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Gli italiani si stringono attorno al piccolo di Liverpool Alfie Evans. Già da mercoledì 25 aprile è cominciata, attraverso i social, l’iniziativa che ha portato circa 300 persone in piazza San Pietro a Roma. Veglia e fiaccolata di preghiera che ha raccolto migliaia di persone in diretta su Facebook. La veglia si è ripetuta anche ieri sera alle 22.17, l’orario in cui, lo scorso lunedì, sono stati staccati i macchinari che tenevano in vita Alfie all’Alder Hey. L’iniziativa, che si è propagata in altre città tra cui Milano e Modena, “proseguirà fino a quando sarà necessario” fanno sapere i promotori.
Solo qualche giorno fa, i giudici inglesi hanno respinto la richiesta di trasferimento in Italia del bambino affetto da una malattia neurodegenerativa
“Chiedo al Papa di venire qui per rendersi conto di cosa sta accadendo”. Ha detto il papà del piccolo.
Ma è grande il riconoscimento dell’uomo nei confronti del nostro Paese, il primo a prodigarsi per un aiuto medico in extrema ratio: “Alfie è parte della famiglia italiana, – ha detto ancora il padre di Alfie – è parte dell’Italia. Noi apparteniamo all’Italia. Grazie per la solidarietà e il supporto. Vi amiamo. Continueremo a lottare – conclude – ricevendo sempre più forza dal popolo italiano”. Da lunedì sera, Alfie è staccato dai macchinari e da allora, tra alti e bassi, si è stabilizzato grazie all’ausilio di mascherine dell’ossigeno. “Alcuni dicono che è un miracolo, non è un miracolo, è una diagnosi errata. Alfie vive comodamente, felicemente, senza ventilazione, senza alcuna forma di ventilazione”.
Gianpaolo Plini
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