ha già emanato l'avviso di criticità a partire dalle 20 del 25 dicembre

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Redazione

Meteo – La “Tempesta” di Natale si è abbattuta su tutto il nord. La regione che paga le maggiori conseguenze è quella più colpita e quella con il territorio più esile. Alle 11 del 25 dicembre 2013 la Protezione civile ligure ha emesso un bollettino di Allerta due elevando il grado dell'attenzione già annunciato la vigilia di Natale con un Allerta uno per le forti piogge previste. La perturbazione si è intensificata nella mattinata di ieri 25 dicembre 2013 portando il vento a soffiare a circa 100 km/h. L'aeroporto del capoluogo ha quindi dirottato due voli e la direzione ha deciso di chiudere lo scalo anche in conseguenza al mare che si porta a forza nove. Vietato il transito in autostrada, nel compresorio di Genova, a furgoni e e caravan. A Genova, decine gli interventi di vigili del fuoco in Valbisagno e Valpolcevera. Vengono aperti i tavoli delle emergenze nei Municipi, si allestiscono i Centri operativi in regione e in Comune a Genova per monitorare la situazione. Si sfollano i campi nomadi. Particolare attenzione viene posta al rio del Fereggiano, che esondò nel 2011. Il vento aumenta d'intensità e flagella il Ponente ligure, le Capitanerie di porto sono in allerta mentre nel Levante ligure la pioggia cade copiosa. Il comune di Borghetto Vara, già colpito dall'alluvione del 2011, sfolla 50 persone e avvia il monitoraggio delle frane. Preoccupa quella di Ripalta, tanto che l'Anas pensa di chiudere l'Aurelia, 'spezzando' in due la Valdivara.

Il maltempo sta diffondendosi in tutto il Nord. Valtellina e Valchiavenna sono state interessate da forti precipitazioni piovose sul fondovalle e fitte nevicate oltre i mille metri. I passi alpini, fa sapere il comando provinciale della Polstrada di Sondrio, sono transitabili con catene montate o pneumatici da neve. In azione i mezzi spazzaneve dell' Anas. Precipitazioni diffuse su tutto il Veneto. Secondo il Centro Funzionale regionale della protezione Civile la fase più intensa dell'evento si è verificata oggi pomeriggio e proseguirà nella prima metà della giornata di domani. A Venezia il Centro Maree conferma una massima per domattina alle 6 di 120 cm.
Si tratta di una marea molto sostenuta con codice arancio. Allerta pioggia anche in Toscana per i bacini dei fiumi Orcia, Albegna e Fiora, nelle province di Siena e Grosseto. Così la Protezione civile della Toscana dopo l'allerta meteo diffusa ieri per Natale e Santo Stefano, relativa a praticamente tutto il territorio regionale e che, per le stesse zone tra Siena e Grosseto, era dovuta a possibile vento forte e, sulla costa, alle mareggiate.

La tempesta di Natale si sposta lentamente verso il Centro e il Sud. Allerta meteo a Roma dal tardo pomeriggio del 25 dicembre 2013 e per le successive 24-36 ore dopo l'avviso di condizioni meteorologiche avverse emesso ieri dalla direzione regionale infrastrutture, ambiente e politiche abitative regionale. Si prevedono, infatti, sul Lazio piogge diffuse anche a carattere di rovescio o temporale. Anche la Protezione civile in Campania ha già emanato l'avviso di criticità a partire dalle 20 del 25 dicembre 2013 e fino alla mattina del 27 dicembre 2013. Anche la Protezione civile regionale della Sardegna ha emanato un avviso di moderata criticità per rischio idrogeologico a partire da per le prossime 24-36 ore.
 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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